CONFIMI Rassegna Stampa del 13/06/2017

Pagina creata da Stefania Pisani
 
CONTINUA A LEGGERE
CONFIMI
   Rassegna Stampa del 13/06/2017

La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o
parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la
esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a
quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE

CONFIMI
   13/06/2017 ItaliaOggi                                                5
   Uniemens, istituiti nuovi codici

   13/06/2017 Gazzetta di Reggio                                        6
   Uno Scarpasoun solidale

CONFIMI WEB
  Il capitolo non contiene articoli

SCENARIO ECONOMIA
   13/06/2017 Corriere della Sera - Nazionale                           8
   Confindustria, alleati al Nord

   13/06/2017 Corriere della Sera - Nazionale                           9
   «Al Nord alleanza delle Confindustrie»

   13/06/2017 Corriere della Sera - Nazionale                           11
   Industria 4.0, Calenda: non tutti gli incentivi saranno confermati

   13/06/2017 Il Sole 24 Ore                                            13
   Quanto pesa l'effetto-gregge

   13/06/2017 Il Sole 24 Ore                                            15
   Barnier: «Non saremo né punitivi né ingenui»

   13/06/2017 Il Sole 24 Ore                                            17
   Fmi: Pil 2017 all'1,3% ma molte incognite

   13/06/2017 Il Sole 24 Ore                                            19
   Rischio bolla, vendite sull'hi-tech

   13/06/2017 Il Sole 24 Ore                                            21
   La produzione dell'industria cresce a rilento

   13/06/2017 Il Sole 24 Ore                                            23
   «Per l'Europa l'inizio di un ciclo positivo»

   13/06/2017 La Repubblica - Nazionale                                 24
   Fmi: "L'Italia corre più del previsto"
13/06/2017 La Repubblica - Nazionale                                      26
  "La ripresa è solida ma sul debito ancora troppi rischi"

  13/06/2017 La Repubblica - Nazionale                                      28
  Doccia fredda su Industria 4.0 ordini in calo e meno incentivi

  13/06/2017 La Repubblica - Nazionale                                      29
  Alitalia rilancia: asse con Alibaba e giù i prezzi

  13/06/2017 La Stampa - Nazionale                                          31
  L'Fmi rialza le stime sull'Italia "Il Pil in crescita dell'1,3%"

SCENARIO PMI
  13/06/2017 Il Messaggero - Nazionale                                      33
  Bonomi: «Mantenere la promessa sull'Irpef»

  13/06/2017 MF - Nazionale                                                 34
  Ancorotti, scommessa (vinta) sul mascara

  13/06/2017 MF - Sicilia                                                   36
  Da Credem 60 milioni per il finanziamento alle imprese siciliane da Fei

  13/06/2017 ItaliaOggi                                                     37
  Sabatini, nuovo rating dal 14/6
CONFIMI

2 articoli
13/06/2017                                                                                            diffusione:38537
Pag. 27                                                                                                  tiratura:79294

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 MESSAGGIO
 Uniemens, istituiti nuovi codici

 Nuovi codici contratto Inps per le denunce Uniemens. Con il messaggio 2357/2017 l'Istituto di previdenza
 ha comunicato l'istituzione, con decorrenza dal periodo di paga giugno 2017, di alcuni nuovi codici
 dell'elemento di del usso di denuncia Uniemens. Si tratta dei codici 424, 425 e 426, aventi il signifi cato di
 «ccnl For.Italy, Aic, F.agri, Asso.Tte F.Agri. Imprenditori&impreseFamar» rispettivamente per addetti
 imprese del settore agricoltura e attività affini, addetti imprese del settore pesca e attività affi ni e addetti
 imprese del settore agroalimentare e attività affi ni; e dei codici 427 e 428 per «ccnl primo settore:
 agricoltura-zootecnia-forestazione» e Ccnl Multiservizi di Confimi Nord industriale Faspi e Confael Fal
 Snalp.

CONFIMI - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                                 5
13/06/2017                                                                                               diffusione:9359
Pag. 23                                                                                                   tiratura:11831

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Montecavolo, il ricavato della sagra va ai terremotati
 Uno Scarpasoun solidale

 QUATTRO CASTELLASedici pezzi di erbazzone in meno di 5 minuti. È la grande impresa di Mirko Zini di
 Castelnovo Monti, classe 1984, vincitore della gara "Chi mangia più erbazzone", il più atteso tra gli eventi
 della "Sagra dal Scarpasoun" di Montecavolo. Secondo classificato, il consigliere comunale reggiano Dario
 De Lucia, a digiuno dal mattino per affrontare la sfida.La seguitissima competizione, che ha visto
 gareggiare una trentina di coraggiosi - anche diverse ragazze - è stato l'apice della festa ideata da Nonna
 Lea: due giorni di mostre, gare, concerti, mercati, spettacoli ed erbazzone di tutti i tipi e per tutti i gusti, da
 quello classico a quello fritto, passando per quello alla ricotta, fino allo scarpasoun montanaro. Per
 celebrare una delle specialità più amate e conosciute della nostra tradizione gastronomica, anche
 quest'anno i Laboratori Alimentari Emiliani sono stati affiancati nell'organizzazione dell'evento dalla
 Congrega dell'Erbazzone, nata per tutelare e valorizzare la specialità in Italia e all'estero. Come per le
 precedenti edizioni, anche quest'anno alla "Sagra dal Scarpasoun" l'ingrediente più importante è stato la
 solidarietà. Il ricavato della manifestazione sarà infatti devoluto in beneficenza. «Lo scorso anno il denaro
 raccolto è stato donato a Grade Onlus (Gruppo Amici dell'Ematologia) - spiega Alice Benassi, titolare di
 Nonna Lea - mentre per questa edizione abbiamo voluto dare il nostro sostegno al territorio umbro,
 duramente colpito dal terremoto del 2016. L'incasso della "Sagra dal Scarpasoun" contribuirà alla
 sopravvivenza di una delle tante realtà agroalimentari messe a repentaglio dal sisma, il Salumificio Patrizi
 di Norcia, eccellenza nella produzione del prosciutto Igp di Norcia che oggi rischia di scomparire». In
 seguito al terremoto che ha reso inagibile lo stabilimento, l'azienda della famiglia Patrizi è stata costretta a
 trasferire l'attività e a sospendere una cospicua parte della produzione. L'incontro tra Nonna Lea e il
 salumificio di Norcia è avvenuto grazie a Confimi Emilia, un'associazione di categoria che opera anche sul
 territorio umbro.«Un importante gesto di solidarietà - prosegue Alice Benassi - reso possibile grazie ai
 prodotti offerti da Nonna Lea e Nonno Pepi ma soprattutto alla grande partecipazione e all'aiuto di tutte le
 associazioni di Montecavolo che prestano servizio: Croce Rossa di Montecavolo, Auser Quattro Castella,
 Proloco Montecavolo-Salvarano e Polisportiva Terre Matildiche».La "Sagra dal Scarpasoun", patrocinata
 dal Comune di Quattro Castella, ha debutta sabato con il taglio del nastro alla presenza del sindaco Andrea
 Tagliavini e con lo Scarpasoun da record, un erbazzone lungo sei metri preparato dalle sapienti mani di
 Luigi Benassi, fondatore di Nonna Lea e deus ex machina della sagra. Domenica mattina è stata la volta
 della "Mini Magnalonga della Nonna", percorso enogastronomico tra le colline con visite e degustazioni
 organizzato in collaborazione con Uisp. Per la gioia dei più piccoli, la "Sagra dal Scarpasoun" ha proposto
 anche il "Mini Erba Chef", corso di cucina per imparare a fare l'erbazzone dedicato ai bambini dai 3 ai 10
 anni. Nel pomeriggio di domenica la disfida dell'erbazzone ha visto in gara le migliori ricette delle famiglie
 reggiane, con una giuria di esperti a valutare l'erbazzone migliore. Punti fermi della "due giorni" sono state
 le esibizioni degli sbandieratori e musici Maestà della Battaglia di Quattro Castella; il laboratorio
 dell'erbazzone in cui imparare i segreti della preparazione dello Scarpasoun; la "Via dell'Umorismo" a cura
 di Stella Mei, con l'esposizione di un centinaio di fumetti dedicarti allo Scarpasoun, firmati da importanti
 autori nazionali e con un fumettista che ha disegnato "live"; l'ottava edizione della mostra fotografica "Un
 click da gustare".

CONFIMI - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                                   6
SCENARIO ECONOMIA

14 articoli
13/06/2017                                                                                             diffusione:245885
Pag. 1                                                                                                    tiratura:332759

                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 L'idea dell'assolombarda di bonomi
 Confindustria, alleati al Nord
 Dario Di Vico

 La questione settentrionale è uscita dai radar politici da parecchio tempo e persino chi ne deteneva il
 copyright, la Lega Nord, nella versione lepenista di Matteo Salvini l'ha riposta nel cassetto. A rimetterla in
 circolo, all'improvviso, è stato ieri Carlo Bonomi che, al debutto da presidente dell'Assolombarda, ha
 scandito che la sua organizzazione «si farà promotrice di una serie di iniziative volte a ridisegnare visione
 capacità di proposta, incisività nell'agenda pubblica, in modo più adeguato alle nuove specificità che la
 questione settentrionale pone come sfida alle nostre imprese».
  Nel revival bonomiano non sembrano esserci le scorie di un anti-meridionalismo d'antan tanto che
 definisce il Nord «il traino solidale del Paese». E' auspicabile quindi che alle affermazioni di ieri faccia
 seguito una più aggiornata lettura delle trasformazione del Settentrione che sappia mettere al centro i flussi
 di uomini e merci, che rigetti la logica dei campanili quando si parla di fiere/aeroporti/università, che riesca a
 presentare al mondo un'offerta integrata da parte dello spazio economico che va da Torino a Trieste. Che
 siano gli industriali a riprendere questa bandiera è sicuramente positivo soprattutto perché privilegia i
 contenuti della competizione con le altri aree forti d'Europa e ridimensiona l'impatto dei due inutili
 referendum sull'autonomia che chiameranno alle urne gli elettori di Lombardia e Veneto.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                         8
13/06/2017                                                                                           diffusione:245885
Pag. 34                                                                                                 tiratura:332759

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 «Al Nord alleanza delle Confindustrie»
 Bonomi: proposta sul Fisco. Boccia: la stagione riformista non arretri. Il ringraziamento a Rocca
 Rita Querzé

 MILANO Non era facile. Perché si trattava di succedere a un peso massimo dell'industria come Gianfelice
 Rocca. Perché l'esordio avveniva su una ribalta inconsueta come il Teatro alla Scala. Perché il mondo della
 rappresentanza (anche delle imprese) è un sorvegliato speciale spesso sotto tiro. Alla fine l'esordio di Carlo
 Bonomi alla presidenza di Assolombarda - prima territoriale di Confindustria - ha convinto. Dalla metà
 dell'intervento in poi, platea e palchi si sono sciolti in diversi applausi. Anche a sottolineare i passaggi più
 delicati del discorso.
 Dal punto di vista delle dinamiche interne a Confindustria, il punto più interessante del «programma
 Bonomi» è quello che riguarda l'aggregazione delle territoriali del Nord. Assolombarda si pone come
 capofila di un'operazione di consultazione delle Confindustrie del settentrione per produrre proposte su due
 temi-chiave: fisco e politiche attive. «Sia chiaro, qui non si tratta di creare un nuovo soggetto», ha precisato
 Bonomi. Ciò non toglie che per il sistema Confindustria sarebbe una novità con implicazioni di sostanza.
  Nell'intervento conclusivo delle assise, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha fatto notare che
 «la grande questione industriale è nazionale e non ragioniamo di latitudini». Boccia ha poi spronato il
 governo Gentiloni: «Ci aspettiamo che la stagione riformista dell'esecutivo non si arresti. Bisogna fare in
 modo che i 47 miliardi di euro di investimenti pubblici vengano scaricati a terra: la burocrazia non può
 bloccare quello che fa la politica».
 Tornando a Bonomi, il neopresidente non ha parlato solo di metodo ma anche di contenuti. In materia
 fiscale, per cominciare. «Non si rilanciano redditi e consumi senza ritoccare decisamente l'Irpef, riforma
 promessa per il 2018 ma ora è stata abbandonata». Passaggio non scontato se si pensa che da sempre il
 cavallo di battaglia di Confindustria è il taglio alle tasse sulle imprese. E che viale dell'Astronomia ha
 concentrato la sua proposta sulla decontribuzione triennale per i neoassunti. Qualche perplessità è stata
 mostrata dal ministro dello Sviluppo Calenda: «La scelta di ridurre l'Irpef ha senso se il taglio è tale da far
 davvero ripartire i consumi».
 Da rimarcare anche la visione in materia di politiche attive e passive del lavoro. Bonomi ha ben chiaro che
 «la politica sta parlando di tornare a estendere la vecchia Cig in deroga e la mobilità». Ma per il
 neopresidente questa sarebbe una sconfitta. Bonomi propone così al Nord di andare fino in fondo, verso un
 sistema di politiche attive basato su un assegno di ricollocazione efficiente.
 Si parlava all'inizio di passaggi scomodi. Eccone un paio. Su Alitalia: «Abbiamo taciuto troppo, il prestito
 ponte è sei volte quanto l'intero sistema di venture capital italiano dà alle start up in un anno». Sul gruppo
 Sole 24 Ore, controllato da Confindustria, oggi alle prese con la ricapitalizzazione: «Dobbiamo dare prova
 che gli errori ci hanno insegnato molto, che ne avvertiamo il peso e che non sono più destinati a ripetersi».
 Su domanda esplicita Bonomi ha poi detto che «se Confindustria ci facesse richiesta di intervenire nella
 ricapitalizzazione valuteremmo in base al piano industriale». Come dire: l'ipotesi non va esclusa a priori.
 Il nuovo presidente ha schierato Assolombarda contro le elezioni anticipate e contro un sistema elettorale
 proporzionale. Al governo ha manifestato comprensione per il contesto instabile in cui opera. Ma - Alitalia a
 parte - non ha risparmiato qualche puntura di spillo alla maggioranza. A partire dal nuovo regime degli
 obblighi di comunicazione Iva.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 337 mila
 gli addetti delle 5.800 imprese associate ad Assolombarda nei territori

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                       9
13/06/2017                                                                                  diffusione:245885
Pag. 34                                                                                        tiratura:332759

                                                                                                                 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 di Milano, Monza e Lodi
 14 voti
  sui 100 del
 consiglio di Confindustria espressi da territoriali e categorie sono di via Pantano
 36 milioni
 i contributi versati dalle imprese all'associazio-ne, 11 milioni
 i ricavi
 da servizi
 Foto: Il passaggio
 del testimone ieri tra Gianfelice Rocca e il neo presidente di Assolombarda Carlo Bonomi

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                             10
13/06/2017                                                                                               diffusione:245885
Pag. 35                                                                                                     tiratura:332759

                                                                                                                              La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 LA RIPRESA LE AZIENDE
 Industria 4.0, Calenda: non tutti gli incentivi saranno confermati
 Il ministro alle imprese: investite ora, possibili tagli nel 2018 In bilico Superammortamento (al 140%) e
 iperammortamento costano 9 miliardi
 Enrico Marro

 ROMA Non tutti gli incentivi del piano Industria 4.0 saranno confermati nella prossima legge di Stabilità. Lo
 ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, all'assemblea dell'Assolombarda,
 rispondendo a quella che è una delle principali richieste degli industriali. «Dobbiamo fare una finanziaria
 seria - ha detto - che non sarà lacrime e sangue, ma che indirizzerà le risorse verso la continuazione di un
 percorso. Bisogna rafforzare Industria 4.0, il che non significa che tutti gli incentivi saranno confermati, non
 funziona così altrimenti sarebbero tagli fiscali permanenti». Le parole del ministro, spiegano i suoi
 collaboratori, hanno come primo obiettivo quello di spingere le imprese a sfruttare i mega incentivi previsti
 per gli investimenti fatti quest'anno che, appunto, potrebbero non essere prorogati, in tutto o in parte, nel
 2018.
 Il riferimento è in particolare al superammortamento (140% dell'investimento) e all'iperammortamento
 (250%) per i quali il governo ha già preventivato di spendere circa la metà dei 18 miliardi di euro
 complessivamente stanziati per il Piano industria 4.0. fino al 2027.
 Oltre ai quasi 9 miliardi (di cui 5,7 nel periodo 2020-27) per iper e super ammortamento, ci sono: 3,4
 miliardi per il credito d'imposta del 50% su spese incrementali in ricerca e sviluppo; quasi 3 miliardi per gli
 sgravi fiscali sul salario di produttività; più di 1,3 miliardi per la «Finanza per la crescita» (Pir, start up e pmi
 innovative); circa 600 milioni per la nuova Sabatini (credito agevolato sugli investimenti innovativi) e un
 miliardo per il Fondo di garanzia (sostegno per l'accesso al credito).
 I primi dati disponibili su iper e super ammortamento mostrano un forte aumento degli ordinativi per
 investimenti, in particolare sui macchinari: + 13% nel primo trimestre del 2017 rispetto allo stesso periodo
 del 2016, con punte del 60% nelle macchine per ceramica, del 22% in quelle utensili e del 20% in quelle
 per fonderie. Inoltre, nei primi 5 mesi del 2017 nei confronti dello stesso periodo del 2016 c'è stato un
 aumento del 10% dei contratti di leasing (oltre 76mila) in beni strumentali per un valore di quasi 3 miliardi.
 Più di un contratto su quattro ha riguardato il leasing di beni ad alta tecnologia nel campo dell'elaborazione
 e trasmissione dati.
 Grande successo anche per la nuova Sabatini. L'utilizzo della misura è raddoppiato rispetto allo scorso
 anno. Ad oggi le domande di contributo prenotate sono 2.706 per un finanziamento complessivo di 683
 milioni di cui 254 relativi a beni che ricadono nel piano Industria 4.0. In aumento del 6,6% anche le richieste
 accettate di garanzia pubblica sul credito a valere sul Fondo garanzia.
 Tornando a super e iper ammortamento, le due misure coprono gli investimenti effettuati entro il 31
 dicembre 2017, ovvero entro il 30 giugno 2018 a condizione che entro il 31 dicembre 2017 il relativo ordine
 risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo
 di acquisizione.
  Le imprese premono per una proroga di questi due incentivi, ma questa deve fare i conti, come ha
 ricordato Calenda, con il sentiero stretto della prossima manovra di Bilancio. Sono invece finanziati fino
 all'anno d'imposta 2019 i crediti d'imposta su ricerca e sviluppo; fino al 31 dicembre 2018 la nuova Sabatini;
 fino all stessa data il fondo di garanzia, ma con risorse ridotte. Sono invece strutturali le agevolazioni fiscali
 per investimenti in start up e pmi innovative.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  -2 0 2 4 6 8 La produzione industriale Fonte: Istat, dati da aprile 2015 ad aprile 2017, variazioni percentuali
 2015 2016 2017 +1% (rispetto ad aprile 2016) -0,4% (rispetto a marzo) Corriere della Sera APRILE

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                          11
13/06/2017                                                                                    diffusione:245885
Pag. 35                                                                                          tiratura:332759

                                                                                                                   La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 AprMagGiu Lug Ago Set Ott Nov Dic Gen Feb Mar AprMagGiu Lug Ago Set Ott Nov Dic Gen Feb Mar Apr
 Sviluppo
 Il ministro
 dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha detto che non tutti gli incentivi
 del provvedimento Industria 4.0 saranno confermati nella prossima Finanziaria. «I recenti numeri su
 Industria 4.0 sono positivi - ha detto - ma il mio commento è di prudenza, perché si tratta di una sfida
 ancora davanti a noi»
 13 per cento
 La crescita degli ordinativi della meccanica strumentale sul mercato interno
 nel I trimestre
 76 mila I contratti di leasing
 in beni strumentali, per un valore di circa 3 miliardi (+12%), nei primi 5 mesi del 2017
 140 per cento
 La superva-lutazione
 degli investimenti
  in beni strumentali, nuovi acquisti
  o in leasing

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                               12
13/06/2017                                                                                             diffusione:107465
Pag. 1                                                                                                    tiratura:158319

                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 LE SCELTE DEGLI INVESTITORI
 Quanto pesa l'effetto-gregge
 Morya Longo

 Valgono in Borsa, messe insieme, come il Prodotto interno lordo della Gran Bretagna: 2.759 miliardi di
 dollari. La sola crescita del loro valore azionario, da inizio anno, è paragonabile al Pil della Svezia: 541
 miliardi. Sono i cinque colossi hi-tech americani (Facebook, Amazon, Apple, Microsofte Alphabet), che
 hanno guidato al rialzo Wall Street e di riflesso il Nasdaq. In questi giorni, con il loro tracollo fulminante in
 Borsa che spinge tutti gli operatori a domandarsi se stia scoppiando una bolla speculativa, i «big five»
 stanno mettendo a nudo i meccanismi perversi dei mercati finanziari. Perché il problema non è tanto la
 bufera che si è abbattuta su queste aziende a Wall Street. Il vero nodo è un altro: il meccanismo stesso con
 cui i «big five» sono prima volati in Borsae poi crollati. Insomma: il problema non sta tanto nei titoli
 tecnologici, quanto nei meccanismi moltiplicatori dei mercati finanziari che prima esasperano l'euforia e poi
 improvvisamente si deprimono. Un'analisi di Goldman Sachs, che venerdì ha dato il via allo scrollone a
 Wall Street, è illuminante a riguardo. Spiega bene perchéi «big five» finoa pochi giorni fa fossero
 iper-gettonati in Borsa: non solo perché sono colossi che hanno rivoluzionato l'economia, la società, il
 costumee il mondo, ma anche per tanti- troppi potremmo aggiungere - motivi tecnici. Continua pagina 3
 Continua da pagina1 Goldman Sachs rivela che acquistare azioni dei «big five»è stata per molti mesi una
 moda tra gli investitori. «Le azioni dei cinque gruppi sono oggi nella top ten dei titoli in mano agli hedge
 funds», scrivono gli analisti di Goldman. «Anchei fondi comuni sovrappesano le azioni di Apple e degli altri
 gruppi tecnologici», aggiungono.E dato che la loro cavalcata in Borsaè stata accompagnata da un'anomala
 bassa volatilità, il loro appealè cresciuto in maniera esponenziale: «Gli investitori sono da tempo focalizzati
 sui ritorni aggiustati per la volatilità - spiegano gli economisti di Goldman -. Siamo dunque convinti che la
 bassa volatilità di questi titoli abbia indotto gli investitoria sottostimarei rischi effettivi». Insomma: un mix di
 motivi tecnicie di valutazioni di mercato hanno indotto gli investitoria fare incetta per mesi di azioni Apple,
 Facebook & C. Senza pensarci troppo. Senza porsi troppe domande. Tutti insieme. Poi, improvvisamente,
 senza che nulla di nuovo sia accaduto, tutto crolla. Non per un allarme utili. Non per il flop di un nuovo
 prodotto. Ma per un report di Goldman Sachs che racconta il motivo profondo del loro superrally di Borsa.
 La banca d'affari spiega chiaramente che questi titoli hanno valutazioni molto elevate, ma in media non tali
 da poter parlare di bolla speculativa: se nel 2000 le5 maggiori aziende tecnologiche arrivarono ad avere
 prezzi di Borsa paria 58 volte gli utili, oggi sono in mediaa quota 23. Con l'eccezione solo di Amazon, che
 arriva- secondoi calcoli di Goldman-a 89. Anche gli analisti di Capital Economics calcolano chei prezzi, pur
 cresciuti tanto, non siano da bolla: mediamente le aziende tecnologiche americane quotano 20 volte gli utili,
 stimano loro, cheè in linea con la media storicae in linea con l'intera Borsa di Wall Street. Dunque gli stessi
 analisti non se la sentono di parlare di una verae propria bolla: l'esuberanza c'è,i multipli attuali sono
 eccessivi per molti investitori, ma il fatto nonè nuovo. Se si tiene poi conto che queste società hanno nei
 bilanci un ammontare record di liquidità (che le loro bisnonne della bolla hi-tech del 2000 si sognavano),
 viene da domandarsi perché mai stiano crollando proprio ora in Borsaa rotta di collo. Una correzione ci
 stava, certo. E, dato che la crescita economica americana sta perdendo smalto rendendo meno probabilii
 profitti aziendali sperati,è anche salutare. Nessuno mette in dubbio che un ribasso sia giustificato: quello
 che colpisceè però il motivoe la violenza con cui matura. Tutto parte con un report di una banca d'affari,
 che mette in guardia su vari aspetti tecnici di mercato che forse già tutti gli addetti ai lavori conoscevano.
 Poi si moltiplicano analisi simili da parte di altre banche d'affari. Poi arrivano le solite indiscrezioni
 inverificabili, come quella secondo cui il fondo americano Viking starebbe vendendoi titoli tecnologici allo
 scoperto.E infine scattanoi meccanismi automatici degli algoritmi, che causano un veroe proprio «flash
 crash» tale da far partire un nuovo effetto gregge: prima tutti compravano, ora tutti vendono. Sembra un

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                        13
13/06/2017                                                                                           diffusione:107465
Pag. 1                                                                                                  tiratura:158319

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 copione visto mille altre volte. E qui veniamo al punto.I mercati finanziari ormai sono giganteschi,
 automatizzati, dominati da grandi investitorie da strategie passive legatea benchmark. Questo fomenta
 l'effetto «gregge», con numeri che non sono neppure paragonabilia quelli di qualche anno fa.E facilitai
 «flash crash», cioè tracolli improvvisi causati più da meccanismi tecnici che da reali motivi. Ecco perché,
 una volta tanto, invece di guardare il dito (cioè la bolla verao presunta dei titoli hi-tech)è meglio guardare la
 luna (cioèi meccanismi perversi dei mercati finanziari): prima che questo ennesimo crollo di Borsa
 (ammessoe non concesso che durie che sia un vero crollo) faccia partire l'ennesima recessione
 economica, sarebbe opportuno riflettere sul poteree sull'imprevedibilità dei mercati finanziari. Se ci si pensa
 bene, tutte le ultime recessioni economiche (coni loro strascichi di disoccupazionee drammi sociali) sono
 nate da tracolli di Borsa.È accaduto dopo la crisi (squisitamente finanziaria) dei mutui subprime americani,
 che ha provocato la recessione globale del 2009.È accaduto con la crisi tutta italiana dello spread nel 2011,
 che ha prodotto la più grave frenata economica dal dopoguerra.E di esempi se ne potrebbero fare molti.È
 vero che anche la crisi degli anni 30è nata dal crollo di Wall Street, ma oggii mercati sono molto più grandie
 invasivi di allora.È sempre più la finanzaa dettarei ritmi dell'economia,e non viceversa.
 Foto: m.longo@ilsole24ore.com

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                      14
13/06/2017                                                                                            diffusione:107465
Pag. 1                                                                                                   tiratura:158319

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 L'intervista. Il negoziatore della Ue su Brexit
 Barnier: «Non saremo né punitivi né ingenui»
 Beda Romano

 pagina 6 BRUXELLES. Dal nostro corrispondente Al quinto piano del palazzo che ospita la Commissione
 europea il futuro dell'Unione è già segnato. Fuori dall'ufficio del caponegoziatore che in nome dei Ventisette
 negozierà l'uscita della Gran Bretagna, sono state allineate con precisione le bandiere nazionali dei Paesi
 membri. Nel corridoio stretto, manca l'Union Jack. D'altro canto, Michel Barnier, 66 anni, rappresentai
 Ventisette, e non i Ventotto. Nella sua prima intervista da quando è stato nominato, a un gruppo di giornali
 europei tra cui Il Sole 24 Ore, l'ex commissario europeoe ministro francese ha esortato Londra a iniziare le
 trattative. Nonostante il ritardo accumulato, esclude rinvii alla tabella di marcia: «Qualsiasi rinvio è fonte di
 instabilità sociale ed economica». Le elezioni legislative dell'8 giugno hanno reso il panorama politico
 oltre-Manica ancor più ingarbugliato. La premier The- resa May è impegnata a formare un difficile governo di
 coalizione. Che sentimenti le suscita questa situazione? Brexitè una decisione seria. Bisogna metterla in
 pratica senza perdere tempo. Noi siamo pronti. Sono passati tre mesi da quando la premier May ci ha
 scritto, notificando il desiderio di uscire dall'Unione ex articolo 50 dei Trattati. Da allora non abbiamo fatto
 progressi. Come ho detto, siamo pronti a negoziare da domani, dalla settimana prossima, dal 19 giugno,
 come ho suggerito io stesso. Dobbiamo andare molto velocemente. Voglio ricordare qui la trafila che ci
 siamo dati: un accordo sull'uscita ordinata dell'Unione entro l'autunno del 2018, un passaggio cruciale; e
 poi una intesa di massima sul nuovo partenariato tra il Regno Unito e l'Unione che successivamente verrà
 negoziata in dettaglio. Il nuovo governo May potrebbe non poter condurre le trattative fino in fondo, vista la
 sua fragilità. Pensa che i negoziati rischiano di essere più difficili dopo il voto britannico? Non voglio fare
 commenti sulla situazionea termine. Sono preoccupato di avere il più velocemente possibile un partner
 negoziale. Ho bisogno di un capo-negoziatore britannico che sia stabile, responsabile e con un mandato.È il
 Regno Unito ad avere chiesto di lasciare l'Unione. Del nuovo governo inglese potrebbero far parte gli
 unionisti irlandesi (DUP). Questi vogliono preservare una frontiera leggera tra l'Irlanda del Nord e la
 Repubblica d'Irlanda. La questione dei confini è una di tre questioni che ha creato molte incertezze, insieme
 ai diritti dei cittadinie agli impegni finanziari. Sono molto attento a questo tema. Non voglio assolutamente
 che Brexit fragilizzi l'accordo del Venerdì Santo (che ha creato nell'Ulster un'area economica comune, Ndr).
 Credo sia possibile al tempo stesso rispet- tare le regole del mercato unicoe rispettare l'intesa del 1998.
 Sono le considerazioni che ascolto anche oltre-Manica. Ci permetta di insistere: prevede un negoziato più
 semplice con Londra? Pensa che il nuovo governo May, anche per la presenza degli unionisti irlandesi
 nell'esecutivo, possa puntare a un soft Brexit? Io non so cosa sia un soft Brexit, o un hard Brexit. Questo
 fine settimana ho sentito parlare anche di open Brexit...Il Regno Unito ha chiesto di uscire dall'Unione.
 Metteremo in pratica questo desiderio senza spirito punitivoo di vendetta. Non saremo neppure ingenui.
 Vogliamo essere rispettosi della verità. Il suo obiettivo è di trovare un'intesa sui tre temi più delicati- diritti
 dei cittadini, frontiere e questioni di bilancio- entro fine anno;e chiudere il negoziato entro l'autunno 2018, in
 modo da permettere la ratifica entro marzo 2019, quando scadono i due anni di trattative previste
 dall'articolo 50 dei Trattati. Considera l'eventualità di un rinvio di questi appuntamenti, visto il tempo perso
 finora? Il tempo passa più velocemente di quanto non si creda. I nodi che dobbiamo risolvere sono
 straordinariamente complessi, da un punto di vista tecnico, giuridico,e finanziario. Confermo che voglio
 terminare il negoziato sul divorzio entro ottobre o novembre del 2018. Una volta raggiunto un progresso
 sufficiente su questo fronte, sperabilmente entro fine 2017, dobbiamo negoziare gli accordi transitori in vista
 di un nuovo partenariato sul quale voglio lavorare fin dall'inizio del 2018. Per rispondere alla vostra
 domanda: non vedo né l'utilità, né l'interesse di rinviare le date. Qualsiasi rinvioè fonte di instabilità sociale
 ed economica. Che tipo di nuovo partenariato vorreste negoziare con Londra? Stiamo aspettando la

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                       15
13/06/2017                                                                                         diffusione:107465
Pag. 1                                                                                                tiratura:158319

                                                                                                                        La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 proposta britannica. Siamo preparatia tutte le opzioni, tra cui anche un eventuale non-accordo. Il mio
 obiettivo è di trovare un'intesa. Voglio precisare che sarà un accordo misto, che dovrà essere approvato da
 tuttii Ventisette. Tutte le opzioni sono a disposizione. Vogliamo che sia un partenariato durevole, solido e
 sincero. In questo senso, è importante che l'intesa sul divorzio sia basata sulla piena fiducia. Il governo
 inglese conosce le condizioni per ciascuna opzione. Non intendiamo transigere sulle regole. Non vi può
 essere un menù à la carte. Saremo intransigenti sull'autonomia di decisione dell'Unionee sul fatto che
 l'accesso al mercato unico preveda il rispetto delle quattro libertà (circolazione dei beni, delle persone, dei
 capitali e dei servizi, Ndr). Il Regno Unito ha parlato di un accordo di libero scambio. Cosa ne pensa?
 Aspetto dettagli. Mi limitoa osservare che un'intesa di questo ti- po avrà caratteristiche uniche. Col
 Giappone, col Canada, con la Corea del Sud, le intese di libero scambio sono state segnate da un
 processo di convergenza regolamentare. Nel caso britannico, è il contrario. C'è in atto un processo di
 divergenza. Vogliamo una divergenza regolamentare che sia controllatae gestita,o invece una concorrenza
 regolamentare con conseguenze in campo sociale o nel settore degli aiuti di Stato? Questa domanda mi
 viene posta regolarmente da impresee sindacati. Non dico questo per creare problemi, ma per risolverli. Vi
 è grande incertezza sulla tenuta dell'unità dei Ventisette nel corso dei prossimi difficili negoziati. È
 preoccupato da eventuali divisioni? L'unità sarà messa alla prova. Il mio obiettivoè di trovare un'intesa che
 sia accettabile sia per il Regno Unito che per i Ventisette. Camminerò in mezzo al sentiero. Non sono una
 persona contorta.
 Foto: ERIC VIDAL/ REUTERS
 Foto: Il capo-negoziatore. Michel Barnier tratterà con la Gran Bretagna l'uscita dalla Ue
 Foto: Ue. Il negoziatore Michel Barnier

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                    16
13/06/2017                                                                                           diffusione:107465
Pag. 2                                                                                                  tiratura:158319

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Le vie della ripresa CONTI PUBBLICI E SVILUPPO
 Fmi: Pil 2017 all'1,3% ma molte incognite
 Sforbiciata al cuneo «Un ulteriore taglio sosterrebbe occupazione e crescita. Accelerare sul riassetto del
 catasto» Sofferenze bancarie «Le strategie e i target per ridurre gli Npl devono essere ambiziosi e credibili»
 Stime riviste al rialzo: sul 2018-20 pesano però debito, incertezza politica e rischio riforme SPESA
 PUBBLICA Margini di miglioramento sia nella sanità che sulle pensioni dove sussistono «sacche di
 eccessi» che vanno razionalizzati
 Davide Colombo

 PL'economia italiana è entrata nel terzo anno della sua «moderata ripresa»e sulla base dei dati del primo
 trimestre le proiezioni di crescita del Pil indicano ora una variazione dell'1,3% per quest'anno e dell'1% nel
 biennio a seguire. È quanto sostiene lo staff del Fondo monetario internazionale nel comunicato diffuso ieri
 al termine della missione condotta nel nostro Paese in base alle regolari consultazioni previste dall'articolo
 IV dello Statuto. La nuova proiezione, che non impegna il board esecutivo del Fondo, segna una
 sostanziale correzione rispetto alle previsioni dell'aprile scorso, quando l'istituto di Washington nel "World
 Economic Outlook" stimava ancora un +0,8% per il Pil del 2017. A consolidare il ciclo sono i benefici
 congiunti di una politica di bilancio moderatamente espansiva, un politica monetaria eccezionalmente
 accomodante e i bassi prezzi delle materie prime, scrivono gli analisti. Che confermano fin dalle prime
 battute del report tutte le loro cautele nonostante i progressi registrati nell'ultimo anno sul mercato del
 lavoro, lo smaltimento delle sofferenze bancarie e il debito pubblico «che s'è stabilizzato, sebbene a un
 livello molto alto». Le vulnerabilità di fondo restano, così come i rischi cui l'economia nazionale è esposta. E
 al ritmo attuale, dopo dieci anni dalla crisi globale- si mette in luce comea voler allontanare facili entusiasmi-
 il reddito pro-capite degli italiani resta al di sotto dei livelli pre-euro. Che cosa pesa sulle ali dell'economia
 nazionale è chiaro da anni nelle diagnosi washingtoniane e il nuovo report conferma la vision: bassa
 produttività e bassi investimenti, un elevato debito pubblicoe in sistema bancario che ancora porta nei suoi
 bilanci l'eredità pesante della recessione. In questo contesto, nel breve terminei rischi sono al rialzo, anche
 grazie alla buona intonazione del ciclo che si registra nell'intera eurozona. Proprio per questo non si deve
 allentare la tensione sul fronte delle riforme strutturali. Perché se qualche variabile esterna dovesse
 innescare nuove instabilità finanziarie (le mosse dell'amministrazione Trump, i negoziati per la Brexit) l'Italia
 rischia di perdere i margini recuperati faticosamente rispetto ai suoi partner europei. Nei sei punti in cuiè
 riassunto il "concluding statement" vengono affrontate tutte le priorità di policy sul tavolo del governo. E non
 mancano le critiche severe, come quella per la mancata approvazione della legge sulla concorrenza
 «all'esame del parlamento da oltre due anni». Sulla finanza pubblica si afferma invece che il momento è
 favorevole per un aggiustamento fiscalee gli attuali obiettivi programmatici (deficit/Pil 2018 all'1,2%, anche
 se le intenzioni governative sono per una manovra più espansiva; ndr) sono giudicati appropriati. Ma per
 garantire una traiettoria discendente del debito/Pil meglio sarebbe andare oltre il pareggio di bilancio e
 arrivare a un surplus strutturale almeno dello 0,5%. Il capitolo più sfidante, per la politica nazionale, resta
 probabilmente quello sul fisco. Gli analisti Fmi tornanoa premere per un ribilanciamento della pressione
 fiscale, con un alleggerimento su lavoro e capitale e un appesantimento su consumie abitazioni («un
 ulteriore abbassamento del cuneo fiscale sul lavoro, sosterrebbe l'occupazionee la crescita»), con l'invito su
 quest'ultimo fronte a realizzare la (promessa) riforma del catasto. Mentre sulla spesa, detto che la spending
 review deve proseguire, vengono rilevati margini di miglioramento sia nella spesa sanitaria sia in quella
 pensionistica dove «sussistono sacche di eccessi che devono essere razionalizzati». Non solo. Poiché «la
 quota dei trasferimenti alle fasce di reddito più basseè la più bassa dell'eurozona» occorrerebbe
 «migliorare il targetinge razionalizzarei piani di previdenzae ampliare il programma di Reddito di inclusione
 nell'ambito di un piano universale anti-povertà». Infine il capitolo dedicato alle banche. Riconosciuti i
 progressi incoraggianti dell'ultimo periodo, «le strategieei target per ridurre gli Npl devono essere

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                      17
13/06/2017                                                                                            diffusione:107465
Pag. 2                                                                                                   tiratura:158319

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 ambiziosie credibili - scrivono i tecnici dell'Fmi aiutate dalla valutazione degli organi di supervisione in merito
 alla capacità degli stessi istituti di risolvere la questione delle sofferenze in tempi e con modi realistici».
 Mentre per le banche più problematiche «una rapida ricapitalizzazioneo l'uso tempestivo ed efficace del
 meccanismo di risoluzione sono essenziali per evitare che le debolezze permangano troppoa lungo,
 gravando sul resto del sistemae minacciando la stabilità». Sul fronte del consolidamento del sistema è
 riconosciuto con enfasi la costituzione entro l'anno prossimo dei tre gruppi bancari che raccoglieranno le
 oltre 300 Bcc. Scrivono in proposito gli uomini del Fondo: «Le autorità di vigilanza dovrebbero garantire che
 questi gruppi partano da una struttura sana, siano ben gestiti e garantiscano redditività nel lungo periodo.
 Ciò comporta - proseguono- l'attuazione di una revisione della qualità dell'attivo dei nuovi gruppi e la
 garanzia di strutture robuste di governance e di gestione dei rischi».
 Crescita, previsioni a confronto Pil, variazione % annua 1,5 1,0 0,5 0,0 Fmi (12 giugno 2017) 1,3 2017
 1,0 2018 Fmi (18 aprile 2017) 0,8 0,8 2018 2017 Ocse (7 giugno2017) 0,8 1,0 2018 2017 Commissione Ue
 (11 maggio 2017) 0,9 1,1 2018 2017 Def 2017 (11 apr ile 2017) 1,1 1,0 2018 2017
 Le osservazioni del Fondo monetario
 FISCO
 LAVORO
 DEBITO
 NPL «L'elevato debito pubblico lascia l'Italia esposta agli shock, con poco spazio per rispondere». Il Fondo
 montetario evidenzai rischi degli alti livelli del nostro debito, ma ritiene che l'aggiustamento graduale
 indicato nel Def- che puntia un disavanzo dell'1,2% del Pil nel 2018ea un sostanziale pareggio di bilancio
 entro il 2019-è «adeguato»a garantirme un calo costante. Un piccolo surplus strutturale di circa mezzo
 punto percentuale di Pil garantirebbe però l'assicurazione di un calo del debito contro gli shock Le
 strategiee gli obiettivi delle banche per ridurre gli Npl «devono essere ambiziosie credibili» sorrette dalla
 valutazione degli organi di supervisione sulla capacità degli istituti di credito di risolvere la questione delle
 sofferenze «in tempie con modi realistici». L'Fmi chiede all'Italia di estendere alle banche più piccole («less
 significant») gli obblighi di presentare piani ambiziosie credibili di riduzione dei crediti deteriorati (Npl) così
 come richiesto agli istituti di maggiore dimensione In Italia le aliquote fiscali sui fattori produttivi vanno
 ridotte spostando la pressione verso immobilie consumie la base imponibile va allargata. Intervendo su gap
 esistenti, sostiene l'Fmi, un ulteriore taglio del cuneo fiscale sosterrebbe occupazionee crescita. Occorre
 poi accelerare la riforma del catasto, introducendo una imposta immobiliare moderna. Un sistema fiscale
 più efficiente dovrebbe passare anche dalla razionalizzazione delle tax expendituree dal rafforzamento
 dell'attività di riscossione Priorità alla contrattazione di secondo livello, rafforzamento degli opt-out dai
 contratti collettivie introduzione di un salario minimo. Il Fondo monetario indica la strada «per meglio
 allinearei salari alla produttività». Altre misure per rafforzare il mercato del lavoro includono la riduzione del
 cuneo fiscale sui "second earners", aumentando la spesa per le politiche attive del mercato del lavoro ed
 estendendo la nuova forma contrattuale del Jobs Acta tuttii contrattia tempo indeterminato nel settore
 privato

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                       18
13/06/2017                                                                                             diffusione:107465
Pag. 3                                                                                                    tiratura:158319

                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Mercati globali LA GIORNATA
 Rischio bolla, vendite sull'hi-tech
 Il peso dei big Apple, Google, Microsoft, Facebook e Amazon insieme capitalizzano oltre 2.700 miliardi
 Corsa interrotta Da tempo gli analisti hanno messo in dubbio la sostenibilità del rally di Wall Street Dopo il
 crollo del Nasdaq di venerdì, sell-off sul settore anche in Europa: -3,6% IL PESO SUL LISTINO In 10 anni il
 peso del settore tecnologico a Wall Street è passato dal 16 al 23% grazie soprattutto ai big che per il
 mercato sono troppo cari
 Andrea Franceschi

 PNuova giornata di passione per l'hi-tech in Borsa. Dopo il tonfo di venerdì scorso, seduta in cui i titoli del
 settore quotati a Wall Street hanno bruciato qualcosa come 100 miliardi di capitalizzazione in un solo
 giorno, il comparto ha faticato molto a riprendere quota. Una brusca ondata di vendite, quella partita nel
 finale di seduta di venerdì scorso, che alla riapertura dei mercati ieri ha contagiato i titoli del comparto in
 Europa: l'indice Stoxx Technology ha perso il 3,59% contribuendo alla chiusura negativa delle Borse
 europee. Nonostante fosse reduce da una perdita pesante (-2,44% il ribasso registrato venerdì scorso)
 l'indice Nasdaq 100 che monitora l'andamento dei 100 maggiori titoli tecnologici, ieri era ancora in forte calo
 penalizzato dai pesi massimi: Apple, Alphabet (Google), Microsoft, Facebook e Amazon che ieri hanno
 registrato ribassi tra il 2 e il 4 per cento. Da sole queste cinque società capitalizzano oltre 2700 miliardi di
 dollari. Ossia il 13% dell'intero indice S&P 500. Se 10 anni fa nell'olimpo dei titoli a maggior
 capitalizzazionea Wall Street figuravano soprattutto colossi dell'industria (General Electric, Exxon Mobil),
 della finanza (Citigroup, Bank of America), dei beni di consumo (Procter & Gamble) con solo un titolo del
 comparto tecnologico (Microsoft) nella top ten, oggi l'hi tech domina. Apple, Alphabet (Google), Microsoft,
 Amazon e Facebook hanno spodestato i re di quella che oggi si chiamerebbe "old economy" dalle prime
 posizioni nella classifica delle società a maggior capitalizzazione. Rispettoa 10 anni fa moltoè cam- biato. La
 rivoluzione tecnologica di cui queste aziende si sono fatte portatrici ha cambiato in maniera radicale gli stili
 di vita e le abitudini di consumo in tutto il mondo. Il mercato in questi anni non ha fatto altro che prenderne
 atto. Se 10 anni fa l'intero comparto tecnologico valeva appena il 16% della capitalizzazione del listino S&P
 500 oggi il suo peso complessivo è pari al 23 per cento (per fare un confronto basti pensare che il comparto
 finanziario pesa per il 14% sul valore dell'indice). Il grosso di questa avanzata, come accennato, è
 responsabilità di solo cinque titoli il cui exploit in questi anni (+200% la performance media nell'ultimo
 decennio) ha fatto da traino all'intero mercato azionario americano portandolo in questi mesi sui massimi
 storici. Da tempo analisti e addetti ai lavori hanno messo in dubbio la sostenibilità del rally di Wall Street le
 cui valutazioni sono storicamente elevate. Come si capisce se una Borsaèa premioo a sconto? Il metodo
 più veloce è quello dei cosiddetti multipli, indicatori che mettono in rapporto i prezzi delle azioni con alcuni
 dati di conto economicoe di bilancio come gli utili,i ricavio il patrimonio. Ecco questi multipli, non da ieri,
 indicano allarme rosso a Wall Street. Oggi i titoli dell'S&P 500 hanno un valore di mercato paria 18 volte gli
 utili attesi, 3 volte il patrimonio e due voltei ricavi. Rispetto alla media degli ultimi cinque anni si tratta di
 valori superiori rispettivamente del 15, del 18 e del 22 per cento. Questi squilibri sono in buona parte
 responsabilità dei titoli tecnologici. Il settore da sempre tratta a premio rispetto al resto del listino perché si
 pensa che, essendo un mercato in espansione, ci sia spazio in futuro per poter crescere ancora. Il punto è
 quanto è giustificato il premio che il mercato oggi garantisce oggi il mercato alle «big 5» Facebook, Apple,
 Amazon, Microsoft e Google? Il mercato lo ha messo in dubbio in questi giorni grazie soprattutto agli spunti
 di un report di Goldman Sachs uscito venerdì sera. Un lavoro di analisi in cui si mette in luce il fatto che,
 negli ultimi anni, comprare le azioni di queste società sia diventato "di moda" trai grandi fondi. Apple o
 Amazon oggi si comportano sempre più come una Philip Morris o una Procter& Gamble segnala Goldman.
 Si muovono come titoli "anticiclici" (società che hanno un andamento di utili e ricavi stabile e indipendente
 dal ciclo economico) pur non essendolo dato che il business in cui operanoè molto competitivoe in rapida

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                        19
13/06/2017                                                                                        diffusione:107465
Pag. 3                                                                                               tiratura:158319

                                                                                                                       La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 transformazione. La bassa volatilità che negli ultimi anni ha caratterizzato l'hi-tech (favorita dal fatto che
 sono molto "di moda" trai fondi) non sembrerebbe giustificata a leggere quello che scrivono gli analisti.
 Come una profezia che si autoavvera la volatilità dei titoli tecnologici nelle ultime due sedute è balzata ai
 massimi dal crack Lehman Brothers del 2008.
 LE BORSE Variazioni % di ieri e da inizio anno
 Madrid
 Ibex 35
 La fotografia dei listini
 -1,24%
 -1,13%
 +7,77%
 -0,93%
 +7,01%
 -0,52%
 +4,16%
 -0,21%
 +5,17%
 +15,94%
 -1,00%
 +8,71%
 -0,90%
 +10,62%
 -0,33%
 +7,26% DA INIZIO ANNO Milano Ftse Mib DA INIZIO ANNO Francoforte Dax DA INIZIO ANNO Zurigo
 Swiss Mkt DA INIZIO ANNO Parigi Cac 40 DA INIZIO ANNO Europa Eurostoxx DA INIZIO ANNO Tokyo
 Nikkei DA INIZIO ANNO Londra Ftse 100 DA INIZIO ANNO I SETTORI IN EUROPA Variazione % di ieri e
 da inizio anno Indus tria Hi tech Utility Banc he Ris orse di base Materiali da c os truzione Media Real es
 tate Retail Salute Food & Beverage Chimica Tlc Ass ic urazioni Oil&gas IL "PESO" DEI SETTORI A WALL
 STREET In percentuale Hi te ch Finanz iari S alute Cons umi volutt uari Cons umi di base Indust ria E
 nergia Ut ility Real Est ate Mat eriali da c ost ruz ione Tlc TOTALE 16% 2007 20% 11% 10% 10% 11%
 11% 3% 2% 3% 3% 100% - 3, 59 - 1, 55 - 1, 37 - 1, 25 - 1, 23 - 1, 11 - 1, 08 - 0, 95 - 0, 89 - 0, 70 - 0, 60 -
 0, 43 - 0, 30 - 0, 18 +0, 03 2017 23% 14% 13% 13% 10% 10% 6% 3% 3% 3% 2% Var. % da inizio anno
 +14,70 +11,06 +10,02 +6,46 -0,64 +9,79 +1,14 +4,75 +0,83 +8,66 +8,28 +8,86 +4,16 +2,86 -6,49 100%

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                   20
13/06/2017                                                                                           diffusione:107465
Pag. 7                                                                                                  tiratura:158319

                                                                                                                          La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Istat. Ad aprile +1% tendenziale, su marzo calo dello 0,4%
 La produzione dell'industria cresce a rilento
 I livelli pre-crisi restano ancora lontani I SETTORI PIÙ COLPITI Le diminuzioni maggiori interessano la
 fabbricazione di computer, prodotti di elettronica, apparecchi elettromedicali (-5,9%)
 Marco Morino

 MILANO pDelude il dato, rilasciato ieri dall'Istat, relativo alla produzione industriale di aprile. Nel quarto
 mese dell'anno, l'indice destagionalizzato della produzione industriale ha fatto registrare una diminuzione
 dello 0,4% rispetto a marzo, mentre nella media del trimestre febbraio-aprile la produzione è diminuita dello
 0,1% nei confronti del trimestre precedente. Modesto in aprile anche l'incremento sullo stesso mese del
 2016. Si tratta infatti di un magro +1% che - afferma il Centro Studi Promotor - «non è certo soddisfacente
 dato che il livello raggiunto nell'aprile scorso è ancora inferiore del 22% rispetto al picco ante-crisi toccato
 nell'aprile 2008». Tra l'altro va segnalato che gli ultimi dati sulla produzione industriale non sono coerenti
 con le stime di crescita del Prodotto interno lordo (Pil). Il 1° giugno l'Istat ha diffuso una revisione della
 stima anticipata il 16 maggio da cui risulta che il Pil nel primo trimestre 2017 è cresciuto dello 0,4%, mentre,
 secondo i dati diffusi il 10 maggio, la produzione industriale nel primo trimestre del 2017 ha avuto un calo
 dello 0,3%. Evidentemente la ripresa dell'economia italiana non è in questo momento sostenuta dall'attività
 industriale e infatti l'Istat nella sua ultima nota mensile sostiene che l'economia italiana accelera trainata dai
 consumi e dalla crescita del settore dei servizi. «La ripresa è comunque un elemento positivoosserva Gian
 Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor - ma se l'industria manca all'appello, in un Paese
 che ha il secondo apparato manifatturiero d'Europa, preoc- cuparsi nonè fuori luogo». Una analisi condivisa
 anche dalle associazioni dei consumatori. «La produzione industriale - si legge in una nota di
 Federconsumatori e Adusbef - è il vero termometro per capire lo stato di salute dalla nostra economia: da
 questi dati emerge che la fase di incertezza non è superata. Per questo- prosegue la nota- si rende sempre
 più urgente un intervento deciso del governo per spezzare questo andamento e imprimere una vera svolta
 all'economia. Il primo passo in questo senso deve essere mos- so sul piano del lavoro, stanziando
 investimenti per la ricerca, lo sviluppo, la modernizzazione e la crescita». Per quanto riguarda i settori
 industriali, ad aprile 2017i comparti che registrano la maggiore crescita tendenziale sono quelli dell'attività
 estrattiva (+11,8%), delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+7,0%) e della fornitura di
 energia elettrica, gas, vapore ed aria (+2,4%). Le diminuzioni maggiori si registrano nei settori della
 fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di
 misurazione e orologi (-5,9%), della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso
 domestico non elettriche (-5,7%) e della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-5,3%). Per
 inquadrare il dato di aprile relativo alla produzione industriale in uno scenario congiunturale più ampio si
 può aggiungere (sempre dall'ultima nota mensile dell'Istat) che nel mese di maggio 2017, sia l'indice del
 clima di fiducia dei consumatori, sia quello delle imprese hanno segnato un peggioramento. Per quanto
 riguarda i consumatori, tutte le componenti hanno registrato un calo, seppur con intensità diverse. Per il
 secondo mese consecutivo sono aumentate anche le attese di disoccupazione. Il clima di fiducia delle
 imprese è diminuito nella manifattura (con un peggioramento sia dei giudizi sugli ordini sia delle attese sulla
 produzione)e nei servizi; nelle costruzioni è rimasto sostanzialmente stabile e nel commercio al dettaglio ha
 evidenziato un miglioramento.
 LA PAROLA CHIAVE
 Produzione industriale 7 Ogni mese gli istituti di statistica pubblicano un indice sulla produzione industriale.
 Questo è un indicatore dell'andamento dell'industria e viene usato per capire come va l'economia. Anche
 se l'industria è solo una parte dell'economia (i cosiddetti servizi ne costituiscono ormai la parte
 preponderante) ne rappresenta ancora la spia più sensibile. E la produzione è destinata, naturalmente, sia

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                      21
13/06/2017                                                                                        diffusione:107465
Pag. 7                                                                                               tiratura:158319

                                                                                                                       La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 al consumo interno sia alle esportazioni
 L'evoluzione dell'attività manfatturiera italiana
 -0,4
 +1,0 Dati destagionalizzati, variazioni congiunturali. In % PRODUZIONE INDUSTRIALE/1 4,0 3,0 2,0 1,0
 0,0 -1,0 -2,0 -3,0 Dati corretti per gli effetti calendario, variazioni tendenziali. In % PRODUZIONE
 INDUSTRIALE/2 2016 2017 8 7 6 5 4 3 2 1 0 -1 g f m a m g l a s o n d g f m a g f m a m g l a s o n d g f m a
 2016 2017 Dati corretti per gli effetti calendario, variazioni tendenziali. In % PRODUZIONE INDUSTRIALE
 PER SETTORE ATTIVITÀ Attività estrattiva Industrie tessili energia elettrica, gas, vapore ed aria
 Produzione di prodotti farmaceutici Fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. Fabbricazione di
 articoli in gomma e materie plastiche, altri Totale Fabbricazione di mezzi di trasporto Industrie alimentari,
 bevande e tabacco Fabbricazioni di prodotti chimici Industria del legno, della carta e stampa Fabbricazione
 di coke e prodotti petroliferi raffinati Apparecchiature elettriche Fabbricazione di computer 11,8% 7,0%
 2,4% 2,2% 2,1% 1,8% Metallurgia, prodotti in metallo , esclusi macchine e impianti 1,1% 1,0% 0,7% -0,5%
 -0,5% -1,9% -5,3% -5,7% -5,9%

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 13/06/2017                                                                   22
Puoi anche leggere