Senato della Repubblica Camera dei Deputati Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
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Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 2 Con il cofinanziamento di: Repubblica di San Marino Segreteria di Stato agli Affari Esteri Segreteria di Stato al Territorio e Ambiente Segreteria di Stato per la Pubblica Istruzione Servizio Geologico, Sismico e dei Suoli Con il patrocinio di: Senato della Repubblica Camera dei Deputati Alma Mater Studiorum - Università di Bologna 2
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 3 Celebrazioni scarabelliane (1905-2005) Stazione preistorica sul Monte del Castellaccio presso Imola scoperta ed interamente esplorata da Giuseppe Scarabelli Gommi Flaminj Presentazione pubblica della ristampa anastatica dall’originale del 1887 a cura del Comitato Promotore per le Celebrazioni Scarabelliane e dell’Associazione Culturale Scarabeo Palazzo Sersanti Piazza Matteotti, 8 - Imola 19 dicembre 2003 ATTI 3
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Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 5 PRESENTAZIONE Tra i principali obiettivi che il Comitato Promotore si è posto per queste Celebrazioni Scarabelliane vi è la diffusione delle opere a stampa di Giuseppe Scarabelli Gommi Flaminj nei principali luoghi di conservazione e produzione del sapere (biblioteche, università, musei) ma anche presso la folta schiera di scienziati, studiosi, bibliofili e semplici cultori. Attraverso la diffusione di questi scritti che sono frutto di una vita dedicata alla scienza si intende così elevare la conoscenza dell’operato di questo grande scienziato dell’Ottocento per un pubblico più vasto sempre più attento e preparato. Il Comitato, in accordo con l’Associazione Culturale Scarabeo che ha intrapreso l’opera di ristampa inserendola nella propria apposita collana “Le Ristampe dello Scarabeo” ha ritenuto quindi necessario presentare questa riedizione. Lo ha fatto presso la sede non casuale della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola sostenitrice dell’iniziativa di ristampa e diffusione del volume ma anche diretta emanazione di quell’istituto bancario fondato da Scarabelli nel 1855. Alla presenza di un numeroso pubblico attento e interessato, i relatori Pietro Corsi, Pier Luigi Dall’Aglio, e Gian Battista Vai hanno ricordato la figura del geologo e archeologo Giuseppe Scarabelli e lo scavo del villaggio preistorico eseguito con l’innovativa tecnica stratigrafica in vari anni di intenso lavoro e studio sul Monte del Castellaccio. La presentazione, moderata dal Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola Sergio Santi, ha ricevuto il saluto del Sindaco di Imola Massimo Marchignoli che ha ricordato la poliedrica figura dell’illustre imolese, come Sindaco di Imola e uomo politico liberale, come fondatore e primo presidente della Cassa di Risparmio di Imola nonchè portatore e cultore di libertà attraverso la realizzazione di iniziative indirizzate a progresso e solidarietà. In occasione della pubblicazione di questi Atti il Comitato Promotore per le Celebrazioni Scarabelliane indirizza un sentito ringraziamento al Comune di Imola e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola quali Enti copromotori delle Celebrazioni, al Senato della Repubblica, alla Camera dei Deputati e all’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna per il patrocinio conferito. Ringrazia la Repubblica di San Marino, la Regione Emilia- Romagna, il Polo Scientifico-Didattico di Ravenna, la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, la Fondazione Appio Alvisi per il loro importante cofinanziamento. Il Comitato ricorda e ringrazia inoltre le Fondazioni delle Casse di Risparmio di Cesena, di Forlì, di Ravenna e di Saluzzo, la Fondazione della Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona, le Fondazioni delle Casse di Risparmio e Banche del Monte di Faenza e di Lugo, le Casse di Risparmio di Cento, di Ferrara, di Rimini e il CEDACRI S.p.A., per l’aiuto e l’impegno profuso nella diffusione delle pubblicazioni di Giuseppe Scarabelli nelle università, nelle biblioteche e nei musei delle rispettive città e territori di competenza. Paolo Casadio Pirazzoli Presidente del Comitato Promotore per le Celebrazioni Scarabelliane 5
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 6 Elenco dei destinatari del volume stilata da Giuseppe Scarabelli. 6
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 7 DALLO SCAVO ALLA PUBBLICAZIONE Nel 1887 con i tipi della Tipografia d’Ignazio Galeati e Figlio, venne pubbli- cato il resoconto di una lunga campagna di scavi archeologici condotti inin- terrottamente negli anni tra il 1873 e il 1883 dallo scienziato imolese Giuseppe Scarabelli Gommi Flaminj su un piccolo colle nei pressi di Imola detto Monte del Castellaccio in quanto si riteneva che sulla sua sommità si trovassero i resti di un’antico complesso fortificato. Nel curare oggi la ristampa si è rite- nuto prioritario interrogarsi su quale sia stata la genesi di questa opera, quali le aspettative del suo estensore, i dubbi, le fatiche ed anche i costi umani ed economici di una realizzazione composta da centinaia di disegni su tavole lito- grafate, alcune delle quali poi, di grande formato e a colori. L’indagine archeologica non fu facilitata dall’innovativa metodologia di scavo di cui si avvalse l’archeologo-geologo. Per Scarabelli questa fu certamente “la sua più straordinaria impresa scientifica”: lo scavo completo di un insediamento pro- tostorico resta un esperienza unica nel panorama italiano. Oltre alla genesi, riveste particolare interesse la successiva distribuzione ed ulteriore diffusio- ne del volume. A tal proposito è risultato importante il carteggio del suo archivio dal quale si intuisce quanto Scarabelli fosse interessato e preoccu- pato al tempo stesso che la sua opera fosse degnamente diffusa. Il volume fu perciò distribuito in esclusiva dalla famosa Libreria ed Editoria dei Fratelli Bocca di Torino. Per meglio comprendere l’esatto contesto culturale, la dimensione storico-scientifica nella quale l’operato di Scarabelli si era nel tempo inserito, è stato utile verificare anche le destinazioni del volume tra amici, scienziati ed istituzioni scientifiche varie. L’elenco dei destinatari reca i nomi di importanti pionieri delle nuove ‘scienze archeologiche’, tra i quali: Gabriel de Mortillet, Oscar Montelius, Alfred Purgold, Eduard Suess, Paul Topinard e Torquato Taramelli. Tra le importanti istituzioni che beneficiaro- no del libro troviamo l’Accademia dei Lincei, la Geological Survey di Washington, le Società Geologiche d’Italia e di Francia e l’Istituto Antropologico di New York. L’attività scientifica e divulgativa assai prolifica di Scarabelli, attraverso questa pubblicazione, può così essere resa nuova- mente fruibile tramite la ristampa che si propone di essere la prima dell’inte- ra sua opera. La figura poliedrica e complessa di Giuseppe Scarabelli, archeologo, paleontologo, paletnologo e soprattutto geologo troverà così, attraverso queste ristampe, nuova luce. Giorgio Bolognesi Associazione Culturale Scarabeo 7
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 8 Giuseppe Scarabelli 8
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 9 CRONOLOGIA DELL’ATTIVITÀ DI GIUSEPPE SCARABELLI ARCHEOLOGO 1820 - Nasce a Imola il 15 settembre da Giovanni Scarabelli e da Elena Gommi Flaminj. 1840 - Compie le sue prime escursioni scientifiche sui colli imolesi facendo capo alla “Villa Cerchiara”, residenza di campagna dei fratelli Cerchiari, attivi nella ricerca e raccolta di reperti paleontologici ed archeologici. 1843 - Frequenta corsi all’Università di Pisa, dove assiste alle lezioni del geologo Leopoldo Pilla. 1846 - Pubblica su «Nuovi Annali delle Scienze Naturali», numero 6, il saggio dal titolo Una parola sulle ossa fossili dell’imolese, frutto delle ricerche e osservazioni sulle collezioni di Giuseppe Cerchiari. 1849 - Pubblica su «Nuovi Annali delle Scienze Naturali», numero 10, Sui depositi delle ossa fossili esistenti nell’imolese, lettera scientifica indirizzata ad Antonio Toschi. 1850 - Pubblica su «Nuovi Annali delle Scienze Naturali», numero 2, Osservazioni intorno alle armi antiche di pietra dura che sono state raccolte nell’imolese, il primo articolo scientifico di preistoria italiana. 1857 - Fonda il “Gabinetto di Storia Naturale” di Imola. 1867 - È membro corrispondente del Congresso Internazionale d’Antropologia di Parigi, dove espone i reperti preistorici della collezione Cerchiari, già oggetto dell’articolo del 1850. 1870 - Effettua scavi a Riolo Terme, in provincia di Ravenna, nella Grotta del Re Tiberio, avvalendosi tra i primi del metodo dell’analisi stratigrafica. 1871 - Presiede il V° Congresso Internazionale di Archeologia e Antropologia preistoriche di Bologna. Riceve pubblicamente l’elogio di Luigi Pigorini. 1872 - Pubblica su «Atti Società italiana Scienze Naturali», numero 15, Notizie sulla Caverna del Re Tiberio, lettera scientifica indirizzata ad Antonio Stoppani. 1873 - Inizia lo scavo sul Monte del Castellaccio presso Imola che condurrà quasi annualmente fino al 1883. 1875 - Pubblica su «Bullettino di Paletnologia Italiana», numero 3, Scavi nella terramara del Castellaccio presso lmola, lettera scientifica indirizzata a Pellegrino Strobel. 9
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 10 L’oggetto del Sapere sopra il sapere sull’Oggetto. 10
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 11 1877 - Pubblica su «Bullettino di Paletnologia Italiana», numero 3, La terramara del Castellaccio presso Imola, nuova lettera scientifica indirizzata a Strobel. 1880 - Pubblica su «Memorie Regia Accademia dei Lincei, classe di scienze fisiche matematiche e naturali», numero 5, Sugli scavi eseguiti nella Caverna detta di Frasassi. 1887 - Pubblica il volume dal titolo Stazione preistorica sul Monte del Castellaccio presso Imola scoperta e interamente esplorata..., con l’editore imolese e amico Paolo Galeati. È la sua opera più importante in ambito preistorico, essendo l’unico ad aver scavato interamente un villaggio dell’età del bronzo. 1888 - Pubblica Tavole due (I e II), dimostranti la scheggiatura delle pietre lavorate, quaternarie dell’imolese. 1890 - Pubblica su «Bullettino di Paletnologia Italiana», numero 16, Sulle pietre lavorate a grandi schegge del Quaternario presso Imola, una sorta di testamento archeo-paletnologico. 1893 - Segnala il ritrovamento di un importante reperto del periodo villanoviano a Comezzano, nei pressi di Imola. Da un’altra località nell’Imolese segnala a Edoardo Brizio il ritrovamento di un’ascia ad alette. 1894 - Scopre una necropoli romana a Trentola, vicino al torrente Sellustra, nei pressi di Imola. 1895 - Esegue scavi di sepolture barbariche a Imola nei pressi della Villa Clelia. Dirige il recupero del mosaico policromo romano di via San Pier Grisologo a Imola. 1896 - Segnala il rinvenimento di due piloni di un ponte romano sul fiume Santerno. 1897 - Segnala il ritrovamento di un’ascia di bronzo villanoviana a Mordano. Invia a Brizio una relazione sul bassorilievo rinvenuto a Imola nei pressi della soppressa chiesa della Maddalena. 1900 - Esegue scavi in località S. Giuliano presso Toscanella di Dozza Imolese. In seguito preparerà, per la pubblicazione, lo studio completo dei risultati dell’indagine di scavo dal titolo Stazione preistorica o villaggio a capanne nel podere S. Giuliano presso Toscanella. Le condizioni di salute dell’ottantenne archeologo non gli permisero di dare alle stampe la sua ultima opera. 1905 - Muore la notte del 28 ottobre. 11
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 12 RELATORI: Pietro Corsi Università La Sorbona, Parigi Pier Luigi Dall’Aglio Università di Bologna Gian Battista Vai Università di Bologna PRESIEDE: Sergio Santi Fondazione Cassa di Risparmio di Imola SALUTO: Massimo Marchignoli Sindaco di Imola 12
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 13 SERGIO SANTI: Innanzitutto un saluto al nostro sindaco Massimo Marchignoli, ai relatori e a tutti i presenti che vedo numerosi e la cosa ci fa molto piacere. La presentazione di questa sera mi pare possa essere intesa quasi come un’anteprima di quelle che saranno le Celebrazioni Scarabelliane in programma per i prossimi due anni. È un’anteprima importante perché il volume che è stato riproposto può essere considerato sicuramente il più signifi- cativo degli studi dati alle stampe da Giuseppe Scarabelli e quindi credo che lo possiamo ritenere un buon inizio. Solitamente alle inaugurazioni e alle presen- tazioni di quei volumi usciti grazie a un contributo della Fondazione è nostro compito dare conto delle motivazioni che hanno portato ad appoggiare il pro- getto: io credo che in un caso come questo si fatichi ad elencare tutte le ragioni per le quali, e parlo a livello generale, iniziative legate alla figura di Scarabelli sono ovviamente ben accettate. Scarabelli fondatore della Cassa di Risparmio e Presidente dell’istituto per il primo cinquantennio è un riferimento sufficien- te per comprendere il nostro legame a questo illustre concittadino. Ma venen- 13
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 14 do a conoscenza della biografia di quest’uomo pare quasi di cogliere negli impe- gni, nelle funzioni da lui assolte, una sorta di paternità collettiva assieme ad altri padri nobili nella quale gran parte della città può riconoscersi. Scarabelli volontario risorgimentale, Scarabelli sindaco, Scarabelli senatore del Regno, Scarabelli presidente della Congregazione di Carità, Scarabelli fra i promotori del Ricovero per anziani, attento alle problematiche legate all’istruzione, atti- vo nel Consorzio Operaio di Mutuo Soccorso, fra i fondatori del Magazzino Cooperativo e della Cooperativa di Credito Edilizio, Scarabelli presidente del Club Alpino Italiano, Scarabelli, infine, geologo e paleontologo, ispettore alle Antichità e ai Monumenti, nonché fondatore e direttore del Museo Civico di Imola: ce ne è per tutti come si usa dire e credo di non aver dimenticato molto. Ma aldilà di questa battuta colpisce come, a cent’anni dalla morte del senato- re, sorvolando un secolo di grandissime trasformazioni, tante e così diverse realtà possono ancora rifarsi alla figura di quest’uomo. A noi come Fondazione ultima eredità di quell’istituto bancario da lui fondato nel 1855 interessa esclu- sivamente quell’interesse filantropico che, partendo dall’incentivazione del risparmio, si allargò come si diceva alle problematiche degli anziani, all’istru- zione, alla cultura, al progresso sociale ed economico nel suo complesso: come vedete, parafrasando, sono gran parte di quelle attività che statutariamente e per legge la Fondazione cerca di perseguire. Lasciamo queste considerazionio per gli anni a venire per la parte residua e sicuramente più importante o per- lomeno più eclatante della manifestazione e godiamoci questo bel volume che ancor oggi colpisce per la ricchezza di dati e per la precisione descrittiva. È una opera pionieristica per quell’epoca, frutto di un approccio scientifico interdi- sciplinare perchè quello di Monte Castellaccio fu il primo scavo stratigrafico, se non sbaglio, fatto in Italia; saranno poi gli esperti che seguiranno a illustrarci il volume nel modo più appropriato, men- tre la cosa che più ci colpisce è la storia che racconta questo libro, e non è la storia del villaggio protostorico o del castrum longo- bardo ma la storia dell’ormai anziano Scarabelli che ritorna al Monte Castellacio teatro delle sue prime ricerche giovanili carico dell’esperienza accumulata negli anni e da questo monte che è poi il monte vicino a casa ha la possibilità e la capacità 14
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 15 di dialogare con i maggiori referenti nazionale e internazionali. Ecco credo di essermi dilungato per più dei tre minuti che solitamente uso, ma ritengo ne valesse la pena. E nel passare la parola al nostro Sindaco ringrazio tutti quan- ti voi per la vostra presenza qui stasera. 15
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 16 MASSIMO MARCHIGNOLI: Nel portare il saluto dell’Amministrazione comu- nale, esprimo la più ferma e convinta volontà della città di Imola di essere copromotrice, insieme alla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola e al Comitato Promotore che si è appositamente costituito, delle iniziative pro- grammate per celebrare adeguatamente il centenario della scomparsa di questo grande imolese e per riflettere sulla sua vita, sulle sue opere e sul segno che ha lasciato nella nostra città. L’obiettivo è di progettare il futuro di Imola anche sulla base di quanto una così straordinaria figura di imolese ha promosso nella nostra città. Quella di oggi rappresenta un’iniziativa di apertura e prefigura un programma di celebrazioni e di manifestazioni che proporremo, in specifico nel 2005, insieme a tutti gli imolesi, come è giusto che sia. Va sottolineato che in questi anni la città di Imola, attraverso l’Amministrazione rappresentata dal sottoscritto, ha messo in campo diverse iniziative che hanno messo in valore, in specifico, la figura di Giuseppe Scarabelli come uomo di scienza e più comples- sivamente di cultura. Mi riferisco, per esempio, all’intitolazione del museo di 16
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 17 cui è stato fondatore e alla sua ricollocazione all’interno del complesso di San Domenico, una volta terminati i lavori di ristrutturazione, ovvero in una sede adeguata e di alto prestigio, in sintonia con la figura dell’illustre imolese. Inoltre, sempre negli ultimi anni, sono state numerose e qualificate anche le ini- ziative di approfondimento promosse dal Comune di Imola sulla figura di Giuseppe Scarabelli come uomo di scienza, geologo e paleontologo. A tali aspet- ti, in questa sede vorrei aggiungerne uno ulteriore: quello di Giuseppe Scarabelli come uomo politico. Egli, infatti, è stato anche sindaco della nostra città dal 1860 al 1866. Questo ci impone una riflessione rispetto alla sua figura ed al suo essere portatore del pensiero liberale. Ritengo, infatti, che guardan- do all’Imola di oggi e soprattutto all’Imola che vogliamo costruire e che voglia- mo sviluppare nel futuro, vada sottolineata la grande valenza del pensiero libe- rale di cui Scarabelli è stato un interprete di eccellenza. Il pensiero liberale ha nella cultura della libertà dell’individuo il proprio perno e il proprio cardine e credo che questo filone di pensiero sia una risorsa davvero straordinaria per l’Imola di domani, nella misura in cui la città in tutte le sue articolazioni sarà in grado di coniugarlo e di interpretarlo con l’idea di libertà unita alla solida- rietà e al tema dei diritti collettivi delle persone. Libertà e solidarietà costitui- scono la sfida del futuro: sta in noi essere capaci di interpretare in chiave moderna la coniugazione di questi due grandi valori che spesso sono stati vis- suti e interpretati nella politica come nell’economia in chiave alternativa e come segno di un discrimine. Penso che oggi il mondo che abbiamo di fronte ponga questa grande sfida anche alla nostra città ed è in questo senso che ritengo cru- ciale, punto di riferimento fondamentale, la cultura del pensiero liberale. Anche questo versante testimonia come la figura di Scarabelli sia non solo inte- ressante, ma di grande modernità e questo aspetto costituisce un passaggio fon- damentale riguardo alle riflessioni in corso in questo incontro. La stessa sfida per costruire l’Imola di domani passa attra- verso una nuova declinazione di quei valo- ri, in un loro nuovo incontro. C’è poi un altro aspetto che merita di essere sottoli- neato. Lo farà in primo luogo la Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, come è naturale che sia, ma non posso come sindaco della città non ricordare 17
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 18 anche il grande merito di Giuseppe Scarabelli nell’avere costruito la Cassa di Risparmio e nell’avere organizzato la comunità imolese attorno a questo stru- mento al servizio della collettività, che per oltre un secolo ha rappresentato una straordinaria leva di sviluppo e di socialità per la nostra città. Francamente non so se oggi, potendoci vedere, sarebbe soddisfatto di come è finita quella vicenda. Questa è una sottolineatura che mi sento di fare proprio ora, con molta serenità, perché so che rappresenta un tema che pone interrogativi a tutti e che sarà oggetto di riflessioni future, al quale tuttavia non volevo sottrarmi in questo momento, seppure con una semplice battuta. Ringrazio quindi gli orga- nizzatori di questa prima iniziativa e do appuntamento alle manifestazioni future, attraverso le quali intendiamo coinvolgere l’intera nostra città. Grazie per l’attenzione. SANTI: ringrazio il nostro sindaco Massimo Marchignoli per questa valutazio- ne complessiva per questo suo richiamo all’attualità di un pensiero e soprat- tutto di un comportamento di Scarabelli nei confronti della sua città. E a que- sto punto comunicandovi che purtroppo il professor Pier Luigi... incredibile stavo per annunciarvi che il professor Dall’Aglio non poteva arrivare per pro- blemi di viabilità... ecco l’abbiamo... un coup de théâtre. A questo punto però non possiamo dargli la parola essendo appena arrivato. Direi di passare il testi- mone al relatore Pietro Corsi che è professore di Storia della Scienza all’Università La Sorbona di Parigi e inoltre è direttore italiano della New York Review of Books... per cui, professore, a lei la parola. 18
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 19 PIETRO CORSI: Vorrei innanzitutto ringraziarvi per il cortese invito. Sarebbe da parte mia una pretesa infondata quella di parlare di Scarabelli nella sua città e di fronte a coloro che sono i veri esperti delle attività multifor- mi di questo illustre vostro concittadino. Desidero trattare brevemente due questioni. Per prima cosa, vorrei spendere qualche parola per illustrare quale sia il significato dell’interesse per un personaggio come Scarabelli; vorrei poi invitarvi a considerare insieme quali azioni si possano intraprendere per far comprendere a un pubblico nazionale ed internazionale perché sia importante ricordare un personaggio come Scarabelli, dove per ricordare non intendo affatto nè celebrare, nè strappar lacrime, nè fare discorsi. Celebrare significa, in questo caso, e come già diceva per altro il Sindaco nel suo intervento, ispi- rarsi ad una vita ricca di insegnamenti. Capirete meglio il senso di queste frasi, che potrebbero suonare come vuota retorica, se passo subito al primo punto e cioè perché sia importante occuparsi di personaggi come Scarabelli. Parlo evi- dentemente del geologo, da (aspirante) studioso di storia della geologia. Cosa 19
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 20 dunque ha a che fare Scarabelli con la nostra vita di tutti i giorni: e non solo il nostro Scarabelli, ma insieme a lui i tanti “Scarabelli” che l’Italia ha prodotto: uomini dediti allo studio del territorio locale, capaci di raccogliere intorno alle proprie proposte una città intera. Scarabelli ci propone un modello possibile di sviluppo che l’Italia avrebbe potuto perseguire e che non ha voluto o potuto realizzare. La prima parte del mio discorso riveste dunque una dimensione politica, nel senso etimologico della parola. Parlo evidentemente da cittadino, da abitante della polis: non sono un politico di professione, bensì uno studioso che vive negli archivi. Anche se, mi affretto ad aggiungere, gli archivi permet- tono a volte di leggere la realtà con una lucidità che chi vive solo e sempre nel presente non ha. L’archivio e la biblioteca sono luoghi di distanza, e al tempo stesso luoghi anche di riflessione sul presente. Sono luoghi in cui gli ingranaggi più reconditi della macchina sociale o politica emergono con pienezza, tramite lo studio di diari, corrispondenze, quaderni di appunti. Le tendenze di lungo periodo emergono con il tempo, si impongono da sè, mentre chi riflette solo sul presente si trova spesso ad attribuire motivazioni e influenze che sono in realtà solo contigenti. Perché dunque è importante Scarabelli, per noi che viviamo agli inizi di questo nuovo millennio? Pensavo proprio a lui qualche mese fa, quando l’Italia è stato il primo paese al mondo a chiudere il Servizio Geologico Nazionale, per poi ricostituirlo a ranghi ridotti, per così dire. In un paese che paga ogni anno il tributo di decine di vite umane all’incuria colpevole di un ter- ritorio dissestato e periodicamente “risanato” a colpi di condoni, ci si è presi il lusso di ridurre al lumicino il Servizio Geologico. Ora, per l’appunto, Scarabelli fu uno dei primi a occuparsi della carta geologica della sua regione e del Paese. Era stato allievo di un altro personaggio straordinario, Leopoldo Pilla, nato a Venafro, chiamato nel 1841 ad insegnare all’Università di Pisa dal Granduca di Toscana, un sovrano illumi- nato che credeva in uno sviluppo diverso del paese, uno sviluppo fondato sulla cono- scenza del territorio, su una conoscenza che portasse ad azioni incisive per la dife- sa dell’equilibrio naturale, per lo sfrutta- mento durabile delle risorse. Non voglio modernizzare troppo, nè esaltare oltremo- do la figura del Granduca. Certo è che nel suo diario si trovano cenni sistematici alla 20
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:45 Pagina 21 questione del risanamento della Maremma, allo studio della geologia della Toscana. Pilla, il geologo in cui il Granduca ripose la sua fiducia, era un per- sonaggio straordinario, un ipocondriaco di prima forza che ogni giorno faceva un elenco di quante cose buone e cattive gli fossero accadute per poter redige- re, alla fine della vita, una economia politica delle passioni umane. Era stato il maestro di Scarabelli a Pisa, una città che gli era sembrata accogliente, e nella quale si trovò presto isolato e contestato dai notabili che reggevano le sorti del- l’ateneo pisano. Con Pilla, Scarabelli condivideva la passione patriottica. Pilla morirà nel maggio del 1848 a Curtatone e Scarabelli (unico tra i geologi che insegnavano o si erano formati a Pisa nei suoi anni giovanili) rimarrà molto legato all’immagine del maestro. Oltre alla biografia, cosa unisce queste due vite al nostro discorso? Pochi sanno che l’Italia è l’unico paese al mondo che ha una carta geologica del tutto insoddisfacente. Nel 1976 Ardito Desio presenta- va al Parlamento italiano la Carta Geologica d’Italia che era finalmente com- pletata, lamentando che la scala scelta, 1/100.000, era insufficiente ai bisogni operativi di una buona carta geologica. In ogni caso, aggiungeva, molti dei fogli rilevati nella seconda metà dell’Ottocento non erano più in stampa, o presen- tavano lacune e difetti molto gravi. La Carta era dunque completata, ma era per lo più non disponibile nè utilizzabile. Il progetto era stato avviato nel 1861 da Quintino Sella; si era cercato a più riprese di avvicinare Scarabelli all’im- presa, ma questi si era mostrato piuttosto riluttante. Si arrivò persino a nomi- narlo d’ufficio nel Comitato Geologico che doveva assumere la responsabilità scientifica della Carta Geologica d’Italia o quantomeno sorvegliarne i lavori. Scarabelli scrisse una lettera indiginata di rifiuto, e se ne tenne fuori. In altre lettere esprimeva dubbi e esitazioni. Non ci vedeva chiaro, non capiva se vera- mente il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, cui era affidato l’in- carico, e il Governo (meglio i vari governi che si succedevano a ritmi vertiginosi) avessero veramente l’intenzione di portare a termine il progetto. Scarabelli sapeva bene di quante energie umane e di quali risorse avesse bisogno il rilevamento di un paese accidentato e per gran parte privo di infrastrutture viarie e ferroviarie quale era l’Italia dei primi decenni dell’Unità. Era al corrente di quanto si faceva in 21
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 22 Tavola n. 22 dall’opera originale del 1887. 22
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 23 Inghilterra e in Francia, in Belgio e negli Stati tedeschi o negli Stati Uniti. In Italia, non sembrava proprio esserci la volontà politica di avere una carta geo- logica. Quanto meno, i mezzi in campo erano del tutto insufficienti. La stessa tesi sosteneva quasi un secolo dopo, tra le righe, Ardito Desio, proponendo - e con lui i suoi successori alla testa del Servizio Geologico - una radicale inver- sione di rotta. Si proponeva dunque di dotare l’Italia di una moderna carta geologica al 50.000. Si trattava - e si tratta - di un progetto molto innovativo, a cui prendono parte molti docenti universitari estranei al Servizio Geologico, mettendo così fine a decenni di ostilità tra geologi “statali” e universitari. Inoltre, per la prima volta la geologia italiana si era aperta alle regioni, agli enti pubblici e privati. In mancanza di una volontà politica nazionale, il risultato è stato tuttavia deludente. Le regioni più virtuose hanno fatto il loro lavoro, l’Emilia Romagna come sempre in testa, seguita dalla Toscana. Ma vi sono regioni che hanno aperto il loro Ufficio Geologico solamente qualche anno fa, e non hanno fatto assolutamente nulla di concreto. La difesa del territorio, che si fonda sulla conoscenza della struttura geologica della nostra penisola, è un compito che lo Stato italiano non ha mai creduto di dovere assolvere, con costi economici e in vite umane assolutamente inaccettabili. È chiaro tuttavia che una conoscenza approfondita della struttura di una regione o provincia costi- tuirebbe un ostacolo grave alle speculazioni edilizie o agli insediamenti avven- tati e spesso forieri di sciagure. In molte regioni, la carta geologica non la si vuole in quanto dannosa ad interessi più o meno occulti. Non credo di esagera- re quando dico che la situazione è molto grave, e non va certo migliorando. È in questo contesto che la figura di Scarabelli assume un rilievo ed una attualità davvero considerevoli. Comprendere il suo itinerario umano e scientifico signi- fica ripercorrere aspetti poco noti e tuttavia cruciali della vita del nostro Paese. Italo Calvino diceva che due strade erano aperte all’Italia, rifendosi all’epoca di Galileo: divenire un paese di letterati, di poeti e avvocati, con tutto il rispet- to per queste tre figure, o un paese di scienziati e di innovatori. La storia e scel- te ben precise da parte dei poteri dell’epoca fece prendere la strada di un paese di teologi, letterati e avvocati fortemente sospettosi verso la cultura tecnica e scientifica. Calvino avrebbe potuto aggiungere, e sono convinto che avrebbe accettato questa interpretazione, che a metà Ottocento si prospettò una nuova biforcazione. Il Paese poteva scegliere se modernizzarsi o se optare per il man- tenimento dei piccoli privilegi del piccolo mondo rurale e provinciale. Il con- servatorismo dei ceti dominanti portò a rifiutare la sfida dell’innovazione tec- 23
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 24 nologica, della scienza, della strutturazione dello Stato moderno anche attra- verso l’istituzione di organi scientifici centrali. E torniamo ancora una volta alla Carta Geologica: per tutto l’Ottocento, il rilevamento e la pubblicazione di carte geologiche costituirono il primo episodio di quello che si chiama in gergo l’avvento della big science, la “grande scienza”. Quando noi pensiamo alla grande scienza pensiamo ai reattori nucleari, ai computers, all’aereonautica o alle imprese spaziali. Nel corso del diciannovesimo secolo la prima grande scienza fu la geologia. Nel 1880 il governo inglese spendeva diverse centinaia di migliaia di sterline l’anno, una cifra davvero importante per l’epoca, equiva- lente a diversi milioni di euro l’anno, solo per pubblicare la Carta Geologica dell’Inghilterra. La Francia, la Prussia, persino l’India (ovviamente sotto il dominio inglese) rilevarono le loro carte geologiche, ma non l’Italia. La stessa leadership piemontese, che iniziò il progetto, non era affatto convinta che il paese dovesse puntare sullo sviluppo tecnologico. Certo, non mancarono le eccezioni, sia individuali (Quintino Sella, per l’appunto) o industriali, come ad esempio lo straordinario svilupppo della elettromeccanica torinese e piemonte- se in genere. Ma appunto di eccezioni si trattava. Nella testa di un genio della politica come Cavour, e in parte di molti collaboratori dello stesso Sella, l’Italia doveva rimanere un paese agricolo. In un sistema di libero scambio, il nostro Paese vendeva prodotti agricoli e importava macchine. La rivoluzione indu- striale andava tenuta fuori dai confini, o dal podere, perché produceva disastri sociali, fenomeni pericolosi per l’ordine pubblico come il proliferare di ceti proletari, facile preda di sovversivi e sindacalisti. Le scuole tecniche che Sella aveva auspicato si affermano con estrema lentezza, come pure l’idea di una dif- fusa educazione di base. La geologia stessa è vista da alcuni con sospetto. Il rile- vamento del territorio potrebbe portare alla scoperta di risorse energetiche, o minerarie, aprendo così la strada all’industralizzazione. Nei primi decenni del Novecento, si inverte la rotta, per porre un freno alla dipendenza quasi totale dell’Italia da fonti di energia di importazione, petrolio e carbone in primo luogo. Ma si procedette ancora una volta a colpi di perforazioni selvagge, di corse affannose all’annuncio spettacolare, per ripiegare poi su un colonialismo straccione che decretò l’assenza totale di petrolio in Libia... Scarabelli credeva invece che occorresse puntare sull’istruzione di massa, puntare sui diritti dei cittadini come condizione per lo sviluppo, puntare sulla conoscenza del terri- torio per trovare le risorse necessarie ad alimentare la crescita del Paese. Ricordarlo e studiarlo non è atto di orgoglio cittadino o di pervicacia accade- 24
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 25 Ricostruzione di una capanna del villaggio dell’età del bronzo sul Monte del Castellaccio eseguito da Giuseppe Scarabelli nel 1887. mica, ma elemento, insieme ad altri, di riflessione su quanto si sarebbe dovuto e potuto fare, su quanto occorre fare oggi. La seconda parte di questo mio brevissimo intervento è una proposta concreta, che si rivolge a voi tutti, all’amico Vai, ai suoi collaboratori. Con alcuni colle- ghi, stiamo costruendo un sito Internet (www.histmap.net) sulla storia della Geologia italiana nei suoi rapporti con lo Stato, una storia che, come abbiamo visto, comincia nel 1860 e finisce nel 2003, quando lo Stato chiude il Servizio Geologico nazionale. Si tratta di una storia straordinariamente complessa, ricca di documenti spesso minacciati dall’incuria. L’interesse dell’impresa non si limita tuttavia alla sola geologia. Si tratta infatti di esplorare alcuni aspetti del rapporto tra scienza e Stato nell’Italia post-unitaria e contemporanea, interrogarsi su quanto è accaduto o non è accaduto, esplorare soluzioni e pro- porre vie d’uscita. L’Italia è oggi all’ultimo posto, nella classifica dei paesi svi- luppati, per investimenti in ricerca e sviluppo. Per darvi un’idea, la Francia stipendia 160.000 ricercatori, la Germania 260.000, l’Inghilterra 170.000, 25
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 26 l’Italia solo 66.000, e sono in calo. La situazione è veramente molto grave. Occuparsi di tali questioni significa occuparsi del rapporto tra scienza, tecno- logia e società, di scelte politiche, di investimenti e di ritorni che la società si deve attendere da questi investimenti. Nel grande progetto di sito Internet sulla Carta Geologica d’Italia e sulle vicende che vi ho brevemente tratteggiato, sarebbe giusto ed opportuno integrare anche la figura di Scarabelli. So che alcuni colleghi di Imola hanno in progetto di realizzare un sito Internet su Scarabelli. La sua corrispondenza, ad esempio, potrebbe essere messa in rete solamente sotto formato immagine e catalogata con una breve indicazione del valore e dell’interesse di questo o quel documento, possibilmente anche in inglese. Le esperienze da me realizzate di siti Internet dedicati alla storia e alla cultura scientifica (http://histsciences.univ-paris1.fr/) dimostrano che esiste un pubblico potenziale dell’ordine di centinaia di migliaia di utenti l’anno. Non credo che la figura di Scarabelli, le sue collezioni e il patrimonio documentario conservato qui ad Imola faranno eccezione: Internet permetterà di valorizzare il contributo del vostro concittadino alle scienze della terra dell’Ottocento, e di farlo conoscere a livello globale. SANTI: Ringraziamo il professor Pietro Corsi per questo suo intervento approfondito, che porta anche a riflettere su certe situazioni che ci ha descrit- to e passerei la parola al relatore Pier Luigi Dall’Aglio che è professore di Topografia Antica al Dipartimento di Archeologia all’Università di Bologna ed esperto di viabilità perchè mi sembrava proprio non ci fossero le premesse per farlo arrivare. 26
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 27 PIER LUIGI DALL’AGLIO: Le manifestazioni, tenutesi proprio qui a Imola una decina di anni fa, mi esimono dal parlare in modo specifico dell’opera dello Scarabelli e del suo ruolo all’interno della Paletnologia italiana. Vorrei limi- tarmi ad alcune riflessioni di carattere generale che la lettura della pubblica- zione degli scavi del Castellaccio e di altre analoghe relazioni di scavo dei palet- nologi dell’Ottocento, comprese quelle di Gaetano Chierici, personaggio non certo amato da Scarabelli, che con lui polemizzò duramente anche in seguito ad un intervento non proprio corretto del paletnologo reggiano sullo scavo del Castellaccio, suscitano in un archeologo che insegna all’Università, che, pur occupandosi oggi di problemi territoriali, viene da una giovanile passione per la preistoria e che ha sulle spalle ormai 35 anni di esperienza di scavo, una esperienza maturata passando da scavi di preistoria a scavi di età romana e a scavi medievali e lavorando sia in cantieri aperti per ricerca, e quindi senza particolari esigenze di tempo, sia in cantieri di emergenza. Si tratta di rifles- sioni che non vogliono avere nulla di intellettualistico nè tanto meno essere lega- 27
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 28 te ad un’astratta filosofia dell’archeologia, ma che vengono da questa espe- rienza maturata sul campo e da un attività didattica svolta a contatto con i gio- vani sia nelle aule universitarie sia direttamente sullo scavo. La Paletnologia, come è noto, nasce nell’Ottocento non come specializzazione dell’Archeologia classica, ma da una costola della Geologia e i primi paletnologi sono tutti, salvo alcune eccezioni come Luigi Pigorini, dei geologi. Dalla Geologia la neonata Paletnologia deriva il proprio metodo di indagine basato su una rigorosa lettu- ra stratigrafica ed una altrettanto rigorosa osservazione dei dati di scavo non condizionata da idee preconcette. Si tratta, come si vede, di un approccio che deriva strettamente dalla cultura scientifica del tempo e che è indubbiamente favorito dal non avere per questo periodo della storia dell’uomo altre fonti, ma solo i dati desumibili dallo scavo, per cui sono gli oggetti e i resti della vita e delle attività quotidiane, con la loro giacitura stratigrafica e areale, i soli ele- menti su cui ci si può basare per ricostruire la storia di un sito o di un territo- rio. Lo scavo stratigrafico e la registrazione di tutti gli elementi che vengono dallo scavo sono concetti che oggi appartengono a tutta l’Archeologia e che ven- gono recepiti dai nostri giovani come dati di fatto, senza chiedersi se è sempre stato così e quindi non considerando nè quanto dobbiamo a personaggi come, appunto, Scarabelli, nè le difficoltà che questa impostazione metodologica ha incontrato per entrare nella pratica comune dell’archeologia, difficoltà ben evi- denziate dal fatto che ad un certo punto è sembrata quasi sparire pure all’in- terno della Paletnologia: basta leggere le relazioni di scavo degli anni Cinquanta del secolo scorso per rendersene conto. È indubbiamente merito del dibattito che si è avuto sostanzialmente negli anni Settanta se sono stati recu- perati i principi formulati dai nostri primi preistorici e se si è avuta una loro applicazione a tutta l’Archeologia, da quella preistorica all’allora neonata Archeologia medievale. Si è così arrivati ad una sorta di rifondazione, politica e cultu- rale, dell’Archeologia, dei suoi temi e dei suoi metodi, una rifondazione che ha por- tato a un diverso approccio allo scavo e a un diverso modo di documentarlo. Il vec- chio diario di scavo, quello su cui si sono formati gli archeologici della mia genera- zione, è stato messo in secondo piano e sostituito come ruolo e importanza dalle 28
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 29 schede di “unità stratigrafica”. Non è certo questa la sede in cui discutere l’im- postazione e la struttura delle schede di US, quello che si vuole qui richiamare è che queste schede dovevano garantire, secondo Andrea Carandini, la demo- cratizzazione dello scavo e l’oggettività. Tralasciando il discorso della democratizzazione dello scavo la cui evidente assurdità era legata alla particolare temperie politica di quegli anni, resta il concetto delle schede di US come strumento per una documentazione oggettiva dello scavo, concetto che verrà rafforzato e ribadito dal diffondersi anche in archeologia dell’informatica. La possibilità di avere delle schede da riversare nel computer e di poter quindi disporre di un data-base che permettesse cor- relazioni e consentisse di costruire automaticamente i rapporti tra le varie unità stratigrafiche era visto come l’unico mezzo per una lettura oggettiva dello scavo: l’informatica, attraverso le schede di US, permetteva finalmente di rea- lizzare il sogno dell’archeologo, di un certo archeologo, di affrancarsi dall’in- certezza e dall’indeterminatezza propria degli studi umanistici e diventare, finalmente, uno “scienziato”. Da questa generale ubriacatura non ci siamo ancora del tutto ripresi, anzi dopo un breve periodo di apparente “lucidità”, il sempre maggiore diffondersi dell’informatica e il sempre più ampio uso di stru- menti automatici per il rilievo, dalle stazioni totali al GPS ai programmi di rad- drizzamento fotografico, ci ha fatto ricadere, o ha fatto ricadere una parte di noi archeologi, in pieno in questo equivoco. Basta leggere alcune relazioni di scavo o esaminare l’impostazione delle tesi di laurea che sono state discusse in questi ultimi anni soprattutto nell’ambito della facoltà o dei corsi di laurea in Conservazione dei Beni Culturali per accorgersi che molto spesso si confonde il mezzo con il fine e si riduca l’Archeologia al corretto uso del mezzo informati- co. Ci si dimentica così di quello che ci hanno insegnato proprio i grandi palet- nologi dell’Ottocento, e cioè che l’Archeologia è storia, che il fine dello scavo è ricostruire la storia di quel sito e di chi lì ha vissuto. Per fare questo è indi- spensabile che lo scavo sia condotto in modo corretto, con un criterio che non può che essere rigorosamente stratigrafico, così come è indispensabile raccogliere tutte le informazioni possibili, ma poi è necessario interpretare i dati, storicizzarli e questo è 29
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 30 per forza un’operazione soggettiva, “umanistica”, che nessun computer può fare. Pubblicare uno scavo non è quindi solamente descrizione, ma è soprat- tutto interpretazione storica dei dati. Limitarsi a descrivere i dati senza inter- pretarli significa fermarsi sulla soglia dell’Archeologia e questo avviene perché si rimane legati, come si è detto, alle “operazioni tecniche”. È un errore, va detto, in cui cadono anche diversi paletnologi ottocenteschi, i quali non riesco- no ad andare al di la dell’impostazione descrittivo-classificatoria propria di un certo Positivismo. Tra questi c’è anche Scarabelli, che, dopo aver presentato tutti i dati raccolti durante i suoi scavi al Castellaccio, scrive di non essere in grado di interpretarli storicamente, sostenendo di essere semplice osservatore di fatti e poco che più paziente raccoglitore di oggetti e di ritenersi abbastan- za soddisfatto, se, colla esposizione sincera dei primi e le figure dei secondi, avrò somministrato, ..., nuova occasione per più accurate ricerche, studi e discussioni (p. 94). Più che una dichiarazione di una reale incapacità si tratta di una presa di posizione polemica nei confronti delle teorie pigoriniane sulle terramare e a qualche conclusione, sia pure dettata più dalla polemica e volta soprattutto a confutare quanto altri, in particolare il Chierici, avevano soste- nuto, Scarabelli arriva, ma questo suo sostanziale non voler avanzare ipotesi e limitarsi a presentare i dati di scavo e le relazioni stratigrafiche fa sì che il volu- me sul Castellaccio risulti un’opera incompleta da un punto di vista archeolo- gico. Scarabelli si attiene fino alla fine a quei principi che aveva enunciato all’i- nizio e cioè di voler riferire i fatti diversi secondo la loro natura e rapporti usando un metodo e un linguaggio alquanto geologico nella convinzione che la Paletnogia sia più vicina alla geologia dell’archeologia e che dal non essere stata sempre a sufficienza coltivata geologicamente siano derivate incertezze ed oscurità (p. 6), ma questa sua coerenza lo fa essere alla fine più un bravo tecnico di scavo che un vero archeologo. Lo scavo in sé non è infatti prerogati- va esclusiva dell’archeologo, anzi è indubbio che un geologo, o meglio ancora un pedologo, sono senz’altro in grado di scavare meglio di un archeologo per la loro maggiore dimestichezza con i processi che portano alla formazione degli strati. La prerogativa dell’archeologo è l’interpretazione storica dei dati di scavo, è la capacità di inserire quanto emerso dallo scavo all’interno della cul- tura, che non è solo cultura materiale e, quindi, non è solo tipologia, di quel periodo e di quel territorio. Che poi questo riesca meglio attraverso un’osser- vazione diretta dei dati di scavo e che l’archeologo debba saper scavare è un dato di fatto che non sposta la questione, ma deve se mai spingere noi docenti 30
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 31 Tavola n. 8 dall’opera originale del 1887. 31
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 32 a formare degli archeologi completi, che siano in grado di scavare, di documentare, ma che siano soprattutto degli storici, che sanno usare anche le altre fonti e che cono- scono profondamente la cultura del mondo antico e questo, purtroppo, non sempre avviene, anzi la struttura scolastica nel suo complesso, i nuovi corsi universitari e la diffusa mentalità tecnicista ci porta sempre di più verso un altro modo di essere. Insistere sul fatto che l’archeologo deve essere uno storico e quindi deve avere una solida formazione umanistica non significa tornare ad un’Archeologia inte- sa essenzialmente come storia dell’arte o comunque rifiutare tutti quegli aspet- ti che non fanno parte della sfera culturale con la “C” maiuscola. L’importanza di utilizzare tutte le informazioni che si possono desumere dallo scavo è ormai un’esigenza che è sempre ben presente a qualunque archeologo ed è una delle acquisizioni metodologiche introdotte dalla New Archaeology negli anni Settanta del secolo scorso. In realtà, a ben guardare, anche questa non è una vera innovazione: basta leggere la relazione dello Scarabelli o quelle, ad esem- pio, dei suoi “colleghi” che scavavano le terramare emiliane per rendersene conto. In esse infatti troviamo pubblicate le analisi chimiche dei vari strati o i risultati dello studio dei resti floro-faunistici recuperati. D’altro canto questo atteggiamento dei paletnologi ottocenteschi è strettamente legato alla cultura del tempo, meno settoriale, per certi aspetti, e specialistica di quanto non sia oggi. Non è ad esempio un caso che nell’Ottocento vengano pubblicati dei dizio- nari territoriali dove le singole località vengono caratterizzate sia per le loro peculiarità naturalistiche che per quelle storiche e vi siano racconti di viaggio che registrano anch’essi sia le une che le altre. È una compenetrazione di ele- menti che avevamo indubbiamente perso e che solo in questi ultimi decenni è stata recuperata a livello generale, soprattutto per quanto riguarda gli studi territoriali. Così, ad esempio, tutti gli studi di storia locale hanno ormai quan- to meno una premessa di carattere geografico: il problema è quello di riuscire a saldare i due piani di lettura, quello fisiografico e quello storico, e arrivare ad avere una ricostruzione complessiva della storia del territorio. Per fare que- sto è necessario che il topografo antichista non lavori da solo, ma assieme ai geografi fisici, così come faceva già negli anni Cinquanta Nereo Alfieri, l’inizia- 32
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 33 tore della scuola bolognese di Topografia Antica. Allora lui lavorava con Mario Ortolani, grande geografo di estrazione umanista e docente dell’Ateneo bolo- gnese; oggi i geografi umanisti hanno preso altre strade e i referenti sono diven- tati i geomorfologi e i geologi del Quaternario. È un dialogo estremamente costruttivo, perchè consente di cogliere appieno il modificarsi del rapporto tra uomo e ambiente e quindi di ricostruire i meccanismi che hanno governato l’evoluzione del paesaggio. La saldatura tra storia e geografia permette così non solo di comprendere meglio la storia, sia antropica che fisica, di un territorio, ma fornisce anche gli strumenti indispensabili per una sua corretta gestione. Questo, però, è il risultato di una collaborazione paritaria, che vede lavorare gomito a gomito topografo antichista e geomorfologo e all’interno della quale ciascuno porta la sua specificità culturale e il suo sapere e questo deve avveni- re anche all’interno dell’Archeologia, evitando derive tecnicistiche che portino ad un archeologo che sia solo un tecnico dello scavo e dell’informatica applica- ta allo scavo o ad un geoarcheologo che ritenga che fare archeologia significhi ricostruire in modo puntuale i processi di formazione dei vari strati o dei diver- si suoli. In questo senso la lettura di relazioni di scavo come quella di Scarabelli 33
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 34 o degli altri paletnologi del tempo, compresa quella che Gaetano Chierici fa di un suo scavo di età romana, quello della necropoli di Coenzo, per il quale dà una puntuale descrizione dei vari livelli alluvionali che hanno ricoperto l’anti- co piano di campagna e degli effetti che queste ondate di piena hanno avuto sul- l’inclinazione delle epigrafi, sono metodologicamente basilari, perché ci inse- gnano l’importanza di un’attenta osservazione della realtà, non condizionata da teorie preconcette, e di una raccolta complessiva e multidisciplinare dei dati, ma poi l’archeologo deve compiere quel passo che Scarabelli si rifiuta di fare e cioè interpretare storicamente quei dati. È dunque importante che i gio- vani archeologi leggano queste opere in modo che si rendano conto che fare Archeologia significa prima di tutto capire e questo il computer non lo può fare, può aiutarci, ma capire è compito nostro. SANTI: Ringraziamo il professor Pier Luigi Dall’Aglio per il suo intervento. Passerei a questo punto la parola al relatore Gian Battista Vai che è professo- re di Geologia Stratigrafica qui alla nostra Università di Bologna ed è direttore del Museo di Geologia e Paleontologia “Giovanni Cappellini” di Bologna. Professore, a lei la parola. 34
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 35 GIAN BATTISTA VAI: Grazie al presidente Santi per la felice dizione “nostra Università di Bologna”. Anche Imola infatti sta costituendo strutture universi- tarie proprie nell’ambito della costellazione universitaria romagnola gemmata da Bologna. Amici imolesi, dalla vostra corale partecipazione ho l’impressione che abbiamo iniziato bene e che le Celebrazioni Scarabelliane siano ormai lan- ciate. Gli indirizzi del presidente della Fondazione e del sindaco di Imola non sono stati protocollari nè generici convenevoli, ma sono entrati immediatamen- te nel vivo secondando l’intento che le Celebrazione Scarabelliane siano tutto fuorché vuota e trionfalistica agiografia. Vogliamo riconsiderare il passato per valutare il presente e progettare il futuro, secondo quanto insegna un principio della geologia. L’amico professor Corsi ha dato le linee del quadro in cui dob- biamo operare. Questa non è una rievocazione provinciale, nel senso riduttivo del termine, perché le province e la loro varietà sono i volti preziosi e sfaccet- tati dell’Europa, sono sempre stati al centro della nostra multiforme storia. Anche questa nostra operazione avrà un risultato solo se si inserirà in un’otti- 35
Impaginato attestati bn ok 25-03-2005 17:46 Pagina 36 ca europea, come Scarabelli seppe inserire ogni sua attività in quell’ottica. È stato rilevante anche quanto ha detto il professor Dall’Aglio, che mi serve per condensare in una frase il primo punto a cui voglio accennare: l’Archeologia scientifica italiana nasce a Imola con Scarabelli, non dimenticandoci che que- sta affermazione vale nel senso che Scarabelli l’ha iniziata in termini interdi- sciplinari. Scarabelli non era un archeologo ma ha inventato l’archeologia ita- liana partendo dalla sua professionalità di geologo e coniando poi un nuovo ter- mine, Archeologia Geologica, per una disciplina che ora va rifiorendo. Poi le strade di Geologia e Archeologia si sono separate e ci siamo dimenticati tutti di Scarabelli e della sua lezione archeo-geologica a cominciare dagli imolesi e, peg- gio ancora, da noi accademici, i miei predecessori e noi stessi, mentre le due discipline andavano ciascuna per la sua strada. Quando come geologi e archeo- logi abbiamo ripreso a cooperare, Scarabelli è stato riscoperto per merito di Stefano Marabini nel 1986, in maniera subitanea e contagiosa per vari altri. E così per merito suo è avvenuta una piccola rivoluzione culturale che ha ripor- tato Scarabelli al centro della scena nazionale e europea. Oltre alla nascita della Archeologia scientifica in Italia ad opera di Scarabelli, toccherò anche un altro punto, il Centenario. Ma prima consentitemi di accennare al triangolo Scarabelli-Mortillet-Capellini. Mortillet è citato anche nella pagina centrale della locandina di questa serata in quanto fu uno dei destinatari del bel libro che presentiamo. Ne vennero stampate 200 copie, 100 per il mercato librario, e 100 per Scarabelli che ne faceva oggetto di dono e di scambio. Lo scambio in natura di libri e altre pubblicazioni era, ed è stato fino all’avvento di Internet, uno strumento fondamentale nello sviluppo della scienza con la distribuzione delle opere scientifiche, e nella costituzione delle grandi biblioteche. Uno dei percettori del libro sul Castellaccio fu proprio Gabriel de Mortillet, un cultore di archeologia, paleontologia e antropolo- gia, con cui Scarabelli era in rapporto. Ma oltre che con Scarabelli, Gabriel de Mortillet fu in collaborazione con Capellini, mostro sacro dell’organizzazio- ne della scienza e della storia della scienza in Europa e nel mondo, Rettore dell’Università di Bologna per tre mandati non consecutivi nella seconda metà dell’Ottocento, colui che ha dato il volto 36
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