CONFIMI 03 settembre 2015
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CONFIMI 03 settembre 2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE CONFIMI WEB 02/09/2015 gazzettadimantova.gelocal.it 03:55 5 Apindustria, aiuti alle aziende che puntano all'estero SCENARIO ECONOMIA 03/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 7 «Aumentare ancora il deficit? I margini sono molto stretti» 03/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 9 Pensioni 03/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 11 le tante ragioni per sostenere i fondi pensione 03/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 13 Ryanair, le nuove rotte e l'infinito duello con Alitalia 03/09/2015 Il Sole 24 Ore 14 Le scelte di Draghi e le trappole dei mercati 03/09/2015 Il Sole 24 Ore 16 Scuola, assunti 38mila docenti 03/09/2015 Il Sole 24 Ore 18 Electrolux «delocalizza» frigoriferi in Ungheria 03/09/2015 Il Sole 24 Ore 19 Exor cede Cushman & Wakefield per 2 miliardi 03/09/2015 Il Sole 24 Ore 21 Il Prosecco Doc cresce del 20% 03/09/2015 Il Sole 24 Ore 22 Samsung lancia le news di «Upday» 03/09/2015 Il Sole 24 Ore 23 Poste, accordo con Mastercard sui pagamenti 03/09/2015 Il Sole 24 Ore 24 UniCredit accelera sul piano di taglio dei costi di gruppo
03/09/2015 La Repubblica - Nazionale 26 Mediaset: la Rai sul 104 di Sky ma non gratis Campo Dall'Orto deciso a insistere 03/09/2015 MF - Nazionale 27 Le Ferrovie lanciano l'Alta velocità in Sicilia 03/09/2015 MF - Nazionale 28 Il Grande Gioco di Marchionne su GM 03/09/2015 MF - Nazionale 29 Piccole e medie imprese, perché per loro è sempre difficile trovare finanziamenti 03/09/2015 MF - Nazionale 31 Renzi tagli il cuneo fiscale, non la Tasi 03/09/2015 Panorama 32 Fermiamo i vampiri della musica 03/09/2015 Panorama 34 «Che bello, c'è la crisi: è ora di investire» 03/09/2015 Panorama 35 La danza dei numeri sul Jobs act *
CONFIMI WEB 1 articolo
02/09/2015 03:55 Sito Web gazzettadimantova.gelocal.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Apindustria, aiuti alle aziende che puntano all'estero pagerank: 7 Apindustria, aderente a Confimi Industria, è l'unica associazione di categoria accreditata a Mantova per la fornitura di servizi in materia di export sulla base del bando voucher... Apindustria, aderente a Confimi Industria, è l'unica associazione di categoria accreditata a Mantova per la fornitura di servizi in materia di export sulla base del bando voucher internazionalizzazione. Ieri sono infatti usciti gli elenchi degli operatori accreditati pubblicati dal ministero per lo sviluppo economico che mette a disposizione delle aziende un voucher da 10.000 euro per l'acquisto di servizi in materia di internazionalizzazione. «Siamo molto soddisfatti perché si tratta di un'opportunità importante per le imprese che vogliono esplorare nuovi mercati esteri - sottolinea Giovanni Acerbi, direttore dell'Associazione piccole e medie industrie di Mantova - ulteriore motivo di orgoglio il fatto di essere l'unico operatore accreditato tra le associazioni di categoria a Mantova e provincia. E' il riconoscimento da parte del Ministero dello sviluppo economico dell'impegno degli ultimi anni sulla tematica dell'internazionalizzazione». Sarà Api Servizi, braccio operativo di Apindustria, a poter fornire servizi a valere sul bando voucher internazionalizzazione che mette a disposizione delle aziende un contributo di 10.000 euro per progetti in materia di Export, gestiti da Temporary Export Manager (Tem) scelti dal ministero. A Mantova risultano essere inoltre accreditate due aziende associate Apindustria: si tratta di Export Più e Fin Service che completano in tal modo il panorama degli operatori autorizzati sul territorio mantovano. A partire dal 22 settembre le aziende potranno presentare online la richiesta del voucher facendo riferimento all'ufficio estero dell'Associazione (telefono: 0376-221823; riferimenti Alessandra Tassini e Vittoria Sarcuni) per un primo orientamento e per la predisposizione della richiesta di contributo. CONFIMI WEB - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 5
SCENARIO ECONOMIA 20 articoli
03/09/2015 diffusione:619980 Pag. 8 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato INTERVISTA Conti pubblici «Aumentare ancora il deficit? I margini sono molto stretti» Il presidente Il presidente dell'Ufficio parlamentare di Bilancio: presto per dire che siamo davanti a una ripresa solida Mario Sensini ROMA «L'economia nel 2015 potrà crescere anche un po' più dello 0,7% previsto dal governo. Ma non è detto che questo abbia un impatto positivo sui conti pubblici, e la produttività non aumenta. È ancora presto per dire che siamo davanti a una ripresa solida e sostenibile». Nonostante i buoni dati della congiuntura, Giuseppe Pisauro, presidente dell'Ufficio parlamentare di Bilancio, l'autorità indipendente sui conti pubblici, invita a restare prudenti. E a non farsi troppe illusioni sulla flessibilità europea per i conti. Quali i rischi per la crescita? «La domanda interna va bene, i consumi e in parte anche gli investimenti, mentre l'estero dà un apporto negativo alla crescita, con le importazioni che superano l'export. A determinare la variazione del Pil, alla fine, è la ricostituzione delle scorte, cresciute moltissimo, da parte delle imprese. Bisognerà vedere se le scorte saranno trasformate in fatturato». Possibili tensioni esterne? «Il prezzo del petrolio è più basso di quello medio stimato dal governo nel costruire il quadro su cui sono basati i conti pubblici, il valore del cambio un po' più alto. Il fattore più rischioso è il commercio mondiale: nel Def si prevede una crescita del 4%, ma a oggi siamo ancora in territorio negativo». L'inflazione sale di poco, dello 0,2%, è un male? «Rende più difficile il risanamento. Il Def ipotizzava una crescita del Pil nominale, quest'anno, dell'1,4%, data da un'inflazione allo 0,7% e una crescita reale dello 0,7%. Quest'ultima abbiamo visto che è in linea, ma da quell'1,4% siamo ancora molto distanti, ed i parametri Ue su deficit e debito si calcolano in rapporto al Pil nominale...». Ci sono buoni segnali anche sul fronte dell'occupazione. «La revisione dei dati è stata molto forte. Sembra che il contratto a tutele crescenti e soprattutto la decontribuzione per i nuovi assunti stiano funzionando, ma potrebbero esserci anche altri fattori. Il settore che traina la crescita dell'occupazione è quello delle costruzioni, dove si registra, nello stesso tempo, un calo del valore aggiunto. Forse, almeno in quel comparto, la decontribuzione è servita anche per l'emersione del lavoro nero. C'è un'altra cosa da dire sull'occupazione. Quando questa aumenta più del Pil, la produttività diminuisce, mentre questa dovrebbe salire per assicurare solidità alla crescita». Siamo alla vigilia di una manovra da 25-30 miliardi. «Il Def di aprile indicava per il 2016 la necessità di rimuovere gli aumenti Iva, che valgono un punto di Pil, 16 miliardi, ricorrendo a una nuova tornata di tagli alla spesa per 0,6 punti, 10 miliardi, e alla clausola Ue sulle riforme che ci consentiva di fare 0,4 punti di deficit aggiuntivo. Rispetto ad allora non è cambiato molto, i margini sono gli stessi». Non ci sono altri spazi? Renzi parla di 16-17 miliardi. «La clausola sulle riforme potrebbe darci un margine aggiuntivo di 0,1 punti, ma dipenderà anche dalle previsioni della Commissione Ue, che oggi sono peggiori di quelle del governo». Poi c'è la clausola sugli investimenti. «Può essere attivata anche quella, ma per finanziare opere pubbliche, non per ridurre le tasse. E non è chiaro se le due clausole siano cumulabili e dunque se a un Paese nelle condizioni dell'Italia sia possibile deviare, in un anno, di oltre 0,5 punti di Pil dal percorso di risanamento dei conti ». © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 7
03/09/2015 diffusione:619980 Pag. 8 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato L'estero dà un apporto negativo alla crescita, l'import supera l'export Sul fronte esterno, il fattore più rischioso è il commercio mondiale che è negativo Foto: Giuseppe Pisauro guida l'Ufficio parlamentare di Bilancio, la nuova autorità indipendente sui conti pubblici, con Alberto Zanardi e Chiara Goretti SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 8
03/09/2015 diffusione:619980 Pag. 8 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Pensioni Un assegno ridotto in modo progressivo dal 2% in su per chi lascia prima. Laurea, riscatto modulare Lorenzo Salvia ROMA Il punto preciso di approdo non è stato ancora trovato. Ma la rotta è cambiata. Il ministro del Welfare Giuliano Poletti dice che la famosa flessibilità sulle pensioni - cioè la possibilità di lasciare il lavoro prima rispetto alla soglia fissata dalla Legge Fornero - non deve essere «a costo zero». Chi esce prima deve sì accettare un assegno più basso, insomma, ma ci deve essere un compensazione parziale da parte dello Stato. È un cambio di passo non da poco. Fino a due giorni fa il governo aveva sempre detto che la flessibilità si dovesse autofinanziare, senza toccare il portafoglio dello Stato. Non tutti nella maggioranza la pensano come Poletti. Ma quella del ministro non è una mossa isolata. Il ragionamento è in corso e alcune idee sono già sul tavolo. La vera novità sta nella prima ipotesi. Finora chi parlava di flessibilità si riferiva sempre alla vecchia proposta di Cesare Damiano e Pier Paolo Baretta, Pd. Dice quel testo che la pensione deve subire un taglio del 2% per ogni anno di anticipo rispetto alla pensione «normale», oggi fissata a 66 anni. L'idea è che il taglio non sia più fisso, sempre il 2% per ogni anno di anticipo. Ma cresca progressivamente con il numero degli anni di anticipo. Un esempio per capire: per chi esce un anno prima il taglio sarebbe del 2%, per chi esce due anni prima del 5%, per chi anticipa di tre anni dell'8%. E così via. I numeri cambieranno ma il principio del taglio progressivo sembra fin da ora un punto fermo. La soluzione avrebbe il vantaggio di ridurre i costi e quindi il volume delle coperture che il governo dovrà trovare nella legge di Stabilità. Ma avrebbe senso anche dal punto di vista dell'equità, perché spingere soprattutto la flessibilità «minima», e cioè l'uscita di chi è comunque vicino al traguardo della pensione piena. Non è un caso che proprio ieri lo stesso Damiano - presidente della commissione Lavoro della Camera - sia tornato a difendere la sua proposta, sia pure nella versione originale. Prima dell'estate il presidente dell'Inps Tito Boeri aveva detto che un intervento del genere sarebbe costato 8,5 miliardi di euro. Cioè troppo. Ma secondo Damiano, ex ministro del Welfare, «quella stima è irrealistica perché ipotizza che tutti i lavoratori con 62 anni di età e 35 di contributi decidano di andare subito in pensione». E poi, secondo Damiano, «l'Inps non ha tenuto conto dei risparmi in termini di meno cassa integrazione, meno mobilità, e meno poveri da aiutare». La flessibilità, però, non va intesa solo come taglio dell'assegno più o meno pesante per chi esce prima. «L'obiettivo - spiega Maurizio Sacconi (Ncd) anche lui ex ministro del Welfare, ora presidente della commissione Lavoro del Senato - è evitare l'ipotesi del ricalcolo contributivo». Significherebbe tagliare l'assegno di parecchio, anche del 30%, perché si terrebbe conto non del livello degli ultimi stipendi ma dei contributi versati nel corso della vita lavorativa. «Avrebbe un effetto devastante - continua Sacconi - sia sulla fiducia nel Paese sia sui consumi. Insomma sarebbe un disastro». Per questo, allo studio del governo, ci sono altri meccanismi che consentirebbero di far salire un po' l'assegno previdenziale. Non solo a chi esce prima, in questo caso, ma a tutti. Il primo meccanismo riguarda il riscatto della laurea. Oggi chi ci pensa quando già lavora da un po' di anni si vede presentare un conto salatissimo. E questo perché la somma da versare viene calcolata sulla base dello stipendio che prende adesso. L'idea è introdurre un riscatto «modulare», potendo decidere quanto versare e quindi anche di quanto far crescere la pensione futura. L'altro meccanismo riguarda gli «scivoli» concessi ai lavoratori che chiudono un accordo con l'azienda per l'uscita anticipata. Oggi sono gli stessi pre pensionati a pagarsi i contributi con i soldi ricevuti dall'azienda, soldi sui quali paga le tasse sia lui sia l'azienda stessa. L'ipotesi è che sia direttamente l'azienda a versare i contributi, anche se quello tecnicamente non è più un suo lavoratore. La somma inoltre non solo non sarebbe tassata ma potrebbe essere anche scaricata dalle tasse. I lavori sono in corso e sul tavolo arriveranno altre proposte. Il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti, Scelta civica, frena: «La spesa pensionistica è già molto alta». Ma i sindacati guardano con molto interesse ai SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 9
03/09/2015 diffusione:619980 Pag. 8 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato nuovi segnali: «Non bisogna penalizzare i lavoratori», dice per la Cgil Susanna Camusso, le «soluzioni devono essere digeribili e congrue» aggiunge Annamaria Furlan, Cisl. E sulla questione torna anche il presidente dell'Inps, Tito Boeri: «Un po' di flessibilità in uscita verso la pensione sarebbe di aiuto per l'occupazione giovanile». Per una volta ministro ombra e ministro vero sembrano d'accordo. lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA DI FABIO SIRONI Come cambia la previdenza Il rebus anticipo Il ministro del Welfare Giuliano Poletti ha annunciato al Corriere che la famosa flessibilità sulle pensioni - cioè la possibilità di lasciare il lavoro prima rispetto alla soglia fissata dalla legge Fornero - non deve essere «a costo zero». Chi esce prima deve sì accettare un assegno più basso rispetto a quello pieno, ma ci deve essere una compensazione parziale da parte dello Stato. Fino a due giorni fa, invece, il governo aveva sempre detto che la flessibilità si dovesse autofinanziare e, quindi, lo Stato non dovesse mettere mano al portafoglio Minori coperture La nuova soluzione avrebbe il vantaggio di ridurre il costo dell'operazione e quindi il volume delle coperture che il governo dovrà comunque trovare nella legge di Stabilità. Ma avrebbe senso anche dal punto di vista dell'equità, perché spingere soprattutto la flessibilità «minima», e cioè l'uscita di chi è comunque vicino al traguardo della pensione piena. Prima dell'estate il presidente dell'Inps Tito Boeri aveva quantificato l'intervento dell'ipotesi Damiano in 8,5 miliardi di euro. Una stima che, invece, secondo Damiano, è irrealistica Le penalizzazioni Finora chi parlava di flessibilità si riferiva alla vecchia proposta di legge del 2013 di Cesare Damiano e Pier Paolo Baretta, Pd. Secondo cui la pensione deve subire un taglio del 2% per ogni anno di anticipo rispetto alla soglia normale, oggi fissata a 66 anni. La nuova ipotesi è che la percentuale del taglio sulla pensione non sia più fisso, sempre il 2% per ogni anno di anticipo. Ma cresca progressivamente con il numero degli anni di anticipo: per chi esce un anno prima il taglio è del 2%, per chi esce due anni prima del 5%, per chi anticipa di tre anni il taglio arriva all'8%. E così via Foto: Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervistato ieri dal Corriere . «La riforma delle pensione non deve essere per forza a costo zero per lo Stato e le penalizzazioni non possono essere eccessive» SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 10
03/09/2015 diffusione:619980 Pag. 33 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato mercato e concorrenza le tante ragioni per sostenere i fondi pensione Valore Va riconosciuta la valenza economica degli strumenti pensionistici negoziali, con buoni rendimenti negli ultimi anni: il vero problema, però, è che in pochi si rivolgono alla previdenza integrativa Risparmio da incentivare Sarà necessario individuare la via giusta per aumentare le adesioni: ciò significherà assicurare una vita dignitosa a chi smette di lavorare Mauro Marè* e Michele Tronconi** I l recente articolo di Alesina e Giavazzi (Corriere, 4 agosto) richiama i vantaggi che il rafforzamento della concorrenza, in vari settori, potrebbe avere per la crescita economica del nostro Paese. Sono osservazioni fondate e importanti, che condividiamo. Quelle sui fondi pensione negoziali vanno meglio chiarite. La nostra non è una difesa d'ufficio. Siamo per la concorrenza sempre e comunque, senza dimenticare che, nelle condizioni di mercato in cui prevalgono asimmetrie informative e alti costi di transazione, il singolo consumatore, lasciato solo, può trovarsi in serie difficoltà di scelta. In questi casi è preferibile promuovere forme di adesione collettiva, come nel caso dei fondi pensione negoziali (cioè quelli che derivano dalla contrattazione collettiva) che non gestiscono direttamente il risparmio previdenziale degli aderenti, ma selezionano i gestori dopo averli messi in concorrenza. Certo, per organizzare questi fondi è stato necessario coinvolgere i corpi intermedi, ed è evidente che il clima d'opinione nei loro confronti sia cambiato. Senza troppe dimostrazioni, vengono identificati quali detentori di rendite di posizione pericolose, sulla base dell'ipotesi della cattura del regolatore. Anche l'invito al legislatore di interloquire direttamente coi singoli cittadini richiama un dilemma costitutivo delle democrazie rappresentative, che si pose in modo drammatico alla fine del Settecento. Le moderne Costituzioni, tra cui la nostra, l'hanno risolto, per quanto possibile, riconoscendo la libertà di associazione. Infatti, come possono farsi sentire i cittadini, se non associandosi? Allo stesso modo, un individuo è più forte di fronte al mercato assicurativo e del risparmio pensionistico se lo affronta da solo, oppure attraverso uno strumento collettivo? È opportuno, quindi, ribadire i meriti di questi veicoli, proprio sul piano dell'efficienza e della concorrenza. La previdenza complementare ha lo scopo di aumentare il tasso di sostituzione tra pensione e retribuzione, a fronte delle riforme pensionistiche degli ultimi 20 anni. Per garantire la sostenibilità dei sistemi pensionistici pubblici si è ridotta la copertura che essi forniscono ai pensionati. Con l'attuale criterio contributivo, basato sul principio di corrispettività, si stima che le coorti che andranno in pensione nel 2030, nel caso di una carriera lavorativa priva di interruzioni, potranno ottenere un assegno pensionistico pari al 50-60%. Solo con la previdenza integrativa questa percentuale può salire di 10-20 punti percentuali. Per costruire il cosiddetto «secondo pilastro» si è dovuto far ricorso a risorse che erano già nella disponibilità dei lavoratori, anche se in modo differito (il Tfr). Per incentivare il suo trasferimento presso i fondi pensione, anziché mantenerlo in azienda, il legislatore ha previsto una fiscalità di vantaggio, anche se di recente si è fatto un inopportuno passo indietro, con l'aumento della tassazione dei rendimenti. Mentre il sistema delle imprese, rinunciando a una preziosa fonte di autofinanziamento, ha messo in gioco anche il contributo datoriale. Si tratta, in questo caso, del risultato dell'autonomia negoziale che l'art. 15 del ddl concorrenza, nelle parti ora soppresse, voleva mettere a disposizione del mondo assicurativo e bancario per alimentare i Pip (le polizze assicurative su base individuale). Niente contro i Pip, anzi, uno degli autori ne sottoscrive uno! Va però riconosciuta la valenza economica anche dei fondi pensione negoziali, proprio in termini comparati. Negli ultimi sette anni di turbolenza finanziaria essi hanno ottenuto un rendimento medio del 3,7%, al netto delle imposte, mentre i fondi aperti hanno reso il 3,4% e i Pip il 2,7%. Non solo: su di un arco trentennale essi costano al singolo aderente, in media, lo 0,20% all'anno, a fronte dell'1,50% circa dei Pip. Significa che a parità di rendimento facciale, l'impatto delle commissioni può comportare una differenza del montante pensionistico di circa il 30%. Eppure l'articolo 15, per contrastare una «lobby» finiva, speriamo senza volerlo... col favorirne un'altra, ben più SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 11
03/09/2015 diffusione:619980 Pag. 33 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato potente. Sia chiaro, si deve essere a favore della concorrenza e dell'efficienza sempre. I fondi pensione negoziali possono essere ridotti di numero, accorpando i più piccoli; con l'aumento della masse medie gestite, si può migliorare la loro governance e l'impatto sull'economia reale del Paese. Il problema vero, però, in questa fase, non è tanto la contendibilità del mercato, quanto la sua dimensione assoluta; sono ancora troppi i lavoratori che mancano all'appello della previdenza complementare! Troppi, cioè, quelli che si troveranno con una pensione insufficiente a garantire una vita dignitosa. Si devono trovare gli strumenti adeguati per aumentare le adesioni, altro che lobby! *Presidente Mefop **Presidente Assofondipensione © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 12
03/09/2015 diffusione:619980 Pag. 35 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La Lente Ryanair, le nuove rotte e l'infinito duello con Alitalia Michelangelo Borrillo Dai fatti alle parole. Annunciando l'apertura della nuova base di Malpensa dal prossimo dicembre, con un investimento di 100 milioni di dollari - i fatti - i vertici di Ryanair hanno colto l'occasione per attaccare Alitalia anche a parole. «La strategia di Alitalia - ha spiegato David O'Brien, responsabile commerciale del vettore low cost, presentando le 4 nuove rotte per Londra Stansted, Comiso, Bucarest e Siviglia - non è vantaggiosa per l'Italia». E la battuta successiva certamente non è per smorzare i toni: «Apprezzo che Sea e Malpensa non prendano le decisioni ad Abu Dhabi», sede di Etihad, partner di Alitalia. Poi l'affondo: «Credo che gli italiani preferiscano buoni prezzi e servizi rispetto ai prezzi alti e servizi spazzatura di Alitalia». Per O'Brien anche nell'incendio di Fiumicino Adr ha fatto il miglior lavoro possibile e non così Alitalia che, «invece di far volare le persone verso l'Italia, punta a portare persone ad Abu Dhabi e Berlino». Che poi, però, è anche la strategia di Ryanair: ben incentivata dalle Regioni, dalla Lombardia alla Sicilia, passando per la Puglia (da cui riceve 12 milioni di euro all'anno), Ryanair collega Perugia con Londra per portare, probabilmente, più umbri sotto il Big Ben che inglesi in Umbria. Le Regioni pagano per incrementare il turismo, ma Ryanair non guarda al passaporto. Strategia legittima, che però vale per tutto il mercato. @MicBorrillo © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 13
03/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato LA POLITICA MONETARIA Le scelte di Draghi e le trappole dei mercati Donato Masciandaro Le perturbazioni dalla Cina spingeranno la Banca centrale europea a modificare le sue scelte? La rispostaè semplice: dipende se tali scosse incideranno sulla regola di politica monetaria che guida l'azione di Mario Draghi. C'è attesa sulle decisioni che verranno oggi prese dalla Bce sull'orientamento della politica monetaria. Dopo che le scorse settimane sono state caratterizzate da forti perturbazioni nei tassi di cambio e nelle Borse,e in uno scenario macroeconomico in cui la ripresa economica appare ancora acerba e la dinamica dei prezzi anemica, è stata avanzata l'ipotesi che la Bce possa ulteriormente accentuare l'espansione monetaria. È un'ipotesi robusta? Dipende dall'impatto che le novità congiunturali possono avere sulla regola di politica monetaria. Ed è difficile che l'impatto stimato sia tale da spingere sin da oggi a mutamenti significativi. Da sei mesi la Bce ha avviato una strategia di politica monetaria che ha come obiettivo principale il ritorno a una dinamica dei prezzi al consumo al 2%; lo strumento prioritario adottato, essendo i tassi di interesse di fatto al livello zero, sono gli acquisti sistematici di titoli privatie pubblici sui mercati, aumentando la liquidità potenzialmente disponibile. Di frontea prezzi al consumo ancora piatti, e al rischio che l'andamento dei prezzi delle materie prime - ancora deboli unito alle perturbazioni valutarie provochi nuove pressioni deflazionistiche, più d'uno sarebbe pronto a scommettere sulla necessità di un'ulteriore accentuazione espansiva dell'azione della Bce. Una svolta oggi sarebbe però una forte assunzione di rischio da parte della Bce. In assenza di pericoli imminenti, le forti assunzioni di rischio non sono coerenti con il modus operandi dei banchieri centrali, soprattutto quando la politica monetaria riguarda 19 Paesi sovrani, tra loro molto diversi. Basta ricordare cosa è successo negli ultimi due anni. Continua pagina 3 Continua da pagina 1 Nell'Unione europea i prezzi al consumo hanno toccato l'ultima volta il 2% nel gennaio del 2013; poi per 22 mesi sono sistematicamente scesi, per divenire negativi a partire dal dicembre 2014 fino al marzo 2015, e poi iniziare una timida salita appena sopra lo zero. La disinflazione è diventata deflazione, nonostante l'orientamento della politica monetaria sia stato sistematicamente espansivo a partire dal novembre 2011. Dunque in Europa abbiamo toccato con mano quali sono i limiti della politica monetaria, quando il sistema economico entra in situazioni recessive straordinarie, come è quella della trappola della liquidità. In questi mesi abbiamo anche imparato speriamo - che quando una politica è inefficace, occorre capire qual è il momento giusto in cui è opportuno cambiare la strategia. Altrimenti il cambio di strategia rischia di essere inefficace, o addirittura controproducente. Nel caso della trappola della liquidità, che annulla l'efficacia dell'azione dei tassi d'interesse, l'obiettivo di una banca centrale diviene condizionare nella giusta direzione e al giusto momento le aspettative, per contribuire a sbloccare la situazione di stallo nell'economia. È una scelta rischiosa, soprattutto se a doverla fare è la Bce, le cui decisioni riflettono e si riverberano su 19 Paesi diversi tra loro. Quanto più le preferenze dei 19 Paesi sono eterogenee, tanto più sarà difficile prendere una decisione rischiosa. È la trappola politica che caratterizza la nostra banca centrale, che si è potuta sciogliere solo nel momento in cui la deflazione è divenuta una realtà, e nel contempo il meccanismo di trasmissione della politica monetaria è apparso in via di guarigione. Da gennaio 2015 si è potuta annunciare, e poi mettere in atto, l'espansione monetaria quantitativa europea. Ed è l'esistenza di una regola monetaria che alla fine ha costretto anche i più avversi al rischio - tedeschi ma non solo - ad approvare l'ulteriore svolta espansiva. Oggi occorre capire se i mutamenti in corso nell'andamento dei prezzi internazionali, inclusi quelli delle valute, incidono sul percorso che la Bce vuole e deve seguire per tornare auspicabilmente entro il settembre 2016 alla stabilità monetaria. Conteranno le informazioni che la Bce ha, in funzione del suo ruolo; di per sé, infatti, i movimenti di breve periodo dei prezzi delle attività finanziarie, incluse le monete, dicono oggigiorno sempre meno. Parlare di effetti automatici e immediati di svalutazioni e rivalutazioni sull'economia reale è sempre più un concetto di archeologia economica, da cattivo libro di testo. L'economia reale è fatta sempre di più da catene di creazione del valore; tanto più la catena è internazionale, tanto più gli effetti di variazione nel valore SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 14
03/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato relativo tra euro, dollaro e renminbi sono tutt'altro che scontate. Una ragione per essere prudenti; come banchieri centrali, in generale, ed europei, in particolare. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 15
03/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Per 9mila l'assunzione è arrivata nella notte via mail - Altri 55mila saranno chiamati a dicembre Scuola, assunti 38mila docenti Solo 7mila insegnanti si dovranno spostare dal Sud al Centro-Nord Claudio Tucci Sono 38mila gli insegnanti assunti in tutta Italia: per 29mila contratto firmato ad agosto, per 9mila la propostaè arrivata la notte di martedì via mail. Lo ha reso noto il ministro Giannini: 2mila avranno una mobilità ridotta, altri 7mila dovranno spostarsi dal Sud al Centro-Nord. pagina 19 Le prime fasi del maxi-piano di assunzione di docenti precari (previsto dalla riforma Renzi-Giannini) copriranno 38mila posti: 29mila sono stati già assegnati con immissioni in ruolo effettuate nel mese di agosto; ad altri 9mila insegnanti è arrivata ieri notte la proposta di assunzione, che dovrà essere accettata o rifiutata entro l'11 settembre (in caso di rinuncia al ruolo non si potranno avere altri incarichi e si verrà cancellati da tutte le graduatorie in cui siè iscritti). Di questi professori (neo-assunti,o in via di assunzione), 29mila circa (cioè sostanzialmente chi ha coperto il turn-over) rimarranno «a casa loro», altri 2mila «avranno una mobilità molto limitata»;i restanti 7mila «si dovranno invece spostare, da Sud al Centro-Nord», ha spiegato il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, nella consueta conferenza stampa al Miur per illustrare le novità dell'inizio del nuovo anno scolastico (che vede l'entrata in vigore della legge 107). La mobilità (per i 7mila precari) si avrà essenzialmente dalla Sicilia al Nord Italia, soprattutto in Lombardia, ha aggiunto il ministro. Ci si sposterà anche dalla Campania, «qui essenzialmente verso il Centro, in particolare nel Lazio, e a Roma». Parliamo di numeri elevati, o di "deportazione" come rimarcano, ancora ieri,i sindacati? «È comprensibile il disagio, ma si tratta di una mobilità fisiologica che c'è sempre stata- ha risposto Stefania Giannini -. Lo scorso anno si sono dovuti spostare da Suda Nord circa 7.700 supplenti: oggi la differenza sostanziale è che il trasferimento avviene per firmare un contratto di lavoroa tempo indeterminato nella scuola pubblica». Inoltre, un neoassunto su due ha più di 40 anni, l'87,3%è donna. Si coprono 14mila cattedre di sostegno,e si assumono quasi 11mila docenti nella scuola media. Complessivamente,e considerando anche gli ulteriori 55mila posti dell'organico dell'autonomia che saranno assegnatia dicembre, la percentuale di mobilità del personale precario che verrà immesso in ruoloè stimata dal ministro Giannini «tra il 10-15 per cento». Si tratta di numeri «accettabili per un'operazione assunzionale così ampia - aggiunge il numero uno dell'Anp, l'Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado -. Certo, c'è attenzione alle preoccupazioni delle persone, ma oggi il lavoro viene inseguito dove c'è,e la mobilità geografica è alla base di tutte le moderne economie». Peraltro, molti di questi professori "con le valigie" stanno ottenendo incarichi di supplenza vicino casa (il termine per l'assegnazione delle supplenzeè stato anticipato dal Miur all'8 settembre): in tali ipotesi, si può, per quest'anno, accettare l'incarico annuale (per garantire la continuità didattica)e posticiparea settembre 2016 l'immissione in ruolo (nella nuova provincia di titolarità). Una preoccupazione (reale) c'è invece per la carenza di candidati per coprire cattedre relative a materie scientifiche: oltre ai 29mila assunti sul turn-over, c'erano infatti in ballo altri 16mila posti. Ma le proposte di assunzione giunte ai precari sono state solo 9mila.I restanti 7mila posti saranno coperti con supplenti annuali, spiegano dal ministero: le carenze più consistenti sono «matematica» alle scuole medie,e «discipline scientifichee professionali alle superiori», dove le relative graduatorie a esaurimento sono esaurite da tempo. Un problema di cui si dovrà tener conto nella predisposizione del bando per il prossimo "concorsone", che, ha assicurato il ministro Giannini, sarà bandito entro il 1° dicembre,e che metterà in palio i 60mila posti del turn-over stimato nel triennio 2016-2019,ei posti che residueranno dal maxi piano assunzionale (che probabilmente chiuderà a quota 93mila unità, 38mila già assunti più 55mila dell'organico dell'autonomia). Il ministro dell'Istruzione ha poi ricordato le principali novità del nuovo anno scolastico, anche per i ragazzi (non solo per i precari): «Grazie alla riforma si uscirà dalla gabbia rigida dell'orarioe delle materie uguali per tutti: alle superiori, per la prima volta, si potranno attivare discipline opzionali, utilizzare la quota di flessibilità dell'orario per valorizzare le richiesteei talenti degli studentie per le esperienze di alternanza tra scuolae lavoro, che viene potenziata». Ci sarà anche un potenziamento di alcune materie: «Alla scuola SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 16
03/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato primaria, soprattutto musica, educazione motoria, lingue. Alle superiori, economiae diritto». In settimana verrà anche annunciato un nuovo bando per potenziare i "laboratori per l'occupabilità", con una dote di circa 50 milioni (un investimento significativo, visto che attualmente la spesa per i laboratori è di circa un milione di euro). Assunzioni 91 188 264 421 449 478 517 530 271 394 268 529 607 649 698 769 488 176 109 164 193 198 76 215 139 182 1.232 50 767 193 691 5.314 433 1.114 788 164 1.023 189 1.413 34 535 416 468 162 1.514 649 354 94 962 465 Totale Donne Uomini Lazio Liguria Marche Molise Puglia Sicilia Umbria Veneto 1.236 48.812 TOTALE 1.899 3.375 4.412 1.320 7.008 3.244 3.569 4.394 2.937 3.803 Fonte: Miur Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia R. Lombardia Piemonte Sardegna Toscana 363 460 P ri maria 18.133 Se condaria I grado 7.206 Se condaria II grado ( **) 23.473 Friuli V.G. (*) P osti di pote nzi ame nto per il soste gno 6.446 664 967 513 1.820 1.078 427 1.432 1.250 1.506 1.307 487 1.581 POSTI DI POTENZIAMENTO 1.473 563 1.767 1.595 668 2.131 1.653 647 2.112 1.815 810 2.689 2.852 1.065 3.091 RIPARTIZIONE REGIONALE ORGANICO DELL'AUTONOMIA IN TUTTE LE FASCE DI ETÀ LE DONNE SONO LA MAGGIORANZA Fino a 40 Da 41 a 50 Oltre 50 Totale 48,6% 38,7% 12,7% 100,0% Note: ( *) incl usi i posti per la li ngua sl ove na; (**) in clusi gli insegnan ti te cni co - p ra ti ci 16.591 12.569 3.913 33.077 87,70% 1.720 2.016 883 4.619 12,30% 18.311 14.585 4.796 37.692 100,00% 93 Mila. Il maxi piano messoa punto dal ministero guidato da Stefania Giannini prevede l'assunzione di 93mila precari: 38mila già assunti, più 55mila dell'organico dell'autonomia Profili che scarseggiano. Rimane la preoccupazione per la carenza di docenti candidati all'insegnamento di materie scientifiche SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 17
03/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1.11.15 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Electrolux «delocalizza» frigoriferi in Ungheria Settantamila frigoriferi "emigreranno" dallo stabilimento Electrolux di Susegana (Treviso) verso il sito ungherese di Jászberény. L'avvio della nuova produzione entro il primo trimestre 2016. pagina 15 MILANO Settantamila frigoriferi "emigreranno" dallo stabilimento Electrolux di Susegana (Treviso) verso il sito ungherese di Jászberény, a meno di 90 chilometri a ovest di Budapest. L'avvio in produzione di questo modello di frigorifero da incasso, alto 144 centimetri, avverrà entro il primo trimestre dell'anno prossimo. L'azienda svedese conferma da Pordenone il timing e le modalità dell'operazione: l'avvio delle linee in Ungheriaè in programma entro il primo trimestre del 2016 e non verrà trasferita nessuna linea di produzione: quelle esistentia Jászberény sono già idonee al montaggio del frigorifero. Il motivo del trasferimento è che questo tipo di prodotto non è più conveniente montarlo in Italia. A Susegana comunque rimarrà la moderna linea Cairo che riscuote un buon successo sul mercato europeo. Una doccia fredda per le maestranze di Susegana chea Ferragosto mugugnavano per lo straordinario volontario? «Nessun trauma, ma certo sono 70mila pezzi che vanno via rispetto agli 830mila in budget per il 2016- osserva il delegato Sandro Rui della Rsu Fiom Cgil- Si aprirà un buco anche se fino a tutto ottobre dovremo continuare coni sabati di lavoro. Da novembre però, passato il picco stagionale, torneremo alla solidarietà di 6 ore. Speriamo che la ripresa del mercato ci permetta di assorbire la delocalizzazione dei 70mila pezzi, anche se questo sarà oggetto di un incontro specifico forse già la prossima settimana». A livello di segreterie nazionali, nulla di nuovo per Gianluca Ficco, coordinatore elettrodomestici della Uilm: «Il trasferimento di questo tipo di produzione era già previsto nell'accordo firmato con Electrolux nel maggio del 2014 quando abbiamo raggiunto un'intesa complessiva sui quattro stabilimenti: è un tipo di produzione non più compatibile coni costi italiani. Ora speriamo che la ripresa del mercato europeo si consolidi». Più dubbioso Maurizio Geron, coordinatore nazionale Fim per Electrolux. «Purtroppo - sostiene il sindacalista - molte cose sono cambiate dall'accordo del 2014. Faccio fatica a ricollegare i vari spezzoni dei cambiamenti. Nella prossima verifica sull'implementazione del piano Electrolux, in agenda per ottobre al ministero dello Sviluppo, cercheremo di ridefinire un quadro preciso. Tra cui questo del trasferimento dei 70mila pezzi in Ungheria che non mi sembra del tutto scontato». Poi Rui aggiunge: «Susegana è sempre stato lo stabilimento spe- cializzato sull'incasso e sulle produzioni di alta fascia. Ora quello che ci preoccupa è che la micro-nicchia di specializzazione nell'incasso di Jászberény possa, dopo questo trasferimento, allargarsi. E riservarci brutte sorprese in futuro». Lo scorso 27 agosto, dopo una giornata di trattativa, azienda e sindacati hanno trovato un accorso sui nuovi sabati di lavoro. A fronte della richiesta avanzata dalla Electrolux di altri quattro sabati di lavoro in turni da otto ore nel mese di settembre,i sindacati hanno dato la disponibilitàa due sabati lavorativi e per turni della durata di sei ore (dalle 6 alle 12, il 5 e 12 settembre). Per il prossimo 15 settembreè in programma una nuova riunione nella quale si farà il punto della situazione, e se saranno confermati i volumi indicati dall'azienda si procederà con gli ulteriori due sabati. Foto: Susegana. Il budget per il 2016 prevedeva 830mila pezzi SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 18
03/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1.21.23 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato FOCUS FINANZA Exor cede Cushman & Wakefield per 2 miliardi Marigia Mangano Exor cede Cushman & Wakefield a Dtz. La holding della famiglia Agnelli ha chiuso ieri la vendita che riconosce a Cushman & Wakefield un enterprise value di 2,042 miliardi di dollari. Il deal garantisce a Exor proventi per 1,278 miliardi di dollari e una plusvalenza di 722 milioni. Mangano pagine 21--23 Exor cede Cushman & Wakefielda Dtz. La holding della faqmiglia Agnelli ha perfezionato ieri la vendita che riconosce a Cushman & Wakefield un enterprise value totale di 2,042 miliardi di dollari. A fronte di ciò, la transazione garantisce a Exor, che per otto anni ha detenuto il 75% del gruppo, proventi netti per 1,278 miliardi di dollari con una plusvalenza di circa 722 milioni di dollari. Un altro pezzo della "vecchia" Exor, dunque, esce dal portafoglio a fronte di un incremento sensibile della liquidità della holding. Considerando gli ultimi dati resi pubblici in occasione della semestrale, la cassa della holding al 30 giugno ammontava a 1,8 miliardi di euro, a cui si aggiungono disponibilità di risorse derivanti da prestiti e linee di credito contratte e attivate in vista del perfezionamento dell'acquisizione del gruppo di riassicurazione Usa PartnerRe. A questo punto, tenendo conto dell'incasso dell'ultima cessione pari a 1,278 miliardi di dollari, la cassa totale di Exor sale oltre i 3 miliardi.Tali risorse saranno però in parte impiegate per chiudere le due importanti operazioni annunciate nel pieno dell'estate. Primo la conquista di Partner Re e, secondo, il rafforzamento nel capitale del settimanale Economist, con un investimento da 405 milioni di euro. Marigia Mangano u pagina 23 MILANO pExor cede Cushman & Wakefield a Dtz. Come da tabella di marcia, la holding della faqmiglia Agnelli ha perfezionato ieri la vendita che riconosce a Cushman& Wakefield un enterprise value totale di 2,042 miliardi di dollari. A fronte di ciò, la transazione garantisce a Exor, che per otto anni ha detenuto il 75% del gruppo, proventi netti per 1,278 miliardi di dollari con una plusvalenza di circa 722 milioni di dollari. Cushman & Wakefield è una delle maggiori società al mondo nei servizi immobiliari, mentre l'acquirente Dtzè una società de- tenuta da un gruppo di investitori composto da Tpg Capital, Pag Asia Capital e Ontario Teachers Pension Plan. Secondo il progetto emerso all'annuncio dell'operazione, Cushman & Wakefield si fonderà con Dtz per dar vita un big mondiale nel campo dei servizi per il settore immobiliare. Un altro pezzo della "vecchia" Exor, dunque, esce dal portafoglio a fronte di un incremento sensibile della liquidità della holding. Considerando gli ultimi dati resi pubblici in occasione della semestrale, la cassa (e equivalenti) della holding al 30 giugno ammontava a 1,8 miliardi di euro, a cui si aggiungono disponibilità di risorse derivanti da prestitie linee di credito contratte e attivate in vista del perfezionamento dell'acquisizione del gruppo di riassicurazione Usa PartnerRe. A questo punto, tenendo conto dell'incasso dell'ultima cessione pari a 1,278 miliardi di dollari, la cassa totale di Exor sale oltrei3 miliardi. Tali risorse saranno però in parte im- piegate per chiudere le due importanti operazioni annunciate nel pieno dell'estate. Primo, come già detto, la conquista di Partner Re: Exor ad agosto ha raggiunto l'accordo per acquistare il colosso delle riassicurazioni Usa per 6,9 miliardi di dollari. Non solo. Exorè anche diventato il principale azionista del settimanale Economist, con un investimento da 405 milioni di euro. Per entrambe le operazione però i tempi di perfezionamento sono più lunghi. Per il gruppo di riassicurazione Usa il perfezionamento dell'operazione è atteso non oltre il primo trimestre del 2016, «subordinatamente all'ottenimento della necessaria approvazione da parte degli azionisti di PartnerRe, all'ottenimento delle autorizzazioni di legge e al verificarsi delle altre consuete condizioni per il closing». Quanto invece all'editoria, il rafforzamento dal 4,7% al 43,4% del settimanale Economist deve ancora essere formalmente approvata dall'assemblea straordi- naria degli azionisti, ma ha già il sostegno unanime del consiglio di amministrazione e il passaggio dovrebbe comunque concludersi nell'ultimo trimestre dell'anno in corso. La metamorfosi della holding, dunque, va a passo spedito con il nav oggi vicino ai 13 miliardi di euro senza considerare le ultime acquisizioni. Per completare l'intero piano, però, mancano all'appello ancora due passaggi chiave: lo scorporo della Ferrari, che consentirà ad Exor di diventare azionista diretto della casa di Maranello, e una nuova maxi alleanza per Fca. Sul primo punto i lavori sono già avviati. La quotazione della SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 19
03/09/2015 diffusione:334076 Pag. 1.21.23 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Rossaè attesa nelle prossime settimane, mentre lo scorporo dovrebbe essere perfezionato nel primo trimestre del 2016. Quanto invece all'alleanza per Fca, il numero uno Sergio Marchionne sembra intenzionato a percorrere la strada General Motors nonostante il muro finora alzato del gruppo americano. Il conto economico di Exor Nav 2015 2014 2015 57,4 2015 2015 2014* 219,3 10.164 12.878 +2.714 +161,9 2014* 2014* 132,8 562,5 7.995,0 8.548,0 -429,7 +553,0 Utile attribuibile ai soci della controllante Variazioni Patrimonio netto attribuibile ai soci della controllante Variazioni (*) dati al 31/12 Posizione finanziaria netta consolidata "sistema holdings" Fonte: dati societari Dati semestrali. In milioni di euro Come cambia il perimetro di Exor 6,19 34% 24% 43,4% 6,01 29,19%** 33% 3,14 26,97% 77,0% 2,24 17% 17,37% 16,7% 0,63 14% 4% 100% 63,77% 38,29% 17,09% FCA RCS CIRCA Ferrari FCA Ferrari Juventus PartnerRe Almacantar PartnerRe CNH Industrial Altri investimenti Cassa e disponibilità liquide Banijay Group CNHI Industrial Banca Leonardo The Economist Italiana Editrice Fonte: dati societari (**) 44.31% dei diritti di voto LE PARTECIPAZIONI DI EXOR ASSET PER 18,2 MLD DI EURO I FUTURI NUOVI ASSET IN PORTAFOGLIO SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 20
03/09/2015 diffusione:334076 Pag. 11 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato ALIMENTARE ALL'INTERNO Industria Il Prosecco Doc cresce del 20% Emanuele Scarci pagina 14 MILANO Il Prosecco corre dietro a una domanda che non molla sia sul mercato italiano che all'estero. I produttori del sistema Prosecco hanno iniziato, tra Veneto e Friuli, da qualche giorno a vendemmiare ma il grosso lo si farà nelle prossime due settimane. Un evento gigantesco che coinvolge per la Doc 10mila produttori, 1.200 cantine vinificatricie 320 imbottigliatori. Ai "Prosecchisti" non importa nulla del marketing vendemmiale, loro sono molto pragmatici e hanno in testa un obiettivo molto chiaro: per stare dietroa una domanda che corre del 20%, quest'anno devono produrre almeno 3,2-3,3 milioni di ettolitri tra Prosecco Doc, Conegliano e Asolo Docg (grazie anche a 500 ettari in più rilasciati da due delibere). Ma la produzione secondo Vasco Boatto, docentee coordinatore dell'Osservatorio economico dei vini veneti, dovrebbe «attestarsi intorno ai 3,6 milioni, il 30% in più dell'anno scorso. Se poi si considera la riserva allora la stima salea 4,3 milioni». Il 65% della produzioneè destinata all'export. Stefano Zanette, presidente del Consorzio del Prosecco Doc,è anche più esplicito: stima una produzione di Doc intorno ai 3 milioni di ettolitri, più la riserva vendemmiale del 20%. Ciò si tradurrebbe in circa 400 milioni di bottiglie, contro i 300 milioni del 2014. L'obiettivo 2015-16 del solo Prosecco Doc vale almeno1 miliardo per l'export per 300 milioni di bottiglie (ipotizzando un prezzo medio di5 euro al dettaglio). Eccesso di ottimismo? Macché. Nell'anno mobile maggio 2014giugno 2015 le certificazioni rilasciate da Valoritalia sono balzate del 22% per il Doc, del 3,4% per il Conegliano e del 33% per l'Asolo. Lo scenario tracciato dall'Osservatorio vede un balzo nel 2015/16 del 30%a 3,2 milioni di ettolitri per il Doc, del 10% a 655mila ettolitri per il Coneglianoe del 35%a 46mila ettolitri per l'Asolo. «Vorrei rassicurare tutti - sottolinea Zanette - che non ci sarà carenza di prodotto. Siamo ben coperti: ora aspettiamo che la Regione Veneto, nei prossimi giorni, firmi il decreto per la riserva vendemmiale. E poi mettiamo il vino in cantina». La prossima sfida dei "Prosecchisti" è la valorizzazione del prodotto che deve avvenire senza interrompere il trend rialzista (travolgente in Gran Bretagna e Usa e positiva anche in Italia): il prezzo medio del Prosecco spumante Fob sui mercati internazionali è scivolato in soli 14 mesi (a febbraio 2015) da 2,9 euro a 2,6. Una sorta di lento suicidio che Boatto spiega così: «C'è un segmento di produttori che, pur di entrare in certi mercati, sono disposti a tagliare i prezzi. Così però non si va da nessuna parte.E infatti il Consorzio sta cercando di convincere i produttori che i contratti debbono avere prezzi condivisi lungo tutta la filiera. Quest'anno credo che verrà tenuta la linea del Piavea 1,2-1,3 euroa litro del vino sfuso, trattato sulla piazza di Treviso. A questo va poi aggiunto uno 0,8 euro per arrivare alla bottiglia». Zanette ammette che «negli ultimi anni abbiamo sacrificato un po' i prezzi per guadagnare quote di mercato all'esteroe per dare sfogo a un'offerta esuberante. La pressioneè stata esercitata in particolare dai prodotti di prima fascia». Ora però si tenterà di rovesciare il trend «ma con giudizio: senza strappare sui prezzi. Serve guidare una valorizzazione graduale dei prezzi». IN CIFRE +35,9% L'export Doc + Docg L'incremento in valore registrato nel mondo nel periodo gennaio-aprile 2015 per il prosecco spumante +14,8% Milioni di bottiglie L'incremento tra il 2014 e il 2015 delle vendite del prosecco spumante Doc nella Gdo 3milioni La stima degli ettolitri Nello scenario 2015-16 è la quantità di prosecco Doc che deve essere certificata corrispondente alla previsione di un aumento del 21,6% della richiesta Le aree del Nord-Est vitate a Prosecco N VERONA VICENZA ROVIGO PADOVA TREVISO BELLUNO VENEZIA Veneto UDINE Fr iuli Venezia Giulia GORIZIA Prosecco DOC TRIESTE TRENTINO A.A. VENETO Valdobbiadene Asolo PORDENONE Prosecco DOC Treviso 20km 0 Prosecco DOC Trieste Asolo Prosecco superiore DOCG Conegliano Valdobbiadene superiore DOCG Conegliano Montebelluna FRIULI V.G. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 21
03/09/2015 diffusione:334076 Pag. 16 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato HI-TECH Samsung lancia le news di «Upday» la sfida di Samsung a Apple si gioca anche sul fronte sempre più caldo delle news. Il colosso sudcoreano ha annunciato un accordo con l'editore tedesco Axel Springer per lanciare Upday, app di notizie d'attualità che sarà disponibile solo sui telefoni di Samsung in Europa (da oggi in Germania e Polonia con lancio completo previsto per inizio 2016). Apple News debutterà invece a breve con il lancio del nuovo sistema operativo mobile di Apple, iOS9. Le notizie, si legge in un comunicato congiunto, saranno confezionate in un'app chiamata Upday e saranno divise in due sezioni, una con i contenuti "da sapere" - scritti appositamente da un team di Axel Springer - e l'altra con i suggerimenti di notizie mostrati da un algoritmo a partire da contenuti di editori partner con link esterni. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 03/09/2015 - 03/09/2015 22
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