CONFIMI Rassegna Stampa del 18/04/2014 - Confimi Apindustria ...

Pagina creata da Michela Andreoli
 
CONTINUA A LEGGERE
CONFIMI
   Rassegna Stampa del 18/04/2014

La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o
parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;
MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto
specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE

CONFIMI WEB
  17/04/2014 www.alternativasostenibile.it 13:30                                        8
  Sistri: un altro costo iniquo e vessatorio per le PMI

  17/04/2014 www.linkiesta.it 15:00                                                     9
  Codice del lavoro semplificato, chi ci guadagna

  17/04/2014 www.faenzanotizie.it 10:02                                                 12
  Export e innovazione al Resta Expo' di Faenza con il Prof. Vanelli

  17/04/2014 www.settesere.it 01:00                                                     13
  Domani inaugura a Faenza il «Resta Expo». Tavola rotonda alle 18

  17/04/2014 impresamia.com 12:46                                                       14
  PMI - Sistri: Agnelli ( Confimi Impresa), chiediamo al Ministero dell'Ambiente di
  convocare un tavolo di confronto per concordare misure differenti nell'applicazione
  di questo provvedimento prima della scadenza del 30 aprile

  17/04/2014 www.trasporti-italia.com 16:47                                             15
  Sistri: Agnelli (Confimi Impresa), costo iniquo e vessatorio

SCENARIO ECONOMIA
  18/04/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                            17
  Prigionieri delle Tasse

  18/04/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                            18
  Mps, la spinta di Bankitalia Il Banco incassa 1,5 miliardi

  18/04/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                            19
  Da Telecom a Unicredit, i fondi e la nuova via alle public company

  18/04/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                            21
  Kedrion, il bond da 300 milioni fa il tutto esaurito

  18/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                             23
  Berlusconi: «Una parte dei giudici fa politica Ue, sforare il tetto del 3%»
18/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                             25
  Fs, l'utile netto 2013 cresce del 20,7% Ricavi a 8,3 miliardi

  18/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                             26
  Freyrie: «Semplificazioni inefficaci: servono più certezze»

  18/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                             28
  Irpef, per ora sconto solo per il 2014

  18/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                             31
  «Da Mediaset più soldi ad Agrama»

  18/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                             32
  Auto: il mercato europeo sale del 10%, l'Italia del 5%

  18/04/2014 Il Sole 24 Ore                                                             34
  Usa, più fondi all'industria «verde»

  18/04/2014 La Repubblica - Nazionale                                                  36
  Tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici ma limitano i danni Poste, Fs e giudici

  18/04/2014 La Repubblica - Nazionale                                                  38
  Il cda Telecom al via Fossati contro la Telco "Ha il controllo di fatto"

  18/04/2014 La Repubblica - Nazionale                                                  40
  Ultimatum di Etihad ma Lupi è ottimista "Alitalia risponderà"

  18/04/2014 La Stampa - Nazionale                                                      41
  LO SCAMBIO CHE CHIEDIAMO ALL'EUROPA

  18/04/2014 MF - Nazionale                                                             42
  TUTTI I NUMERI DI FINECO IL JOLLY DI GHIZZONI

  18/04/2014 MF - Nazionale                                                             44
  Un rialzo firmato Putin

  18/04/2014 MF - Nazionale                                                             46
  Ci conviene il fair play

  18/04/2014 MF - Nazionale                                                             47
  Un miliardo per 4

  18/04/2014 MF - Nazionale                                                             50
  Come cambiano le sanzioni per i reati finanziari

  18/04/2014 Il Venerdi di Repubblica                                                   51
  L'evasore medio? Vive di rendita nel Centro Italia

  18/04/2014 Il Venerdi di Repubblica                                                   52
  Così Big Pharma scheda i medici per vendere sempre di più
18/04/2014 L'Espresso                                                                  54
Oggi in Grecia domani in Italia

     18/04/2014 L'Espresso               55
     Se i comuni fanno Crac

     18/04/2014 L'Espresso               58
     BANCARI 2.0

     18/04/2014 L'Espresso               60
     Mps, rischi molti capitali pochi

SCENARIO PMI
     18/04/2014 MF - Nazionale           62
     I piani di Te Wind sul minieolico

     18/04/2014 MF - Nazionale           63

CONFIMI - Rassegna Stampa 18/04/2014          4
CONFIMI WEB

6 articoli
17/04/2014                            www.alternativasostenibile.i                                         Sito Web
13:30
                                      t

                                                                                                                      La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Sistri: un altro costo iniquo e vessatorio per le PMI
 pagerank: 5

 Il presidente di Confimi Impresa Paolo Agnelli chiede al Ministero dell'Ambiente di convocare un tavolo di
 confronto per concordare misure differenti nell'applicazione di questo provvedimento prima della scadenza
 del 30 aprile.
 "Pur nella condivisione degli obiettivi sulla tracciabilità nella gestione dei rifiuti, voglio sottolineare una
 dichiarata e convinta contrarietà verso il provvedimento conosciuto con l'acronimo SISTRI - Sistema per la
 tracciabilità dei rifiuti - che dalla sua nascita, il lontano 2009, ancora porta con se incertezza, inefficienza e
 ulteriore burocrazia che va contro la semplificazione per le nostre imprese", così Paolo Agnelli, Presidente di
 Confimi Impresa.
 E aggiungo: "la scadenza del pagamento del 30 aprile per il versamento annuale, è un ulteriore costo iniquo
 e inutilmente vessatorio verso il nostro sistema"."Non d'accordo con chi invita le aziende a non versare il
 contributo in scadenza perché non è nelle nostre politiche dare indicazioni 'contra legem', ma non per questo
 la nostra contrarietà è meno decisa". "Chiediamo al Ministero dell'Ambiente di convocare, quindi, con la
 massima urgenza e prima della scadenza di fine Aprile, un tavolo di confronto per concordare misure
 differenti nell'applicazione di questo provvedimento".
 di Marilisa Romagno

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                         8
17/04/2014                                    www.linkiesta.it                                             Sito Web
15:00

                                                                                                                       La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Codice del lavoro semplificato, chi ci guadagna
 pagerank: 5

 Un esempio: dalle 34 leggi che regolano la cassa integrazione, a un solo articolo con 5 commi
 1. Il codice semplificato del lavoro
 «Le troppe regole che governano il mercato del lavoro sono un costo per imprese e lavoratori». Con questa
 premessa è stato presentato, in occasione del convegno annuale in memoria di Marco Biagi, il Codice
 semplificato del lavoro (Csl), promosso dal senatore Pietro Ichino (Scelta civica) e dal giuslavorista Michele
 Tiraboschi. Il testo, scritto attraverso una piattaforma collaborativa aperta, ha visto la partecipazione attiva di
 oltre 200 esperti della materia. Un gruppo di lavoro composto da consulenti del lavoro, sindacalisti, avvocati,
 dottorandi, studenti universitari, funzionari pubblici e rappresentanti del mondo imprenditoriale e delle
 associazioni datoriali e responsabili delle risorse umane, che si è fatto carico di esaminare le leggi vigenti per
 distillarne l'essenza in un unico documento. L'obiettivo è quello di avanzare una proposta di legge che
 riassuma in soli 60 articoli - di semplice lettura e traducibili in inglese, anche per facilitare investimenti
 stranieri - l'attuale giungla normativa. Qualche esempio? Basti pensare alle 34 leggi che regolano la cassa
 integrazione, riscrivibili in un articolo con cinque commi; oppure alle 57 norme del testo unico per i congedi e i
 permessi, riassumibili in un solo articolo con dieci commi. E così per licenziamenti, salario minimo orario,
 dimissioni in bianco ecc. L'esperienza del part time è poi, per Pietro Ichino, esemplificativa e unica al mondo:
 «Attualmente esiste un codice di 13 articoli, ma è possibile dire tutto in tre semplici commi, senza tralasciare
 nulla. È pertanto evidente un eccesso di intervento normativo, una materia composta da 2.000 pagine di
 norme è come sabbia negli ingranaggi che appesantisce il lavoro di chiunque si occupi di lavoro nel nostro
 Paese, compreso il legislatore».
 2. Tre fattori di risparmio
 L'abbattimento dei costi passa quindi anche dalla semplificazione e riduzione delle regole che governano
 oggi il mercato del lavoro. Secondo Pierluigi Rausei, dirigente del ministero del Lavoro e delle politiche sociali
 e professional fellow di Adapt[1] - uno tra i 200 esperti che hanno voluto contribuire attivamente alla stesura
 del codice - il Codice semplificato potrebbe avere un forte impatto economico. Tre sono i fattori positivi che
 deriverebbero dalla semplificazione: l'abbattimento degli oneri amministrativi, l'incremento della certezza
 normativa e la riduzione degli spazi sanzionatori con la conseguente rimodulazione dei poteri ispettivi.
 Gli oneri amministrativi e burocratici sono costi vivi, specie per micro, piccole e medie imprese. Nel 2007 i
 costi per gli oneri amministrativi nell'area lavoro e previdenza per le imprese da 0 a 249 addetti furono stimati,
 dalla apposita struttura della presidenza del Consiglio dei ministri incaricata di redigere il "Piano di
 misurazione degli oneri amministrativi delle imprese", in 9,94 miliardi di euro. Il decreto legge n. 112/2008
 (introducendo il Libro unico del lavoro e abrogando un'ampia serie di adempimenti) fece un taglio di circa
 4,78 miliardi di euro. Rausei sottolinea però che le norme e le indicazioni amministrative degli ultimi due anni
 hanno nuovamente aumentato gli oneri amministrativi, che invece possono essere ancora ridotti con
 importanti risparmi e senza alcuna riduzione di tutele per i lavoratori: «Parliamo, ad esempio, dei rapporti con
 gli uffici, dei tempi e del numero degli adempimenti, anche quelli telematici, che pur sempre adempimenti
 sono. Già la bozza del 14 marzo, comunque migliorabile, contiene importanti misure di riduzione degli oneri
 amministrativi sia nella fase di avvio del rapporto di lavoro che nella fase di cessazione».
 I costi si riducono, in effetti, come già dimostrato sei anni fa con l'emanazione del d.l. 112/08, a seguito di un
 robusto intervento di semplificazione e di deburocratizzazione sulle imprese, con abbattimento degli oneri
 informativi e documentali. Continua Rausei: «Oggi si potrebbe partire dal piccolo, ma numericamente ed
 economicamente rilevante, esempio della comunicazione preventiva di instaurazione del rapporto di lavoro
 che, pur continuando ad assolvere all'esigenza di contrastare il lavoro sommerso, può ridursi ai soli dati

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                          9
essenziali (codice fiscale delle parti, tipologia contrattuale e data di inizio del rapporto di lavoro)».

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                     10
17/04/2014                                    www.linkiesta.it                                             Sito Web
15:00

                                                                                                                       La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Non meno importante è la riduzione delle sanzioni e il nuovo ruolo disegnato per le ispezioni: «Anche qui i
 costi che vengono tagliati sono enormi: dal costo vivo delle sanzioni, ai costi gestionali delle vicende ispettive
 e di contenzioso». Per l'operatore economico che applica il Codice semplificato, si ridurrebbero notevolmente
 gli ambiti di intervento di un ispettore del lavoro - e similmente di quello previdenziale - poiché norme più
 semplici e soprattutto meno rigide non consentono interventi di tipo sanzionatorio diretto. Solo chi non
 adempie nei termini assegnati sarà sanzionato, mentre chi ottempera alla legge non ha nessuna sanzione.
 Infine, altri benefici economici potrebbero derivare dall'aumento della certezza normativa. La semplificazione
 del quadro regolatorio consentirebbe di aumentare il livello di affidamento e di certezza per imprenditori e
 lavoratori, sia nelle scelte di avvio di un contratto sia in quelle di risoluzione del rapporto. L'abbattimento dei
 costi può infatti senza dubbio derivare da un intervento che rimetta ordine nel caos normativo. «In
 particolare», conclude Rausei, «questa situazione di caos è dovuta a: imprevedibilità dei costi dovuti alla
 decisione di cessare il rapporto di lavoro (si pensi al ticket sui licenziamenti introdotto dalla Riforma Fornero
 nel 2012 e sull'attuale quadro sanzionatorio sui licenziamenti individuali ancora avulso da un contesto
 normativo di respiro europeo); snaturamento di alcuni contratti (ad esempio, quelli introdotti dalla Riforma
 Biagi nel 2003 per garantire un contrasto più diretto al lavoro sommerso, come il lavoro intermittente e quello
 occasionale accessorio, ma anche all'apprendistato professionalizzante e al contratto a tempo determinato
 che il Jobs Act del decreto-legge n. 34/2014 ha trasformato in qualcos'altro, snaturandone sostanza e ragion
 d'essere); antropologia negativa che caratterizza le disposizioni sul lavoro non subordinato. È sufficiente
 pensare alla assoluta inaffidabilità che, nel panorama normativo attuale, hanno le collaborazioni coordinate e
 continuative, il lavoro occasionale in partita Iva e l'associazione in partecipazione con apporto di lavoro.
 Anche questo rappresenta un importante risparmio nel contesto delle previsioni gestionali d'impresa, solo che
 si pensi ai costi attuali del contenzioso amministrativo, giudiziale e stragiudiziale che la mancanza di certezza
 provoca».
 3. Focus sulla diminuzione del contenzioso
 Emmanuele Massagli, presidente di Adapt, prova a calcolare il risparmio derivante dal minore contenzioso
 determinato dalla semplificazione, intesa anche come maggiore comprensibilità e adeguatezza, delle norme
 sul lavoro. «I dati del ministero della Giustizia ci dicono che il numero di processi aperti in materia di lavoro
 (pubblico e privato) presso i tribunali e le corti d'appello sono stati 716.671 solo nel 2012. 172.592 i nuovi
 processi di primo e secondo grado», dice, «189.918 i processi definiti, conclusi; 354.161 i processi pendenti.
 Numeri impressionanti, che non comprendono la materia previdenziale che, se sommata (120.538 cause
 sopravvenute, 306.257 definite e 514.848 pendenti), determina un totale monstre di 1.658.314 cause in
 materia di lavoro e previdenza in qualche modo "smistate" nel 2012 e per oltre la metà (52%) tuttora
 pendenti».
 Scoprire che il numero delle cause è decisamente diminuito rispetto all'anno precedente è, secondo
 Massagli, solo in parte consolatorio. Molto significativo è poi il crollo delle cause aperte nel 2012 in materia di
 previdenza (-35%, probabilmente "merito" della riforma Fornero), a riconferma che la legge può incrementare
 o scoraggiare il contenzioso, che è un costo per tutti: imprese, lavoratori e Stato.
 La maggior parte delle cause in materia di lavoro sarebbe determinato da richieste di natura retributiva,
 oppure relative alla determinazione delle mansioni e al riconoscimento di qualifica superiore, alla tutela della
 libertà e delle attività sindacali e all'estinzione del rapporto. Eccetto la prima motivazione, sostiene il
 presidente di Adapt, si tratta di materie semplificate dal nuovo Codice del lavoro: «Considerato che nel
 bilancio pubblico del nostro Paese sono allocate mediamente 800 euro per le spese di assistenza legale per
 ogni singola causa non penale (conteggio in cui non è considerata la spesa del singolo cittadino) e che lo
 Stato italiano a fronte di un incasso di 270 milioni in tasse giudiziarie, spende almeno 7 miliardi all'anno per la
 giustizia (dati 2008 del CEPEJ), anche un "semplice" risparmio del 30% determinato dalla maggiore
 comprensibilità e agibilità della norma lavoristica e previdenziale porterebbe indirettamente nelle casse dello

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                          11
Stato circa 400 milioni. Cifre che, di questi tempi, sarebbero preziose per riattivare il mercato del lavoro con

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                            12
17/04/2014                                     www.linkiesta.it                                             Sito Web
15:00

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 incentivi alla produttività e alle assunzioni».
 LEGGI ANCHE
  Emergenza lavoro, i due errori che Renzi deve evitare
 Marco Leonardi e Massimo Pallini
 Le istanze di semplificazione, avanzate con la redazione del Codice semplificato, risponderebbero quindi alle
 esigenze delle aziende; non solo grandi, ma anche e soprattutto piccole e medie imprese che, come noto,
 rappresentano oltre il 90 per cento del tessuto produttivo del nostro Paese. Importante in questo senso è la
 testimonianza di Confimi Impresa - Confederazione dell'industria manifatturiera italiana e dell'impresa privata.
 Dicono dalla Confederazione: «Già più volte avevamo sollecitato, nei mesi precedenti, ai vari livelli e presso
 le opportune sedi, la necessità di interventi in materia del lavoro». Secondo Confimi impresa, i contenziosi del
 mondo del lavoro si concentrano sulla natura giuridica del rapporto, sulla legittimità o meno dei licenziamenti
 individuali in regime di articolo 18, sulla violazione dei criteri di scelta, sui vizi di forma nei licenziamenti
 collettivi e, infine, sulla violazione dei principi di rotazione durante la cassa integrazione guadagni ordinaria o
 straordinaria: «In quest'ottica è auspicabile e necessario un intervento su tali materie, con ulteriori e decise
 semplificazioni, tese ad aumentare però il grado di certezza interpretativa delle norme in ottica di riduzione
 del contenzioso e del conseguente minor costo di gestione del rapporto di lavoro in senso generale».
 Il lavoro, com'è noto, è al centro dell'azione politica di questi giorni: l'avvio delle consultazioni per il decreto
 legge 34/2014 è stata, per le aziende e parti sociali, un'occasione per insistere sull'urgenza di un intervento di
 semplificazione di questo tipo. Il neo ministro del lavoro, Giuliano Poletti - presente alla presentazione del
 Codice semplificato del lavoro, il 19 marzo scorso - ha dichiarato: «Questo governo ha intenzione di
 intraprendere un percorso di semplificazione molto forte e se qualcuno ha già lavorato su queste materie
 producendo proposte concrete, io sarò il primo che le saccheggerà». Imprese e lavoratori si augurano che
 mantenga la parola.

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                           13
17/04/2014                                 www.faenzanotizie.i                                            Sito Web
10:02
                                           t

                                                                                                                      La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Export e innovazione al Resta Expo' di Faenza con il Prof. Vanelli
 pagerank: 4

 Domani pomeriggio, in occasione della 18° edizione del Resta Expo' 2014, la tradizionale manifestazione
 fieristica del computerized bedding equipment che si terrà dal 18 aprile al 4 maggio, Confimi Impresa
 Ravenna organizza una tavola rotonda sul tema "Guardare lontano innovando: il binomio vincente" .
 Un'occasione di incontro tra imprenditori e rappresentanti delle istituzioni locali per riflettere sulle strategie
 necessarie per affrontare il mercato globale e sul ruolo che assume la capacità di innovare in un mercato
 radicalmente cambiato.
 Porteranno il loro contributo alla discussione il Prof. Valerio Vanelli, docente della Scuola di Scienze Politiche
 dell'Università di Bologna e autore del Rapporto sull'innovazione 2013 in Emilia-Romagna, Maria Cristina
 Venturelli, vice segretario della Camera di Commercio di Ravenna e Roberto Resta, imprenditore e vice
 presidente vicario di Confimi Impresa Ravenna. A moderare i lavori Manuel Poletti, direttore di SettesereQui.
 L'appuntamento è per domani pomeriggio a partire dalle ore 17.30 con l'inaugurazione ufficiale del RESTA
 EXPO' e il tradizionale taglio del nastro con il Sindaco di Faenza Giovanni Malpezzi.

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                         14
17/04/2014                                   www.settesere.it                                            Sito Web
01:00

                                                                                                                    La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Domani inaugura a Faenza il «Resta Expo». Tavola rotonda alle 18
 pagerank: 4

 In occasione della 18° edizione del Resta Expo 2014, la tradizionale manifestazione fieristica di eccellenza
 nel settore del computerized bedding equipment che si svolgerà dal 18 aprile (inaugurazione alle ore 17.30)
 al 4 maggio, si terrà - presso lo stabilimento Resta di via Righi, 101 a Faenza - una tavola rotonda
 organizzata per un confronto sul tema «Guardare lontano innovando: il binomio vincente».
 Parteciperanno il sindaco di Faenza, Giovanni Malpezzi, Valerio Vanelli, docente di Scienze politiche
 Università di Bologna, Maria Cristina Venturelli della Camera di Commercio di Ravenna e Roberto Resta,
 titolare dell'azienda e vice presidente di Confimi Impresa Ravenna. Modera il direttore di setteserequi, Manuel
 Poletti.
 I temi su cui verterà la tavola rotonda sono principalmente tre e di grande attualità: quali strategie elaborare
 per affrontare il mercato globale mantenendo le proprie radici e la propria organizzazione in Italia; che ruolo
 assume la capacità di innovare in un mercato che in pochi anni ha cambiato radicalmente la propria
 fisionomia; e cosa può fare la «res pubblica» per sostenere le Pmi in questa particolare fase di transizione.

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                       15
17/04/2014                                   impresamia.com                                                Sito Web
12:46

                                                                                                                      La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 PMI - Sistri: Agnelli ( Confimi Impresa), chiediamo al Ministero
 dell'Ambiente di convocare un tavolo di confronto per concordare misure
 differenti nell'applicazione di questo provvedimento prima della scadenza
 del 30 aprile
 pagerank: 3

 Pur nella condivisione degli obiettivi sulla tracciabilità nella gestione dei rifiuti, voglio sottolineare una
 dichiarata e convinta contrarietà verso il provvedimento conosciuto con l'acronimo Sistri - Sistema per la
 tracciabilità dei rifiuti - che dalla sua nascita, il lontano 2009, ancora porta con se incertezza, inefficienza e
 ulteriore burocrazia che va contro la semplificazione per le nostre imprese. Così Paolo Agnelli, presidente di
 Confimi Impresa aggiungendo che "la scadenza del pagamento del 30 aprile per il versamento annuale, è un
 ulteriore costo iniquo e inutilmente vessatorio verso il nostro sistema".
 "Non siamo d'accordo - ha precisato - con chi invita le aziende a non versare il contributo in scadenza perché
 non è nelle nostre politiche dare indicazioni 'contra legem', ma non per questo la nostra contrarietà è meno
 decisa. Chiediamo al Ministero dell'Ambiente di convocare, quindi, con la massima urgenza e prima della
 scadenza di fine aprile, un tavolo di confronto per concordare misure differenti nell'applicazione di questo
 provvedimento".

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                         16
17/04/2014                               www.trasporti-italia.com                                          Sito Web
16:47

                                                                                                                      La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Sistri: Agnelli (Confimi Impresa), costo iniquo e vessatorio
 pagerank: 3

 "Pur nella condivisione degli obiettivi sulla tracciabilità nella gestione dei rifiuti, voglio sottolineare una
 dichiarata e convinta contrarietà verso il provvedimento conosciuto con l'acronimo Sistri - Sistema per la
 tracciabilità dei rifiuti - che dalla sua nascita, il lontano 2009, ancora porta con sè incertezza, inefficienza e
 ulteriore burocrazia che va contro la semplificazione per le nostre imprese". E' questo il parere di Paolo
 Agnelli, presidente di Confimi Impresa.
 "La scadenza del pagamento del 30 aprile per il versamento annuale - aggiunge Agnelli - è un ulteriore costo
 iniquo e inutilmente vessatorio verso il nostro sistema. Non siamo d'accordo con chi invita le aziende a non
 versare il contributo in scadenza perché non è nelle nostre politiche dare indicazioni 'contra legem', ma non
 per questo la nostra contrarietà è meno decisa".
 Infine il presidente di Confimi chiede al Ministero dell'Ambiente di convocare, "con la massima urgenza e
 prima della scadenza di fine aprile, un tavolo di confronto per concordare misure differenti nell'applicazione di
 questo provvedimento".

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                         17
SCENARIO ECONOMIA

26 articoli
18/04/2014                         Corriere della Sera - Ed.                                                   Pag. 1
                                   nazionale
                                           (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Prigionieri delle Tasse
 ENRICO MARRO

 Che sia difficile trovare 6,7 miliardi di euro da mettere nelle buste paga di 10 milioni di lavoratori dipendenti è
 noto. Quando poi, la settimana scorsa, Matteo Renzi ha aggiunto che il bonus (i famosi 80 euro al mese)
 sarebbe andato anche ai cosiddetti incapienti, cioè ai circa 4 milioni di dipendenti che guadagnano meno di 8
 mila euro lordi l'anno, al ministero dell'Economia hanno dovuto ricominciare da capo, dovendo scegliere tra
 due strade: o la ripartizione dei 6,7 miliardi su una platea più ampia, rischiando di vanificare quella che con
 una certa (troppa) esagerazione lo stesso presidente del Consiglio ha definito una «terapia d'urto», o il
 reperimento di altre risorse. Ma dove? Il governo è partito con obiettivi ambiziosi, spiegando che le coperture
 al decreto legge che verrà approvato oggi sarebbero venute dai tagli strutturali della spesa pubblica.
 Poi ha specificato che da queste voci si potevano ricavare non più di 4 miliardi e mezzo mentre per gli altri
 2,2 si sarebbe provveduto con entrate una tantum . Ma negli ultimi giorni questo quadro è stato messo in
 discussione da un fiorire di indiscrezioni trapelate dalle stanze dello stesso governo. Forse i miliardi assicurati
 dai tagli della spesa saranno un po' meno e le una tantum vacillano.
 Quando i conti non tornano, la tentazione di trovare le coperture con la scorciatoia di aumentare le tasse è
 forte, soprattutto se si ha bella e pronta una giustificazione etica: redistribuire dai ricchi ai poveri. Il governo
 ha fatto bene, ieri, a smentire l'ipotesi di un taglio delle detrazioni fiscali (per esempio, le spese mediche) che
 avrebbe colpito in particolare i redditi medio-alti, ma che comunque è scritta nelle bozze del decreto in
 circolazione (articolo 38 ).
  Resta in campo l'idea di colpire le retribuzioni dei dirigenti pubblici, non solo fissando il tetto dei 239 mila
 euro lordi come per il presidente della Repubblica, che può avere una logica, ma tagliando in maniera lineare
 anche gli stipendi sotto il tetto, fino a colpire retribuzioni di 60 mila euro lordi. Ma attenzione a scambiare il
 ceto medio per i ricchi, un errore nel quale si può facilmente incorrere prendendo come riferimento le
 dichiarazioni dei redditi, che purtroppo offrono una rappresentazione falsa della situazione. Il ceto medio in
 Italia è letteralmente stritolato dalle tasse. Bastano pochi numeri a dimostrarlo, quelli recentemente diffusi
 dallo stesso governo e relativi alle dichiarazioni dei redditi 2013 (anno d'imposta 2012). Su 41,4 milioni di
 soggetti Irpef, 10,2 milioni non pagano nulla, in pratica uno su quattro, o perché stanno nella no tax area
 (meno di 8 mila euro) o perché azzerano l'imposta con le detrazioni. Il 5% dei contribuenti più agiati è quello
 che ha un reddito superiore a 48.576 euro lordi, circa 2.750 euro netti al mese. Costoro hanno versato 57
 miliardi e mezzo di Irpef su un totale di 152 miliardi, cioè il 38%. Bene, sapete quanti sono per il Fisco quelli
 che hanno più di 2.750 euro netti al mese? Appena 2 milioni di contribuenti. Quindi il 5% di chi sta meglio
 paga da solo il 38% dell'Irpef. Insistere ancora su questi 2 milioni che non sfuggono al prelievo alla fonte non
 sarebbe equo a fronte di un mancato gettito da evasione fiscale pari a 120 miliardi. Renzi ha promesso un
 bonus coperto da tagli strutturali di spesa pubblica improduttiva e inefficiente. Non si chiede altro .
  Enrico Marro
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                     17
18/04/2014                          Corriere della Sera - Ed.                                                    Pag. 41
                                    nazionale
                                            (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Riassetto del credito Rocca Salimbeni rimborserà i Monti bond e coprirà di più i crediti in vista dei test per la
 vigilanza Bce
 Mps, la spinta di Bankitalia Il Banco incassa 1,5 miliardi
 Siena approva oggi l'operazione da 5 miliardi Veneto Banca Il 26 l'assemblea della Popolare veneta per il
 nuovo board. In vista l'aumento da 500 milioni
 Fabrizio Massaro

 MILANO - La conferma è arrivata ieri mattina dallo stesso Montepaschi: si terrà oggi alle 10.30 il consiglio di
 amministrazione presieduto da Alessandro Profumo per varare il rafforzamento dell'aumento di capitale
 attualmente autorizzato da 3 a 5 miliardi. Toccherà all'amministratore delegato, Fabrizio Viola, spiegare poi le
 ragioni che hanno indirizzato la banca su questa decisione. Ma dietro la scelta dell'istituto di Rocca Salimbeni
 c'è la moral suasion della Banca d'Italia e la necessità di rafforzare le difese in vista della verifica degli attivi di
 bilancio necessaria per il passaggio alla Vigilanza unica della Bce. È la molla che ha spinto il Banco Popolare
 a ricorrere, prima fra le grandi banche italiane, al mercato con un'operazione da 1,5 miliardi chiusa ieri con
 pieno successo: 99,13% di adesioni, per il 50% circa da parte di investitori esteri tra cui Blackrock, Ubs,
 Goldman Sachs. Allo stesso passo si apprestano anche Popolare di Vicenza (per 1 miliardo), Carige (800
 milioni), Bpm (500 milioni), Banca Marche (400 milioni), Popolare di Sondrio (350 milioni), Creval (attesi 400
 milioni) e Veneto Banca (850 milioni, che sabato 26 riunisce l'assemblea per il rinnovo del consiglio senza più
 Vincenzo Consoli come amministratore delegato).
 Per Mps l'incremento della ricapitalizzazione si spiega con il fatto che i 3 miliardi già autorizzati lo scorso
 dicembre servivano per iniziare a rimborsare i 4,07 miliardi di aiuti di Stato (i Monti bond). Il miliardo in più
 sarà invece un aumento di capitale vero e proprio e consentirà a Mps di avere patrimonio e percentuali di
 copertura dei crediti deteriorati in linea con le principali banche. Un miliardo non è comunque una cifra da
 poco, visto che corrisponde a poco meno di metà dell'attuale capitalizzazione di Mps. Come dire che le
 svalutazioni degli ultimi due anni per 5,5 miliardi non sono state sufficienti a fare pulizia delle partite più
 complicate.
 A differenza dello scorso dicembre, la finestra di mercato positiva favorisce Profumo e Viola. I due banchieri
 sarebbero stati già allora consapevoli delle reali necessità del Monte, ma il consorzio di garanzia guidato da
 Ubs, Goldman Sachs, Citi e Mediobanca si sarebbe mostrato freddo di fronte alla richiesta di coprire 5
 miliardi, sia per i rischi di mercato sia per le incertezze del quadro politico. Ora il clima è cambiato, il governo
 appare stabile e l'operazione può partire.
  fmassaro@corriere.it
  fabriziomassar0
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 99
 per cento le adesioni all'aumento di capitale del Banco Popolare

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                         18
18/04/2014                          Corriere della Sera - Ed.                                                 Pag. 43
                                    nazionale
                                            (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Il caso Dopo l'assemblea della compagnia telefonica e l'affermazione della lista presentata da Assogestioni
 Da Telecom a Unicredit, i fondi e la nuova via alle public company
 L'avanzata degli investitori istituzionali e il tramonto dei patti
 Fabio Tamburini

 Le public company in Italia sono sempre state soffocate nella culla prima di nascere. E anche solo
 teorizzarne il modello era come portare un cane in chiesa. Anche per questo l'assemblea di Telecom che
 mercoledì scorso ha visto la vittoria dei fondi d'investimento raccolti sotto la bandiera dell'Assogestioni
 acquista un valore quasi simbolico. La loro lista ha incassato più voti di Telco, la finanziaria a cui fa capo oltre
 il 22% del capitale, di gran lunga l'azionista di maggior peso, partecipata dalla spagnola Telefonica e da
 Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali .
 Certo nell'immediato l'ala dura di Telco è riuscita a limitare i danni conquistando la maggioranza dei
 consiglieri grazie al voto diretto in assemblea e sollevando le ira di Marco Fossati, l'azionista di minoranza
 che controlla il 5% del capitale e ha denunciato il controllo di fatto esercitato dal socio di maggioranza relativa
 «con un atto di arroganza verso il mercato». Ma, al di là delle tecnicalità assembleari, l'evento verrà ricordato
 come la tappa iniziale del tramonto dei patti di sindacato che, d'altra parte, sono stati archiviati
 dall'amministratore delegato della stessa Mediobanca, Alberto Nagel, nel giugno dell'anno scorso, con
 l'annuncio della nuova strategia, che prevede l'uscita dell'istituto da quelli in essere e l'intenzione di non
 promuoverne più.
 Di sicuro, tranne colpi di scena, l'era dei patti di sindacato è davvero finita. In passato hanno rappresentato lo
 strumento con cui Enrico Cuccia, il banchiere fondatore di Mediobanca, aveva arginato lo strapotere dell'Iri e
 delle aziende pubbliche, permettendo alle grandi famiglie dell'imprenditoria privata di fare blocco con
 l'appoggio delle maggiori banche e delle assicurazioni Generali, Fondiaria, Sai. Ora si è aperta una nuova
 stagione del capitalismo italiano, più vicina al modello anglosassone, anche se non è mai detta l'ultima parola
 (come conferma l'assemblea Telecom). Il modello è quello dei fondi che controllano quote sempre più
 significative del capitale, che intervengono in assemblea e fanno valere il principio secondo cui le azioni si
 contano e non si pesano .
 Così tutto potrà acquistare un altro sapore, compreso i criteri con cui devono essere effettuate le nomine dei
 vertici, mettendo in soffitta logiche di appartenenza oppure di fedeltà. Un cambiamento che potrebbe risultare
 epocale, destinato a modificare comportamenti consolidati anche per le società quotate del mondo pubblico.
 All'ultima assemblea dell'Eni, ad esempio, i fondi hanno superato per la prima volta l'azionista pubblico. E i
 fondi, si sa, sono soci per i quali vale una battuta ripetuta spesso nel mondo della finanza internazionale:
 votano «with their feet», con i piedi, cioè se non sono d'accordo alzano i tacchi e se ne vanno, vendendo le
 azioni.
 Proprio questo potrebbe risultare un limite. I fondi sono in grado di garantire la stabilità dell'azionariato e la
 gestione delle aziende secondo prospettive a medio e lungo termine? Oppure, per loro natura, sono
 interessati a valorizzare l'investimento in tempi rapidi e, una volta raggiunto l'obiettivo di far salire il titolo,
 passano alla cassa e se ne vanno senza troppi complimenti? In altre parole, i fondi sono investitori soltanto
 finanziari oppure possono essere garanti di un progetto industriale? La risposta, in realtà, è che si chiamano
 tutti fondi ma hanno caratteristiche diverse e, in buona parte dei casi, sono azionisti attenti ai piani di lunga
 scadenza.
 Non sono, tranne quelli speculativi, della serie «prendi i soldi e scappa». Meglio così perché l'impressione è
 che quanto accaduto in Telecom rappresenti soltanto l'inizio e prelude a cambiamenti che riguardano le
 società di maggior spicco. In alcuni casi, come Pirelli, stanno già avvenendo e hanno aperto la strada
 all'arrivo nella catena societaria di controllo della compagnia petrolifera russa Rosneft. In altri, come Unicredit,
 il nocciolo duro delle fondazioni è diventato un nocciolino che controlla solo il 9% del capitale. In altri ancora,
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                     19
vedi Generali, i cambiamenti in corso non potranno essere stoppati da patti di sorta. La verità è che

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                       20
18/04/2014                       Corriere della Sera - Ed.                              Pag. 43
                                 nazionale
                                        (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                  La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 occorrono soldi, tanti soldi, e i fondi dispongono di risorse adeguate.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Le aziende e il mercato Telecom
 In assemblea mercoledì scorso hanno vinto i fondi raccolti in Assogestioni Unicredit
 Il nocciolo duro delle fondazioni controlla solo il 9% del capitale Eni
 All'ultima assemblea i fondi comuni hanno superato il socio pubblico

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                               21
18/04/2014                         Corriere della Sera - Ed.                                                   Pag. 45
                                   nazionale
                                           (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Sussurri & Grida
 Kedrion, il bond da 300 milioni fa il tutto esaurito

 (fr.bas.) L'assemblea degli azionisti del gruppo Kedrion, azienda biofarmaceutica specializzata nello sviluppo,
 produzione, commercializzazione e distribuzione di farmaci plasmaderivati e che ha come soci il Fondo
 strategico italiano al 25% e al 75% Sestant Internazionale (la finanziaria della famiglia Marcucci), ha
 approvato i conti 2013 che si sono chiusi con 425 milioni di fatturato (+12%), un margine operativo lordo del
 25% (+4% rispetto al 2012) e un utile netto di 34 milioni di euro. Determinante l'estero, che pesa sul fatturato
 per il 66% (negli Stati Uniti il gruppo ha superato i 135 milioni di euro di fatturato). Nel 2013 sono cambiati gli
 assetti proprietari di Kedrion: è uscito il fondo Investitori Associati che deteneva il 32% del capitale. Ieri il
 gruppo ha emesso un prestito obbligazionario senior, unsecured e unrated da 300 milioni con scadenza ad
 aprile 2019 (la richiesta è stata tre volte superiore all'offerta). I titoli sono a tasso fisso e avranno una cedola
 annuale del 4,625 per cento. Il prezzo di emissione è alla pari (100%). Le obbligazioni, con taglio minimo di
 100.000 euro, sono state collocate presso investitori istituzionali internazionali e saranno ammesse, entro la
 data di godimento del 24 aprile, alla quotazione alla Borsa di Dublino. I proventi dell'emissione
 obbligazionaria saranno principalmente destinati a rimborsare totalmente il debito esistente del gruppo e a
 finanziare i piani di sviluppo dei prossimi cinque anni.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Parmalat, alle minoranze una sola voce
 (m.sid. ) Il match nell'assemblea Parmalat è finito 6 a 1. Con il voto contrario dei fondi e il solo voto favorevole
 di Sofil - cioè Lactalis, che controlla oltre 80% del capitale - è stato fissato a sette il numero dei consiglieri del
 prossimo board. Entrano quindi in consiglio sei membri tratti dalla lista Sofil: Gabriella Chersicla (nuovo
 presidente), Antonio Sala, Riccardo Perotta, Patrice Gassenbach, Paolo Luzzati e Laura Gualtieri. Il
 rappresentante delle minoranze sarà Umberto Mosetti, consigliere uscente, che si troverà quindi da solo e
 nell'impossibilità di convocare l'assemblea. A comunicare l'insoddisfazione dei fondi sulla modifica dello
 Statuto che ha portato, nonostante la moral suasion della Consob, alla riduzione dei rappresentanti delle
 minoranze, è stato il titolare di Gabelli Funds: «Siamo qui per dare voce al nostro dissenso per le misure
 proposte e approvate dall'azionista di maggioranza che ancora una volta priva le minoranze dei loro diritti».
 «Questo è particolarmente allarmante - ha aggiunto - perché gli sforzi delle minoranze hanno avuto una
 grande importanza per recuperare 130 milioni che sono rientrati nelle casse della società e che vanno a
 veneficio di tutti gli azionisti». Con la fine - de facto - della Parmalat quale public company, ne rimane a
 Piazza Affari solo una: Prysmian.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Cobra ristruttura i debiti e riduce il rosso
  Cobra Automotive rivede la luce. La società controllata dalla Intek di Enzo Manes ha raggiunto l'accordo con
 le banche per ristrutturare il debito (advisor Vitale & Asssociati, lo studio Craca Di Carlo Guffanti Pisapia
 Tatozzi e Gianni Origoni Grippo Cappelli per le banche). La scadenza è stata spostata al 2019 e sono state
 confermate tutte le linee di credito. Mario Rossetti, chiamato nel 2011 a mettere ordine, può guardare avanti
 con più tranquillità anche per via del miglioramento del bilancio, approvato ieri, che presenta un aumento del
 margine operativo lordo del 195% a 17 milioni, risultato operativo tornato in positivo per 4 milioni e perdite
 ridotte a 2 milioni dai 14,2 del 2013.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Kinexia, mid cap per crescere all'estero
 (f.ch. ) La fusione con la controllante Sostenya, l'apertura della sede a Londra e l'espansione all'estero.
 Grandi manovre in corso per Kinexia, la holding delle rinnovabili e dell'ambiente quotata a Milano, che dopo

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                       22
l'incorporazione della casa madre da small diventerà una mid cap da oltre 100 milioni di capitalizzazione. La

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                               23
18/04/2014                         Corriere della Sera - Ed.                                                  Pag. 45
                                   nazionale
                                           (diffusione:619980, tiratura:779916)

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 crescita dimensionale serve per favorire l'accesso al mercato. Ed è agli investitori internazionali che guarda
 Kinexia, che ha appena inaugurato una sede a Londra. In base al piano industriale 2014-2018 presentato ieri
 a Milano, il fatturato in Italia raggiungerà i 270 milioni e altrettanti il gruppo conta di realizzarne all'estero .
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                     24
18/04/2014                                        Il Sole 24 Ore                                                Pag. 1
                                           (diffusione:334076,
                                           tiratura:405061)

                                                                                                                         La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 «È un piacere fare il volontariato»
 Berlusconi: «Una parte dei giudici fa politica Ue, sforare il tetto del 3%»
 Barbara Fiammeri

 «Eliminare il fiscal compact e sforare il tetto del 3%». Lo ha detto Silvio Berlusconi alla presentazione delle
 liste Fi per le Europee: «Rivedere i trattati e i poteri della Bce». Berlusconi ha glissato sulle domande relative
 ai giudici («ne rispetto le decisioni», «farò con piacere assistenza agli anziani») ma poi ha aggiunto: «Una
 corrente della giustizia ha finalità di intervento nella politica». Quanto alle riforme, subito quella elettorale «ma
 Renzi ha paura di non avere i voti al Senato».
  Fiammeri e Mincuzzi u pagina 8
  ROMA
   Una decisione «ingiusta», per un fatto «inesistentedi cui però rispetterà comunque gli effetti, perché -
 rivendica - «sono uomo delle istituzioni». E poi fare assistenza agli anziani gli fa «piacere» perchè «io ho
 sempre aiutato chi ha bisogno». Silvio Berlusconi torna a indossare gli abiti dello statista. Mima di cucirsi la
 bocca con un sorriso eloquente quando gli chiedono se la sua interdizione non sia stata una scelta per farlo
 fuori politicamente. Certo, osserva, il «no» alla sua candidatura «avvantaggia la sinistra» e quindi ha
 «un'indiscutibile valenza politica» anche perchè - dice mordendosi la lingua - «c'è una corrente della sinistra
 che ha dichiaratamente finalità politiche». L'ex premier però non va oltre. Incombe il rischio della revoca
 dell'affido ai servizi sociali e c'è da fare una campagna elettorale.
   Mostra ottimismo Berlusconi. Il 20% che gli attribuiscono i sondaggi lo considera un vero e proprio
 «miracolo» visto che non è stato più in televisione né ha concesso interviste, al contrario - stigmatizza -
 dell'occupazione mediatica consentita a Matteo Renzi. Ma è questa l'unica frecciatina che l'ex Cavaliere
 lancia nei confronti del premier con il quale pochi giorni fa ha rinsaldato il patto sulle riforme. Nessun attacco
 frontale, nessuna accusa personale. Un atteggiamento che lascia disorientata anche la platea dei candidati e
 quanti altrove tra gli azzurri assistono alla prima conferenza stampa di questa nuova ridiscesa in campo.
  I toni accesi e gli attacchi senza esclusione di colpi che il leader di Fi ha sempre riservato ai suoi avversari
 sono archiviati. Di più: Berlusconi loda il premier perché finalmente propone «due importanti riforme» e arriva
 addirittura a dirsi «preoccupato» per la tenuta della maggioranza sulla riforma della legge elettorale.
 Ribadisce che l'Italicum va approvato «il prima possibile» ma non pone aut aut; rivela di aver chiesto a Renzi
 l'elezione diretta del Capo dello Stato ma tace sulla risposta del premier; e anche sul ddl costituzionale per il
 Senato, pur ritenendo «assolutamente» non condivisibile il testo del governo, ne conferma punti salienti a
 partire dalla «non elezione diretta» dei senatori. Le dichiarazioni più veementi sono rivolte semmai ai
 predecessori di Renzi, a chi lo sostituì a Palazzo Chigi (Monti) grazie a quello che per lui è stato «un colpo di
 Stato» ordito dentro e fuori i confini nazionali. Anche gli attacchi all'Europa restano tutto sommato moderati.
 Berlusconi parla di «rivisitazione» del patto di stabilità e di «annullamento» del fiscal compact; ribadisce che il
 ruolo della Bce deve essere identico a quello di tutte le altre banche centrali quale prestatore di ultima
 istanza. Ma niente a che vedere con quanto detto in passato, quando prefigurava l'uscita dell'Italia dall'euro.
 Semmai una distinzione da quei partiti antieuro come il M5S e la Lega che si alimentano dell'antipolitica.
  La sensazione è che Berlusconi guardi già al dopo 25 maggio perché queste non sono le sue elezioni: darà il
 suo contributo ma già mette le mani avanti dispiacendosi per i mancati voti dovuti alla sua mancata
 candidatura. Accanto a lui ci sono i due capilista delle circoscrizioni settentrionali, Elisabetta Gardini (Nord
 Est) e Giovanni Toti (Nord Ovest); poco più in là Antonio Tajani (Centro), Gianfranco Miccichè (Isole) e
 Raffaele Fitto (Sud). In sala volti più o meno noti. La compilazione delle liste ha lasciato un'eco di malumori.
 Berlusconi spiega che la mancata candidatura di Claudio Scajola è stata per lui «molto, molto dolorosa» ma
 necessaria perché - spiega - il peso degli scandali passati pesa ancora sui sondaggi.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                      25
18/04/2014                                        Il Sole 24 Ore                                               Pag. 1
                                           (diffusione:334076,
                                           tiratura:405061)

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 I VINCOLI Possibile revoca
  Il Procuratore generale di Milano Antonio Lamanna, nell'esprimere parere favorevole all'affidamento ai servizi
 sociali di Silvio Berlusconi, ha sottolineato che se l'ex premier dovesse diffamare i singoli giudici, l'affidamento
 potrebbe essere revocato
  Attacchi ai giudici
  Il magistrato ha portato in aula un articolo in cui viene riportato che Berlusconi avrebbe detto, in vista della
 decisione del Tribunale di Sorveglianza, «sono qui a dipendere da una mafia di giudici». «Noi non siamo né
 angeli vendicatori né angeli custodi - ha aggiunto Lamanna - ma siamo qui per fare applicare la legge»
 L'ordinanza
  Questi concetti vengono ribaditi nell'ordinanza emanata dal tribunale di sorveglianza. Berlusconi dovrà
 evitare le «esternazioni pubbliche» e «offensive» contro le toghe, che «dimostrano spregio nei confronti
 dell'ordine giudiziario - si legge nell'ordinanza - , ivi compreso questo collegio»

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                     26
18/04/2014                                         Il Sole 24 Ore                                                Pag. 1
                                            (diffusione:334076,
                                            tiratura:405061)

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 L'ULTIMO BILANCIO DI MORETTI
 Fs, l'utile netto 2013 cresce del 20,7% Ricavi a 8,3 miliardi
 Giorgio Santilli

 Giorgio Santilli u pagina 12
  ROMA
  Mauro Moretti si congeda dalle Ferrovie, in partenza per Finmeccanica, con il miglior bilancio di questi sette
 anni trascorsi alla guida del gruppo Fs. Tutti i dati rilevanti sono in miglioramento e in crescita, mettendo così
 fine alla lunga cavalcata che era cominciata nel 2006, quando prese le redini di Fs con una perdita di 2.115
 milioni e un margine operativo lordo negativo per 650 milioni. Il consiglio di amministrazione ha approvato ieri
 un bilancio consolidato 2013 che presenta un utile netto di 460 milioni (superiore del 20,7% ai 381 milioni del
 2012 e ai 440 milioni del preconsuntivo di un mese fa): si tratta del sesto utile consecutivo per Fs. Il conto
 economico presenta anche un Ebit di 818 milioni (+1,1% sul 2012) e un margine operativo lordo per la prima
 volta superiore ai due miliardi (2.030 milioni con crescita del 5,8% rispetto al 2012).
  Anche i ricavi fanno segnare un nuovo record con 8.329 milioni (+1,1% rispetto ai 8.228 milioni del 2012).
 «La rafforzata solidità delle Ferrovie dello Stato italiane - afferma la nota del gruppo - rappresenta la
 premessa fondamentale per traguardare il gruppo verso gli obiettivi, ancor più sfidanti, descritti nel piano
 industriale 2014-2017, approvato nel febbraio scorso e presentato alla comunità finanziaria il 25 marzo
 scorso».
  Resta l'incognita di chi guiderà il gruppo in questa nuova fase «sfidante». Qualora fosse Michele Mario Elia,
 numero due del gruppo a guida morettiana e amministratore delegato di Rfi, la società per la rete, il piano
 industriale ne uscirebbe certamente confermato e rafforzato. Qualora il governo dovesse fare una scelta di
 maggiore discontinuità, non è escluso che il piano possa essere parzialmente corretto, anche se il
 comunicato di Fs e i dati del bilancio approvato ieri vogliono mettere l'accento proprio sulla solidità e sulla
 stabilità del percorso intrapreso da Fs.
  Gli investimenti realizzati da Fs sono rimasti ai livelli del 2012, 3,9 miliardi di cui 1,6 in autofinanziamento. Il
 piano industriale prevede una consistente accelerazione proprio su questo fronte, con una crescita a 4,6
 miliardi prevista per il 2014 e il salto a 6,4 miliardi nel 2015 e nel 2016.
  Dei 24 miliardi di investimenti previsti dal piano industriale 2014-2017, 8,5 saranno in autofinanziamento: 6,4
 saranno destinati all'acquisto dei treni (3 miliardi per i treni regionali) e alle tecnologie a servizio del business,
 mentre 1,7 miliardi andranno alla rete Alta velocità. Gli altri 15,5 miliardi sono invece in attuazione del
 contratto di programma sottoscritto con lo Stato.
  Sul lato dei ricavi si è invertita la tendenza a una crescita dei ricavi da infrastruttura (per il crescente
 sfruttamento economico della nuova rete Alta velocità) registrata negli ultimi tre anni. Nel 2013 i ricavi da
 infrastruttura sono leggermente scesi da 1.340 a 1.333 milioni, mentre i ricavi da servizi di trasporto sono
 cresciuti da 5.938 a 6.035 milioni.
  I dipendenti sono scesi ancora, da 72.043 a 69.425, con un costo del lavoro cresciuto dello 0,9%, da 3.877 a
 3.910. Migliora anche la gestione finanziaria netta, negativa per 234 milioni contro i 290 del 2012, così come
 migliora la posizione finanziaria netta (da 9.068 a 8.492 milioni). Peggiora invece da 8.235 a 8.492 milioni la
 posizione finanziaria netta di medio e lungo termine, soprattutto per effetto della crescita
 dell'autofinanziamento di investimenti.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 460 milioni
 IL RISULTATO NETTO DELLE FERROVIE NEL 2013
 Foto: Ultimo esercizio. Mauro Moretti, ex ad Fs, ora verso Finmeccanica RICAVI E PROVENTI OPERATIVI
 Dati in milioni di euro EBITDA Dati in percentuale RISULTATO NETTO Dati in milioni di euro
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                       27
18/04/2014                                         Il Sole 24 Ore                                                Pag. 1
                                            (diffusione:334076,
                                            tiratura:405061)

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 INTERVISTA Leopoldo Freyrie Presidente architetti
 Freyrie: «Semplificazioni inefficaci: servono più certezze»
 Giorgio Santilli

 (Leopoldo Freyrie) Santilli u pagina 38
  ROMA.
   «Le semplificazioni di procedure sono state già fatte tutte, ma non vengono applicate o non hanno
 funzionato. Ora bisognerebbe fare le semplificazioni di contenuto e abbiamo già avanzato le nostre idee ai
 tavoli che stanno lavorando per elaborare la proposta di un nuovo decreto». È un cambiamento radicale -
 coerente con la «lotta violenta alla burocrazia» annunciata dal premier Matteo Renzi - quello che chiede
 Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, che contesta drasticamente il modo in
 cui oggi funzionano procedure di autocertificazione come la Dia (Denuncia inizio attività) e la Scia
 (Segnalazione certificata di inizio attività). «Oggi - dice Freyrie - puoi già autocertificare tutto sulla base di
 norme che si sono affastellate e lasciano sempre spazio a qualche interpretazione. Il punto è che Dia e Scia
 non sono bancabili perché in qualunque momento, da qui all'eternità, si può svegliare un'amministrazione e
 dire che quello che hai certificato non va bene. Noi chiediamo che il progetto certificato da Dia o Scia abbia
 una pubblicazione online che lo renda leggibile a tutti per poi diventare, entro un tempo ragionevole di tre o
 sei mesi, definitivo e non più modificabile dalla pubblica amministrazione».
  Architetto Freyrie, questa è la vostra idea per le semplificazioni di procedura. Ma per quelle che chiamate le
 semplificazioni di contenuto cosa proponete?
   In generale noi chiediamo di passare da un approccio prescrittivo delle regole edilizie e urbanistiche a uno
 prestazionale. I regolamenti non devono dirmi come fare una scala o un impianto, ma quali sono gli obiettivi e
 le prestazioni che deve garantire. Spetterà poi al progettista, all'architetto o all'ingegnere, dire come quelle
 prestazioni vadano conseguite, adottando le soluzioni tecniche e tecnologiche che ritiene più adatte. La
 norma prescrittiva blocca o rallenta l'innovazione.
   È una rivoluzione culturale e amministrativa che ci allineerebbe al mondo anglosassone. Ma come si può
 innescare questa rivoluzione e come si possono dare certezze alle pubbliche amministrazioni in questo
 nuovo regime?
   Facciamo l'esempio dei regolamenti edilizi. Con il nuovo titolo V, che finalmente riforma la madre di tutti i
 problemi, il vecchio titolo V, appunto, pensiamo sia possibile per lo Stato emanare linee-guida nazionali, o se
 si preferisce un regolamento edilizio-tipo, che dia l'indicazione di questo passaggio dall'approccio prescrittivo
 a quello prestazionale, lasciando poi ai singoli comuni la possibilità di adattare lo schema generale alla realtà
 locale.
  Lei dice che la norma prescrittiva blocca l'innovazione. Quanto conta oggi la tecnologia nella progettazione in
 Italia?
  La norma prescrittiva blocca l'innovazione in un mondo in cui la tecnologia è sempre più rilevante e cresce
 l'integrazione fra professionisti e produttori industriali. Un tempo l'architettura era un lavoro da artigiani, oggi è
 impossibile progettare un edificio energeticamente efficiente senza fare ricorso a brevetti industriali. Questo
 succede nel mondo. Da noi invece la norma prescrittiva, che risale al 1942 e da allora si è stratificata, rischia
 di relegare sempre più l'architetto alla figura che va al comune per ottenere il permesso.
   Il governo sta lanciando il piano per la sicurezza nelle scuole. Cosa bisogna fare per evitare i fallimenti
 registrati in passato con piani simili?
  Anzitutto prendo atto che Renzi, anche sulla spinta del lavoro di Renzo Piano, ha detto di voler fare concorsi
 per i progetti delle scuole. È una buona cosa, ma non basta. È necessario anche colmare la mancanza di un
 vero censimento tecnico delle scuole. Non conosciamo il reale stato di questi edifici. Chiediamo che si faccia
 un monitoraggio affidandolo a professionisti tecnici che poi abbiano il compito di aggiornare il fascicolo nel
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 18/04/2014                                                                       28
Puoi anche leggere