Fleets addio, Twitter chiude le storie in stile Instagram
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Fleets addio, Twitter chiude le storie in stile Instagram A partire dal 3 agosto non saranno più visibili su Twitter i Fleets, le storie effimere della durata di 24 ore. L’esperimento, non riuscito, lascerà il posto agli Spaces, le chat audio nate a seguito del boom di download di Clubhouse, il social in cui si ascolta e si parla con gli altri utenti solo tramite voce. Fleets era il tentativo di Twitter di avvicinare il pubblico di Instagram con un formato simile alle Storie, a sua volta inventato da Snapchat, per consentire di pubblicare contenuti a scomparsa dopo un giorno. Oltre alla conferma dell’addio ai Fleets, a quanto pare Twitter sta lavorando anche ad un aggiornamento dei tweet tradizionali, a quali dovrebbero essere aggiunte le opzioni di modifica, formattazione del testo e immagini in formato GIF sulle foto
caricate dagli utenti. Ad oggi, l’unica certezza in merito ai post classici è la possibilità di modificare il pubblico che può rispondere ad una conversazione (tutti, amici, solo taggati), in arrivo nelle prossime settimane. “Speravamo che i Fleets aiutassero più persone a sentirsi a proprio agio nell’unirsi alla conversazione su Twitter – ha dichiarato in una nota Ilya Brown, vicepresidente del prodotto di Twitter – Ma, da quando abbiamo presentato la funzionalità, non abbiamo visto un aumento significativo del numero di nuove persone che li usavano, non come pensavamo”. Twitter aveva reso disponibili i Fleets a tutti solo lo scorso novembre. “Se evolviamo il nostro approccio e di tanto in tanto eliminiamo le funzionalità meno usate, non corriamo grandi rischi – ha aggiunto Brown – Continueremo a creare nuovi modi per partecipare alle conversazioni, ascoltando i feedback e cambiando direzione quando necessario”. Quindi dal tre agosto tutti pronti ad accogliere gli Spaces e soprattutto tutti pronti a vedere se saranno così apprezzati dalla community da diventare pane quotidiano. F.P.L. Arriva Windows 11, si aggiornerà gratis entro i primi mesi del 2022
Microsoft ha annunciato la nuova versione del proprio sistema operativo: Windows 11. Dopo mesi di indiscrezioni, accenni alle novità e persino la diffusione dell’intero pacchetto di installazione, il colosso di Redmond ha svelato il prossimo aggiornamento del suo sistema operativo. L’obiettivo principale di Windows 11 è la semplificazione dell’interfaccia utente, che si concentra in un ripensamento del Windows Store e miglioramenti alle prestazioni e al multitasking. Windows 11 include un nuovo menu Start e una barra delle applicazioni, entrambi al centro della finestra principale della piattaforma. Una modalità di approccio molto simile al progetto Windows 10X, originariamente pensato per dispositivi leggeri, idealmente concorrenti di Chrome OS. Il nuovo menu Start elimina i Live Tiles introdotti con Windows 8 e opta più per un insieme di app e informazioni in stile Android e macOS. Windows 11 sarà disponibile sui nuovi PC e attraverso un aggiornamento gratuito per i PC Windows 10 idonei entro i primi mesi del 2022. Tra le novità più sorprendenti, Windows 11 potrà far girare le app di Android (grazie ad una partnership con Amazon e il suo Amazon Appstore). Tradotto in termini pratici, le app dei telefoni Google si potranno aprire al fianco degli altri software e funzionare senza particolari
limitazioni. Il capo di Windows, Panos Panay, ha affermato che nello sviluppo del progetto “il team è stato ossessionato da ogni dettaglio”. Windows 11 include alcune novità estetiche interessanti, come la modalità chiaro e scuro, anche questa derivata dagli smartphone. Microsoft, memore di alcune critiche mosse a programmi precedenti, come Windows 8, ha pensato a migliorare anche le prestazioni: gli aggiornamenti di Windows sono più piccoli del 40% e più efficienti in quanto ora avvengono in background. Il colosso di Redmond ha inoltre integrato Teams, l’app di chat e collaborazione, direttamente in Windows 11, sia per i consumatori che per gli utenti commerciali. Secondo alcuni, ciò vorrà dire l’abbandono di Skype, che era incluso nell’attuale versione dell’Os di Microsoft. Non manca un po’ di lavoro per l’intelligenza artificiale, presente in un widget che riprende le notizie e gli avvisi personalizzati, tra cui quelli per il meteo e il traffico. Come anticipato, cambia lo store di app, riprogettato e capace di supportare una serie di applicazioni di terze parti, prima escluse. Tra le prime, TikTok e Instagram. Un passo importante va nella direzione della monetizzazione per gli sviluppatori, con Microsoft che non aumenterà la percentuale per i download e permetterà alle software house di usare i propri sistemi di pagamento. I requisiti minimi hardware di Windows 11 sono soddisfatti dalla maggior parte dei PC in circolazione negli ultimi cinque anni. L’unica criticità è nel “Trusted Platform Module (TPM) versione 2.0” che probabilmente conoscono solo gli ingegneri e qualche appassionato. Si tratta di un piccolo componente hardware delle schede dei PC e dei portatili che si occupa della sicurezza informatica. In pratica è presente in tutti i prodotti pensati per le imprese, su tutti i computer consumer degli ultimi quattro anni e su tutti i computer dotati almeno di processori Intel di ottava generazione oppure AMD Ryzen 2000. Chi invece si è assemblato da solo un PC oppure si è affidato a un negoziante per farlo dovrà verificarne la presenza sui componenti o nelle schede tecniche: solitamente
il TMP è integrato nel processore oppure è un chip della motherboard. Infine bisogna ricordare che il modulo potrebbe essere presente ma privo della corretta attivazione che avviene intervenendo sui parametri del BIOS del proprio computer. Uno sviluppatore statunitense ha pubblicato sulla sua pagina ufficiale della community di GitHub un software, denominato WhyNotWin11, che consente di verificare la compatibilità hardware del proprio PC con il futuro sistema operativo. Basta scaricarlo e avviarlo per ottenere il responso e individuare le eventuali criticità. Ovviamente non si tratta di uno strumento ufficiale e bisognerebbe procedere con cautela. Ad ogni modo, online gli utenti ne stanno apprezzando le qualità. Un metodo semplice per verificare la presenza o lo stato del TMP presente sul proprio PC è quello di digitare nella stringa di ricerca di Windows il termine “tmp”. A quel punto comparirà una pagina dove sarà sufficiente cliccare sulla voce “Processore di sicurezza” per ottenere ogni dettaglio informativo sulla versione montata. In ogni caso, non c’è bisogno di farsi prendere dal panico o dall’ansia. Per aggiornare Windows 10 a Windows 11 bisognerà attendere comunque più di sei mesi. Da qui al 2022 verrà rilasciata l’app per la verifica automatica e in caso di responso negativo Microsoft fornirà sulla pagina ufficiale tutte le informazioni su come procedere. F.P.L. Ghosts’n Goblins Resurrection, il sequel del
classico anni ’80 Ghosts’n Goblins Resurrection, dopo aver esordito su Nintendo Switch ormai da qualche mese, arriva finalmente su Xbox e PlayStation e Steam. Per chi non lo sapesse, il gioco è un nuovo capitolo della leggendaria serie Ghosts‘n Goblins di Capcom che si ispira ai suoi due vecchi predecessori, ed è caratterizzato da una splendida grafica simile a un libro di favole e un gameplay platform ricco d’azione. I giocatori, come da tradizione, guidano il coraggioso cavaliere Arthur mentre si fa strada attraverso stravaganti scenari horror, simili a quelli visti nei due titoli usciti negli anni ‘80 e ‘90 in sala giochi, nella sua missione per salvare la principessa da Lucifero, l’infido Signore dei Demoni. Questo titolo oltre che essere un validissimo prodotto per le nuove generazioni rappresenta soprattutto un vero e proprio tesoro per chi ha vissuto l’epoca d’oro del brand, infatti, Ghosts‘n Goblins Resurrection segna l’eroico ritorno della serie che ha debuttato oltre 35 anni fa. Il gioco è infatti un chiaro omaggio a Ghosts‘n Goblins e Ghouls‘n Ghosts, che combina sapientemente il gameplay platform ricco d’azione del brand con una grafica simile a un libro di fiabe e nuovi ostacoli impegnativi. Sia i fan di lunga data di Ghosts‘n Goblins che i
nuovi giocatori, potranno guidare il protagonista in armatura e mutandoni nel suo pericoloso viaggio nel Regno dei Demoni usando tutte le armi, abilità, magie e nuovi alleati a loro disposizione. Ghosts‘n Goblins Resurrection offre diverse funzionalità e modalità per aiutare i giocatori nel loro viaggio attraverso il mondo fantasy dov’è ambientato e questo è disponibile in quanto i titoli originali avevano un livello di sfida veramente molto elevato. I giocatori potranno iniziare selezionando una delle tre difficoltà: Scudiero, Cavaliere e Leggenda. È inoltre disponibile una speciale modalità Pagina, che consente agli apprendisti di rigenerarsi sul posto con vite illimitate. Fra le novità introdotte in Ghosts‘n Goblins Resurrection è da sottolineare la presenza del mistico Umbral Tree, che consente ad Arthur di apprendere e potenziare una varietà di incantesimi e abilità magiche passive e attive. Questo albero delle skill e i poteri speciali che esso ha da offrire possono essere attivati attraverso le fate che si raccoglieranno lungo le missioni, ovviamente più creature si cattureranno e più sarà possibile attivare abilità potenti e utili. A livello di giocabilità, come dicevamo prima, Ghosts‘n Goblins Resurrection non si distacca dagli stilemi della serie: Sir Arthur si imbarcherà in un viaggio per salvare al sua amata che è stata rapita da un demone, per compiere la sua difficile missione dovrà affrontare una serie di livelli bidimensionali che mischiano meccaniche da Run‘n’ Gun a elementi del genere platform. A scuotere questa formula molto in voga negli arcade degli anni ’80, interviene un elevato livello di difficoltà che permea l’intero gioco e che, come nei capitoli originali, risiede in un’artificiosa alchimia fra i movimenti volutamente limitati di Sir Arthur e il reiterato incedere dei nemici all’interno dei livelli. Arthur potrà affrontare le orde demoniache lanciando, in quattro direzioni diverse, un differente quantitativo di armi. Che siano lance, fiaschette infiammabili, coltelli o frecce, ognuna delle armi presenti in Ghosts‘n Goblins Resurrection avrà una portata,
una velocità e una direzione specifica, richiedendo al giocatore di cambiare approccio offensivo per contrastare i nemici presenti a schermo. Arthur disporrà inoltre di un’armatura a piastre che si disassemblerà ogniqualvolta verrà colpito. Una volta rimasto letteralmente in mutande, basterà un solo danno per mandare a miglior vita il coraggioso cavaliere. L’elemento che rende l’intera esperienza di Ghosts‘n Goblins Resurrection così complessa, risiede nel moveset volutamente pesante di Sir Arthur, in grado di rendere anche il più semplice salto fra due piattaforme, una sfida con la morte. Il cavaliere, infatti, si muove molto più lentamente dei suoi nemici, obbligando il giocatore a preferire un approccio offensivo rispetto a un marciare più spedito all’interno dei vari livelli. I salti di Arthur si percepiscono sempre pesanti e vincolati all’input deciso dal giocatore. Saltare sul posto non prevede alcuna correzione nella traiettoria così come lo spostarsi lateralmente in aria richiedera tempistiche precise onde evitare spiacevoli risultati. Oltre a queste artificiali limitazioni, ogni colpo accusato da Arthur lo farà retrocedere di qualche centimetro senza possibilità di recupero, rendendo ancora più complesse alcune parti maggiormente orientate al platforming. Il risultato finale è un Run‘n’ Gun frenetico e punitivo che non perdona nessun errore da parte del giocatore, richiedendo a quest’ultimo un’enorme concentrazione per evitare di incappare in spiacevoli, e costanti, morti. A inspessire l’impianto ludico intervengono tutta una serie di segreti, sfide secondarie e rimandi al passato che aumentano la longevità di Ghosts‘n Goblins Resurrection, offrendo al giocatore molteplici ragioni per ripercorrere i vari livelli. Definire una tempistica precisa per il completamento di una run del gioco è alquanto difficile in quanto sono molteplici i fattori in campo: capacità del giocatore, livello di difficoltà selezionato, volontà di approfondire gli stage secondari e così via, quello che possiamo dirvi che e che noi abbiamo portato a termine tutti gli stage disponibili in otto
ore a livello di difficoltà intermedio. Una durata più che soddisfacente per una produzione di questo tipo. In termini tecnico-artistici non si può far altro che elogiare Ghosts‘n Goblins Resurrection. Il gioco, infatti, richiama i libri di fiabe pop-up e da quelle figure di cartone dai movimenti netti e rigidi, ci erge un comparto artistico che riesce a restituire sensazioni analoghe a quelle degli sprite animati dell’epoca. Ottima anche la rivisitazione dei brani originali, che in Ghosts‘n Goblins Resurrection vengono riproposti orchestrati in maniera convincente e con arrangiamenti meno ridondanti degli originali. In termini prestazionali nulla da eccepire, il RE Engine di Capcom si mostra ancora una volta un motore versatile che riesce ad adattarsi a molteplici situazioni e tipologie di produzione. La versione per Xbox (da noi testata su Xbox Series X) di Ghosts‘n Goblins Resurrection, offre una risoluzione in 4K upscalati e un framerate ancorato a 60fps, che non mostra mai tentennamenti. L’input dei comandi è sempre preciso, con una risposta immediata e nessun lag. Cosa ancora più gradita è che Ghosts‘n Goblins Resurrection è completamente localizzato in italiano anche se non presenta alcuna linea di dialogo recitata. Tirando le somme, quest’ultimo capitolo della saga rappresenta un piccolo sogno per chi ha vissuto l’epoca d’oro della saga, ma è senza dubbio una bella sfida per i giocatori più giovani. A nostro avviso chiunque dovrebbe giocare a Ghost’n Goblins Resurrection. Lasciarselo sfuggire è un gran peccato. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 8 Sonoro: 9 Gameplay: 8,5 Longevità: 8,5 VOTO FINALE: 8,5
Francesco Pellegrino Lise Call of Duty Black Ops e Warzone, la guerra continua nella season 4 Dopo l’estrazione di Adler da parte di Frank Woods il 10 giugno 1984, Stitch, Wraith e Knight, gli agenti di Perseus, si sono riuniti in una località top secret per discutere della nuova missione. La missione di salvataggio della CIA è stata più veloce del previsto e i loro satelliti disturbano le trasmissioni di Perseus, interrompendo il grande esperimento di Stitch sulle “cavie” di Verdansk. Ma Perseus ha un altro asso nella manica e un altro agente è pronto a fare la prossima mossa in questa partita a scacchi per il dominio del mondo. Vediamo questo agente, un minaccioso aggressore dal volto di metallo, fare irruzione in una stazione terrestre
della CIA in Sudafrica il 26 giugno 1984. Raggiunge la sala di controllo, dove prende in ostaggio uno specialista dei satelliti e telefona a Stitch, che dà istruzioni all’ostaggio per far cadere due satelliti della CIA in punti precisi di Verdansk e dell’Algeria. Mentre i satelliti precipitano verso la Terra, l’agente mascherato di Perseus strangola la sua vittima, eliminando ogni questione nella scalata di Perseus verso il dominio del mondo. Il giorno dopo, uno dei satelliti è precipitato nel bel mezzo del deserto algerino. Una squadra NATO guidata dalla CIA si trova sul posto per valutare i danni, neutralizzare ogni ostilità e ottenere informazioni dal satellite. A capo di questa task force c’è Adler in persona, dopo settimane di riabilitazione. Nonostante abbia passato numerosi test riguardo alla propria salute fisica e mentale, alla vista del satellite qualcosa scatta nella testa di Adler. Ignorando i suoi compagni, si lancia rovinosamente all’attacco, eliminando chiunque si metta sul suo cammino per recuperare una codifica dal satellite. Dopo essere stato messo in discussione per il suo comportamento, diventa ancora più aggressivo nei confronti dei suoi alleati. “Non capisci la guerra che stiamo combattendo, vero?” Risponde Adler a una recluta egiziana. Questi non sono che i preparativi per una nuova guerra in arrivo direttamente dall’orbita nella Stagione 4 di Black Ops Cold War e Warzone, che ha avuto inizio il 17 giugno in tutto il mondo ed è pronta a offrire tutta una serie di nuovi incredibili contenuti. Come sempre, il contenuto della quarta stagione è suddiviso in tre diverse aree: Warzone, Black Ops Cold War e Zombies. Ogni area è rappresentata di seguito con le sue varie aggiunte per la Stagione 4. Per quanto riguarda il battle royale, Warzone, è presente l’aggiornamento della mappa con i Siti di schianto dei satelliti, l’aggiunta delle Porte Rosse, ovvero il nuovo sistema di rifornimento e trasporto rapido sulla mappa. Aggiunte le modalità di gioco: Verdansk Resurgence Mini, Payload (nel corso della stagione). Lanciato il nuovo Gulag ispirato alla parte centrale della famosa mappa Hijacked.
Inoltre è stato inserito un nuovo veicolo, ossia la moto da cross. Per quello che concerne Black Ops Cold War e il suo Multiplayer, sono presenti le nuove mappe: Collateral (6v6, 12v12), Hijacked (6v6), Amsterdam (2v2, 3v3) e Rush (6v6) (in arrivo durante la stagione). Aggiunta inoltre la serie di uccisioni “Cannone portatile”. Nel corso della stagione ci saranno tre nuovi operatori: Jackal (presente fin dall’inizio), Salah (durante la stagione), Weaver (durante la stagione). Introdotte anche alcune nuove armi: C58 (fucile d’assalto), sparachiodi (speciale), MG 82 (mitragliatrice di supporto), OTS 9 (mitraglietta che sarà introdotta durante la season) e la mazza (arma corpo a corpo introdotta entro la fine della stagione. Per quanto concerne la modalità zombie invece, è presente una nuova zona per la modalità epidemia chiamata Zoo, in arrivo la nuova mappa “Mauer Der Toten” e in arrivo anche una nuova Quest chiamata “Operation Excision”. Come sempre, le nuove armi e gli operatori presenti nel multiplayer arriveranno anche in Warzone. I fan possono sbloccare le armi e gli operatori tramite il Battle Pass della Stagione 4 o acquistarli tramite i bundle nello Store. Per i giocatori che vogliono essere generosi in questa stagione, ora hanno la possibilità di regalare ad altri giocatori il Battle Pass. Insomma, anche in quest’ultima stagione le novità sono davvero moltissime e il titolo verrà letteralmente ricoperto di nuovi e bellissimi contenuti. Francesco pellegrino Lise Necromunda: Hired Gun, l’Fps
ambientato nell’universo di Warhammer 40K Necromunda: Hired Gun trasporta i giocatori sull’omonimo pianeta-formicaio dell’universo di Warhammer 40K, mettendoli nei panni di un anonimo cacciatore di taglie in cerca di vendetta. Dopo aver rischiato la vita nel corso di una missione molto pericolosa, si viene tratti in salvo dal famoso cacciatore di taglie Kal Jericho e condotti a Martyr’s End, un piccolo rifugio in cui vari avventurieri trovano riparo dal pericolo costante che questo pianeta porta con sé. Necromunda è infatti un pianeta in cui non esiste alcun tipo di regola scritta o legge, dove alcuni malcapitati vengono ridotti in schiavitù fino a diventare dei veri e propri ingranaggi di oscuri macchinari e dove la gilda dei Mercanti fa affari di ogni tipo con i vari clan che abitano queste lande desolate. In questo magnifico scenario caotico si muove il protagonista, accompagnato dal suo fedele mastino alla ricerca di Silver Talon, un criminale che è il bersaglio principale della Gilda e dello stesso Jericho. La trama purtroppo non è certamente il punto forte di questo gioco, nonostante possa far leva sul
vastissimo universo ideato da Games Workshop, ma il titolo fortunatamente offre alcune buone qualità da non sottovalutare. Andiamole a scoprire. Una volta lanciato il titolo e dopo aver creato il proprio personaggio scegliendo l’aspetto tra una delle non tantissime opzioni predefinite a disposizione, ci si ritroverà a Martyr’s End, area che rappresenta il campo base. Qui sono presenti alcuni venditori, un particolare medico che si occuperà dei potenziamenti e di quelli destinati al mastino, edun vero e proprio tabellone dal quale poter lanciare le varie missioni che il gioco offre. Necromunda: Hired Gun non ha alcuna velleità Open World, ma piuttosto si affida al classico schema suddiviso in livelli: una volta scelta la missione da affrontare si verrà trasportati nella zona preposta, per poi tornare a Martyr’s End una volta completato il compito. Necromunda: Hired Gun è un’esperienza completamente single player, composta dalle 13 missioni della campagna principale che necessiteranno di circa 7/ 8 ore al livello intermedio per essere completate, oltre ad una nutrita selezione di missioni secondarie casuali suddivise in classi di difficoltà crescente. Queste non aggiungono però nulla alla lore del gioco, limitandosi a buttare il giocatore nella mischia in arene ambientate solitamente in parti già affrontate nella campagna e rivelandosi utili principalmente per recuperare crediti e loot che saranno d’aiuto nel corso della storia principale. I nemici del protagonista sono i tre principali clan che dominano i bassifondi di questo desolato pianeta: gli Orlock, un clan di industriali che sfrutta armi standard, le Escher, donne guerriere capaci di teletrasportarsi e di colpire con attacchi magici, ed infine i Goliath, dei veri e propri bestioni corazzati dotati di armi pesanti e martelli enormi. Oltre a questi si verrà in contatto anche con dei particolari Troll e dei piccoli mech corazzati che metteranno alla prova i riflessi di chi si trova dinanzi lo schermo. Il gameplay offerto da Necromunda: Hired Gun cerca di riproporre quello che si è già visto in giochi come Doom,
alternando fasi esplorative tra i labirintici livelli di gioco, in cerca di casse sempre ben nascoste che garantiscono loot di buon livello e crediti, a fasi da Arena Shooter in cui farsi largo tra vere e proprie orde di nemici, accompagnati da musica metal in sottofondo. Per farlo il proprio alter ego virtuale è dotato di vari innesti cibernetici che ci offrono una serie di aggiornamenti cybernetici che spaziano dal doppio salto allo scatto in volo, arrivando a poteri speciali che ci permettono di far letteralmente esplodere i nemici tramite delle sfere di energia, oppure tramite attacchi che consentono di teletrasportarsi alle loro spalle per poi sferrare potenti colpi ad area che coinvolgono chiunque sia all’interno del raggio d’azione. Sempre seguendo la strada tracciata da altri giochi, si avrà la possibilità di compiere le classiche esecuzioni corpo o corpo che devasteranno il nemico di turno e che serviranno a rifornire il giocatore di punti vita, aspetto da non sottovalutare visto che per ogni missione si hanno a disposizione un massimo di tre medikit e di altrettanti Stim, delle fiale che permettono di ritornare in vita non appena veniamo uccisi. Come già accennato, il giocatore sarà accompagnato dal proprio fedele mastino potenziabile a sua volta con diversi innesti cibernetici, che si renderà utile sbarazzandosi delle orde di nemici, oltre che ad indicare la loro esatta posizione sulla mappa. Necromunda: Hired Gun presenta anche una componente da looter shooter, seppur in maniera piuttosto abbozzata. Proseguendo nelle missioni si potranno raccogliere varie bocche da fuoco che, come da tradizione, sono suddivise in livelli a seconda della loro rarità, da quelle grigie che sono le armi di base, passando per le azzurre, poi le viola ed infine le armi dorate che, ovviamente, rappresenteranno il meglio che il gioco può offrirci. Oltre al proprio arsenale si potranno recuperare anche corazze, manufatti tecnologici e portafortuna che andranno a migliorare le statistiche del personaggio o la probabilità di raccogliere loot e bottino di migliore qualità. Al termine di ogni missione ci sarà un vero e proprio debriefing con tanto di valutazione finale in cui poter
decidere quali armi tenere nel proprio inventario, per poi vendere tutte le rimanenti recuperando i sempre utili crediti. L’aspetto migliore di Necromunda: Hired Gun è senza dubbio la grande possibilità di personalizzazione del protagonista tramite gli innesti cibernetici che il gioco offre. Spendendo i crediti ci si può potenziare notevolmente andando a migliorare, oltre alla capacità di fuoco, anche l’agilità, per muoversi più velocemente nel bel mezzo dei furiosi scontri che il gioco offre di continuo grazie a salti, doppi salti, scatti ed anche all’utilissimo rampino. Questo, unito alle varie abilità a disposizione, al buon numero di armi disponibili ed anche alle particolari capacità del mastino, rende questo gioco godibile e divertente. Passiamo adesso alle dolenti note: Necromunda: Hired Gun risulta ottimizzato per la next-gen, ma dopo averlo giocato su Xbox Series X l’unica domanda che ci siamo fatti è come sia possibile dichiarare un gioco in queste condizioni come ottimizzato. Il frame-rate è la prima cosa che colpisce in maniera negativa. Il gioco offre la possibilità di utilizzare un piccolo contatore di fps direttamente su schermo, cosa che, di primo impatto, ci ha fatto pensare ad un framerate stabile, vista l’ostentazione di tanta sicurezza. Invece la situazione è semplicemente disastrosa. Nonostante questo contatore indichi sempre valori tra i 58 ed i 60 frame per secondo, il risultato finale è tremendo. Non appena si gira la visuale tutto procede a microscatti offrendo un quadro tremendo, specialmente se si pensa alle potenzialità delle console di nuova generazione e alla frenesia che un gioco come questo porta con sé. La situazione non migliora dal punto di vista della definizione, con un gran numero di textures non proprio brillanti, per non parlare del fortissimo riciclo di assets che rende i vari stage monotoni e spesso anche monocromatici, con una predominanza del rosso davvero fastidiosa. Inutile aggiungere che anche il character design lascia molto a desiderare, con nemici sempre uguali e con la ciliegina sulla torta rappresentata dai volti dei particolari Troll che a
volte si incontrano nel gioco: totalmente inespressivi. Non si salvano da questo scempio nemmeno le cruente esecuzioni, create talmente male da risultare a volte incomprensibili, per non parlare dei piccoli glitch che le contraddistinguono. Alla domanda: possono le sorti di Necromunda: Hired Gun risollevarsi grazie ad un intelligente level design capace di sfruttare le grandi capacità dinamiche del personaggio? La risposta, ahimé è: certo che no, visto che i livelli sono realizzati in maniera caotica e che ci è capitato spesso di perdere completamente l’orientamento. Se nelle prime missioni il gioco offriva il classico segnale su schermo per orientarsi, ad un certo punto questo piccolo aiuto è scomparso e trovare la strada giusta in mezzo a strutture sempre uguali che tendono a ripetersi fino all’infinito non è stato facile. Chiude il quadro la prevedibile sequenza di bug e glitch assortiti che ci hanno portato in diverse occasioni a crash totali del gioco che ci hanno portato nella home page della console senza alcun motivo apparente. Ovviamente risulta completamente assente il supporto al’HDR. Che dire? Questo Necromunda: Hired Gun poteva rivelarsi un ottimo titolo per tutti gli amanti dell’universo di Warhammer 40K, invece per il 70 per cento del gioco ci siamo trovati dinanzi a un piccolo disastro. Non resta che sperare in qualche patch correttiva e soprattutto che in futuro non si incappi in errori del genere che finiscono solo con il minare una produzione di base buona. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 6 Sonoro: 6,5 Gameplay: 5,5 Longevità: 5,5 VOTO FINALE: 6 Francesco Pellegrino Lise
Xbox & Bethesda Games Showcase, svelati 30 nuovi titoli In occasione dell’attesissimo Xbox & Bethesda Games Showcase, Xbox ha offerto un nuovo sguardo al futuro del gaming, mostrando 30 titoli, 27 dei quali arriveranno su Xbox Game Pass. Le novità svelate fanno parte dell’impegno dell’azienda – già espresso qualche giorno fa – nel costruire la lineup di videogiochi più importante, più variegata e della migliore qualità al mondo. Qui sotto potete trovare l’intero video della conferenza. Di seguito un recap dei principali annunci: I contenuti sono stati i principali protagonisti dell’Xbox & Bethesda Games Showcase, durante il quale sono stati mostrati nuovissimi titoli: dai giochi blockbuster tripla A fino ad
arrivare ai capolavori indie. Sono stati mostrati 30 titoli, 27 dei quali in arrivo su Xbox Game Pass. Ogni singolo titolo per console mostrato durante l’evento è stato ottimizzato per Xbox Series X e Series S, al fine di offrire performance, velocità e feature next-gen. Xbox ha inoltre annunciato che, a partire da adesso fino alla fine dell’anno, verranno rilasciati nuovi giochi ogni mese, disponibili su Xbox Game Pass a partire dal Day One, tra cui cinque nuovi titoli degli Xbox Games Studios: – Halo Infinite, in arrivo entro la fine dell’anno, includerà per la prima volta nella sua leggendaria storia il multiplayer free-to-play, con l’opportunità di creare la più grande community di Halo mai esistita. – Forza Horizon 5, disponibile dal 9 novembre, è uno spettacolo next-gen vivace e presenta l’open world più ampio e variegato di sempre nella storia del franchise Forza Horizon, grazie alla potenza di Xbox Series X. – Age of Empires IV, il prossimo sequel dell’amata serie di strategia per PC, arriverà il 28 ottobre. – Psychonauts 2, il seguito della classica commedia videoludica di culto del 2005, sviluppata dal premiato team di Double Fine Productions, sarà disponibile dal 25 agosto. – Sea of Thieves: A Pirate’s Life, un’avventura epica originale che porta i Pirati dei Caraibi all’interno di Sea of Thieves come aggiornamento gratuito, sarà giocabile a partire dal 22 giugno. È stato inoltre annunciato che sia Starfield sia Redfall saranno esclusive per le console Xbox. Starfield, l’attesissimo RPG di Bethesda Game Studios sarà lanciato l’11 novembre 2022, mentre Redfall, uno sparatutto cooperativo nato dalle menti creative di Arkane Austin, è previsto per la prossima estate. Entrambi i titoli saranno esclusive Xbox Series X|S e PC. Infine, Xbox ha svelato una gamma di
attesissimi e amati giochi che verranno inclusi all’interno di Xbox Game Pass, tra cui: Back 4 Blood, Hades, Among Us, Yakuza Like a Dragon (l’intera saga principale è ora disponibile su Xbox Game Pass) e S.T.A.L.K.E.R. 2 (su PC). Francesco Pellegrino Lise Voilà, i selfie diventano personaggi Disney con un’app Grande successo per Voilà, una nuova applicazione per iOS e Android dedicata agli amanti delle foto e dell’universo Disney. Sfruttando l’intelligenza artificiale applicata alle foto, il software trasforma ogni tipologia di selfie in un cartoon in stile Disney. Meglio conosciuta come “Voilà AI Artist Cartoon Photo”, l’app è stata realizzato dalla società Wemagine.AI, con la volontà di permettere a tutti di calarsi nei panni di un personaggio Disney Pixar, in maniera gratuita. Una volta ottenuta l’immagine, questa può essere postata sui social o utilizzata come avatar su tante piattaforme. Ci sono dei limiti: l’app non consente più volti per rendering, come la foto di una coppia, e non riconosce le foto di animali. A
pochi giorni dalla pubblicazione, sono oltre 30.000 le recensioni su Google Play e Voilà è balzata nella Top 20 nella sezione “Foto e video” su App Store. Ma come accaduto già per app simili, come FaceApp che trasforma i volti delle persone tramite IA, anche nel caso di Voilà si è palesato qualche dubbio sulla privacy. L’app richiede agli utenti di caricare un selfie o un ritratto, in modo che il viso venga rilevato dall’algoritmo e trasformato in una selezione di quattro diversi rendering animati. Secondo un’analisi dei termini di utilizzo, effettuata dalla società di sicurezza Kaspersky, una clausola afferma che le foto utilizzate nell’app diventano di proprietà dell’azienda, che potrebbe utilizzarle anche per altri scopi. La stessa Kaspersky ha però affermato che, ad oggi, Voilà risulta affidabile perché non mostra comportamenti sospetti nell’invio di informazioni verso server di terze parti. F.P.L. Capcom Arcade Stadium, la sala giochi rivive su Pc e console
Capcom Arcade Stadium è ora disponibile per il download gratis anche su PlayStation, PC (via Steam) e Xbox, dopo aver debuttato lo scorso inverno in anteprima su Nintendo Switch. Questa raccolta include giochi Capcom degli anni ’80 e ’90 come Super Street Fighter 2 Turbo, Strider, Commando, Section Z, Mega Twins, Warriors of Fate, Final Fight, Forgotten Worlds o Bionic Commando, in vendita in tre diversi pacchetti da dieci giochi ciascuno o tutti insieme in un mega bundle che include 32 giochi, tra cui 1943 e Ghost n Goblins, non inclusi nei tre pacchetti scaricabili. Ogni gioco incluso in Capcom Arcade Stadium comprende una varietà di opzioni aggiuntive come velocità, livello di difficoltà, impostazioni di visualizzazioni e funzione rewind per riavvolgere il tempo, oltre a filtri e cornici per una grande varietà di cabinati arcade visualizzati in 3D.La casa di Osaka ha annunciato inoltre che Capcom Arcade Stadium si espanderà in futuro con ulteriori classici arcade che hanno fatto la storia della compagnia. La caratteristica portante di Capcom Arcade Stadium è la sua presentazione grafica, che intende emulare una vera sala giochi. I titoli della raccolta sono organizzati in cabinati 3D tra cui scegliere tramite menu, e per iniziare una partita è stato mantenuto il gesto dell’inserire il gettone;
un orpello puramente formale, ma d’atmosfera. Una volta selezionato il gioco è persino possibile giocarci mantenendo una visuale “esterna” allo schermo, ovvero guardando effettivamente il cabinato virtuale con lo schermo inclinato che riproduce il gioco, mentre ai lati è possibile scorgere gli altri cabinati. Una possibilità visiva d’effetto, anche se la dimensione ovviamente ridotta dello schermo molto probabilmente vi farà optare per la visualizzazione a schermo intero. Sempre in virtù dell’emulazione nostalgica, è possibile applicare una serie di filtri grafici come la curvatura dello schermo e le linee orizzontali tipiche del tubo catodico, o lo smussamento dei pixel. Sono presenti anche diversi contorni per la visualizzazione a 4:3, skin per il cabinato e persino la possibilità di cambiare l’orientamento dello schermo. Come vi abbiamo già accennato, scaricare il software base di Capcom Arcade Stadium è gratuito per chiunque e include lo shooter a scorrimento verticale “1943“. Senza essere costretti a scaricare l’intera collection, i giocatori possono aggiungere a piacimento tre pacchetti da 10 giochi dal costo di 14,99 € euro ciascuno, o scegliere di acquistarli in blocco a 39,99 euro. Questi sono i titoli di ciascun pacchetto: L’alba degli Arcade (’84-’88): Vulgus, Pirate Ship Higemaru, 1942, Commando, Section Z, Tatakai no Banka, Legendary Wings, Bionic, Commando, Forgotten Worlds, Ghouls ‘n Ghosts. La rivoluzione degli Arcade (’89-’92): Strider, Dynasty Wars, Final Fight, 1941: Counter Attack, Senjo no Okami II, Mega Twins, Carrier Air Wing, Street Fighter II: The World Warrior, Captain Commando, Varth: Operation Thunderstorm. L’evoluzione degli Arcade (’92-’01): Warriors of Fate, Street Fighter II: Hyper Fighting, Super Street Fighter II Turbo, Powered Gear: Strategic Variant Armor Equipment, Cyberbots: Fullmetal Madness, 19XX: The War Against Destiny, Battle Circuit, Giga Wing, 1944 The Loop Master, Progear. Aggiungendo Ghosts ‘n Goblins, venduto separatamente, si arriva a 32 titoli. Molte assenze importanti sono dovute a motivi di copyright, ad
esempio i Dungeons & Dragons, Marvel Vs Capcom, The Punisher, Cadillacs and Dinosaurs, Alien Vs Predator ecc. A parte questi, spiace notare la mancanza di diversi altri giochi che avrebbero fatto un figurone in questa raccolta, come Darkstalkers, The King of Dragons, Super Puzzle Fighter II Turbo, Red Earth… Questo a fronte di ben tre versioni di Street Fighter II e al fatto che in questa selezione ci sono ben cinque titoli dei sette già presenti in Capcom Beat ‘Em Up Bundle. Il che non avrebbe costituito un problema se ci fosse stata la possibilità di acquistare i giochi singolarmente, anche se la formula a pacchetti è comunque un passo avanti rispetto al passato. In generale c’è da dire che la qualità e la varietà dei titoli presenti è sicuramente apprezzabile, così come l’inclusione di perle meno conosciute come Cyberbots: Full Metal Madness e Powered Gear (Armored Warriors). L’effettiva presa dei giochi dipenderà ovviamente dai gusti di ciascun giocatore. I retro game sono notoriamente molto più difficili degli attuali videogames. In particolare quelli da sala giochi erano calibrati in modo tale da non essere impossibili, ma abbastanza difficili da far spendere più monete possibili. Ciò ormai lo sanno tutti e lo sa anche Capcom, che ha inserito un’enorme quantità di opzioni a seconda di che tipo di giocatori si è e in che modo ci si vuole divertire. C’è spazio veramente per tutti. Se si vuole semplicemente godersi un gioco in modo rilassato, magari perché lo si sta provando per la prima volta, si può (oltre ovviamente ad avere un numero illimitato di “Continue“) abbassare la difficoltà e usare una feature di Riavvolgimento, che permette di “tornare indietro nel tempo” per correggere un errore di percorso. E’ inoltre possibile salvare la partita in qualsiasi momento. Se invece si è un giocatore navigato che desidera mettersi alla prova, non solo ci si può imbarcare nelle modalità A Tempo e A Punti mettendosi in competizione con altri giocatori nelle classifiche mondiali, ma Capcom ha pianificato un calendario di sfide con parametri e limiti particolari, che reclameranno
ogni fibra della propria abilità. Completano il pacchetto degli utili manuali di gioco che spiegano nel dettaglio gli elementi e le dinamiche di ciascun titolo, le prevedibili ma sempre divertentissime modalità multiplayer (competitive o cooperative, a seconda del titolo) e un sistema di punti globali chiamati CASPO (Capcom Arcade Stadium Points) che permettono di sbloccare alcuni elementi per la personalizzazione grafica. Anche se il focus di Capcom Arcade Stadium è chiaramente rivolto a rievocare le atmosfere e il senso di competitività delle sale giochi, ci spiace non aver trovato al suo interno dei contenuti extra che avrebbero sicuramente fatto la gioia dei fan. Artwork, colonne sonore, interviste, curiosità ecc… ci sarebbe stato molto da poter inserire per arricchire questa raccolta di un valore enciclopedico aggiunto. In ogni caso, a nostro avviso, questo titolo, vista anche la promessa da parte di Capcom riguardo a future espansioni, rimane una vera e propria chicca per tutti quei giocatori che hanno amato le sale giochi durante il loro periodo d’oro, ma rappresenta anche un’ottima occasione per far avvicinare le nuove generazioni a quel mondo che è servito da trampolino di lancio per gli attuali videogames. Il nostro consiglio: acquistatelo nella forma completa e godetevelo gioco dopo gioco in tutta la sua bellezza. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 8 Sonoro: 8,5 Gameplay: 8,5 Longevità: 9 VOTO FINALE: 8,5 Francesco Pellegrino Lise
Workspace apre a chiunque abbia un account Google Google ha annunciato una serie di aggiornamenti che portano a tutti l’esperienza di Google Workspace, una soluzione unica e integrata per la comunicazione e la collaborazione. Workspace, per chi non lo sapesse, è stato originariamente pensato per la digitalizzazione del lavoro ma vista la tendenza crescente ad utilizzare soluzioni remote anche per la formazione e gli hobby, il colosso americano ha pensato di aprire a chiunque abbia un account Google le opportunità offerte dalla piattaforma. Oltre alla novità Workspace, l’azienda ha svelato l’evoluzione delle Rooms di Google Chat in Spaces; una nuova modalità di abbonamento individuale, con funzioni extra, per Google Workspace Individual; aggiornamenti di sicurezza e privacy in varie app. In modo particolare, la crittografia lato client aiuterà gli utenti ad aumentare la riservatezza
dei propri dati, affrontando al contempo una serie di esigenze di sovranità dei dati e compliance. Questo autunno, le opzioni di sicurezza saranno lanciate su Google Meet all’interno delle riunioni. Le regole Trust per Drive renderanno più semplice controllare il modo in cui i file possono essere condivisi all’interno e all’esterno di un’organizzazione mentre le etichette per Drive serviranno a classificare i file e ad applicare controlli in base al livello di sensibilità. In arrivo anche maggiori protezioni contro phishing e malware per salvaguardare da minacce ed errori degli utenti. “La collaborazione non si ferma al luogo di lavoro. Fin dall’inizio, i nostri prodotti sono stati ottimizzati per permettere maggiore partecipazione e condivisione” ha affermato Javier Soltero, Vice President e General Manager di Google Workspace. “Il nostro focus è offrire a utenti finali, lavoratori, insegnanti e studenti un equo approccio agli strumenti digitali”. F.P.L. Resident Evil Village, l’ottavo capitolo della saga horror di Capcom è finalmente arrivato
Resident Evil Village è l’ottavo capitolo della serie survival horror per eccellenza. Il titolo è disponibile su Pc ma anche sulle console di casa Microsoft e Sony. Dopo lo straordinario successo del suo predecessore (qui la nostra recensione di Resident Evil VII) Capcom rilancia con il seguito della saga che migliora ulteriormente la formula proposta nel precedente capitolo. Questo nuovo capitolo cerca di rivoluzionare ulteriormente il gioco per creare un ibrido perfetto tra quel capolavoro di Resident Evil 4 ed il nuovo corso della serie. Chiunque abbia giocato a Resident Evil 7 sa bene che la famiglia Winters ne ha viste di cotte e di crude: mani mozzate, torture inverosimili e una miriade di letali abomini. Ethan Winters però riesce nell’intento di salvare sua moglie Mia, e con l’aiuto di Chris Redfield vengono mandati in Europa dell’Est per ricominciare una nuova vita. Ethan è provato da ciò che ha vissuto nella casa dei Baker, e spesso vorrebbe parlarne con sua moglie Mia, che invece tenta di smorzare il discorso per evitare che brutti ricordi possano rovinare la serenità ritrovata. Nonostante il loro rapporto sia spesso messo alla prova da ciò che è accaduto, i due si amano davvero e mettono al mondo la piccola Rose, una figlia tanto desiderata capace di rendere la loro vita molto più bella. La famiglia Winters, quindi, vive completamente fuori dal mondo,
allontanata da qualsiasi forma di civiltà e tenuta sotto stretto controllo dalla BSAA (Bioterrorism Security Assessment Alliance), dove si trova anche Chris Redfield. La società segreta sta lavorando per le Nazioni Unite con lo scopo di nascondere le prove della muffa batteriologica e della composizione delle bio-armi, oltre che sorvegliare le mosse di un’altra società intenta a recuperare e sfruttare il potere della muffa. Nel mondo, quindi, nessuno sa dei Baker o di ciò che è successo in quella casa, ma soltanto che c’è stata una fuga di gas tossico prodotto da alcune piante nella foresta vicina, causando la morte della famiglia Baker e di altri che si trovavano nei paraggi. Sembrava andare tutto bene in casa Winters, ma una sera qualcuno irrompe in casa e porta distruzione e dolore: Ethan è sconvolto da ciò che è successo, ma l’entrata in uno strano villaggio gli darà risposte ad innumerevoli domande. La trama di Resident Evil Village s’infittisce all’interno di questo agglomerato di case che non colpisce di certo per originalità: basta aver visto pellicole come The Village o anche aver giocato Resident Evil 4 per capire che l’idea alla base è quella di creare un’atmosfera surreale. Il villaggio è un perfetto secondo protagonista di Resident Evil Village, esattamente come lo era la casa dei Baker, ed ospita un enorme castello gotico dalle torri altissime, ma non mancano anche una foresta fitta di alberi e altri luoghi misteriosi: tutti posti che bisognerà esplorare e conoscere per proseguire nella storia, scoprendo un po’ alla volta il velo di mistero che copre la storia. La prima cosa che salta all’occhio è il fantastico world design del titolo, che risulta perfettamente bilanciato, lavorato con una notevole cura per i dettagli e impreziosito di piccoli riferimenti che rendono ogni singola zona ben identificabile: raramente infatti ci si perderà tra le varie stradine o vicoletti, sia perché è presente una mappa che indica l’esatta posizione in cui ci si trova, sia perché il design delle ambientazioni è pensato per far sì che ogni luogo diventi familiare in poco
tempo. Ancora meglio quando si entra nel castello Dimitrescu, dove si fa la conoscenza della seducente quanto pericolosa Lady Dimitrescu e delle sue tre figlie. Il castello è arredato in maniera impeccabile e gioca molto con le luci e i riflessi: qui il ray-tracing, sulle console di nuova generazione, dona una marcia in più all’intera produzione rendendo gli ambienti di gioco estremamente belli da vedere. Di grande pregio anche il doppiaggio in lingua italiana, unica pecca alcune frasi del protagonista durante i momenti più concitati che a volte appaiono fuori contesto e fanno sorridere. Con Resident Evil Village, dal punto di vista estetico Capcom ha lavorato benissimo e ha cercato di prendere il meglio di Resident Evil 7 per inserirlo in un’idea più vicina a Resident Evil 4. L’ibrido tra i due è decisamente voluto e bastano davvero pochi minuti per rendersi conto di trovarsi in una formula che riprende idee del passato per ammodernarle al meglio. Altro parallelo con RE4 è rappresentato dalla presenza costante del Duca, un venditore misterioso che ricorda il mercante mascherato conosciuto da Leon. S Kennedy nel quarto capitolo della saga. Lungo le strade che bisognerà percorrere per completare l’avventura si trovano spesso delle casse da distruggere che contengono munizioni o altri elementi per la fabbricazione di nuovi strumenti, esattamente come accadeva in passato, ma non mancano anche oggetti utili alla risoluzione di enigmi ambientali o per ottenere ricche ricompense. Insomma, senza dilungarsi troppo, Resident Evil Village omaggia Resident Evil 4 con innumerevoli richiami, sia in termini di atmosfera che in termini di gameplay, e riuscirà a sorprendervi diverse volte, costituendo al contempo una grossa rivoluzione rispetto al precedente titolo della serie nonostante ne recuperi molti elementi. Per quanto riguarda il combattimento, Resident Evil Village mantiene intatte le meccaniche introdotte con il suo predecessore senza apportare sostanziali modifiche. Il sistema di mira è volutamente instabile e traballante per rendere le operazioni di puntamento difficili da eseguire e incrementare il senso di tensione derivante dagli scontri anche coi nemici più comuni.
C’è un tasto dedicato alla guardia che può essere utilizzata per assorbire una parte dei danni in arrivo, uno rapido per utilizzare gli oggetti di cura e i quattro direzionali a cui è possibile assegnare le armi per passare da una all’altra con estrema facilità. Come se non bastasse, gli sviluppatori hanno deciso di automatizzare alcuni movimenti come il superamento degli ostacoli o la rottura di vasi e casse. Si tratta, in buona sostanza, di una formula ideata con l’obiettivo di mantenere fluida l’azione di senza essere costretti a spezzarne il ritmo per accedere continuamente all’inventario. Quest’ultimo viene gestito in modo analogo a quello di Resident Evil 4: una valigetta da riorganizzare manualmente per assicurarsi di avere sempre spazio per portare con sé armi, strumenti e accessori utili alla sopravvivenza. Gli scontri coi boss, dal canto loro, sono tra i più cinematografici di sempre e, per quanto siano sempre abbastanza semplici e di facile lettura, riescono a regalare momenti alquanto ispirati, sia dal punto di vista artistico che da quello del puro gameplay. Davvero niente male. Detto questo però veniamo ai lati negativi. Resident Evil Village, infatti, non è assolutamente esente da difetti. Tali mancanze fanno storcere il naso ai fan più incalliti del brand mentre chi si è avvicinato alla serie dal settimo capitolo potrebbe non notarle. Iniziamo col dire che in quest’ultimo capitolo i rompicapo sono a dir poco elementari, infatti la soluzione sarà nel 90 per cento delle volte nella stessa stanza in cui ci si trova. Davvero un duro colpo per chi era abituato ad avere a che fare con i capitoli che hanno reso celebre la serie. Altro punto a sfavore è l’incredibile quantita di oggetti e di armi che si possono trovare. Nel corso della nostra prova infatti non abbiamo mai avuto la sgradevole sensazione di sentirci in pericolo a causa della mancanza di munizioni o di oggetti curativi, e questo a nostro avviso per un gioco del genere è un male. Ultimo aspetto che ci ha fatto storcere il naso è la lunghezza dell’avventura. Al livello normale ed esplorando qualsiasi angolo di gioco noi
abbiamo impiegato circa nove ore e mezza, un po pochino rispetto al passato. Insomma, la sensazione che abbiamo avuto è quella che Capcom abbia deciso di recidere quasi totalmente il cordone con il passato per abbracciare una tipologia di gioco più action che survival horror. Peccato perché le ambientazioni offerte, il level design e la trama avrebbero offerto una validissima base per un’avventura in “vecchio stile”. Tirando le somme, vale la pena acquistare e giocare a Resident Evil Village? La risposta, nonostante i lati negativi da noi evidenziati, è comunque si. Diciamo questo in quanto se l’avventura viene vissuta come un gioco del tutto nuovo e non si pensa ai legami con i capitoli più datati, allora la produzione risulta essere di altissimo livello. Diciamocelo chiaramente, esplorare le location di gioco è una vera gioia per gli occhi e i nuovi nemici sono veramente interessanti da affrontare. Detto questo però se si è appassionati della serie, il rischio che si corre è quello di rimanere delusi facendo paragoni con il passato. Il nostro consiglio? Resident Evil Village va vissuto come un’esperienza nuova e interpretandolo in questa maniera si potrà godere pienamente di tutto ciò che il gioco ha di buono ha da offrire. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 9,5 Sonoro: 8,5 Gameplay: 8,5 Longevità: 8 VOTO FINALE: 8,5 Francesco Pellegrino Lise
Rambo e Die Hard sbarcano su Call of Duty per la mid- season 3 Alcuni eroi sono duri a morire. Altri versano il primo sangue. E’iniziato su Call of Duty Black Ops, Warzone e CoD Mobile il più grande evento d’azione di sempre, in compagnia di due dei più iconici film degli anni ‘80, Rambo e Die Hard. Solo per un periodo di tempo limitato, i fan potranno vestire i panni dell’inarrestabile Rambo o dell’incredibile John McClane, giocando nella nuova mappa di Verdansk’84, sopravvivendo a combattimenti al’ultimo sangue nel nuovo edificio di Nakatomi
Plaza, e molto altro. “L’esclusiva collaborazione tra Call of Duty, Die Hard e Rambo rappresenta una combinazione incredibile, pensata per far divertire i nostri fan. Questo evento crossover permette ai giocatori, per un periodo limitato, di vestire i panni di alcuni degli eroi cinematografici più iconici di sempre all’interno di Call of Duty” ha dichiarato Johanna Faries, General Manager di Call of Duty. “Oltre all’aggiunta dei personaggi di Rambo e John McClane, abbiamo deciso di dare ai giocatori nuove armi, nuovi equipaggiamenti, nuove missioni, nuove modalità e persino una location totalmente ispirata a Die Hard come il Nakatomi Plaza. Siamo incredibilmente entusiasti di poter offrire ai giocatori contenuti ed esperienze emozionanti su Warzone, Black Ops Cold War e Call of Duty: Mobile.” Il nuovo evento anni ‘80 di Call of Duty include nuovi Operatori giocabili su tutte le piattaforme, nuovi punti di interesse e missioni su Warzone ispirati ai due iconici titoli, nuove modalità a tempo su Black Ops Cold War e Warzone, una modalità multiplayer a tema su Call of Duty: Mobile, più nuove armi a tema anni ‘80, skin e molto altro. Oltre a tutto questo, ci sono diverse ed entusiasmanti novità anche per Call of Duty: Black Ops Cold War, come parte della nuova Season 3 Reloaded, tra cui una nuova mappa multigiocatore 6v6 (Standoff), una nuova mappa Multi-Team (Duga) e una nuova modalità Multi-Team a eliminazione, oltre a nuovi operatori, armi e molto altro. Inoltre, il nuovo aggiornamento di mid-season presenta un’intera serie di contenuti per la modalità Zombie su Black Ops Cold War, tra cui una nuova missione principale in Epidemia, un nuovo incontro con la temibile Orda sui monti Urali e una serie di segreti e sorprese da scoprire. Il nuovo evento crossover anni ‘80 e la nuova Season Three Reloaded arrivano dopo il grande successo del franchise di Call of Duty, con il superamento di più di 100 milioni di giocatori su Warzone e più di 500 milioni di download su Call of Duty: Mobile in tutto il mondo.
F.P.L.
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