CONFIMI Rassegna Stampa del 02/08/2018

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CONFIMI
   Rassegna Stampa del 02/08/2018

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INDICE

CONFIMI
  02/08/2018 Il Cittadino di Monza e Brianza                                   5
  Confimi, deleghe regionali Infrastrutture a Caloni La Meroni allo Sviluppo

  02/08/2018 La Voce di Mantova                                                6
  Nuova comunicazione per Apindustria: una homepage al passo con i tempi

CONFIMI WEB
  01/08/2018 http://www.larassegna.it 00:08                                    8
  Imprese e Territorio, Brivio confermato presidente

SCENARIO ECONOMIA
  02/08/2018 Corriere della Sera - Nazionale                                   10
  Intesa Sanpaolo, profitti a 2,1 miliardi «È il miglior risultato dal 2008»

  02/08/2018 Il Sole 24 Ore                                                    12
  Sindacati all'attacco di Iliad Tariffe troppo aggressive

  02/08/2018 Il Sole 24 Ore                                                    14
  La presidenza della Consob nel mirino del governo

  02/08/2018 Il Sole 24 Ore                                                    16
  «Creval-Agricole, l'intesa sulle polizze solo il primo passo»

  02/08/2018 La Repubblica - Nazionale                                         18
  Ilva, cassa vuota a settembre "Il futuro è senza risposte"

  02/08/2018 Panorama                                                          20
  DI MAIO FA MANFRINA LO SFIDO SUI NUMERI

  02/08/2018 La Stampa - Nazionale                                             23
  Ferrari conti record Ma il titolo affonda per troppa prudenza

  02/08/2018 Il Messaggero - Nazionale                                         24
  Messina: «Dal Sud al taglio del debito, ecco il nostro piano»

  02/08/2018 Il Messaggero - Nazionale                                         27
  Generali, miglior utile da 10 anni
SCENARIO PMI
  02/08/2018 MF - Nazionale                               29
  Messina, sarà un bel dividendo

  02/08/2018 MF - Nazionale                               31
  Casa Bianca in pressing, ventila nuovi dazi alla Cina

  02/08/2018 ItaliaOggi                                   32
  Intesa Sanpaolo, utili a +25%

  02/08/2018 ItaliaOggi                                   33
  Bollino antimafia

  02/08/2018 ItaliaOggi                                   34
  Commercialisti per gestire le Hr
CONFIMI

2 articoli
02/08/2018
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 Confimi , deleghe regionali Infrastrutture a Caloni La Meroni allo
 Sviluppo

 Francesco Ferrari nuovo Presidente di Confimi Industria Lombardia.
 Componente di Giunta e Vice Presidente nazionale di Confimi Industria e Past President di Confimi
 Mantova, è titolare di un'azienda produttrice di macchine agricole. Accanto a lui i Vice Presidenti Paolo
 Agnelli, Nicola Caloni e Alberto Griffini. Assegnate le deleghe ai Consiglieri: l'Internazionalizzazione allo
 stesso Ferrari, la Semplificazione a Griffini, i Trasporti e le infrastrutture a Caloni, Innovazione e Ricerca a
 Mirca Papetti, Sviluppo Economico a Gabriella Meroni, Formazione e Lavoro a Simona Ronchi.

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 MA N TOVA ECONOMIA
 Nuova comunicazione per Apindustria : una homepage al passo con i
 tempi

 "Al passo con i tempi" questo è lo slogan che caratterizza la nuova campagna stampa di Apindustria
 Confimi Mantova che mette al centro la passione, il ritmo, la sfida, tutti elementi che caratterizzano il mondo
 dello sport ma anche e soprattutto le piccole e medie industrie. «Noi imprenditori siamo abituati a cambiare
 ritmo per stare al passo con il mercato e a mettere la faccia in tutte le sfide che affrontiamo - dichiara Carlo
 Mondini , consigliere di Apindustria delegato alla comunicazione - così abbiamo pensato all'immagi ne della
 corsa che mette insieme velocità e resilienza ed è una splendida metafora dell'attività aziendale». Il
 progetto è partito non solo dalla campagna stampa ma anche dalle locandine che promuovono le attività
 associative e cambierà tutto il materiale informativo di Apindustria come ad esempio nel caso del company
 profile e del sito internet. «Abbiamo avuto conferma del gradimento della nuova immagine di Apindustria da
 parte degli associati perché continuiamo a ricevere richieste di acquisto della scarpa da corsa brandizzata
 API - aggiunge Carlo Mondini - in realtà è una scarpa creata per l'occasione ma il fatto che siano arrivate
 richieste la dice lunga sull'interesse creato dalla campagna stampa». In parallelo alla pubblicazione sulla
 stampa il filmato di lancio del nuovo slogan accoglie i navigatori sull'ho mepage del sito di Apindustria. «La
 nuova homepage è coerente con la comunicazione che l'Associazione vuole portare avanti - aggiunge Gia
 como Cecchin , responsabile comunicazione di Apindustria Mantova - una grafica più pulita ed efficace,
 meno testo e più immagini per arrivare alle aziende in modo più diretto». A ottobre è in previsione il lancio
 della nuova company profile e entro fine anno sarà pubblicato il nuovo sito che consentirà agli utenti di
 scegliere le opzioni con cui vorranno ricevere gli aggiornamenti dall'associazione. Si passerà da una logica
 di comunicazione generalista dove tutti ricevono tutto ad una informazione mirata alle reali esigenze della
 singola azienda. «E' un progetto molto importante e che rappresenta una priorità per Apindustria conclude
 Carlo Mondini l'unico modo per un'associa zione che voglia continuare ad essere al passo con i tempi». w
 w w. a p i . m n . i t
 Foto: Da sin. Giacomo Cecchin, responsabile comunicazione Apindustria e Carlo Mondini, consigliere
 Apindustria delegato per la comunicazione

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CONFIMI WEB

1 articolo
01/08/2018 00:08
Sito Web                                   http://www.larassegna.it

                                                                                                                       La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Imprese e Territorio, Brivio confermato presidente

  1 agosto 2018 | Scritto da Redazione | Commenta | Condividi | PDF Per Brivio, già numero uno di Coldiretti,
  è il secondo mandato alla guida dell L'associazione sarà impegnata su più fronti: tavoli Ocse, welfare
  aziendale e Digital Innovation Hub Alberto Brivio, presidente di Coldiretti, è stato confermato alla guida di
  Imprese & Territorio. Lo ha deciso all'unanimità l'assemblea plenaria dei presidenti e direttori delle dieci
  associazioni di categoria aderenti (Ascom, Cia, Coldiretti, Confartigianato Bergamo, Confcooperative,
  Confesercenti, Confimi Apindustria, Cna, Fai e Lia). Per Brivio si tratta del secondo mandato. Rinnovata la
  fiducia anche ai vicepresidenti Giacinto Giambellini (Confartigianato) e Elena Fontana (Confesercenti) e a
  Edoardo Ranzini, direttore di Confimi, che continuerà a ricoprire l'incarico di coordinatore dei direttori. Il
  direttivo nei prossimi mesi sarà impegnato su due fronti: i Tavoli Ocse e i tavoli sul Welfare aziendale e per
  lo sviluppo del Digital Innovation Hub. Commenta l'articolo Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. Il
  commento di Redazione Alberto Brivio, presidente di Coldiretti, è stato confermato alla guida di Imprese &
  Territorio. Lo ha deciso all'unanimità l'assemblea plenaria dei... Leggi tutto

CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 02/08/2018                                                                           8
SCENARIO ECONOMIA

9 articoli
02/08/2018                                                                                              diffusione:219875
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 Intesa Sanpaolo, profitti a 2,1 miliardi «È il miglior risultato dal 2008»
 Messina: crescita più elevata tra le grandi banche europee. L'impegno sociale
 Federico De Rosa

 Intesa Sanpaolo archivia il primo semestre dell'anno con un risultato netto di 2,17 miliardi di euro, «il
 migliore risultato registrato dal 2008 - ha commentato il consigliere delegato Carlo Messina, precisando che
 - se includiamo la plusvalenza relativa all'accordo con Intrum l'utile netto sale a 2,6 miliardi di euro, un
 valore pari al 68% dei 3,8 miliardi di utile dello scorso anno». Un livello che consente al numero uno di
 Intesa Sanpaolo «di poter affermare che l'utile netto del 2018 supererà i 3,8 miliardi di utile del 2017» e di
 confermare che la banca è avviata «verso un dividendo molto soddisfacente».
 Più in generale, nei primi sei mesi dell'anno Intesa Sanpaolo si è confermata una delle banche più solide e
 profittevoli in Europa chiudendo il bilancio intermedio con 9,4 miliardi di euro di proventi operativi netti
 (ricavi), in aumento del 6,1%, 4,8 miliardi di risultato della gestione operativa, in crescita del 17% e un
 risultato netto di 2,17 miliardi (esclusa la plusvalenza derivante dalla partnership con Intrum da
 contabilizzare entro l'anno, perfezionata ieri con l'accordo sindacale per il passaggio di 600 lavoratori a
 Tersia, la piattaforma che gestirà gli Npl). E' migliorata la qualità del credito, con una riduzione dei crediti
 deteriorati lordi del 24,2% (inclusa la cessione di Npl e Intrum) consentendo a Intesa Sanpaolo di superare
 già a fine giugno il 50% dell'obiettivo previsto dal piano d'impresa per il 2021. Il Common equity Tier 1 - il
 rapporto tra capitale ordinario versato e le attività ponderate per il rischio che rappresenta il principale
 indicatore di solidità patrimoniale -, è salito al 13,6%, oltre il livello minimo previsto dalla normativa. «La
 qualità e la solidità dei nostri risultati - ha spiegato Messina - sono basati sulla crescita dei ricavi più elevata
 tra le principali banche europee che finora hanno pubblicato i risultati, mentre le commissioni nel semestre
 sono le migliori di sempre pur in un contesto di mercato complesso».
 Illustrando i conti agli analisti, i consigliere delegato di Intesa ha confermato «un pay out ratio previsto nel
 2018 all'85%» e la priorità per la banca di «remunerare in maniera significativa i nostri azionisti, come
 dimostrato dai 10 miliardi di dividendi distribuiti nel corso del precedente Piano d'Impresa».
 Non è tuttavia l'unica priorità per la banca, che nel nuovo piano strategico ha messo grande enfasi, e
 risorse, sul ruolo sociale che intende svolgere Intesa Sanpaolo e che trova una prima evidenza nei conti del
 semestre. Sul fronte del contrasto alla povertà Ca' de Sass ha contribuito con 8.200 pasti al giorno
 distribuiti, 3.000 posti letto e 3.000 medicinali al mese; sono state concesse cancellazioni o moratorie su
 mutui per 15 milioni a famiglie colpite da disastri naturali in aggiunta a 140 milioni di euro di finanziamenti
 agevolati già erogati. Si tratta «del più grande progetto di inclusione economica e di lotta alla povertà nel
 Paese» ha sottolineato Messina, aggiungendo che «nel 2018 l'ammontare complessivo dei prestiti che
 Intesa Sanpaolo farà a soggetti non profit sarà pari a 350 milioni di euro. Il fondo d'impatto che partirà a
 settembre ci consentirà di erogare 1,2 miliardi di finanziamenti a soggetti con scarso accesso al credito
 come studenti, ricercatori universitari, donne imprenditrici e start up».
 Messina ha escluso acquisizioni nell'asset management, «non abbiamo evidenze di possibili concentrazioni
 con altri operatori e non ci sono in vista aggregazioni con grandi gruppi» ha detto, confermando che il focus
 resta «il Wealth Management & Protection, riguardante attività finanziarie della clientela per circa 1.000
 miliardi di euro».
 Unica nota negativa la reazione della Borsa: Intesa ha perso il 4,5%. Un calo, ha minimizzato Messina
 «dovuto in gran parte al rialzo di ieri (martedì, +4%), che è avvenuto senza che di fatto fosse cambiato
 nulla».
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 02/08/2018                                                                         10
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  I numeri di Intesa Sanpaolo (1º semestre 2018) AZIONISTI Proventi operativi netti Risultato gestione
 operativa Risultato netto Common equity tier 1 Finanziamenti alla clientela Raccolta diretta bancaria 9,4
 miliardi 4,8 miliardi 2,17 miliardi 13,6% 400 miliardi 431 miliardi Corriere della Sera Compagnia di San
 Paolo Mercato Fondazione Cariplo 7,190% 83,9% 4,638% 4,190% JPMorgan Chase & Co.
 I conti
 Intesa Sanpaolo ha segnato nei primi sei mesi del 2018 un utile netto di 2,17 miliardi di euro in crescita
 rispetto a 1,73 miliardi dello spesso periodo dell'anno scorso al netto dei 3,5 miliardi di contributo pubblico
 per le ex banche Venete. Nel secondo trimestre l'utile è di 927 milioni Consideran-do nel primo semestre
 2017 anche i numeri delle ex banche venete, i proventi operativi netti sono saliti del 6,1% a 9,4 miliardi, con
 interessi netti a 3,7 miliardi (-2%) e commissioni nette a 4 miliardi (+2,1%)
 Foto:
  Il profilo
 Carlo Messina, 56 anni, amministratore delegato
 di Intesa. Ieri
  la banca ha chiuso un altro semestre positivo con l'utile a +25%

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 tlc / PANORAMA
 Sindacati all'attacco di Iliad Tariffe troppo aggressive
 Andrea Biondi

 Duro comunicato congiunto di Slc- Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil contro Iliad, accusata di «destabilizzare il
 mercato delle tlc»con le sue tariffe troppo basse «pregiudicando l'occupazione ». Indice puntato anche
 contro le Simbox e i problemi relativi alla sicurezza. -a pagina
 È stata senz'altro il game changer, benedetta dai consumatori come l'innesco di uno scontro a colpi di
 salvifici (per le tasche degli utenti) ribassi nelle tariffe praticate dalle compagnie telefoniche. Ieri però Iliad -
 l'operatore francese che si è presentato sul mercato italiano con l'obiettivo di "fare la rivoluzione" a base di
 tariffe basse unite a un servizio alto e corposo (ora 40 Giga di traffico incluso a 6,99 euro al mese) - ha
 dovuto fare i conti con un atto di accusa durissimo da parte dei sindacati di categoria delle tlc. Slc Cgil,
 Fistel Cisl e Uilcom Uil si sono spinte a definirla una minaccia all'«insieme del sistema di sviluppo delle
 comunicazioni e dell'occupazione del nostro Paese». A questo si unisce la richiesta di incontro e di
 intervento «ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico» nonché «al ministero degli Interni».
 Quali i punti contestati? Essenzialmente due: le tariffe troppo basse che metterebbero in serio pericolo la
 tenuta industriale e occupazionale del settore tlc in Italia e gli interrogativi sul rispetto delle norme di
 sicurezza con il meccanismo delle Simbox: i distributori automatici di sim. Su questo punto le compagnie
 concorrenti hanno già riversato segnalazioni su segnalazioni. L'idea è che il processo di identificazione non
 sia conforme al decreto Pisanu e alle norme antiterrorismo, senza un'effettiva e contestuale verifica
 sull'identità di chi acquista la sim. Iliad replica, puntualmente, che la procedura è compliant.
 Il punto chiave nel ragionamento dei sindacati, tuttavia, riguarda essenzialmente la guerra al ribasso di
 tariffe che «in Italia sono fra le più basse d'Europa». E l'indice è puntato anche verso la Ue e il commissario
 Margrethe Vestager che per dare l'ok alla fusione fra Wind e 3 Italia ha richiesto l'arrivo di un nuovo
 operatore. «Il mercato della telefonia mobile, come denunciato dalle organizzazioni sindacali - si legge nel
 comunicato congiunto - aveva già scontato una ipercompetizione e un quarto operatore avrebbe continuato
 a distruggere una parte significativa del valore del settore, tanto da non garantire alle imprese l'equilibrio tra
 investimenti e remunerazione del capitale con il rischio di un disimpegno che penalizzerebbe il Paese».
 Iliad, dal canto suo, ora metterebbe «a rischio la tenuta occupazionale dell'intera filiera».
 Accuse rispedite al mittente dalla telco guidata dall'ad Benedetto Levi che, scrivono da Iliad, «ha creato in
 pochi mesi un indotto di circa 1.500 posti di lavoro in Italia, tra diretti e indiretti. L'azienda sta sviluppando la
 propria infrastruttura di rete su tutto il territorio nazionale, pertanto non è e non può essere definita come
 operatore virtuale. Si distingue, inoltre, da diversi altri operatori, perché fornisce assistenza agli utenti
 esclusivamente con strutture e personale localizzati in Italia. Infine, Iliad ribadisce di essere conforme alla
 normativa sulla sicurezza e di verificare e convalidare l'identità di ogni acquirente come condizione
 indispensabile e precedente all'attivazione delle sim».
 Certo, che i sindacati si schierino così apertamente contro una compagnia telefonica non è usuale. Tanto
 più se la telco ha spinto verso una flessione dei prezzi. L'indagine SosTariffe.it (si veda il Sole 24Ore di
 martedì) ha quantificato fra maggio e luglio prezzi in calo del 20,5%, a fronte però di un aumento dei giga
 (+59,6%).
 Non che sia tutto dovuto a Iliad. Ma l'arrivo dei francesi è stata la chiave di volta, con un abbassamento dei
 prezzi da parte degli operatori tradizionali (Tim, Vodafone e Wind Tre), ma anche con lo sbarco sul mercato
 di "ho." (l'operatore low cost di Vodafone) e con una rinnovata verve da parte di Kena (l'operatore low cost
 di Tim).
 A ogni modo, l'atto di accusa dei sindacati verso Iliad non rappresenta in qualche modo un cortocircuito
 rispetto agli interessi dei consumatori? «Stiamo pagando - dice Salvo Ugliarolo (Uilcom Uil) - lo scotto di

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 02/08/2018                                                                         12
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 una incapacità del mondo della politica che è stata silente davanti a un input pretestuoso della Ue e
 rischiamo di avere ripercussioni su un settore strategico, ma che ha subito anni difficili anche sul versante
 occupazionale». Quanto ai consumatori, replica Vito Vitale (Fistel Cisl) «devono sapere che gli effetti delle
 crisi aziendali ricadono sempre su di loro. Il Paese deve pensare ai consumatori, come è ovvio, ma anche
 alla crescita economica e agli investimenti che vanno tutelati».
 © RIPRODUZIONE RISERVATA Variazioni pacchetti mobile dopo l'arrivo di Kena, Iliad e ho.
 L'ANDAMENTO Note: (*) Analisi condotta sulle tariffe ricaricabili includono Chiamate, Traf co dati e/o SMS
 gratis, comprese le principali tariffe win back; (**) Analisi condotta sulle principali tariffe ricaricabili TIM,
 Vodafone, Wind, H3G e Iliad che includono Chiamate, Traf co dati e/o SMS gratis Fonte: Rilevazioni
 SosTariffe.it, tramite il comparatore delle offerte per telefonia mobile Media Tariffe Mobile Italia* (MNO+
 MVNO) Media Tariffe Operatori MNO** MINUTI INCLUSI VARIAZIONE LUGLIO 2018 1.765 MAGGIO
 2018 1.363 +29,52% VARIAZIONE LUGLIO 2018 2.232 MAGGIO 2018 1.853 +20,45% SMS INCLUSI
 VARIAZIONE LUGLIO 2018 890 MAGGIO 2018 784 +13,48% VARIAZIONE LUGLIO 2018 1.190 MAGGIO
 2018 904 +31,70% GB INCLUSI VARIAZIONE LUGLIO 2018 14,14 MAGGIO 2018 9,0 +59,62%
 VARIAZIONE LUGLIO 2018 19.0 MAGGIO 2018 12,0 +58,06% COSTO MENSILE VARIAZIONE LUGLIO
 2018 8,71€ MAGGIO 2018 10,96€ -20,51% VARIAZIONE LUGLIO 2018 9,11€ MAGGIO 2018 12,41€ -
 26,61% La discesa delle tariffe telefoniche
 Foto:
 La difesa francese. --> Iliad respinge le accuse sostenendo di aver ha creato in pochi mesi un indotto di
 circa 1.500 posti di lavoro in Italia, tra diretti e indiretti
 La discesa delle tariffe telefoniche

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 02/08/2018                                                                     13
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 La presidenza della Consob nel mirino del governo
 Cinque Stelle all'attacco. Il ministro Fraccaro in Parlamento: attendiamo dall'Authority l'esito della verifica
 sull'incompatibilità di Nava
 G. Tr.

 ROMA
 È stato direttamente il governo, e non solo i parlamentari, a chiedere a Consob le carte delle verifiche sulla
 mancata incompatibilità del presidente Mario Nava. E la risposta dell'Authority non è ancora arrivata
 all'Esecutivo. Quando arriverà, ci sarà anche la valutazione di Palazzo Chigi.
 La tensione fra la maggioranza e il presidente Consob nominato a dicembre dal governo Gentiloni sale di
 livello, e per spiegare la situazione, in risposta a un question time in commissione Finanze, interviene
 direttamente il ministro Cinque Stelle dei Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro. È lui a spiegare, in
 risposta a un'interrogazione targata anch'essa M5S (Raphael Raduzzi, ma anche Leu è intervenuta sulla
 stessa linea) che il governo è intervenuto in prima persona tramite il segretario generale di Palazzo Chigi e
 naturalmente su «ordine del presidente del consiglio» Giuseppe Conte, per capire se il procedimento di
 verifica sulle incompatibilità è stato fatto fino in fondo, e che «al momento non risulta ancora pervenuto un
 riscontro».
 La partita è spinosa, e l'interrogazione portata in commissione dai Cinque Stelle non è scollegata dalla
 tensione che percorre gli stessi vertici del guardiano della Borsa. Due settimane fa sempre a Montecitorio,
 nelle audizioni per il parere sul decreto di recepimento delle norme Ue sul market abuse, era intervenuto il
 commissario Giuseppe Maria Berruti suggerendo che la commissione Ue «non è stata inerte» nel percorso
 tecnico che ha accompagnato la nomina di Nava. «Non dirò altro», aveva poi chiuso Berruti di fronte ad
 altre domande.
 La questione incrocia due piani. Il dato tecnico è nelle modalità del passaggio di Nava dalla direzione per la
 vigilanza finanziaria presso la commissione Ue alla presidenza Consob; quello politico suggerisce però un
 legame troppo stretto tra il vertice tecnico di Bruxelles e il presidente dell'Authority italiana. L'aggancio,
 ribadito nell'interrogazione di ieri alla Camera, è nel fatto che Nava ha ottenuto dalla commissione Ue un
 distacco triennale per ricoprire una carica che dura sette anni, e che nel caso dei dipendenti di enti pubblici
 prevede l'aspettativa.
 A Fraccaro non sfugge la delicatezza del problema, e sottolinea il «pieno rispetto dell'autonomia e
 dell'indipendenza della Consob» che spinge il governo ad «attendere le determinazioni definitive» del
 collegio dell'Authority. Ma con lo stesso tono ufficiale richiama la legge istitutiva della Consob (legge
 95/1974), e in particolare l'articolo 1, comma 5, in base al quale «per tutta la durata del mandato i
 dipendenti statali sono collocati fuori ruolo, e i dipendenti di enti pubblici sono collocati d'ufficio in
 aspettativa». Nella ricostruzione di Fraccaro entra poi il regolamento di organizzazione dell'Authority
 (articoli 3 e 4), in base al quale i componenti di nuova nomina devono dichiarare alla loro prima riunione di
 non essere incompatibili, e la commissione deve fissare un termine per l'opzione ai componenti che
 incappano in una delle cause di incompatibilità. Proprio su questo passaggio Palazzo Chigi ha chiesto lumi,
 e spiega di attendere una risposta che finora non è arrivata.
 Ma tra articoli e commi di leggi e regolamenti si agita una tensione che divide il vertice di Consob dalla
 maggioranza Lega-CinqueStelle. Il curriculum europeo di Nava, economista entrato con selezione pubblica
 nel settembre 1994 alla commissione Ue dov'è salito fino alla direzione per la vigilanza del sistema
 finanziario e la gestione delle crisi, ha rappresentato la ragione della scelta di dicembre del governo
 Gentiloni. Ma oggi è l'elemento al centro delle polemiche.

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 Lo stesso fattore divide la politica dalle valutazioni di un vasto mondo finanziario e industriale che aspetta
 un'evoluzione più decisa della vigilanza in una chiave internazionale attenta ai nuovi rischi (il debutto
 operativo della presidenza Nava si è concentrato sull'allerta su contract for difference, rolling spot forex e
 opzioni binarie). «Serve una forte responsabilità comune per consolidare la fiducia di famiglie, imprese,
 risparmiatori e investitori» ha sostenuto Nava citando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in
 chiusura del suo primo Consob Day l'11 giugno a Milano. Ma in una platea fitta di protagonisti dell'impresa
 e della finanza non c'era nessuno del governo ad ascoltare.
 gianni.trovati@ilsole24ore.com
 © RIPRODUZIONE RISERVATA
 Sotto la lente il distacco triennale dall'incarico Ue ottenuto dal presidente, nominato da Gentiloni
 LE TAPPE DELLA NOMINA
 1
 professione civil servant
 Il distacco da Bruxelles
 La designazione di Mario Nava alla presidenza della Consob avviene il 22 dicembre del 2017: il 17 gennaio
 il Parlamento esprime il parere favorevole e la designazione viene subito accolta con soddisfazione anche
 dal mercato finanziario. La nomina formale da parte del presidente della Repubblica tarda però di alcune
 settimane: per trasferirsi a Roma, Nava deve infatti ottenere prima l'ok della Commissione Ue al suo
 distacco, che al contrario della normale aspettativa gli consente di mantenere in pieno lo status di alto
 funzionario comunitario.
 2
 Il nuovo governo frena
 La verifica sull'incompatibilità
 Mattarella firma il 10 aprile il decreto di nomina di Nava a presidente della Consob: pochi giorni prima, la
 Commissione Ue aveva autorizzato il suo "distacco" per tre anni (il mandato in Consob dura 7 anni). La
 nomina non ferma lperò l'attacco della nuova maggioranza, che chiede la verifica di eventuali
 incompatibilità di Nava. A conferma della tensione, nessun esponente di Governo partecipa all'assemblea
 Consob di giugno.
 Foto:
 IMAGOECONOMICA
 Foto:
 Presidente. -->
 Mario Nava si è insediato alla guida della Consob il 16 aprile scorso. Il suo mandato dura sette anni

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 INTERVISTA MAURO SELVETTI
 «Creval-Agricole, l'intesa sulle polizze solo il primo passo»
 L'ad di Credito Valtellinese: ora possiamo concentrarci sullo sviluppo del business
 Alessandro Graziani

 «L'accordo bancassicurativo con un grande gruppo internazionale come Credit Agricole è la premessa, mi
 auguro, per una collaborazione più ampia in futuro». L'amministratore delegato del Credito Valtellinese
 Mauro Selvetti non si sbilancia, ma non esclude che il nuovo socio Agricole, per ora al 5% del capitale del
 Creval elevabile al 9,9%, possa diventare in futuro il protagonista di una partnership a tutto campo. Quello
 che più conta per la ex popolare Valtellinese presieduta da Miro Fiordi è che l'intesa bancassicurativa
 rappresenta un tassello fondamentale del nuovo piano di sviluppo e crescita dopo il successo dell'aumento
 di capitale da 700 milioni, realizzato con il pieno supporto di investitori esteri delle due sponde dell'Atlantico,
 e dopo il piano di derisking e taglio costi ormai concluso con la cessione di Npl, il piano di riduzione delle
 filiali, l'accordo con i sindacati sugli esuberi dei dipendenti e le operazioni di efficientamento interno (fusioni
 delle controllate bancarie e di Creval Sistemi e Servizi). «Siamo entrati nella terza fase del piano, quella
 della crescita e della ricerca di una stabile profittabilità - spiega Selvetti - la fase straordinaria si è conclusa
 e ora sia il management che la rete commerciale possono e devono concentrarsi sullo sviluppo del
 business».
 L'operazione con Credit Agricole resta tuttavia nella testa degli investitori anche internazionali che hanno
 dato fiducia a Creval e che oggi si domandano: quale sarà la prossima area di collaborazione? Nell'asset
 management con Amundi? O nel credito al consumo con Agos-Ducato? «Per ora è davvero prematuro
 parlarne, le aree di possibile collaborazione sono davvero tante anche in ambiti meno noti mediaticamente
 come i servizi di back office o l'information technology. Potenzialmente valuteremo ogni area in cui sono
 possibili economie di scala - spiega l'ad del Creval - per ora l'unica certezza è che lavoreremo nelle
 assicurazioni vita con Agricole, un gruppo che ha radici cooperative e federali come noi e che in Italia sta
 ottenendo ottime performance sotto la guida di Giampiero Maioli, che ringrazio unitamente al ceo Philippe
 Brassac, con i quali abbiamo condiviso valori e visione industriali. Lavorare da subito, come stiamo
 facendo, sul progetto bancassurance con Credit Agricole sarà di stimolo ulteriore per una ancora maggiore
 efficienza della rete del Creval». Capitale e Npe ratio restano al centro delle valutazioni di investitori globali
 e agenzie di rating, oltreché delle autorità di Vigilanza, per le banche italiane. A che punto siete e quando
 prevedete arrivino i benefici dalla validazione dei modelli interni di rating? «Alla fine del primo trimestre il
 nostro Npe ratio era sceso all'11,5% proforma, collocandosi tra i migliori del sistema. Il prossimo 9 agosto il
 dato sarà aggiornato con i dati semestrali. Sui modelli interni posso dire che si è concluso l'iter di confronto
 con Bankitalia e confidiamo di ricevere entro fine anno l'ufficialità della validazione. Quantificare il beneficio
 sul capitale non dipende da noi, possiamo solo ribadire la forchetta ampia tra 100 e 200 basis points basata
 su casi precedenti al nostro. Ma ovviamente sarà la Vigilanza a valutare e decidere».
 Per le banche italiane il nuovo timore è collegato all'ampliamento dello spread BTp-Bund e all'impatto sui
 titoli di Stato in portafoglio. Siete preoccupati? «Per un Paese che ha un elevato debito pubblico come
 l'Italia, l'allargamento dello spread finisce subito sotto gli occhi del mondo ed è auspicabile che vengano
 assunte decisioni che portino ad un suo rapido ridimensionamento. Per quanto ci riguarda, l'esposizione è
 in larga maggioranza classificata a scadenza e non tra le attività valutate a Fair Value. Ed è quindi
 "sterilizzata", da un punto di vista di ratio patrimoniali, rispetto agli effetti della volatilità di mercato».
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SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 02/08/2018                                                                        16
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 Potenzialmente valuteremo ogni area dove sono possibili economie di scala Mauro Selvetti ad credito
 valtellinese

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 Il caso
 Ilva, cassa vuota a settembre "Il futuro è senza risposte"
 Il punto dei commissari in Parlamento in attesa di una decisione sulla vendita
 giuliano foschini

 roma Non è possibile riaprire l'asta per l'Ilva. O per lo meno non è possibile farlo senza un atto del governo.
  «Non siamo in grado di dare ipotesi alternative» alla strada attuale hanno spiegato ieri i tre commissari
 dell'Ilva davanti ai senatori della commissione Industria del Senato provando a disegnare lo stato attuale
 del più grande polo siderurgico d'Europa. L'azienda sta finendo i soldi in cassa - ha liquidità sufficiente fino
 a settembre - e se dovesse continuare questa situazione di stallo continuerà a perdere 30 milioni di euro al
 mese. Sulle tasche dei cittadini. Un'azienda che ha un acquirente ma, per il momento, non è in grado di
 dare alcuna indicazione sul futuro.
  «Non siamo in grado di poter dare una risposta, un'eventuale conclusione non positiva del contratto può
 dipendere da molteplici ragioni, oggi non possiamo dire quale delle fattispecie potrebbe verificarsi», hanno
 spiegato i commissari Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrubba , facendo trasparire quello che era
 chiaro da tempo: per loro la partita Ilva doveva essere chiusa da un pezzo, convinti che l'offerta di Arcelor
 Mittal fosse la migliore e che la gara si fosse svolta nella maniera più trasparente e corretta possibile. Ora è
 tutto nelle mani del Mise che dovrà decidere se annullare la gara o invece procedere all'aggiudicazione alla
 cordata vincitrice. Certo è che qualcosa bisognerà fare.
  «La previsione finanziaria per l'Ilva stima l'esaurimento di cassa a settembre 2018» scrivono i commissari
 nella relazione depositata ieri. Se tutto rimanesse com'è, a dicembre si dovrebbe chiudere con -132 milioni
 di euro e uno scaduto fornitori di circa 30 milioni, di cui soltanto una piccola parte con ritardi di pagamento
 superiori ai sessanta giorni. Una buona notizia per le aziende dell'indotto che, infatti, stanno respirando: ieri
 è rientrato lo sciopero di una delle aziende più importanti (la Semat, che per conto di Cimolai sta
 realizzando la copertura di uno dei due parchi minerali) , con 400 dipendenti a cui non era stato pagato il
 saldo dello stipendio di giugno.
  Proprio la copertura dei parchi è una delle opere che i commissari di Ilva ritengono essere uno dei fiori
 all'occhiello del lavoro che hanno svolto in questi tre anni. «Si tratta - hanno spiegato - di una best practice
 unica al mondo» che, tra l'altro, secondo quanto detto lunedì da ArcelorMittal al Mise, dovrà essere
 completata in anticipo rispetto al progetto iniziale, e cioè nel giro di un anno e mezzo, entro gennaio del
 2020. «A oggi - hanno spiegato i commissari - l'amministrazione straordinaria ha speso 500 milioni di euro
 per investimenti ambientali urgenti e ha così raggiunto l'obiettivo dell' 80% delle prescrizioni previste"». Il
 calcolo, come ha precisato lo stesso Laghi, si riferisce però al numero delle misure e non al peso specifico
 di ciascuna opera. All'appello mancano le opere più importanti, come appunto la copertura dei parchi. Un
 particolare non di poco conto, perché proprio quell'80 per cento di opere realizzate permette ai commissari
 e dopo anche ai compratori di godere di un'immunità penale - oggetto di fortissime critiche da parte delle
 associazioni ambientaliste - per tutto quello che concerne le opere ambientali. Il nodo critico resta il numero
 di dipendenti.
  Dal 2015 al primo semestre 2018 sono diminuiti di quasi 600 unità, passando da 14.104 a 13.522. Anche
 quelli in Cigs sono scesi, passando dai 300.8 di tre anni fa agli attuali 2.367, hanno spiegato i commissari.
 Mittal continua a parlare di 4 mila esuberi, numero su cui il vice premier Luigi Di Maio si è detto pronto a far
 saltare la trattativa.
  «Non sappiamo quanto costerebbe allo Stato interrompere l'aggiudicazione"» hanno detto i commissari.
 Secondo un primo conto, tra possibili danni e costi per la prosecuzione dell'attività, intorno ai sette miliardi.
  ©RIPRODUZIONE RISERVATA I numeri 13.522 I dipendenti Ilva sono 13.522, di cui 2.367 in cassa
 integrazione. Nel 2015 erano oltre 14 mila, di cui 3.008 in cig 500 mln La gestione commissariale dell'Ilva

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 02/08/2018                                                                      18
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 ha speso 500 milioni di euro in investimenti ambientali -132 mln A settembre la cassa Ilva si azzererà. A
 dicembre, stimano i commissari, segnerà -132 milioni di euro
 Foto: FABIO FRUSTACI/ANSA
 Foto: Uno dei sostenitori della chiusura dell'Ilva di Taranto

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Pag. 46 N.32 - 2 agosto 2018                                                                             tiratura:157343

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  L'INTERVISTA CARLO CALENDA
  DI MAIO FA MANFRINA LO SFIDO SUI NUMERI
  Dal groviglio nella crisi Ilva al temporeggiamento su Alitalia, dalle delocalizzazioni industriali ai
  provvedimenti per gestire la crisi del lavoro. L'ex ministro dello Sviluppo economico attacca a tutto campo e
  chiama il governo a quella che per lui è la vera urgenza: tornare alla realtà.
  Luca Telese

  Dottor Calenda, lei ex ministro dello Sviluppo economico è tutti i giorni a caccia, metaforica e non, del suo
  erede Di Maio. Si sente come Achab all'inseguimento di Moby Dick? Casomai è il contrario. Lei è Moby
  Dick? No. Achab è Di Maio, è il Movimento 5 stelle, che fissa un obiettivo impossibile e poi si danna l'anima
  per raggiungerlo. Le offro una chiave di lettura per la nostra conversazione sui nodi irrisolti delle crisi
  italiane che sono ancora aperte. La balena bianca chi è? È la realtà. La dura realtà con cui il confronto è
  inevitabile e drammatico, se ne sottovaluti la forza. Moby Dick è la realtà con la sua forza barbara. È la
  resistenza passiva al cambiamento che in questo Paese, se non hai la forza di decidere, finisce sempre per
  travolgerti. Lei spera che Moby Dick tiri a fondo Di Maio? No, spero che Di Maio faccia i conti con la realtà
  sennò andiamo a fondo tutti. Su Ilva, Alitalia e Tap, come vedrà, il rischio è molto concreto. Cominciamo:
  l'Ilva. Il vicepremier è andato in parlamento a dire che la gara dell'Ilva è viziata. Non doveva? No,
  ovviamente: lo fa sulla base di un parere dell'Anac che dice testualmente di non aver potuto fare
  un'istruttoria e di aver solo risposto a tre domande del ministro che neanche si conoscono. Aggiungo che
  proprio Cantone ha detto pubblicamente che utilizzare il suo parere per annullare la gara sarebbe sbagliato.
  Tuttavia, supponiamo per un attimo il caso che Di Maio abbia ragione e che la gara sia viziata. È quello che
  lui dice. Se fosse davvero così, perché il ministro continua a fare riunioni con il vincitore di una gara viziata
  e irregolare? Sarebbe gravissimo. Cosa gli rimprovera? O Di Maio ha dichiarato il falso in parlamento
  sostenendo che la gara è viziata, e allora si capisce perché negozia con Mittal. O è incoerente quando
  negozia e dovrebbe rapidamente annullare la gara. Terzo non è dato. Temporeggiare, in questo momento,
  significa perdere un milione di euro al giorno di soldi dei contribuenti e ritardare gli investimenti ambientali e
  industriali. Con forti rischi per ambiente e sicurezza. Lei faceva una ipotesi dell'assurdo, ma è certo che la
  gara sia stata regolare. La gara è regolarissima: peraltro monitorata dalla Commissione europea che l'ha
  giudicata un esempio di trasparenza e correttezza. Dei tre rilievi dell'Anac, l'unico rilevante riguarda la non
  accettazione di rilanci da parte dell'altra cordata a gara chiusa. Ma all'epoca proprio su questo punto chiesi
  un parere dell'Avvocatura che escludeva questa possibilità e mi metteva in guardia sul rischio di annullare
  la gara. Perché? Perché avremmo dovuto ricominciare da capo, spendendo altri 300 milioni di euro, e
  perché ci saremmo esposti ad un contenzioso da parte di Mittal. Cosa che puntualmente avverrà se Di
  Maio sceglierà questa strada. Un contenzioso che potrebbe costare 4 miliardi di soldi pubblici. Ricordo
  inoltre che Jindal l'industriale indiano perno dell'altra cordata è stato portato a investire nelle acciaierie di
  Piombino con un lavoro difficilissimo che però rilancerà un altro polo industriale importante. Ma allora quale
  sarebbe, secondo lei, l'obiettivo di Di Maio? Non scegliere. Temporeggiare. Eludere i problemi. Non ha il
  coraggio di dire cosa vuole fare. Ha preso un'impegno con i suoi elettori per chiudere Ilva e ora si rende
  conto di cosa vorrebbe dire. Sta cercando un modo di farlo dire a qualcun altro. All'Anac prima e
  all'Avvocatura dello Stato, a cui a chiesto un nuovo parere, ora. Spero che l'Avvocatura sappia tenere la
  schiena dritta ed eviti di smentire il suo precedente parere che ho reso pubblico a scanso di equivoci. Di
  Maio dice che lui non chiude perché vuole più rassicurazioni ambientali rispetto a quelle contenute
  nell'accordo. Sul piano ambientale Mittal ha già concesso moltissimo dopo l'aggiudicazione. Dopo,
  discutendo con il ministero quando c'era lei? Sì. Tutte le modifiche migliorative per lo Stato e a carico del
  vincitore sono ovviamente possibili, perché non avrebbero cambiato l'esito della gara. Di cosa parliamo? Di
  elementi decisivi: anticipo nella copertura dei parchi minerari, che in accordo con Mittal abbiamo già iniziato
  a febbraio usando i soldi sequestrati ai Riva. L'anticipo della maggior parte del piano ambientale dal 2023 al
SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 02/08/2018                                                                       20
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Pag. 46 N.32 - 2 agosto 2018                                                                             tiratura:157343

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  2020. Impegno sul fronte occupazionale, ad assumere diecimila dipendenti, tenendo conto dell'anzianità
  retributiva. L'ultima proposta portata ai sindacati prevedeva in più 1.500 lavoratori assorbiti da una società
  di servizi creata dall'amministrazione straordinaria che lavorerà con Mittal su manutenzioni, servizi
  accessori e bonifiche. Per tutti ci sarebbe stata una garanzia formale e vincolante di lavoro a tempo
  indeterminato. E gli esuberi che rimanevano? L'esodo volontario più incentivato di ogni crisi industriale:
  sette anni di cassa più 100 mila euro di indennizzo. Non lasciavamo a terra nessuno. Ma se cade l'accordo
  salta tutto. E questa è esattamente Moby Dick. Sembra arrabbiato. Sì, perché si mette a rischio la più
  grande acciaieria d'Europa e il più grande impianto industriale del Mezzogiorno. Un investitore che mette
  sul piatto 4,2 miliardi. Ed era tutto fatto, bastava percorrere l'ultimo metro. Di Maio aveva un gol a porta
  vuota. Spero che alla fine la pianti con questa ammuina e capisca che conviene anche a lui segnarlo.
  Intanto la balena bianca colpisce un altro investimento che nulla costa allo Stato, la Tap. Di Maio e la Lezzi
  dicono: l'opera va fermata per rischi ambientali. Siamo in mano all'ignoranza e all'irrazionalità. Un tubo di
  meno di un metro di diametro che passa otto metri sotto la costa. E questi irresponsabili parlano di rischi
  oncologici. E quando accendiamo il fornello del gas? Vogliono decarbonizzare l'Ilva, ma non vogliono il gas,
  che è fondamentale come energia di transizione anche per raggiungere l'obiettivo che abbiamo inserito
  nella Strategia energetica nazionale di eliminare la produzione elettrica a carbone entro il 2025. Lei
  sostiene che i nuovi ministri sono matti? Mi pare semplicistico. Non matti. Incapaci. Quando deve
  amministrare il M5s non riesce a scegliere: e così si trasforma in una macchina di diffusione di cazzeggio
  mediatico, confusione e proclami con l'unico obiettivo di nascondere questa difficoltà. Lei voleva anche
  salvare la produzione della Panda, proponendo a Fca un accordo per mantenere la produzione a
  Pomigliano. E si può ancora fare, ma è un cammino molto stretto. Ora che non c'è Marchionne bisogna
  convincere Mike Manley. Si deve innanzitutto fare con Fca un confronto sugli impegni produttivi presi, e non
  ancora mantenuti. Il documento è pronto al Mise. Si può proporre un taglio del costo del lavoro e delle
  spese energetiche limitato all'impianto. Una proposta teoricamente contraria alla normativa sugli aiuti di
  Stato ma che va fatta approvare sulla base del fatto che è una delocalizzazione interna dell'Unione. Questo
  scandalo dei Paesi est europei che rubano lavoro e investimenti sulla base del combinato disposto di costi
  sociali inferiori, vagonate di fondi strutturali e partecipazione al mercato unico deve finire. Ma perché Fca
  dovrebbe preferire questa via, rispetto agli incentivi che già ottiene per gli stabilimenti polacchi e serbi?
  Perché la struttura articolata e solida del nostro sistema di ammortizzatori è più adatta e flessibile per
  gestire i picchi e i rallentamenti di produzione che sono tipici dell'industria dell'auto. Nel decreto Dignità c'è
  una norma anti-delocalizzazione. ( Sorride) Ridicola. Di Maio continua a dire: «Da quando sono entrato al
  ministero ci sono state tre delocalizzazioni, perciò ho fatto il decreto». Peccato che del decreto non abbiano
  salvata una sola norma. Ed è evidente perché la restituzione dei fondi pubblici era già prevista, mentre
  aggiungere una penale del 200 per cento fa solo in modo che le imprese non usino l'incentivo neanche per
  reindustrializzare. Forse Di Maio le risponderebbe: e tu cosa hai fatto con le crisi che hai gestito? Ne
  abbiamo risolte 83 e salvato 100 mila posti di lavoro: Alcoa, Embraco, Ideal standard, Piombino. Ci siamo
  confrontati con la realtà, trovando le soluzioni. Facciamo un altro test. Danilo Toninelli dice che il governo
  gialloblù vuole rinazionalizzare Alitalia. Vede che anche qui riappare la coda di Moby Dick? Vorrei
  conoscere l'investitore che accetterà di stare in minoranza con Toninelli in maggioranza. Impossibile fare
  una compagnia di bandiera? Ci sono trecento problemi. La massa critica in primo luogo. Fatica a reggere la
  competizione con le «low cost» persino Lufthansa che è sei volte più grande per dimensioni. Poi i nuovi
  investimenti , per un miliardo, che devi fare a condizioni di mercato altrimenti l'Europa non te lo
  consentirebbe. Attenzione: abbiamo lasciato l'azienda con il prestito ponte intatto per essere restituito dopo
  la vendita. L'aumento del prezzo del petrolio rischia di creare una voragine nei conti. E con lei cosa sarebbe
  accaduto? L'unica cosa possibile. Avremmo venduto ai tedeschi dopo un negoziato duro sulle rotte e sul
  personale. E sarebbe accaduto quello che è successo con Swiss Air, che adesso fa più traffico di quando

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                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  c'è stata l'acquisizione della compagnia. Inoltre Lufthansa avrebbe fatto di Fiumicino il suo hub di
  riferimento verso il Sud. Anche lei, però, ha incontrato molte volte Moby Dick, nei suoi anni di governo.
  Siamo un Paese dove è forte la sfiducia nello Stato. Dove i collanti sociali e civici sono allentati, se non
  compromessi. Siamo alla fine di un ciclo storico. Quale? Quello dei progressisti post '89. Della narrazione
  motivazionale sul futuro e del passo indietro della politica rispetto all'economia. Il risultato è che il mondo è
  diventato più prospero e l'Occidente più povero. Un miliardo di persone sono uscite dalla povertà nei paesi
  in via di sviluppo ma in Occidente abbiamo meno mobilità sociale, analfabetismo funzionale alle stelle,
  diseguaglianze al massimo storico. Il risultato è che lo stesso impianto delle democrazie liberali è oggi a
  rischio. In Italia siamo stati investiti da questa enorme onda di riflusso. Forse perché siete apparsi meno
  credibili dei sovranisti e dei gialloblù. Non credo. Abbiamo fatto cose valide. Aumentato i posti di lavoro,
  anche quelli a tempo indeterminato, diminuito la disoccupazione giovanile e femminile, rilanciato gli
  investimenti privati con impresa 4.0, ridotto il deficit e fatto ripartire la crescita. Potevamo fare di più, ad
  esempio rendendo il taglio del costo del lavoro strutturale, invece di usare le risorse per gli 80 euro. Ma
  abbiamo lavorato bene e contemporaneamente perso il contatto con il Paese. Non è la prima volta. Il cuneo
  fiscale lo ha annuncato Di Maio, però. Qui mi arrabbio con voi. Noi giornalisti? Ma certo! Di Maio ha detto
  che lo finanzia con 300 milioni. Per coprire i costi fino alla manovra d'autunno. Balle! Con 300 milioni di
  euro ci si comprano i bruscolini! Un taglio del cuneo del 10 per cento costa 20 miliardi di euro. Esclude che
  si trovino queste risorse? Vede che si ritorna sempre ai conti con la realtà? Io escludo che si possano
  trovare il soldi per il cuneo, poi quelli per dissinnescare la clausole Iva, poi quelli per fare quota cento sulle
  pensioni, poi quelli per attivare il primo scaglione della flat tax, e il reddito di cittadinanza. A meno di non
  mandare il Paese in default. E purtroppo credo che il rischio ci sia anche senza follie nella manovra. Si è
  pentito di aver preso la tessera del Pd il giorno dopo la sconfitta? No. È stato un gesto istintivo, perché
  volevo - e voglio - dare un contributo ad uscire da questo pantano pericolosissimo. Ma bisogna superare il
  Pd e costruire un fronte molto più ampio. E soprattutto ripensare il ruolo dei progressisti in una fase molto
  più dura e difficile. Per la prima volta nella storia i tempi della rivoluzione industriale e tecnologica sono così
  rapidi che rischiamo di essere travolti dalla velocità delle innovazioni. Il suo manifesto, a tratti, ha anche toni
  vagamente millenaristi. Guardi, questi sono i dati: entro dieci anni il 20 per cento dei lavori spariranno. Ne
  nasceranno di nuovi ma non contemporaneamente. Dovremmo gestire un processo di trasformazione
  gigantesco. I progressisti devono tornare ad assumere come prospettiva la crescita della società. Per
  schematizzare: un liberista ha come obiettivo la crescita dell'economia, un nazionalista il mantenimento
  dell'identità, un progressista la forza della società. Questo non vuol dire non considerare la crescita un fatto
  necessario, ma non sufficiente, o l'identità poco importante ma per un progressista anche l'identità evolve.
  La verità è che per 30 anni abbiamo smesso di pensare e ci siamo affidati completamente alla meccanica
  del mercato e dell'innovazione. Dobbiamo tornare a potenziare l'uomo oltre che la tecnica. Ha una parola
  d'ordine per la sinistra, con cui contendere i consensi a Lega e 5 Stelle? La dico e la ripeto da mesi: le
  parole chiave sono «proteggere» e «investire»: se questo governo continua a inseguire la balena bianca il
  rischio di naufragio diventa certezza. Getty Images (2)
  Foto: Carlo Calenda, 45 anni, è stato ministro per lo Sviluppo economico fino allo scorso giugno.
  Foto: L'Ilva di Taranto. Nel piano di Calenda c'era una garanzia di impiego vincolante per tutti i lavoratori.
  «Devono dirlo: mancano i soldi
  Foto: mancano i soldi per fare quel che hanno promesso»

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 L'AZIONE IN BORSA PERDE L'8,3%
 Ferrari conti record Ma il titolo affonda per troppa prudenza
 Il nuovo ad Camilleri definisce "ambiziosi" i target del 2022 I mercati: una frenata rispetto alle promesse di
 Marchionne
 TEODORO CHIARELLI

 TORINO Una trimestrale nel segno di Sergio Marchionne. Ferrari chiude l'ennesimo trimestre record, ultimo
 della gestione del manager scomparso il 25 luglio a 66 anni. L'utile netto è pari a 160 milioni di euro,
 +18,1% rispetto all'analogo periodo 2017. Eppure, nonostante i numeri positivi, il titolo della Rossa precipita
 in Borsa fino a perdere l'11,3% e chiudendo a 8,3%. Il nuovo amministratore delegato Louis Camilleri non
 riesce a fugare dubbi e timori degli operatori sul dopo-Marchionne. Al suo debutto davanti alla comunità
 finanziaria nella conference call sui conti il manager definisce «ambiziosi» i target del piano al 2022. «Li
 sveleremo a settembre. Ci sono rischi, ma anche opportunità spiega - Faremo di tutto per raggiungerli».
 Parole che vengono inevitabilmente interpretate dal mercato come un freno rispetto alle promesse di
 Marchionne. Il crollo arriva puntuale in Piazza Affari come a Wall Street. Camilleri parla con commozione
 dell'ex presidente e amministratore delegato Marchionne . «Un caro amico, un uomo di immenso talento,
 con una mente brillante. Un cuore generoso e un grande leader. Ero legato a lui da un profondo e reciproco
 rispetto, è stato un privilegio lavorare con lui. È un momento difficile ed emozionante. Sergio e io
 condividiamo le stesse ambizioni per la Ferrari, abbiamo solo uno stile diverso. Sono onorato di essere il
 ceo di questo gioiello di azienda, sono stato chiamato per portarla al prossimo livello». La società, dove alla
 presidenza John Elkann è succeduto a Marchionne, promette che realizzerà la visione del manager col
 maglioncino nero con immutata determinazione. Camilleri è soddisfatto dei conti dell'azienda. «È stato un
 trimestre molto solido e questo ha consentito di confermare i target 2018. Abbiamo un buon portafoglio
 ordini. Un portafoglio di prodotti meraviglioso da tutti i punti di vista. Ho fiducia in una crescita di successo.
 Poi cita Enzo Ferrari: «La miglior Ferrari è la prossima». Il nuovo ad aggiunge che l'azienda è focalizzata
 sui ricavi più che sui volumi. «Ma questo non intaccherà l'esclusività del brand. Posso assicurarvi che
 Ferrari resterà Ferrari». Tornando ai risultati, i ricavi netti sono pari a 906 milioni di euro, in calo di pochi
 milioni dai 920 milioni di un anno prima, ma in aumento dell'1,4% a cambi costanti, con consegne totali per
 2.463 unità, in aumento di 131 unità (+5,6%). La casa di Maranello conferma i target per il 2018: consegne
 oltre 9 mila unità incluse le supercar, ricavi netti maggiori di 3,4 miliardi di euro, ebitda adjusted maggiore o
 uguale a 1,1 miliardi, indebitamento industriale netto inferiore a 400 milioni, inclusa una distribuzione dei
 dividendi ai possessori di azioni ordinarie ed esclusi potenziali riacquisti di azioni. Ferrari annuncia che il 17
 e il 18 settembre si terrà il Capital Markets Day dedicato ai piani di sviluppo della "Rossa". Agli analisti
 Camilleri parla anche di Formula1 e dice che vanno avanti le trattative con Liberty Media, padrona del
 Circus («Ci sono stati dei progressi sulla parte tecnica, meno per quanto riguarda il budget e la
 governance»). E assicura: «Il mio impegno sarà uguale a quello di Marchionne». - c
 Bilancio e obiettivi Consegne di auto (unità) Ricavi Ebitda adjusted Utile netto INDEBITAMENTO
 INDUSTRIALE al 30 giu 2017 al 30 giu 2018 a fine 2018 Dati in milioni di euro apr-giu 2018 2.463 906 290
 160 su 2017 +6% -1,6% +7% +18% gen-giu 2018 4.591 1.737 562 309 su 2017 +6% -0,3% +10% +19%
 Target 2018 più di 9.000 più di 3.400 1.100 473 472 meno di 400

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 02/08/2018                                                                       23
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