TUTTO SULLA NUOVA RETE 5G - IW2BSF - Rodolfo
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TUTTO SULLA NUOVA RETE 5G IW2BSF - Rodolfo 5G , la vera connettività industriale: vantaggi, frequenze e provider…. Sono diversi anni che, in varie declinazioni, si sente parlare di 5G. La quantità di informazioni, tanto frammentarie quanto spesso perfino fuorvianti, non ha sicuramente contribuito a fare chiarezza. Il tema è invece importante, e merita di essere approfondito in modo organico, facendo riferimento allo stato attuale delle informazioni effettivamente disponibili. Prima di tutto, sgombriamo il capo da un equivoco: il 5G non sarò destinato al mondo della telefonia cellulare, o meglio non prevalentemente. D’altronde, ancora oggi larga parte degli smartphone e dei tablet in commercio fatica a sfruttare a fondo le linee 4G; non è quindi così importante (anche se sempre ben accetto) un upgrade in tal senso. La vera ragion d’essere del 5G è indubbiamente il mondo industriale: il fenomeno industria 4.0 non può esistere in quanto tale, senza una connettività adeguata.
Quali sono i vantaggi essenziali del 5G rispetto alle connettività attuali? Presto detto. Prima di tutto, come ragionevole attendersi, un grande incremento di banda. A livello teorico è possibile raggiungere connessioni fino a 20 Gbps; ovviamente non si raggiungeranno (certo non in tempi brevi) limiti così elevati. Tuttavia, la ripartizione in onde millimetriche della banda 5G consentirà velocità molto superiori a quelle realmente ammesse dal 4G, ma soprattutto estremamente più efficienti in caso di congestione di rete. A tutti sarà capitato, in occasione di eventi particolarmente affollati (come a un concerto, o a una partita di calcio) di avere problemi perfino nell’uso di WhatsApp. In quel caso la nostra connettività era inibita dalla saturazione di rete. Bassa latenza, caratteristica fondamentale Un altro grande vantaggio è la latenza incredibilmente bassa. Se con la rete 4G nella migliore dei casi si potevano avere ping nell’ordine dei 40-60 millisecondi (e a salire in modo esponenziale con la congestione di rete) le reti 5G propongono ordini di grandezza di 4-5 millisecondi, costanti, e con prospettive di scendere rapidamente entro i 2 millisecondi. Se questa cosa può sembrare secondaria, sappiate che non lo è affatto. Immaginate, per esempio, una automobile a guida autonoma. I tempi di reazione sono indispensabili, giusto? Ecco perché una latenza bassa non è un fattore secondario, ma quasi tutto quello che conta. E lo stesso si può dire in ambito industriale: centinaia, se non migliaia, di dispositivi Industrial IoT connessi possono funzionare solo se dispongono di banda, affidabilità della stessa, e latenza approssimabile a zero. Moltiplicare 40 millisecondi di ritardo per ogni passaggio della catena, significherebbe arrivare ad accumulare ritardi di segnale talmente alti da rende di fatto non utilizzabile il sistema stesso. Ecco perché, grazie al 5G, si prevede un aumento enorme dell’uso di IIoT. La latenza bassa e costante, spesso più dell’enorme banda a disposizione, consentirà attività oggi neppure ipotizzabili. Si potranno guidare veicoli a distanza, ad esempio, o ancora un chirurgo potrà effettuare operazioni a distanza, e sappiamo bene quanto il fattore tempo possa fare la differenza fra la vita e la morte in questi casi. Riassumendo, i vantaggi del 5G sono: banda facilmente superiore al gigabit grande resistenza alla congestione di rete latenza estremamente contenuta Le frequenze per fare 5G in Italia Con questo ben presente, è facile capire perché l’asta con cui sono state assegnate le frequenze per il 5G sia stata particolarmente intensa. Ben quattordici giorni di rialzi, che hanno ben il 130% in più di quanto previsto dalla base d’asta.
6,5 miliardi di euro sono finiti nelle casse dello Stato, a testimonianza di quanto anche le stesse telco credano fermamente in questa tecnologia. Non è un caso, quindi, che l’asta per i blocchi sui 700 MHz abbia prodotto incassi significativamente inferiori rispetto a quella per le frequenze da 3.700 MHz. Sarà proprio quest’ultima ad essere sfruttata inizialmente, mentre i 700 MHz saranno disponibili a partire dal 2022 (salvo rinvii). E per queste frequenze, anche gli assegnatari di blocchi ne pagheranno il costo solo all’atto della effettiva assegnazione. Vediamo, nel dettaglio, il risultato dell’asta per le frequenze 5G: 700 MHz - Blocco riservato Iliad Italia € 676.472.792 700 MHz - Blocco generico Vodafone Italia € 345.000.000 700 MHz – Blocco generico Telecom Italia € 340.100.000 700 MHz – Blocco generico Telecom Italia € 340.100.000 700 MHz – Blocco generico Vodafone Italia € 338.236396 3700 MHz – Blocco specifico (80 MHz) Telecom Italia € 1.694.000.000 3700 MHz – Blocco specifico (80 MHz) Vodafone Italia € 1.685.000.000 3700 MHz – Blocco specifico (20 MHz) Wind Tre € 483.920.000 3700 MHz – Blocco specifico (20 MHz) Iliad Italia € 483.900.000 26 GHz – Blocco generico Telecom Italia € 33.020.000 26 GHz – Blocco generico Iliad Italia € 32.900.000 26 GHz – Blocco generico Fastweb € 32.600.000 26 GHz – Blocco generico Wind Tre € 32.586.535 26 GHz – Blocco generico Vodafone Italia € 32.586.535 Va anche rilevato, che il costo sostenuto dalle telco italiane è stato più alto rispetto a quanto pagato in altri paesi europei: sette volte più che in Spagna, e quasi il triplo rispetto al Regno Unito. Per il nostro governo, impegnato su un numero ampio di fronti interni e internazionali, questa è comunque una sfida cruciale per il benessere di un Paese che, è bene ricordarlo, è in recessione tecnica e senza rosee prospettive. La sindaca di Roma Virginia Raggi prova la realtà virtuale in 5G Accelerare in maniera importante verso il 5G, anche con investimenti dedicati e con importanti snellimenti burocratici sarebbe fondamentale. Purtroppo, al momento non si vede all’orizzonte alcun segnale incoraggiante in questo senso: il governo ha anzi preferito dirottare 100 milioni di
euro, destinati allo sviluppo del 5G, verso il progetto WiFI Italia, voluto dall’allora governo Renzi, e mai veramente decollato. Una scelta che, per quanto indubbiamente legittima, lascia quantomeno perplessi. Le mosse dei provider L’interesse del mondo industriale è a livelli altissimi, soprattutto considerando che (non va dimenticato) parliamo di una tecnologia che è prossima alla introduzione sul mercato ma non ancora disponibile. La stessa Ericsson, uno dei massimi player nel settore delle infrastrutture per telecomunicazioni, ha pubblicato un interessante studio. Su un campione piuttosto ampio (oltre 900 aziende in rappresentanza di 10 diversi ambiti industriali) è emerso come ben il 75% degli intervistati ritenga certo che il settore di competenza potrebbe ottenere grandi benefici dall’introduzione del 5G. Non si tratta, sia chiaro, di un puro atto di fede verso una tecnologia ancora lontana nel tempo. Il percorso di sviluppo è stato lungo, e anche dopo l’inizio dell’offerta commerciale, si prevedono numerosi step evolutivi, non dissimilmente da quanto già accaduto con il 4G/LTE. Come ricordato, non siamo ancora alla commercializzazione del servizio 5G, ma ci sono già una serie piuttosto interessante di sperimentazioni che stanno avendo luogo un po'in tutta Italia. Proprio in concomitanza con il recente Festival di Sanremo, Tim ha attivato alcune antenne intelligenti 5G di Ericcson, e creato alcuni corner presso i quali i visitatori potranno vedere gli eventi che si tengono in Piazza Cristoforo Colombo, in alta definizione e senza alcun ritardo. Anche Genova è teatro di intense attività 5G: La creazione del Digital Lab 5G, frutto di un accordo fra Comune di Genova, Regione Liguria, Liguria Digitale, Ericsson e TIM, ha consentito la realizzazione di servizi 5G al Great Campus, accelerando lo sviluppo dei servizi innovativi e con particolare focus verso le Internet of Things. La città della lanterna vedrà a breve impegnarsi anche Fastweb, questa volta nella zona del Porto Antico. Se la sperimentazione di Tim era prevalentemente di tipo industriale, questa seconda sperimentazione andrà a operare nel cuore della città, offrendo un’ampia gamma di servizi digitali in ambito sicurezza, turismo e soprattutto smart city. Giustificata la soddisfazione del sindaco Marco Bucci, che dopo la grande tragedia del Ponte Morandi vede la propria città al centro dello sviluppo tecnologico. Come ha sottolineato Bucci, a oggi Genova è nei fatti l’unica città che veda impegnati ben due operatori telco in attività di testing. Per dare una idea di quali funzionalità siano possibili solo grazie a connettività 5G, basti ad esempio pensare a People Counting, che abilita il conteggio delle persone grazie al rilevamento dei passaggi all’interno di “porte virtuali” create con telecamere installate nelle le aree di accesso e collegate in
5G. Oppure People Densit: il rilevamento dei dati di densità, passaggio e sosta di persone. Facile pensare ai molteplici utilizzi, soprattutto in caso di emergenze. Peraltro, la stessa Ericsson ha ricordato i dati del Mobility Report, secondo i quali solo nell’ultimo anni il traffico dati generato da dispositivi in mobilità è aumentato addirittura del 79%, e nell’arco di un paio di anni si arriverà a saturare le possibilità offerte dalla rete 4G. Wind Tre, dal canto suo, è impegnata nella sperimentazione 5G a Prato e L’Aquila, in partnership con Open Fiber, e coinvolgendo in questo un ampio numero di atenei: Firenze, Polo di Prato, L’Aquila, Genova, Bologna, e coinvolgendo ZTE per la parte networking radio. E che Prato creda fortemente nei benefici della rete di nuova generazione, lo testimonia il progetto Prato Manifattura 5G, presentato il 28 Novembre scorso e con lo scopo primario di sensibilizzare e informare le imprese del territorio sulle possibili applicazioni della tecnologia 5G e dell' industria 4.0 nel sistema produttivo del comparto tessile. Una iniziativa volta anche a formare (e informare) i piccoli imprenditori, spesso grandi lavoratori e ottimi professionisti, ma privi delle adeguate competenze informatiche, che invece potrebbero permettere loro se non di prosperare, quantomeno di competere meglio su un mercato sempre più globale. Sicuramente va dato atto tanto alla Regione Toscana, quanto al comune di Prato, per aver creato questa lodevole iniziativa: anche gli enti pubblici possono fungere da volano, e non solo da freno, per l’economia. Vodafone invece, è fortemente impegnata su Milano, e ha recentemente parlato dei propri progetti nel contesto del Vodafone 5G Experience Day. Già più di 50 le antenne accese nel capoluogo Lombardo, che per Vodafone è un vero e proprio laboratorio in continua evoluzione. Molti i case study realizzati, ne citiamo alcuni: prima di tutto, l’ambulanza connessa. Questo progetto ha visto la collaborazione con IRCCS Ospedale San Raffaele, AREU, Croce Rossa di Milano e Altran. La soluzione è stata ideata su rete e architettura 5G e utilizzando il Multi - Access Edge Computing (MEC) di Vodafone. Grazie ad essa, il soccorritore di Croce Rossa può videochiamare in alta risoluzione la centrale operativa Areu, monitorando nel dettaglio la salute del paziente; gli occhiali a realtà aumentata permettono l’identificazione dei volti dei pazienti con patologie croniche
per intervenire in tempi rapidi oltre (ad esempio) a poter visualizzare protocolli sanitari particolarmente complessi mentre si effettua l’intervento di emergenza. Una vera rivoluzione copernicana, per gli interventi di primo soccorso. E, a ben pensarci, assolutamente replicabili in aree del mondo particolarmente carenti di strutture e personale adeguato. Inoltre, sempre in campo medico, è stato presentato un progetto di IoT dedicato alla telemedicina: speciali indumenti realizzati da L.I.F.E. e monitorati tramite una piattaforma realizzata da Exprivia Italtel permettono alla clinica Humanitas di monitorare e identificare i parametri rilevanti del paziente durante la gestione delle attività quotidiane, anche grazie a tecnologie di intelligenza artificiale. Questo è uno dei casi in cui l’affidabilità, e la bassa latenza delle reti 5G possono davvero giocare un ruolo determinante, arrivando a salvare vite umane. Ricorderete che abbiamo parlato ad inizio articolo di guida autonoma: ecco Yape, un veicolo (ovviamente elettrico) a guida autonoma, realizzato in partnership Politecnico di Milano, eNovia, Poste Italiane e Esselunga. Yape ha come mission la consegna di pacchi e buste nell’ultimo miglio, ed essendo elettrico contribuisce in maniera importante a ridurre l’inquinamento atmosferico che attanaglia tutte le grandi città. Anche questo progetto sarebbe impossibile da realizzare senza il 5G. Per ultimo (fra i molti) vi citiamo un esempio di industria 4.0: il cobot YuMi. Si tratta del il primo robot collaborativo al mondo a due bracci, che per mezzo della rete 5G può comunicare wireless con un dispositivo, in grado di riconoscere i movimenti dell’operatore umano con cui sta “collaborando”, e trasformarli in comandi ed istruzioni. Senza la grande banda messa a disposizione del 5G, e la bassissima latenza , questo progetto non sarebbe neppure pensabile. E i telefoni? Probabilmente avrete notato come nessuna telco, quantomeno a livello di comunicazione, ha parlato sinora di telefonia mobile. Anche a livello comunicativo, si tratta di una rivoluzione, tanto auspicabile quanto attesa da tempo.
Le reti 5G si propongono non come una evoluzione della precedente generazione, ma come una vera e propria rivoluzione. Uno di quei salti epocali destinati a cambiare, radicalmente, molti aspetti della nostra vita. Potremo fare cose a cui non siamo abituati (e che probabilmente neppure immaginiamo). Anche il digital divide verrà drasticamente ridotto, a tutto vantaggio delle zone oggi meno fortunate dal punto di vista della connettività, permettendo non solo una miglior qualità della vita, ma anche l’avvio di attività produttive e commerciali. E ovviamente, l’industria ne trarrà enormi venefici in termini di produttività e qualità del prodotto finale. E gli smartphone, i tablet? Certamente i dispositivi mobile si doteranno in tempi brevi di connessioni 5G. Solo, non saranno i padroni della scena: godranno dei benefici di una tecnologia che, per la prima volta, non è nata e pensata per loro. I tempi di questa grande evoluzione tecnologica sono quasi maturi. Si vedranno le prime offerte commerciali probabilmente entro la fine di quest'anno. Questo porta a pensare che entro il 2022 il 5G avrà preso solidamente piede, e da li in poi, starà davvero alla capacità umana trarne il massimo profitto. Update al febbraio 2019
Potrebbero debuttare già nel 2019 i primi smartphone 5G , in anticipo di un anno rispetto ai timing circolati finora. Alcuni dei vendor più aggressivi stanno spingendo per anticipare le date in alcune aree geografiche e arrivare per primi nella corsa al “magico mondo” promesso dal 5G. E questo, nonostante la messa a regime definitiva sia prevista per il 2022 (qualcuno parla addirittura di 2023): gli annunci riguarderebbero dunque non propriamente di “5G” ma di servizi che definibili “ibridi”, offerti grazie alla messa a punto del primo standard “non standalone” licenziato dal 3GPPP a dicembre scorso: lo standard “standalone”, che darà il via al debutto a regime del 5G, si prevede che sarà licenziato a metà di quest’anno. I nuovi smartphone, ipoteticamente, saranno dunque “predisposti” al 5G ma, là dove frequenze e reti non siano ancora disponibili, saranno in grado di sfruttare le attuali connessioni in 4G. Parla dell’accelerazione Durga Malladi Senior Vice President, Engineering Qualcomm in un’intervista a The Economic Times, secondo la quale il debutto dei primi terminali potrebbe verificarsi in alcuni mercati su cui si concentrano gli sforzi degli operatori per la messa a punto della futura tecnologia. Qualcomm sta “facendo il possibile” per sostenere i produttori di device nell’accelerazione: l’azienda ha annunciato che i propri processori Snapdragon X50 supporteranno una serie di operatori impegnati nelle sperimentazioni 5G: tra gli altri, oltre alle italiane Tim
e Vodafone, anche AT&T, British Telecom, China Telecom, China Mobile, China Unicom, Deutsche Telekom, Ntt Docomo, Orange, Telstra e Verizon. Il focus di Qualcomm riguarda la messa a punto di un supporto multibanda in grado di coprire le frequenze 5G che verranno utilizzate dagli operatori Tlc nelle varee aree geografiche, da quelle a 600Mhz fino alle millimetriche a 28 e 39 Ghz. Le prime presentazioni degli smartphone 5G potrebbero essere di scena al CES 2019. L’asta per il 5G è conclusa: Vodafone e TIM prendono la maggior parte delle frequenze, ma anche Iliad fa molto bene Il nuovo operatore ha ricevuto un "trattamento di favore" per un blocco 700 MHz in quanto nuovo entrante, Wind Tre si è accontentata di un blocco da 3.700 MHz e uno da 26 GHz. Ieri, 2 ottobre, si è conclusa l’asta per l’assegnazione delle frequenze 5G, iniziata il 13 settembre e continuata per ben 14 giornate, in una competizione che ha visto gli operatori contendersi le bande a suon di cospicui rilanci. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha diffuso i dati relativi alla procedura: le offerte per le bande messe a disposizione hanno raggiunto un ammontare di oltre 6 miliardi di euro (6.550.422.258€), superando di oltre 4 miliardi la cifra minima fissata nella Legge di Bilancio. Già dalle prime giornate è stato evidente che l’asta avrebbe portato introiti molto elevati nelle casse dello Stato, e d’alronde questo non stupisce neanche troppo: in Italia il settore delle telecomunicazioni è decisamente florido e ci si aspettava una competizione serrata tra le aziende di telefonia che hanno partecipato. I blocchi messi all’asta dal MISE si suddividevano in base alle frequenze: 5 lotti per la banda 700 MHz FDD, 4 lotti per la banda 3.700 MHz 5 lotti per la banda 26 GHz. A questi, si aggiungono 3 lotti per le frequenze 700 SDL (Supplemental Down Link, molto meno interessanti rispetto a tutte le altre) per cui nessun operatore ha presentato offerte. Hanno partecipato all’asta 7 società, ossia Vodafone, TIM, Iliad, Wind Tre, Fastweb, Open Fiber e Linkem, ma le ultime due non si sono aggiudicate alcun blocco.
Le offerte per i blocchi da 700 MHz si erano concluse già dal secondo giorno: questa è notoriamente la “migliore” banda, poiché i 700 MHz spiccano per una maggiore penetrazione, permettono di ottenere una diffusione capillare della rete e sono ideali per l’Internet of things. I lotti per queste frequenze sono stati vinti da Vodafone, TIM e Iliad; quest’ultima, ha ottenuto il blocco da 10 MHz che le era stato riservato con la delibera 231/18/CONS di AGCOM, in quanto nuovo entrante nel mercato italiano. COMMENTI VARI Perché non vorrei disilluderti ma già oggi montiamo modem della Telit o altri produttori su board di dispositivi che controlliamo da remoto e relativa diagnostica. Riusciamo a controllare il funzionamento di macchine da remoto e ci arriva sul cloud tutti gli allarmi dei sensori; tu pensi a cavolate come la lavatrice che ti dirà quando ha finito il ciclo di lavaggio! Quanto al costo non vorrei disilluderti ma con Vodafone abbiamo un contratto che per un costo limitato mensile abbiamo connettività dati per singola SIM con un limite dati veramente basso (1Mega a SIM). Ci basta comunque per il telecontrollo e la diagnostica. Anche i Tom Tom hanno una SIM dentro e così molti blackBox delle assicurazioni e auto con i nuovi sistemi di telesoccorso. Il 5G veicolerà servizi diversi da quelli classici che tu conosci. Dovrà comunque tenere connessi milioni di dispositivi contemporaneamente, non solo i terminali mobili. Dovrà inoltre connettere dispositivi in condizioni proibitive di ricezione (scantinati e/o sotterranei). Il 4G fa fatica a reggere i telefonini, fallo pure collegare ai frigoriferi... Il cambio del sintonizzatore TV andava fatto comunque perché non puoi ragionare secondo il tuo orticello, ma avresti dovuto liberare le frequenze su tutti i confini del territorio italiano. Inoltre i broadcast stessi hanno la necessità di cambiare sintonizzatori per poter aumentare i canali in HD. Quindi rassegnati, non puoi pretendere di utilizzare ancora il calesse per non acquistare un auto. ;) Siamo sicuri che questo cambio fosse indolore per i broadcaster? Come me molte persone ritengono un bene ormai superfluo, passo poco tempo a casa e accendo la
TV solo perché c'è già. Ma se dovessero chiedermi di spendere 5 € di decoder piuttosto regalerei lo schermo a chi vuole attaccargli una Chromecast (o ne comprerei una). Se dovessero imporre un' altra migrazione forzata finirebbero per eliminare il mercato della TV già incrinato da internet e satellite. Il 5G non è mai stata solo una questione di velocità. Anzi. Assolutamente no; moltiplicare le antenne per minori distanze diminuisce le radiazioni perché le potenze utilizzate saranno molto minori. Questo sia per le BTS che per i terminali, in questo modo consumeranno anche decisamente meno ed emetteranno minori radiazioni. Il 5G permetterà di servire molte più persone contemporaneamente con servizi diversi. google paga 9 miliardi di dollari per aver il suo dominio come predefinito nei dispositivi Apple. Sinceramente non mi sembra tutta sta gran cifra. I dispositivi Apple attivi nel mondo sono 1,3 miliardi. Difficile fare un paragone. Si, anche perché questi 6,5Miliardi li devi spalmare per 15 anni, che poi in realtà sono 15 solamente per la 700MHz mentre per le altre frequenze diventano 18 visto che si andrà fino al 2037. Ora ci sono 100 milioni di SIM, ma con l' IoT e la concorrenza che farà il 5G alla fibra ottica probabilmente diventeranno almeno 5 volte quelle attuali nel giro di qualche anno ... quindi il costo si ripagherà con pochi centesimi al mese. Con 100 milioni di utenti in 15 anni sono circa 4,33€ all'anno, quindi 0,361€ al mese. Coi 3 anni in surplus ci paghi tranquillamente gli interessi sui capitali sborsati .... Wind zoppicante sui 700MHz e semi azzoppata sui 3,7GHz. Iliad semi zoppicante sui 3.7GHz. Gli unici che sono ben posizionati su tutte le frequenze sono tim e Vodafone. Tutti gli altri avranno seri problemi per offrire un servizio completo. Quella messa peggio è comunque Wind che esce da quest' asta con le ossa rotte ... sono quelli che hanno speso di meno, ma dovranno appoggiarsi sulle reti di altri operatori. Già dall' inizio si potevano intuire le intenzioni di Wind-3. Tuttavia wind e 3, al netto delle frequenze cedute a Iliad, hanno delle frequenze inutilizzate che avrebbero dovuto sfruttare per il 4G..quindi possono sempre utilizzarle per il 5G oppure fare refarming di alcune bande (da 4G a 5G), in modo da utilizzare la banda 20 del 4G per il 5G
Bisognerà vedere se gli sarà consentito questa riassegnazione; devono consentirlo anche i produttori di apparati (smartphone) e deve essere regolamentato. Comunque sia partono da una situazione di svantaggio evidente. Ad un certo punto si era "ritirata" Vodafone sui lotti da 80MHz, ma poi è ritornata prepotentemente all'attacco. Sui 3.7GHz ci sono comunque 120MHz, tre blocchi da 40MHz, che potrebbero essere "riutilizzati", ma bisognerà accordarsi con Fastweb, che ne detiene un blocco, Linkem ed altri soggetti, tra cui Telecom che detengono gli altri, a seconda delle regioni. Una volta acquistati possono usarli come vogliono.. Anche alcune frequenze 2G/3G le hanno passate al 4G dove era necessario Non proprio; guarda le specifiche di qualsiasi smartphone, ti elenca le frequenze e modalità per il 3G e per il 4G. Non puoi riutilizzare così allegramente una frequenza se l'apparato non la prevede esplicitamente. Magari fosse così semplice. Se l' apparato non la supporta no... Però tieni presente che i nostri smartphone supportano diverse bande che in Italia non utilizziamo.. i 900MHz o i 2100MHz non possono essere riassegnati dal 3G al 4G, così come non possono gli 800, 1800 e 2600MHz essere riassegnati così allegramente dal 4G al 5G. Deve essere regolamentato ed i produttori di apparati devono a loro volta modificare le frequenze su cui può opeare il 5G. Oltre le frequenze ti ricordo che il modo in cui comunicano può essere FDD e TDD, quindi non sono modifiche di poco conto. Già oggi sia Tim sia Vodafone stanno riutilizzando un blocco da 5 MHz sulla banda 2100 per il 4G. i 900 li hanno assegnati dal 2G al 3G, e in seguito la banda a 2100 l'hanno tolta al 3G per darla al 4G (in alcune città) Anche Wind3. A Trieste praticamente ogni BTS ha 4G anche su banda 1.
Si, ma l'hai potuto fare solo perché lo smartphone ti dava questa opportunità ed era già stato regolamentato. Se non viene regolamentato e il produttore non ti lascia fare questa riassegnazione della frequenza te lo scordi. Ho un S7 che prende con difficoltà il 4G+ e resta in 4G e vorrei agganciasse il 4G+ dentro casa. Secondo te mi conviene cambiarlo magari con un 4.5G o ci sono sistemi per migliorare la situazione? Vorrei aumentare la velocità di download. Con il 4G+ si sfruttano frequenze più elevate? Il Galaxy S7 è un CAT9, quindi può andare in 4G+. Installa Network Cell Info e verifica quali bande prendi fuori casa e poi dentro casa ed i relativi livelli di segnale e qualità. Cambiare smartphone dovresti trovarne uno con una migliore sensibilità radio. Altrimenti, per migliorare il segnale dentro casa, dovresti iniziare a pensare di prendere un router 4G outdoor. Il 4G+ non è altro che il CA; vengono "sommati" i downlink di due frequenze. La B20, 800MHz, è quella che entra meglio nelle abitazioni, la B3, 1800MHz, entra con molta più difficoltà se sei lontano dalla BTS. E'per questo che fatichi ad avere il 4G+ in casa; le onde radio sono adatte a viaggiare dove non ci sono ostacoli. La rete 5G è un pericolo per la salute umana? I rischi, l'allarmismo e le bufale Anche se manca ancora una risposta da parte della comunità scientifica, non ci sono indizi tali da far preoccupare. Chi fa terrorismo sul 5G, invece, spesso sconfina nella pseudoscienza o ha un tornaconto personale
La rete 5G è un pericolo per la salute umana? I rischi, l'allarmismo e le bufale Anche se manca ancora una risposta da parte della comunità scientifica, non ci sono indizi tali da far preoccupare. Chi fa terrorismo sul 5G, invece, spesso sconfina nella pseudoscienza o ha un tornaconto personale La prossima generazione della rete mobile, quella che abiliterà la Internet of things e aumenterà ulteriormente la velocità di trasferimento dei dati, è nella fase iniziale della sperimentazione sul territorio. Prima negli Stati Uniti, poi via via in tutto il mondo, con l’Italia inclusa già nel corso del 2018. Nel prossimo triennio, insomma, se tutto procede secondo le attese assisteremo all’arrivo della rete 5G su larga scala. Come spesso accade al momento dell’introduzione di una nuova tecnologia, insieme all’entusiasmo per il salto generazionale, e per i benefici in termini di applicazioni quotidiane, nasce anche qualche timore legato alla sicurezza e ai potenziali rischi per la salute umana. Così, tra chi invoca il principio di precauzione per un sistema di telecomunicazione – si dice – non ancora adeguatamente testato, chi grida al complotto pilotato dalle multinazionali e chi tenta di riportare la discussione su un piano razionale basandosi sui risultati scientifici, il quadro che emerge è piuttosto caotico. Creare inutili allarmismi probabilmente è sbagliato tanto quanto bollare tutte le obiezioni al 5G come semplici bufale campate per aria. La doverosa premessa è che a oggi non ci sono prove, e nemmeno indizi significativi, di danni alla salute umana causati dalla rete mobile di ultima generazione. Tuttavia, se da un lato gli scienziati sono già in grado di escludere (sulla base delle conoscenze assodate sull’interazione tra uomo e onde elettromagnetiche) effetti devastanti e scenari apocalittici, è altrettanto vero che al momento la letteratura scientifica sull’argomento è piuttosto scarna e, dato che si tratta di una tecnologia recente, mancano del tutto studi sugli effetti a lungo termine eseguiti su popolazioni vaste. Le argomentazioni degli scettici Il primo elemento ricordato da chi alimenta i timori per la rete 5G è la frequenza delle onde elettromagnetiche impiegate, più elevata rispetto alle tecnologie precedenti e che arriva fino alle decine di gigahertz (GHz), ossia corrispondenti a lunghezze d’onda dell’ordine del millimetro o poco inferiori. Dato che ciascun fotone trasporta energia in quantità direttamente proporzionale alla propria frequenza, qualcuno ne approfitta per prevedere dei non-meglio-specificati effetti biologici avversi. Accanto a questo, le onde impiegate dal 5G hanno una minore capacità rispetto alle tecnologie precedenti di penetrare attraverso l’aria, la vegetazione e le pareti degli edifici, richiedendo dunque una più elevata densità urbana di micro-antenne che agiscano da ripetitori. Ciò porterebbe le
persone a vivere a pochi metri da un ripetitore, e questa vicinanza sembra motivo di forti preoccupazioni nonché di lotte di quartiere per installare le antenne più lontano possibile dalla propria abitazione. Infine, citando alcuni studi scientifici recenti, c’è chi sostiene che le onde elettromagnetiche proprie della rete 5G possano indurre più facilmente modifiche nello sviluppo di alcuni batteri, rendendoli magari antibiotico resistenti. Qui e qui si trovano le raccolte di tutte le tesi scettico- allarmistiche, con tanto di bibliografia scientifica più o meno autorevole (selezionata a tesi) per convincere il lettore di quanto il 5G sia pericoloso. Niente panico Il primo elemento da tenere presente quando si valuta un rischio dovuto a onde elettromagnetiche è che l’effetto dipende dall’intensità dell’onda, ossia dall’energia trasportata per unità di tempo e di superficie. Non ha alcun senso, infatti, sostenere che le frequenze del 5G siano pericolose perché “sono anche quelle utilizzate da certi tipi di armi”, dal momento che per la rete di telecomunicazioni si tratta di intensità estremamente basse. Il fatto che la capacità di penetrazione sia inferiore, inoltre, vale anche per i tessuti biologici, e ciò significa che gli effetti (qualunque essi siano) restano confinati nello strato più superficiale della pelle. Quando l’allarmismo scade nel ridicolo Ciò che alimenta seri dubbi sull’attendibilità scientifica di chi fa allarmismo è – oltre all’assenza di studi specifici e la genericità di molte argomentazioni sostenute – la comparsa di alcune tesi completamente infondate. Fra queste c’è l’idea che le onde elettromagnetiche del 5G abbiano una frequenza tale da stimolare una risonanza delle molecole d’acqua, “cuocendoci come in un forno a microonde”. Oppure che in questo modo qualcuno (di solito il Nuovo ordine mondiale) potrebbe riuscire a prendere il controllo del nostro corpo attraverso la cute, trasformandoci in schiavi. L’altro elemento su cui riflettere è che, se da un lato scarseggiano a livello mondiale le pubblicazioni sul tema da parte delle grandi riviste scientifiche e delle più autorevoli testate giornalistiche, quasi tutto ciò che si trova online a proposito di rischi, danni e pericolosità del 5G proviene da fonti già note per essere sostenitrici di pseudoscienze, oppure da siti con un evidente tornaconto economico per le proprie affermazioni. Oltre ad alcune persone in comune con i sostenitori della fantascientifica teoria dei biofotoni di cui abbiamo già raccontato qui su Wired, si tratta di siti in cui si parla di astrologia, del sistema operativo Windows come la realizzazione di Matrix, di energia eterica e biologia quantistica. Oppure a raccontare i presunti rischi sono portali in cui, oltre a diffondere informazioni allarmistiche, si pubblicizzano apparecchi per difendersi dalle onde elettromagnetiche e si vendono corsi via email e podcast (notevole quello sulle frequenze armoniche della vita) per imparare ad auto-proteggersi. Come è evidente, in situazioni come queste si è decisamente sconfinati nel campo delle bufale. La storia si ripete Eppure non è la prima volta che si moltiplicano i timori per i presunti effetti biologici avversi delle reti di telecomunicazione. Erano gli anni Ottanta quando, all’arrivo sul mercato dei primi cellulari, emersero i pionieri della demonizzazione dei telefonini. Da allora, nonostante i molti timori, non è emerso alcun trend preoccupante di patologie riconducibili all’utilizzo dei
telefonini e degli smartphone. Abbiamo passato la fase dell’1G, del 2G, del 3G e pure del 4G, abbiamo affrontato la tecnologia wi-fi e da anni viviamo immersi in ambienti con totale copertura di rete. A ogni innovazione – in modo più o meno energico – ci sono stati movimenti di contestazione, però al momento di danni statisticamente rilevanti e scientificamente dimostrati non ne sono emersi Tra gli evergreen dei contestatori, trasversali a tutti i tipi di rete, ci sono l’elettrosensibilità e i cosiddetti “effetti non termici delle radiazioni non ionizzanti”. La prima, nota anche come allergia al wi-fi, è un fenomeno con sintomi reali ma non imputabile all’esposizione ai campi elettromagnetici, bensì è una reazione negativa (per effetto nocebo) all’esposizione a qualcosa che di per sé è del tutto innocuo. Si tratta, insomma, di un auto inganno che si manifesta con sintomi veri e propri. Sugli effetti non termici, invece, si tratta di fantomatiche conseguenze biologiche delle radiazioni, mai identificate chiaramente. Se tutte le onde elettromagnetiche impiegate nelle telecomunicazioni hanno frequenze troppo basse per poter avere effetti ionizzanti sui tessuti biologici (e sono dunque classificate come non ionizzanti), gli unici effetti che possono provocare sul corpo umano consistono in un riscaldamento. Qualcuno però ipotizza che possano esserci altri effetti, appunto non termici e non di ionizzazione, capaci di indurre patologie o altri disturbi. Tuttavia, per il momento, si tratta di elucubrazioni prive di un riscontro scientifico. La controversia e l’agnosticismo scientifico Nell’agosto del 2016 il Los Angeles Times aveva annunciato la presenza di uno studio preliminare (di cui pare non essere ancora stata pubblicata la versione finale) in cui alcuni topi erano stati sottoposti per 4 ore e mezza al giorno, e per due anni, a radiazioni analoghe a quelle del 5G e di intensità pari al limite massimo stabilito (per l’uomo) dalle autorità statunitensi. Si è osservato in quel caso un aumento da due a quattro volte dell’incidenza di rari tumori al cuore e al cervello, ma solo negli esemplari maschi e inspiegabilmente non nelle femmine. Tuttavia il risultato era scientificamente troppo debole per poter portare a conclusioni affidabili, e in ogni caso non è affatto chiaro come un simile studio possa essere un’indicazione valida per la salute umana. Al di là degli esperimenti preliminari sugli animali e delle conclusioni ormai solide sulla sostanziale sicurezza delle tecnologie di telecomunicazione precedenti, sul fronte della letteratura medica non c’è molto da aggiungere. Forse è anche per questo che pochi mesi fa 180 scienziati hanno sottoscritto un documento in cui si chiedeva di rimandare l’inizio della sperimentazione, in attesa di risultati più solidi relativi agli effetti a lungo termine sulla salute umana ed eseguiti da “ricercatori indipendenti dall’industria”. È certamente vero che a oggi non disponiamo di studi scientifici di durata pluriennale svolti su un ampio gruppo di persone, né di studi sulla sovrapposizione degli effetti dei campi elettromagnetici dovuti al 5G con quelli delle tecnologie precedenti. Tuttavia per avere questi dati servirebbe – appunto – molto tempo e un’ampia popolazione su cui svolgere l’indagine, e per ora non parrebbero esserci indizi di pericolosità tali da far invocare con forza il principio di precauzione, visti anche i precedenti delle obiezioni storicamente sollevate e che mai hanno finora trovato riscontro, come conferma anche l’Organizzazione mondiale della sanità. Ciò non toglie la necessità di eseguire studi seri e approfonditi, con applicazione rigorosa del metodo scientifico, per scongiurare definitivamente anche i timori più remoti di un possibile – anche minimo – effetto sulla salute umana
Rete 5G, rischi e opportunità per le connessioni del futuro. I medici ISDE: «Danni a fertilità. Niente ‘crociate’ ma applicare principio di precauzione» Sarà commercializzata nel 2020, già partita l’asta. Il segretario dell’Associazione dei Medici per l’Ambiente Italia spiega i dubbi sulla rete di quinta generazione: «Ci sarà una moltiplicazione dei ripetitori. Servono pratiche di monitoraggio parallele a questa enorme dilatazione dell’esposizione all’elettromagnetismo» È già sperimentato in molti paesi d’Europa e sarà alla base della prossima generazione di rete mobile. Parliamo del 5G, la tecnologia che assicurerà una connessione sempre più veloce e che aumenterà la qualità del servizio, oltre ad essere alla base della Internet of Things e di tante tecnologie a supporto della telemedicina. E la commercializzazione si avvicina: ieri, nell’asta delle frequenze per il 5G, Tim per ora l’ha spuntata su due blocchi generici nella banda 700 MHz, in uno nella banda 3700 MHz e uno nella banda 26 GHz. Il minimo di incasso garantito per lo Stato è di 2,48 miliardi di euro. «Le infrastrutture del nostro tempo sono la banda ultra larga e il 5G e devono essere il volano di un nuovo miracolo economico», ha detto il Ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Con l’arrivo delle innovazioni, però, arrivano puntuali anche i timori di potenziali danni per la salute. Non sfugge a questa regola anche il 5G che, in effetti, registra una frequenza delle onde elettromagnetiche più elevata rispetto alle tecnologie precedenti e che arriva fino alle decine di gigahertz (GHz), ossia corrispondenti a lunghezze d’onda dell’ordine del millimetro o poco inferiori. Inoltre le onde impiegate dal 5G hanno una minore capacità rispetto alle tecnologie precedenti di penetrare attraverso l’aria, la vegetazione e le pareti degli edifici, richiedendo dunque una più elevata presenza di micro-antenne. Fattori su cui i medici da mesi stanno mettendo in guardia, tanto che lo scorso settembre 180 scienziati da 37 paesi hanno chiesto all’Unione europea
di bloccare lo sviluppo della tecnologia 5G in attesa che si accertino i rischi per la salute per i cittadini europei. Una richiesta a cui si è accodata anche l’ISDE Italia, l’International Society of Doctors for the Environment. «Le prime evidenze che stanno venendo fuori dalla sperimentazione del 5G sono abbastanza preoccupanti. Sono state segnalate alterazione dell’espressione genica, effetti sulla cute, effetti sulla proliferazione cellulare, sulla sintesi di proteine, sui processi infiammatori», spiega a Sanità Informazione il dottore Agostino Di Ciaula, internista della ASL Barletta-Andria-Trani e Segretario Scientifico e Presidente del Comitato Scientifico ISDE. Dottore, perché il 5G può essere pericoloso? «Per vari motivi. Intanto ci sono già numerose evidenza scientifiche che mettono in relazione genericamente emissioni da campi elettromagnetici ad alta frequenza e ed effetti biologici sugli esseri umani. Indipendentemente dal rischio di cancro, ci sono studi che mettono questa nuova forma di inquinamento in relazione con rischi della fertilità, con conseguenze neurologiche e metaboliche, soprattutto in età infantile. Su questo panorama di fondo, che è caratterizzato tra l’altro da limiti di legge che non tutelano affatto la salute umana, si è iscritta questa nuova realtà del 5G. Nel 2017 in diversi paesi della Comunità europea, compresa l’Italia, è stata avviata una sperimentazione che ha previsto l’utilizzo di frequenze di campi elettromagnetici mai sperimentate prima su così larga scala. Si utilizzano in una prima fase frequenze superiori ai 3GHz, che sono preliminari all’introduzione delle frequenze tipiche del 5G, che saranno oltre i 30 Gigahertz, le cosiddette onde millimetriche. Questa sperimentazione è stata già avviata in Italia in tre grosse aree geografiche nel 2018, ha interessato circa 4 milioni di persone ed è preliminare alla commercializzazione in larga scala entro il 2020. Il problema è che sui rischi di fondo dei campi elettromagnetici si inserisce questa enorme moltiplicazione dei dispositivi. Lei pensi che l’AgCom, il Garante delle comunicazioni, ha calcolato che ci saranno in Italia circa un milione di dispositivi per kilometro quadrato, con un incremento abnorme del traffico. Alla luce delle evidenze scientifiche che abbiamo a disposizione è difficile pensare che questo non possa causare effetti biologici sugli esposti». Lei sostiene che questo aumento dei microripetitori è in effetti una cosa di cui non si conoscono gli effetti sulla popolazione… «Assolutamente no. Noi partiamo da dati di fatto ormai consolidati: il primo è che le onde elettromagnetiche ad alta frequenza causano effetti biologici soprattutto in termini di stress ossidativo, che lei sa è alla base di numerose patologie croniche e dello stesso cancro. Poi causa alterazioni dell’espressione del genoma, alterazioni della fertilità, conseguenze neurologiche. Ci sono numerosissime evidenze che documentano danni del neurosviluppo comportamentali, persino danni metabolici, ecc. Da un lato ci sono gli effetti biologici che sono stati ben documentati dalle evidenze scientifiche. Dall’altro abbiamo dei limiti di legge (quelli imposti a livello internazionale dall’ICNIRP, International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection), che valutano soltanto gli effetti termici acuti delle onde elettromagnetiche e non gli effetti biologici e le esposizioni croniche. Ci sono evidenze, anche in questo caso, che hanno dimostrato effetti biologici per esposizioni a campi elettromagnetici centinaia di volte inferiori ai limiti di legge, soprattutto nei feti e nei bambini. Ci sono addirittura studi che, seppure da confermare, documenterebbero un aumento dell’antibiotico-resistenza e quindi un effetto sui microrganismi. A questo si somma l’incertezza delle frequenze legate al 5G, che sono onde millimetriche che non sono mai state utilizzate prima con una diffusione e con una intensità così elevate».
Voi chiedete una moratoria di questa sperimentazione? «Le evidenze preliminari sugli effetti del 5G sono abbastanza preoccupanti. Sono state segnalate alterazione dell’espressione genica, effetti sulla cute, effetti sulla proliferazione cellulare, sulla sintesi di proteine, sui processi infiammatori, per cui a nostro parere è quantomeno imprudente avviare un’esposizione di questo tipo senza tenere minimamente in conto le possibili implicazioni di tipo sanitario. Ovviamente nessuno vuole fare una crociata contro la tecnologia. Noi riteniamo sia etico non aspettare dimostrazioni a posteriori ma quanto meno gestire il rischio con metodologie che puntino alla prevenzione primaria. Il principio di precauzione dovrebbe quantomeno imporre prudenza e l’avvio di adeguate pratiche di monitoraggio ambientale e sanitario parallelamente a questa enorme dilatazione dell’esposizione all’elettromagnetismo». Lei ha parlato di silenzio della politica, piuttosto strano visto che questa tecnologia è alle porte… «Assolutamente sì. Questa purtroppo non è soltanto una caratteristica italiana. Noi come ISDE abbiamo diffuso vari appelli a livello nazionale. Con i colleghi di ISDE International abbiamo diffuso appelli simili a livello internazionale insieme ad altre associazioni ambientaliste e ad altri autorevoli ricercatori di tutto il mondo. In tutto il mondo si riscontra una bassa sensibilità della politica sui rischi del 5G. Adesso, in alcuni paesi europei, si incomincia a prestare attenzione ai rischi derivanti dai campi elettromagnetici in genere, ci sono delle iniziative (per esempio in Francia) per tutelare bambini in ambito scolastico, ma assolutamente nulla sul 5G». È vero che ci sono paesi dove si parla anche di vietare il 5G? «Ci sono state iniziative pubbliche, soprattutto negli Stati Uniti, ci sono stati alcuni Stati dove associazioni, soprattutto di consumatori e ambientaliste, hanno chiesto delle limitazioni a livello locale. A livello nazionale ancora niente. La sperimentazione è stata avviata nel 2017 e, entro nel 2020, il 5G sarà commercializzato in larga scala». Alcuni dicono: anche del telefonino si diceva che dovesse far male invece non è vero… «Queste affermazioni non sono in linea con le evidenze scientifiche più recenti. La determinazione della IARC (International Agency for Research on Cancer) che classifica come possibili cancerogeni i campi magnetici è del 2011. Dopo il 2011 sono state pubblicate altre evidenze che hanno rafforzato la relazione di rischio tra l’esposizione ai telefonini e alcuni tumori come glioma, meningioma, schwannoma tra le quali quella, recente, dell’Istituto Ramazzini. Al di là di questo, non dobbiamo lasciarci fuorviare dalla “cancrocentricità”. Il cancro è una evenienza che sembra molto probabile ma è soltanto la punta dell’iceberg. Perché le incertezze che ci sono ancora nel rapporto tra esposizione a campi elettromagnetici e cancro non ci sono per una serie di altri problemi come la fertilità. Ormai ci sono pochissimi dubbi che l’esposizione all’elettromagnetismo causi alterazione della fertilità soprattutto maschile, così come conseguenze sul neurosviluppo. Ci sono recentissime evidenze che hanno registrato persino alterazioni anatomiche e studi che hanno
documentato nei bambini alterazioni metaboliche. Il problema vero dei nostri tempi non è solo il cancro ma sono le malattie croniche degenerative». (dal sito sanita’ e informazione ) 5G e aumento tumori, le ultime ricerche parlano chiaro: il pericolo esiste ed è fondato Mondiale, la posta in ballo è straordinariamente alta. Non solo nel business, ma nella tutela della salute pubblica. L’ho scritto (denunciandolo) nel mio ultimo libro inchiesta. Lo scontro è tra titani. “Era da aspettarselo – scrive su Facebook, polemizzando con la Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti (Icnirp), Fiorella Belpoggi, ricercatrice dell’Istituto Ramazzini, a capo del più grosso studio al mondo sugli effetti nocivi delle radiazioni da antenne di telefonia mobile (banda 3G) – ora chi di dovere si prenderà la responsabilità di ignorare un pericolo”. Tra le polemiche, la partita è tutt’altro che chiusa e, clamorosamente, potrebbe riaprirsi: c’è attesa per le nuove linee guida sulla sicurezza per l’esposizione all’elettrosmog, depositati i risultati dell’istituto bolognese (condotto su cavie umane equivalenti, riscontrati tumori maligni su cervello, cuore e infarto) e dell’americano National Toxicology Program (cancro da cellulare), la scorsa settimana bollati come “poco affidabili” dall’Icnirp, ma presto al vaglio dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Forse per questo, senza dar troppo nell’occhio, negli ultimi mesi stiamo assistendo a una forsennata corsa contro il tempo per implementare l’infrastruttura tecnologica di quinta generazione. Lo dimostrano i 500 milioni di euro prestati dall’Europa a Nokia, i 200mila lampioni LED/Wi-Fi appena installati a Roma e le mini-antenne accese a Torino: se l’Organizzazione Mondiale della Sanità dovesse rivalutare (al rialzo) la classificazione delle radiofrequenze, inserendole tra i “probabili” (Classe 2B) se non addirittura tra i “certi” (Classe 1) agenti cancerogeni per l’umanità, dall’oggi al domani crollerebbe l’intera impalcatura su cui – sbrigativamente – lobby dell’industria wireless e (spregiudicata) politica negazionista stanno costruendo il sogno digitale del 5G. Perché saremo tutti irradiati da una sommatoria multipla e cumulativa di nuove frequenze oggi all’asta, spingendo (presto con riforma di legge?) il campo elettrico nell’aria da 6 V/m a 61 V/m. Ovunque, uno tsunami di microonde millimetriche ci sommergerà: con quali conseguenze? Ecco: “Aumento del rischio di tumori del cervello, del nervo vestibolare e della ghiandola salivare sono associati all’uso del telefono cellulare. Nove studi (2011-2017) segnalano un aumento del rischio di cancro al cervello dovuto all’uso del telefono cellulare. Quattro studi caso-controllo (2013-2014) riportano un aumento del rischio di tumori del nervo vestibolare. Preoccupazione per altri tumori: mammella (maschio e femmina), testicolo, leucemia e tiroide. Sulla base delle prove esaminate, è nostra opinione che l’attuale classificazione delle radio frequenze come cancerogeno per l’uomo (Classe 2B) dovrebbe essere aggiornata a cancerogenico per gli esseri umani (Classe1)”.
Manuale di autodifesa per elettrosensibili. Come sopravvivere all'elettrosmog di wi-fi, smartphone e antenne di telefonia. Mentre arrivano il 5G e il wi-fi dallo spazio! Prezzo: 10 € L’aggiornamento della ricerca medico-scientifica nei risultati dei nuovi studi parla chiaro. Il pericolo esiste ed è fondato. E non è uno scherzo, se si pensa all’uso compulsivo degli smartphone: le linee guida redatte nel 1998 dall’Icnirp sono vecchie, se non altro superate dall’incontrastato avanzamento tecnologico, più veloce per sfornare merce Hi-Tech priva di valutazione preliminare del rischio sanitario: l’aggiornamento è urgente! Non è procrastinabile. “Usano le parole magiche ‘incoerenti’ e ‘inaffidabili’ per minare le ultime scoperte – critici, sul blog scrivono i tecnoribelli di No Radiotion for you – accettando e promuovendo studi che mostrano un’immagine più sicura: l’Icnirp si dimostra ancora una volta inadeguato, insignificante e irrilevante”. L’appunto non è da poco: la Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti è quell’organismo (privato) accreditato Iarc-Oms su cui alla fine degli anni 90 l’Unione Europea si basò nel considerare i soli effetti termici (cioè il surriscaldamento del corpo umano irradiato dall’elettrosmog, simulato con manichini riempiti di gel), ignorando le evidenze sui danni biologici. “E’ giunto il momento di aggiornare e rivedere giudiziosamente le linee guida dell’Icnirp”, afferma l’ex membro (ci lavorò 12 anni) Jim Lin, mentre – come il noto Angelo Gino Levis (ex mutagenesi ambientale Università di Padova) anche Dariusz Leszczy ski (scienziato tra i massimi esperti al mondo, studiò il progetto Interphone Iarc-Oms) – sostiene l’inaffidabilità dell’Icnirp per dettare l’agenda governativa in materia di regolamentazione del rischio sulle pervadenti onde invisibili. Allora: se gli esiti Icnirp sono superati, vecchi di 20 anni, cosa succederà se la massima autorità sanitaria del mondo recepisse le più aggiornate prove scientifiche sulla cancerogenesi dell’elettrosmog? Il danno biologico evidenziato dagli studi (con finanziamenti pubblici) di National Toxicology Program e Istituto Ramazzini? Che sarà del 5G? E della conseguenze a cui, come cavie, senza informarci ci stanno esponendo?
5G e Internet delle cose: quali rischi per la salute? 5G è il termine usato per descrivere la prossima generazione di reti mobili che va oltre le reti mobili 4G LTE comunemente usate oggi. 5G è inteso come la tecnologia che consente l’esistenza di Internet of Things (IOT)l’Internet delle cose, che collega tutti i dispositivi a Internet. Attualmente non esiste uno standard per le reti 5G e sarà una combinazione di una varietà di frequenze e modulazioni. L’industria sta sviluppando esattamente quello che sarà il 5G come standard non ancora impostato. Si presume che le reti 5G non diventeranno disponibili sul mercato fino al 2020, ma diverse città stanno ora sviluppando 5G come aree di prova. Le attuali tecnologie wireless di 2G, 3G e 4G, attualmente in uso con i nostri telefoni cellulari, computer e tecnologia indossabile, creano esposizioni a radiofrequenza che rappresentano un grave rischio per la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. Gli scienziati stanno ammonendo che prima di lanciare il 5G, la ricerca sugli effetti sulla salute umana deve essere urgentemente definita prima, per poter garantire la totale protezione del pubblico e dell’ambiente. Tuttavia, invece di adottare misure prudenti per garantire la sicurezza del pubblico, governi come gli Stati Uniti stanno rapidamente implementando reti 5G in molti quartieri e stanno promulgando varie normative statali e federali per “snellire” e velocizzare il lancio. Il 5G comporterà l’installazione di centinaia di migliaia di nuove antenne wireless nei quartieri delle città. Una piccola cella cellulare o un altro trasmettitore saranno collocati ogni due o dieci case secondo le stime. Lo scopo di questa massiccia infrastruttura costruita con celle piccole, sistemi di antenne distribuiti e microcelle, è quello di aumentare la portata e la capacità nelle aree urbane popolate e prepararsi per il futuro rollout 5G. I governi statali e federali degli Stati Uniti stanno spingendo regolamenti per il diritto di passaggio davanti a case per i trasmettitori 5G, senza il consenso dei proprietari. In risposta, le comunità protestano in massa perché non vogliono che questi trasmettitori siano costruiti di fronte alle loro case e vogliono essere in grado di decidere la posizione in base a regole ben precise. Il 5G utilizzerà frequenze millimetriche più elevate. Le reti cellulari e Wi-Fi di oggi si basano sulle microonde, un tipo di radiazione elettromagnetica che utilizza frequenze fino a 6 gigahertz (GHz) per trasmettere in modalità wireless voce o dati. Tuttavia, le applicazioni 5G richiederanno lo sblocco di nuove bande dello spettro in intervalli di frequenza superiori a 6 GHz a 100 GHz e oltre, utilizzando onde submillimetriche e millimetriche, per consentire la trasmissione di velocità ultraelevate di dati nella stessa quantità di tempo rispetto a quelle precedenti. Gli attuali studi sulle frequenze wireless nel range millimetrico e submillimetrico confermano che queste onde interagiscono direttamente con la pelle umana, in particolare con le ghiandole sudoripare. Le onde di 5G interagiranno unicamente con la pelle umana e porteranno all’assorbimento preferenziale dello strato. Ron Melnick, scienziato del National Institutes of Health ha dichiarato: “C’è un’urgente necessità di valutare gli effetti sulla salute 5G ora, prima che siano esposti milioni di persone. Dobbiamo sapere se il 5G aumenta il rischio di malattie della pelle come il melanoma o altri tumori della pelle”.
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