Addio a Sandro Nisivoccia
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Addio a Sandro Nisivoccia Si è spento questa sera alle ore 21, presso la sua abitazione l’attore salernitano Alessandro Nisivoccia. La notizia si è diffusa intorno alle 22,30. La sua vita l’aveva dedicata tutta al teatro, insieme alla moglie Regina Senatore e poi con i suoi adorati figli Roberto ed Anna Viola Di Caprio porta in scena “Ofelia” di Monica De Santis Il Teatro Genovesi di Salerno alza il suo sipario sabato 22 alle ore 21.15 ed in replica domenica 23 gennaio alle ore 19, nell’ambito della sezione “eXtrafeStivalXS 2022” sullo spettacolo “La risposta di Ofelia” scritto ed interpretato Viola di Caprio. Una riscrittura che rimette al centro il personaggio di Ofelia, uno dei principali personaggi femminili della tragedia Amleto, così fragile e drammatico, in bilico tra il dolore per la morte infelice del padre e un amore degradato e deluso. Sola in scena Ofelia (di Caprio) dialogherà con gli altri personaggi dell’Amleto: Polonio suo padre (voce di Lucas Tavernier); Laerte, suo fratello (voce di Miha Bezeljak) e lo spettro di Amleto, defunto re di Danimarca (Yuri Grandone). Figlia di Polonio, ciambellano di Elsinora, capitale della Danimarca, e sorella di Laerte, giovane cavaliere, Ofelia è una giovane aristocratica non appartenente alla stirpe reale: la residenza alla corte di Elsinore le è permessa grazie alla carica ricoperta dal padre. Il ruolo che Ofelia ha nella tragedia è quello della vittima degli eventi:
delusa da un amore per Amleto che crede non puro, veritiero e disinteressato (Amleto rinnegherà i sentimenti per lei per non coinvolgerla nelle meschine trame dello zio Claudio, usurpatore del trono di Danimarca) e divenuta folle per l’assassinio del padre a opera dello stesso Amleto, terminerà la sua esistenza affogando in un corso d’acqua, scatenando l’odio e la vendetta da parte del fratello Laerte, che tenterà di uccidere Amleto. Ofelia è una giovane donna, abitante di un castello di cui conosce solo la sua stanza, che è un luogo incantato dove trascorre il tempo, tra fiori e personaggi della sua immaginazione. A sua insaputa, in quel castello, si svolge il dramma shakespeareano dell’Amleto, cui lei non prende parte. Nulla le viene comunicato da Amleto, in merito alla visione dello spettro, che pone fine alla loro storia e dà inizio alla tragedia; nulla le si dice sulla morte del padre. Non ha status Ofelia, è una donna senza marito, senza figli, presto senza padre, che riceve solo veti come unica forma di dialogo che la veda in qualche modo coinvolta. Ma in quella stanza, forte della memoria della madre (Fata), un personaggio stravagante, forse frutto della sua stessa immaginazione, che le dà coraggio e ascolto, capisce di avere diritto di replica; capisce di non voler far parte di un mondo che la relega al silenzio e all’obbedienza. La sua fine è una scelta, che passa anche dall’appropriazione di un monologo dell’essere o non essere: si riscopre nobile, pura, altamente morale, senza la virile forza che fa l’eroe ma con la femminile grazia che, con amore, si dissocia. Si ricorda che è stato pubblicato il cartellone della 13esima edizione del Festival Nazionale Teatro XS Città di Salerno 2022. Il primo spettacolo che era in programma domenica 30 gennaio “Signorina Julie” è rinviato a domenica 8 maggio.
Cultura, il MiC da il via concorso miglior progetto “ArtBonus dell’anno” Al via da oggi la nuova edizione del Concorso “Progetto Art Bonus dell’Anno” per premiare i migliori interventi finanziati attraverso il credito di imposta introdotto in Italia dal ministro Franceschini quale sostegno al mecenatismo culturale. “Continuano a crescere i mecenati che con le loro donazioni contribuiscono al restauro del patrimonio culturale e al sostegno dei musei, della musica e dello spettacolo. I numeri dell’Art Bonus sono molto positivi, dalla sua istituzione, grazie alla generosità di oltre 26mila mecenati, sono stati raccolti circa 650 milioni di euro che hanno contribuito al finanziamento di circa 5 mila interventi in tutta Italia”. Così il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, in occasione dell’avvio della VI edizione del Concorso “Progetto Art Bonus dell’Anno”. “Questa nuova edizione del concorso – aggiunge Franceschini – è un ulteriore modo per valorizzare una misura fiscale che sta funzionando molto bene e avvicinarla, attraverso i social network, anche alle giovani generazioni”. Il Concorso “Progetto Art Bonus dell’Anno”, è stato ideato nel 2016 con l’obiettivo di offrire un momento di visibilità e riconoscimento agli enti promotori di raccolte Art Bonus e ai loro donatori, rendendo i territori protagonisti anche grazie al voto espresso dalla giuria popolare di cittadini che votano i progetti sulla piattaforma del concorso o sui social. Ammessi all’edizione riferita all’annualità 2021 oltre 350 progetti Art Bonus che hanno raggiunto l’obiettivo economico entro il 31 dicembre 2021, con 19 regioni rappresentate e oltre 3.000 i mecenati protagonisti. Un terzo dei progetti in gara è inerente al restauro di beni culturali (molti dei quali realizzati anche da comuni piccoli o medi), un terzo il sostegno allo
spettacolo (musica, danza, teatro), un terzo il sostegno agli istituti e luoghi della cultura (musei, biblioteche, archivi, complessi monumentali e aree archeologiche). Il Concorso Art Bonus si svolgerà in due fasi: dal 19 gennaio al 21 marzo 2022 le votazioni avranno luogo sul sito Art Bonus. Qualunque visitatore del sito potrà esprimere una sola preferenza per ciascun progetto in gara, ma potrà votare più progetti (non occorre registrarsi al sito). Dal 22 marzo al 1° aprile 2022 i primi 10 progetti che avranno ricevuto il maggior numero di voti sulla piattaforma Art Bonus parteciperanno alle votazioni solo social, sfidandosi a suon di “Likes” sui profili Facebook e Instagram di Art Bonus. Sarà dichiarato vincitore del Concorso Art Bonus 2021 il progetto che otterrà il punteggio più alto sommando i voti ricevuti nelle due fasi di votazioni. La premiazione avrà luogo venerdì 15 aprile. L’inizio di via Dei Mercanti: La Chiesa del Santissimo Crocifisso di Orlando Santoro Nella via Mercanti, l’antica Drapparia, un monastero ed una chiesa, del Crocifisso, or si chiama. Santa Maria della Pietà, fu il suo primo nome, le clarisse l’abitarono con eminente devozione. La leggenda del Barliario, il legno miracoloso, un divino evento, originò un clima gioioso. Il Santissimo Crocifisso, con opere e sculture, un tempio della fede, che conosce le sue avventure. Un’architettura medievale, che rivive la sua storia, niente cancellerà la sua mirabile memoria. Nella famosa via dei Mercanti, conosciuta dai
salernitani, ma anche dai turisti, come l’antica strada in cui vi era il commercio cittadino, tutt’ora presente, con botteghe artigiane e diverse attività, venne eretta la chiesa del Santissimo Crocifisso. La data di costruzione di questa struttura risale tra il X ed il XII secolo, e secondo una tradizione , pare fosse stata fondata in epoca longobarda, da un nipote dell’imperatore Costantino. Una delle prime notizie a noi giunte, è del febbraio 1140, quando Romoaldo, figlio del conte Landone, ne dona all’arcivescovo parte del patronato. La chiesa, fu precedentemente dedicata a Santa Maria della Pietà di Portanova, in quanto annessa all’adiacente monastero delle clarisse di Santa Maria de Pietate, e per la sua vicinanza all’originaria porta della città, chiamata appunto Portanova. Venne intitolata, al SS. Crocifisso soltanto nel 1879, quando vi fu trasferito un crocifisso ligneo detto del Barliario, oggi custodito nel Museo Diocesano nella sala del ‘400. Sul lato meridionale della chiesa insisteva il monastero delle clarisse di Santa Maria della Pietà, detto anche Piantanova, del quale la prima notizia giunta fino a noi è del 7 giugno 1450, quando Caterina Damiano, monaca sagrista di San Giorgio, lo nomina nel proprio testamento. Il monastero è soppresso nel 1866. I locali sono adibiti in parte ad abitazioni private, in parte a sede del brefotrofio provinciale; la chiesa rimane nella disponibilità del comune che, con istrumento del 12 agosto 1878, la cede, quale sede provvisoria, al parroco del Santissimo Crocifisso sfrattato dallo stesso comune, poco meno di dieci anni prima, con ordinanza del 7 ottobre 1868, dalla chiesa dell’ex monastero di San Benedetto che era stata consegnata all’amministrazione militare. La facciata della chiesa è stata realizzata negli anni cinquanta del novecento dopo un precedente e discutibile intervento del 1928 posto in essere contestualmente alla creazione della piazzetta antistante. Essa si presenta con un tetto spiovente, scandita ritmicamente in alto da sette monofore e da un oculo centrale, con tre portali d’ingresso, che corrispondono alla suddivisione interna in tre navate. Sulla destra troviamo il campanile quadrangolare, percorso verticalmente da strette
finestre e alleggerito in alto da dieci monofore, in corrispondenza della cella campanaria. All’esterno, lungo la parete di via Mercanti, troviamo alcune tracce dell’edificio originario, un portale in pietra e una finestra ogivale in stucco, che era in origine una bifora. Quest’ultima, è divisa in due scomparti da un architrave : nell’ordine superiore è presente un articolato motivo a traforo, arabeggiante, costituito dall’alternanza di croci e stelle ad otto punte, che la accomuna a decori analoghi presenti nel duomo di Amalfi. Nell’ordine inferiore, due colonnine impostano l’ogiva, che è delimitata da una fascia su cui sono distribuiti sette scudi; purtroppo solo su uno di essi è riconoscibile l’insegna, a bande orizzontali, bianche e rosse, della famiglia Carafa (il primo a partire da sinistra). A questa finestra corrisponde all’interno della chiesa un’apertura che presenta, addossato al davanzale, un gradone più basso che sembrerebbe un sedile. Il portale era invece un antico accesso laterale della chiesa, probabilmente quello che agli inizi del secolo costituiva l’unico ingresso, dal momento che quello principale era stato inglobato all’interno di un androne e non veniva utilizzato. La facciata della chiesa era stata infatti completamente coperta da costruzioni, che le si addossavano, poi demolite nel 1928, quando fu creata l’attuale piazza e realizzata una nuova facciata, preceduta da un porticato e poi sostituita, dopo l’alluvione del 1954, da quella attuale che ha inglobato al suo interno il porticato. L’interno si presenta a pianta basilicale a tre navate scandite da due ordini di archi a tutto sesto in muratura listata, sorretti da sei colonne di spoglio con fusti e capitelli diversi. Al di sopra del colonnato, appaiono raffigurazioni di Santi e Sante francescani, eseguite quando la chiesa fu annessa al monastero delle clarisse. Il lato nord dell’aula è leggermente maggiore di quello sud, per cui la chiesa risulta leggermente inclinata; una lieve pendenza si ha anche fra la quota delle absidi e quella dell’ingresso. Nell’abside centrale un grande mosaico, realizzato nel 1961, riproduce l’affresco della Crocifissione che si trova nella
cripta. Nell’abside di destra, al di sotto dell’altare, affreschi del XVI-XVII secolo raffigurano San Clemente martire, Santa Paolina vergine e San Cassiano martire; sotto di essi sono esposte le rispettive reliquie. Dalla navata di destra si accede alla sottostante cripta, recuperata soltanto nel 1950 pur se ne era già nota l’esistenza, essendo documentata fin dal 1515. Essa presenta, come la chiesa superiore, una pianta basilicale a tre piccole navate separate da archi con volte a crociera e chiuse da absidi semicircolari. Sulla parete occidentale, di fronte all’abside centrale, si osserva il grande affresco raffigurante la Crocifissione, databile tra il XIII e XIV secolo; esso è un documento unico a Salerno, testimonianza della ricchezza di riferimenti culturali che fecero grande l’arte fiorita alla corte dei d’Angiò a Napoli e nel Principato. Nell’abside di destra un altro affresco di fattura simile, ma forse posteriore, propone un trittico di Santi racchiusi in archi e separati da colonnine: San Sisto Papa al centro, San Lorenzo a sinistra, un altro Santo pellegrino a destra. Nel dipinto si colgono notevoli assonanze con la Crocifissione, anche se la maggiore fluidità nella resa dei panneggi sembrerebbe indice di un adeguamento allo spirito cortese, di gusto già trecentesco. Al centro Cristo Patiens, il Crocifisso è raffigurato con gli occhi chiusi, patiens, in un’epoca in cui, secondo la tradizione bizantina, si usava dipingerlo sulla croce vivo e con gli occhi aperti, nella tipologia del Cristo Triumphans.Sulla sinistra figura il gruppo delle pie donne, dove la Vergine accasciata, le mani protese verso il Figlio, è sorretta dalle due Marie, cupe ed accorate dal dolore; sulla destra, l’immagine di S. Giovanni, molto deteriorata, è affiancata dalle figure meste di due astanti, riconducibili, secondo il testo evangelico, a Giovanni d’Arimatea e Nicodemo, ma iconograficamente più simili ai Santi Pietro e Paolo, di cui recano anche gli attributi: il rotolo ed il libro. Ai lati della croce sono ritratti i soldati, di dimensioni più piccole rispetto agli altri personaggi, e gli angeli, due adoranti e due che raccolgono nelle coppe il sangue di Cristo che
fuoriesce dalle mani e dal costato. Per quanto oggi completamente trasformato ed illeggibile nelle sue strutture originarie, perché smembrato e parzialmente divenuto civile abitazione (palazzo Pernigotti), esistono ancora degli elementi decorativi che collocano il monastero all’interno di quell’architettura, diffusa in Campania a partire dall’XI secolo, caratterizzata dall’utilizzazione di tarsie policrome giocate sull’utilizzo di fasce alternate di tufi grigi e gialli. L’antico loggiato con archi incorniciati da larghe fasce policrome, che presumibilmente correva sui quattro lati dell’edificio, è oggi inglobato in un’abitazione ed è possibile soltanto vedere da lontano alcuni pezzi scultorei sul lato orientale del fabbricato. Pochissimi elementi, tra cui alcuni archi a sesto acuto, tuttora esistenti nei locali dell’ex convento, ne confermerebbero la datazione di origine al XIII secolo. Questa struttura è nota anche per la famosa leggenda del Crocifisso miracoloso, da cui poi prese il nome (SS.MO Crocifisso). Secondo la leggenda Pietro Barliario, aveva una grande passione per le arti magiche e la medicina. Un giorno, due suoi nipoti, Fortunato e Secondino, rimasero soli nel suo laboratorio, e mentre giocavano rimasero uccisi da sostanze velenose, o per lo spavento legato alle immagini, o alle formule di un libro di magia. Barliario, preso dal rimorso e dalla disperazione, chiese perdono al Crocifisso presente sull’altare della chiesa di San Benedetto, il quale dopo tre giorni e tre notti, chinò miracolosamente il capo, in segno di perdono verso il mago. Da questo episodio, che attirò in città tantissimi pellegrini e curiosi, nacque la cosiddetta “Fiera del Crocifisso”, che si svolge durante il periodo quaresimale. Un’opera ricca di arte e cultura che la città non deve assolutamente dimenticare, un percorso storico, che vale la pena visitare, per la sua straordinaria bellezza artistica. Un tempio della fede che nel corso dei secoli, ha avuto vari cambiamenti strutturali, ma che conserva ancora tracce evidenti del periodo longobardo. La religione, la leggenda del Crocifisso, le opere presenti, fanno di questo posto, una delle chiese più affascinati e sublimi, nel campo
dell’architettura medievale. Estate 2022, tante domande poche risposte di Monica De Santis A cinque mesi e due giorni dall’inizio dell’estate, organizzatori, compagnie teatrali, gruppi musicali ed altri si iniziano a porre una domanda. Che estate avremo? Domanda lecita e che ovviamente non si riferisce alle condizioni climatiche, bensì alla possibilità di poter organizzare eventi e rassegna in uno o più punti della città. Dopo anni in cui Salerno ha vissuto un calo nella programmazione estiva, nel 2020, complice anche la chiusura di tutte le strutture culturali per diversi mesi, la città riuscì ad avere un’estate molto ricca, con ben tre mesi di appuntamenti (non tutti di ottima qualità, questo va detto) che si sono svolti su tre e più location. Arena del Mare, Barbuti e Augusteo, messi a disposizione dal Comune mediante un bando aperto agli operatori salernitani, e poi ancora Sant’Eustachio, Santa Maria a Mare, Santa Margherita, Tenuta dei Normanni, dove si sono svolsero altre manifestazioni organizzate da compagnie e associazioni. L’anno successivo, l’estate scorsa, il primo prevedibile passo indietro. Prevedibile, perché a Salerno tutto quello che funziona, solitamente viene bloccato. Perchè? Una domanda alla quale in tanti negli anni hanno cercato una risposta senza mai trovarla. Niente Arena del Mare per tutti, niente Teatro Augusteo, diventato un centro Hub per i vaccini e niente Barbuti, dove, fortunatamente ha resistito almeno la rassegna ideata e pensato da Peppe Natella più di 30 anni fa. Dopo un tira e molla, anche un po’ estenuante,
l’amministrazione comunale, su spinta dell’allora assessore Antonia Willburger, oggi consigliere comunale di maggioranza, si è riuscito a realizzare un’Arena al Parco del Mercatello, spazio che, contro ogni previsione, convince e conquista, richiamando moltissimi spettatori, per la gioia degli operatori culturali. Ma la tardiva programmazione, ha visto la scorsa estate un cartellone striminzito che è riuscito a coprire solo un mese, con appuntamenti messi in scena neanche tutte le sere. A compensare le mancanze dell’amministrazione comunale, che lo scorso anno ha messo la cultura e lo spettacolo in secondo piano, giustificandosi dietro la famosa frase “non ci sono soldi”, ci sono stati sempre, fortunatamente, gli appuntamenti organizzati dai privati, alcuni con il patrocinio o contributo di Comune, o Regione o Fondazioni, in altre location (vedi Salerno Letteratura, Tenuta dei Normanni, Santa Margherita, e la Lirca del Verdi etc…), ma, a conti fatti, troppo poco per una città che conta circa 125mila abitanti e che nei tre mesi estivi si aspetta un’offerta culturale più ampia rispetto a quella che viene abitualmente proposta. E quest’anno? Che estate ci attenderà? Di sicuro i salernitani potranno contare (almeno lo si spera) su rassegne consolidate, come Salerno Letteratura, Premio Charlot, la Lirica e il Teatro dei Barbuti. Ma per altre? Per quelle che dal Comune ottenevano un piccolo contributo o una location, cosa succederà? E soprattutto si riavrà l’Arena al Parco del Mercatello, oppure, come tradizione salernitana vuole, visto che ha funzionato lo scorso anno è meglio non farla? Domande, tante, alle quali ora più che mai è difficile dare una risposta, anche perchè nella nuova giunta Napoli non è stato previsto un assessore alla cultura e spettacolo, (scelta quanto mai discutibile). Il sindaco ha pensato bene di tenere per sé questa delega, rendendo il tutto più complicato. Perchè se prima si facevano proposte all’assessore competente e con questo si riusciva anche a parlare, riuscendo ad ottenere risposte, in positivo o negativo, ora invece, per chi non supera l’ostacolo passando per altri assessorati, l’unico mezzo è protocollare una
proposta indirizzata al Sindaco e sperare che prima o poi arrivi un cenno. Intanto i giorni trascorrono e il tempo fugge: se si vuol organizzare qualcosa di culturalmente valido o rassegne con nomi prestigiosi, più si attende e più diverrà impossibile. Una rassegna per Paolo Donatantonio, ma dal Comune nessuna risposta di Monica De Santis Una rassegna di teatro per ricordare Paolo Donatantonio. E’ questa la proposta fatta per più di tre anni da Flavio, fratello compianto capo del cerimoniale del Comune di Salerno. Proposta la sua presentata al presidente della Commissione Cultura, quando al Comune di Salerno non vi era un assessore alla cultura e spettacolo e puntualmente messa nel dimenticatoio. Eppure Paolo Donatantonio, venuto a mancare all’età di 52 anni, nell’aprile del 2014, dopo aver lottato contro un brutto male, meriterebbe molto di più. E’ stato un fedele, per non dire fedelissimo collaboratore comunale, per oltre vent’anni. Punto di riferimento ai tempi di De Luca sindaco e anche della giunta De Biase. Ha speso al sua vita tra lavoro, amore per lo sport e l’associazionismo. Nel quartiere dove è nato e cresciuto La Mennola, ha operato tanto, fino a realizzare con il fratello, un teatro diventato un punto di ritrovo per i residenti. Ed è proprio in quel quartiere che il fratello Flavio, vorrebbe organizzare, per il periodo estivo una rassegna teatrale, con tanto di premio che porti proprio il nome di Paolo. Ma come detto la sua richiesta
ad oggi non è stata mai accolta e non si sa se mai lo sarà, visto che lo stesso Flavio stanco di come vengono gestite le cose al Comune di Salerno, ad un certo punto ha smesso di presentare la sua proposta. Peccato. Occasione persa per ricordare degnamente una persona per bene. Cene di beneficenza al Cinquanta Lunedì 24 gennaio parte ufficialmente “Cinquanta x Mille”, il progetto di solidarietà pensato e realizzato dal cocktail bar “Cinquanta – Spirito Italiano” di Pagani (Sa). Primo grande ospite del progetto sarà lo chef napoletano Francesco Sodano, fonda-tore ed elemento di spicco di Cucinanuova, un movimento gastronomico che punta a stravolgere l’alta ristorazione italiana. Il ricavato della cena di lunedì 24 gennaio sarà devoluto alla “OPEN – Oncologia Pediatrica E Neuroblastoma” di Salerno, Onlus impegnata al contrasto di patologie oncologiche che affliggono bambini e adolescenti. L’obiettivo del progetto è quello di raccogliere fondi attraverso cibo di qualità realiz-zato da chef stellati, maestri pizzaioli, food bloggers ed influencer di spessore, con uno “special cocktail menù” creato ad hoc dai bar tender di “Cinquanta”. Partner del progetto, infatti, saranno i brand di Pernod Ricard, multinazionale leader nella fab-bricazione e distribuzione di vini ed alcolici, e 2 realtà campane sinonimo di alta qua- lità, ovvero Casa Marrazzo, con i suoi prodotti conservieri, ed Armatore, con i sapori e profumi della Costiera Amalfitana.
Califano e Natale Palmieri, le due anime di “Cinquanta – Spirito Italiano”. Il calendario prevede un evento al mese per tutto il 2022 con il ricavato della serata devoluto in sostegno di differenti associazioni del territorio, fondazioni ospedaliere ed Onlus internazionali, come ad esempio: Emergency, la storica ong fondata da Gino Strada; la “Fondazione Santobono Pausilipon” di Napoli che sostiene l’ospedale pediatrico più grande del sud Italia; “La stanza di Tobia”, progetto di beneficenza che l’Accademia Nazionale Pizza DOC si è impegnata a realizzare in sostegno delle attività dell’A.R.L.I – Associazione Regionale Leucemie Infantili; l’Associazione Xia – Gibbs Italia, associazione che sostiene la ricerca, supporta le famiglie italiane con familiare affetto da Sindrome di Xia-Gibbs; tante altre realtà del territorio come la protezione civile “Papa Charlie II”, la Onlus “Autismo fuori dal silenzio”, la “Supera-bile Onlus”, etc… Oltre allo chef Sodano, saranno ai fornelli: martedì 1 febbraio la chef Marianna Vitale, stella Michelin con il suo “Sud”; lo chef Lorenzo Montoro, stella Michelin del ri- storante “Il Flauto di Pan”, martedì 1 marzo; martedì 5 aprile lo chef Nicola Annun-ziata dello stellato “Pietramare Natural Food”; martedì 3 maggio toccherà al food blogger “La cucina del Presidente”, ovvero Luca Fresolone; martedì 7 giugno il mae-stro pizzaiolo Salvatore Lioniello; il food blogger InGordo, al secolo Alessandro Ti-paldi, martedì 5 luglio. Ad aprire “Cinquanta x Mille” lunedì 24 gennaio sarà Francesco Sodano, lo chef stella Michelin originario di Somma Vesuviana, in provincia di Napoli. Francesco Sodano ha iniziato la sua carriera in cucina proprio al Faro di Capo d’Orso, il ristorante della Costiera Amalfitana che lo ha visto protagonista fino a pochi mesi fa. Dopo la prima esperienza in Costiera poco più che adolescente, Sodano vola a Roma da Oliver Glowing, poi a Londra, con in mezzo uno stage da Heston Blumenthal al Fat Duck, 3 Stelle Michelin e Miglior ristorante al mondo per la 50 Best nel 2005. Torna in Italia, torna nella sua Campania, e apprende i segreti dell’alta cucina napoletana nel bistellato di Nerano, Quattro Passi. Questo senza contare
l’esperien-za in America con il fratello Salvatore e altre in Inghilterra, senza dimenticare l’esperienza affianco ad Anthony Genovese de “Il Pagliaccio” a Roma. Nel 2019 la prima, vera, grande esperienza da head chef, proprio al Faro di Capo d’Orso, lì dove tutto è cominciato: la Stella Michelin viene confermata subito. In ogni piatto di Francesco Sodano ci sono un viaggio e un ricordo, per un racconto univoco che accompagna il cliente attraverso un’esperienza da tenere a mente, che va ben oltre il gusto. Nel menu c’è un uso attentissimo delle spezie, tocchi aromatici e sapori dosati con mano sicura e una profonda conoscenza della materia. Contami-nazione da tutte le parti del mondo, ma senza mai perdere la bussola della propria cucina, il cui Nord geografico è la Campania. Un legame particolare con la tradizione culinaria napoletana che vorrebbe riproporre secondo una sua personale visione, le-gandolo anche al concetto di sostenibilità. Con il progetto “Cinquanta x Mille”, quindi, il cocktail bar “Cinquanta – Spirito Italia- no” mette il “bar” al centro del tessuto sociale in cui è inserito, non solo come luogo di aggregazione ma come un’autentica piattaforma al centro della società. “Cinquanta” vuole offrire drink e food di qualità ai propri commensali per garantire una migliore qualità della vita a tante altre persone che nel quotidiano hanno più difficoltà del solito. Stagione concertistica a Battipaglia La musica è “arte metafisica”, “cuore delle cose” sicuramente per Schopenhauer ma anche per me e so per certo anche per molti cittadini di Battipaglia. E’ pertanto con immensa soddisfazione e orgoglio, anche come concittadino, che vi
comunico, in qualità di presidente che l’A.gi.mus. è a Battipaglia: l’associazione nazionale ha, infatti, autorizzato l’apertura di una sezione locale qui da noi! E’ questa infatti una associazione nazionale, senza scopo di lucro, con sedi dislocate in molte città italiane, nata a Roma nel 1949, per volere dell’Ente Morale della Farnesina e in stretta relazione con il Ministero dell’istruzione, Università e Ricerca che in tutta Italia ha lo scopo primario di valorizzare il patrimonio musicale giovanile con concerti, rassegne, concorsi, festival, conferenze ed editoria sia in ambito nazionale che internazionale. Nomi illustri hanno mosso i primi passi con A.gi.mus. tra i quali ricordiamo Sergio Cafaro e UtoUghi. Anche noi faremo, insieme ad A.gi.mus, grandi cose e con il vicepresidente Michele Alessio, il direttore artistico Vincenzo Zoppi, la tesoriera Carmen Picciariello e la segretaria Irene D’Angelo, gruppo di amici prima ancora che compagni in questa bella avventura, abbiamo già pronto il cartellone per la prima stagione concertistica che sarà allestita nell’auditorium della S. Gregorio VII a partire dal 12 marzo prossimo. Pino Cozzolino e “Libertà” Sarà presentato a breve “Libertà”, il cortometraggio a tema sociale ed autobiografico, prodotto dall’agenzia Artistica I love music Di Pino Cozzolino, noto organizzatore di eventi nel sud Italia, diretto da Enzo Primavera. Il cortometraggio sarà presentato in diversi festival del cortometraggio a livello nazionale. Nel seguente progetto vedremo diversi volti dell’ambiente musicale/cinematografico partenopeo. Si è dato il via ai primi ciack il 12 Gennaio 2022 nel Napoletano.
Al Verdi “Il silenzio grande” di De Giovanni di Monica De Santis Saranno Massimiliano Gallo, Stefania Rocca e Antonella Morea i protagonisti, da giovedì e fino a domenica, al Teatro Municipale Giuseppe Verdi, dello spettacolo “Il silenzio grande, scritto da Maurizio De Giovanni (per la prima volta nelle vesti inedite di scrittore teatrale), per la regia di Alessandro Gassmann. Spettacolo questo dal quale è stato tratto anche un film presentato al Festival di Venezia. La spettacolo andato in scena per la prima volta nel 2019, fu poi sospeso a causa della pandemia nel 2020. Di conseguenza anche la replica in programma al Massimo di Salerno fu annullata, come le altre. Ora che finalmente i teatri hanno ripreso a funzionare, la tournèe è ripresa e la rappresentazione, verrà messa in scena anche a Salerno. La commedia prodotta dal Teatro Diana di Napoli, è di due atti, per la durata complessiva di due ore, ed è ambientata nella Napoli del 1969. Qui in una villa sopra Posillipo vivono un importante scrittore, Valerio Rimic, dalla fama indiscussa, testardo, sognatore che però non pubblica più nulla da venti anni e vive rintanato nel suo studio. Un mondo di libri catalogati e suddivisi ”per omogeneità emotiva”, la sua famiglia, la servitù. Ed è proprio all’interno delle mura di questa villa di Posillipo che vengono affrontati i temi dei rapporti familiari, del tempo che passa, di come siamo e di ciò che saremmo potuti essere. Una storia di una famiglia benestante, ma che in realtà per le problematiche ed i temi affrontati rappresenta in genere tutte le famiglie, con i loro alti e bassi, con i rapporti di coppia e con i figli. “L’incontro con Maurizio De Giovanni è stato nella mia carriera recente,
portatore di novità importanti e di progetti che mi hanno appassionato. – ha scritto nelle sue note Alessandro Gassmann – In “Qualcuno volo sul nido del cuculo” l’adattamento di Maurizio mi ha permesso di portare quella storia che trasuda umanità, in Italia nel 1982, conferendole una immediatezza ed una riconoscibilità ancora più efficaci per il nostro pubblico, regalando allo spettacolo un successo straordinario. – prosegue ancora l’attore e regista – Ho poi approfondito la mia conoscenza delle umanità raccontate da De Giovanni, interpretando l’ispettore Lojacono nella fortunatissima serie televisiva, giunta alla seconda stagione, “I bastardi di Pizzofalcone”. Quando in una pausa a pranzo con Maurizio parlammo de “Il silenzio grande” vidi l’idea nascere lì in pochi minuti. Ebbi subito la sensazione che, nelle sue mani, un tema importante come quello dei rapporti familiari, del tempo che scorre, del luogo dove le nostre vite scorrono e mutano negli anni, ovvero la casa, avrebbe avuto una evoluzione emozionante e sorprendente. – spiega ancora Gassmann – Immagino uno spettacolo dove le verità che i protagonisti si dicono, a volte si urlano o si sussurrano, possano farvi riconoscere, dove ,come sempre accade anche nei momenti più drammatici, possano esplodere risate, divertimento, insomma la vita. Questa è una delle funzioni che il teatro può avere, quella di raccontarci come siamo, potremmo essere o anche quello che saremmo potuti essere. Questa storia ha poi al suo interno grandissime sorprese, misteri che solo un grande scrittore di gialli come Maurizio De Giovanni avrebbe saputo maneggiare con questa abilità e che la rendono davvero un piccolo classico contemporaneo. – conclude poi il noto attore e regista italiano – Per rendere al meglio, il teatro necessita di attori che aderiscano in modo moderno ai personaggi e penso che Massimiliano Gallo, con il quale ho condiviso set e avventure cinematografiche, sia oggi uno degli attori italiani più efficaci e completi. Sarà per me una grande gioia dirigerlo in un personaggio per lui ideale. Questo facciamo a teatro, o almeno ci sforziamo di fare, cerchiamo disperatamente la verità, e confidiamo nella
vostra voglia di crederci”. I biglietti per assistere allo spettacolo si possono acquistare presso il botteghino del teatro Verdi. L’accesso in sala è consentito solo a coloro che sono in possesso di green pass e mascherina Ffp2. La prima come abbiamo detto si terrà giovedì le repliche andranno in scena fino a domenica.
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