CSV FC - Assiprov giovedì, 02 gennaio 2020

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Prime Pagine

 02/01/2020   Corriere di Romagna (ed. Forlì-Cesena)                                                           3
 Prima pagina del 02/01/2020
 02/01/2020   Il Resto del Carlino (ed. Forlì)                                                                 4
 Prima pagina del 02/01/2020
 02/01/2020   Il Resto del Carlino (ed. Cesena)                                                                5
 Prima pagina del 02/01/2020

csv e scenario locale

 02/01/2020   Il Resto del Carlino (ed. Forlì) Pagina 49                                                       6
 Aperture straordinarie della Ludoteca per i bambini

volontariato

 02/01/2020   Avvenire Pagina 6                                                             Daniela Fassini    7
 «Cambiamo oggi i nostri stili di vita»
 02/01/2020   Avvenire Pagina 16                                                           Marina Gallione    10
 La pubblicità che fa successo promuovendo il bene comune

 02/01/2020   Corriere della Sera Pagina 38                                                                   12
 Da Milano «Segnali d' Italia» per l' impegno nel bene comune

 02/01/2020   Corriere della Sera Pagina 28                                     PAOLA SEVERINI MELOGRANI      13
 L' Esercito del Bene fa il suo lavoro e cresce

 02/01/2020   Corriere della Sera Pagina 9                                                                    15
 Avanzi? Dalli a Jasmine: conviene ai poveri e a te
 02/01/2020   Corriere della Sera Pagina 33                                                LUIGI IPPOLITO     17
 Gli studenti del college e l'antispreco di Londra
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[ § 1 § ]

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                                      Corriere di Romagna (ed. Forlì-Cesena)

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     giovedì 02 gennaio 2020
                                   Il Resto del Carlino (ed. Forlì)

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[ § 3 § ]

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[ § 1 5 2 2 0 2 0 1 § ]

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                                                                               csv e scenario locale

                          Aperture straordinarie della Ludoteca per i bambini
                          Progetto Magie Natalizie, laboratori dedicati ai più piccoli

                          L' Assessorato alle politiche educative e giovanili del Comune di Faenza
                          ripropone le aperture straordinarie della Ludoteca comunale (via Cantoni
                          48) durante le vacanze natalizie col progetto "Magie Natalizie in
                          Ludoteca". Il programma pensato e formulato insieme alle Educatrici del
                          servizio, Rita Capirossi e Maria Rosa Sbarufatti, e ad enti già in
                          collaborazione col Comune (Casa Bendandi con Paola Lagorio, Casa
                          della Musica con Giordano Sangiorgi, Zerocento con educatrici e
                          Miniaboyz con volontari promotori dei giochi di ruolo) offre interessanti
                          laboratori con particolare riferimento a due fasce d' età: la mattina, dalle
                          9 alle 12, è dedicata ai bambini dai 3 ai 7 anni il pomeriggio dalle 15 alle
                          18, è invece rivolto a quelli più grandi, dagli 8 ai 13 anni. La
                          partecipazione è gratuita e aperta anche ai non tesserati. I bambini di età
                          inferiore agli 8 anni dovranno essere accompagnati da un adulto. Oggi
                          laboratori dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. Domani dalle 9 alle 12 Casa
                          BendandI, "Paura di cadere, ma voglia di volare: dall' aereo di carta al
                          drone e dalle 15 alle 18 Miniaboyz, pittura di miniature e giochi di ruolo. Sabato dalle 9 alle 12 "Zerocento, Akiko e il
                          palloncino", lettura animata e laboratori con i palloncini.

                                                                Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019            Pagina 6
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[ § 1 5 2 2 0 2 0 2 § ]

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                                                                                     volontariato

                          L' INTERVISTA ALL' EX MINISTRO

                          «Cambiamo oggi i nostri stili di vita»

                                                                                                                               Daniela Fassini

                          Edo Ronchi lancia la sfida: non aspettiamo le Cop, ognuno di noi può fare
                          molto di più «Se facciamo un bilancio delle politiche internazionali
                          possiamo dire che i giovani non sono stati ascoltati». Non ha dubbi Edo
                          Ronchi, politico ecologista e firmatario del protocollo di Kyoto da ministro
                          dell' Ambiente col governo Prodi nel 1997. Dopo aver lasciato il lungo
                          impegno politico è stato nominato nel settembre 2008 presidente della
                          Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, una onlus, in cui imprese ed
                          esperti collaborano per la crescita della green economy in Italia. In effetti,
                          se guardiamo anche all' esito della Cop 25 di Madrid, la delusione è
                          grande. Bisogna smettere di alimentare le aspettative su queste Cop
                          perché la dinamica mondiale vede gli effetti del gas serra distribuiti in
                          maniera differenziata. In particolare colpisce i paesi più poveri e i meno
                          resilienti. Inoltre gli interessi dei combustibili fossili (che rimangono
                          enormi) sono distribuiti in maniera diversa. Ci faccia alcuni esempi Ci
                          sono governi poco lungimiranti e molto legati ai combustibili fossili come
                          quello dell' amministrazione Trump. La sua amministrazione è
                          espressamente e dichiaratamente pro fossile e il prezzo non a caso che paga sono le emissione pro capite dei
                          cittadini americani, che sono fra le più alte al mondo. Più del doppio di quelle europee. Anche la Cina produce la gran
                          parte della sua elettricità col carbone. Quindi aspettare la svolta climatica da un accordo secondo il meccanismo
                          della Cop che si decide a grandissimo consenso vuol dire accettare i freni al cambiamento. Quindi se le Cop non
                          funzionano cosa si deve fare? Ormai è chiaro che è possibile un' altra strada e che la si sta già praticando. L'
                          Unione Europea della Von der Leyen ha approvato un piano con delle risoluzioni che hanno avuto l' assenso del
                          parlamento e anche del consiglio con la sola riserva della Polonia (altro paese fossilecarbonifero). Il programma
                          approvato dalla commissione europea prevede inoltre un impegno di taglio alle emissioni di gas serra inizialmente
                          fissato al 40% che ora è passato al 50-55%. Una dinamica politica quindi diversa da quella del passato. Questo per
                          quanto riguarda l' Ue, e il resto? C' è anche una novità portata dal cambiamento tecnologico e organizzativo delle
                          pratiche di decarbonizzazione. Un processo che comincia ad esempio con le energie rinnovabili. Esiste già c' è una
                          specie di grid parity (il costo delle energie rinnovabili, senza incentivi,

                                                                 Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019         Pagina 7
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[ § 1 5 2 2 0 2 0 2 § ]

                          giovedì 02 gennaio 2020

                                                                                     Avvenire
                                                                                    volontariato

                          ha già raggiunto il costo delle energie fossili, ndr). E poter essere 100% elettricità rinnovabile non è un' utopia. È già
                          oggi una strada percorribile. Anche per quanto riguarda l' efficienza energetica, si è fatto molto. È vero, ci sono
                          ancora molti edifici pubblici su cui bisogna fare moltissimo. E per quanto riguarda l' economia circolare?
                          Quando parliamo di efficienza energetica entra in scena anche l' economia circolare che mette in discussione, ad
                          esempio, la filosofia 'dell' usa e getta'. Quel sistema cioè ad alto consumo di materiali. Il nuovo stile di vita potrebbe
                          modificare il modello di economia da lineare a circolare. Pensi anche al campo della mobilità dolce che oggi è molto
                          diffusa con le bici e le auto elettriche. Anche lo sharing, l' utilizzo condiviso dell' auto, fa sempre parte di quell' altra
                          strada verso la decarbonizzazione che stiamo già percorrendo. Lei all' inizio ha citato anche il cambiamento
                          tecnologico. L' applicazione delle tecnologie digitali è determinante anche se l' informatica può diventare un pericolo
                          di consumismo con il cambio veloce dei sempre più nuovi modelli di cellulari. Ma la tecnologia ha anche una serie di
                          applicazioni uitli per l' ambiente. Oggi con la digitalizzazione risolvo ad esempio il problema della variabilità delle fonti
                          rinnovabili perché ognuno può controllare i propri consumi e regolarsi di conseguenza. Oggi si studia la cattura e l'
                          assorbimento del carbonio e quindi si comincia a parlare di riforestazione urbana, tetti verdi e spazi verdi: in molte
                          città lo stanno già facendo. Anche in agricoltura è stato possibile ottenere nuove tecniche di coltivazione grazie alla
                          digitalizzazione. Grazie alle nuove tecnologie digitali (pensiamo ad esempio ai social) è aumentato anche il
                          coinvolgimento di tutti e il livello di consapevolezza sui cambiamenti climatici dei media e dei cittadini. Quindi
                          stiamo già percorrendo la via verso la decarbonizzazione? Tutta questo cinque anni fa non ce l' avevamo.
                          Quindi oggi a costi non eccessivi siamo in grado di attivare, a prescindere dalla volontà e dall' impegno dei singoli
                          Paesi, dei processi di decarbonizzazione. E l' Italia, a che punto è? La politica italiana rimane in ritardo. Da cinque
                          anni non riduciamo le emissioni di gas serra. Se dimostriamo che l' economia no carbon è economicamente
                          conveniente e genera maggiore occupazione e benessere è questa la strada: costringere i cosiddetti 'Paesi frenatori'
                          a inseguirci su questa via. E questo vale per i Paesi ma anche per i diversi settori dell' economia: ce ne sono alcuni
                          che stanno marciando come treni.

                                                                Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019               Pagina 8
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[ § 1 5 2 2 0 2 0 2 § ]

                          giovedì 02 gennaio 2020

                                                                                    Avvenire
                                                                                   volontariato

                          La sua fondazione per lo sviluppo sostenibile cosa chiede? Noi abbiamo imprese e aziende importanti che
                          espressamente dichiarano di muoversi verso una strategia di neutralità carbonica. Ce ne sono a decine e alcune
                          insieme alla Fondazione hanno dato vita a 'Italy for Climate', un' iniziativa italiana appena lanciata. Vogliamo dire 'noi
                          già lo facciamo, i programmi di decarbonizzazione si possono fare e sono economici'. Oggi non è più utopia ma una
                          realtà concreta. E alla politica diciamo: noi non aspettiamo. L' Italia deve essere più ambiziosa per ridurre le
                          emissioni. Bisogna aumentare il passo. È vero che sui cambiamenti climatici siamo vicini a un punto di non
                          ritorno? Non sono io che lo penso ma ci sono i rapporti scientifici che lo confermano. Molti dimenticano che l' Ipcc
                          non è un partito politico ma riunisce i maggiori esperti di tutto il mondo e ha pubblicato sei rapporti importanti che
                          confermano l' emergenza climatica. Non c' è un' istituzione scientifica che non condivide queste analisi. Cosa vuol
                          dire ai giovani? Si può fare molto impegnandosi direttamente: vedere quali sono le emissioni dei nostri stili di vita e
                          avere fiducia nel futuro. Il cambiamento si può realizzare. Daniela Fassini RIPRODUZIONE RISERVATA

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[ § 1 5 2 2 0 2 0 3 § ]

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                                                                                   volontariato

                          JARO ZACKO, CO-FONDATORE DELLA SOCIETÀ

                          La pubblicità che fa successo promuovendo il bene comune

                                                                                                                                Marina Gallione

                          «Sono il co-fondatore della Triad Advertising, un' agenzia pubblicitaria
                          slovacca con una sede a Bratislava (Slovacchia) e un' altra in Repubblica
                          Ceca, a Praga. Dirigo alcune società di marketing e telecomunicazioni.
                          Sono un padre e un marito, orgoglioso». È di poche parole Jaro Zacko, ma
                          confida: «Verrò con mente e cuore aperti ad Assisi, città di cui conservo il
                          ricordo di un luogo dal grande potere suggestivo. Mi aspetto di conoscere
                          nuovi punti di vista sull' imprenditorialità e di condividere esperienze.
                          Credo che questo evento possa essere una di quelle esperienze che ti
                          cambiano la vita». Nel 2019, la Triad Advertising è stata riconosciuta
                          come agenzia dell' anno in Slovacchia e migliore agenzia per l'
                          innovazione in Repubblica Ceca, oltre ad altri numerosi premi. «Lavoriamo
                          per molti grandi clienti mondiali. Il lavoro consiste nella promozione di
                          bene comune e sostenibilità e, fortunatamente, i nostri clienti condividono
                          questa visione! Dal 2005 abbiamo cercato di guidare l' azienda
                          coniugando gli interessi della società con quelli di dipendenti, clienti,
                          comunità e ambiente. L' attività principale è la pubblicità e - spiega Jaro -
                          so che è considerata un' attività 'sbagliata', che sostiene il consumismo, schiavizza le persone ne manipola le
                          scelte». Condannata spesso come una perdita di tempo, di talento e di denaro, un' attività invadente, ci si dimentica
                          che la pubblicità gioca un ruolo importante nel processo che permette ad un sistema economico, che vuole
                          rispondere al bene comune, di contribuire allo sviluppo umano. In un sistema di questo genere, la pubblicità se
                          promuove veridicità, concorrenza onesta, dignità umana e responsabilità sociale e ambientale, può essere al servizio
                          dello sviluppo integrale dell' uomo. I pubblicitari possono veicolare messaggi utili che educano le persone al bene
                          comune e alla sostenibilità. È di questa opinione Jaro, che sottolinea: «Credo che la pubblicità sia uno strumento in
                          grado di aiutare le persone a vivere in modo più responsabile. Per questo lavoriamo con quei clienti che con le loro
                          attività vogliono avere un impatto - sociale, ecologico, economico - positivo sul mondo. Abbiamo realizzato diverse
                          campagne per sostenere l' uguaglianza razziale, ridurre i consumi e promuovere l' educazione finanziaria nelle
                          famiglie». Un' azienda di successo, oggi, quella di Jaro nei primi 10 anni non ha registrato profitti. «Abbiamo lavorato
                          e investito per costruire basi forti. Insieme all' agenzia pubblicitaria abbiamo avviato alcune società di sviluppo
                          software e oltre ai progetti commerciali, realizziamo pubblicità e comunicazione per organizzazioni Non profit:
                          campagne di fundraising, progetti a sostegno di senzatetto e poveri». Un' ultima considerazione Jaro la dedica al
                          lavoro: «Facciamo del nostro meglio affinché i nostri stakeholder

                                                               Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019           Pagina 10
[ § 1 5 2 2 0 2 0 3 § ]

                          giovedì 02 gennaio 2020

                                                                                  Avvenire
                                                                                 volontariato

                          siano felici. È importante che ogni nostro dipendente-collaboratore si senta realizzato e abbia l' opportunità di
                          crescere personalmente e professionalmente». Marina Gallione RIPRODUZIONE RISERVATA

                                                             Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019        Pagina 11
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                          giovedì 02 gennaio 2020
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                                                                            Corriere della Sera
                                                                                   volontariato

                          Progetto del Corriere con IgpDecaux

                          Da Milano «Segnali d' Italia» per l' impegno nel bene comune

                          Volontari, giovani imprese, associazioni che si occupano delle fragilità sono i
                          protagonisti di «Segnali d' Italia». Il progetto promosso dal Corriere della Sera
                          con IgpDecaux che ha l' obiettivo di dare risalto a 11 storie milanesi individuate
                          tra le tantissime che hanno fatto del «bene comune» e delle buone pratiche il
                          loro impegno quotidiano. Fino al 31 gennaio saranno loro a riempire gli spazi
                          Out Of home della città nelle metropolitane, su mezzi pubblici e pensiline. Si
                          comincia con «Ostello Bello», la storia che raccontiamo in questa pagina.
                          Contemporaneamente parte anche il bando online «Segnali d' Italia chiama
                          Milano» che invita il mondo del Terzo settore milanese - associazioni non
                          profit, imprese sociali e comitati cittadini - a presentare progetti di interesse
                          collettivo. I due più meritevoli per idea, efficacia, fattibilità e realizzazione
                          saranno selezionati da una giuria e riceveranno un premio in denaro da
                          utilizzare per implementare l' attività o per la sua comunicazione. I vincitori
                          riceveranno 15mila euro da Edison, partner della campagna, e da Mtv. In più
                          IgpDecaux destinerà a entrambi altri 15mila euro in spazi pubblicitari. Il bando
                          si trova sulla piattaforma digitale ideatre60 di Fondazione Italiana Accenture
                          oppure su www.segnaliditalia.it .

                                                               Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019   Pagina 12
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                          giovedì 02 gennaio 2020
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                                                                               Corriere della Sera
                                                                                      volontariato

                          Il ruolo del terzo settore

                          L' Esercito del Bene fa il suo lavoro e cresce

                                                                                                                               PAOLA SEVERINI MELOGRANI

                          Caro direttore, t entare un bilancio dell' anno appena finito è un' impresa ardua:
                          il mio criterio, per orientarmi nella definizione di ciò che ragionevolmente ci
                          potrebbe attendere nel 2020, utilizza la misura del cambiamento dei
                          sentimenti, sia quelli intimi che quelli dimostrati, di tutti gli italiani nei confronti
                          della solidarietà verso gli altri, magari familiari con disabilità, vecchiezza,
                          difficoltà economiche, solitudine, o nei confronti di quelli percepiti come
                          davvero «altri da noi», giunti da lontano e che provano disperatamente a
                          cercare un posto per vivere. La mia misura delle cose, anche politica, è
                          obbligatoriamente filtrata dal lavoro, dalla esperienza e dal vivere insieme con
                          coloro che intraprendono come me, ogni giorno da più di quarant' anni, un
                          percorso di comunicazione e di racconto di questo mondo che funziona da
                          tampone per tante ferite aperte della società. È questo un lavoro, non solo un
                          impegno etico e per questo motivo (non mi stancherò mai di ripeterlo)
                          pretende professionalità e aggiornamento costante, un po' come la politica,
                          che, affrontata con improvvisazione, anziché migliorare la vita di tutti noi, la
                          peggiora. Usare come metro di misura i cambiamenti delle percezioni solidali
                          nel nostro Paese, mutazioni prima impercettibili e poi imponenti, velocemente avvenute nella seconda metà del
                          2019, permette di provare a prevedere un 2020 di cambiamento vero e ci fa sperare, soprattutto, nella costruzione
                          ormai vicina di una progettualità sociale, fino a oggi lasciata alla buona volontà, per non dire casualità, di persone e di
                          eventi. A volte basta un meccanismo nuovo che si avvia, attivato da una o da sole quattro persone perfino e la
                          responsabilità di fare bene il bene prende, anzi riprende il sopravvento. Siamo arrivati fin qui migliorandoci, non c' è
                          dubbio: Greta, le Sardine, o le donne alle quali viene riconosciuto il valore e il ruolo che a loro spetta, giovani e
                          giovanissimi giornalisti che compiono un lavoro immenso senza potentati alle spalle (vedi la rete di Eurofonica e gli
                          adolescenti di Radioimmaginaria ), disabili (per esempio i Ladri di Carrozzelle o Jacopo Melio) che prendono in mano
                          il loro destino, migliaia di iniziative partecipate (il nostro è il Paese dei festival intelligenti), la televisione pubblica che
                          finalmente decide di iniziare a cambiare verso e riprende ad assolvere al ruolo pedagogico che doverosamente le
                          compete (e io ne sono testimone, con l' impegno di «OancheNo» su Rai 2, questi giorni in replica e pronti per
                          continuare!) il mondo femminile che pretende e ottiene (vedi i «Dialoghi a Spoleto» che hanno anticipato e scatenato
                          conquiste sociali e paritarie). Io scrivo qui di ciò che conosco, che ho vissuto e che vivo, non di passerelle per
                          promuovere libri o di influencer che a loro volta servono solo a vendere prodotti; di queste iniziative ce ne sono state
                          moltissime, e ci hanno permesso, come potrebbe oggi scrivere se fosse ancora fra noi Franco Fortini «di essere
                          perdonati», perdonati del male che la prima parte dell' anno ha visto protagonista.

                                                                  Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019                 Pagina 13
[ § 1 5 2 2 0 2 0 6 § ]

                          giovedì 02 gennaio 2020

                                                                            Corriere della Sera
                                                                                   volontariato

                          Sono state iniziative che i giornali di carta ma soprattutto i loro «figli nel web» non hanno mancato di citare ma non
                          hanno valorizzato abbastanza. E invece no, la nostra nazione, parola non obsoleta ma spesso male interpretata, ne
                          ha bisogno: ha bisogno di conoscere, di sapere che le cose cambiano, che l' Esercito del Bene fa il suo lavoro e le
                          sue fila si ingrossano, ogni giorno, ogni ora. Che la sussidiarietà, in un Paese di vecchi, è l' unica strada per costruire
                          un futuro condiviso e che è arrivato il momento di preparare e poi sostenere (e magari già identificare) statisti che
                          pensino alle generazioni future. Si può fare, il mondo del Terzo Settore lo ha dimostrato, il futuro è qui, è ora, è con
                          noi. Non è un caso che il Capo dello Stato e il Papa abbiano scelto esattamente questo tipo di comunicazione,
                          utilizzando e valorizzando queste donne e questi uomini come protagonisti. Ci aspettano mesi appassionanti, se la
                          politica e i media riconosceranno il ruolo del Terzo Settore e stavolta, l' anno che verrà, potrebbe essere davvero
                          bellissimo.

                                                               Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019             Pagina 14
[ § 1 5 2 2 0 2 0 7 § ]

                          giovedì 02 gennaio 2020
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                                                                             Corriere della Sera
                                                                                    volontariato

                          Avanzi? Dalli a Jasmine: conviene ai poveri e a te

                          Ogni anno negli Stati Uniti si buttano via 32 miliardi di chilogrammi di cibo
                          ancora commestibile, con una perdita di 212 miliardi di dollari. Nello stesso
                          tempo circa 42 milioni di persone soffrono di quella che le statistiche
                          definiscono «insicurezza alimentare»: poco e talvolta niente da mangiare
                          durante il giorno. E ancora le imprese non sfruttano in pieno il regime fiscale,
                          che consentirebbe di dedurre dalle imposte 40 miliardi di dollari per attività
                          benefiche. Jasmine Crowe, 35 anni, ha cominciato qualche anno fa a
                          ragionare su questa equazione dello spreco, una delle contraddizioni più
                          stridenti nella società americana. Nata a Charlotte, in North Carolina, si è
                          laureata nella Central University a Durham (sempre North Carolina), con il
                          sostegno del programma per gli studenti afroamericani. Poi ha conseguito un
                          Master in «non profit management» all' Arizona State University. Ora vive in
                          Georgia, ad Atlanta, una metropoli vibrante, ma anche una capitale degli
                          homeless. Si occupa da sempre di marginalità ed esclusione. All' inizio, come
                          lei stessa ha raccontato in una serie di interviste, faceva la spesa, cucinava
                          ogni due settimane e portava un piatto caldo a chi era senza una casa,
                          «soprattutto agli anziani, ai cittadini più vulnerabili». In seguito diventa una delle organizzatrici di «Sunday Soul», un'
                          iniziativa collettiva diventata popolare ad Atlanta: si prepara da mangiare insieme e poi si gira in città per distribuire il
                          pranzo domenicale, fino a cinque portate, a chi vive per strada. È nel corso di quelle giornate che Jasmine comincia
                          a riflettere sul corto circuito della catena alimentare: dove finiscono gli avanzi, le scorte non consumate dei
                          ristoranti, dei supermercati, dei negozi? Risposta semplice: nelle discariche. Le imprese sprecano nutrimento e
                          devono anche pagare per smaltirlo. Nel gennaio 2017 Jasmine cambia passo: fonda la Goodr, una vera azienda
                          sociale con un «business plan» di economia circolare e, soprattutto, in grado di rendere anche un profitto: oggi pari a
                          circa un milione di dollari. «La fame non è una questione di scarsità - è il ragionamento di Jasmine - ma di logistica».
                          Occorre allora spezzare la catena dello spreco. Jasmine sperimenta la formula nelle «grocerie» del suo quartiere:
                          non buttate via gli alimenti, li ritiro io e li porto a chi ha bisogno. Il successo è immediato, anche perché la giovane
                          imprenditrice lancia la sua startup sui Social e negli ambienti del business di Atlanta. Raccoglie 1,25 milioni di dollari,
                          versati da alcune finanziarie come Precursor Ventures, Trail Mix Ventures, Halogen Ventures, Techstars Ventures.
                          Adesso il capitale sociale ha raggiunto quota 15 milioni di dollari. La base del servizio è composta di pochi passaggi
                          estremamente funzionali. La Goodr chiede un compenso per ritirare gli avanzi dalla ristorazione e soprattutto dalla
                          grande e media distribuzione. Il cibo viene subito trasportato dai furgoncini alle associazioni di assistenza o
                          direttamente ai senza tetto.

                                                                Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019              Pagina 15
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                          giovedì 02 gennaio 2020

                                                                             Corriere della Sera
                                                                                    volontariato

                          Ma c' è anche un' altra possibilità: i negozianti possono semplicemente donare le forniture e quindi inserirle come
                          donazioni deducibili nella dichiarazione dei redditi. «È una soluzione tre volte vantaggiosa», ha spiegato più volte
                          Jasmine: le imprese, come minimo, risparmiano; gli homeless non saltano i pasti; ci sono meno emissioni per l'
                          ambiente e, questo lo aggiungiamo noi, anche la Goodr può trasformare qualche decina di volontari in dipendenti
                          retribuiti. La piattaforma dei dati è gestita con la tecnologia blockchain. Il percorso delle merci è costantemente
                          tracciato e controllabile con App accessibili ai donatori. «Feed more, waste less»: nutri di più, spreca di meno. In tre
                          anni Goodr ha salvato circa un milione di chili in cibo dalla spazzatura, ritirandolo da clienti come Atlanta Jackson
                          Airport, National Football League, The Georgia World Congress Center, Ponce City market, Netflix. La formula Goodr
                          è stata esportata a Chicago, Washington dc, Raleigh (North Carolina), Philadelphia e Los Angeles. L' obiettivo è
                          arrivare in 20 città entro il 2020.

                                                                Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019          Pagina 16
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                          giovedì 02 gennaio 2020
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                                                                             Corriere della Sera
                                                                                    volontariato

                          Gli studenti del college e l'antispreco di Londra

                                                                                                                                    LUIGI IPPOLITO

                          Ambiente e solidarietà, lotta allo spreco di cibo e aiuto ai bisognosi: è il duplice
                          obiettivo che si sono posti gli studenti dello University College London (Ucl), il
                          più prestigioso degli atenei della capitale britannica. E già due anni fa i giovani
                          hanno dato vita alla Zero Food Waste Society : in pratica, raccolgono il cibo
                          inutilizzato e invenduto dai caffè del campus e vanno a distribuirlo agli ostelli
                          per senzatetto nei dintorni dell' università. «Abbiamo avuto una grande
                          risposta alla nostra iniziativa - racconta Nikita Zoshi, laureanda in Economia
                          che è tra i fondatori del progetto - da parte degli studenti. La gente è sempre
                          molto interessata, vogliono saperne di più e si offrono come volontari. È un'
                          iniziativa semplice ma, anche se richiede solo di andare a portare il cibo nei
                          rifugi, è in grado di fare la differenza». Loro diffondono il «verbo» sui social
                          media e la pagina Facebook della Society ha parecchie centinaia di followers ,
                          ma anche i caffè universitari li hanno aiutati affiggendo cartelli che dicono
                          «Ucl Zero Food Waste»: così i ragazzi che vanno a mangiare lì chiedono di
                          cosa si tratta e spesso poi si mettono in contatto con i leader del progetto per
                          dare una mano. Per l' anno prossimo gli studenti hanno in programma di
                          espandere il raggio d' azione e collaborare con le mense dei poveri, perché il cibo che raccolgono è perfino troppo
                          per gli ostelli con cui lavorano: «A volte ci ritroviamo con 400 sandwich e loro non sanno come conservarli»,
                          racconta Nikita. Le mense invece hanno bisogno anche di ingredienti di base per preparare i pasti, che gli studenti
                          con la loro raccolta sono in grado di fornire. I ragazzi hanno stipulato dei veri contratti con i caffè universitari, che li
                          autorizzano alla raccolta del cibo inutilizzato, e hanno come principale partner una associazione di beneficenza che
                          assiste in particolare le donne senzatetto (a Londra il problema degli homeless è molto sentito: purtroppo non c' è
                          zona della capitale dove non si incontrino persone che dormono all' addiaccio, specialmente attorno alle stazioni
                          della metropolitana, e Ucl è poco distante da King' Cross, che la sera si riempie di senzatetto). Non che l' iniziativa
                          non si sia scontrata all' inizio con difficoltà burocratiche: c' era il problema di rispettare le norme di igiene e sicurezza
                          che vietano di tenere il cibo fuori dal frigo per più di 4 ore. «Nessuno voleva assumersi la responsabilità - racconta
                          Nikita - ma quando abbiamo trovato il sistema di far funzionare il progetto tutto è andato a posto». Gli studenti si
                          organizzano in turni per raccogliere il cibo, che mettono in borse refrigerate e consegnano ai rifugi nel giro di un' ora
                          al massimo. Per il futuro hanno programmi ambiziosi. «Al momento vogliamo espandere la nostra rete di caffè e
                          associazioni di beneficenza con cui lavorare - spiega Emmy Wang,

                                                                Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019              Pagina 17
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                          giovedì 02 gennaio 2020

                                                                            Corriere della Sera
                                                                                   volontariato

                          studentessa del terzo anno di Scienze Umane e co-leader della Society - ma intendiamo anche avviare una
                          collaborazione con le altre università londinesi, con cui siamo già in contatto». Gli studenti hanno poi «reclutato» lo
                          chef del primo ristorante zero waste di Londra, il Sativa di Kensington, che andrà all' università per una conferenza e
                          una dimostrazione pratica di come cucinare senza sprechi. E organizzeranno un panel di rappresentanti delle «app»
                          che aiutano a minimizzare lo scarto di cibo, «perché la tecnologia è il futuro dell' eliminazione degli sprechi», sostiene
                          Emmy. L' iniziativa degli studenti di Ucl, oltre ad avere una ricaduta sociale immediata, punta a creare una nuova
                          consapevolezza e a cambiare i comportamenti individuali in senso ambientalista. «Faremo un concorso culinario -
                          racconta Emmy - per sfidare gli studenti a creare una ricetta che utilizzi tutti i componenti degli ingredienti e un piatto
                          zero waste . Cerchiamo di coinvolgere sempre più persone per costruire una coscienza attorno a questi temi e
                          incoraggiarle a partecipare alla nostra iniziativa di volontariato». Non solo gli studenti sono sempre più sensibilizzati
                          alla Zero Food Waste Society . «I manager dei caffè ci dicono che da quando hanno cominciato a lavorare con noi si
                          sono resi conto di quanto cibo andava sprecato, ma adesso hanno preso delle misure per evitarlo», rivela Nikita. «All'
                          inizio raccoglievamo un sacco di roba - conclude Emmy - ma adesso qualche volta non hanno nulla da darci. Anche
                          questa alla fine è una cosa positiva: abbiamo contribuito a ridurre lo spreco di cibo nella nostra università!». (ha
                          collaborato Emma Ippolito)

                                                               Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress: 2013-2019             Pagina 18
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