Fleets addio, Twitter chiude le storie in stile Instagram

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Fleets addio, Twitter chiude le storie in stile Instagram
Fleets addio, Twitter chiude
le storie in stile Instagram

A partire dal 3 agosto non saranno più visibili su Twitter i
Fleets, le storie effimere della durata di 24 ore.
L’esperimento, non riuscito, lascerà il posto agli Spaces, le
chat audio nate a seguito del boom di download di Clubhouse,
il social in cui si ascolta e si parla con gli altri utenti
solo tramite voce. Fleets era il tentativo di Twitter di
avvicinare il pubblico di Instagram con un formato simile alle
Storie, a sua volta inventato da Snapchat, per consentire di
pubblicare contenuti a scomparsa dopo un giorno. Oltre alla
conferma dell’addio ai Fleets, a quanto pare Twitter sta
lavorando anche ad un aggiornamento dei tweet tradizionali, a
quali dovrebbero essere aggiunte le opzioni di modifica,
formattazione del testo e immagini in formato GIF sulle foto
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caricate dagli utenti. Ad oggi, l’unica certezza in merito ai
post classici è la possibilità di modificare il pubblico che
può rispondere ad una conversazione (tutti, amici, solo
taggati), in arrivo nelle prossime settimane. “Speravamo che i
Fleets aiutassero più persone a sentirsi a proprio agio
nell’unirsi alla conversazione su Twitter – ha dichiarato in
una nota Ilya Brown, vicepresidente del prodotto di Twitter –
Ma, da quando abbiamo presentato la funzionalità, non abbiamo
visto un aumento significativo del numero di nuove persone che
li usavano, non come pensavamo”. Twitter aveva reso
disponibili i Fleets a tutti solo lo scorso novembre. “Se
evolviamo il nostro approccio e di tanto in tanto eliminiamo
le funzionalità meno usate, non corriamo grandi rischi – ha
aggiunto Brown – Continueremo a creare nuovi modi per
partecipare alle conversazioni, ascoltando i feedback e
cambiando direzione quando necessario”. Quindi dal tre agosto
tutti pronti ad accogliere gli Spaces e soprattutto tutti
pronti a vedere se saranno così apprezzati dalla community da
diventare pane quotidiano.

F.P.L.

Arriva   Windows    11, si
aggiornerà gratis entro i
primi mesi del 2022
Fleets addio, Twitter chiude le storie in stile Instagram
Microsoft ha annunciato la nuova versione del proprio sistema
operativo: Windows 11. Dopo mesi di indiscrezioni, accenni
alle novità e persino la diffusione dell’intero pacchetto di
installazione, il colosso di Redmond ha svelato il prossimo
aggiornamento del suo sistema operativo. L’obiettivo
principale di Windows 11 è la semplificazione dell’interfaccia
utente, che si concentra in un ripensamento del Windows Store
e miglioramenti alle prestazioni e al multitasking. Windows 11
include un nuovo menu Start e una barra delle applicazioni,
entrambi al centro della finestra principale della
piattaforma. Una modalità di approccio molto simile al
progetto Windows 10X, originariamente pensato per dispositivi
leggeri, idealmente concorrenti di Chrome OS. Il nuovo menu
Start elimina i Live Tiles introdotti con Windows 8 e opta più
per un insieme di app e informazioni in stile Android e macOS.
Windows 11 sarà disponibile sui nuovi PC e attraverso un
aggiornamento gratuito per i PC Windows 10 idonei entro i
primi mesi del 2022. Tra le novità più sorprendenti, Windows
11 potrà far girare le app di Android (grazie ad una
partnership con Amazon e il suo Amazon Appstore). Tradotto in
termini pratici, le app dei telefoni Google si potranno aprire
al fianco degli altri software e funzionare senza particolari
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limitazioni. Il capo di Windows, Panos Panay, ha affermato che
nello sviluppo del progetto “il team è stato ossessionato da
ogni dettaglio”. Windows 11 include alcune novità estetiche
interessanti, come la modalità chiaro e scuro, anche questa
derivata dagli smartphone. Microsoft, memore di alcune
critiche mosse a programmi precedenti, come Windows 8, ha
pensato a migliorare anche le prestazioni: gli aggiornamenti
di Windows sono più piccoli del 40% e più efficienti in quanto
ora avvengono in background. Il colosso di Redmond ha inoltre
integrato Teams, l’app di chat e collaborazione, direttamente
in Windows 11, sia per i consumatori che per gli utenti
commerciali. Secondo alcuni, ciò vorrà dire l’abbandono di
Skype, che era incluso nell’attuale versione dell’Os di
Microsoft. Non manca un po’ di lavoro per l’intelligenza
artificiale, presente in un widget che riprende le notizie e
gli avvisi personalizzati, tra cui quelli per il meteo e il
traffico. Come anticipato, cambia lo store di app,
riprogettato e capace di supportare una serie di applicazioni
di terze parti, prima escluse. Tra le prime, TikTok e
Instagram. Un passo importante va nella direzione della
monetizzazione per gli sviluppatori, con Microsoft che non
aumenterà la percentuale per i download e permetterà alle
software house di usare i propri sistemi di pagamento.

I requisiti minimi hardware di Windows 11 sono soddisfatti
dalla maggior parte dei PC in circolazione negli ultimi cinque
anni. L’unica criticità è nel “Trusted Platform Module (TPM)
versione 2.0” che probabilmente conoscono solo gli ingegneri e
qualche appassionato. Si tratta di un piccolo componente
hardware delle schede dei PC e dei portatili che si occupa
della sicurezza informatica. In pratica è presente in tutti i
prodotti pensati per le imprese, su tutti i computer consumer
degli ultimi quattro anni e su tutti i computer dotati almeno
di processori Intel di ottava generazione oppure AMD Ryzen
2000. Chi invece si è assemblato da solo un PC oppure si è
affidato a un negoziante per farlo dovrà verificarne la
presenza sui componenti o nelle schede tecniche: solitamente
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il TMP è integrato nel processore oppure è un chip della
motherboard. Infine bisogna ricordare che il modulo potrebbe
essere presente ma privo della corretta attivazione che
avviene intervenendo sui parametri del BIOS del proprio
computer. Uno sviluppatore statunitense ha pubblicato sulla
sua pagina ufficiale della community di GitHub un software,
denominato WhyNotWin11, che consente di verificare la
compatibilità hardware del proprio PC con il futuro sistema
operativo. Basta scaricarlo e avviarlo per ottenere il
responso e individuare le eventuali criticità. Ovviamente non
si tratta di uno strumento ufficiale e bisognerebbe procedere
con cautela. Ad ogni modo, online gli utenti ne stanno
apprezzando le qualità. Un metodo semplice per verificare la
presenza o lo stato del TMP presente sul proprio PC è quello
di digitare nella stringa di ricerca di Windows il termine
“tmp”. A quel punto comparirà una pagina dove sarà sufficiente
cliccare sulla voce “Processore di sicurezza” per ottenere
ogni dettaglio informativo sulla versione montata. In ogni
caso, non c’è bisogno di farsi prendere dal panico o
dall’ansia. Per aggiornare Windows 10 a Windows 11 bisognerà
attendere comunque più di sei mesi. Da qui al 2022 verrà
rilasciata l’app per la verifica automatica e in caso di
responso negativo Microsoft fornirà sulla pagina ufficiale
tutte le informazioni su come procedere.

F.P.L.

Ghosts’n            Goblins
Resurrection, il sequel del
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classico anni ’80

Ghosts’n Goblins Resurrection, dopo aver esordito su Nintendo
Switch ormai da qualche mese, arriva finalmente su Xbox e
PlayStation e Steam. Per chi non lo sapesse, il gioco è un
nuovo capitolo della leggendaria serie Ghosts‘n Goblins di
Capcom che si ispira ai suoi due vecchi predecessori, ed è
caratterizzato da una splendida grafica simile a un libro di
favole e un gameplay platform ricco d’azione. I giocatori,
come da tradizione, guidano il coraggioso cavaliere Arthur
mentre si fa strada attraverso stravaganti scenari horror,
simili a quelli visti nei due titoli usciti negli anni ‘80 e
‘90 in sala giochi, nella sua missione per salvare la
principessa da Lucifero, l’infido Signore dei Demoni. Questo
titolo oltre che essere un validissimo prodotto per le nuove
generazioni rappresenta soprattutto un vero e proprio tesoro
per chi ha vissuto l’epoca d’oro del brand, infatti, Ghosts‘n
Goblins Resurrection segna l’eroico ritorno della serie che ha
debuttato oltre 35 anni fa. Il gioco è infatti un chiaro
omaggio a Ghosts‘n Goblins e Ghouls‘n Ghosts, che combina
sapientemente il gameplay platform ricco d’azione del brand
con una grafica simile a un libro di fiabe e nuovi ostacoli
impegnativi. Sia i fan di lunga data di Ghosts‘n Goblins che i
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nuovi giocatori, potranno guidare il protagonista in armatura
e mutandoni nel suo pericoloso viaggio nel Regno dei Demoni
usando tutte le armi, abilità, magie e nuovi alleati a loro
disposizione. Ghosts‘n Goblins Resurrection offre diverse
funzionalità e modalità per aiutare i giocatori nel loro
viaggio attraverso il mondo fantasy dov’è ambientato e questo
è disponibile in quanto i titoli originali avevano un livello
di sfida veramente molto elevato. I giocatori potranno
iniziare selezionando una delle tre difficoltà: Scudiero,
Cavaliere e Leggenda. È inoltre disponibile una speciale
modalità Pagina, che consente agli apprendisti di rigenerarsi
sul posto con vite illimitate. Fra le novità introdotte in
Ghosts‘n Goblins Resurrection è da sottolineare la presenza
del mistico Umbral Tree, che consente ad Arthur di apprendere
e potenziare una varietà di incantesimi e abilità magiche
passive e attive. Questo albero delle skill e i poteri
speciali che esso ha da offrire possono essere attivati
attraverso le fate che si raccoglieranno lungo le missioni,
ovviamente più creature si cattureranno e più sarà possibile
attivare abilità potenti e utili.

A livello di giocabilità, come dicevamo prima, Ghosts‘n
Goblins Resurrection non si distacca dagli stilemi della
serie: Sir Arthur si imbarcherà in un viaggio per salvare al
sua amata che è stata rapita da un demone, per compiere la sua
difficile missione dovrà affrontare una serie di livelli
bidimensionali che mischiano meccaniche da Run‘n’ Gun a
elementi del genere platform. A scuotere questa formula molto
in voga negli arcade degli anni ’80, interviene un elevato
livello di difficoltà che permea l’intero gioco e che, come
nei capitoli originali, risiede in un’artificiosa alchimia fra
i movimenti volutamente limitati di Sir Arthur e il reiterato
incedere dei nemici all’interno dei livelli. Arthur potrà
affrontare le orde demoniache lanciando, in quattro direzioni
diverse, un differente quantitativo di armi. Che siano lance,
fiaschette infiammabili, coltelli o frecce, ognuna delle armi
presenti in Ghosts‘n Goblins Resurrection avrà una portata,
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una velocità e una direzione specifica, richiedendo al
giocatore di cambiare approccio offensivo per contrastare i
nemici presenti a schermo. Arthur disporrà inoltre di
un’armatura a piastre che si disassemblerà ogniqualvolta verrà
colpito. Una volta rimasto letteralmente in mutande, basterà
un solo danno per mandare a miglior vita il coraggioso
cavaliere. L’elemento che rende l’intera esperienza di
Ghosts‘n Goblins Resurrection così complessa, risiede nel
moveset volutamente pesante di Sir Arthur, in grado di rendere
anche il più semplice salto fra due piattaforme, una sfida con
la morte. Il cavaliere, infatti, si muove molto più lentamente
dei suoi nemici, obbligando il giocatore a preferire un
approccio offensivo rispetto a un marciare più spedito
all’interno dei vari livelli. I salti di Arthur si
percepiscono sempre pesanti e vincolati all’input deciso dal
giocatore. Saltare sul posto non prevede alcuna correzione
nella traiettoria così come lo spostarsi lateralmente in aria
richiedera tempistiche precise onde evitare spiacevoli
risultati. Oltre a queste artificiali limitazioni, ogni colpo
accusato da Arthur lo farà retrocedere di qualche centimetro
senza possibilità di recupero, rendendo ancora più complesse
alcune parti maggiormente orientate al platforming. Il
risultato finale è un Run‘n’ Gun frenetico e punitivo che non
perdona nessun errore da parte del giocatore, richiedendo a
quest’ultimo un’enorme concentrazione per evitare di incappare
in spiacevoli, e costanti, morti.

A inspessire l’impianto ludico intervengono tutta una serie di
segreti, sfide secondarie e rimandi al passato che aumentano
la longevità di Ghosts‘n Goblins Resurrection, offrendo al
giocatore molteplici ragioni per ripercorrere i vari livelli.
Definire una tempistica precisa per il completamento di una
run del gioco è alquanto difficile in quanto sono molteplici i
fattori in campo: capacità del giocatore, livello di
difficoltà selezionato, volontà di approfondire gli stage
secondari e così via, quello che possiamo dirvi che e che noi
abbiamo portato a termine tutti gli stage disponibili in otto
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ore a livello di difficoltà intermedio. Una durata più che
soddisfacente per una produzione di questo tipo. In termini
tecnico-artistici non si può far altro che elogiare Ghosts‘n
Goblins Resurrection. Il gioco, infatti, richiama i libri di
fiabe pop-up e da quelle figure di cartone dai movimenti netti
e rigidi, ci erge un comparto artistico che riesce a
restituire sensazioni analoghe a quelle degli sprite animati
dell’epoca. Ottima anche la rivisitazione dei brani originali,
che in Ghosts‘n Goblins Resurrection vengono riproposti
orchestrati in maniera convincente e con arrangiamenti meno
ridondanti degli originali. In termini prestazionali nulla da
eccepire, il RE Engine di Capcom si mostra ancora una volta un
motore versatile che riesce ad adattarsi a molteplici
situazioni e tipologie di produzione. La versione per Xbox (da
noi testata su Xbox Series X) di Ghosts‘n Goblins
Resurrection, offre una risoluzione in 4K upscalati e un
framerate ancorato a 60fps, che non mostra mai tentennamenti.
L’input dei comandi è sempre preciso, con una risposta
immediata e nessun lag. Cosa ancora più gradita è che Ghosts‘n
Goblins Resurrection è completamente localizzato in italiano
anche se non presenta alcuna linea di dialogo recitata.
Tirando le somme, quest’ultimo capitolo della saga rappresenta
un piccolo sogno per chi ha vissuto l’epoca d’oro della saga,
ma è senza dubbio una bella sfida per i giocatori più giovani.
A nostro avviso chiunque dovrebbe giocare a Ghost’n Goblins
Resurrection. Lasciarselo sfuggire è un gran peccato.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 9

Gameplay: 8,5

Longevità: 8,5

VOTO FINALE: 8,5
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Francesco Pellegrino Lise

Call of Duty Black Ops e
Warzone, la guerra continua
nella season 4

Dopo l’estrazione di Adler da parte di Frank Woods il 10
giugno 1984, Stitch, Wraith e Knight, gli agenti di Perseus,
si sono riuniti in una località top secret per discutere della
nuova missione. La missione di salvataggio della CIA è stata
più veloce del previsto e i loro satelliti disturbano le
trasmissioni di Perseus, interrompendo il grande esperimento
di Stitch sulle “cavie” di Verdansk. Ma Perseus ha un altro
asso nella manica e un altro agente è pronto a fare la
prossima mossa in questa partita a scacchi per il dominio del
mondo. Vediamo questo agente, un minaccioso aggressore dal
volto di metallo, fare irruzione in una stazione terrestre
della CIA in Sudafrica il 26 giugno 1984. Raggiunge la sala di
controllo, dove prende in ostaggio uno specialista dei
satelliti e telefona a Stitch, che dà istruzioni all’ostaggio
per far cadere due satelliti della CIA in punti precisi di
Verdansk e dell’Algeria. Mentre i satelliti precipitano verso
la Terra, l’agente mascherato di Perseus strangola la sua
vittima, eliminando ogni questione nella scalata di Perseus
verso il dominio del mondo. Il giorno dopo, uno dei satelliti
è precipitato nel bel mezzo del deserto algerino. Una squadra
NATO guidata dalla CIA si trova sul posto per valutare i
danni, neutralizzare ogni ostilità e ottenere informazioni dal
satellite. A capo di questa task force c’è Adler in persona,
dopo settimane di riabilitazione. Nonostante abbia passato
numerosi test riguardo alla propria salute fisica e mentale,
alla vista del satellite qualcosa scatta nella testa di Adler.
Ignorando i suoi compagni, si lancia rovinosamente
all’attacco, eliminando chiunque si metta sul suo cammino per
recuperare una codifica dal satellite. Dopo essere stato messo
in discussione per il suo comportamento, diventa ancora più
aggressivo nei confronti dei suoi alleati. “Non capisci la
guerra che stiamo combattendo, vero?” Risponde Adler a una
recluta egiziana. Questi non sono che i preparativi per una
nuova guerra in arrivo direttamente dall’orbita nella Stagione
4 di Black Ops Cold War e Warzone, che ha avuto inizio il 17
giugno in tutto il mondo ed è pronta a offrire tutta una serie
di nuovi incredibili contenuti.

Come sempre, il contenuto della quarta stagione è suddiviso in
tre diverse aree: Warzone, Black Ops Cold War e Zombies. Ogni
area è rappresentata di seguito con le sue varie aggiunte per
la Stagione 4. Per quanto riguarda il battle royale, Warzone,
è presente l’aggiornamento della mappa con i Siti di schianto
dei satelliti, l’aggiunta delle Porte Rosse, ovvero il nuovo
sistema di rifornimento e trasporto rapido sulla mappa.
Aggiunte le modalità di gioco: Verdansk Resurgence Mini,
Payload (nel corso della stagione). Lanciato il nuovo Gulag
ispirato alla parte centrale della famosa mappa Hijacked.
Inoltre è stato inserito un nuovo veicolo, ossia la moto da
cross. Per quello che concerne Black Ops Cold War e il suo
Multiplayer, sono presenti le nuove mappe: Collateral (6v6,
12v12), Hijacked (6v6), Amsterdam (2v2, 3v3) e Rush (6v6) (in
arrivo durante la stagione). Aggiunta inoltre la serie di
uccisioni “Cannone portatile”. Nel corso della stagione ci
saranno tre nuovi operatori: Jackal (presente fin
dall’inizio), Salah (durante la stagione), Weaver (durante la
stagione). Introdotte anche alcune nuove armi: C58 (fucile
d’assalto), sparachiodi (speciale), MG 82 (mitragliatrice di
supporto), OTS 9 (mitraglietta che sarà introdotta durante la
season) e la mazza (arma corpo a corpo introdotta entro la
fine della stagione. Per quanto concerne la modalità zombie
invece, è presente una nuova zona per la modalità epidemia
chiamata Zoo, in arrivo la nuova mappa “Mauer Der Toten” e in
arrivo anche una nuova Quest chiamata “Operation Excision”.

Come sempre, le nuove armi e gli operatori presenti nel
multiplayer arriveranno anche in Warzone. I fan possono
sbloccare le armi e gli operatori tramite il Battle Pass della
Stagione 4 o acquistarli tramite i bundle nello Store. Per i
giocatori che vogliono essere generosi in questa stagione, ora
hanno la possibilità di regalare ad altri giocatori il Battle
Pass. Insomma, anche in quest’ultima stagione le novità sono
davvero moltissime e il titolo verrà letteralmente ricoperto
di nuovi e bellissimi contenuti.

Francesco pellegrino Lise

Necromunda: Hired Gun, l’Fps
ambientato nell’universo di
Warhammer 40K

Necromunda: Hired Gun trasporta i giocatori sull’omonimo
pianeta-formicaio dell’universo di Warhammer 40K, mettendoli
nei panni di un anonimo cacciatore di taglie in cerca di
vendetta. Dopo aver rischiato la vita nel corso di una
missione molto pericolosa, si viene tratti in salvo dal famoso
cacciatore di taglie Kal Jericho e condotti a Martyr’s End, un
piccolo rifugio in cui vari avventurieri trovano riparo dal
pericolo costante che questo pianeta porta con sé. Necromunda
è infatti un pianeta in cui non esiste alcun tipo di regola
scritta o legge, dove alcuni malcapitati vengono ridotti in
schiavitù fino a diventare dei veri e propri ingranaggi di
oscuri macchinari e dove la gilda dei Mercanti fa affari di
ogni tipo con i vari clan che abitano queste lande desolate.
In questo magnifico scenario caotico si muove il protagonista,
accompagnato dal suo fedele mastino alla ricerca di Silver
Talon, un criminale che è il bersaglio principale della Gilda
e dello stesso Jericho. La trama purtroppo non è certamente il
punto forte di questo gioco, nonostante possa far leva sul
vastissimo universo ideato da Games Workshop, ma il titolo
fortunatamente offre alcune buone qualità da non
sottovalutare. Andiamole a scoprire. Una volta lanciato il
titolo e dopo aver creato il proprio personaggio scegliendo
l’aspetto tra una delle non tantissime opzioni predefinite a
disposizione, ci si ritroverà a Martyr’s End, area che
rappresenta il campo base. Qui sono presenti alcuni venditori,
un particolare medico che si occuperà dei potenziamenti e di
quelli destinati al mastino, edun vero e proprio tabellone dal
quale poter lanciare le varie missioni che il gioco offre.
Necromunda: Hired Gun non ha alcuna velleità Open World, ma
piuttosto si affida al classico schema suddiviso in livelli:
una volta scelta la missione da affrontare si verrà
trasportati nella zona preposta, per poi tornare a Martyr’s
End una volta completato il compito. Necromunda: Hired Gun è
un’esperienza completamente single player, composta dalle 13
missioni della campagna principale che necessiteranno di circa
7/ 8 ore al livello intermedio per essere completate, oltre ad
una nutrita selezione di missioni secondarie casuali suddivise
in classi di difficoltà crescente. Queste non aggiungono però
nulla alla lore del gioco, limitandosi a buttare il giocatore
nella mischia in arene ambientate solitamente in parti già
affrontate nella campagna e rivelandosi utili principalmente
per recuperare crediti e loot che saranno d’aiuto nel corso
della storia principale. I nemici del protagonista sono i tre
principali clan che dominano i bassifondi di questo desolato
pianeta: gli Orlock, un clan di industriali che sfrutta armi
standard, le Escher, donne guerriere capaci di
teletrasportarsi e di colpire con attacchi magici, ed infine i
Goliath, dei veri e propri bestioni corazzati dotati di armi
pesanti e martelli enormi. Oltre a questi si verrà in contatto
anche con dei particolari Troll e dei piccoli mech corazzati
che metteranno alla prova i riflessi di chi si trova dinanzi
lo schermo.

Il gameplay offerto da Necromunda: Hired Gun cerca di
riproporre quello che si è già visto in giochi come Doom,
alternando fasi esplorative tra i labirintici livelli di
gioco, in cerca di casse sempre ben nascoste che garantiscono
loot di buon livello e crediti, a fasi da Arena Shooter in cui
farsi largo tra vere e proprie orde di nemici, accompagnati da
musica metal in sottofondo. Per farlo il proprio alter ego
virtuale è dotato di vari innesti cibernetici che ci offrono
una serie di aggiornamenti cybernetici che spaziano dal doppio
salto allo scatto in volo, arrivando a poteri speciali che ci
permettono di far letteralmente esplodere i nemici tramite
delle sfere di energia, oppure tramite attacchi che consentono
di teletrasportarsi alle loro spalle per poi sferrare potenti
colpi ad area che coinvolgono chiunque sia all’interno del
raggio d’azione. Sempre seguendo la strada tracciata da altri
giochi, si avrà la possibilità di compiere le classiche
esecuzioni corpo o corpo che devasteranno il nemico di turno e
che serviranno a rifornire il giocatore di punti vita, aspetto
da non sottovalutare visto che per ogni missione si hanno a
disposizione un massimo di tre medikit e di altrettanti Stim,
delle fiale che permettono di ritornare in vita non appena
veniamo uccisi. Come già accennato, il giocatore sarà
accompagnato dal proprio fedele mastino potenziabile a sua
volta con diversi innesti cibernetici, che si renderà utile
sbarazzandosi delle orde di nemici, oltre che ad indicare la
loro esatta posizione sulla mappa. Necromunda: Hired Gun
presenta anche una componente da looter shooter, seppur in
maniera piuttosto abbozzata. Proseguendo nelle missioni si
potranno raccogliere varie bocche da fuoco che, come da
tradizione, sono suddivise in livelli a seconda della loro
rarità, da quelle grigie che sono le armi di base, passando
per le azzurre, poi le viola ed infine le armi dorate che,
ovviamente, rappresenteranno il meglio che il gioco può
offrirci. Oltre al proprio arsenale si potranno recuperare
anche corazze, manufatti tecnologici e portafortuna che
andranno a migliorare le statistiche del personaggio o la
probabilità di raccogliere loot e bottino di migliore qualità.
Al termine di ogni missione ci sarà un vero e proprio
debriefing con tanto di valutazione finale in cui poter
decidere quali armi tenere nel proprio inventario, per poi
vendere tutte le rimanenti recuperando i sempre utili crediti.
L’aspetto migliore di Necromunda: Hired Gun è senza dubbio la
grande possibilità di personalizzazione del protagonista
tramite gli innesti cibernetici che il gioco offre. Spendendo
i crediti ci si può potenziare notevolmente andando a
migliorare, oltre alla capacità di fuoco, anche l’agilità, per
muoversi più velocemente nel bel mezzo dei furiosi scontri che
il gioco offre di continuo grazie a salti, doppi salti, scatti
ed anche all’utilissimo rampino. Questo, unito alle varie
abilità a disposizione, al buon numero di armi disponibili ed
anche alle particolari capacità del mastino, rende questo
gioco godibile e divertente.

Passiamo adesso alle dolenti note: Necromunda: Hired Gun
risulta ottimizzato per la next-gen, ma dopo averlo giocato su
Xbox Series X l’unica domanda che ci siamo fatti è come sia
possibile dichiarare un gioco in queste condizioni come
ottimizzato. Il frame-rate è la prima cosa che colpisce in
maniera negativa. Il gioco offre la possibilità di utilizzare
un piccolo contatore di fps direttamente su schermo, cosa che,
di primo impatto, ci ha fatto pensare ad un framerate stabile,
vista l’ostentazione di tanta sicurezza. Invece la situazione
è semplicemente disastrosa. Nonostante questo contatore
indichi sempre valori tra i 58 ed i 60 frame per secondo, il
risultato finale è tremendo. Non appena si gira la visuale
tutto procede a microscatti offrendo un quadro tremendo,
specialmente se si pensa alle potenzialità delle console di
nuova generazione e alla frenesia che un gioco come questo
porta con sé. La situazione non migliora dal punto di vista
della definizione, con un gran numero di textures non proprio
brillanti, per non parlare del fortissimo riciclo di assets
che rende i vari stage monotoni e spesso anche monocromatici,
con una predominanza del rosso davvero fastidiosa. Inutile
aggiungere che anche il character design lascia molto a
desiderare, con nemici sempre uguali e con la ciliegina sulla
torta rappresentata dai volti dei particolari Troll che a
volte si incontrano nel gioco: totalmente inespressivi. Non si
salvano da questo scempio nemmeno le cruente esecuzioni,
create talmente male da risultare a volte incomprensibili, per
non parlare dei piccoli glitch che le contraddistinguono. Alla
domanda: possono le sorti di Necromunda: Hired Gun
risollevarsi grazie ad un intelligente level design capace di
sfruttare le grandi capacità dinamiche del personaggio? La
risposta, ahimé è: certo che no, visto che i livelli sono
realizzati in maniera caotica e che ci è capitato spesso di
perdere completamente l’orientamento. Se nelle prime missioni
il gioco offriva il classico segnale su schermo per
orientarsi, ad un certo punto questo piccolo aiuto è scomparso
e trovare la strada giusta in mezzo a strutture sempre uguali
che tendono a ripetersi fino all’infinito non è stato facile.
Chiude il quadro la prevedibile sequenza di bug e glitch
assortiti che ci hanno portato in diverse occasioni a crash
totali del gioco che ci hanno portato nella home page della
console senza alcun motivo apparente. Ovviamente risulta
completamente assente il supporto al’HDR. Che dire? Questo
Necromunda: Hired Gun poteva rivelarsi un ottimo titolo per
tutti gli amanti dell’universo di Warhammer 40K, invece per il
70 per cento del gioco ci siamo trovati dinanzi a un piccolo
disastro. Non resta che sperare in qualche patch correttiva e
soprattutto che in futuro non si incappi in errori del genere
che finiscono solo con il minare una produzione di base buona.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 6

Sonoro: 6,5

Gameplay: 5,5

Longevità: 5,5

VOTO FINALE: 6

Francesco Pellegrino Lise
Xbox   &   Bethesda  Games
Showcase, svelati 30 nuovi
titoli

In occasione dell’attesissimo Xbox & Bethesda Games Showcase,
Xbox ha offerto un nuovo sguardo al futuro del gaming,
mostrando 30 titoli, 27 dei quali arriveranno su Xbox Game
Pass. Le novità svelate fanno parte dell’impegno dell’azienda
– già espresso qualche giorno fa – nel costruire la lineup di
videogiochi più importante, più variegata e della migliore
qualità al mondo. Qui sotto potete trovare l’intero video
della conferenza.

Di seguito un recap dei principali annunci:

I contenuti sono stati i principali protagonisti dell’Xbox &
Bethesda Games Showcase, durante il quale sono stati mostrati
nuovissimi titoli: dai giochi blockbuster tripla A fino ad
arrivare ai capolavori indie. Sono stati mostrati 30 titoli,
27 dei quali in arrivo su Xbox Game Pass. Ogni singolo titolo
per console mostrato durante l’evento è stato ottimizzato per
Xbox Series X e Series S, al fine di offrire performance,
velocità e feature next-gen. Xbox ha inoltre annunciato che, a
partire da adesso fino alla fine dell’anno, verranno
rilasciati nuovi giochi ogni mese, disponibili su Xbox Game
Pass a partire dal Day One, tra cui cinque nuovi titoli degli
Xbox Games Studios:

– Halo Infinite, in arrivo entro la fine dell’anno, includerà
per la prima volta nella sua leggendaria storia il multiplayer
free-to-play, con l’opportunità di creare la più grande
community di Halo mai esistita.

– Forza Horizon 5, disponibile dal 9 novembre, è uno
spettacolo next-gen vivace e presenta l’open world più ampio e
variegato di sempre nella storia del franchise Forza Horizon,
grazie alla potenza di Xbox Series X.

– Age of Empires IV, il prossimo sequel dell’amata serie di
strategia per PC, arriverà il 28 ottobre.

– Psychonauts 2, il seguito della classica commedia
videoludica di culto del 2005, sviluppata dal premiato team di
Double Fine Productions, sarà disponibile dal 25 agosto.

– Sea of Thieves: A Pirate’s Life, un’avventura epica
originale che porta i Pirati dei Caraibi all’interno di Sea of
Thieves come aggiornamento gratuito, sarà giocabile a partire
dal 22 giugno.

È stato inoltre annunciato che sia Starfield sia Redfall
saranno esclusive per le console Xbox. Starfield,
l’attesissimo RPG di Bethesda Game Studios sarà lanciato l’11
novembre 2022, mentre Redfall, uno sparatutto cooperativo nato
dalle menti creative di Arkane Austin, è previsto per la
prossima estate. Entrambi i titoli saranno esclusive Xbox
Series X|S e PC. Infine, Xbox ha svelato una gamma di
attesissimi e amati giochi che verranno inclusi all’interno di
Xbox Game Pass, tra cui: Back 4 Blood, Hades, Among Us, Yakuza
Like a Dragon (l’intera saga principale è ora disponibile su
Xbox Game Pass) e S.T.A.L.K.E.R. 2 (su PC).

Francesco Pellegrino Lise

Voilà, i selfie diventano
personaggi Disney con un’app

Grande successo per Voilà, una nuova applicazione per iOS e
Android dedicata agli amanti delle foto e dell’universo
Disney. Sfruttando l’intelligenza artificiale applicata alle
foto, il software trasforma ogni tipologia di selfie in un
cartoon in stile Disney. Meglio conosciuta come “Voilà AI
Artist Cartoon Photo”, l’app è stata realizzato dalla società
Wemagine.AI, con la volontà di permettere a tutti di calarsi
nei panni di un personaggio Disney Pixar, in maniera gratuita.
Una volta ottenuta l’immagine, questa può essere postata sui
social o utilizzata come avatar su tante piattaforme. Ci sono
dei limiti: l’app non consente più volti per rendering, come
la foto di una coppia, e non riconosce le foto di animali. A
pochi giorni dalla pubblicazione, sono oltre 30.000 le
recensioni su Google Play e Voilà è balzata nella Top 20 nella
sezione “Foto e video” su App Store. Ma come accaduto già per
app simili, come FaceApp che trasforma i volti delle persone
tramite IA, anche nel caso di Voilà si è palesato qualche
dubbio sulla privacy. L’app richiede agli utenti di caricare
un selfie o un ritratto, in modo che il viso venga rilevato
dall’algoritmo e trasformato in una selezione di quattro
diversi rendering animati. Secondo un’analisi dei termini di
utilizzo, effettuata dalla società di sicurezza Kaspersky, una
clausola afferma che le foto utilizzate nell’app diventano di
proprietà dell’azienda, che potrebbe utilizzarle anche per
altri scopi. La stessa Kaspersky ha però affermato che, ad
oggi, Voilà risulta affidabile perché non mostra comportamenti
sospetti nell’invio di informazioni verso server di terze
parti.

F.P.L.

Capcom Arcade Stadium, la
sala giochi rivive su Pc e
console
Capcom Arcade Stadium è ora disponibile per il download gratis
anche su PlayStation, PC (via Steam) e Xbox, dopo aver
debuttato lo scorso inverno in anteprima su Nintendo Switch.
Questa raccolta include giochi Capcom degli anni ’80 e ’90
come Super Street Fighter 2 Turbo, Strider, Commando, Section
Z, Mega Twins, Warriors of Fate, Final Fight, Forgotten Worlds
o Bionic Commando, in vendita in tre diversi pacchetti da
dieci giochi ciascuno o tutti insieme in un mega bundle che
include 32 giochi, tra cui 1943 e Ghost n Goblins, non inclusi
nei tre pacchetti scaricabili. Ogni gioco incluso in Capcom
Arcade Stadium comprende una varietà di opzioni aggiuntive
come velocità, livello di difficoltà, impostazioni di
visualizzazioni e funzione rewind per riavvolgere il tempo,
oltre a filtri e cornici per una grande varietà di cabinati
arcade visualizzati in 3D.La casa di Osaka ha annunciato
inoltre che Capcom Arcade Stadium si espanderà in futuro con
ulteriori classici arcade che hanno fatto la storia della
compagnia. La caratteristica portante di Capcom Arcade Stadium
è la sua presentazione grafica, che intende emulare una vera
sala giochi. I titoli della raccolta sono organizzati in
cabinati 3D tra cui scegliere tramite menu, e per iniziare una
partita è stato mantenuto il gesto dell’inserire il gettone;
un orpello puramente formale, ma d’atmosfera. Una volta
selezionato il gioco è persino possibile giocarci mantenendo
una visuale “esterna” allo schermo, ovvero guardando
effettivamente il cabinato virtuale con lo schermo inclinato
che riproduce il gioco, mentre ai lati è possibile scorgere
gli altri cabinati. Una possibilità visiva d’effetto, anche se
la dimensione ovviamente ridotta dello schermo molto
probabilmente vi farà optare per la visualizzazione a schermo
intero. Sempre in virtù dell’emulazione nostalgica, è
possibile applicare una serie di filtri grafici come la
curvatura dello schermo e le linee orizzontali tipiche del
tubo catodico, o lo smussamento dei pixel. Sono presenti anche
diversi contorni per la visualizzazione a 4:3, skin per il
cabinato e persino la possibilità di cambiare l’orientamento
dello schermo.

Come vi abbiamo già accennato, scaricare il software base di
Capcom Arcade Stadium è gratuito per chiunque e include lo
shooter a scorrimento verticale “1943“. Senza essere costretti
a scaricare l’intera collection, i giocatori possono
aggiungere a piacimento tre pacchetti da 10 giochi dal costo
di 14,99 € euro ciascuno, o scegliere di acquistarli in blocco
a 39,99 euro. Questi sono i titoli di ciascun pacchetto:
L’alba degli Arcade (’84-’88): Vulgus, Pirate Ship Higemaru,
1942, Commando, Section Z, Tatakai no Banka, Legendary Wings,
Bionic, Commando, Forgotten Worlds, Ghouls ‘n Ghosts. La
rivoluzione degli Arcade (’89-’92): Strider, Dynasty Wars,
Final Fight, 1941: Counter Attack, Senjo no Okami II, Mega
Twins, Carrier Air Wing, Street Fighter II: The World Warrior,
Captain Commando, Varth: Operation Thunderstorm. L’evoluzione
degli Arcade (’92-’01): Warriors of Fate, Street Fighter II:
Hyper Fighting, Super Street Fighter II Turbo, Powered Gear:
Strategic Variant Armor Equipment, Cyberbots: Fullmetal
Madness, 19XX: The War Against Destiny, Battle Circuit, Giga
Wing, 1944 The Loop Master, Progear. Aggiungendo Ghosts ‘n
Goblins, venduto separatamente, si arriva a 32 titoli. Molte
assenze importanti sono dovute a motivi di copyright, ad
esempio i Dungeons & Dragons, Marvel Vs Capcom, The Punisher,
Cadillacs and Dinosaurs, Alien Vs Predator ecc. A parte
questi, spiace notare la mancanza di diversi altri giochi che
avrebbero fatto un figurone in questa raccolta, come
Darkstalkers, The King of Dragons, Super Puzzle Fighter II
Turbo, Red Earth… Questo a fronte di ben tre versioni di
Street Fighter II e al fatto che in questa selezione ci sono
ben cinque titoli dei sette già presenti in Capcom Beat ‘Em Up
Bundle. Il che non avrebbe costituito un problema se ci fosse
stata la possibilità di acquistare i giochi singolarmente,
anche se la formula a pacchetti è comunque un passo avanti
rispetto al passato. In generale c’è da dire che la qualità e
la varietà dei titoli presenti è sicuramente apprezzabile,
così come l’inclusione di perle meno conosciute come
Cyberbots: Full Metal Madness e Powered Gear (Armored
Warriors). L’effettiva presa dei giochi dipenderà ovviamente
dai gusti di ciascun giocatore.

I retro game sono notoriamente molto più difficili degli
attuali videogames. In particolare quelli da sala giochi erano
calibrati in modo tale da non essere impossibili, ma
abbastanza difficili da far spendere più monete possibili. Ciò
ormai lo sanno tutti e lo sa anche Capcom, che ha inserito
un’enorme quantità di opzioni a seconda di che tipo di
giocatori si è e in che modo ci si vuole divertire. C’è spazio
veramente per tutti. Se si vuole semplicemente godersi un
gioco in modo rilassato, magari perché lo si sta provando per
la prima volta, si può (oltre ovviamente ad avere un numero
illimitato di “Continue“) abbassare la difficoltà e usare una
feature di Riavvolgimento, che permette di “tornare indietro
nel tempo” per correggere un errore di percorso. E’ inoltre
possibile salvare la partita in qualsiasi momento. Se invece
si è un giocatore navigato che desidera mettersi alla prova,
non solo ci si può imbarcare nelle modalità A Tempo e A Punti
mettendosi in competizione con altri giocatori nelle
classifiche mondiali, ma Capcom ha pianificato un calendario
di sfide con parametri e limiti particolari, che reclameranno
ogni fibra della propria abilità. Completano il pacchetto
degli utili manuali di gioco che spiegano nel dettaglio gli
elementi e le dinamiche di ciascun titolo, le prevedibili ma
sempre divertentissime modalità multiplayer (competitive o
cooperative, a seconda del titolo) e un sistema di punti
globali chiamati CASPO (Capcom Arcade Stadium Points) che
permettono di sbloccare alcuni elementi per la
personalizzazione grafica. Anche se il focus di Capcom Arcade
Stadium è chiaramente rivolto a rievocare le atmosfere e il
senso di competitività delle sale giochi, ci spiace non aver
trovato al suo interno dei contenuti extra che avrebbero
sicuramente fatto la gioia dei fan. Artwork, colonne sonore,
interviste, curiosità ecc… ci sarebbe stato molto da poter
inserire per arricchire questa raccolta di un valore
enciclopedico aggiunto. In ogni caso, a nostro avviso, questo
titolo, vista anche la promessa da parte di Capcom riguardo a
future espansioni, rimane una vera e propria chicca per tutti
quei giocatori che hanno amato le sale giochi durante il loro
periodo d’oro, ma rappresenta anche un’ottima occasione per
far avvicinare le nuove generazioni a quel mondo che è servito
da trampolino di lancio per gli attuali videogames. Il nostro
consiglio: acquistatelo nella forma completa e godetevelo
gioco dopo gioco in tutta la sua bellezza.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 9

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise
Workspace apre a chiunque
abbia un account Google

Google ha annunciato una serie di aggiornamenti che portano a
tutti l’esperienza di Google Workspace, una soluzione unica e
integrata per la comunicazione e la collaborazione. Workspace,
per chi non lo sapesse, è stato originariamente pensato per la
digitalizzazione del lavoro ma vista la tendenza crescente ad
utilizzare soluzioni remote anche per la formazione e gli
hobby, il colosso americano ha pensato di aprire a chiunque
abbia un account Google le opportunità offerte dalla
piattaforma. Oltre alla novità Workspace, l’azienda ha svelato
l’evoluzione delle Rooms di Google Chat in Spaces; una nuova
modalità di abbonamento individuale, con funzioni extra, per
Google Workspace Individual; aggiornamenti di sicurezza e
privacy in varie app. In modo particolare, la crittografia
lato client aiuterà gli utenti ad aumentare la riservatezza
dei propri dati, affrontando al contempo una serie di esigenze
di sovranità dei dati e compliance. Questo autunno, le opzioni
di sicurezza saranno lanciate su Google Meet all’interno delle
riunioni. Le regole Trust per Drive renderanno più semplice
controllare il modo in cui i file possono essere condivisi
all’interno e all’esterno di un’organizzazione mentre le
etichette per Drive serviranno a classificare i file e ad
applicare controlli in base al livello di sensibilità. In
arrivo anche maggiori protezioni contro phishing e malware per
salvaguardare da minacce ed errori degli utenti. “La
collaborazione non si ferma al luogo di lavoro. Fin
dall’inizio, i nostri prodotti sono stati ottimizzati per
permettere maggiore partecipazione e condivisione” ha
affermato Javier Soltero, Vice President e General Manager di
Google Workspace. “Il nostro focus è offrire a utenti finali,
lavoratori, insegnanti e studenti un equo approccio agli
strumenti digitali”.

F.P.L.

Resident    Evil    Village,
l’ottavo capitolo della saga
horror di Capcom è finalmente
arrivato
Resident Evil Village è l’ottavo capitolo della serie survival
horror per eccellenza. Il titolo è disponibile su Pc ma anche
sulle console di casa Microsoft e Sony. Dopo lo straordinario
successo del suo predecessore (qui la nostra recensione di
Resident Evil VII) Capcom rilancia con il seguito della saga
che migliora ulteriormente la formula proposta nel precedente
capitolo. Questo nuovo capitolo cerca di rivoluzionare
ulteriormente il gioco per creare un ibrido perfetto tra quel
capolavoro di Resident Evil 4 ed il nuovo corso della serie.
Chiunque abbia giocato a Resident Evil 7 sa bene che la
famiglia Winters ne ha viste di cotte e di crude: mani
mozzate, torture inverosimili e una miriade di letali abomini.
Ethan Winters però riesce nell’intento di salvare sua moglie
Mia, e con l’aiuto di Chris Redfield vengono mandati in Europa
dell’Est per ricominciare una nuova vita. Ethan è provato da
ciò che ha vissuto nella casa dei Baker, e spesso vorrebbe
parlarne con sua moglie Mia, che invece tenta di smorzare il
discorso per evitare che brutti ricordi possano rovinare la
serenità ritrovata. Nonostante il loro rapporto sia spesso
messo alla prova da ciò che è accaduto, i due si amano davvero
e mettono al mondo la piccola Rose, una figlia tanto
desiderata capace di rendere la loro vita molto più bella. La
famiglia Winters, quindi, vive completamente fuori dal mondo,
allontanata da qualsiasi forma di civiltà e tenuta sotto
stretto controllo dalla BSAA (Bioterrorism Security Assessment
Alliance), dove si trova anche Chris Redfield. La società
segreta sta lavorando per le Nazioni Unite con lo scopo di
nascondere le prove della muffa batteriologica e della
composizione delle bio-armi, oltre che sorvegliare le mosse di
un’altra società intenta a recuperare e sfruttare il potere
della muffa. Nel mondo, quindi, nessuno sa dei Baker o di ciò
che è successo in quella casa, ma soltanto che c’è stata una
fuga di gas tossico prodotto da alcune piante nella foresta
vicina, causando la morte della famiglia Baker e di altri che
si trovavano nei paraggi. Sembrava andare tutto bene in casa
Winters, ma una sera qualcuno irrompe in casa e porta
distruzione e dolore: Ethan è sconvolto da ciò che è successo,
ma l’entrata in uno strano villaggio gli darà risposte ad
innumerevoli domande. La trama di Resident Evil Village
s’infittisce all’interno di questo agglomerato di case che non
colpisce di certo per originalità: basta aver visto pellicole
come The Village o anche aver giocato Resident Evil 4 per
capire che l’idea alla base è quella di creare un’atmosfera
surreale.

Il villaggio è un perfetto secondo protagonista di Resident
Evil Village, esattamente come lo era la casa dei Baker, ed
ospita un enorme castello gotico dalle torri altissime, ma non
mancano anche una foresta fitta di alberi e altri luoghi
misteriosi: tutti posti che bisognerà esplorare e conoscere
per proseguire nella storia, scoprendo un po’ alla volta il
velo di mistero che copre la storia. La prima cosa che salta
all’occhio è il fantastico world design del titolo, che
risulta perfettamente bilanciato, lavorato con una notevole
cura per i dettagli e impreziosito di piccoli riferimenti che
rendono ogni singola zona ben identificabile: raramente
infatti ci si perderà tra le varie stradine o vicoletti, sia
perché è presente una mappa che indica l’esatta posizione in
cui ci si trova, sia perché il design delle ambientazioni è
pensato per far sì che ogni luogo diventi familiare in poco
tempo. Ancora meglio quando si entra nel castello Dimitrescu,
dove si fa la conoscenza della seducente quanto pericolosa
Lady Dimitrescu e delle sue tre figlie. Il castello è arredato
in maniera impeccabile e gioca molto con le luci e i riflessi:
qui il ray-tracing, sulle console di nuova generazione, dona
una marcia in più all’intera produzione rendendo gli ambienti
di gioco estremamente belli da vedere. Di grande pregio anche
il doppiaggio in lingua italiana, unica pecca alcune frasi del
protagonista durante i momenti più concitati che a volte
appaiono fuori contesto e fanno sorridere. Con Resident Evil
Village, dal punto di vista estetico Capcom ha lavorato
benissimo e ha cercato di prendere il meglio di Resident Evil
7 per inserirlo in un’idea più vicina a Resident Evil 4.
L’ibrido tra i due è decisamente voluto e bastano davvero
pochi minuti per rendersi conto di trovarsi in una formula che
riprende idee del passato per ammodernarle al meglio. Altro
parallelo con RE4 è rappresentato dalla presenza costante del
Duca, un venditore misterioso che ricorda il mercante
mascherato conosciuto da Leon. S Kennedy nel quarto capitolo
della saga. Lungo le strade che bisognerà percorrere per
completare l’avventura si trovano spesso delle casse da
distruggere che contengono munizioni o altri elementi per la
fabbricazione di nuovi strumenti, esattamente come accadeva in
passato, ma non mancano anche oggetti utili alla risoluzione
di enigmi ambientali o per ottenere ricche ricompense.
Insomma, senza dilungarsi troppo, Resident Evil Village
omaggia Resident Evil 4 con innumerevoli richiami, sia in
termini di atmosfera che in termini di gameplay, e riuscirà a
sorprendervi diverse volte, costituendo al contempo una grossa
rivoluzione rispetto al precedente titolo della serie
nonostante ne recuperi molti elementi. Per quanto riguarda il
combattimento, Resident Evil Village mantiene intatte le
meccaniche introdotte con il suo predecessore senza apportare
sostanziali modifiche. Il sistema di mira è volutamente
instabile e traballante per rendere le operazioni di
puntamento difficili da eseguire e incrementare il senso di
tensione derivante dagli scontri anche coi nemici più comuni.
C’è un tasto dedicato alla guardia che può essere utilizzata
per assorbire una parte dei danni in arrivo, uno rapido per
utilizzare gli oggetti di cura e i quattro direzionali a cui è
possibile assegnare le armi per passare da una all’altra con
estrema facilità. Come se non bastasse, gli sviluppatori hanno
deciso di automatizzare alcuni movimenti come il superamento
degli ostacoli o la rottura di vasi e casse. Si tratta, in
buona sostanza, di una formula ideata con l’obiettivo di
mantenere fluida l’azione di senza essere costretti a
spezzarne il ritmo per accedere continuamente all’inventario.
Quest’ultimo viene gestito in modo analogo a quello di
Resident Evil 4: una valigetta da riorganizzare manualmente
per assicurarsi di avere sempre spazio per portare con sé
armi, strumenti e accessori utili alla sopravvivenza. Gli
scontri coi boss, dal canto loro, sono tra i più
cinematografici di sempre e, per quanto siano sempre
abbastanza semplici e di facile lettura, riescono a regalare
momenti alquanto ispirati, sia dal punto di vista artistico
che da quello del puro gameplay. Davvero niente male.

Detto questo però veniamo ai lati negativi. Resident Evil
Village, infatti, non è assolutamente esente da difetti. Tali
mancanze fanno storcere il naso ai fan più incalliti del brand
mentre chi si è avvicinato alla serie dal settimo capitolo
potrebbe non notarle. Iniziamo col dire che in quest’ultimo
capitolo i rompicapo sono a dir poco elementari, infatti la
soluzione sarà nel 90 per cento delle volte nella stessa
stanza in cui ci si trova. Davvero un duro colpo per chi era
abituato ad avere a che fare con i capitoli che hanno reso
celebre la serie. Altro punto a sfavore è l’incredibile
quantita di oggetti e di armi che si possono trovare. Nel
corso della nostra prova infatti non abbiamo mai avuto la
sgradevole sensazione di sentirci in pericolo a causa della
mancanza di munizioni o di oggetti curativi, e questo a nostro
avviso per un gioco del genere è un male. Ultimo aspetto che
ci ha fatto storcere il naso è la lunghezza dell’avventura. Al
livello normale ed esplorando qualsiasi angolo di gioco noi
abbiamo impiegato circa nove ore e mezza, un po pochino
rispetto al passato. Insomma, la sensazione che abbiamo avuto
è quella che Capcom abbia deciso di recidere quasi totalmente
il cordone con il passato per abbracciare una tipologia di
gioco più action che survival horror. Peccato perché le
ambientazioni offerte, il level design e la trama avrebbero
offerto una validissima base per un’avventura in “vecchio
stile”. Tirando le somme, vale la pena acquistare e giocare a
Resident Evil Village? La risposta, nonostante i lati negativi
da noi evidenziati, è comunque si. Diciamo questo in quanto se
l’avventura viene vissuta come un gioco del tutto nuovo e non
si pensa ai legami con i capitoli più datati, allora la
produzione risulta essere di altissimo livello. Diciamocelo
chiaramente, esplorare le location di gioco è una vera gioia
per gli occhi e i nuovi nemici sono veramente interessanti da
affrontare. Detto questo però se si è appassionati della
serie, il rischio che si corre è quello di rimanere delusi
facendo paragoni con il passato. Il nostro consiglio? Resident
Evil Village va vissuto come un’esperienza nuova e
interpretandolo in questa maniera si potrà godere pienamente
di tutto ciò che il gioco ha di buono ha da offrire.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 9,5

Sonoro: 8,5

Gameplay: 8,5

Longevità: 8

VOTO FINALE: 8,5

Francesco Pellegrino Lise
Rambo e Die Hard sbarcano su
Call of Duty per la mid-
season 3

Alcuni eroi sono duri a morire. Altri versano il primo sangue.
E’iniziato su Call of Duty Black Ops, Warzone e CoD Mobile il
più grande evento d’azione di sempre, in compagnia di due dei
più iconici film degli anni ‘80, Rambo e Die Hard. Solo per un
periodo di tempo limitato, i fan potranno vestire i panni
dell’inarrestabile Rambo o dell’incredibile John McClane,
giocando nella nuova mappa di Verdansk’84, sopravvivendo a
combattimenti al’ultimo sangue nel nuovo edificio di Nakatomi
Plaza, e molto altro. “L’esclusiva collaborazione tra Call of
Duty, Die Hard e Rambo rappresenta una combinazione
incredibile, pensata per far divertire i nostri fan. Questo
evento crossover permette ai giocatori, per un periodo
limitato, di vestire i panni di alcuni degli eroi
cinematografici più iconici di sempre all’interno di Call of
Duty” ha dichiarato Johanna Faries, General Manager di Call of
Duty. “Oltre all’aggiunta dei personaggi di Rambo e John
McClane, abbiamo deciso di dare ai giocatori nuove armi, nuovi
equipaggiamenti, nuove missioni, nuove modalità e persino una
location totalmente ispirata a Die Hard come il Nakatomi
Plaza. Siamo incredibilmente entusiasti di poter offrire ai
giocatori contenuti ed esperienze emozionanti su Warzone,
Black Ops Cold War e Call of Duty: Mobile.”

Il nuovo evento anni ‘80 di Call of Duty include nuovi
Operatori giocabili su tutte le piattaforme, nuovi punti di
interesse e missioni su Warzone ispirati ai due iconici
titoli, nuove modalità a tempo su Black Ops Cold War e
Warzone, una modalità multiplayer a tema su Call of Duty:
Mobile, più nuove armi a tema anni ‘80, skin e molto altro.
Oltre a tutto questo, ci sono diverse ed entusiasmanti novità
anche per Call of Duty: Black Ops Cold War, come parte della
nuova Season 3 Reloaded, tra cui una nuova mappa
multigiocatore 6v6 (Standoff), una nuova mappa Multi-Team
(Duga) e una nuova modalità Multi-Team a eliminazione, oltre a
nuovi operatori, armi e molto altro. Inoltre, il nuovo
aggiornamento di mid-season presenta un’intera serie di
contenuti per la modalità Zombie su Black Ops Cold War, tra
cui una nuova missione principale in Epidemia, un nuovo
incontro con la temibile Orda sui monti Urali e una serie di
segreti e sorprese da scoprire. Il nuovo evento crossover anni
‘80 e la nuova Season Three Reloaded arrivano dopo il grande
successo del franchise di Call of Duty, con il superamento di
più di 100 milioni di giocatori su Warzone e più di 500
milioni di download su Call of Duty: Mobile in tutto il mondo.
F.P.L.
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