Addio a Sandro Nisivoccia

Pagina creata da Alessandro Marconi
 
CONTINUA A LEGGERE
Addio a Sandro Nisivoccia
Si è spento questa sera alle ore 21, presso la sua abitazione
l’attore salernitano Alessandro Nisivoccia. La notizia si è
diffusa intorno alle 22,30. La sua vita l’aveva dedicata tutta
al teatro, insieme alla moglie Regina Senatore e poi con i
suoi adorati figli Roberto ed Anna

Viola Di Caprio                          porta           in
scena “Ofelia”
di Monica De Santis

Il Teatro Genovesi di Salerno alza il suo sipario sabato 22
alle ore 21.15 ed in replica domenica 23 gennaio alle ore 19,
nell’ambito della sezione “eXtrafeStivalXS 2022” sullo
spettacolo “La risposta di Ofelia” scritto ed interpretato
Viola di Caprio. Una riscrittura che rimette al centro il
personaggio di Ofelia, uno dei principali personaggi femminili
della tragedia Amleto, così fragile e drammatico, in bilico
tra il dolore per la morte infelice del padre e un amore
degradato e deluso. Sola in scena Ofelia (di Caprio)
dialogherà con gli altri personaggi dell’Amleto: Polonio suo
padre (voce di Lucas Tavernier); Laerte, suo fratello (voce di
Miha Bezeljak) e lo spettro di Amleto, defunto re di Danimarca
(Yuri Grandone). Figlia di Polonio, ciambellano di Elsinora,
capitale della Danimarca, e sorella di Laerte, giovane
cavaliere, Ofelia è una giovane aristocratica non appartenente
alla stirpe reale: la residenza alla corte di Elsinore le è
permessa grazie alla carica ricoperta dal padre. Il ruolo che
Ofelia ha nella tragedia è quello della vittima degli eventi:
delusa da un amore per Amleto che crede non puro, veritiero e
disinteressato (Amleto rinnegherà i sentimenti per lei per non
coinvolgerla nelle meschine trame dello zio Claudio,
usurpatore del trono di Danimarca) e divenuta folle per
l’assassinio del padre a opera dello stesso Amleto, terminerà
la sua esistenza affogando in un corso d’acqua, scatenando
l’odio e la vendetta da parte del fratello Laerte, che tenterà
di uccidere Amleto. Ofelia è una giovane donna, abitante di un
castello di cui conosce solo la sua stanza, che è un luogo
incantato dove trascorre il tempo, tra fiori e personaggi
della sua immaginazione. A sua insaputa, in quel castello, si
svolge il dramma shakespeareano dell’Amleto, cui lei non
prende parte. Nulla le viene comunicato da Amleto, in merito
alla visione dello spettro, che pone fine alla loro storia e
dà inizio alla tragedia; nulla le si dice sulla morte del
padre. Non ha status Ofelia, è una donna senza marito, senza
figli, presto senza padre, che riceve solo veti come unica
forma di dialogo che la veda in qualche modo coinvolta. Ma in
quella stanza, forte della memoria della madre (Fata), un
personaggio stravagante, forse frutto della sua stessa
immaginazione, che le dà coraggio e ascolto, capisce di avere
diritto di replica; capisce di non voler far parte di un mondo
che la relega al silenzio e all’obbedienza. La sua fine è una
scelta, che passa anche dall’appropriazione di un monologo
dell’essere o non essere: si riscopre nobile, pura, altamente
morale, senza la virile forza che fa l’eroe ma con la
femminile grazia che, con amore, si dissocia. Si ricorda che è
stato pubblicato il cartellone della 13esima edizione del
Festival Nazionale Teatro XS Città di Salerno 2022. Il primo
spettacolo che era in programma domenica 30 gennaio “Signorina
Julie” è rinviato a domenica 8 maggio.
Cultura, il MiC da il via
concorso miglior progetto
“ArtBonus dell’anno”
Al via da oggi la nuova edizione del Concorso “Progetto Art
Bonus dell’Anno” per premiare i migliori interventi finanziati
attraverso il credito di imposta introdotto in Italia dal
ministro Franceschini quale sostegno al mecenatismo culturale.
“Continuano a crescere i mecenati che con le loro donazioni
contribuiscono al restauro del patrimonio culturale e al
sostegno dei musei, della musica e dello spettacolo. I numeri
dell’Art Bonus sono molto positivi, dalla sua istituzione,
grazie alla generosità di oltre 26mila mecenati, sono stati
raccolti circa 650 milioni di euro che hanno contribuito al
finanziamento di circa 5 mila interventi in tutta Italia”.
Così il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, in
occasione dell’avvio della VI edizione del Concorso “Progetto
Art Bonus dell’Anno”. “Questa nuova edizione del concorso –
aggiunge Franceschini – è un ulteriore modo per valorizzare
una misura fiscale che sta funzionando molto bene e
avvicinarla, attraverso i social network, anche alle giovani
generazioni”. Il Concorso “Progetto Art Bonus dell’Anno”, è
stato ideato nel 2016 con l’obiettivo di offrire un momento di
visibilità e riconoscimento agli enti promotori di raccolte
Art Bonus e ai loro donatori, rendendo i territori
protagonisti anche grazie al voto espresso dalla giuria
popolare di cittadini che votano i progetti sulla piattaforma
del concorso o sui social. Ammessi all’edizione riferita
all’annualità 2021 oltre 350 progetti Art Bonus che hanno
raggiunto l’obiettivo economico entro il 31 dicembre 2021, con
19 regioni rappresentate e oltre 3.000 i mecenati
protagonisti. Un terzo dei progetti in gara è inerente al
restauro di beni culturali (molti dei quali realizzati anche
da comuni piccoli o medi), un terzo il sostegno allo
spettacolo (musica, danza, teatro), un terzo il sostegno agli
istituti e luoghi della cultura (musei, biblioteche, archivi,
complessi monumentali e aree archeologiche). Il Concorso Art
Bonus si svolgerà in due fasi: dal 19 gennaio al 21 marzo 2022
le votazioni avranno luogo sul sito Art Bonus. Qualunque
visitatore del sito potrà esprimere una sola preferenza per
ciascun progetto in gara, ma potrà votare più progetti (non
occorre registrarsi al sito). Dal 22 marzo al 1° aprile 2022 i
primi 10 progetti che avranno ricevuto il maggior numero di
voti sulla piattaforma Art Bonus parteciperanno alle votazioni
solo social, sfidandosi a suon di “Likes” sui profili Facebook
e Instagram di Art Bonus. Sarà dichiarato vincitore del
Concorso Art Bonus 2021 il progetto che otterrà il punteggio
più alto sommando i voti ricevuti nelle due fasi di votazioni.
La premiazione avrà luogo venerdì 15 aprile.

L’inizio di via Dei Mercanti:
La Chiesa del Santissimo
Crocifisso
di Orlando Santoro

Nella via Mercanti, l’antica Drapparia, un monastero ed una
chiesa, del Crocifisso, or si chiama. Santa Maria della Pietà,
fu il suo primo nome, le clarisse l’abitarono con eminente
devozione. La leggenda del Barliario, il legno miracoloso, un
divino evento, originò un clima gioioso. Il Santissimo
Crocifisso, con opere e sculture, un tempio della fede, che
conosce le sue avventure. Un’architettura medievale, che
rivive la sua storia, niente cancellerà la sua mirabile
memoria. Nella famosa via dei Mercanti, conosciuta dai
salernitani, ma anche dai turisti, come l’antica strada in cui
vi era il commercio cittadino, tutt’ora presente, con botteghe
artigiane e diverse attività, venne eretta la chiesa del
Santissimo Crocifisso. La data di costruzione di questa
struttura risale tra il X ed il XII secolo, e secondo una
tradizione , pare fosse stata fondata in epoca longobarda, da
un nipote dell’imperatore Costantino. Una delle prime notizie
a noi giunte, è del febbraio 1140, quando Romoaldo, figlio del
conte Landone, ne dona all’arcivescovo parte del patronato. La
chiesa, fu precedentemente dedicata a Santa Maria della Pietà
di Portanova, in quanto annessa all’adiacente monastero delle
clarisse di Santa Maria de Pietate, e per la sua vicinanza
all’originaria porta della città, chiamata appunto Portanova.
Venne intitolata, al SS. Crocifisso soltanto nel 1879, quando
vi fu trasferito un crocifisso ligneo detto del Barliario,
oggi custodito nel Museo Diocesano nella sala del ‘400. Sul
lato meridionale della chiesa insisteva il monastero delle
clarisse di Santa Maria della Pietà, detto anche Piantanova,
del quale la prima notizia giunta fino a noi è del 7 giugno
1450, quando Caterina Damiano, monaca sagrista di San Giorgio,
lo nomina nel proprio testamento. Il monastero è soppresso nel
1866. I locali sono adibiti in parte ad abitazioni private, in
parte a sede del brefotrofio provinciale; la chiesa rimane
nella disponibilità del comune che, con istrumento del 12
agosto 1878, la cede, quale sede provvisoria, al parroco del
Santissimo Crocifisso sfrattato dallo stesso comune, poco meno
di dieci anni prima, con ordinanza del 7 ottobre 1868, dalla
chiesa dell’ex monastero di San Benedetto che era stata
consegnata all’amministrazione militare. La facciata della
chiesa è stata realizzata negli anni cinquanta del novecento
dopo un precedente e discutibile intervento del 1928 posto in
essere contestualmente alla creazione della piazzetta
antistante. Essa si presenta con un tetto spiovente, scandita
ritmicamente in alto da sette monofore e da un oculo centrale,
con tre portali d’ingresso, che corrispondono alla
suddivisione interna in tre navate. Sulla destra troviamo il
campanile quadrangolare, percorso verticalmente da strette
finestre e alleggerito in alto da dieci monofore, in
corrispondenza della cella campanaria. All’esterno, lungo la
parete di via Mercanti, troviamo alcune tracce dell’edificio
originario, un portale in pietra e una finestra ogivale in
stucco, che era in origine una bifora. Quest’ultima, è divisa
in due scomparti da un architrave : nell’ordine superiore è
presente un articolato motivo a traforo, arabeggiante,
costituito dall’alternanza di croci e stelle ad otto punte,
che la accomuna a decori analoghi presenti nel duomo di
Amalfi. Nell’ordine inferiore, due colonnine impostano
l’ogiva, che è delimitata da una fascia su cui sono
distribuiti sette scudi; purtroppo solo su uno di essi è
riconoscibile l’insegna, a bande orizzontali, bianche e rosse,
della famiglia Carafa (il primo a partire da sinistra). A
questa finestra corrisponde all’interno della chiesa
un’apertura che presenta, addossato al davanzale, un gradone
più basso che sembrerebbe un sedile. Il portale era invece un
antico accesso laterale della chiesa, probabilmente quello che
agli inizi del secolo costituiva l’unico ingresso, dal momento
che quello principale era stato inglobato all’interno di un
androne e non veniva utilizzato. La facciata della chiesa era
stata infatti completamente coperta da costruzioni, che le si
addossavano, poi demolite nel 1928, quando fu creata l’attuale
piazza e realizzata una nuova facciata, preceduta da un
porticato e poi sostituita, dopo l’alluvione del 1954, da
quella attuale che ha inglobato al suo interno il porticato.
L’interno si presenta a pianta basilicale a tre navate
scandite da due ordini di archi a tutto sesto in muratura
listata, sorretti da sei colonne di spoglio con fusti e
capitelli diversi. Al di sopra del colonnato, appaiono
raffigurazioni di Santi e Sante francescani, eseguite quando
la chiesa fu annessa al monastero delle clarisse. Il lato nord
dell’aula è leggermente maggiore di quello sud, per cui la
chiesa risulta leggermente inclinata; una lieve pendenza si ha
anche fra la quota delle absidi e quella dell’ingresso.
Nell’abside centrale un grande mosaico, realizzato nel 1961,
riproduce l’affresco della Crocifissione che si trova nella
cripta. Nell’abside di destra, al di sotto dell’altare,
affreschi del XVI-XVII secolo raffigurano San Clemente
martire, Santa Paolina vergine e San Cassiano martire; sotto
di essi sono esposte le rispettive reliquie. Dalla navata di
destra si accede alla sottostante cripta, recuperata soltanto
nel 1950 pur se ne era già nota l’esistenza, essendo
documentata fin dal 1515. Essa presenta, come la chiesa
superiore, una pianta basilicale a tre piccole navate separate
da archi con volte a crociera e chiuse da absidi
semicircolari. Sulla parete occidentale, di fronte all’abside
centrale, si osserva il grande affresco raffigurante la
Crocifissione, databile tra il XIII e XIV secolo; esso è un
documento unico a Salerno, testimonianza della ricchezza di
riferimenti culturali che fecero grande l’arte fiorita alla
corte dei d’Angiò a Napoli e nel Principato. Nell’abside di
destra un altro affresco di fattura simile, ma forse
posteriore, propone un trittico di Santi racchiusi in archi e
separati da colonnine: San Sisto Papa al centro, San Lorenzo a
sinistra, un altro Santo pellegrino a destra. Nel dipinto si
colgono notevoli assonanze con la Crocifissione, anche se la
maggiore fluidità nella resa dei panneggi sembrerebbe indice
di un adeguamento allo spirito cortese, di gusto già
trecentesco. Al centro Cristo Patiens, il Crocifisso è
raffigurato con gli occhi chiusi, patiens, in un’epoca in cui,
secondo la tradizione bizantina, si usava dipingerlo sulla
croce vivo e con gli occhi aperti, nella tipologia del Cristo
Triumphans.Sulla sinistra figura il gruppo delle pie donne,
dove la Vergine accasciata, le mani protese verso il Figlio, è
sorretta dalle due Marie, cupe ed accorate dal dolore; sulla
destra, l’immagine di S. Giovanni, molto deteriorata, è
affiancata dalle figure meste di due astanti, riconducibili,
secondo il testo evangelico, a Giovanni d’Arimatea e Nicodemo,
ma iconograficamente più simili ai Santi Pietro e Paolo, di
cui recano anche gli attributi: il rotolo ed il libro. Ai lati
della croce sono ritratti i soldati, di dimensioni più piccole
rispetto agli altri personaggi, e gli angeli, due adoranti e
due che raccolgono nelle coppe il sangue di Cristo che
fuoriesce dalle mani e dal costato. Per quanto oggi
completamente trasformato ed illeggibile nelle sue strutture
originarie, perché smembrato e parzialmente divenuto civile
abitazione (palazzo Pernigotti), esistono ancora degli
elementi decorativi che collocano il monastero all’interno di
quell’architettura, diffusa in Campania a partire dall’XI
secolo, caratterizzata dall’utilizzazione di tarsie policrome
giocate sull’utilizzo di fasce alternate di tufi grigi e
gialli. L’antico loggiato con archi incorniciati da larghe
fasce policrome, che presumibilmente correva sui quattro lati
dell’edificio, è oggi inglobato in un’abitazione ed è
possibile soltanto vedere da lontano alcuni pezzi scultorei
sul lato orientale del fabbricato. Pochissimi elementi, tra
cui alcuni archi a sesto acuto, tuttora esistenti nei locali
dell’ex convento, ne confermerebbero la datazione di origine
al XIII secolo. Questa struttura è nota anche per la famosa
leggenda del Crocifisso miracoloso, da cui poi prese il nome
(SS.MO Crocifisso). Secondo la leggenda Pietro Barliario,
aveva una grande passione per le arti magiche e la medicina.
Un giorno, due suoi nipoti, Fortunato e Secondino, rimasero
soli nel suo laboratorio, e mentre giocavano rimasero uccisi
da sostanze velenose, o per lo spavento legato alle immagini,
o alle formule di un libro di magia. Barliario, preso dal
rimorso e dalla disperazione, chiese perdono al Crocifisso
presente sull’altare della chiesa di San Benedetto, il quale
dopo tre giorni e tre notti, chinò miracolosamente il capo, in
segno di perdono verso il mago. Da questo episodio, che attirò
in città tantissimi pellegrini e curiosi, nacque la cosiddetta
“Fiera del Crocifisso”, che si svolge durante il periodo
quaresimale. Un’opera ricca di arte e cultura che la città non
deve assolutamente dimenticare, un percorso storico, che vale
la pena visitare, per la sua straordinaria bellezza artistica.
Un tempio della fede che nel corso dei secoli, ha avuto vari
cambiamenti strutturali, ma che conserva ancora tracce
evidenti del periodo longobardo. La religione, la leggenda del
Crocifisso, le opere presenti, fanno di questo posto, una
delle chiese più affascinati e sublimi, nel campo
dell’architettura medievale.

Estate 2022, tante domande
poche risposte
di Monica De Santis

A   cinque   mesi   e   due   giorni   dall’inizio   dell’estate,
organizzatori, compagnie teatrali, gruppi musicali ed altri si
iniziano a porre una domanda. Che estate avremo? Domanda
lecita e che ovviamente non si riferisce alle condizioni
climatiche, bensì alla possibilità di poter organizzare eventi
e rassegna in uno o più punti della città. Dopo anni in cui
Salerno ha vissuto un calo nella programmazione estiva, nel
2020, complice anche la chiusura di tutte le strutture
culturali per diversi mesi, la città riuscì ad avere un’estate
molto ricca, con ben tre mesi di appuntamenti (non tutti di
ottima qualità, questo va detto) che si sono svolti su tre e
più location. Arena del Mare, Barbuti e Augusteo, messi a
disposizione dal Comune mediante un bando aperto agli
operatori salernitani, e poi ancora Sant’Eustachio, Santa
Maria a Mare, Santa Margherita, Tenuta dei Normanni, dove si
sono svolsero altre manifestazioni organizzate da compagnie e
associazioni. L’anno successivo, l’estate scorsa, il primo
prevedibile passo indietro. Prevedibile, perché a Salerno
tutto quello che funziona, solitamente viene bloccato. Perchè?
Una domanda alla quale in tanti negli anni hanno cercato una
risposta senza mai trovarla. Niente Arena del Mare per tutti,
niente Teatro Augusteo, diventato un centro Hub per i vaccini
e niente Barbuti, dove, fortunatamente ha resistito almeno la
rassegna ideata e pensato da Peppe Natella più di 30 anni fa.
Dopo un tira e molla, anche un po’ estenuante,
l’amministrazione comunale, su spinta dell’allora assessore
Antonia Willburger, oggi consigliere comunale di maggioranza,
si è riuscito a realizzare un’Arena al Parco del Mercatello,
spazio che, contro ogni previsione, convince e conquista,
richiamando moltissimi spettatori, per la gioia degli
operatori culturali. Ma la tardiva programmazione, ha visto la
scorsa estate un cartellone striminzito che è riuscito a
coprire solo un mese, con appuntamenti messi in scena neanche
tutte le sere. A compensare le mancanze dell’amministrazione
comunale, che lo scorso anno ha messo la cultura e lo
spettacolo in secondo piano, giustificandosi dietro la famosa
frase “non ci sono soldi”, ci sono stati sempre,
fortunatamente, gli appuntamenti organizzati dai privati,
alcuni con il patrocinio o contributo di Comune, o Regione o
Fondazioni, in altre location (vedi Salerno Letteratura,
Tenuta dei Normanni, Santa Margherita, e la Lirca del Verdi
etc…), ma, a conti fatti, troppo poco per una città che conta
circa 125mila abitanti e che nei tre mesi estivi si aspetta
un’offerta culturale più ampia rispetto a quella che viene
abitualmente proposta. E quest’anno? Che estate ci attenderà?
Di sicuro i salernitani potranno contare (almeno lo si spera)
su     rassegne      consolidate,     come           Salerno
Letteratura, Premio Charlot, la Lirica e il       Teatro dei
Barbuti. Ma per altre? Per quelle che dal Comune ottenevano un
piccolo contributo o una location, cosa succederà? E
soprattutto si riavrà l’Arena al Parco del Mercatello, oppure,
come tradizione salernitana vuole, visto che ha funzionato lo
scorso anno è meglio non farla? Domande, tante, alle quali ora
più che mai è difficile dare una risposta, anche perchè nella
nuova giunta Napoli non è stato previsto un assessore alla
cultura e spettacolo, (scelta quanto mai discutibile). Il
sindaco ha pensato bene di tenere per sé questa delega,
rendendo il tutto più complicato. Perchè se prima si facevano
proposte all’assessore competente e con questo si riusciva
anche a parlare, riuscendo ad ottenere risposte, in positivo o
negativo, ora invece, per chi non supera l’ostacolo passando
per altri assessorati, l’unico mezzo è protocollare una
proposta indirizzata al Sindaco e sperare che prima o poi
arrivi un cenno. Intanto i giorni trascorrono e il tempo
fugge: se si vuol organizzare qualcosa di culturalmente valido
o rassegne con nomi prestigiosi, più si attende e più diverrà
impossibile.

Una       rassegna                                     per
Paolo Donatantonio, ma                                 dal
Comune nessuna risposta
di Monica De Santis

Una rassegna di teatro per ricordare Paolo Donatantonio. E’
questa la proposta fatta per più di tre anni da Flavio,
fratello compianto capo del cerimoniale del Comune di Salerno.
Proposta la sua presentata al presidente della Commissione
Cultura, quando al Comune di Salerno non vi era un assessore
alla cultura e spettacolo e puntualmente messa nel
dimenticatoio. Eppure Paolo Donatantonio, venuto a mancare
all’età di 52 anni, nell’aprile del 2014, dopo aver lottato
contro un brutto male, meriterebbe molto di più. E’ stato un
fedele, per non dire fedelissimo collaboratore comunale, per
oltre vent’anni. Punto di riferimento ai tempi di De Luca
sindaco e anche della giunta De Biase. Ha speso al sua vita
tra lavoro, amore per lo sport e l’associazionismo. Nel
quartiere dove è nato e cresciuto La Mennola, ha operato
tanto, fino a realizzare con il fratello, un teatro diventato
un punto di ritrovo per i residenti. Ed è proprio in quel
quartiere che il fratello Flavio, vorrebbe organizzare, per il
periodo estivo una rassegna teatrale, con tanto di premio che
porti proprio il nome di Paolo. Ma come detto la sua richiesta
ad oggi non è stata mai accolta e non si sa se mai lo sarà,
visto che lo stesso Flavio stanco di come vengono gestite le
cose al Comune di Salerno, ad un certo punto ha smesso di
presentare la sua proposta. Peccato. Occasione persa per
ricordare degnamente una persona per bene.

Cene   di                beneficenza                     al
Cinquanta
Lunedì 24 gennaio parte ufficialmente “Cinquanta x Mille”, il
progetto di solidarietà pensato e realizzato dal cocktail bar
“Cinquanta – Spirito Italiano” di Pagani (Sa). Primo grande
ospite del progetto sarà lo chef napoletano Francesco Sodano,
fonda-tore ed elemento di spicco di Cucinanuova, un movimento
gastronomico che punta a stravolgere l’alta ristorazione
italiana. Il ricavato della cena di lunedì 24 gennaio sarà
devoluto alla “OPEN – Oncologia Pediatrica E Neuroblastoma” di
Salerno, Onlus impegnata al contrasto di patologie oncologiche
che affliggono bambini e adolescenti. L’obiettivo del progetto
è quello di raccogliere fondi attraverso cibo di qualità
realiz-zato da chef stellati, maestri pizzaioli, food bloggers
ed influencer di spessore, con uno “special cocktail menù”
creato ad hoc dai bar tender di “Cinquanta”. Partner del
progetto, infatti, saranno i brand di Pernod Ricard,
multinazionale leader nella fab-bricazione e distribuzione di
vini ed alcolici, e 2 realtà campane sinonimo di alta qua-
lità, ovvero Casa Marrazzo, con i suoi prodotti conservieri,
ed Armatore, con i sapori e profumi della Costiera Amalfitana.
Califano e Natale Palmieri, le due anime di “Cinquanta –
Spirito Italiano”. Il calendario prevede un evento al mese per
tutto il 2022 con il ricavato della serata devoluto in
sostegno di differenti associazioni del territorio, fondazioni
ospedaliere ed Onlus internazionali, come ad esempio:
Emergency, la storica ong fondata da Gino Strada; la
“Fondazione Santobono Pausilipon” di Napoli che sostiene
l’ospedale pediatrico più grande del sud Italia; “La stanza di
Tobia”, progetto di beneficenza che l’Accademia Nazionale
Pizza DOC si è impegnata a realizzare in sostegno delle
attività dell’A.R.L.I – Associazione Regionale Leucemie
Infantili; l’Associazione Xia – Gibbs Italia, associazione che
sostiene la ricerca, supporta le famiglie italiane con
familiare affetto da Sindrome di Xia-Gibbs; tante altre realtà
del territorio come la protezione civile “Papa Charlie II”, la
Onlus “Autismo fuori dal silenzio”, la “Supera-bile Onlus”,
etc… Oltre allo chef Sodano, saranno ai fornelli: martedì 1
febbraio la chef Marianna Vitale, stella Michelin con il suo
“Sud”; lo chef Lorenzo Montoro, stella Michelin del ri-
storante “Il Flauto di Pan”, martedì 1 marzo; martedì 5 aprile
lo chef Nicola Annun-ziata dello stellato “Pietramare Natural
Food”; martedì 3 maggio toccherà al food blogger “La cucina
del Presidente”, ovvero Luca Fresolone; martedì 7 giugno il
mae-stro pizzaiolo Salvatore Lioniello; il food blogger
InGordo, al secolo Alessandro Ti-paldi, martedì 5 luglio. Ad
aprire “Cinquanta x Mille” lunedì 24 gennaio sarà Francesco
Sodano, lo chef stella Michelin originario di Somma Vesuviana,
in provincia di Napoli. Francesco Sodano ha iniziato la sua
carriera in cucina proprio al Faro di Capo d’Orso, il
ristorante della Costiera Amalfitana che lo ha visto
protagonista fino a pochi mesi fa. Dopo la prima esperienza in
Costiera poco più che adolescente, Sodano vola a Roma da
Oliver Glowing, poi a Londra, con in mezzo uno stage da Heston
Blumenthal al Fat Duck, 3 Stelle Michelin e Miglior ristorante
al mondo per la 50 Best nel 2005. Torna in Italia, torna nella
sua Campania, e apprende i segreti dell’alta cucina napoletana
nel bistellato di Nerano, Quattro Passi. Questo senza contare
l’esperien-za in America con il fratello Salvatore e altre in
Inghilterra, senza dimenticare l’esperienza affianco ad
Anthony Genovese de “Il Pagliaccio” a Roma. Nel 2019 la prima,
vera, grande esperienza da head chef, proprio al Faro di Capo
d’Orso, lì dove tutto è cominciato: la Stella Michelin viene
confermata subito. In ogni piatto di Francesco Sodano ci sono
un viaggio e un ricordo, per un racconto univoco che
accompagna il cliente attraverso un’esperienza da tenere a
mente, che va ben oltre il gusto. Nel menu c’è un uso
attentissimo delle spezie, tocchi aromatici e sapori dosati
con mano sicura e una profonda conoscenza della materia.
Contami-nazione da tutte le parti del mondo, ma senza mai
perdere la bussola della propria cucina, il cui Nord
geografico è la Campania. Un legame particolare con la
tradizione culinaria napoletana che vorrebbe riproporre
secondo una sua personale visione, le-gandolo anche al
concetto di sostenibilità. Con il progetto “Cinquanta x
Mille”, quindi, il cocktail bar “Cinquanta – Spirito Italia-
no” mette il “bar” al centro del tessuto sociale in cui è
inserito, non solo come luogo di aggregazione ma come
un’autentica piattaforma al centro della società. “Cinquanta”
vuole offrire drink e food di qualità ai propri commensali per
garantire una migliore qualità della vita a tante altre
persone che nel quotidiano hanno più difficoltà del solito.

Stagione   concertistica                                   a
Battipaglia
La musica è “arte metafisica”, “cuore delle cose” sicuramente
per Schopenhauer ma anche per me e so per certo anche per
molti cittadini di Battipaglia. E’ pertanto con immensa
soddisfazione e orgoglio, anche come concittadino, che vi
comunico, in qualità di presidente che l’A.gi.mus. è a
Battipaglia: l’associazione nazionale ha, infatti, autorizzato
l’apertura di una sezione locale qui da noi! E’ questa infatti
una associazione nazionale, senza scopo di lucro, con sedi
dislocate in molte città italiane, nata a Roma nel 1949, per
volere dell’Ente Morale della Farnesina e in stretta relazione
con il Ministero dell’istruzione, Università e Ricerca che in
tutta Italia ha lo scopo primario di valorizzare il patrimonio
musicale giovanile con concerti, rassegne, concorsi, festival,
conferenze ed editoria sia in ambito nazionale che
internazionale. Nomi illustri hanno mosso i primi passi con
A.gi.mus. tra i quali ricordiamo Sergio Cafaro e UtoUghi.
Anche noi faremo, insieme ad A.gi.mus, grandi cose e con il
vicepresidente Michele Alessio, il direttore artistico
Vincenzo Zoppi, la tesoriera Carmen Picciariello e la
segretaria Irene D’Angelo, gruppo di amici prima ancora che
compagni in questa bella avventura, abbiamo già pronto il
cartellone per la prima stagione concertistica che sarà
allestita nell’auditorium della S. Gregorio VII a partire dal
12 marzo prossimo.

Pino Cozzolino e “Libertà”
Sarà presentato a breve “Libertà”, il cortometraggio a tema
sociale ed autobiografico, prodotto dall’agenzia Artistica I
love music Di Pino Cozzolino, noto organizzatore di eventi nel
sud Italia, diretto da Enzo Primavera. Il cortometraggio sarà
presentato in diversi festival del cortometraggio a livello
nazionale. Nel seguente progetto vedremo diversi volti
dell’ambiente musicale/cinematografico partenopeo. Si è dato
il via ai primi ciack il 12 Gennaio 2022 nel Napoletano.
Al Verdi “Il silenzio grande”
di De Giovanni
di Monica De Santis

Saranno Massimiliano Gallo, Stefania Rocca e Antonella Morea i
protagonisti, da giovedì e fino a domenica, al Teatro
Municipale Giuseppe Verdi, dello spettacolo “Il silenzio
grande, scritto da Maurizio De Giovanni (per la prima volta
nelle vesti inedite di scrittore teatrale), per la regia di
Alessandro Gassmann. Spettacolo questo dal quale è stato
tratto anche un film presentato al Festival di Venezia. La
spettacolo andato in scena per la prima volta nel 2019, fu poi
sospeso a causa della pandemia nel 2020. Di conseguenza anche
la replica in programma al Massimo di Salerno fu annullata,
come le altre. Ora che finalmente i teatri hanno ripreso a
funzionare, la tournèe è ripresa e la rappresentazione, verrà
messa in scena anche a Salerno. La commedia prodotta dal
Teatro Diana di Napoli, è di due atti, per la durata
complessiva di due ore, ed è ambientata nella Napoli del
1969. Qui in una villa sopra Posillipo vivono un importante
scrittore, Valerio Rimic, dalla fama indiscussa, testardo,
sognatore che però non pubblica più nulla da venti anni e vive
rintanato nel suo studio. Un mondo di libri catalogati e
suddivisi ”per omogeneità emotiva”, la sua famiglia, la
servitù. Ed è proprio all’interno delle mura di questa villa
di Posillipo che vengono affrontati i temi dei rapporti
familiari, del tempo che passa, di come siamo e di ciò che
saremmo potuti essere. Una storia di una famiglia benestante,
ma che in realtà per le problematiche ed i temi affrontati
rappresenta in genere tutte le famiglie, con i loro alti e
bassi, con i rapporti di coppia e con i figli. “L’incontro con
Maurizio De Giovanni è stato nella mia carriera recente,
portatore di novità importanti e di progetti che mi hanno
appassionato. – ha scritto nelle sue note Alessandro Gassmann
– In “Qualcuno volo sul nido del cuculo” l’adattamento di
Maurizio mi ha permesso di portare quella storia che trasuda
umanità, in Italia nel 1982, conferendole una immediatezza ed
una riconoscibilità ancora più efficaci per il nostro
pubblico, regalando allo spettacolo un successo straordinario.
– prosegue ancora l’attore e regista – Ho poi approfondito la
mia conoscenza delle umanità raccontate da De Giovanni,
interpretando l’ispettore Lojacono nella fortunatissima serie
televisiva, giunta alla seconda stagione, “I bastardi di
Pizzofalcone”. Quando in una pausa a pranzo con Maurizio
parlammo de “Il silenzio grande” vidi l’idea nascere lì in
pochi minuti. Ebbi subito la sensazione che, nelle sue mani,
un tema importante come quello dei rapporti familiari, del
tempo che scorre, del luogo dove le nostre vite scorrono e
mutano negli anni, ovvero la casa, avrebbe avuto una
evoluzione emozionante e sorprendente. – spiega ancora
Gassmann – Immagino uno spettacolo dove le verità che i
protagonisti si dicono, a volte si urlano o si sussurrano,
possano farvi riconoscere, dove ,come sempre accade anche nei
momenti più drammatici, possano esplodere risate,
divertimento, insomma la vita. Questa è una delle funzioni che
il teatro può avere, quella di raccontarci come siamo,
potremmo essere o anche quello che saremmo potuti essere.
Questa storia ha poi al suo interno grandissime sorprese,
misteri che solo un grande scrittore di gialli come Maurizio
De Giovanni avrebbe saputo maneggiare con questa abilità e che
la rendono davvero un piccolo classico contemporaneo. –
conclude poi il noto attore e regista italiano – Per rendere
al meglio, il teatro necessita di attori che aderiscano in
modo moderno ai personaggi e penso che Massimiliano Gallo, con
il quale ho condiviso set e avventure cinematografiche, sia
oggi uno degli attori italiani più efficaci e completi. Sarà
per me una grande gioia dirigerlo in un personaggio per lui
ideale. Questo facciamo a teatro, o almeno ci sforziamo di
fare, cerchiamo disperatamente la verità, e confidiamo nella
vostra voglia di crederci”. I biglietti per assistere allo
spettacolo si possono acquistare presso il botteghino del
teatro Verdi. L’accesso in sala è consentito solo a coloro che
sono in possesso di green pass e mascherina Ffp2. La prima
come abbiamo detto si terrà giovedì le repliche andranno in
scena fino a domenica.
Puoi anche leggere