ANIEM Rassegna Stampa del 13/09/2017

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ANIEM
   Rassegna Stampa del 13/09/2017

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INDICE

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SCENARIO EDILIZIA
   13/09/2017 Il Sole 24 Ore                                            5
   Concessionarie, lavori al minimo

   13/09/2017 Il Sole 24 Ore                                            6
   Aedes nel mall di San Marino

   13/09/2017 Il Sole 24 Ore                                            7
   Ance: un piano per la manutenzione

   13/09/2017 Il Sole 24 Ore                                            8
   Open Fiber: primi cantieri entro settembre

   13/09/2017 La Stampa - Nazionale                                     9
   Rischia il fallimento l'autostrada "lumbard"

   13/09/2017 La Stampa - Biella                                        11
   Sicurezza e lavoro, Biella fa scuola

   13/09/2017 Libero - Nazionale                                        12
   La pressione fiscale sul settore immobiliare non è più sostenibile

   13/09/2017 Il Mattino - Salerno                                      13
   «Cassa edile e Inps, unica banca dati»

   13/09/2017 Il Tempo - Nazionale                                      14
   Tremila case popolari subito Ma nessuno applica la legge

SCENARIO ECONOMIA
   13/09/2017 Corriere della Sera - Nazionale                           16
   La formula welfare delle tute blu, con Metasalute
13/09/2017 Corriere della Sera - Nazionale                      17
  Al lavoro una donna su due Disoccupazione giù, cala all'11,2%

  13/09/2017 Corriere della Sera - Nazionale                      19
  Mediobanca, patto sotto il 30% Sarà sempre più public company

  13/09/2017 Il Sole 24 Ore                                       21
  Piano energetico, l'allarme delle imprese

  13/09/2017 Il Sole 24 Ore                                       23
  Produzione: Italia prima tra i «big 5» dell'Europa

  13/09/2017 Il Sole 24 Ore                                       24
  Il lavoro stabile passi per l'apprendistato

  13/09/2017 Il Sole 24 Ore                                       25
  Dazi alla Cina, accordo rinviato

  13/09/2017 La Repubblica - Nazionale                            26
  Il piano Juncker: un ministro dell'euro

  13/09/2017 La Repubblica - Nazionale                            28
  E l'uscita dall'austerity riduce la diseguaglianza

  13/09/2017 Il Messaggero - Nazionale                            30
  Vivendi-Telecom, i paletti del governo

SCENARIO PMI
  13/09/2017 Il Sole 24 Ore                                       33
  Mittel acquisisce il controllo di Imc

  13/09/2017 Il Sole 24 Ore                                       34
  Nb Renaissance rileva il controllo di Comelz

  13/09/2017 MF - Nazionale                                       35
  Mittel compra per 45 milioni il 75% di Imc (automotive)

  13/09/2017 ItaliaOggi                                           36
  Mittel, shopping in auto
SCENARIO EDILIZIA

9 articoli
13/09/2017                                                                                              diffusione:97980
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 AUTOSTRADE Edilizia / ALL'INTERNO
 Concessionarie, lavori al minimo
 Alessandro Arona

 pagina 16 Sono al minimo storico gli investimenti sulla rete autostradale italiana, per nuove opere,
 completamentio ammodernamenti. La spesa effettiva per costruzione e manutenzione straordinaria da
 parte delle società concessionarie è stata nel 2016 pari a 1.064 milioni di euro, il 24% in meno rispetto
 all'anno prima, e la metà rispetto alla media di 2,1 miliardi all'anno del triennio 2010-2012. Il dato è poi sceso
 a 1,6 miliardi nel 2013, 1.48 nel 2014, 1,4 nel 2015, e appunto 1.064 milioni lo scorso anno. Per quest'anno
 il Ministero delle Infrastrutture (Mit) prevede un ulteriore calo: gli investimenti effettivi non dovrebbero
 superare i 900 milioni. I dati possono essere consultati in dettaglio nella relazione annuale del Mit sulle
 autostrade (scaricabile anche da Edilizia e Territorio web), e si riferiscono alle società autostradali
 concessionarie del ministero. Importanti novità degli ultimi mesi dovrebbero comunque invertire la rotta
 degli investimenti, a partire dal 2018. Tra questi il piano per le terze e quarte corsie presentato da
 Autostrade per l'Italia (Aspi) il 29 maggio scorso, 2,2 miliardi di euro dal 2018 al 2023 (450 milioni circa
 l'anno): gli investimenti Aspi sono scesi da circa 1,2 miliardi l'anno nel 2010-2012 (variante di Valico e A14)
 a 770 in media negli ultimi quattro anni, per poi scendere a 677 nel 2016. Grazie al piano sulle corsie
 aggiuntive, e ai progetti della Gronda di Genova e della tangenziale di Bologna (entrambi in approvazione)
 la spesa Aspi dovrebbe risalire a 1,2 miliardi di euro all'anno dal 2019. L'altro punto chiave è l'accordo
 chiuso dal Ministero delle Infrastrutture Graziano Delrio il 5 luglio scorso con la Commissione europea per
 riconoscere mini-proroghe di 4 anni alle concessioni di Aspi (per realizzare la Gronda di Genova da 4,3
 miliardi di euro con tariffe sostenibili) e Satap A4 (per finanziare il completamento della Asti-Cuneo, 500
 milioni), e circa 10 anni di proroga (da definire) per la Strada dei Parchi (RomaL'Aquila-Teramo) per
 realizzare l'adeguamento anti-sismico da 2,4 miliardi. Le nuove convenzioni saranno operativea primavera
 2018, secondo la complessa procedura prevista, e dunque produrranno effetti sui cantieri da metà dell'anno
 prossimo. Terzo punto è lo sblocco dell'aggiornamento quinquennale delle concessioni (fermo da anni),
 grazie alla delibera Cipe dell'8 agosto scorso, che ha già permesso la firma degli atti aggiuntivi, nei giorni
 scorsi, con le società del Gruppo Gavio (investimenti per circa 800 milioni). Poi c'è l'atto aggiuntivo della
 Campogalliano-Sassuolo, bretella a sud di Modena da 510 milioni, firmata nei giorni scorsi, che dovrebbe far
 partirei cantieri da metà 2018. Nel periodo 2008-2016 la spesa per investimenti autostradali è stata di
 15,069 miliardi, il 69% di quanto previsto dai piani finanziari delle società. Tale differenza - sostiene il Mit - si
 deve in gran parte ai ritardi su un limitato numero di opere, tra cui la Asti-Cuneo, la Valdastico e la
 Tirrenica». La prima si dovrebbe sbloccare grazie all'accordo con la Ue, la seconda è in progettazione, e i
 lavori del 1° lotto da 860 milioni potrebbero partire nel 2108, la terza è bloccata dal deferimento alla Corte
 Ue deciso dalla Commissione europea nel maggio scorso. La manutenzione ordinaria è stata invece in
 linea con quanto previsto dai Pef, con una spesa di 677 milioni di euro medi all'anno. La relazione del Mit
 sottolinea comunque che negli ultimi 16 anni, dal 2001 al 2016, gli investimenti autostradali sono ripartiti,
 rispetto al sostanziale blocco del periodo 1992-2000: sono stati realizzati 438 km di nuova rete in esercizio,
 e investiti 22 miliardi di euro (1,3 miliardi all'anno).
 I NUMERI CHIAVE 1.064 milioni Investimenti 2016 La spesa effettiva delle concessionarie autostrdali per
 investimenti (-24% sul 2015) 15.069 milioni Investimenti 2008-2016 La spesa effettiva 2008-2016, pari al 69%
 delle previsioni 6,089 milioni Manutenzione ordinaria La spesa 2008-2016, il 100% di quanto previsto dai
 piani 22.127 milioni Investimenti 2001-2016 Spesa effettiva delle società, pari a 1,301 miliardi all'anno

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 13/09/2017                                                                        5
13/09/2017                                                                                              diffusione:97980
Pag. 12                                                                                                  tiratura:140038

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 Immobiliare. La storica Siiq partner al 40% del progetto per costruire l'outlet EMILIA ROMAGNA
 Aedes nel mall di San Marino
 I NUMERI L'investimento di 150 milioni per la costruzione del centro commerciale è il più grande intervento
 nella Repubblica del Titano
 Ilaria Vesentini

 SAN MARINO Aedes, la più antica società immobiliare quotata alla Borsa di Milano, cercava un'opportunità
 di sviluppo nella zona sammarinese, ultimo white spot non coperto da outlet in Italia. Borletti Group cercava
 invece un partner con esperienzae competenze specifiche per dare gas al complicato cantiere di "The
 Market, San Marino Outlet Experience", la cittadella ecosostenibile del fashion di 25mila mq che entro il
 2020 ospiterà 130 griffe internazionali in zona Rovereta, sul Titano. Il matrimonio suggellato ieri all'ombra
 delle tre antiche rocche - con l'ingresso di Aedes Siiq al 40% nel capitale delle società che realizzeranno il
 progetto The Market, parte perciò sotto i migliori auspici. «La partnership strategica con Aedes conferma le
 potenzialità del progetto avviato a San Marinoe ci permette di affrontare con maggiore solidità e
 competenze l'investimento da quasi 150 milioni di euro che sviluppe- remo in due fasi: la prima da 15mila
 mq per 80 negozi e 6 spazi ristorazione è partita lo scorso ottobre e sarà completata entro fine 2018, la
 seconda per ulteriori 10mila mq contiamo di chiuderla nel 2020», spiega Maurizio Bor- letti, fondatore di
 Borletti Group, leading sponsor di The Market con Dea Holding e VLG Capital. Aedes Siiq entra nel
 progetto con una quota del 40%a fronte di un investimento complessivo iniziale di circa 5,6 milioni di euro e
 in base agli accordi firmati ieri - e in virtù del know-how legato ai 200mila mq di retail aperti negli ultimi 15
 anni, tra cui il Serravalle Designer Outlet - svolgerà le attività di project e construction management e di
 development e asset management. Mentrei promotori si concentreranno sulle attività di
 commercializzazione e lancio dell'outlet, che ha già un prebooking dei negozi superiore alle superfici
 disponibili. I circa 150 milioni di euro di investimento (finanziati in parte mediante equity, in corso di raccolta
 presso investitori istituzionali, e in parte attraverso un pre- stito con un pool di banche) rappresenta la più
 importate iniziativa di sviluppo economico e imprenditoriale per la Repubblica di San Marino: si prevede la
 creazione di almeno 500 nuovi posti di lavoro all'apertura (750a regine nel 2021), senza considerare
 l'indotto, e l'arrivo di almeno2 milioni di nuovi visitatori sul Titano (l'outlet insiste infatti in un bacino di3
 milioni di residenti nelle quattro regioni limitrofe attraversato da un flusso potenziale di traffico sull'A14 di
 altri 5 milioni di persone). «Si tratta di un cantiere molto impegnativo e complesso (i lavori sono stati appena
 assegnati alla Colombo Costruzioni, ndr) perché consuma poco territorio sviluppandosi invece in profondità.
 Commettere errori è molto facile se non si ha esperienza», commenta Giuseppe Roveda, ad di Aedes,
 precisando che l'investimento in The Market «è coerente con le linee guida del nostro business plan
 2018-2023 approvate lo scorso agosto». © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 13/09/2017                                                                        6
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 Dissesto idrogeologico. La proposta dell'Associazione dei costruttori per sbloccare le opere di messa in
 sicurezza del territorio
 Ance: un piano per la manutenzione
 Massimo Frontera

 ROMA Dopo il caso Livorno - e la denuncia del Sole 24 Ore di ieri dei circa 9mila progetti antidissesto
 ancora bloccati - anche l'Associazione dei costruttori rilancia la sua proposta, non nuova, per scongiurare,
 con l'autunno alle porte, nuove calamità legate alla fragilità idrogeologica del Paese. L'Ance chiede in
 particolare di «rimuovere gli ostacoli burocraticie attribuire responsabili- tà chiare per far partire quel "piano
 nazionale di manutenzionee di messa in sicurezza del territorio" che chiediamo da anni, che viene
 rispolverato solo di fronte alle emergenze, e che invece necessita di continuità e di efficacia». Secondoi
 costruttori, il lavoro fatto dall'unità di palazzo Chigi contro il dissesto, guidata da Erasmo D'Angelis, ha
 consentito di fare dei «passi avanti», soprattutto per recuperare fondi e risorse per la tutela del territorio, ma
 «sono pochi - sottolineano - i frutti che siamo riusciti a cogliere». La priorità dunque non sono più i soldi, che
 sono stati stanziati - e che anzi non riescono ad essere spesi per affidare i progetti e trasformarli in opere -
 ma la rimozione degli ostacoli di ordine procedurale. Il presidente dell'Ance, Giuliano Campana, mette sotto
 accusa lo «spezzettamento di competenze tra chi ha il compito di reperire le risorse, progettare e bandire le
 gare» e chiede «una responsabilità unica in grado di seguire tutto il processo di realizzazione delle opere di
 messa in sicurezza che deve essere conferita in modo ine- quivocabile all'unità di missione contro il
 dissesto». Il piano nazionale di manutenzionee di messa in sicurezza del territorio, assicura il presidente
 dei costruttori, può contare sull'appoggio di tutta la filiera delle costruzioni, compresi i professionisti e le
 associazioni ambientaliste, «con i quali abbiamo lavorato con grande sintonia negli anni scorsi per arrivare
 a condividere l'obiettivo comune di mettere in sicurezza un territorio fragile ed esposto a fenomeni naturali
 sempre più estremi e difficili da fronteggiare».
 mila
 9 Le opere ferme I progetti contro il dissesto idrogeologico «non cantierabili»

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 13/09/2017                                                                      7
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Pag. 26                                                                                                tiratura:140038

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 Banda ultralarga. Dopo le preoccupazioni del Mise l'azienda conferma i piani per le «aree bianche» oggetto
 delle gare pubbliche
 Open Fiber: primi cantieri entro settembre
 LA CONTESA Lo Sviluppo vuole verificare la capacità operativa. Secondo la società, realizzazione
 garantita con lo sviluppo diretto e dell'indotto
 C.Fo.

 ROMA A fine settembre si potranno forse tirare le prime conclusioni sul piano banda ultralarga co-finanziato
 dallo Stato. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, da quanto risulta, ha sollevato
 preoccupazioni sulla capacità realizzativa di Open Fiber (OF) vincitrice delle prime due gare bandite dalla
 società in house Infratel per la copertura delle "aree bianche" a fallimento di mercato (si veda Il Sole 24 Ore
 di ieri). Per quanto riguarda la prima gara OF ha già firmato a giugno il contratto, dopo offerta di 675
 milionia fronted importoa gara per 1,4 miliardi (sono interessate Abruzzo, Molise, Emilia Romagna,
 Lombardia, Toscana e Veneto). In questa fase,a livello tecnico, il dialogo in corso è soprat- tutto tra Open
 Fibere Infratel. La società controllata da Enele Cassa depositi e prestiti si dice comunque sicura di poter far
 fronte agli impegni e - considerati aspetti tecnici e coinvolgimento delle varie amministrazioni pubbliche -
 anche in anticipo rispetto ai tempi della concessione. Al ministero dello Sviluppo avrebbero sollevato dubbi
 sull'«execution» del complesso progetto, che richiede un massiccio impegno operativo. Dal canto suo, sulla
 capacità realiz- zativa Open Fiber ritiene di poter fornire conferme. Stima in circa 5mila posti di lavoro
 l'indotto già generato dal progetto, con centinaia di addetti in via di assunzione da parte delle società attive
 nel settore (Sirti, Ericsson, Italtel, Cogepa tra le altre) e un'attività di formazione in corso che sta
 producendo corsi specifici per giuntistie impiantisti di fibra dei quali evidentemente c'è carenza. La prima
 gara prevede una primissima fase che riguarda 51 cantieri in altrettanti Comuni. La società guidata da
 Tommaso Pompei ha ottenuto da 30 dei 51 Comuni i permessi necessari. L'approvazione di Infratelè attesa
 nelle prossime due settimane e OF conta di aprire i cantieri entro settembre. Per gli altri 21 Comuni, si
 spiega,i progetti sono al- l'esame delle amministrazioni interessate. Per quanto riguarda la fase successiva
 (365 Comuni dei 3.043 complessivamente interessati dalla gara), considerando tutti i passaggi
 amministrativi, compresi quelli che coinvolgono Infratel, si ritiene che l'autorizzazione per l'avvio dei cantieri
 possa arrivarea metà dicembre, a quel punto i lavori potranno partire immediatamente fa sapere OF.
 Medesimi tempi riguarderanno le ulteriori fasi. Fin qui la contesa tecnica che sembra essersi aperta con il
 ministero.È chiaro che la tensione che si respira già da prima dell'estate può essere ricondotta anche a
 ragioni più strategiche. Nonè un mistero che il presidente di OF ed ex presidente di Cdp, Franco Bassanini,
 veda con favore l'idea di una società unica del- le reti che sfrutti le possibili sinergie con Tim (ne ha parlato
 in un'intervista a La Stampa all'inizio di agosto). Non è un mistero anche che Francesco Starace,
 amministratore delegato dell'Enel - che controlla Open Fiber al 50% con Cdp - ritenga questo progetto non
 utile per la sua aziendae abbia difeso la posizione dell'a.d. Pompei che indiscrezioni davano invece vicino
 all'avvicendamento, anche a causa delle perplessità del governo sull'andamento di OF. Quanto poi la
 visione governativa su banda ultralarga e reti possa essere collegata ai futuri rapporti con Tim (leggi tutte le
 contese da chiudere coni francesi di Vivendi) è forse l'aspetto più intrigante della vicenda. ©
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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 13/09/2017                                                                      8
13/09/2017                                                                                               diffusione:145421
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 LA GRANDE OPERA IN CRISI il caso
 Rischia il fallimento l'autostrada "lumbard"
 Pedemontana, il tribunale decide sulla richiesta dei pm Costi lievitati a 5 miliardi, il traffico non riesce a
 ripagarli
 MICHELE SASSO

 MILANO Il sogno dell'autostrada tutta «lumbard» per collegare Varese e Como con Bergamo si sta
 trasformando in un incubo davanti al tribunale di Milano. La sezione fallimentare deciderà in questi giorni se
 accogliere la richiesta della Procura di dichiarare il fallimento della Società Autostrada Pedemontana
 Lombarda, ultimo presidente (gratis) Antonio Di Pietro. Un sogno di grandeur infrastrutturale fortemente
 voluto dalla Lega Nord di Umberto Bossi e Roberto Maroni che, come governatore, ha messo la faccia per
 costruire l'opera pubblica più controversa e cara d'Italia. Per completarla sarebbero necessari oltre 5
 miliardi di euro. Costi che, a detta dei pm Filippini-Pellicano-Polizzi, che mesi fa hanno aperto un'inchiesta
 per falso in bilancio, la società non sarebbe in grado di fronteggiare: «I bilanci evidenziano uno squilibrio
 finanziario della società che risulta sovraccaricata, quantomeno dal 2012, dal peso dell'indebitamento. Non
 vi è ancora oggi alcuna regolamentazione su tempi, modalità di finanziamento ed esecuzione dell'opera
 pubblica». Prorogare l'agonia della Pedemontana significa far lievitare anche i costi per i contribuenti. La
 lingua d'asfalto da 87 km (più 70 di viabilità locale) nasce in teoria in «project financing», cioè con il
 contributo maggiore a carico dei privati che, in cambio dello sforzo per la costruzione, incassano i pedaggi
 per 30 anni. Ben presto però si è scoperto che da una spesa iniziale di 4,1 miliardi si è saliti a 5 miliardi,
 bruciando tutto il finanziamento pubblico di 1,3 miliardi per appena un terzo dei lavori. E non c'è traccia di
 finanziatori o soggetti disponibili ad entrare nel capitale della società controllata da Regione Lombardia.
 Finora Pedemontana spa si è difesa affermando che «nessun creditore ha mai manifestato criticità», ma
 dal 2011 si reggono su un prestito-ponte delle banche garantito proprio dal Pirellone. Soldi pubblici per
 soddisfare una mobilità su gomma già obsoleta. Troppo ottimistiche le stime di traffico e troppo onerosi i
 primi cantieri: le due tangenziali di Varese e Como e i 22 km da Lomazzo a Cassano Magnago (il paese di
 Bossi) hanno assorbito tutto. E la sequela di errori non finisce qui: manca il cuore del progetto, il
 collegamento tra gli aeroporti di Malpensa e Orio al Serio, che avrebbe consentito di incassare il pedaggio
 nella tratta più trafficata e rimanere a galla. Anche i prezzi non hanno aiutato: percorrere la A59 tra Villa
 Guardia e Acquanegra (alle porte di Como) costa 62 centesimi. Altri 1,01 euro per la tangenziale di Varese.
 Totale tra i due capoluogo 4,71 euro. Per camion e autobus un conto al casello da 10 euro. Troppo per
 appena trentacinque chilometri. Sono prezzi superiori del 44 per cento rispetto alle stime iniziali che hanno
 disincentivato anche il traffico giornaliero: appena 31mila veicoli, invece dei 62 mila previsti. Anche il
 sistema di pagamento "Free flow" si è rivelato un boomerang: niente caselli. Basta il telepass o
 l'applicazione per saldare il pedaggio. Peccato che il 25 per cento delle auto che sfrecciano non paghi.
 Addirittura 2 milioni gli svizzeri insolventi. E la scelta di inviare via posta gli avvisi di pagamento si è rivelata
 tragicomica: lo scorso gennaio sono stati trovati negli acquitrini di Albairate e Rosate, nell'hinterland
 milanese, 20 mila solleciti affidati ad una società di spedizioni palermitana. E dire che il governatore
 Roberto Maroni da varesino doc voleva riuscire dove in tanti avevano fallito e finalmente collegare la sua
 città con Bergamo senza passare da Milano. Tanto da non far pagare il pedaggio come «regalo in
 occasione di Expo 2015» ed evitare problemi alla circolazione nei sei mesi della manifestazione. Finita però
 la kermesse si è tornati alla normalità, con costi fuori controllo. I pedaggi più alti del Paese hanno scatenato
 le proteste dei sindaci che dopo il danno di cantieri aperti per anni, si sono ritrovati anche con la beffa del
 traffico scaricato sulle strade locali. La linea di Maroni rimane però quella dell'autostrada ad ogni costo, in
 previsione delle elezioni regionali della prossima primavera. c A31 Asiago Brenta Astico Thiene Schio
 Vicenza A4 Feltre Valdobbiadene Cittadella Padova Piave PEDEMONTANA A27 Mestre Venezia Piove di

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 13/09/2017                                                                           9
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 Sacco Corsie vuote Il nastro d'asfalto dell'autostrada Pedemontana attira poco traffico rispetto alle
 previsioni Fra i motivi: il costo troppo alto del pedaggio e il mancato collegamento diretto fra gli aeroporti di
 Milano Malpensa e di Bergamo Orio al Serio La A36 in cifre -50 per cento Il traffico lungo la Pedemontana
 era stimato in 62 mila auto al giorno e invece ne transitano solo 31 mila +44 per cento Il costo effettivo del
 pedaggio sulla A36 rispetto a quanto era stato promesso 25 per cento La quota delle auto che non pagano,
 approfittando della debolezza del sistema senza caselli
 Foto: IMAGOECONOMICA

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Pag. 40 Ed. Biella                                                                                         tiratura:210804

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  Lo studio di Spresal e Inps nei cantieri
  Sicurezza e lavoro, Biella fa scuola
  francesca fossati

  Con l'aumento dei lavoratori autonomi nell'edilizia il Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di
  lavoro dell'Asl ha ripensato la sua attività di vigilanza e prevenzione nei cantieri. Intanto lo Spresal di Biella
  è l'unica realtà del Piemonte a partecipare, portando la propria esperienza nel settore metalmeccanico, allo
  studio finanziato dall'Inail in cui sono coinvolte 13 aziende sanitarie italiane. Percentuali
   Il numero di autonomi nel settore edile è aumentato nell'ultimo decennio raggiungendo la percentuale del
  65%. Per adattarsi al cambiamento, che ha portato problemi nella tutela della salute e della sicurezza dei
  lavoratori, lo Spresal ha aperto un dialogo con le associazioni di categoria dei datori di lavoro, dei lavoratori
  e degli ordini professionali. Durante le ispezioni nei cantieri sempre più spesso si trovano più lavoratori
  autonomi coinvolti nella realizzazione della stessa opera e, secondo la normativa, gli operatori dello Spresal
  devono verificare se il lavoro viene svolto in modo realmente autonomo. L'attività di vigilanza nei cantieri
  edili è un obiettivo del Piano nazionale di prevenzione in cui si determinano modalità e numero di cantieri
  da ispezionare. Nel 2016 a Biella sono stati controllati 87 cantieri: su un totale di 52 verbali di prescrizione
  sono stati sanzionati 4 lavoratori autonomi. Modello
   Lo Spresal biellese è l'unico piemontese coinvolto nello studio che terminerà il 31 marzo 2019. Sarà
  d'esempio per il settore metalmeccanico. La ricerca si propone di approfondire i fattori di rischio sui luoghi
  di lavoro e individuare soluzioni per le aziende da pubblicare nella banca dati «Soluzioni» del sistema
  informativo nazionale di prevenzione. Biella pone l'accento sul rischio derivante dall'uso di macchinari, in
  seguito alla firma della convenzione che lo scorso agosto ha definito gli ambiti di lavoro. Biella parte
  dall'esperienza analizzando le informazioni che emergono durante i controlli delle Asl per costruire un piano
  di prevenzione e l'adesione non è casuale: «L'esperienza consolidata in un territorio che da tempo opera in
  sinergia con le associazioni di categoria grazie al tavolo interassociativo per la prevenzione ha permesso di
  gettare le basi per strutturare un modello di lavoro che può divenire univoco a livello nazionale», dice
  Fabrizio Ferraris, responsabile scientifico del progetto. Agenda
   Le Asl metteranno a punto un programma mirato a facilitare lo scambio di esperienze e di buone pratiche
  da trasferire a livello nazionale. Il 25 novembre al Degli Infermi ci sarà il primo incontro per avviare il piano
  mirato di prevenzione con le aziende del settore metalmeccanico che insistono nel territorio dell'Asl di
  Biella. BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI

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 Intervento
 La pressione fiscale sul settore immobiliare non è più sostenibile
 BRUNO VILLOIS

 Tutti i settori della nostra economia stanno facendo passi in avanti, gli unici che non trovano la giusta via
 per risalire la china sono quelli delle costruzioni e dell'immobiliare. L'andamento anno su anno a luglio
 segnava un meno 0,4%,contro il più 1,2/1,3% del Pil, l'1,6/1,7 del manifatturiero e l'1% dei consumi. Noi
 italiani amiamo da sempre la proprietà immobiliare, sono ben oltre i 2/3 delle famiglie a possedere la casa
 di abitazione e quasi il 20% è proprietario di una seconda casa. A spingere ad una sempre più marcata
 disaffezione ha concorso la componente tasse, ordinarie e straordinarie, portando la casa ad essere un
 vero e proprio bancomat, insieme ai carburanti e alle sigarette, dello Stato per ogni tipo di compensazione o
 necessità finanziaria. Nell'ultimo periodo, prima Berlusconi e poi Renzi, hanno azzerato l'Imu per la prima
 casa, lasciando però insoluto il problema dei piccoli esercizi commerciali di proprietà, i quali anche se sfitti,
 per carenza di domanda o peggio, occupati ma con locatori morosi, debbono pagare una tassa che,
 soprattutto nei centri cittadini, è diventata esorbitante. I timori fiscali persistono e tendono a favorire molta
 cautela, anche in coloro che in passato hanno creduto nel mattone come bene primario, ma pur
 disponendo di mezzi finanziari non ritengono più la casa un bene rifugio. Una seconda aggravante, che
 allontana il rilancio dell'edilizia e dell'immobiliare, è determinata sia dalle difficoltà che hanno gli under 30 a
 rendersi autonomi dalla famiglia di origine, sia per la scarsa offerta di posti di lavoro, e per chi il lavoro ce
 l'ha, per il reddito troppo basso, motivi che non stimolano di certo la domanda di abitazioni. Non bastano a
 favorire il rilancio i tassi dei mutui mai così bassi, mutui che comunque hanno ripreso un buon andamento
 della domanda, grazie anche ad una disponibilità alla concessione da parte delle banche molto più ampia.
 Più in generale il potere di acquisto e la disponibilità alla spesa, in questi anni di pesante crisi, si sono
 contratti. Il ceto medio è scivolato indietro, troppe famiglie hanno almeno un loro membro che ha perso il
 posto di lavoro, motivi che hanno inciso e incidono e non di poco sul settore. Gli incentivi messi in campo
 dagli ultimi due Governi, quello di Renzi e l'attuale, hanno comunque limitato le difficoltà per il settore. I due
 più importanti, quelli sulle ristrutturazioni e sugli arredi sono in scadenza, ed è fondamentale che vengano
 rinnovati e, se le casse dello Stato lo consentiranno, ampliati nei benefici e nella durata, o meglio ancora
 almeno il primo andrebbe reso strutturale. Bene ricordare che l'edilizia ha rappresentato per decenni uno
 dei due pilastri fondamentali per l'occupazione, l'altro è il metalmeccanico, e per la generazione di valore
 per l'indotto, che moltiplica da 3 a 4 volte il giro di affari complessivo. Il rilancio oltre i due punti percentuali
 del Pil passa e non di poco attraverso la ripresa dell'edilizia. Prima della crisi il settore e indotto davano
 lavoro a molti milioni di addetti, ad oggi il recupero è ancora del tutto insufficiente.

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Pag. 33 Ed. Salerno                                                                                       tiratura:52715

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  La proposta
  «Cassa edile e Inps, unica banca dati»

  Attivare una «banca dati on line per incrociare i dati Inps e Casse Edili» ed arginare il fenomeno della
  mancata dichiarazione dei lavoratori presenti in ogni singolo cantiere, pubblico e privato, attivo in provincia
  di Salerno. È la proposta del segretario provinciale Feneal Uil, Patrizia Spinelli, che analizza uno dei
  problemi registrati non di rado nel comparto, e cioè il lavoro nero o grigio. Causato o dall'assenza o dalla
  parziale dichiarazione del numero effettivo degli operai che lavorano nei cantieri all'interno del durc o della
  Scia, che sono i documenti - nel settore pubblico e privato - necessari alle imprese edili per iniziare i lavori.
  «L'istituto nazionale del lavoro - puntualizza Spinelli - ha invitato i propri ispettori ad attivare la puntuale
  comunicazione alle Casse Edili di tutti gli elementi necessari alla corretta quantificazione dei versamenti
  omessi al fine di onsentire il recupero della contribuzione dovuta in favore degli operai. L'obiettivo è
  scongiurare il mancato versamento di somme non dichiarate e, quindi, non quantificabili nei calcoli inerenti
  alle istruttorie per il rilascio del Durc. Senza contare, ovviamente, il danno enorme per i lavoratori, perché -
  è bene ricordare le somme da accantonare si riferiscono ad una parte del loro salario: un diritto acquisto
  attraverso anni di lotte e di rivendicazioni difficili e complesse. Resta fondamentale, in ogni caso, il rispetto
  della congruità del numero di operai necessari alla realizzazione dell'opera privata con un atto di
  responsabilità del direttore dei lavori». Nonostante i segnali di ripartenza - sebbene ancora non ben
  strutturati - di alcuni comparti produttivo, il settore delle costruzioni dal punto di vista occupazionale
  continua a segnare il passo, senza che si intraveda nel breve periodo un'inversione di tendenza. di.tu. ©
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 Tremila case popolari subito Ma nessuno applica la legge
 Il Piano Casa regionale permette di edificare nuovi alloggi Dal 2011 a oggi Ater e Comune non ne hanno
 approfittato
 Daniele Di Mario

  C'è una legge della Regione Lazio che consentirebbe di sbloccare la costruzione di migliaia di case
 popolari ma, pur essendo in vigore, non viene utilizzata. Si tratta di una norma inserita nel Piano Casa del
 2011 e non abrogata dai successivi provvedimenti adottati dalle amministrazioni Polverini e Zingaretti.
 L'articolo 12 della legge regionale 10/2011 prevede infatti che dopo il comma 4 dell'articolo 16 della legge
 regionale 21/2009, vengano aggiunti altri tre commi, dal 4bis al 4quater. Il nuova comma 4ter in particolare
 prevede che «nel rispetto degli standard urbanistici», anche «le Ater e gli enti locali, anche in deroga alle
 previsioni degli strumenti urbanistici vigenti o adottati e ai regolamenti edilizi, possono realizzare sulle aree
 comprese nei piani di zona di cui alla legge 167/1962, nuove volumetrie destinate a edilizia
 sovvenzionata». Il comma 4bis invece estende le previsioni dell'articolo 1bis della legge 36/1987 «alle aree
 destinate a verde pubblico e servizi, ricadenti nei piani di zona per la realizzazione di nuovi alloggi Erp,
 purché in dette aree sia garantita la relativa dotazione degli standard urbanistici». Per farla semplice, la
 legge consente ad Ater e Comuni di poter ottenere un recupero di cubatura in alcuni particolari casi. La
 norma fu sollecitata dall'Ater, ma poi, cambiata l'amministrazione regionale e i vertici aziendali, non è mai
 stata applicata. «È francamente assurdo che nel dibattito-scontro di questi giorni sulle varie emergenze
 abitative di Roma e del Lazio si parli solo delle occupazioni abusive e non delle famiglie che danni sono in
 attesa di una casa popolare, avendone il diritto ed essendo in graduatoria - dice Luciano Ciocchetti,
 segretario regionale di Direzione Italia, già vicepresidente della Regione e «papà» del Piano Casa Da anni
 non si costruiscono più case popolari di edilizia sovvenzionata. Servono più di 25mila alloggi per poter
 affrontare seriamente questo drammatico problema». «Per questo - spiega Ciocchetti nel 2011 inserii nella
 legge 21/2009 (cosiddetto Piano Casa) una norma che consentiva anche all'Ater di poter recuperare
 superficie utile lorda di proprietà pubblica che il Prg di Veltroni aveva azzerato. Una norma di
 semplificazione che con una semplice conferenza dei servizi richiesta dalle Ater consente di far approvare
 progetti di edilizia pubblica sovvenzionata su aree di proprietà pubblica. Sono meravigliato che nessuno,
 dico nessuno, si sia posto il problema di utilizzare questa norma per costruire nuove case popolari». Così
 Ciocchetti chiede all'Ater Roma e alla sindaca Raggi «di voler mettere in atto i programmi che Ater Roma
 aveva avviato e che se attuati avrebbero consentito di avere più di 3.000 nuove case popolari a Roma.
 Basta riempirsi la bocca di emergenza abitativa e poi non fare mai nulla. Servono meno case private e più
 case popolari a Roma».
 Foto: d.dimario@iltempo.it

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SCENARIO ECONOMIA

10 articoli
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 La Lente
 La formula welfare delle tute blu, con Metasalute
 Rita Querzé

 Il conto è presto fatto: 156 euro a lavoratore l'anno per un milione di metalmeccanici con il contratto firmato
 da Federmeccanica e Assistal con Cgil, Cisl e Uil vuol dire mettere insieme 156 milioni l'anno. Questa la
 dote del fondo Metasalute creato nel 2011 ma dal primo ottobre pronto a fare un salto di qualità. L'iscrizione
 volontaria ora diventa obbligatoria. Così proprio in questi giorni le imprese del settore metalmeccanico
 stanno inviando l'anagrafica dei dipendenti da registrare. Chi gestirà il tesoretto annuale da 156 milioni per
 fornire alle tute blu e ai loro familiari (a carico) assistenza sanitaria integrativa, dal dentista al fisioterapista?
 Il consiglio di amministrazione di Metasalute, costituito da sei rappresentanti di Federmeccanica e sei dei
 confederali (2 Fiom, 2 Fim e 2 Uilm) ha presentato un «invito a offrire» alle 10 principali compagnie
 assicurative sul mercato italiano per fatturato. Le offerte sono attese entro fine settembre. I primi di ottobre
 il cda sceglierà l'offerta migliore. Intanto
 i lavoratori potranno registrarsi sul sito. Un vero cambio di paradigma per il settore. Da notare: a Metasalute
 aderivano solo Fim Cisl e Uilm-Uil, la firma del contratto ha segnato un cambiamento di prospettiva per la
 Fiom-Cgil che ha deciso di entrare in partita. Il contratto prevede il versamento dei 156 euro l'anno per tre
 anni, quindi fino al 2019. Ma l'ambizione è andare oltre.
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 Al lavoro una donna su due Disoccupazione giù, cala all'11,2%
 Creati 78 mila posti. Boeri: no al bonus pensioni per le lavoratrici-madri L'indagine Manpower Secondo le
 previsioni di Manpower le assunzioni cresceranno del 3% nel prossimo trimestre
 Enrico Marro

 ROMA Occupazione ancora in crescita, con il tasso femminile che tocca il record del 49,1% di donne al
 lavoro sulla popolazione «rosa» tra 15 e 64 anni. I dati positivi sono contenuti nella rilevazione Istat sul
 mercato del lavoro nel secondo trimestre del 2017. Complessivamente, gli occupati sono aumentati di 78
 mila, rispetto al primo trimestre, raggiungendo quasi 23 milioni. Il miglioramento è dovuto soprattutto ai
 lavoratori dipendenti, saliti di 149 mila, anche se in otto casi su dieci si tratta di nuovi lavoratori a termine.
 Continuano invece a calare gli autonomi. Su base annua, l'aumento degli occupati è di 153 mila. Il tasso di
 disoccupazione è sceso nel secondo trimestre all'11,2% (-0,4 punti rispetto al trimestre precedente e -0,6
 nei confronti di un anno prima).
 Il rafforzamento del mercato del lavoro (crescono dello 0,2% sul primo trimestre anche le ore lavorate per
 dipendente mentre il ricorso alla cassa integrazione scende del 5,7% rispetto a un anno fa) vede però
 l'esaurirsi degli effetti della decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato. Non a caso l'Istat
 osserva che «continuano a diminuire le transizioni da dipendenti a termine a dipendenti a tempo
 indeterminato». I costo del lavoro e calato dello 0,2% su base trimestrale e dello 0,1% su base annua.
 Il tasso record dell'occupazione femminile (il 49,1% è il livello più alto registrato nelle serie storiche iniziate
 nel 1977) è trainato dalla crescita dei servizi, settore con alta presenza di lavoratrici, e viene raggiunto dopo
 quattro trimestri con-secutivi di aumento. Nonostante ciò, osserva l'Istat, l'Italia resta penultima nella Ue a
 28, con un divario di 13,2 punti rispetto alla media europea, seguita solo dalla Grecia. E la sottosegretaria
 alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, ricorda che resta «complicato e ambizioso» per l'Italia
 raggiungere gli obiettivi europei.
 A proposito dell'occupazione femminile, ieri il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha bocciato una delle ipotesi
 di cui stanno discutendo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti (ovviamente soddisfatto per i dati Istat) e i
 leader di Cgil, Cisl e Uil: quella di favorire il pensionamento anticipato (fino a due-tre anni) per le lavoratrici
 madri. Secondo Boeri, c'è il rischio che le aziende «sfruttino la possibilità di far uscire anticipatamente le
 donne con figli per ridurre la forza lavoro, obbligandole a prendere una pensione molto bassa». Quelle di
 Boeri, ribatte Roberto Ghiselli, sono «dichiarazioni fantasiose, perché l'anticipo pensionistico non sarebbe
 un obbligo ma una facoltà».
 Tornando all'occupazione, l'indagine trimestrale di ManpowerGroup prevede un aumento del 3% delle
 assunzioni anche nel prossimo trimestre, in particolare nei servizi.
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  Primo trimestre 2012 - secondo trimestre 2017. Dati destagionalizzati. Valori (scala sinistra) e variazioni
 congiunturali assolute (scala destra) -200 -150 -100 -50 0 50 100 150 200 21.900 22.100 22.300 22.500
 22.700 22.900 23.100 I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II III IV I II 2012 2013 2014 2015 2016 2017
 Dipendente permanente Dipendente a termine Indipendente Totale (scala sinistra) Fonte: Istat Corriere
 della Sera Così cambia il lavoro 11,2% Il tasso di disoccupazione nel II trimestre 2017
 I dati
 «Dopo tre trimestri di crescita»,
  nel secondo trimestre del 2017 torna
  a diminuire, rileva l'Istat,
 il numero di disoccupati,

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  la cui stima scende a 2 milioni 839 mila unità Il tasso di disoccupazione nel secondo trimestre del 2017
 scende al così 10,9%, in calo di 0,6 punti
  sul secondo trimestre del 2016,
 in base ai dati grezzi dell'Istat In base
 ai dati destagionaliz-zati, invece, il tasso si attesta all'11,2%,
 in calo di 0,4 punti rispetto
  al trimestre precedente In entrambi
  i casi si registra il minimo
 dal 2012 Il tasso di occupazione delle donne sale al 49,1% sulla base dei dati grezzi Istat

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 Mediobanca, patto sotto il 30% Sarà sempre più public company
 La disdetta di Pirelli. Verso un board di 15 posti, salgono gli indipendenti
 Paola Pica

 Pirelli lascia il patto di Mediobanca. La scelta (annunciata) del socio storico che si concentra sul core
 business, la produzione di pneumatici, e prepara il ritorno a listino di Piazza Affari, cade in un nuovo
 passaggio importante per la modernizzazione della governance della banca. Che ha già sciolto le
 partecipazioni incrociate, compresa quella con Pirelli, e negli ultimi dieci anni ha dimezzato il peso del
 nocciolo duro degli azionisti dal 60 al 31% (29,2% dopo l'uscita di Pirelli), di pari passo con la progressiva
 riduzione degli accordi di sindacato nelle società quotate, mentre è aumentato nell'azionariato il peso degli
 investitori istituzionali. Lo stesso patto di Piazzetta Cuccia potrebbe essere sciolto definitivamente alla fine
 del prossimo biennio, nel 2019.
 Con l'assemblea di fine ottobre, già convocata come ogni anno il giorno 28, l'istituto guidato da Alberto
 Nagel che ha chiuso a giugno un bilancio record con ricavi per 2,2 miliardi, recepirà il nuovo statuto: la
 «carta» che permette, tra le altre cose, di ridurre a 15 il numero massimo dei consiglieri, elevare a
 maggioranza gli indipendenti, assicurare le quote di genere.
 La prima tappa è attesa tra il 22 settembre, quando si riunirà il patto per il rinnovo del biennio 2017-2019,
 come si è detto forse l'ultimo, e il compito di nominare la lista di amministratori da proporre all'assemblea
 degli azionisti secondo la traccia frutto del dialogo tra management e soci. Nel dettaglio, il numero massimo
 dei consiglieri passa da 23 (ma oggi sono già 17) a 15, alle liste di minoranza vengono assicurati due posti
 (oggi solo uno) mentre i consiglieri indipendenti dovranno essere pari almeno a un terzo. E ancora, il
 comitato esecutivo potrà avere un massimo di 9 componenti, dai 5 attuali. Tra i probabili effetti della riforma
 che avrà come approdo l'introduzione del sistema monistico, la riduzione da 5 a 3 della rappresentanza dei
 manager della banca in consiglio con la conferma dell'amministratore delegato Nagel, del presidente
 Renato Pagliaro e Francesco Saverio Vinci e l'uscita di Gian Luca Sichel e Alexandra Young. Scenderanno
 da 3 a 2 i rappresentanti di Unicredit e Vincent Bolloré. Per la banca di piazza Gae Aulenti, Marina Natale si
 era già dimessa in estate contestualmente all'incarico di amministratrice delegata di Sga. Nel caso di
 Bolloré dovrebbe lasciare Tarak ben Ammar. Gilberto Benetton lascerà il consiglio per raggiunti limiti di età.
 In una relazione del consiglio uscente ai soci e al consiglio entrante, i 17 membri in scadenza hanno
 espresso, tra gli altri, anche l'auspicio di un rafforzamento delle competenze «macro e quantitative», di
 almeno metà di indipendenti e l'assenza di amministratori con funzioni operative in banche, assicurazioni o
 gestioni. In più gli uscenti raccomandano l'adozione della governance monistica che prevede un comitato di
 controllo interno al posto del collegio sindacale, modello che sembra meglio aderire alla normativa europea
 e risponde alle indicazioni della Bce. E ancora, l monistico prevede cose che la lista venga presentata in
 assemblea non dai soci ma dallo stesso consiglio.
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  AzionariatoMediobanca Patto di sindacato Investitori Istituzionali 38 Patto di Sindacato (29,2% senza
 Pirelli) 31 Unicredit 8,6 Altri
13/09/2017                                                                                           diffusione:231083
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  dei pattisti L'assemblea di bilancio si riunirà poi il 28 ottobre come ogni anno e sarà chiamata al rinnovo del
 board con le nuove regole
  di governance approvate nell'assemblea del 2015 Dopo 70 anni Pirelli
  si prepara
  a uscire
  dal patto:
 ha l'1,79%
 Foto: In alto, il ceo di Mediobanca, Alberto Nagel. Sopra, il vicepresidente esecutivo di Pirelli, Marco
 Tronchetti Provera. Pirelli si sta preparando a uscire dal patto di Mediobanca

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/09/2017                                                                      20
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 Piano energetico, l'allarme delle imprese
 Jacopo Giliberto

 Per il mondo delle imprese il documento proposto dal governo in tema di energia è a tratti velleitario e c'è
 un possibile effetto di rincaro dei costi dell'energia. pagina 11 Siè chiusa ieri la consultazione della Strategia
 energetica nazionale. Per il mondo delle imprese il documento proposto dai ministeri dello Sviluppo
 economico e dell'Ambiente è fondamentale per delineare la rotta verso cui deve andare l'Italia in tema di
 energia, ambiente, emissioni, lotta contro il cambiamento del clima, efficienza energetica sostenibilità e
 tecnologie energetiche. Fondamentale sì, ma a tratti velleitario, in alcuni punti rischia di essere
 inapplicabile, c'è un possibile effetto di rincaro dei costi dell'energia. Attraverso la consultazione, i due
 ministeri hanno voluto ascoltare associazioni, imprese, cittadini. Chiuse le porte ai consigli degli italiani, ora
 i due ministeri faranno una sintesi dei pareri per arrivarea un documento definitivo. Ecco alcuni dei
 commenti. L'industria del petrolio Secondo l'Unione petrolifera, per raggiungere gli obiettivi di riduzione
 della CO2 e per migliorare la qualità dell'aria è importante intervenire sulla mobilità senza però colpire i
 consumatori.Gli obiettivi ambientali ed energetici «possono essere raggiunti senza cedere ad allarmismi,
 utilizzando al meglio le tecnologie già esistenti e mature e con un'analisi costi-benefici ri- gorosa». In altre
 parole, avvertono le compagnie petrolifere, è illusorio pensare di rinunciare a benzina e gasolio senza che i
 consumatori ne subiscano un sovraccosto. «Nei trasporti la domanda è soddisfatta per il 92% dal petrolio,
 mentre le altre fonti (energia elettrica, rinnovabili e gas) contribuiscono per il 2-3%», dicono i petrolieri. La
 riduzione del peso dei combustibili fossili chiede «un quadro certo per attivare una corretta
 programmazione degli investimenti». Le imprese del gas Direttamente coinvolte dalle politiche energetiche
 e ambientali anche le imprese del metano. Secondo l'associazione di settore Anigas, il metano è la «strada
 maestra da percorrere per raggiungere la decarbonizzazione entro il 2030», per esempio creando un "hub"
 energetico integrato tra gas - il combustibile fossile meno impattante - ed energie rinnovabili. E tra le
 rinnovabili, le tecnologie privile- giate dalla visione dell'Anigas ma anche dalle altre aziende dell'intero
 segmento del metano sono soprattutto biogase biometano, che è gas non fossile estratto dai giacimenti ma
 rinnovabile sviluppato per fermentazione di materia organica. Le aziende del metano chiedono che la Sen
 preveda strumenti di mercato per allineare i prezzi con il Nord Europa, per rendere più competitive le tariffe
 di trasporto del gas e, sul fronte dei consumatori, una liberalizzazione completa del mercato. La catena del
 freddo Sull'efficienza energetica punta l'industria della climatizzazione. Secondo l'Aicarr (l'associazione del
 condizionamento, riscaldamentoe refrigerazione) la Sen va ritoccata là dove «non prevede uno scenario di
 lungo periodo al 2050, elemento necessario per programmare investimenti a lungo termine». Il documento
 dei due ministeri fornisce però un'indicazione importante sul ruolo prioritario del settore riscaldamento e
 raffreddamento per conseguire gli obiettivi di efficienza energetica al 2030. A parere dell'Aicarr ciò significa
 che bisognerà parlare con Bruxelles per «estendere la quota delle rinnovabili nel settore del
 raffrescamento» ma anche sarà indispensabile migliorare gli «strumenti di incentivazione ta- riffaria delle
 pompe di calore». Gli ecologisti Per il mondo delle associazione ambientalista si sono espressi fra gli altri
 anche gli Amici della Terra, una delle associazioni "storiche". Secondo la presidente Monica Tommasi, la
 Sen contiene «un notevole passo indietro rispetto al documento del 2013» poiché, per gli Amici della Terra,
 «viene persino eliminata la priorità da attribuire all'efficienza energetica», che fa invece messa tra le
 priorità. Secondo l'associazione Italia Solare la Sen deve «puntare in modo più deciso alla crescita delle
 rinnovabili, fotovoltaico in primis: si suggerisce di aumentare il target delle rinnovabili sul fabbisogno
 energetico dal 27% al 35%. Ciò significa innalzare il contributo delle rinnovabili elettriche dal 4850% al
 55-60%». L'economia circolare Il dibattito non si ferma all'energia.I due ministero chiuderanno fra una
 settimana la consultazione di un altro documento strategico, quello «Verso un modello di economia

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 circolare per l'Italia» secondo gli impegni dell'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dell'Agenda 2030
 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, del G7 e dell'Unione Europea.Lo scenario energetico
 DOMANDA DI ENERGIA PRIMARIA Peso %. Dati 2016 DOMANDA DI ENERGIA NEI TRASPORTI Peso
 %. Dati 2016 200 160 120 80 40 0 34% Petrolio 92% Petrolio 7% Comb. Solidi EVOLUZIONE DOMANDA
 ENERGETICA E RUOLO DEL PETROLIO Dati in milioni di Tep 20% Rinnovabili 3% Rinnovabili (*) Per la
 trasformazione dei Kwh in Tep si è utilizzato il coefficiente termoelettrico di ogni anno 5% Import nette
 elettr. 3% Energia elettrica 1990 1995 2000 2005 2010 2015 2020 2025 2030 34% Gas naturale 2% Gas
 Domanda energetica Domanda petrolifera Esclusi i biocarburanti
 Fonte: Stime UP su dati MISE

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 LA RIPRESA DELL'INDUSTRIA
 Produzione: Italia prima tra i «big 5» dell'Europa
 Marco Fortis

 Idati sulla produzione di luglio che Eurostat divulgherà oggi e che Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare,
 rappresentano una importante conferma del buon momento del settore industriale nel nostro Paese. Infatti,
 in base alle statistiche corrette per i giorni di calendario, l'Italia risulta per il secondo mese consecutivo
 l'economia con la più forte crescita tendenziale dell'industria in senso stretto tra i cinque maggiori Paesi
 dell'Unione Europea. Il +4,4% della nostra produzione industriale già comunicato dall'Istat lunedì scorso
 costituisce il tasso di espansione comparativamente più sostenuto a luglio 2017 su luglio 2016, davanti a
 Germania (+3,9%), Francia (+3,6%), Spagna (+1,9%) e Regno Unito (+0,2%). Era già successo nel
 precedente mese di giugno che l'Italia facesse registrare l'aumento tendenziale più marcato della
 produzione dell'industria in senso stretto (+5,2%). Continua pagina 8 Davantia Spagna (+2,9%), Francia
 (+2,5%), Germania (+2,4%)e Regno Unito (+0,3%). Nel complesso, negli ultimi cinque mesi, l'Italiaè stata
 tre volte prima per crescita mensile anno su anno trai Paesi qui considerati (a marzo, giugnoe luglio), una
 volta seconda (ad aprile)e una volta quarta (a maggio, facendo comunque registrare un più che positivo
 +2,7% rispettoa maggio 2016). Graziea questa successione di risultati, l'Italiaè stata anche la più
 performante tra le grandi economie Ue per crescita della produzione industriale media degli ultimi 12 mesi
 (+2,5% nel periodo agosto 2016-luglio 2017 rispetto ai 12 mesi precedenti, secondoi dati grezzi), davantia
 Germania (+2,1%), Spagna (+1,8%), Regno Unito (+1%)e Francia (+0,8%). Tutti questi elementi sono
 un'evidente dimostrazione che l'industria italiana nel 2017 ha accelerato il passo, contribuendo in modo
 decisivo (assieme al commercio, ai trasportie al turismo), al progresso del Prodotto interno lordo, che
 dovrebbe chiudere l'anno con una crescita attesa intorno all'1,5%. Il forte aumento tendenziale della
 produzione industriale nazionalea luglioè stato trainato dalla produzione di beni strumentali (tra cui
 macchine, apparecchie mezzi di trasporto), cresciuta del 5,9%. Ciò prova che gli effetti del Piano Industria
 4.0, dopo aver innescato un boom di ordinativi di macchine utensilie altri macchinari nel primo semestre,
 stanno ora cominciandoa trasferirsi sulla produzione, che dovrebbe rimanere in forte tensione anche nei
 prossimi mesi. Ma anche l'output di beni di consumo durevoli, grazie al costante miglioramento del reddito
 disponibile delle famigliee dell'occupazione,a luglio ha fatto registrare un consistente exploit, paria +6,2 per
 cento. Va altresì sottolineato che le stime del Purchasing manager index (Pmi) di Markit per il settore
 manifatturiero italiano relative al mese di agosto diffuse pochi giorni fa sono particolarmente incoraggiantie
 lasciano sperare che la crescita della nostra produzione industriale possa proseguire in modo sostenuto per
 il terzo mese consecutivo (altre istituzioni, come Prometeia, sono più cautee prevedono per agosto una
 pausa temporanea con una ripartenza della produzionea settembre). Secondo Markit, il Pmi manifatturiero
 di agosto 2017 dell'Italia avrebbe registrato il valore più alto in sei annie mezzo. Questo dato rifletterebbe
 non solo la crescita più veloce della produzione, di nuovi ordinie dei livelli occupazionali ma anche il forte
 allungamento dei tempi medi di consegna dei fornitoria fronte di una domanda interna ed estera sempre
 vivace. Se anche la produzione industriale di agosto dovesse rimanere ad alti livelli, come prevede Markit,
 sarebbe certamente più facile per l'Italia centrare una crescita congiunturale del Pil nel terzo trimestre
 vicina allo 0,3-0,4%, il che permetterebbe di avvicinare in misura ancor più consistente l'obiettivo annuo
 dell'1,5%, che era del tutto al di là delle previsioni che venivano formulate soltanto finoa poco tempo fa.

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