Mestre, una storia solidale - Il Centro Don Vecchi
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SETTIMANALE DELLA FONDAZIONE CARPINETUM COPIA GRATUITA ANNO 16 - N° 2 / Domenica 12 gennaio 2020 Mestre, una storia solidale di don Gianni Antoniazzi L’inizio del nuovo anno spinge lo sguardo al futuro. Per questo nu- mero dell’Incontro ci siamo chiesti quali fossero le realtà più antiche di Mestre anche per comprendere qual è il solco più profondo scava- to nella nostra storia cittadina. Su quella strada possiamo continuare a poggiare le orme nonostante le cri- si. Ebbene a Mestre esistono alcune realtà antichissime. Certamente le due “pievi” (parrocchie) di San Lo- renzo (il Castello) e di Carpenedo: il fonte battesimale è datato del XII secolo se non anche prima. Ma vi sono anche altre strutture antiche. Se non abbiamo sbagliato nella ri- cerca, sono tre, tutte legate alla lo- gica della solidarietà e del servizio evangelico. Si tratta della “Scuola dei Battuti”, della fondazione “Pia- vento” e della “Società dei 300 Campi”, queste ultime di Carpe- nedo. Hanno una storia secolare, radicata nella fede cristiana. Cor- rispondono all’opera di insigni sa- cerdoti del trevigiano, dal momento che, fino al 15 maggio 1927, Mestre fu diocesi di Treviso. Con alterne vi- cende sono arrivate ai nostri giorni. Talvolta, soprattutto negli anni un poco spensierati, sono state sfrutta- te per trarne vantaggi anche perso- nali. Il nostro territorio mestrino è accompagnato da questa antica vita di solidarietà nei confronti delle persone bisognose, anziane e sole. Gli attuali Centri don Vecchi hanno le loro radici in questo solco profon- dissimo. È importante aver nuova cura del passato, ma è parimen- ti prezioso proiettare lo sguardo al futuro con altrettanta passione.
Focus 1 Piavento: 578 anni di storia di Gianni Scarpa Tra le molteplici opere caritative che impegnano la comunità di Carpenedo c’è la Fondazione Piavento, originariamente considerata ospizio e luogo di assistenza per vedove indigenti Le origini della Piavento risalgono la reversibilità pensionistica come ritorio della Diocesi di Venezia. Nei al 1442, grazie ad una donazio- misura di tutela delle donne. Il la- secoli questa fondazione rimane ne testamentaria fatta dall’allora scito consisteva in una casetta e l’espressione della carità dei fedeli parroco di Carpenedo don Loren- 10 campi di terra, tutti gli arnesi della parrocchia dei SS. Gervasio e zo Piavento a favore della propria di casa di don Piavento e il denaro Protasio verso gli anziani. Da allora parrocchia, affinché essa potesse proveniente dagli interessi maturati il parroco è l’unico responsabile a attuare il comandamento evange- nella Camera degli Imprestiti (Uffi- gestirla, avvalendosi di un Consi- lico dell’amore verso il prossimo. cio veneziano istituito nel XII° sec. glio di Amministrazione composto Dovevano beneficiarne vedove in- per la gestione del prestito pub- da alcuni parrocchiani da lui nomi- digenti, timorate di Dio e di buoni blico). Gli eredi Piavento erano la- nati. Dopo un impoverimento della costumi, appartenenti alla comu- sciati possessori e usufruttuari dei Piavento avvenuto nella seconda nità. Nel testamento si legge “… terreni, ma dovevano annualmente metà degli anni ’50, oggi lo stato lassa una casa de mura, posita in contribuire al sostentamento delle patrimoniale della Fondazione Pia- Carpenedo appresso la chiesa … ospiti mediante denaro e parte dei vento comprende: la Casa Storica che la sia dada per l’amore de Dio prodotti dei campi. Questo con- con giardino lasciata per testamen- a stare et abitare dentro do, o tre, tributo annuo nei secoli variava a to dal parroco L. Piavento nel 1442; ovvero 4 done de anni quaranta e seconda degli usufruttuari che si un appartamento con tre garage in de più anni e non de manco anni, succedevano. Fino al 1927 la par- via Duran, lasciato in eredità da un et che sia done del paese e che sia rocchia dei Ss. Gervasio e Protasio parrocchiano, e dato in affitto con done honeste e de bona vita…”. In faceva parte della Diocesi di Trevi- equo canone ad un privato; un ap- quei tempi e fino agli inizi del ‘900 so. La Chiesa trevigiana era molto partamento di via delle Marmaro- la condizione femminile era molto attenta ai bisogni della povera gen- le, diviso in due mini dove vengono precaria, con un’enorme difficoltà te e operava attraverso varie ope- ospitate due signore con i requisiti per le donne di accedere ad oc- re caritative perché la povertà nel previsti dallo statuto del Piavento. cupazioni ritenute adatte solo ai nostro territorio era molto diffusa. Questa proprietà è della parroc- maschi. La donna veniva relega- Il 15 maggio di quell’anno, con la chia dei SS. Gervasio e Protasio ed ta ai ruoli tradizionali di “moglie, decisione del Vescovo di Treviso, è data in comodato d’uso alla Fon- madre, suora, serva e …”. Solo nel Beato Andrea Giacinto Longhin, la dazione che la gestisce. La risor- 1939 venne introdotta la legge sul- struttura entrò a far parte del ter- sa economica della Fondazione è legata principalmente agli introiti derivanti da affitti (della proprietà nel condominio Duran), donazioni private deducibili ai fini della di- chiarazione dei redditi; contributi del 5x1000 della dichiarazione dei redditi; compartecipazione mensi- le delle ospiti alle spese, come pre- visto nello Statuto. Oggi, a distanza di quasi seicento anni, questa ope- ra pia continua la sua azione di ca- rità a favore di alcune donne sole del nostro territorio e ha favorito con lo stesso spirito cristiano la na- scita dei Centri don Vecchi, grazie alla lungimiranza e all’infaticabile attività di Don Armando Trevisiol. 2 ANNO 16 - N° 2 / Domenica 12 gennaio 2020
Focus 2 La Società dei 300 campi di don Gianni Antoniazzi Fra le più antiche realtà mestrine c’è la struttura che gestisce terreni e case del “Colmello di Carpenedo”. Nacque per volontà del vescovo di Treviso, per il bene di famiglie meno ricche La Società dei 300 campi è una E nell’ultimo secolo cos’è suc- delle realtà più antiche di Mestre: cesso? gestisce immobili e terreni con at- Nel 1935, alcuni soci accusarono tenzione allo statuto solidale che di mal governo l’allora presiden- la anima. Scopriamone la storia te, ing. Gardin. Il prefetto, quin- rispondendo ad alcune domande. di, nominò commissario straordi- nario l’Avvocato Alessandro Brass Quando è nata la “Società dei (padre del noto regista), aderente 300 campi”? al Partito Fascista. Questi rimase La sua esistenza è documentata in carica fino al 1943. Di seguito già dal 5 novembre 1326, quando la società fu affidata all’Avvoca- il Vescovo di Treviso, beato Ubaldo to Antonio Casalin. All’inizio de- de Gabrielli, stabiliva una “conces- gli anni ’50 l’Avvocatura di Stato sione a livello” di circa 300 cam- intervenne per rivendicare il pos- pi trevigiani (oggi 150 ettari), da sesso demaniale dei beni: venne renissima Repubblica che mantie- addotto a pretesto il “dubbio sul- ne invariato il sistema. Lo stesso la legittimità del godimento”. La avviene nel 1797, quando a Ve- diatriba si trascinò fino a quando, nezia subentra la prima domina- nel 1955, una commissione ri- zione austriaca. Fu Napoleone a stretta di soci guidata da Ing. Gar- cambiare lo status quo. A partire din, Francesco Malvolti, Francesco dal 1805 viene costituito il nuovo Callegaro, Narciso Cecchinato e catasto dei terreni e si impone Filippo Chin, affidarono all’Avvo- una severa tassa fiscale sulle pro- cato Zironda di Venezia l’incarico prietà della società 300 campi. Si di risolvere la controversia, ricor- tentò allora di precisare che bo- rendo anche alla corte d’appello schi e prati furono dati dalla cu- di Roma. La causa fu vinta e il ria di Treviso ai “poveri miserabili Catasto dovette ritirarsi. Nel 1978 di Carpenedo”. Ma la richiesta di la società dei 300 campi, con un ammorbidire il regime fiscale fu pagamento a saldo di sole 1000 rinnovare ogni 29 anni. I benefici respinta. I beni furono dunque as- lire, sciolse l’antico vincolo se- “derivati da boschi e prati” veni- segnati alla congregazione di ca- colare legato all’investitura ori- vano dati “agli abitanti presenti e rità di Mestre, un ente comunale, ginaria con la diocesi di Treviso. futuri del Comune (il Colmello) di che gestì i terreni con una partita Attualmente la Società gestisce Carpenedo”. Il canone doveva es- intitolata “Istituto dei poveri di terreni e abitazioni in Carpenedo sere pagato entro l’11 novembre di Carpenedo”. Nel 1815, con la di- ma anche in Comuni vicini dove ogni anno con un ritardo tollerato sfatta di Napoleone, si constatò la ha acquisito beni con varie per- di 8 giorni. In una lapide del 1603, gestione fallimentare dell’istituto mute. Segue regole di statuto presente in sede, si precisa l’ori- dei poveri. Nel 1834 il parroco di specifiche e ammette la presen- gine privata del bene che giunge Carpenedo, don Giovanni Maria za di 427 soci ordinari fra coloro dalla “mensa vescovile” di Treviso. Monico, costituì una commissione che risiedono a Carpenedo più un per rientrare in possesso dei ter- numero imprecisato di colmellisti. E nei secoli seguenti cosa accade? reni. Riuscì nell’intento e nel 1839 È legata alla parrocchia: il parro- Le vicende possono essere sinte- ci fu il nuovo regolamento “Della co ne è l’ispettore e, nel tempo, tizzate in questo modo. Nel 1337 società proprietaria delli campi ha sempre mantenuto fermo il Mestre viene conquistata dalla Se- 300 boschivi, arativi e prativi”. rispetto per lo statuto iniziale. ANNO 16 - N° 2 / Domenica 12 gennaio 2020 3
Sottovoce Passato e futuro di don Gianni Antoniazzi Circa il tempo, tutti conosciamo nuovi amici come diamanti; se tro- ne profittane, non rimarranno per celebri opinioni. Fu Churchill, po- vi un diamante non dimenticarti sempre, se sono cattive, non pre- litico, storico e militare britanni- dell’oro, perché il diamante non occuparti, non dureranno per sem- co, a sostenere un principio: “Se il regge se non è sostenuto dall'oro" pre" (Mt 12,35). E ancora il Vangelo: presente cerca di giudicare il pas- (Pro 18,24). C’è il Vangelo di Mat- “Essere preoccupati non ti toglie la sato, perderà il futuro”. Fu invece teo: “Tutte le cose nella nostra preoccupazione di domani, ma ti Primo Levi, partigiano e chimico, a vita sono passeggere: se sono buo- toglie la pace di oggi” (Mt 6,34). notare il rovescio: “Coloro che di- menticano il passato, sono condan- nati a riviverlo.” Serve equilibrio fra passato e futuro: per esempio l’idea dei Centri don Vecchi fiori- sce anche dall’esperienza della Piavento di Carpenedo, aggiorna- ta con genialità da don Armando. In generale farei tesoro dei testi biblici. Ad esempio, Paolo canta la forza della preghiera. Traduco così: l’orazione non è la “ruota di scorta” da utilizzare nei momenti di crisi, è il volante che dà la di- rezione per il futuro (1Tes 5,17); Oppure c’è il testo dei Proverbi: “I vecchi amici sono come l’oro; i In punta di piedi Giovani e volontariato In queste pagine abbiamo esposto le più antiche realtà e la Banca del tempo libero. Sono strutture decennali, mestrine, nate per spirito di servizio evangelico. Esi- nate dopo gli anni ’50 per l’iniziativa di cristiani mestri- stono realtà più moderne, sorte con gli stessi valori: ni. Erano sostenute da “adulti” energici che, oltre alla potremmo dedicare loro un numero in futuro. Ci ven- cura della famiglia e dei figli, affiancavano agli impegni gono in mente, per esempio, la San Vincenzo Mestrina anche l’attenzione per la gente in difficoltà. Alcuni dei fondatori sono rimasti al timone di queste realtà per decenni. Oggi molte di queste strutture contano vo- lontari avanti negli anni. Manca il coinvolgimento delle nuove generazioni. Come mai? Gli alberi più maturi tol- gono il sole e quelli giovani faticano a crescere: forse i giovani non partecipano finché gli anziani non crea- no spazio. L’altra ipotesi è che le nuove generazioni abbiano molteplici impegni rispetto al passato, ma è anche vero che tanti perdono tempo in futilità. Forse gli anziani di un tempo erano più formati al Vangelo mentre le nuove generazioni non custodiscono la stes- sa esperienza di fede. Forse però oggi prevale nei più giovani l’idea dell’avventura e si preferisce fare un ser- vizio più esotico, magari in terra di missione, e meno duraturo nel tempo per non compromettersi troppo. 4 ANNO 16 - N° 2 / Domenica 12 gennaio 2020
Focus 3 Scuola di Santa Maria dei Battuti di Stefano Sorteni L'Antica Scuola è stata fondata nel 1302 e ha una lunga esperienza nel campo dell'assistenza Di recente è stata fusa con altre realtà di cura: i timori e le speranze per il suo futuro Il Comune di Venezia ha da pochi giorni fuso l’Antica Scuo- Il luogo di riunione fu prima con molta probabilità l’altare la dei Battuti a Mestre con gli Istituti Riuniti di Educazione, dedicato alla Vergine presente nel duomo di San Lorenzo e determinando così la fine di un’esperienza assistenziale uni- quindi, dalla metà del XIV secolo, l’edificio fatto apposita- ca per longevità, dato che pur in diverse forme esisteva da mente costruire nel suo sagrato che serviva anche da depo- oltre settecento anni. Si ritiene opportuno quindi ricostruire sito e da cimitero e che, seppure rimaneggiato, è una delle la storia di quella che è stata la più antica istituzione laica poche testimonianze ancora esistenti del passato più antico di della nostra città e in particolare le sue origini medievali. Mestre. Il sodalizio ebbe molto seguito se, tra il XIV ed il XVI La scuola di Santa Maria dei Battuti venne costituita, con il secolo, il numero dei confratelli passò da una trentina circa a benestare del vescovo di Treviso Tolberto Calza, nel 1302 in quattrocento: una cifra considerevole se si tiene conto del nu- un momento in cui il territorio mestrino era sotto l’influenza mero limitato degli abitanti del territorio nello stesso lasso di del comune trevigiano. A fondarla furono un gruppo di peni- tempo. L’iscrizione e l’osservanza delle regole dava infatti ad tenti laici collegati ad un movimento religioso popolare svi- ogni socio la possibilità di accedere al sistema di garanzie che luppatosi nella seconda metà del secolo precedente in gran nessuna istituzione laica all’epoca poteva offrire: si andava parte d’Italia, ma anche in Europa, e conosciuto come battu- dal conforto in caso di malattia o di morte, a somme in danaro ti o flagellanti perché i suoi aderenti percorrevano le strade ricevute a titolo di liberalità, per mansioni svolte o per essere percuotendosi in pubblico. Si trattava di una sorta di società in particolari condizioni di difficoltà, fino al ricovero; la loro di mutuo soccorso aperta a uomini e a donne, il cui statuto inosservanza comportava invece il pagamento di multe e, alla prevedeva, accanto a doveri di natura religiosa e devozionale, lunga, l'espulsione e quindi il venir meno del diritto al sistema pratiche benefiche come la carità verso il prossimo o la so- di protezione. Col passar del tempo, grazie ai legati di confra- lidarietà reciproca. I suoi membri appartenevano sia al ceto telli ricchi o di semplici fedeli, la scuola accumulò un numero medio della popolazione come gli artigiani (barbieri, calzolai, consistente di case e terreni situati a Mestre, a Venezia, come fornai, maniscalchi, muratori…), sia a quello più elevato come nella vicina terraferma in direzione di Padova e di Treviso. I notai e medici e alla fine anche nobili: non agli strati sociali testatori vincolarono il possesso dei beni alla celebrazione di più poveri perché, per poter accedervi, era necessario pagare messe, all’acquisto di arredi sacri o all’esecuzione di atti di una quota d'iscrizione. L’adesione al sodalizio comportava la prodigalità in natura o in danaro a favore dei meno abbienti condivisione di un’esistenza fondata su un complesso di re- in particolari ricorrenze festive, come Natale, Pasqua, San gole a carattere etico e religioso elaborato autonomamente Martino o durante la Quaresima. Tra le numerose attività be- dalla scuola stessa che aveva i suoi capisaldi nel culto mariano nefiche che l’istituzione si trovò a gestire per volere di priva- e che funzionava grazie all’esistenza di un’organizzazione in- ti filantropi la principale è senza dubbio quella ospedaliera. terna di natura gerarchica: il suo organo base era l'assemblea La struttura, voluta da Mabilia Travaglini e costruita già nel dei confratelli (pleno scola), composta dagli iscritti, uomini e secondo decennio del Trecento, è destinata prima di tutto donne, che si riuniva una volta all’anno in occasione del Gio- ad accogliere e solo secondariamente a curare. L’attività si vedì Santo per l’elezione delle cariche, oltre che periodica- rivolse in principio ad uno spettro molto ampio di bisognosi, mente per deliberare sugli argomenti più importanti come le bambini abbandonati, ragazze madri, vedove, poveri o pelle- modifiche dello statuto, le spese straordinarie o l’accettazio- grini di passaggio e, anzi, la collocazione nei pressi del Ter- ne di nuovi membri. Il gruppo dirigente, denominato banca ed raglio, fa pensare che uno dei suoi scopi principali sia proprio eletto da un gruppo ristretto di confratelli maschi, designati l'assistenza a questi ultimi, da cui il nome di xenodochio. Suc- in parte a sorteggio tra tutti i soci, era composto dal gastaldo cessivamente, venendo verso l’età moderna, l’attività di cura (il presidente), dal massaro (l'amministratore dei beni), oltre si specializzò, concentrandosi su anziani e orfani di entrambi che da cinque consiglieri nominati dal primo, ed era assistito i sessi. L’esercizio di un’attività a carattere pubblico, come dallo scrivano (il segretario contabile) e dal gastaldo uscente. quella assistenziale, la portò all’attenzione del potere, reli- gioso e civile, e a scontrarsi più volte con esso in difesa della propria laicità e della propria autonomia. Ma se in antico regi- me, pur in un quadro di controllo sempre più stretto e di omo- logazione, la sua funzione non venne messa in discussione, la situazione cambiò sotto il dominio francese, quando lo stato rivendicò per sè un ruolo prevalente anche in campo assi- stenziale. La scuola di Santa Maria dei Battuti venne così sop- pressa nei primi anni dell’Ottocento: la volontà e la memoria dei filantropi che avevano sostenuto l’antico sodalizio è stata però salvaguardata dagli uomini che, raccogliendone l’eredi- tà, si sono alternati nei secoli alla guida dell’istituto mestrino. Si auspica che ciò possa accadere anche oggi, nel caso del- la nuova istituzione voluta dall’amministrazione veneziana. 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L'intervista Mestre in guerra di Matteo Riberto I due conflitti mondiali hanno ridisegnato poteri di forza, volti e coscienze del Pianeta Mestre nelle due Grandi guerre: tra diari e testimonianze di chi le ha vissute e combattute A scuola, la Prima e la Seconda guer- Umberto Zane è giornalista profes- Cosa ti ha spinto a scrivere questo ra mondiale si studiano attraverso i sionista, storico e autore di diversi libro? E cosa ti ha colpito di più grandi eventi: le cause scatenanti, i libri e documenti sulla storia di Me- della figura del protagonista? rapporti politici, le battaglie decisi- stre. Ha approfondito, tra gli altri "Avevo da tempo il desiderio di ve. Di rado si mettono però a fuoco i temi, la storia della nostra città du- scrivere qualcosa sulla Prima guer- diversi tasselli: le storie delle perso- rante gli anni dei due conflitti. Ecco ra mondiale che riguardasse però ne comuni e delle famiglie che han- quindi un’intervista che, avendo anche Mestre. Il destino ha voluto no vissuto il conflitto in prima linea come base tre libri scritti dall’auto- che abbia casualmente incontrato o in retrovia. E quando si racconta re (uno è in ultimazione), ci riporta in Alpago una persona che aveva la situazione che si viveva nelle città nella Mestre di quegli anni, così tra- questo diario di suo padre, e che dello Stivale, sono sempre le grandi gici e allo stesso tempo importanti. da tempo cercava di farlo diventa- metropoli – Milano, Roma – che oc- re un libro. In pochi mesi il nostro cupano spazio e attenzioni. Ma le Umberto, partiamo dal libro sul- comune “sogno” è diventato realtà. due Guerre, e gli anni che le divido- la Prima guerra mondiale, “1915- Il libro è uscito quasi di getto: io ho no, sono state cruciali per tante re- 1918. Dove sei stato mio bell’Alpi- operato come un sarto, “ritaglian- altà. Anche per Mestre, che proprio no?”. Il protagonista è Francesco do” i pezzi più belli del diario, e in quegli anni viveva un periodo di Calmasini: chi è? “cucendoli” tra loro aggiungendo le sviluppo e cambiamenti. Nell’anni- "È un ragazzo mestrino di 19 anni notizie che riguardavano la guerra versario del Centenario della Prima che va in guerra con l’illusione di in generale, e quelle ovviamente guerra mondiale, il Comune, in col- poter vedere realizzati i suoi ideali su Mestre. Francesco comunque laborazione con la Fondazione Forte “mazziniani”: non solo la conquista era un cronista nato... ha scritto Marghera, ha promosso una serie di di Trento e Trieste per completare sul campo, in condizioni estreme, appuntamenti dove scrittori, stori- il percorso risorgimentale, ma per pagine da far invidia a un reporter ci e giornalisti hanno raccontato le difendere e far trionfare gli ideali affermato. Quelle su Caporetto, ad vicende di Mestre durante il conflit- democratici (rappresentati dai no- esempio, le considero fantastiche... to. Tra gli altri, hanno partecipato stri alleati Gran Bretagna e Francia) leggendole mi sembrava di esse- il “nostro” Sergio Barizza - che a contro le forze reazionarie (ovvero re con lui mentre stava scappan- breve tornerà con la sua rubrica - i tre imperi tedesco, russo e au- do, inseguito dagli austrotedeschi". e Umberto Zane. Ci conosciamo da stroungarico). E che, pur essendo anni con Umberto: è stato mio al- un autodidatta, figlio di un ferro- Com’era Mestre durante la Prima lenatore quando giocavo a calcio. A viere, porta con sé nello zaino li- guerra mondiale? Come la vive e parte questo riferimento personale, bri: di Dante, Mazzini, D’Annunzio". come ne esce? "Era il Comune italiano col più alto tasso di crescita demografica sia per la nascita del parco ferrovia- rio e l’arrivo di centinaia di fami- glie di ferrovieri (tra cui quella di Calmasini), sia per la realizzazione del campo trincerato, il sistema di forti che avrebbe dovuto difende- re l’Italia da un’eventuale invasione da parte dell’esercito austrounga- rico. Mestre è diventata da subito immediata “retrovia”, trasforman- dosi in un grande ospedale da cam- po. Dopo Caporetto ha subito vari bombardamenti: per assurdo ne ha avuti di più nella Prima che nella Seconda guerra mondiale, anche 6 ANNO 16 - N° 2 / Domenica 12 gennaio 2020
L'intervista ta della squadra che allenavo, e in cui tu giocavi. Ho fatto deviare il pullman a Ponte nelle Alpi, fis- sando la sosta proprio dove dove- vo trovarmi con questa persona". Arriviamo al libro a cui stai lavo- rando, sulla Seconda Guerra Mon- diale. Qual è il progetto? Ci dai qualche anticipazione? "Se vogliamo è una sorta di “con- tinuazione” dei due precedenti. Dopo della Prima guerra mondiale e dopo del ventennio, racconto della Seconda guerra mondiale a Mestre, e del primo dopoguerra. La formu- la del racconto è a metà delle due precedenti. I miei “testimoni diret- ti” parlano infatti dei loro ricordi, mentre io spiego storicamente cosa succedeva non solo in città ma an- che negli altri teatri del conflitto. se ovviamente quest’ultimi sono Rivivremo così, quasi “dal vivo”, at- mangono però i forti legami con stati più letali, visto le armi uti- traverso i racconti di “chi c’era”, il Venezia di cui bisogna tener conto: lizzate. Sono molti i mestrini che giorno dell’entrata in guerra, i bom- politici, economici, ma direi anzi- nell’ultimo anno del conflitto han- bardamenti, la fame, l’8 settembre, tutto “di sangue”, visto che oggi no abbandonato così le loro case i nazisti, la lotta civile, la Libera- sono tanti i mestrini di origine ve- per rifugiarsi lontano: tra questi zione, la fine del conflitto e i primi neziana...molti di più di 100 anni anche la famiglia di Francesco". passi verso il “boom economico”. fa. In questi ultimi decenni, poi, il rapporto di forze si è quasi ca- Prima di parlare del libro sulla Se- Se i lettori del L'incontro volesse- povolto: è più Venezia che oggi ha conda guerra mondiale a cui stai ro contattarti per fornire mate- bisogno di Mestre, che viceversa… lavorando, ti chiedo di “Me ricor- riali o testimonianze, come pos- forse tocca proprio ai mestrini il do de Carpenedo”. Cosa raccon- sono fare? compito di cercare di “difendere” ta? Ci concedi un flash del libro? "Il libro è in dirittura di arrivo, ma l’identità, la “venezianità”, le tra- "Il libro, uscito nel 2005, raccon- sarei davvero felice se altre per- dizioni di quella che resta comun- ta la vita di Carpenedo tra le due sone potessero fornirmi ulteriori que la più bella città del mondo". guerre, attraverso i ricordi di quelli testimonianze, sia dirette, che nel che avevo chiamato i miei “testi- racconto lasciato loro da genitori moni diretti”. Di “flash” ce ne sono o nonni. E anche attraverso le fo- Domanda per entrare tanti: dall’incontro che abbiamo tografie di Mestre nel periodo tra ai Centri don Vecchi fatto in Patronato per scattare del- il 1939 ed il 1950: sia riguardan- Ai Centri don Vecchi il turnover le foto assieme, in cui persone si ti la guerra che i luoghi (assieme degli appartamenti è costante. Chi sono riviste dopo sessant'anni e più; alle persone). Mi possono scrivere pensasse di presentare domanda ai “testimoni” che prima di mori- all’indirizzo mail umza@hotmail. d’inserimento, mettendosi in lista d'attesa, può consegnarla in di- re hanno voluto lasciarmi parte dei it o telefonarmi al 347 5799700". rezione al Centro don Vecchi 2 di loro ricordi “materiali”. Di uno sei via dei Trecento campi a Carpene- stato testimone inconsapevole pure Un’ultima domanda. Si sente dire do. Per richiedere un alloggio oc- tu… Sono riuscito a trovare l’ere- spesso che Mestre non ha un’iden- corre: non avere meno di 65 anni de di una persona che dirigeva la tità. La storia forma l’identità di e più di 83; trovarsi in una condi- compagnia filodrammatica del pa- una persona come di una città. zione economica modesta; essere tronato, fatta chiudere dai fascisti. Secondo te qual è l’identità di normalmente autosufficienti; di- Aveva molto materiale, oltre che Mestre? sporre di un garante che si assu- memorie scritte in quel tempo da "Credo che sicuramente oggi Me- ma la responsabilità di intervenire qualora la persona abbia necessità suo padre: abitando però nel bel- stre sia abbastanza grande per di una diversa collocazione, in se- lunese sono riuscito a farmi dare le camminare da sola, anche da un guito alla perdita dell’autonomia. fotocopie grazie.. ad una trasfer- punto di vista amministrativo. Ri- ANNO 16 - N° 2 / Domenica 12 gennaio 2020 7
Pensieri a voce alta Natale anni ‘30 Lente d'ingrandimento di don Gianni Antoniazzi di Federica Causin La Caritas diocesana Quando ho saputo che ci saremo Fra le attività che spesso si dan- occupati storia della nostra città, no da fare nel nostro territorio sono andata a riprendere un arti- c’è anche la Caritas diocesana. È intervenuta, per esempio, per colo, molto suggestivo, che ave- le difficoltà legate all’acqua alta vo letto sul numero di dicembre ma sostiene molteplici inizia- de “Il Gabbiano Felice”, la rivista tive: varie case d’accoglienza, dell’Università della Terza Età. Il centri d’ascolto, sostiene inizia- pezzo, scritto da Claretta Lucchi ri- tive a favore di poveri, senza fis- evoca il Natale a Mestre negli anni sa dimora, ex tossicodipendenti, Trenta, grazie alla testimonianza ex carcerati, e molto altro anco- della signora Anna, che abita nella ra. La Caritas è nata nel 1971, stessa via da oltre novant’anni e ha per opera di Paolo VI e si svilup- accettato di condividere i suoi ri- pa in tutte le diocesi italiane. È cordi. Di primo acchito, quello che un fiore all’occhiello della vita mi ha colpito sono state le imma- cristiana in Italia che tuttavia ri- gini, splendide foto d’epoca, che schia di essere un poco slegata raccontano una città ovviamente dalla vita delle nostre comunità molto diversa da quella di oggi. cristiane. Annuncia la passione Poi, riga dopo riga, ho scoperto di Gesù per gli ultimi nelle con- tradizioni, colori, profumi, sapori dizioni più disparate. Qui a Me- (le ciambelle, il cappone, i bigoli in armi per prepararsi a un eventuale stre, però, soprattutto in seno salsa, il baccalà). Ho trovato molto conflitto. Ricorda la preoccupazio- alla vita delle parrocchie, non tenera l’immagine della zia della ne del padre, le maestre che face- sempre riesce a raccogliere la protagonista che, quando le nipo- vano disegnare agli alunni il trian- partecipazione dei laici, soprat- tutto giovani, così che in alcu- ti dormivano, riparava con carta, golo che rappresentava la triplice ne circostanze deve far ricorso garze e colla garavella, che andava alleanza o l’orso, simbolo dell’Unio- a personale stipendiato. Non è sciolta sul fuoco, le statuine di ges- ne Sovietica. “Quello fu l’ultimo uno scandalo: quando un’atti- so del presepe. Mentre leggevo, mi Natale della mia fanciullezza, ma vità diventa grande ha bisogno sembrava quasi di vedere i bambini anche l’ultimo Natale di una cit- di presenze costanti, formate, che raccoglievano il muschio, pre- tà che presto sarebbe cambiata competenti, responsabili anche paravano la carta per le grotte e le per sempre” afferma. Partendo da davanti alla legge e allo Stato, montagne che facevano da sfondo questa testimonianza, mi sono sof- e per questo è necessario far alla Natività e rimanevano incantati fermata a riflettere sull’importan- ricorso a dipendenti. Ma la vita di fronte alle vetrine di un negozio za di conoscere la Storia e vorrei della nostra comunità cristiana di giocattoli in via Poerio. In que- concludere proponendo le consi- deve esprimere qualche persona gli anni non si usavano luminarie o derazioni di alcuni storici, che mi in più capace di aderire al pro- addobbi, però i negozi del centro sono sembrate interessanti. Data gramma e ai progetti della Cari- esponevano i loro prodotti migliori. l’attuale tendenza a vivere in una tas. Se fra la parrocchia di Car- Mi ha stupito, ad esempio, vedere sorta di eterno presente, dimen- penedo e la fondazione Carpine- menzionata la cartoleria Baessato, ticando il passato e smettendo di tum ci sono almeno 500 volonta- non immaginavo che fosse così an- pensare al futuro, la Storia diventa ri che si rendono disponibili, nel tica! I regali, che spesso non erano fondamentale per riscoprire le no- nome di Gesù, a servire la gente quelli desiderati, venivano portati stre radici, comprendere gli errori in molti ambiti della vita uma- dalla Befana; a Natale, invece, ci e recuperare un orientamento pro- na, sarebbe prezioso che anche si scambiava moltissimi biglietti gettuale. Inoltre può essere letta per questa struttura così cara alla tradizione del nostro terri- di auguri. La signora Anna conclu- come un invito alla tolleranza e al torio ci fosse almeno qualcuno de il suo racconto rammentando dialogo, malgrado le differenze. È pronto a servire senza compen- che, dopo il Natale del 1939, tutto un viaggio grazie al quale possia- so e lieto di mettere a disposi- cambiò: la Germania aveva invaso mo allargare i nostri orizzonti ge- zione le proprie competenze la Polonia e, anche in Italia, molti ografici, temporali, e intellettuali. per chi si trova in necessità. uomini erano stati richiamati alle Siamo disposti a intraprenderlo? 8 ANNO 16 - N° 2 / Domenica 12 gennaio 2020
Il bello della vita Mestre è la mia storia di Plinio Borghi Lo sviluppo della città nel dopoguerra, tra insediamento industriale e piani regolatori Le tappe che hanno disegnato il volto di Mestre e le prospettive per il futuro del territorio Abitare ai piani alti mi consente di aveva ottenuto il titolo ufficiale di Cit- rigirerebbe nella tomba a fronte della osservare a 360° tutta la mia città e tà, pel numero di abitanti, malgrado viabilità da super città metropolitana buona parte di Venezia e laguna, ae- che nel frattempo avesse perso quello che si è sviluppata. E non parliamo roporto in pool position, specie se la di Comune, come le sue limitrofe Ze- delle infrastrutture: fanno testo per natura mi regala, come oggi, una luce larino, Chirignago e Favaro. Corso del tutte l’invidiato Ospedale dell’Angelo stupenda e tramonti fuori dall’ordi- Popolo era di là da venire, mentre via e l’aeroporto. Anche parrocchie e re- nario, cioè non incupiti dalla foschia Circonvallazione fu così denominata lative chiese hanno fatto rapidamente che di norma la fa da padrona in proprio perché lo era. Lo sviluppo fu la loro parte: io, senza spostarmi dalla quest’umido territorio. Mentre scrivo, rapido ed esponenziale. L’insediamen- casa natia, prima del ’60 ho cambia- manca un pugno d’ore alla fine dell’an- to industriale ai Bottenighi attrasse to tre parrocchie! Beh, la storia sa- no e il freddo pungente mi obbliga a folle dal contado e trasformò quel ter- rebbe ancora lunga, ovviamente. E il farlo col naso appiccicato alle finestre. ritorio in ampio dormitorio, fino a dar- futuro di Mestre? Sicuramente rimarrà Allora è fatale che il pensiero si sof- gli (1953) la connotazione di frazione uno snodo aereo, viario e ferroviario fermi sulla struttura di questa Mestre, col nome di Marghera, poi riqualifica- importante e strategica rispetto alla che non posso non amare, perché è ta come Città Giardino. Nonostante la stessa Venezia, che ormai stiamo reg- il luogo dove sono nato e vissuto per recalcitrante Amministrazione, arrivò gendo da qui. Ci sarà meno spazio per ormai più di 76 anni, e la mente co- il piano regolatore (1962), già compro- lo sviluppo residenziale e di più per mincia a vagare sulla sua storia, che è messo da un abusivismo galoppante e recupero e riqualificazione del patri- anche la mia storia. Di quel che vedo, da un territorio lanciato al massimo. monio edilizio, con un occhio partico- all’epoca della mia infanzia non c’era Non diciamo delle difficoltà per adire lare all’ambiente, senza trascurare la che poca roba: il centro e i rioni attor- una viabilità decente! Il cavalcavia di rivalorizzazione di interessanti vesti- no le davano quell’aria da comune di San Giuliano inguaiò l’allora sindaco gia, come s’è fatto ad esempio con l’M campagna un po’ cresciuto, grazie alla Favaretto Fisca: opera eccessiva e su 9 e come si dovrebbe con il vecchio posizione strategica acquisita fin da terreni di proprietà dello stesso sinda- edificio della posta in piazza barche, epoca romana, ma nulla di più, seb- co. Un assessore, convocato a Mestre che è argomento di questi giorni. C’è bene talune componenti come piazza negli anni ’60 per perorare i sottopassi modo per progredire nel completa- Ferretto, via Piave e viale Garibaldi della Castellana e del Terraglio, ebbe mento e nella modernità, senza far le conferissero già quell’ossatura di ad esclamare: “Ma cossa xe che volè, fuori le nostre radici. Oggi come oggi aspetto residenziale che lasciava pre- par quele quatro biciclete che gira opterei, però, per una visione d’in- sagire quale sarebbe stata la sua po- par Mestre!”. Poco dopo partì il rad- sieme di tutta la Terraferma. I parti- tenzialità di sviluppo. Da qualche anno doppio del vecchio cavalcavia e ora si colarismi ormai non hanno più senso. L’editrice L’incontro La nostra editrice pubblica anche: Sole sul nuovo giorno, un quader- no mensile utile per la meditazio- ne quotidiana; Il messaggio di Papa Francesco, settimanale che riporta i passaggi più importanti dei discorsi tenuti dal Pontefice; Favole per adul- ti, quindicinale di racconti di fantasia con una finalità morale; Il libro delle preghiere, delle verità e delle fonda- mentali regole morali per un cristia- no. edito in 8 mila copie. Il settima- nale è pubblicato in 5 mila copie in distribuzione gratuita in tutta la cit- tà, ma può essere letto anche con la versione digitale scaricabile dal sito internet www.centrodonvecchi.org ANNO 16 - N° 2 / Domenica 12 gennaio 2020 9
Storie nascoste Un santo dimenticato di Cesare Rallo Una statua che lo rappresenta in abiti medioevali è custodita nel Duomo di San Lorenzo La storia di San Trifone: dal martirio in epoca romana al rapporto con Venezia e Mestre Nel Duomo di San Lorenzo, addos- tempi in cui i Dalmati, chiamati dai sata alla grigia parete dell’ultimo veneziani “schiavoni” (o s-ciavoni) altare di sinistra, fa bella mostra di attraccavano le loro navi in bacino sé la statua di un giovane in abi- di S. Marco, nel tratto tra il ponte ti medioevali che sorregge con il della Paglia e quello di Ca’ di Dio, braccio sinistro una città murata in che da allora continuò a conservar- miniatura. Sfugge ai più malgrado ne il nome. Ben volentieri il Consi- il nome del personaggio sia inciso, glio dei X accordò quanto richiesto a chiare lettere dorate, sul basa- e consentì la nascita di una Scuo- mento. Rappresenta S. Trifone, la, denominata "Schola di S. Zorzi un santo nato nell'anno 232 d.C. a della Nation Dalmatina", tuttora Kampsada, nell’attuale Turchia. Le presente nel sestiere di Castello. È notizie sulla sua vita, come spes- curioso apprendere che un secolo so avviene, sono divergenti: una dopo, nel 1573, nel vicariato fora- versione lo vuole pastore di oche neo di Mestre, anche nella chiesa in Frigia, una seconda lo descrive di San Lorenzo esistesse un altare come soldato, figlio di un ufficiale dedicato a San Trifone. Benché di romano. All’età di 20 anni, nell’an- quell'altare si torni a far menzione no 252, durante la persecuzione in un documento del 1668, quando cristiana, quando l'imperatore ro- il Santo è citato addirittura come mano Decio decreta che tutto il Protettore contitolare di Mestre, popolo debba bruciare incenso nella prima metà dell’Ottocento, agli dei per rendere loro omaggio, con la riedificazione della chiesa, il giovane Trifone, fermo nel pro- l’altare venne completamente de- posito di non rinnegare la propria molito. Oggi ciò che ne rimane è fede in Cristo, rifiuta di farlo. Viene come un segno divino e convince- la statua, un po’ defilata, nell’ulti- perciò arrestato, torturato e alla re i mercanti veneziani, dietro un mo altare di sinistra. Ma a dispetto fine condannato a morte per de- lauto compenso, a cedere le sacre del tempo, il giovane San Trifone capitazione. Secoli dopo, nell'an- spoglie. Oltre ad essere proclama- continua a tenere sempre stret- no 809, di fronte alla incombente to patrono della città San Trifone si ta al cuore la sua città di Cattaro. minaccia saracena, alcuni mercanti guadagnò ben presto la devozione veneziani vengono incaricati di re- dei contadini locali come protetto- Pranzo della domenica cuperare, a Costantinopoli, il sar- re dei loro raccolti dalle invasioni, per anziani soli cofago che ne contiene i resti e di particolarmente calamitose, di ca- Ogni prima e terza domenica del trasportarlo a Venezia. Si racconta vallette. Qualche secolo più tardi, mese la Fondazione Carpinetum in- che nel viaggio di ritorno la nave, quando la Diocesi di Cattaro ven- vita a pranzo tutti gli anziani della giunta all’altezza delle Bocche di ne incardinata nella Metropolia di città che vivono da soli e tutte le Cattaro, lungo la costa dalmata, Bari, questa devozione prese a dif- persone che non hanno compagnia. sia stata colta da una violentissima fondersi anche nel Meridione d'Ita- L'appuntamento è al Senior Restau- burrasca e costretta a trovar ripa- lia, ma è soprattutto nel XV e XVI rant del Centro don Vecchi 1, al quale ro in quel porto. Appena toccata secolo che il culto di San Trifone si si può accedere da via dei Trecento terra, le campane si erano messe radica in molte altre città e in spe- campi a Carpenedo, dietro viale Don improvvisamente a suonare e, fatto cial modo a Venezia dove, nel 1451, Sturzo. È necessario soltanto pre- ancor più strano, una volta calmata la comunità dalmata, che aveva notare il posto telefonicamente in la tempesta alla nave non riuscìva raggiunto una posizione numeri- orario d'ufficio contattando la segre- teria al Don Vecchi allo 0415353000. di staccarsi dal molo per riprende- camente importante, chiede alla Il prossimo pranzo è fissato per do- re il viaggio. Non ci volle molto per- Magistratura di Stato il permesso menica 19 gennaio, alle ore 12.30. ché il popolo interpretasse il fatto di riunirsi in Confraternita. Erano 10 ANNO 16 - N° 2 / Domenica 12 gennaio 2020
Per trasparenza Per realizzare l'Ipermercato solidale Sottoscrizione cittadina: tutti i fondi a favore della costruzione della nuova opera di bene Il dottor Paolo Piovesana e le La signora Sonia Gallinaro ha La signora Nadia Soldà ha sottoscritto figlie Mariapaola e Valeria hanno sottoscritto quattro quinti di azione, quasi mezza azione, pari a € 20, in sottoscritto sei azioni, pari a € 300, pari a € 40. memoria della zia Mafalda Leonardi. per ricordare la loro carissima Bruna in occasione del primo anniversario Il signor Alessandro Minello ha La signora Angela, moglie del defunto della sua dipartita. sottoscritto un’azione pari a € 50. Crescente Riccio ha sottoscritto un’azione, pari a € 50, in ricordo del La famiglia Pasini ha sottoscritto I tre figli della defunta Marialuisa marito. quasi mezza azione, pari a € 20, in Baldan hanno sottoscritto due azioni, ricordo dei suoi cari defunti Elena e pari a € 100, per onorare la memoria Il marito e i figli della defunta Flora Gianni. della loro cara madre. Crivellaro hanno sottoscritto due azioni, pari a € 100, per onorare la La signora Amabile Tozzato ha È stata sottoscritta quasi mezza memoria della loro cara congiunta. sottoscritto un’azione, pari a € 50. azione, pari a € 20, per ricordare i seguenti defunti: Santina, Francesco, Il marito della defunta Maria Rubelli ha La signora Gina Vianello del Centro Michele, Raffaele, Emma e Romeo. sottoscritto quasi mezza azione, pari a Don Vecchi 4 ha sottoscritto € 20, in memoria della sua cara moglie. un’azione, pari a € 50. I signori Luciana e Sandro Mazzer Merelli hanno sottoscritto un’azione, La signora Dobrilla Marzaro ha La signora Morosini ha sottoscritto pari a € 50. sottoscritto quasi mezza azione, pari quasi mezza azione, pari a € 20. a € 20. La moglie e i figli del defunto È stata sottoscritta quasi mezza Mario Zordan hanno sottoscritto due La signora Nella Adalla Magai ha azione, pari a € 20, in memoria di azioni, pari a 100, sottoscritto un’azione, pari a € 50. Giovanni Ghedin. per onorare la memoria del loro caro congiunto. Il signor Antonio Vedovato Le due figlie della defunta Maddalena ha sottoscritto mezza azione Bianchin hanno sottoscritto quattro Il marito della defunta Rosanna abbondante, pari a € 30. azioni, pari a € 200, per onorare la Dandolo ha sottoscritto undici azioni, memoria della loro cara madre. pari a € 550, per onorare la memoria La signora Elisabetta De Rossi della sua carissima moglie. ha sottoscritto mezza azione La cognata della defunta Maddalena abbondante, pari a € 30. Bianchin Busolini ha sottoscritto La famiglia Scarpa ha sottoscritto un’azione, pari a € 50 in ricordo della mezza azione abbondante, pari a € La signora Nives Pasquali ha sua congiunta. 30, per ricordare i propri defunti. sottoscritto quasi mezza azione, pari a € 20. È stata sottoscritta quasi mezza I signori Luigino e Sonia Carraro azione, pari a € 20, in suffragio hanno sottoscritto quattro quinti di CENTRI DON VECCHI dei defunti: Nino, Adelia, Emilia e azione, pari a € 40. Roberto. Intrattenimenti I signori Bianca e Amedeo Sambugaro Gennaio 2020 La signora Severina Trevisiol ha hanno sottoscritto quasi mezza CAMPALTO sottoscritto quasi mezza azione, pari azione, pari a € 20. Domenica 12 gennaio ore 16.30 a € 20. Coro EL PIAVE La signora Luigia Fantinato ha CARPENEDO I signori Violetta e Luigi De Giovanni sottoscritto quasi mezza azione, pari Domenica 19 gennaio ore 16.30 hanno sottoscritto quasi mezza a € 20. SILVANO STEFANI azione, pari a € 20. La signora Marisa Costantini ha ARZERONI I signori Renata e Donato Bianco sottoscritto quasi mezza azione, pari Domenica 26 gennaio ore 16.30 hanno sottoscritto quasi mezza a € 20. Coro LA CORDATA azione, pari a € 20. MARGHERA I due figli della defunta Udilla Peguri Domenica 26 gennaio ore 16.30 I signori Patrizia e Gilberto Mason hanno sottoscritto due azioni, pari a MANUEL hanno sottoscritto quasi mezza € 100, per onorare la cara memoria Ingressi liberi azione, pari a € 20. della loro madre. ANNO 16 - N° 2 / Domenica 12 gennaio 2020 11
Il punto di vista Amiche e rivali di don Fausto Bonini È passato poco più di un mese dal permetto di fare qualche rifles- lo amministrativo le specificità di Referendum sulla separazione di sione, perché essendo veneziano Mestre e della terraferma. Mestre Venezia e Mestre con il risulta- di nascita e mestrino di adozione e terraferma devono essere rico- to che tutti conosciamo bene. Si sento di portare la responsabili- nosciute nella loro specificità e sono recati a votare solo il 21,75%. tà dei problemi che riguardano avere un apparato amministrativo Un flop grandioso. La lettura più Venezia e anche di quelli di Me- in parte diversificato. Le prossime immediata è che i cittadini si sono stre. Prima riflessione. Una volta votazioni per l’elezione del sinda- dichiarati ampiamente stanchi “piccolo” era bello. Oggi non più. co potrebbero essere una buona di essere chiamati alle urne per Solo l’unione fa la forza. Secon- occasione per insistere sulle spe- la quinta volta. Ci sarà una sesta da riflessione. I mestrini devono cificità dei nostri territori così di- volta? Mi auguro proprio di no. An- rendersi conto che Mestre non è versi l’uno dall’altro e proporre so- che perché il risultato è già pre- Marghera, non è Favaro, né Zela- luzioni su come articolare l’unità vedibile ed essere chiamati alle rino, né Chirignago e che quindi e la diversità. Quarta riflessione. I urne costa molto. Dicono circa un non possono parlare a nome di al- “vecchi mestrini” devono rendersi milione di euro. Che non è poco tri. Terza riflessione. I problemi di conto che ormai i “nuovi mestrini” per le nostre finanze. In quella ri- Mestre e del resto della terrafer- sono sempre più numerosi e che sicata partecipazione alle urne ha ma veneziana sono diversi rispet- quindi vanno coinvolti nelle scel- prevalso il sì a Venezia e il no a to a quelli di Venezia e delle isole te che riguardano anche loro. Ma Mestre e dintorni. Chiaro il risul- e quindi hanno bisogno di risposte questo aspetto ha bisogno di un tato per quel che riguarda Mestre diverse. A questo punto mi auguro approfondimento ulteriore che e dintorni. Il 79% non è andato a che i sostenitori della specificità rinvio a una prossima occasione. votare e fra chi è andato ha pre- di Mestre che tanto hanno dato in valso il no. Ci mettiamo sopra una termini di tempo e di intelligen- Notizie sui Saveriani pietra tombale? Me lo auguro. Ma za a sostegno del referendum non La comunità dei Saveriani si trova in non possiamo mettere una pietra vadano in vacanza, in attesa di un via Visinoni a Zelarino. Per avere in- tombale sui problemi di Mestre, nuovo referendum (Dio ce ne libe- formazioni sui padri e le missioni se- guite nel mondo è possibile consulta- che sono diversi da quelli di Ve- ri!), ma mettano le loro energie re il sito internet www.saveriani.it. nezia. E su questi problemi mi perché siano riconosciute a livel- Il nostro settimanale Ogni settimana L'incontro è di- stribuito gratuitamente in 5 mila copie in molte parrocchie e nei posti più importanti della cit- tà. È consultabile anche sul no- stro sito www.centrodonvecchi.org Come donare alla Fondazione Per sostenere la Fondazione Carpinetum si può effettuare un bonifico bancario al Mon- te dei Paschi di Siena, agenzia di Via San Donà, codice IBAN: IT17R0103002008000001425348 Pubblicazione settimanale a cura della Fondazione Carpinetum dei Centri don Vecchi presenti a Carpenedo, Marghera, Campalto e Arzeroni - Autorizzazione del Tribunale di Venezia del 5/2/1979 - Direttore responsabile: don Gianni Antoniazzi; grafica: Maurizio Nardi - Via dei Trecento campi - Mestre (Ve), www.fondazionecarpinetum.org e incontro@centrodonvecchi.org
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