Roma, Appio - Latino: fermati i responsabili dell'omicidio di Luca Sacchi
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Roma, Appio – Latino: fermati i responsabili dell’omicidio di Luca Sacchi Sono stati fermati dopo l’interrogatorio in Questura i due ragazzi sospettati per la morte di Luca Sacchi, il 24enne ucciso due sere fa a Roma. Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, entrambi 21enni e romani, sono accusati di concorso in omicidio. Uno in un’auto della polizia e l’altro dei carabinieri, sono stati portati nel carcere di Regina Coeli. Secondo una prima ricostruzione Luca Sacchi e la ragazza volevano acquistare droga ma poi le cose sono degenerate fino al tragico epilogo. Dai primi accertamenti i due fermati, notando che nello zainetto della donna c’erano parecchi soldi, si sono offerti di procurare lo stupefacente per poi ritornare armati di pistola e rapinare la ragazza. Alla reazione di Luca hanno poi sparato in testa al giovane.
La pistola, forse una calibro 38, utilizzata dagli aggressori di Luca Sacchi, non è stata ancora ritrovata. “Temo sia stato mio figlio, forse è coinvolto nell’omicidio di Luca Sacchi, ha fatto una cazzata”. Questo è quanto avrebbe detto la mamma del ragazzo sospettato di avere ucciso con un colpo di pistola il 24enne. La donna si è recata nella tarda serata di ieri in un commissariato accompagnata dall’altro figlio per comunicare i suoi sospetti. Da lì sono poi scattate le indagini dei carabinieri che con la polizia hanno poi bloccato i sospettati. A sparare sarebbe stato un incensurato, il complice avrebbe precedenti per droga “E’ stata un’indagine lampo”. Lo ha detto il dirigente della Squadra Mobile di Roma, Luigi Silipo, dopo il fermo dei due presunti responsabili della morte di Luca Sacchi. “Non si sono assolutamente costituiti – hanno detto gli investigatori – sono stati raccolti elementi e poi sono stati catturati fuori dal domicilio, in luoghi dove si nascondevano. Hanno usufruito di legami familiari e di conoscenze”. Uno dei due è stato rintracciato in un residence ed entrambi “non hanno opposto resistenza”. Il colonnello Mario Conio, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Roma ha sottolineato: “Si è subito lavorato in piena coordinazione e sinergia tra Questura e comando provinciale dei carabinieri di Roma”. I due fermati, Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, si stavano nascondendo. Lo hanno riferito il capo della Squadra Mobile di Roma Luigi Silipo e il colonnello Mario Conio, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Roma. Uno è stato rintracciato in un residence mentre l’altro in una casa. Sono entrambi del quartiere San Basilio. L’auto con cui si sono
dati alla fuga è stata sequestrata. Ai due si è arrivati anche grazie a una serie di testimoni che hanno fornito elementi determinati per individuare e rintracciare i presunti autori dell’omicidio. “Grazie al grande gesto d’amore della famiglia che ha deciso di donare gli organi di Luca, il ragazzo ucciso durante una rapina, e all’autorizzazione della Magistratura si è messa in moto la complessa macchina del sistema dei trapianti del Lazio. Gli organi del ragazzo sono tecnicamente idonei e questo consentirà di salvare molte vite umane”. E’ quanto fa sapere l’Assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Una media di 7 tonnellate di droga sequestrata a Roma negli ultimi anni, a fronte di migliaia di arresti ogni anno, per un giro di affari di 50 milioni di euro ogni anno. E’ quanto emerge dal Rapporto Mafie nel Lazio. Tra le caratteristiche dello spaccio romano, ci sono le cosiddette piazze ‘aperte’ come quelle del centro storico o dei quartieri della movida, dove la droga viene comprata in strada, e quelle ‘chiuse’ in periferia, con sentinelle e telecamere che sorvegliano lo spaccio. Tra queste ultime, quelle con gli affari più fiorenti sono quella di San Basilio, Tor Bella Monaca, Primavalle, Ostia, Tuscolano, Romanina, e Trastevere. Tra i clan più attivi nel traffico, ci sono i Casamonica, il gruppo Senese e i Gallace.
Omicidio Luca Sacchi, il killer è stato denunciato dalla madre Sono stati fermati dopo l’interrogatorio in Questura i due ragazzi sospettati per la morte di Luca Sacchi, il 24enne ucciso due sere fa a Roma. I due, entrambi 21enni e romani, sono accusati di concorso in omicidio. Uno in un’auto della polizia e l’altro dei carabinieri, sono stati portati nel carcere di Regina Coeli. Secondo una prima ricostruzione Luca Sacchi e la ragazza volevano acquistare droga ma poi le cose sono degenerate fino
al tragico epilogo. Dai primi accertamenti i due fermati, notando che nello zainetto della donna c’erano parecchi soldi, si sono offerti di procurare lo stupefacente per poi ritornare armati di pistola e rapinare la ragazza. Alla reazione di Luca hanno poi sparato in testa al giovane. La pistola, forse una calibro 38, utilizzata dagli aggressori di Luca Sacchi, non è stata ancora ritrovata. “Temo sia stato mio figlio, forse è coinvolto nell’omicidio di Luca Sacchi, ha fatto una cazzata”. Questo è quanto avrebbe detto la mamma del ragazzo sospettato di avere ucciso con un colpo di pistola il 24enne. La donna si è recata nella tarda serata di ieri in un commissariato accompagnata dall’altro figlio per comunicare i suoi sospetti. Da lì sono poi scattate le indagini dei carabinieri che con la polizia hanno poi bloccato i sospettati. A sparare sarebbe stato un incensurato, il complice avrebbe precedenti per droga. I due fermati si stavano nascondendo Lo hanno riferito il capo della Squadra Mobile di Roma Luigi Silipo e il colonnello Mario Conio, comandante del Reparto operativo dei Carabinieri di Roma. Uno è stato rintracciato in un residence mentre l’altro in una casa. Sono entrambi del quartiere San Basilio. L’auto con cui si sono dati alla fuga è stata sequestrata. Ai due si è arrivati anche grazie a una serie di testimoni che hanno fornito elementi determinati per individuare e rintracciare i presunti autori dell’omicidio. “Grazie al grande gesto d’amore della famiglia che ha deciso
di donare gli organi di Luca, il ragazzo ucciso durante una rapina, e all’autorizzazione della Magistratura si è messa in moto la complessa macchina del sistema dei trapianti del Lazio. Gli organi del ragazzo sono tecnicamente idonei e questo consentirà di salvare molte vite umane”. E’ quanto fa sapere l’Assessore alla Sanità e l’Integrazione Sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Polizia sui treni di tutta
Italia,bilancio di una settimana: 34mila identificati, droga sequestrata, 34 arresti e 235 indagti Circa 4 kg di sostanze stupefacenti sequestrate, 34 arrestati, 235 indagati e 33.761 identificati: è questo il bilancio dei controlli nell’ultima settimana della Polizia Ferroviaria. 3.761 le pattuglie impegnate in stazione e 969 a bordo treno, per un totale di 2.122 treni scortati. 286 servizi antiborseggio e 278 le sanzioni elevate. 31 i minori non accompagnati rintracciati e riaffidati alle famiglie o alle comunità; 58 i cittadini stranieri sorpresi in posizione irregolare. Da Milano a Verona questi i risultati: un cittadino algerino di 25 anni e uno marocchino di 19, sono stati arrestati dalla Polfer di Milano, il primo per rapina impropria ed il secondo per furto aggravato. Gli stranieri, prima si sono impossessati di un bagaglio di proprietà di un viaggiatore intento a salire sul bus diretto all’Aeroporto di Milano Malpensa e poi, una volta fermati dagli Agenti, il marocchino ha opposto resistenza colpendone uno. Altri due stranieri, questa volta, uno di nazionalità tunisina di 22 anni ed un altro algerino di 45, sono stati arrestati per furto aggravato. Gli Agenti insospettiti dal comportamento degli stessi, li hanno fermati all’uscita di un negozio all’interno dello scalo ferroviario per un controllo ed hanno rinvenuto, nella busta che portavano al seguito, degli indumenti rubati. Un cittadino italiano, invece, è stato denunciato dalla Polfer di Milano Bovisa, per
interruzione di pubblico servizio. Gli operatori, notiziati dalla Sala Operativa Compartimentale della presenza di un uomo aggrappato alla cabina di coda esterna di un treno regionale, lo hanno identificato e deferito all’Autorità Giudiziaria, dopo aver fatto fermare il convoglio in una stazione ferroviaria non prevista tra le fermate. Sempre a Milano, una donna italiana di 22 anni residente in provincia di Monza, è stata arrestata perché trovata fuori dalla propria abitazione, ove avrebbe dovuto trovarsi in quanto sottoposta alla misura degli arresti domiciliari, per il reato di furto. Un cittadino marocchino di 35 anni è stato denunciato dalla Polizia Ferroviaria di Verona per i reati di furto e ricettazione. La Pofer, dopo la denuncia di una viaggiatrice, è riuscita, grazie ai filmati estrapolati dalla videosorveglianza, a rintracciare il giovane autore del furto del cellulare, nella stazione ferroviaria di San Bonifacio, durante dei controlli straordinari. Da Padova a Roma: due donne italiane sono state denunciate a Padova per truffa, in quanto avevano organizzato una vera e propria lucrosa attività come agenti immobiliari. La falsa Agenzia è stata improvvisata in uno dei bar all’interno dello scalo ferroviario di Padova. Lì le donne facevano firmare ai clienti falsi contratti di locazione di affitto e si facevano consegnare in contanti 3 mensilità. I conduttori dell’immobile, poi, si accorgevano di essere stati truffati solo una volta arrivati all’appartamento, non riuscendovi ad entrare. Un nigeriano di 26 anni è stato arrestato dalla Polizia Ferroviaria di Bologna per detenzione e trasporto di sostanza stupefacente. Lo straniero, notato dagli Agenti per il suo fare sospetto, è stato portato negli Uffici di Polizia, dove, però, ha cominciato ad accusare dolori addominali. Trasportato in ospedale, l’esame radiologico ha evidenziato la presenza di 13 ovuli termosaldati nel suo stomaco, contenenti circa un etto e mezzo, tra cocaina ed eroina. Cinque borseggiatrici, di nazionalità bulgara, sono state arrestate
per tentato furto, dagli Agenti della Polfer di Firenza S.M.N., poiché in concorso tra loro, sono state sorprese a frugare nello zaino di un viaggiatore, ignaro di quanto stesse accadendo. Una cittadina nigeriana di 28 anni è stata arrestata per traffico di stupefacenti. La stessa, fermata dagli operatori, nascondeva nel proprio zaino oltre 2,5 Kg di marijuana. Un cittadino francese è stato arrestato dalla Polfer di Roma, nell’ala Manzoniana della Stazione di Termini. Nello specifico gli agenti, durante il consueto servizio anti borseggio, hanno notato un uomo aggirarsi con fare sospetto tra i viaggiatori, sottrarre lo zaino ad un uomo seduto e poi allontanarsi frettolosamente. Gli operatori spettatori di quanto avvenuto lo hanno immediatamente bloccato. La Polfer di Frosinone, ha arrestato un cittadino italiano di ventisei anni, perché destinatario di un provvedimento di custodia cautelare in carcere, in quanto componente di un’associazione criminosa dedita allo spaccio di sostanze stupefacente, mentre una cittadina romena è stata arrestata a bordo di un treno, perché destinataria di ordinanza di carcerazione emessa dal Tribunale di Latina, a seguito di una condanna per furto. Da Napoli a Brindisi: un 27enne rumeno è stato arrestato dalla Polfer di Napoli in esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura di custodia cautelare, poiché accusato di aver molestato una ragazza poco più che maggiorenne a bordo di un treno Roma-Napoli. Una pattuglia della Polizia Ferroviaria di Brindisi, in servizio di scorta a bordo treno, nella tratta fra le Stazioni di Carovigno e San Vito dei Normanni, è intervenuta evitando il peggio. Dopo aver sentito un forte odore di fumo proveniente da una carrozza in coda al treno, d’intesa con il capotreno, i poliziotti, con modi pacati, per prevenire eventuali reazioni di panico e per ridurre al minimo il disagio, hanno invitato i viaggiatori a spostarsi nelle carrozze più lontane, fino all’arrivo nella Stazione di Brindisi.
Tra gli interventi a lieto fine, un’anziana di ottantaquattro anni, è stata rintracciata dalla Polizia Ferroviaria di Roma Tiburtina. La donna è stata trovata cosciente tra le sterpaglie, sdraiata a terra, con varie escoriazioni sul corpo, in evidente stato confusionale. Soccorsa, è poi stata riaffidata alla famiglia. Così è accaduto anche per un’altra donna di 45 anni della provincia di Napoli, rintracciata a Potenza dalla Polfer su un treno regionale in stato confusionale ed un uomo di 66 anni affetto da morbo di Parkinson nella stazione di Trani dalla Polfer di Barletta. Un ragazzino di 14 anni, allontanatosi dalla propria abitazione a Civitavecchia, è stato rintracciato a Bologna dalla Polfer, mentre, spaesato, girava nella Stazione sotterranea dell’Alta velocità. Infine, un bambino cinese di 5 anni è stato rintracciato su di un treno dove era rimasto da solo, mentre i genitori erano riusciti a scendere, e riconsegnato agli stessi nella Stazione di Roma Termini, grazie al lavoro sinergico del personale della Polizia di Stato dei Compartimenti di Polizia Ferroviaria per il Lazio e per la Toscana.
Nemi, “Quousque Tandem?” Legittimi sospetti sull’affitto del villino con i soldi pubblici (1100 euro mese) da parte della famiglia indigente Caro Direttore, una breve riflessione a commento della notizia che hai puntualmente pubblicato sul Tuo giornale. È la questione del progetto per una emergenza socio- assistenziale in favore di una famiglia, evidentemente poco abbiente, comunque bisognosa, costituita da una coppia con tre figli. Fino a qui, nulla quaestio. Leggendo, invece, il contratto di locazione allegato alla Determinazione Comunale n.328 del 19.6.2019 sembra di assistere ad uno sketch di “scherzi a parte”. Mi sono fatto alcune domande che giro a te e, indirettamente, all’Amministrazione Comunale che tanto, ne sono certo, per collaudata esperienza, non risponderà in alcun modo. 1) Come mai per ovviare alla emergenza abitativa della famiglia della signora K.F., è stato cercato, e a quanto pare anche trovato, un villino su tre livelli con 4 bagni, numerose stanze da letto, box – garage e ampio giardino con “bosco di castagni”, ma non a Nemi dove la sig.ra K.F. risiede, bensì nella ridente cittadina di Rocca di Papa? 2) Per il canone mensile di circa 1000 euro, siamo proprio sicuri che non c’era una casa sfitta in Nemi? 3) Perché mai è stato scelto un appartamento in villa, privo però di arredi e mobilia come risulta scritto nel contratto? 4) Chi provvederà a munirlo di mobilia, arredi e suppellettili. Se dovesse provvedervi la sig.ra K.F. è di tutta evidenza che il suo stato di bisogno potrebbe apparire
quanto meno di dubbia fondatezza, anche in considerazione che il contratto di locazione è stato stipulato per una anno. E poi? 5) Perché mai è stato pattuito un deposito cauzionale di ben € 3.300,00 (art.7 del contratto). Tutto ciò considerato, caro Direttore anche se normalmente si dice che il “veleno è nella coda” questa volta, per la precisione alla fine del contratto di locazione, all’art.15 troviamo invece la seguente vera e propria perla: “DIRITTO DI PRELAZIONE – dietro esplicita richiesta della conduttrice (sig.ra K.F. ndr), la locatrice accetta che quest’ultima possa esercitare il diritto di prelazione in caso di vendita. Tutte le modalità della compravendita verranno seguite dall’Agenzia Immobiliare …………. con sede in Roma Via ………………………”. È evidente che questa previsione di potenziale compravendita del villino cozza in modo macroscopico con le premesse del progetto per sanare una emergenza socio-assistenziale ed abitativa di una famiglia. Che cosa c’è dietro? Sono certo che da parte dell’Amministrazione non ci sarà nessuna risposta. I Tuoi lettori invece saranno in grado di darla, sicuramente! Alessandro (Franco) Biaggi
Nemi, le mani sul Comune: un fenomeno che non ha precedenti NEMI (RM) – I consiglieri comunali di opposizione della lista “Ricomincio da Nemi” Carlo Cortuso e Patrizia Corrieri tornano a evidenziare il modus operandi del primo cittadino, in carica ormai da quasi otto anni. “Ciò che sta accadendo nel comune di Nemi è un fenomeno che non ha precedenti. – dichiarano i Consiglieri attraverso una nota congiunta – Gli uffici comunali – proseguono – hanno
l’organico ridotto al minimo: molti dipendenti sono letteralmente scappati via, i dirigenti sono presenti in Comune al massimo una volta a settimana e hanno una tale mole di lavoro che ovviamente non può essere evasa.” Cortuso e Corrieri spiegano che tutto ciò, chiaramente, si trasforma in disservizi per i cittadini riportando a testimonianza di quanto asserito fatti oggettivi come le cartelle per il pagamento dei rifiuti che sono state inviate per errore con gli importi dell’anno passato, i tempi di attesa per l’erogazione dei contributi per le borse di studio definiti biblici, l’ufficio anagrafe tenuto in piedi da una persona assunta nello staff del sindaco che lavora molte più ore di quelle che dovrebbe per contratto, la polizia locale che si fa in quattro, ma che non riesce a gestire il caos dei pullman e delle automobili parcheggiate in modo selvaggio non solo i fine settimana, i cassonetti sempre pieni di immondizia perché Nemi è l’unico paese che non ha una raccolta differenziata e, da ultimo, il rinvio del consiglio comunale perché, pare, non si è riusciti a preparare (?) gli atti propedeutici alla discussione. “E potremmo continuare all’infinito” commentano Cortuso e Corrieri. “Bertucci – spiegano i due consiglieri – è riuscito a smembrare totalmente la macchina amministrativa, accentrando sulla sua persona tutte le funzioni basilari per il funzionamento di un ente pubblico. In questo modo, oggi, i cittadini sono costretti a chiedere “udienza” a lui per vedere risolti i problemi semplici. Se un cittadino ha bisogno di una carta di identità con urgenza, ci pensa il sindaco. Se un cittadino ha bisogno di avere uno sgravio fiscale per motivi di reddito, ci pensa il sindaco. Se un cittadino ha un problema con l’agibilità, ci pensa il sindaco. E così via. Il fatto che ci pensi il sindaco però, significa che non siano rispettate le regole democratiche. Il sindaco, a differenza
dei dipendenti comunali, oltre ad essere pro tempore è legato al consenso elettorale e quindi ad esso “potrebbe” essere subordinata la sua azione. La politica non deve mai entrare negli uffici comunali! Inoltre i dipendenti e i dirigenti comunali vengono scelti con concorsi per abilità e capacità e sono ovviamente garanti dell’imparzialità dell’ente nei confronti dei cittadini.” Uno status, quello in cui versa Nemi, definito da Cortuso e Corrieri come vergognoso: “Un accentramento di potere nelle mani del sindaco. – dichiarano i consiglieri di “Ricomincio da Nemi” i quali hanno voluto esprimere la loro massima solidarietà “ai pochissimi dipendenti comunali ancora rimasti (alcuni per poco) che con grande professionalità si affannano per cercare di mandare avanti la baracca. Ah, ricordiamo – concludono – che in tutto questo Bertucci continua a spendere 1.800 euro ogni mese per il suo addetto stampa. Che dire? Se non è dittatura questa poco ci manca…”
Meteo, come sarà il fine settimana? Oggi e domani nuvole e poi… Il sabato sono previsti cieli in prevalenza poco nuvolosi tutto il giorno. La temperatura massima registrata sarà di 25°C, la minima di 14°C, lo zero termico si attesterà a 3500m. Domenica: previsto un cielo splendente. La temperatura massima registrata sarà di 25°C, la minima di 13°C, lo zero termico si attesterà a 3600m. Per le previsioni meteo previste su Roma e nel Lazio, il Centro Funzionale Regionale ha emanato un avviso di criticità
con indicazione che “dal pomeriggio di ieri e per le successive 12 ore è presente nelle seguenti zone di allerta del Lazio criticità idrogeologica per temporali codice arancione su bacini costieri Nord, Roma e bacini costieri sud; codice giallo su medio Tevere, Appennino di Rieti, Aniene e bacino del Liri. E altresì in corso di validità l’avviso di condizioni meteorologiche avverse emesso mercoldì”. L’area depressionaria trasla verso le isole maggiori favorendo un graduale miglioramento del tempo sulle regioni centrali tirreniche. Della variabilità insisterà ancora sul Lazio fino al pomeriggio, mentre su Umbria e Toscana solo qualche nube di passaggio con rasserenamenti a partire dal tardo pomeriggio. Venti sino a moderati da ENE su umbria e Toscana, più deboli e a rotazione ciclonica sul Lazio. Temperature in generale aumento. Mari mossi, specie al largo. Allerta arancione su tutta la regione. “La sala operativa permanente della Regione Lazio ha pertanto diramato l’allertamento del sistema di protezione civile regionale e invitato tutte le strutture ad adottare gli adempimenti di competenza. Si ricorda infine che per ogni emergenza la popolazione potrà fare riferimento alle strutture comunali di Protezione Civile alle quali la sala operativa regionale offrirà costante supporto”, fa sapere in una nota la Protezione Civile del Lazio
Mafia nigeriana, tra le più pericolose organizzazioni criminali presenti in Italia [terza puntata]: l’uso della violenza prima regola dei clan Nelle puntate precedenti abbiamo visto quelle che sono le origini della mafia nigeriana e descritto le varie organizzazioni (clan), che la compongono. Proseguiamo dunque questo viaggio, in quella che oggi rappresenta una delle prime strutture criminali in Italia, dopo quelle autoctone.
CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 24/10/2019 Le modalità di azione della mafia nigeriana, i collegamenti transnazionali e il vincolo omertoso che caratterizza gli associati e il timore infuso nelle vittime hanno peraltro fatto luce, nel tempo, su un agire sotto molti versi simile alle metodiche mafiose. Tutti i gruppi che ne fanno parte sono, infatti, organizzati in maniera verticistica al cui interno ognuno riveste il proprio ruolo. L’accesso al gruppo, gestito e disciplinato dai vertici, prevede un vero e proprio rito di affiliazione e l’obbligo alla partecipazione (mediante il pagamento di una sorta di “tassa di iscrizione”), al finanziamento della confraternita chiamata a provvedere, come tutte le organizzazioni criminali
di spessore, al sostentamento delle famiglie degli affiliati detenuti, secondo un vincolo di assistenza previdenziale. Costituiscono un fattore di coesione molto elevato le ritualità magiche e fideistiche, che, unite al vincolo etnico e alla forte influenza nella gestione da parte delle lobby in madrepatria, produce una forma di assoggettamento psicologico molto forte. È sempre presente il ricorso alla violenza per assicurare la tenuta associativa, strumentale allo scoraggiamento di eventuali spinte centrifughe di coloro che ricercassero posizioni autonomiste o che non volessero più far parte dell’organizzazione. L’uso della violenza fisica è la principale forma di punizione per le violazioni delle regole interne: non a caso un ruolo importante viene rivestito nel cult EIYE, dalle figure dell’EAGLE (“aquila”, capo dei picchiatori), nei BLACK AXE, dai BUTCHERS o SLUGGERS. La violenza è generalmente indirizzata verso connazionali – di solito donne costrette all’esercizio della prostituzione e uomini restii a farsi affiliare o adepti inottemperanti alle regole interne – che difficilmente ricorrono alla giustizia, anche perché quasi mai riescono a percepirsi come vittime di reato. Tra le organizzazioni criminali nigeriane operanti in Italia è emerso, negli anni, un violento contrasto tra gruppi più strutturati, operanti all’interno di sistemi impermeabili e autoreferenziali, rispetto ad altri improntati su modelli di
tipo banditesco, rendendo talvolta di difficile interpretazione anche taluni episodi di violenza registrati nelle strade delle nostre città. Ovviamente esiste un legame tra il fenomeno migratorio irregolare, la tratta di persone e lo sfruttamento sessuale. In tale ambito l’organizzazione criminale controlla l’attività delittuosa in tutte le sue fasi, dal reclutamento fino all’invio delle donne nei Paesi al di fuori del territorio africano e alla messa su strada. Un processo criminale attuato attraverso modalità e fasi ben precise. Fatta a pezzi, la storia di
Pamela Mastropietro [terza puntata]: quegli interrogativi che pesano come macigni sulla struttura Pars di Macerata Il 4 maggio 2017 Pamela Mastropietro si presenta al dipartimento per le dipendenze del servizio pubblico del Sistema Sanitario Nazionale – SER D – di via dei Sestili a Roma accompagnata dalla madre per problematiche correlate all’uso di eroina e alcol. All’esame delle urine risulta positiva agli oppiacei, metadone, cannabinoidi e alcol. E in quello stesso giorno gli operatori del SER D iniziano a somministrarle la terapia farmacologica con metadone cloridrato. Successivamente l’appuntamento con la psicologa si restringe a un breve colloquio in quanto Pamela si è presentata con molto ritardo. E dopo un successivo appuntamento del 17 maggio del 2017 Pamela non si presenta più al dipartimento per le dipendenze. Nella richiesta di colloquio di valutazione per l’ingresso all’Unità Operativa Complessa – Uoc – per le patologie da Dipendenza della Asl Rm2 si legge ancora che ci sono stati colloqui con la madre e con la nonna della ragazza le quali hanno riferito la difficoltà nel coinvolgere Pamela in un percorso di cura.
CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO Da sinistra: la dottoressa Emanuela Lupo psicologa e psicoterapeuta, l’opinionista Giovanni Piersanti, la biologa e genetista forense Marina Baldi e l’avv. Marco Valerio Verni (zio di Pamela Mastropietro) ospiti di Chiara Rai a Officina Stampa del 24/10/2019 Una ragazza dalla personalità complessa Quello che è emerso è un quadro di una ragazza dalla personalità complessa che rifiuta le cure e scappa spesso da casa. A quel punto i genitori si sono rivolti al Tribunale per i Minorenni di Roma ma all’udienza fissata a giugno del 2017 Pamela non si presenta. Nonostante ciò il Giudice predispone l’affidamento ai Servizi Sociali fino all’età di 21 anni per una “maggiore tutela”. E mette a punto un decreto che prevede un percorso di cura e riabilitazione dalle sostanze e il 16 agosto del 2017 il percorso clinico di Pamela Mastropietro si presenta già ben delineato.
Arriviamo quindi al 29 settembre di quell’anno quando la Cooperativa sociale PARS Pio Carosi Onlus fa presente di essere disposta ad accogliere la ragazza presso la propria comunità Santa Regina a Corridonia, in provincia di Macerata. Nella scheda di ammissione al PARS vengono indicati alcuni particolari come ad esempio che è la nonna l’amministratore di sostegno della ragazza. Si legge che “in regime di ricovero sono stati tanti gli approcci con gli uomini all’interno del reparto. Si presenta curata ma vissuta (cicatrici da bruciatura nelle braccia, ecchimosi sul collo). Riferisce di fare abuso da quando aveva 12 anni. Pamela si sfoga e dice di avere problemi con suo padre e con sua madre. “Il padre dopo la separazione è assente – si legge nella relazione – e dice di averlo ritrovato solo verso aprile di quell’anno, quando anche lui è venuto a sapere di problemi di sostanze. I servizi riferiscono, però, che il padre dà la figlia ormai per persa. La nonna materna è la più guerreggiante attribuendo però le responsabilità di cura, ma anche dei fallimenti alla società, ai servizi che non sono presenti. La diagnosi della psichiatra è quella di un disturbo borderline, dove non emergono aspetti depressivi ma emergono agiti eterodiretti. Pamela sembra compensata, in sede di colloqui è sembrata tranquilla e predisposta ad accettare sia il regolamento che la distanza. Di fatto verso la fine di agosto avevano provato a farle fare una precomunità presso Villa Maraini, ma lei è
rimasta meno di 12 ore perché avrebbe fatto casino per rientrare al Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (spdc). Il ricovero è dunque avvenuto perché la polizia l’ha ritrovata in strada mezza morta. A quel punto è intervenuto il Tutore Minorile su pressioni del fratello della madre, l’avvocato Marco Valerio Verni, perché altrimenti lei sarebbe uscita dal Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura appena maggiorenne. Quello che emerge è il profilo di un ragazza complessa che sarebbe arrivata anche a prostituirsi e i servizi dicono che ci sono sospetti fondati che lei sarebbe stata sfruttata da qualcuno che l’avrebbe fatta scappare di casa per la prostituzione. La madre e i familiari si sono attivati quando lei ha iniziato a fuggire di casa spesso”. Il 18 Ottobre 2017 Pamela firma l’ingresso in comunità a Macerata in regime residenziale di doppia diagnosi. Il primo dicembre nel registro “osservazioni giornaliere” Pamela manifesta una situazione di disagio nella comunità e riferisce di sentirsi osservata. A metà mese, poi, vorrebbe riprendere gli studi ma già intorno al 21 dicembre la situazione si destabilizza di nuovo. Non tralascia di parlare del rapporto con sua madre ma non ci sono altre precisazioni negli appunti riportati sulle osservazioni da parte della Comunità che ospita Pamela. Il 9 gennaio del 2018 la situazione precipita ancora perché Pamela, dicono dalla comunità, “vomita costantemente e non vuole smettere”, si legge ancora nelle annotazioni del giorno.
Addirittura la ragazza si provoca dei tagli superficiali, in passato aveva ricorso all’autolesionismo con le bruciature di sigaretta. Pamela manifesta disagio perché “le manca la vita di prima, per certi versi”. Dal 18 gennaio 2018 al 21 gennaio 2018 Pamela ha usufruito di un permesso per passare del tempo con la famiglia, la madre e i nonni, nelle vicinanze del centro terapeutico. Permesso ritenuto dall’equipe necessario ai fini terapeutici viste le problematiche intercorse nei giorni precedenti. Che cosa era accaduto? A quali problematiche si fa riferimento? Perché le annotazioni del giorno da parte della comunità sono evidentemente lacunose? Il 29 gennaio 2018 parte dalla comunità una comunicazione a firma Francesca Fuselli diretta al dipartimento per le dipendenze – SER D – di via dei Sestili a Roma: “In data odierna alle 14:40 circa – si legge – la signora Mastropietro, eludendo la vigilanza degli operatori, si è allontanata arbitrariamente dalla comunità, la quale si è prontamente attivata per ricercarla senza ottenere risultati. La famiglia, l’amministratore di sostegno – la nonna Ndr. – e i Carabinieri di zona sono stati avvertiti”. Perché la famiglia non è stata avvisata immediatamente? Il grosso giallo della somministrazione di farmaci rimane da risolvere. C’è un fiume di interrogativi che pesano come macigni sulla comunità che ha ospitato Pamela Mastropietro. Perché sulla terapia farmacologica ci sono delle firme che sono palesemente tutte uguali? Perché sembra così normale avere dei dubbi sull’originalità di quelle firme? Pamela prendeva regolarmente i farmaci. Perché sono state trovate
tracce di oppiacei nei capelli della ragazza risalenti al periodo in cui lei era in Comunità a Macerata (dal 18 ottobre 2017)? Perché Pamela il 29 gennaio 2018 si allontana dalla comunità “per problematiche di tossicodipendenza” e per cercare eroina? Non era stata disintossicata? La nonna in quanto amministratore di sostegno della ragazza veniva informata di tutto? Perché non sono stati fatti dei controlli con i cani antidroga nella struttura? Eppure sul sito della Cooperativa sociale PARS Pio Carosi Onlus si fa riferimento all’aspetto educativo e alle dimensioni psicoterapeutiche e farmacologiche. Tra l’altro si legge che l’aspetto farmacologico, approntato a sostegno ed integrazione della psicoterapia, si rivela utile e necessario per alleviare situazioni di disturbo o di sofferenza personale laddove queste non siano altrimenti contenibili; nei casi di “doppia diagnosi” si impongono talora, ad esempio nelle psicosi croniche, trattamenti psicofarmacologici impegnativi e/o di lunga durata. Tale lavoro, che si fonda su una diagnosi attenta e scrupolosa e si avvale anche di valutazione testistica, viene adeguato alla situazione medico – psichiatrica e psicologica, nonché raccordato con gli interventi effettuati dalle strutture invianti e con le situazioni previste al termine del rapporto terapeutico con la Cooperativa. La comunità persone con problemi di dipendenza da sostanze stupefacenti, alcol o altri tipi di dipendenza, anche con patologie psichiatriche correlate, doppia diagnosi. I programmi di trattamento individualizzati sono organizzati
in fasi e prevedono anche un percorso di reinserimento sociale. Pamela era inserita in questi percorsi o si tratta solo di pubblicità della struttura accreditata al Sistema Sanitario Nazionale? Red Carpet a Via Veneto per “La Festa del Cinema” ROMA – La festa del cinema accende gli appuntamenti nel primo municipio. Da Boulevard Merulana, dove sono risuonate le grandi musiche dei film grazie al talento della banda dei Carabinieri, al red carpet di via Veneto, dove è andato in scena l’omaggio a John Travolta.
Dopo il successo degli scorsi anni tornano i tappeti rossi su una delle strade più famose del mondo CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 24/10/2019 In occasione della quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, da mercoledì 16 ottobre fino a domenica 27 ottobre, si contano ben 10 appuntamenti che avranno come protagonisti attori registi musicisti e ballerini e come location alcune tra le più belle strade e piazza del Municipio. “La cultura e il cinema di qualità hanno bisogno di farsi conoscere anche al grande pubblico – ha detto la presidente del I Municipio Sabrina Alfonsi – e le vie della nostra città – ha proseguito Alfonsi – sono il luogo perfetto. Questo
progetto è stato reso possibile anche grazie alla disponibilità delle associazioni dei commercianti e di Federalberghi.” Tre gli appuntamenti nella strada della Dolce Vita: il 22 l’omaggio a John Travolta, il 23 un flash mob diretto da Giancarlo Scarchilli sul tema della “Dolce vita” . Oggi in via Condotti è in programma un’altra performance artistica e un balletto per celebrare i 50 anni di Woodstock. La coreografia sarà di Chiara Sasso e anche qui i cittadini prenderanno parte alla scenografia con vestiti a tema. Sabato 26 ottobre Fabrizio Gifuni leggerà brani di “Quer pasticciaccio brutto de via Merulana” di Carlo Emilio Gadda. Infine domenica 27 ottobre in Piazza San Lorenzo in Lucina alle ore 19 le colonne sonore dei film più celebri saranno diffuse dal terrazzo di Palazzo Fiano”.
Omicidio Desiree Mariottini: in 4 vanno a processo. La storia Quattro persone sono state rinviate a giudizio per l’omicidio di Desiree Mariottini, la 16enne trovata morta tra il 18 e 19 ottobre del 2018 in un immobile abbandonato nel quartiere San Lorenzo a Roma. Lo ha deciso il gup. Le quattro persone sono accusate di omicidio volontario e violenza sessuale di gruppo e cessione e somministrazione di droghe a minori. Il processo è stato fissato per il 4 dicembre davanti alle terza corte d’assise. A processo i nigeriani Alinno Chima, Mamadou Gara, detto Paco, il ghanese Yusef Salia e il senegalese Brian Minthe.
Le avevano assicurato che quel mix di sostanze composto anche di tranquillanti e pasticche non fosse altro che metadone. Dall’ordinanza con cui il gip ha disposto il carcere per i tre fermati per l’omicidio di Desirèe Mariottini – la sedicenne trovata senza vita in uno stabile abbandonato nel quartiere romano di San Lorenzo – emerge che la giovane, in crisi di astinenza, è stata indotta dagli arrestati ad assumere “tali sostanze facendole credere che si trattasse solo di metadone”. Ma la miscela, “rivelatasi mortale” era composta da psicotropi che hanno determinato la perdita “della sua capacità di reazione” consentendo agli indagati di poter mettere in atto lo stupro. “Meglio che muore lei che noi in galera”: è la frase choc, presente nell’ordinanza, che secondo alcuni testimoni avrebbero pronunciato tre dei quattro accusati. Gli indagati inoltre “impedirono di chiamare i soccorsi per aiutare” Desirée. L’unico a rispondere alla domande del gip è stato il senegalese Mamadou Gara, mentre il suo connazionale Brian Minteh e il nigeriano Alinno Chima hanno deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere. Nei confronti dei tre, immigrati irregolari, la Procura contesta i reati di omicidio, violenza sessuale e cessione di stupefacenti. Stessi reati contestati al quarto fermato la cui posizione è al vaglio degli inquirenti per capire che ruolo abbia avuto nella vicenda. Ascoltate in Questura alcune persone informate dei fatti. “Non mi sarei mai permesso neanche di sfiorare Desirée perché si vedeva che era una bambina“, avrebbe riferito al suo avvocato Alinno Chima.
CHI SONO I TRE INDAGATI E IL QUARTO UOMO – I primi tre fermati sono due senegalesi, irregolari in Italia, Mamadou Gara di 26 anni e Brian Minteh di 43. Il terzo è un nigeriano di 40 anni. Hanno tutti e tre precedenti per spaccio di droga. I capi di imputazione sarebbero gli stessi: omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di stupefacenti. Mamadou Gara aveva un permesso di soggiorno per richiesta d’asilo scaduto ed aveva ricevuto un provvedimento di espulsione. L’uomo si era reso irreperibile. Era stato poi rintracciato dal personale delle volanti a Roma il 22 luglio 2018 ed era stato richiesto nulla osta dell’autorità giudiziaria per reati pendenti a suo carico. Yusif Galia, cittadino del Ghana sospettato di essere il quarto uomo e bloccato a Foggia, era in possesso di 11 chilogrammi di droga. Secondo fonti investigative, lo stupefacente era nella baracca dove è stato trovato l’uomo, nella baraccopoli che circonda il Cara – Centro richiedenti Asilo politico di Borgo Mezzanone. L’uomo è stato trovato in possesso anche di una pistola giocattolo, di metadone e di qualche grammo di hascisc. All’arrivo delle forze dell’ordine si è barricato nella baracca ed è stato necessario sfondare la porta per arrestarlo
Roma “criminale”, sparano alla testa a un 25enne: ha reagito a una rapina Un ragazzo di 25 anni è stato ferito da un colpo di pistola alla testa durante una rapina nella tarda serata di ieri a Roma. E’ accaduto intorno alle 23.30 un via Teodoro Mommsen, in zona Caffarella. A quanto ricostruito dai carabinieri, il 25enne era in compagnia della fidanzata quando due uomini si sono avvicinati alle spalle, hanno colpito la ragazza alla testa con un oggetto e rubato lo zaino e a un tentativo di reazione del giovane gli hanno sparato alla testa. Il ragazzo è stato operato e sarebbe in pericolo di vita. Quando sono stati avvicinati alle spalle i due giovani, incensurati, si stavano dirigendo a piedi verso un pub. Entrambi soccorsi, sono stati trasportati in ospedale. La
ragazza, una 24enne di origini ucraine ma da tempo residente a Roma, ha riportato una contusione alla testa mentre il 25enne, italiano, è stato operato d’urgenza alla testa e sarebbe ancora in pericolo di vita. Sul posto i carabinieri della compagnia Piazza Dante e del Nucleo Radiomobile di Roma. Sulla vicenda indagano i carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci. Infranto da un proiettile anche un vetro del pub dove i ragazzi si stavano dirigendo.
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