MOSTRA NEL MARE DELL'INTIMITÀ. L'ARCHEOLOGIA SUBACQUEA RACCONTA L'ADRIATICO - Anno europeo del patrimonio culturale 2018

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COMUNICATO STAMPA

                                 Dal 17 dicembre 2017 al 1° maggio 2018
                                Trieste, ex Pescheria - Salone degli Incanti

                             MOSTRA
                     NEL MARE DELL’INTIMITÀ.
           L’ARCHEOLOGIA SUBACQUEA RACCONTA L’ADRIATICO

                                       www.nelmaredellintimita.it
                                              #intimoAdriatico

                                             BREVE PER RADIO/TV

"Nel mare dell'intimità. L'Archeologia subacquea racconta l'Adriatico" sarà le mille e una notte
dell’Adriatico, un libro aperto con le tante storie di uomini e donne che hanno guardato questo
mare da una riva o dal ponte di una nave, che lo hanno invocato per placarne le furie o su di esso si
sono avventurati alla ricerca di venti propizi, imprese e fortuna su navi spinte in volo dalle vele. La
voce narrante? Quella dell’archeologia subacquea. Una mostra esito di progetti di ricerca, di
missioni congiunte, di joint ventures dai risultati eccellenti, essa stessa un progetto di ricerca. Una
mostra che vuole essere punto di partenza per altre iniziative e altri progetti, e proporre una
necessaria riflessione sul futuro del patrimonio sommerso e sull’archeologia subacquea oggi in
Italia, per fare in modo, dopo le pionieristiche esperienze del secolo scorso, che non cali
definitivamente il sipario. L'esposizione, allestita al Salone degli Incanti di Trieste si apre al
pubblico domenica 17 dicembre 2017. Accompagnata da eventi collaterali, attività per le scuole,
visite guidate gratuite e laboratori didattici sarà visitabile fino al 1 maggio 2018. Una grande opera
corale che vede coinvolte oltre sessanta Istituzioni culturali e cinquanta studiosi. Provengono da
musei dislocati in quattro Paesi europei, e cioè Italia, Croazia, Slovenia e Montenegro, il migliaio di
reperti che saranno esposti, per la prima volta tutti assieme, in uno spazio di più di duemila metri
quadrati - www.nelmaredell'intimita.it

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Un rosario di racconti, anzi le mille e una notte dell’Adriatico, un libro aperto con le tante storie di uomini e donne
che hanno guardato l'Adriatico da una riva o dal ponte di una nave, che lo hanno invocato per placarne le furie o su
di esso si sono avventurati alla ricerca di venti propizi, imprese e fortuna su navi spinte in volo dalle vele. È questa
l'anima di "Nel mare dell'intimità. L'Archeologia subacquea racconta l'Adriatico", la mostra dedicata alla memoria
di Predrag Matvejević, che sta per prendere il via a Trieste, crocevia d’Europa. Allestita all'ex-Pescheria-Salone
degli Incanti si apre al pubblico domenica 17 dicembre 2017. Accompagnata da eventi collaterali, visite guidate,
attività per le scuole e laboratori didattici sarà visitabile fino al 1 maggio 2018.

L'esposizione è curata da Rita Auriemma, Direttore del Servizio di catalogazione, formazione e ricerca
dell'ERPAC - Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia che promuove e
organizza l'iniziativa insieme al Comune di Trieste - Assessorato alla Cultura e in collaborazione con la
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, il Polo Museale del Friuli Venezia
Giulia, la Federazione Archeologi Subacquei, il Croatian Conservation Institute, l’International Centre for
Underwater Archaeology e numerosi altri partner italiani e stranieri (lista completa in cartella stampa), con il
patrocinio del Ministero Beni e Attività Culturali e Turismo (MiBACT), del Ministero della Cultura Croato, del
Ministero del Turismo Croato, del Ministero della Cultura Sloveno, di Promoturismo Fvg, con il contributo della
Fondazione CRTrieste e grazie al supporto di Tiare Shopping Cente. Media Partner: Il Piccolo.

Per la prima volta saranno offerti al pubblico in una visione d’insieme relitti, opere d’arte e oggetti della vita
quotidiana, merci destinate alla vendita e attrezzature di bordo, circa un migliaio di reperti provenienti dai
numerosi giacimenti sommersi e prestati per l’occasione da musei italiani, croati, sloveni e montenegrini e allestiti
in uno spazio di più di duemila metri quadrati.

L’ALLESTIMENTO E I REPERTI | L’allestimento, curato dall’architetto Giovanni Panizon, trasformerà l' ex
Pescheria-Salone degli Incanti di Trieste in un paesaggio d’acqua, un fondale sommerso che permetterà di leggere
in maniera più esaustiva l’intensità degli scambi culturali e dei traffici commerciali, la specificità della costruzione
navale antica, la ricchezza delle infrastrutture e il dinamismo dei paesaggi costieri, le storie degli uomini che hanno
attraversato questo mare intimo.
Si è rinunciato a ogni intento di esaustività scegliendo di giocare con il tempo all'interno dei macrotemi che
compongono l'esposizione: Lo spazio Adriatico, I porti e gli approdi, Le navi, Le merci, Gli uomini, Le
attività, Le guerre, I luoghi sacri, Le migrazioni e La ricerca sotto il mare.
All’ingresso i visitatori saranno accolti da un’installazione che illustrerà, con 22 modelli, le imbarcazioni che nei
secoli hanno solcato l’Adriatico. Lasciandosi alle spalle il mare, si raggiunge uno spazio che riproduce in negativo
lo scafo di una nave antica, nel quale i reperti archeologici svelano la cultura materiale e sociale cresciuta lungo le
rive di questo mare.
Lo spazio libero che circonda il corpo centrale dell'allestimento raccoglie invece i grandi elementi: la riproduzione
della sezione della nave di Zambratija, la nave cucita più antica del Mediterraneo, lo zoppolo di Aurisina, una
marotta, la prua del sommergibile Medusa, affondato nel 1915 al largo delle Bocche di Lido, a Venezia, perchè
colpito dal siluro lanciato dal sottomarino U-11, tre cannoni in bronzo due dal Museo storico Navale di Venezia e
uno da porto Garibaldi, il sommergibile Molch, e la ricostruzione scala 1:1 della sezione trasversale del relitto della
Iulia Felix, ritrovata al largo di Grado, con parte del suo carico orginale.
Nel cuore del Salone degli Incanti, l’Agorà, troveranno spazio le statue: la replica dell’Apoxyomenos, l'opera
bronzea nota anche come l'atleta della Croazia, rinvenuta nel 1999 a est dell’isola di Lussino a 45 metri di
profondità, il cd. Navarca di Aquileia, la statua funeraria in marmo di un ammiraglio ispirata ai modelli eroici
della Grecia classica, ma risalente al I secolo d.C. I visitatori troveranno, inoltre, l'Atleta di Barcola, la scultura in
marmo greco rinvenuta durante gli scavi di una villa marittima eseguiti alla fine dell'Ottocento a Barcola (Trieste),
copia romana di una delle sculture più famose di Policleto, il Diadumeno, e ancora il “principe” di Punta del
Serrone, una statua bronzea che raffigura con ogni probabilità Lucio Emilio Paolo il comandante romano che
sconfisse a Pidna, nel 168 a.C., Perseo di Macedonia, tra i generosi prestiti provenienti dal Museo Archeologico
Francesco Ribezzo di Brindisi.

IL RESPIRO INTERNAZIONALE | Proveniene da quasi 50 musei dislocati in quattro Paesi europei, e cioè
Italia, Croazia, Slovenia e Montenegro oltre che da prestatori privati, il migliaio di reperti che saranno esposti. La
mostra, che pertanto ha un forte carattere internazionale, attingerà più di un terzo dei suoi oggetti dalla Croazia.
Diciasette (17) le istituzioni croate coinvolte in questa impresa comune. Un precedente accordo bilaterale tra i due
Ministeri dei beni culturali croato e italiano ha infatti facilitato la cooperazione tra i due Stati al fine di realizzare
iniziative culturali congiunte, di cui la mostra in questione è sicuramente uno dei risultati più importanti. E viene
proprio dalla Croazia la copia moderna dell’Apoxyomenos. Anche gli altri Paesi tra i quali la vicina Slovenia e in
particolare il Museo del Mare “Sergej Mašera” di Pirano, hanno dato un significativo contributo. Dalla Slovenia
arriveranno la riproduzione di un'ancora romana con il ceppo originale, alcuni esemplari di ex-voto (i dipinti dove
gli scampati facevano raffigurare le circostanze nelle quali erano stati salvati grazie all'intercessione della madonna
o dei santi) e ancora una polena dorata raffigurante la mitica immagine della Medusa, anche simbolo di
Capodistria, che ornava la prua del veliero Corriere d' Egitto, di proprietà, come i velieri Istria e Zorniza, di due
capitani e armatori capodistriani: i fratelli Nazario e Domenico Zetto.

IL FRIULI VENEZIA GIULIA | L’accordo di collaborazione tra l’Erpac-Servizio catalogazione formazione
ricerca e il Polo museale del Friuli Venezia Giulia per l’organizzazione della mostra, oltre al prestito di più di
trecento (300) reperti del Museo Nazionale dell’Archeologia Subacquea di Grado e del Museo Archeologico
Nazionale di Aquileia, ha previsto il restauro del già citato Navarca, una fra le sculture più importanti del Museo
Archeologico Nazionale di Aquileia ad opera dell’ERPAC. Il restauro del Navarca è solo la prima tappa di un più
ampio progetto di studio e di restauro di alcune delle opere più importanti della raccolta storica del Museo
Archeologico Nazionale, avviata dal Polo museale del Friuli Venezia Giulia, anche grazie a collaborazioni con
diversi Enti e Istituzioni pubbliche e private, in occasione del totale riallestimento della collezione, che sarà fruibile
al pubblico a partire dalla prossima primavera.

L'ADRIATICO. IL MARE DELL’INTIMITÀ: LA DEDICA A MATVEJEVIC | Predrag Matvejević nella sua
opera più famosa, Breviario Mediterraneo, scrisse che «il Mediterraneo è il mare della vicinanza, l’Adriatico è il
mare dell’intimità». A questa poetica definizione si ispira il titolo della mostra, dedicata alla memoria dello scrittore
slavo. Nato a Mostar da padre russo e madre bosniaca, Matvejević visse in Jugoslavia fino allo scoppio della guerra
negli anni Novanta. In seguito si trasferì in Francia e in Italia. L’intellettuale triestino Giorgio Pressburger di lui
scrisse che durante quegli anni d’esilio «si aggirava tra Venezia, Trieste e Zagabria spaesato (…) poiché il suo
mondo, la sua letteratura multilingue, la sua vita multilingue stavano andando a pezzi». Ed è a Zagabria che
Matvejević è scomparso, il 2 febbraio 2017.
Il 7 febbraio 2018 al Teatro Miela, uno degli eventi collaterali della mostra sarà dedicato proprio a lui, nel primo
anniversario dalla morte. Con Filippo Borghi, Fuad Ahmadvand al Santur e la regia di Mila Lazić, nello spettacolo
Breviario Mediterraneo le parole di Matvejević si intrecceranno con la Polifonia mediterranea, un’installazione
acustica composta da più voci nelle lingue del mondo in cui il libro Breviario Mediterraneo è stato tradotto.

TRIESTE CROCEVIA D’EUROPA | Perché scegliere proprio Trieste per allestire questa mostra? Crocevia
d’Europa, intimo seno dell'Adriatico, punto d’incontro ideale tra due assi perpendicolari, il capoluogo del Friuli
Venezia Giulia segna da un lato il passaggio da Occidente a Oriente, dall’altro quello tra nord e sud, tra
Mitteleuropa e Mediterraneo. È impressionante pensare a quanti popoli, dall’antichità a oggi, hanno navigato
questo specchio d’acqua. Parte del cuore pulsante della vita triestina sono ancora oggi le Comunità Croata e Greco
Orientale: i due nuclei si costituirono proprio navigando l’Adriatico, per commerciare in quello che era il Porto
dell’Impero austroungarico. Sempre a Trieste, che si trova a cavallo tra le due sponde di questo mare, si parla un
dialetto di tipo veneto che costituisce una sorta di lingua franca comprensibile da Chioggia alla Dalmazia. Ciascuno
di questi popoli ha lasciato dietro di sé una traccia che l’Adriatico, casa comune, custodisce.
Trieste, città al centro, trait-d'union in questo mare che ha sempre unito e mai diviso.

UNA MOSTRA CHE NON È SOLO UNA MOSTRA | La mostra è solo la punta dell'iceberg di un intrecciarsi
di progetti di ricerca, di missioni congiunte, di joint ventures dai risultati eccellenti. È essa stessa un
progetto di ricerca, un percorso di analisi e studio che trae le mosse dal cuore delle attività del Servizio
catalogazione, formazione e ricerca dell’ERPAC: la conoscenza e la documentazione, in questo caso dei
siti sommersi, nella grande banca data e portale regionale SIRPAC, che raccoglie i beni culturali della
nostra regione.
"Nel mare dell'intimità" sarà punto di partenza per altre iniziative e altri progetti, forse ancor più
ambiziosi. Molte cose sono state pensate per sopravvivere dopo la mostra: lo studio di vari nuclei di
materiali, gli interventi di restauro di altri, varie installazioni del percorso avranno una vita ben più lunga.
Ad esempio la riproduzione a grandezza naturale della sezione trasversale della nave di Grado, con il
carico originario di anfore riutilizzate per il trasporto di salse e conserve di pesce, probabilmente prodotte
ad Aquileia, costituirà il primo nucleo dell’allestimento del Museo Nazionale dell'Archeologia Subacquea
di Grado, nell’ambito di un accordo di valorizzazione tra Polo Museale del Fvg, Comune di Grado ed
ERPAC.
Infine, questa mostra sarà una necessaria riflessione sull’archeologia subacquea in Italia sulla quale, dopo le
pionieristiche esperienze del secolo scorso, sembra essere calato il sipario e sul futuro del patrimonio sommerso,
oggi che la Convenzione di Faro - che proclama il valore d’uso dell’eredità culturale da parte delle comunità che ne
sono legittime proprietarie - sta divenendo parte della nostra legislazione. Già la Convenzione UNESCO 2001,
divenuta Legge 157/2009, proponeva la musealizzazione in situ del patrimonio sommerso. Esemplare in questo
senso è la lezione della Croazia, con 8 siti divenuti altrettanti parchi archeologici subacquei, innescando un
processo virtuoso in cui anche il turismo subacqueo – turismo ad alta redditività e a forte vocazione
ambientale - diviene turismo culturale e i sistemi turistici si pongono al servizio del patrimonio e della gente.

ERPAC | L'Ente, istituito con la LR 2/2016, va a colmare un vuoto. Con l’Erpac si è dato avvio a una visione
globale e integrata della conoscenza, conservazione, restauro, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale
del territorio. Ha assorbito funzioni, strutture e competenze dell’Azienda speciale Villa Manin, dell’IPAC, Istituto
regionale per il patrimonio culturale del FVG, e dei Musei provinciali di Gorizia.
Si sta dimostrando importante e concreto strumento di regia e di valorizzazione del nostro territorio e punto di
riferimento anche per gli Enti locali di tutta la Regione. L’ERPAC infatti contribuisce a promuovere gli istituti e i
luoghi della cultura quali musei, ecomusei, biblioteche, fototeche e archivi, aree e parchi archeologici e complessi
monumentali, nonché gli altri beni culturali, con un approccio unitario che guarda alla formazione degli operatori,
attraverso corsi mirati per i diversi settori, e alla riqualificazione dell’offerta culturale, con occhio attento anche ai
processi in atto a livello nazionale. Una realtà che, con la sua attività, sta delineando un percorso organico per le
politiche culturali regionali. Non è un caso che, per questo periodo natalizio, l’ERPAC presenti una ricca e
diversificata proposta con due mostre a Trieste - "Nel mare dell'intimità" per l'appunto e “Maria Teresa e
Trieste” (Magazzino delle Idee) -, la mostra “La Rivoluzione russa. Da Djagilev all’Astrattismo (1898-1922)” a
Gorizia, aperta al pubblico dal 21 dicembre al 25 marzo 2018, e la mostra “Perestrojka” a Gradisca d’Isonzo
(Galleria Spazzapan), con la rilettura dell’utopia comunista attraverso le immagini della sua dissoluzione.

DIDATTICA E DIVULGAZIONE Per valorizzare il patrimonio culturale è necessario prima conoscerlo e
amarlo. Ecco perchè la mostra ha un forte intento didattico e divulgativo: non solo bambini e ragazzi fino ai 19 anni
d’età entreranno gratuitamente, ma saranno organizzati, a cura dell'Immaginario Scientifico di Trieste, anche
laboratori gratuiti ludo-didattici per bambini dai 6 ai 10 anni (le domeniche alle 15 a partire da gennaio 2018),
visite guidate gratuite il sabato e la domenica mattina alle 11 (a partire dal 31 dicembre 2017) e, sempre da gennaio
2018, percorsi didattici riservati alle scuole. Inoltre a partire dal 28 dicembre e fino alla chiusura, la mostra sarà
accompagnata da eventi collaterali a cura di Rita Auriemma, Pietro Spirito e Bonawentura Coop. soc. Il Miela:
conferenze, docu-film, letture e spettacoli. Tutte le informazioni complete e aggiornate si troveranno sul sito
ufficiale della mostra.

CATALOGO | Edito da Gangemi Editore, curato da Rita Auriemma con la progettazione grafica di trart, sarà
disponbile al bookshop della mostra in versione italiana inglese.

LA MOSTRA ON LINE | Da domenica 17 dicembre sarà on line anche il sito ufficiale della mostra all'indirizzo
www.nelmaredellintimita.it. Qui si potranno trovare news, informazioni sempre aggiornate sulle iniziative
collegate alla mostra e sui suo contenuti. Già attivo l’hashtag #intimoAdriatico da seguire e da usare per
condividere immagini, pensieri, commenti live sulla mostra, cercare informazioni e novità.

Trieste, 16 dicembre 2017

Ufficio Stampa e Comunicazione
--
Studio Sandrinelli srl
press@studiosandrinelli.com
+39 393 1968181 (Italy) - Barbara Candotti
+39 339 5739191 (International) - Sarah Salzano
Allegato
                                                                        PER VEDERE LA MOSTRA

Nel mare                       dell’intimità. L’archeologia subacquea racconta l’Adriatico
Dal 17                         dicembre 2017 al 1° maggio 2018
Trieste, ex Pescheria - Salone degli Incanti
Riva Nazario Sauro 1 - Trieste

Orari
martedì-venerdì | 9-19
sabato, domenica e festivi | 10-19
chiuso il lunedì

Aperture straordinarie
domenica 24 dicembre 2017 chiusura alle ore 16
martedì 26 dicembre 2017 ore 10-19
domenica 31 dicembre 2017 chiusura alle ore 16
lunedì 1° gennaio 2018 apertura alle ore 11
lunedì 2 aprile 2018 ore 10-19
mercoledì 25 aprile 2018 ore 10-19
lunedì 30 aprile 2018 ore 9-19
martedì 1° maggio 2018 ore 10-19

Ingresso
Intero 7 €, Ridotto 5€ (over 65, under 26, gruppi min. 10 persone)
Ingresso gratuito fino ai 19 anni e per i possessori di FVG Card
Riduzioni e convenzioni sul sito. Mercoledì 11 aprile in occasione della Giornata nazionale della Cultura marina
ingresso ridotto per tutti.

Visite guidate e didattica | Immaginario Scientifico di Trieste

Visite guidate gratuite
ogni sabato e domenica mattina alle ore 11
accesso senza prenotazione, fino esaurimento dei posti disponibili

Laboratori gratuiti ludo-didattici per bambini dai 6 ai 10 anni
ogni domenica alle ore 15
accesso senza prenotazione, fino esaurimento dei posti disponibili

Percorsi di visita per alunni delle scuole
info e prenotazioni tel. +39 040 224424

Eventi collaterali | Bonawentura Coop. Soc. Il Miela
Calendario completo su www.nelmaredellintimita.it

Catalogo
Gangemi Editore. In italiano e inglese disponibile al bookshop

www.nelmaredellintimita.it
info@nelmaredellintimita.it
Tel. +39 040 3226862 (attivo negli orari di apertura della mostra)

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                                                                                                       Allegato
I TEMI DELLA MOSTRA

LO SPAZIO ADRIATICO
Un viaggio nell'“idea geografica” di Adriatico attraverso le rappresentazioni che nei secoli ne ha dato la cartografia,
per capire come il “mare dell'intimità”, come lo definì Predrag Matvejević, ha preso forma sulla carta, ma
soprattutto nel nostro immaginario. Un’ideale veleggiata attraverso i secoli, gli strumenti di navigazione e le
imbarcazioni che l'hanno solcato, ma con lo sguardo rivolto anche ai paesaggi costieri in continua evoluzione che
lo delimitano, dall’età pre-romana all’epoca moderna.

I PORTI E GLI APPRODI
Aquileia, Ancona, Ravenna, Brindisi, e poi Trieste, Pola, Spalato e molte altre. Fin dall'antichità, le coste
dell'Adriatico sono punteggiate, come in un ricamo, da porti, approdi e imbarcaderi che sono stati punti di accesso
alla terraferma, cerniere tra vie di terra e fluviali e vie di mare, emporii, terminal di redistribuzione, basi navali.
Da una costa all'altra, seguendo le rotte commerciali, scopriamo una rete di mobilità e connessioni marittime che da
sempre collega le varie sponde dell'Adriatico, in un mescolarsi continuo di merci, lingue e storie.

LE NAVI
Quella della navigazione fra le sponde dell'Adriatico è una storia di alta tecnologia, di tecniche costruttive che si
ibridano ed evolvono nel tempo, come testimoniano i ritrovamenti dell'archeologia navale, che questa sezione
racconta. L'esplorazione comincia dalla nave cucita più antica del Mediterraneo e continua fra imbarcazioni
mercantili dell'Antichità, galeoni, vascelli, rascone, galee veneziane e navi ottomane, navi militari del Regno
Italico, concludendosi con i sommergibili. Nel mezzo, navi di pietra, di vetro e persino navi su monete!

LE MERCI
Il commercio segna da sempre la navigazione sull'Adriatico. Per questo mare ha viaggiato di tutto: cereali, vino,
olio, carne e pesce, miele, vetro, marmo, metalli, minerali, pietre e laterizi, vasellame pregiato e artigianato
artistico, opere d'arte, arredi e ornamenti, ceramica, bronzo, ambra, oro, argento, avorio, pietre preziose, perle,
sostanze medicinali, incensi, unguenti, profumi, pellami, cuoio, lana, sete e altri tessuti, legname, schiavi... Un
emporio galleggiante che non ha mai smesso di funzionare.

GLI UOMINI
Al centro di tutto – commerci e spedizioni militari, grandi imprese e loschi traffici, naufragi e ritrovamenti –
sempre loro: gli abitanti delle sponde dell'Adriatico, un unico grande popolo dalle tante lingue e culture, che si
estende ben al di là del mare. Ammiragli, marinai, commercianti, imperatori, latifondisti, cortigiane, pirati, schiavi:
storie di uomini e donne rivivono grazie ai reperti archeologici riaffiorati dalle acque.

LE ATTIVITÀ
L’attività “madre” di tante altre, praticata in tutte le epoche, di cui l’Adriatico serba memoria dalle età più antiche, è
la pesca. Il pesce si alleva, si pesca e lavora, ma soprattutto si trasporta, vivo e conservato, insieme a molluschi, a
conchiglie che diventano ornamenti e ai murici, da cui si estraeva la porpora per colorare i tessuti. I paesaggi
cambiano lentamente, almeno fino ai tempi più recenti, consentendo di andare a ritroso nell'esplorazione dei luoghi
della pesca, che, come le saline, si conservano immutati nei secoli.

LE GUERRE
Acqua che unisce, ma anche frontiera: da sempre, l'Adriatico è terreno di scontro per i popoli di un’Europa in
gestazione, teatro di guerre navali che ruotavano attorno alle relazioni fra Oriente e Occidente e alla religione,
fronte interno contro la pirateria. Ha visto mutare i raggruppamenti di popoli e territori, testimone delle
frammentazioni etniche e politiche seguite al crollo dei grandi imperi adriatici: bizantino, veneziano, austro-
ungarico,                     ottomano, fino alla dissoluzione della Federazione jugoslava.

I LUOGHI                        SACRI
Edifici sacri, monumenti, templi, stele, tumuli... Le sponde adriatiche sono punteggiate di luoghi dedicati al “sacro”
e alla sosta, punti di riferimento essenziali per la navigazione, ma anche di incontro fra chi viene dal mare e chi al
mare guarda da terra. Aree dove chi solca le acque trova accoglienza, prega e ringrazia per il naufragio scampato,
offre e lascia omaggi alle divinità, magari scendendo nelle buie viscere del sottosuolo, in una delle tante grotte
costiere, frequentate assiduamente fin da tempi antichissimi.

LE MIGRAZIONI
L’Adriatico è protagonista di un’altra storia millenaria che sembra non avere fine: lo spostarsi di enormi quantità di
esseri umani fra le sue sponde, in un movimento incessante di peregrinazioni, pellegrinaggi, invasioni, commerci,
fughe. Una fitta trama di destini umani che hanno viaggiato su trabaccoli, pieleghi, brazzere, galere, brigantini,
caicchi, fuste, galeotte, traghetti, gommoni, motovedette, unità della NATO, in un racconto che ancora oggi ci
chiama alla riflessione sui concetti di identità, appartenenza e accoglienza.

LA RICERCA SOTTO IL MARE
Le sfide e le metodologie della ricerca archeologica subacquea in due video suggestivi, per capire la complessità e
le frontiere di una professione importante, che ha il suo fondamento nella ricerca e nella passione per la scoperta e
la restituzione di patrimoni perduti.
Allegato
                                                                          FOCUS SU ALCUNE OPERE
     (testi                                                                  dal catalogo della mostra)

Lo zoppolo di Aurisina, Trieste
Lo zoppolo (cupah in sloveno, cup in croato) è un’imbarcazione monossile, quindi ottenuta da un unico tronco
scavato, in uso presso le località costiere del circondario di Trieste, così come in alcune zone del Quarnero, fino
alla metà del secolo scorso.
Si trattava di un tronco, generalmente di pino o larice, della lunghezza 6-7 m per circa 80 cm di diametro, quasi
certamente proveniente dai boschi della Carniola (oggi Repubblica di Slovenia) non esistendo sul Carso – allora
come oggi - alberi di tali dimensioni. Scavato e talvolta dotato di assi laterali che ne aumentavano l’altezza delle
fiancate, doveva essere mosso unicamente a remi non essendo possibile, data la sua scarsa stabilità, dotarlo di una
vela. Di questo singolare tipo di imbarcazione sono giunti a noi soltanto due esemplari: lo zoppolo “Lisa” ora qui
esposto, e un analogo modello conservato presso il Museo Etnografico di Lubiana.
(Enrico Mazzoli)

In mostra: Zoppolo, Da Aurisina, Trieste – 1882, Civico Museo del Mare, Trieste
(proprietà Civico Museo della guerra per la pace “Diego de Henriquez”, Trieste)

La marotta
La marotta viene realizzata in legno con le stesse modalità costruttive di una piccola barca, ma è interamente
pontata con un piccolo boccaporto normalmente chiuso con una serratura. Come si può ben comprendere dai
numerosi fori, la sua funzione non è quella di navigare, ma di galleggiare a mezz’acqua nei canali conservando al
suo interno del pesce vivo, come cefali, anguille o crostacei. La marotta, che può raggiungere anche la lunghezza di
alcuni metri, è l’ultima evoluzione, diffusa nelle marinerie adriatiche sino a pochi decenni fa, di forme di
allevamento praticate sin dall’antichità. Questa esposta, risalente agli anni ‘50 e ‘60 del XX secolo, era utilizzata
nel Porto Canale di Cesenatico e nei canali interni.
(Davide Gnola)

In mostra: Piccola marotta, legno, XX secolo
Museo della Marineria, Cesenatico

L’allevamento del pesce
La ricerca archeologica sui paesaggi costieri dell’Adriatico ci permette oggi di riconoscere una “filiera industriale”
del pesce, già dall’età romana. Infatti, oltre alle vaste proprietà agricole, la ricchezza biologica dei fondali marini
favoriva la costruzione di impianti di itticoltura di grandi dimensioni, a più vasche, sempre collegati alle ville,
concepiti per la piscicoltura intensiva, allevamento e/o ingrassamento del pesce destinato alla lavorazione (salse e
pesce sotto sale) o alla consumazione nei mercati vicini. Questa tipologia di peschiera si afferma durante l’età
augustea o i primi secoli dell’Impero Romano grazie agli investimenti delle ricche famiglie aristocratiche in questi
territori. Si trattava di strutture - come a San Bartolomeo, Fisine, Kupanja, Katoro, ecc. - costituite da enormi
vasche delimitate da un’imponente recinzione, con banchine che permettevano l’attracco di imbarcazioni, il carico
e lo scarico e la manutenzione. Esistevano però anche strutture minori, come il vivaio di Svršata Vela (arcipelago
delle Incoronate), che potevano essere usate come “trappole per pesce”, funzionanti con il cambio di marea, o
realizzate con altre tecniche costruttive: la peschiera di Busuja (Parenzo), sempre molto grande, è realizzata in
muratura contro terra. Anche in base ai confronti con le moderne strutture flottanti di allevamento dell’Adriatico, si
capisce chiaramente che erano un proficuo investimento, come indicano alcune fonti da cui risulta evidente come il
pesce fresco di mare fosse un bene di lusso. Tracce di impianti di itticoltura - o più probabilmente mitilicoltura -
appaiono connessi alle ville del sistema deltizio del Po, delle lagune, per esempio ad Altino o nell’area di
Monfalcone, mentre una peschiera più simile a quelle tirreniche è alle pendici del Monte Conero, Pietralacroce, e
altre si riconoscono forse lungo la costa adriatica leccese. Plinio ci parla di allevamenti brindisini di ostriche, usate
per ripopolare gli ostraria di Baia, ma si trattava presumibilmente di installazioni in legno, che non si sono
conservate. Infine, una serie di impianti affine alle peschiere potrebbe essere costituita dalle installazioni di dolii
forati (grandi recipienti sferici) a bassa profondità lungo la costa dalmata centrale, dall’isola di Pag a quella di
Korcula, che continuano anche in età più recenti con altre forme, per esempio la marotta o le bolaghe.
(Rita Auriemma)
Zambratija: la nave cucita più antica del Mediterraneo
I resti lignei di un’imbarcazione nella baia di Zambratija (Istria nord-occidentale), costruita secondo la tecnica detta
delle “navi cucite”, furono segnalati al Museo archeologico dell’Istria nel 2008. Durante la campagna di scavo del
2013 in collaborazione con il Centre Camille Jullian è stata interamente scavata la struttura conservata del relitto
(6,7 m su 1,6 m di larghezza). I corsi di fasciame, in olmo, sono connessi gli uni agli altri con un sistema di
“cuciture” longitudinali, secondo uno schema semplice (/ / /). I cordami, non conservati, passavano all’interno di
canali obliqui tagliati in diagonale rispetto ai bordi delle tavole. Il principio e le tecniche di costruzione
dell’imbarcazione di Zambratija sono del tipo “a guscio portante”, mentre le diverse datazioni al radiocarbonio
situano la sua costruzione tra l’ultimo quarto del XII e l’ultimo quarto del X secolo a.C. L’imbarcazione rinvenuta a
Zambratija non solo rappresenta il più antico esempio di barca completamente cucita rinvenuta nel Mediterraneo,
ma può essere anche considerata come l’archetipo di una delle tradizioni d’imbarcazioni cucite identificate
nell’Adriatico nord-orientale sopravvissuta fino all’epoca romana, come dimostrato dalla scoperta di otto relitti
datati tra il I e il II secolo d.C. in Istria (Pola) e in Dalmazia (Caska e Zaton). La scoperta del relitto di Zambratija
costituisce una tappa fondamentale nello studio delle imbarcazioni a tavole assemblate nel Mediterraneo poiché
evidenzia il ruolo avuto dalle piroghe monossili nella loro origine ed evoluzione.
(Ida Koncani Uhač, Giulia Boetto, Marko Uhač)

In mostra: Replica di una sezione trasversale dell’imbarcazione di Zambratija, Modello del relitto - stampa 3D,
Tavole pronte per essere cucite, Arheološki muzej Istre,
Pula / Museo Archeologico dell’Istria, Pola

Il sommergibile Medusa
Il sommergibile Medusa fu affondato il 10 giugno 1915 al largo delle Bocche di Lido, a Venezia, colpito dal siluro
lanciato dal sottomarino U-11. L’8 giugno 1915, mentre era ormeggiato a Venezia per eseguire riparazioni ai motori
termici, il Medusa ricevette l’ordine di portarsi in agguato
tra Umago e Punta Salvore. Il 9 giugno, sulla rotta del rientro, alle 20.30 il battello si posò sul fondo nelle acque
antistanti Cortellazzo, alle foci del Piave, per trascorrere la notte. Al mattino il Medusa riprese la rotta per tornare a
Venezia. Alle 6.15 venne colpito e affondò in pochi secondi.
Nel 1956 la cooperativa triestina Goriup recuperò il sommergibile. Durante la II Guerra Mondiale, il 30 gennaio del
1942, un altro sommergibile battezzato Medusa fu silurato e affondato al largo della costa istriana dal sommergibile
britannico Thorn.
(Pietro Spirito)

In mostra: Prua, Ruota del timone, Dal relitto del sommergibile Medusa, Inizi XX secolo
Museo Storico Navale di Venezia

Il sottomarino Molch
Tra il 1944 e il 1945 in Germania furono costruiti circa 390 esemplari del sommergibile tascabile monoposto
Molch da impiegare nella difesa delle zone costiere tenute dai Tedeschi. Dotati di motore elettrico a batterie
che consentiva una velocità di 4,3 nodi in superficie e 5 in immersione, avevano una lunghezza di oltre 10 m, un
dislocamento di 11 tonnellate e 2 siluri per armamento. L’esemplare esposto fu recuperato nell’agosto del 1945 dal
collezionista Diego de Henriquez (Trieste 1909-1974) nella baia di Sistiana, presso Trieste, dove i Tedeschi nel
1944 avevano allestito una base sommergibilistica segreta: alla fine del conflitto, prima di abbandonare la zona,
decisero di danneggiare i natanti in modo da non lasciarli - funzionanti - in mani nemiche. Dei battelli autoaffondati
uno giace ancora in fondo al mare davanti alla spiaggia di Sistiana.
(Antonella Cosenzi)

In mostra: Relitto del sottomarino tedesco monoposto Molch recuperato a Sistiana, rotto in tre tronconi a causa
dell’autoaffondamento. Civico Museo della guerra per la pace “Diego de Henriquez”, Trieste
Cupolino del sommergibile Molch, Civico Museo del Mare, Trieste

La villa di Barcola e il suo atleta
La scultura in marmo greco è stata rinvenuta durante gli scavi di una villa marittima eseguiti alla fine
dell’Ottocento a Barcola (Trieste). Recuperata in vari frammenti, decorava un ambiente affacciato sul peristilio. È
una copia romana di una delle sculture più famose di Policleto, il cosiddetto Diadumeno, un atleta che si mette la
benda da vincitore, creata attorno al 430 a.C. L’opera è di alta qualità, realizzata nella prima metà del I secolo d.C.
forse in una bottega di Roma; venne probabilmente riparata per l’esposizione nella villa attribuita a Calvia
Crispinilla, amante di Nerone. Come altre residenze della costa istriana, per esempio nell’arcipelago di Brioni o a
Dragonera, anche questa di Barcola doveva avere accanto alla fastosa parte residenziale e di rappresentanza, una
produttiva, in cui venivano stoccati e/o trasformati i prodotti della tenuta agricola retrostante o vicina e il pesce
allevato nelle peschiere. Dai moli o imbarcaderi della proprietà, questi prodotti erano trasportati nei porti vicini e lì
trasbordati per raggiungere il circuito della “grande distribuzione”.
(Monika Verzár)

In mostra: Statua di Diadumeno, marmo. Dalla villa marittima di Barcola, Trieste, Prima metà del I secolo d.C.
Civico Museo di Storia ed Arte, Trieste

Un’ancora romana da Pirano
Il ceppo di piombo di questa ancora romana è stato portato nel Museo civico di Pirano (oggi Museo del mare
“Sergej Mašera”) poco dopo la sua fondazione nel 1954. L’ancora è stata restaurata nel 1999 in base alla
bibliografia esistente. Nel 2007 un campione di legno conservatosi entro la “scatola” del ceppo (il collare che
ammorsava il fusto) è stato datato con il metodo del radiocarbonio al periodo 380-180 a.C. I ceppi in piombo erano
di diverse dimensioni e rappresentavano il peso principale dell’ancora. La funzione del ceppo era duplice: quando
erano immersi nell’acqua garantivano che le marre avessero l’inclinazione giusta e una maggiore possibilità di
presa sul fondale, allo stesso tempo frenavano e impedivano lo spostamento della nave. Sui ceppi di piombo erano
talvolta impressi i monogrammi o i nomi del proprietario, del comandante della nave ma anche nomi di divinità e
segni vari come portafortuna per i marinai.
(Snježana Karinja)

In mostra: Ricostruzione di ancora romana, piombo, legno, con ceppo originale; realizzazione: Snježana Karinja
(preparazione), Leopold Belec, 1999. Provenienza ignota. Periodo Romano
Pomorski muzej-Museo del mare “Sergej Mašera” Piran-Pirano

L’atleta della Croazia
La statua dell’Apoxyomenos è un raro esempio di originale greco in bronzo giunto fino a noi. Rappresenta un
giovane atleta e riprende un modello scultoreo ben noto e popolare nell’antichità, che fu spesso riprodotto e di cui
si sono conservate ameno 13 versioni, tre delle quali in bronzo e le altre in marmo e pietra dura. L’atto di raschiare
via la polvere dal corpo con una spatola, lo strigile (in greco apoxyesis) divenne un modo consueto di raffigurare
gli atleti nell’arte greca - il cosiddetto “tipo dell’ Apoxyomenos” -. La statua di Lussino raffigura l’atleta nel
momento in cui pulisce il suo strigile con il pollice della mano sinistra. La statua può essere considerata una copia
tardo-ellenistica o primo-imperiale, databile al II o I secolo a.C., tratta da un originale di IV secolo a.C.
È stata recuperata nell’aprile del 1999 ad est dell’isola di Lussino, in Croazia, a 45 m di profondità. L’intervento
complessivo di restauro, esame e ricerca sulla statua è stato realizzato dall’Istituto di Restauro croato di Zagabria in
collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e si è concluso nel 2006. Da maggio 2015 la statua è
esposta al Museo dell’Apoxyomenos a Mali Lošinj/Lussinpiccolo in Croazia; in mostra è esposta una copia
moderna, identica all’originale.
(Iskra Karniš-Vidovič)

In mostra: Statua di un atleta (Apoxyomenos), II-I secolo a.C., Copia moderna, bronzo, rame
Republika Hrvatska Ministarstvo Kulture / Ministero della Cultura della Croazia

Il “principe” di Punta del Serrone
Fra i bronzi del relitto di Punta del Serrone spicca, per imponenza e straordinaria qualità, la statua di una figura
maschile stante ricomposta da due frammenti scoperti in punti diversi del fondale. La scultura si data in età
ellenistica (II secolo a.C.), quando Greci e Romani che rivestivano ruoli prestigiosi venivano rappresentati in pose
eroiche e con teste ritratto dallo sguardo appassionato. L’assenza del diadema rende improbabile che il personaggio
di Punta del Serrone raffiguri un principe ellenistico; nella volitiva figura va invece riconosciuto un esponente della
sfera politico-militare, forse Lucio Emilio Paolo, il comandante romano che sconfisse a Pidna, nel 168 a.C., Perseo
di Macedonia. Nelle lettere greche kappa ed epsilon incise sulla spalla destra della statua è possibile riconoscere il
numerale “25” che, apposto a scopo di inventario, suggerisce l’appartenenza della scultura a una raccolta di opere
d’arte nella parte orientale del Mediterraneo.
(Katia Mannino)

In mostra: Statua virile del cd. “Principe ellenistico” o “Lucio Emilio Paolo”, Dal relitto di Punta del Serrone,
Brindisi. II secolo a.C.
Museo Archeologico Provinciale “F. Ribezzo”, Brindisi
L’ammiraglio di Aquileia
La statua funeraria del Navarca apparteneva a un militare di alto rango sepolto nei pressi di una villa non lontana da
Aquileia. L’ammiraglio è raffigurato secondo i modelli eroici di origine ellenistica, impiegati dalla classe dirigente
romana per la celebrazione delle proprie virtù militari, qui sottolineate dalla presenza della spada nella mano
sinistra e del supporto a forma di corazza. La presenza di un elemento a forma di prua di nave nella decorazione del
monumento funerario aggiunge uno specifico riferimento alla vittoria navale che deve aver coronato la fortunata
carriera militare del defunto, nel periodo di passaggio dalla Repubblica romana alla successiva età augustea.
(Marta Novello)

In mostra: Statua funeraria in marmo del cd. Navarca. Da Cavenzano, nei pressi di Aquileia, Fine del I secolo a.C.
Museo Archeologico Nazionale di Aquileia
Allegato
                                                                                            VIRGOLETTATI

Q u e s t a                     mostra è, una grande opera corale. Abbiamo avuto prova di un grande interesse
comune,                         dell’esistenza di una comunità, tutti i colleghi e amici si sono prodigati ben oltre il
mandato                         “istituzionale” con atteggiamento creativo e propositivo, in un afflato di grande
collaborazione. Ma la comunità non è solo quella scientifica, è la “comunità d’eredità”, l’ “insieme di persone che
attribuisce valore ad aspetti specifici dell'eredità culturale, e che desidera, nel quadro di un’azione pubblica,
sostenerli e trasmetterli alle generazioni future (Convenzione di Faro). Se il patrimonio qui raccolto sarà in grado
di offrire una suggestione in più a questa comunità "adriatica", la mostra avrà svolto il suo compito.
RITA AURIEMMA, curatrice della mostra e Direttore ERPAC - Servizio di catalogazione, formazione e
ricerca

Questa mostra, che è innanzitutto un vero progetto culturale, ci rende particolarmente orgogliosi per molte
ragioni. Oltre all’accuratezza dello studio e alla meticolosità con la quale sono stati scelti dagli studiosi gli
oggetti in mostra, qualifica l’esposizione la grande collaborazione riscontrata tra le sessanta istituzioni culturali
italiane e internazionali. Il frutto di questa cooperazione è un’esposizione di duemila metri quadrati ricca di un
migliaio di reperti dalla quale il visitatore uscirà con l’idea chiara del dinamismo dei nostri paesaggi costieri e
dei traffici commerciali che li animavano, usando le strade liquide dell’Adriatico per costruire rapporti tra i
popoli e creare una lingua, una comunità e una cultura fortemente unitaria. Si tratta di un progetto culturale
perché non finirà quando la mostra chiuderà i battenti: rimarranno gli investimenti fatti nei restauri, le idee per
nuove esposizioni, i protagonisti di nuovi allestimenti nei musei regionali. Rimarrà, questo è l’auspicio, il seme di
un rinnovato entusiasmo verso il futuro del patrimonio sommerso e dell’archeologia subacquea in Italia
GIANNI TORRENTI, Assessore regionale alla cultura, sport e solidarietà

La mostra “Nel mare dell’intimità” è destinata forse a tracciare una linea di demarcazione tra un prima e un dopo
nella esperienze espositive a Trieste. Innanzitutto, per il rilievo riservato ad una disciplina, come l’archeologia
subacquea, che spesso nel passato è stata ancilla di altre branche di studi, pur rivestendo soprattutto in Italia un
ruolo strategico e pionieristico nella ricerca degli antichi reperti. In secondo luogo, per la preziosità e la ricchezza
delle collaborazioni nazionali e internazionali che, sia sul piano istituzionale, sia su quello scientifico - culturale,
contraddistinguono la rete organizzativa che consente di dare vita ad una manifestazione che, sebbene di altro
profilo specialistico, è progettata per parlare ad un pubblico vasto ed eterogeneo. Un sentito augurio di pieno
successo all’iniziativa.
GIORGIO ROSSI, Assessore alla cultura, sport, giovani, servizi finanziari del Comune di Trieste

L’Adriatico ha rappresentato nei secoli una intensa rete di collegamenti diretti e di intersezioni continue tra le due
sponde e tra il Nord e il Sud, con una circolazione sia di navi di medie-grandi dimensioni, sia e soprattutto del
piccolo cabotaggio. Una circolazione di merci, di uomini, di arte, di idee. Quasi un grande lago, il 'mare
dell'intimità' appunto, secondo la splendida definizione di Pedrag Matvejević scelta come titolo della mostra di
Trieste. O, anche, un 'Mediterraneo in miniatura' e uno spazio marittimo comune, «un’area di passaggio e di
mediazione tra diversità», secondo la felice formula proposta Egidio Ivetic. Studiare l’Adriatico significa, perciò,
affrontare di fatto i temi generali dell’intero Mediterraneo. Suo malgrado, l’Adriatico è divenuto, in particolare nel
corso del Novecento, una frontiera, un muro, un confine netto tra blocchi. La mostra triestina ha il merito di
mettere al centro il mare, con il suo eccezionale contesto di relitti, di porti e approdi, di manufatti archeologici, di
tradizioni, di risorse culturali ed economiche. E' un mostra che sa raccontare le tante storie che è possibile
estrarre dal mare. Una straordinaria impresa della Regione Friuli Venezia Giulia, che favorirà certamente un
ulteriore sviluppo della cooperazione adriatica e anche, me lo auguro, un rilancio della ricerca archeologica
subacquea e della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso in un Paese, l'Italia, che in questo
campo vanta una tradizione di assoluto prestigio.
GIULIANO VOLPE, Presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali - MiBact

La richiesta, da parte dell'ERPAC, di collaborazione alla realizzazione di questa interessante e innovativa mostra
sul mare Adriatico e sui suoi tesori sommersi ci ha trovato immediatamente favorevoli perché il patrimonio
culturale subacqueo è parte integrante del patrimonio culturale dell’umanità e quindi rientra a pieno titolo
nell'attività di tutela della Soprintendenza. Proporre al grande pubblico, attraverso i reperti, le immagini, le
ricostruzioni, la storia di questo mare, già definito, giustamente, da qualcuno una specie di microcosmo fisico e
culturale del Mediterraneo, sicuramente contribuirà alla valorizzazione del nostro territorio e alla promozione
della tutela del patrimonio culturale subacqueo di questa regione.
CORRADO AZZOLLINI, Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio del FVG

All’imponente mostra di Trieste il Polo museale del Friuli Venezia Giulia presta oltre trecento pezzi, frutto del
grande lavoro comune svolto insieme all’Erpac: oltre alla presenza, tra gli altri, di un simbolo solenne come il
Navarca di Aquileia, l’esposizione presenta un campione significativo del materiale del relitto romano di Grado,
suggestivamente ospitato, come doveva stare, proprio nella sezione dello scafo ricostruita su progetto di Rita
Auriemma e che al termine della mostra sarà trasferita nel costituendo museo, divenendone il nuovo fulcro e il
nuovo motore, grazie all’avvenuto riavvio delle attività per la sua apertura.
LUCA CABURLOTTO, Direttore Polo museale del Friuli Venezia Giulia

Questa mostra e' un progetto eccezionale di sinergia culturale tra popoli e culture accomunate dal Mare Adriatico.
I rapporti bilaterali tra l'Italia e la Croazia sono ottimi, molto intensi, ricchi di contenuto ed amichevoli. Questa
mostra e' il frutto del sentimento di comunita' e della cooperazione di buon vicinato e rappresenta un contributo ad
un ulteriore sviluppo dei rapporti amichevoli tra i nostri stati per il benessere di tutti i cittadini. Per la Croazia e'
una grande soddisfazione partecipare al questo significativo evento culturale, una mostra che oltre al paese
ospitante, l'Italia riunisce i paesi della sponda adriatica orientale tra i quali predomina la partnership tra l'Italia e
la Croazia. Desidero sottolineare con piacere il notevole contributo dei musei e delle istituzioni croate, i quali
partecipano molto numerosi, si annoverano infatti ben 19 enti provenienti da 15 città croate.
NEVENKA GRDINIĆ, console generale della Repubblica di Croazia a Trieste

Questa è una esposizione che farà riflettere sotto molti punti di vista e la Fondazione CRTrieste l'ha sostenuta con
grande interesse proprio per il suo valore storico, geografico e umano. L'archeologia subacquea è un argomento
poco comune ma che nasconde profondi e variegati segreti e sarà occasione per far scoprire a tanti appassionati, e
non, numerosi racconti, esperienze di viaggi, aneddoti, oggettistica e reperti vari. Una mostra che vuole
valorizzare il patrimonio sommerso e l'archeologia subacquea italiana e che proprio in occasione di queste
prossime Festività potrà essere di interesse per i nostri concittadini e per tutti i turisti che avranno occasione di
visitare Trieste nei prossimi mesi.
TIZIANA BENUSSI, Vicepresidente del CdA della Fondazione CRTrieste
Allegato
                                                                            MUSEI PRESTATORI ED
                                                                                  ENTI COADIUVANTI

ITALIA
Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto
Museo Archeologico Provinciale “F. Ribezzo”, Brindisi
Dipartimento Beni Culturali - Università del Salento
Arcidiocesi di Bologna
Museo Civico del Risorgimento, Bologna
Abbazia di Santa Maria del Monte di Cesena
Museo della Marineria di Cesenatico
Museo Delta Antico di Comacchio
Polo museale Emilia Romagna-Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
Ufficio Circondariale Marittimo Guardia costiera Porto Garibaldi-Ferrara
Comune di Pesaro
Museo Nazionale di Ravenna - Polo museale Emilia Romagna
Museo della Città, Rimini
Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le provincie di Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini
Museo Bottacin di Padova; Direzione musei civici agli Eremitani, Padova
Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per l’Area metropolitana di Venezia e per le Province di Belluno,
Padova e Treviso
Museo dei Grandi Fiumi, Rovigo
Musei Civici S. Caterina, Treviso
Museo Archeologico Nazionale di Altino, Venezia
Museo Archeologico Nazionale di Venezia
Museo Storico Navale di Venezia
Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna
Museo Archeologico Nazionale di Aquileia
Museo Nazionale di Archeologia subacquea di Grado
Museo Archeologico della Laguna di Marano
Museo del Sacrario militare di Redipuglia
Civico Museo d’Arte Orientale, Trieste
Biblioteca Civica “Attilio Hortis”, Trieste
Museo della guerra per la pace “Diego de Henriquez”, Trieste
Civico Museo del Mare, Trieste
Civico Museo di Storia ed Arte, Trieste

CROAZIA
Consolato generale della Repubblica di Croazia a Trieste
Zavičajni muzej Biograd na Moru/Museo regionale di Biograd
Centar za kulturu Brač/Centro culturale di Brač
Pomorski muzej u Dubrovniku/Museo Marittimo di Dubrovnik
Lošinjski muzej/Museo di Lussino
Muzej grada Kaštela/Museo civico di Kaštela
Arheološki muzej Istre, Pula/Museo Archeologico dell’Istria, Pola
Povijesni i pomorski muzej Istre/Museo storico e navale dell’Istria
Zavičajni muzej Poreštine/Museo del territorio parentino
Pomorski I povijesni muzej Hrvatskog primorja, Rijeka/Museo marittimo e storico del Litorale croato, Fiume
Muzej grada Šibenika/Museo della città di Sebenico
Hrvatski pomorski muzej, Split/Museo Marittimo Croato, Spalato
Arheološki muzej u Splitu/Museo Archeologico di Spalato
Arheološki muzej Vis/Museo Archeologico di Vis
Muzej antičkog stakla, Zadar/Museo del vetro antico, Zara
Arheološki muzej, Zadar/Museo Archeologico di Zara
Međunarodni centar za podvodnu arheologiju u Zadru/Centro internazionale di Archeologia subacquea di Zara
Croatian Conservation Institute
Sveućilište u Zadru/ Università di Zara; Progetto AdriaS-Archaeology of Adriatic Shipbuilding and Seafaring

SLOVENIA
Pomorski muzej - Museo del mare “Sergej Mašera”, Piran - Pirano

MONTENEGRO
Uprava za zaštitu kulturnih dobara/ Direttorato per la protezione dei beni culturali - Montenegro
JU Gradski Muzej “Mirko Komnenović”, Herceg Novi/JU Museo civico “Mirko Komnenović”
Herceg Novi, JU Pomorski muzej Crne Gore, Kotor/JU Museo Marittimo del Montenegro, Kotor
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