PSICOLOGIA DEL SOGNO DOTT.SSA NOVEMBRE 5 MAGGIO 2018 - CIPA

Pagina creata da Margherita Guerrini
 
CONTINUA A LEGGERE
PSICOLOGIA DEL SOGNO DOTT.SSA NOVEMBRE 5 MAGGIO 2018 - CIPA
PSICOLOGIA DEL SOGNO
                DOTT.SSA NOVEMBRE
                    5 MAGGIO 2018
PSICOLOGIA DEL SOGNO DOTT.SSA NOVEMBRE 5 MAGGIO 2018 - CIPA
IL SOGNO È LA PICCOLA PORTA OCCULTA CHE
CONDUCE ALLA PARTE PIÙ NASCOSTA E INTIMA
DELL’ANIMA
(OPERE 10/ I)

Non so se è sogno, se realtà,
se un impasto di sogno e di vita,
quel paese di soavità
che nell’isola estrema del Sud si oblia.
E’ quel che bramiamo. Lì, lì,
la vita è giovane e sorride l’amore.
Forse palmeti inesistenti, cespugli remoti improbabili,
danno ombra o requie a chi crede
che quel paese si può conseguire.
Felici, noi? Ah, forse, forse,
in quel paese, quella volta.
Ma già sognato si smaga,
solo pensare di pensarlo ha stancato.
Sotto i palmeti alla luce della luna,
s’avverte il freddo del chiaro lunare.
Ah, in quel paese anche, anche
il male non cessa, non dura il bene.
Non è con isole di Finisterre,
ne’ con palmeti di sogno o no,
che l’anima cura il male profondo,
che il bene nel cuore s’insinua.
E’ in noi che c’è tutto. E’ lì, lì,
che la vita è giovane e sorride l’amore.
( Fernando Pessoa )
PSICOLOGIA DEL SOGNO DOTT.SSA NOVEMBRE 5 MAGGIO 2018 - CIPA
STORIA DELL’INTERPRETAZIONE DEI
SOGNI

L’occuparsi dei sogni è un’idea nuova?
I sogni del faraone nel Vecchio
Testamento sono abbastanza noti.
In Genesi 41 i sogni delle vacche magre
e delle spighe di grano vuote sono
interpretazioni come di presagi di
un’incombente carestia. Parimenti, nel
Nuovo Testamento (Matteo 1), un
angelo appare in sogno a Giuseppe,
annunciandogli che il figlio non ancora
nato di Maria è stato concepito dallo
Spirito Santo. Ancor prima dei faraoni,
c’erano gli antichi egizi e i babilonesi.
PSICOLOGIA DEL SOGNO DOTT.SSA NOVEMBRE 5 MAGGIO 2018 - CIPA
Un’indicazione concreta che i sogni
abbiano un significato si constata
nell’aiuto che hanno fornito a filosofi e
scienziati, come Kekulé e Descartes, nel
fare delle scoperte importantissime.
Kekulé dedusse da un’imagine onirica la
struttura dell’anello benzenico, un
fenomeno       importantissimo       della
chimica organica; Descartes fece tre
sogni che indirizzarono la sua vita verso
la filosofia. In letteratura Stevenson,
dopo anni passati a cercare una storia
per descrivere la duplice essenza (bene
e male) degli esseri umani, sognò
l’intreccio de Il dottor Jekyll e Mister
Hyde.
Afferma Jung, in un passo di Analisi dei sogni: «Preso in senso psicologico ogni animale
rappresenta, nell’uomo, l’istinto. Nella misura in cui funzioniamo in modo automatico o istintivo
siamo degli animali, perchè il nostro comportamento non differisce in alcun modo da quello
dell’animale. Possiamo dire che un animale, ogni volta che si presenti in un sogno, è un istinto
ma – attenzione! – è sempre un istinto molto particolare, non assolutamente l’istinto in senso
generale. Un leone o un grande serpente significano qualcosa di molto diverso».
Ci dice Hillman: «Con il sogno dobbiamo sottoporci a una
metodologia di lavoro laboriosa e lenta, che frustri il nostro desiderio
ermeneutico, per ascoltare l’immagine. Un sogno porta con sé
un’urgenza terribile di comprensione. Vogliamo che i sogni vengano
decifrati nei loro significati, ma il sogno, come l’animale che appare
in esso, è un fenomeno vivente: continua a manifestare se stesso,
puntando oltre se stesso verso un’interiorità sempre più profonda, a
patto che riusciamo a frenare il nostro desiderio ermeneutico
lasciando che l’immagine si elabori».
Il metodo dell’amplificazione ci aiuta nell’elaborazione
dell’immagine. Perché l’amplificazione?
• Migliora le nostre capacità fornendo conoscenze.
  La conoscenza è la tecnica della metodologia
  junghiana. La conoscenza dell’immaginazione
  archetipica costituisce il deposito tradizionale del
  simbolo e del rito nell’arte, nella cultura e nella
  religione. La conoscenza rivela il telos, cioè
  l’intenzionalità di tali sogni.
• Presuppone una cosmologia. In un
  sogno il maiale o il granchio
  scavalcano i secoli e le situazioni
  geografiche, in quanto presenze
  visibili degli invisibili processi
  arcaici e ubiquitari.
• E’ terapia. Facendo confluire il
  cosmico nel personale e liberando
  il personale nel cosmico, il metodo
  diventa una re-ligio, un ri-
  collegare.
Ad esempio sognare un maiale significa far rivivere la
tradizione in me se lo collego con ciò che è
raccontato nel Levitico o con il racconto del Nuovo
Testamento. Come tale miti, ci dice Hillman,
attraverso il maiale riacquistano vita in me, così al
maiale viene reso il suo ruolo di essere demoniaco , di
intercessore – esso stesso un methodos che porta
fuori del Weltbild egocentrico e laico
• E’ un rito che serve all’immagine, proprio come se
  scolpisse l’animale nel legno, lo dipingesse o altro
  ancora. L’amplificazione porta le nostre mani e la
  nostra mente all’immagine; noi le offriamo il
  nostro tempo, rispondendo con le nostre offerte.
Leggere l’animale, sentirlo parlare,
richiede una percezione estetica ed
ecologica che va al di là delle metafore
dell’essere maialesco, topesco, degli
scherzi della scimmia, al di là di ogni
metafora semplicistica, nel tentativo di
cogliere il significato dell’animale, fino a
raggiungere l’appercezione estetica di
ciò che si presenta, rispondendo al
significato della sua forma – una
risposta      appropriata,     capace     di
apprezzare, felice che l’animale sia lì,
che sia venuto in sogno, e che tale
apparizione          sia      momentanea
restaurazione dell’ Eden.
Per quel breve, eterno attimo, e più tardi nel vario
susseguirsi dei ricordi, vi è, nel sogno d’immagini,
una     compresenza       originale  dell’umano      e
dell’animale, e quando siamo presenti all’animale ci
sono pure Adamo ed Eva, e noi siamo nel Giardino
dell’Eden, da cui gli animali non sono mai stati
cacciati. Non è soltanto una nostalgia per il paradiso
incorrotto, per l’immersione nell’innocenza o per
un’animalità senza leggi.
Il Giardino è una natura mitica, il
topos dove tutte le cose naturali sono
anche mitiche e il mito stesso si
presenta come natura, dove l’animale
e il nome dell’animale, l’animale
naturale e quello simbolico, non
possono essere separati, divisi, dove
ogni creatura trae sostegno dal
mythos della propria natura.
GUARIRE CON GLI ANIMALI
NEIL RUSSACK

Gli essere i umani e gli animali sono capaci di stabilire una profonda
e vicendevole intimità terapeutica. Gli animali reagiscono al flusso
delle nostre vite, tenendo nota di chi è venuto a casa, di chi se n’è
andato, con che cosa hanno a che fare gli scontri o l’agitazione.
Gravitano attorno ai luoghi oscuri a noi. Gli animali echeggiano le
nostre emozioni, non importa quanto esse siano irrazionali.
Reagendo alla nostra vita affettiva ci aiutano a fare affiorare le
emozioni.
Non è giusto definire inferiori gli animali rispetto a noi, perché essi ci
portano dei doni, anche se noi ce ne accorgiamo soltanto a metà.
Sono fessure attraverso le quali facciamo cambiare posizione alla
nostra coscienza.
Henry Beston ha espresso il proprio rispetto nei
confronti degli animali in un romanzo scritto nei primi
anni venti, durante l’anno passato in un piccolo cottage:
Abbiamo bisogno di un concetto degli animali diverso,
un concetto più saggio e forse più mistico. Vivendo con
complicati artifici, remote dalla natura universale ,
l’uomo che vive nella civiltà contempla la creatura
attraverso la lente della sua conoscenza e vede, perciò,
una piuma ingrandita e tutta l’immagine distorta.
Trattiamo gli animali con condiscenza per la loro
incompletezza, per il loro tragico destino di avere preso
una forma così inferiore alla nostra.
E in ciò sbagliamo e grandemente. Perché gli animali
non devono essere misurati con il metro dell’uomo. Si
muovono, completi e perfetti, in un mondo più antico
e più completo del nostro, dotati di un’ampiezza di
sensi che noi abbiamo perduto o che non abbiamo
mai raggiunto, vivendo di voci che noi non sentiremo
mai. Non sono dei confratelli, non sono dei
subordinate; sono altre nazioni, colte insieme a noi
nella rete dello spazio e del tempo, colleghi di
prigionia nella magnificenza e nel travaglio della
terra.
«SAPPI CHE TU HAI DENTRO TE STESSO, MANDRIE DI
BUOI, MANDRIE DI PECORE E MANDRIE DI CAPRE TU
HAI… SAPPI CHE TU SEI UN ALTRO MONDO IN
PICCOLO E CHE IN TE CI SONO IL SOLE, LA LUNA E LE
STELLE» ORIGENE

Ognuno di noi è un microcosmo che incorpora gli
animali, un’arca di Noè, ma gli animali hanno anche
una loro funzione dentro di noi. Essi rendono
possibile la nostra coscienza riflessiva. Ogni animale
ha un suo ruolo speciale, che richiama caratteristiche
umane specifiche, e perfino la psicologia e la
zoologia sperimentali contemporanee riconoscono
che una data specie è costruita idealmente per
rispondere a un particolare problema umano.
Gli animali là fuori sono i nostri organi umani; I nostri organi
umani sono specie animali interiorizzate.
«I crostacei sono arti – perfino i loro occhi sono situati su
peduncoli, e una chela recisa può ricrescere. I serpenti invece
hanno perso arti a favore dell’apparato digestivo, interiorizzando
la locomozione alla peristalsi locomotoria: essi infatti impiegano
giorni interi a digerire, restando nel frattempo senza difesa e
assopiti; alla digestione contribuiscono anche la spina dorsale e la
mascella, che può disarticolarsi per lasciare passare bocconi più
grandi di essa. I pesci sono la struttura scheletrica, i molluschi e il
polipo i genitali femminili.
Gli insetti rappresentano poi l’equivalente esterno del sistema
nervoso vegetativo, ed è per questo che vivono in simbiosi con il
regno vegetale. I mammiferi superiori sono invece le
esteriorizzazioni della psiche umana e delle sue emozioni. Le
scimmie, per esempio, sono tutte mani, e hanno anche la coda
prensile. Con il loro dondolare, il loro spulciarsi, ripulirsi e stuzzicarsi
a vicenda rappresentano le capacità manipolative». Hélan Jaworski
medico-filosofo.
L’idea dell’animale come funzione interiore dell’umano compare
anche nella psicologia del profondo. Scrive Freud:
«Di solito il lavoro onirico simboleggia mediante animali feroci gli
impulsi passionali (…) che il sognatore teme e quindi, con uno
spostamento assolutamente trascurabile, le persone stesse che
hanno queste passioni, (…) il padre temuto mediante animali cattivi
(…). Tra gli animali usati come simboli di organi genitali nella
mitologia e nel folklore, molti hanno questa parte anche nel sogno: il
pesce, la lumaca, il gatto, il topo, ma soprattutto il serpente, il più
importante simbolo del membro maschile». Opere , vol.3
Jung dice a proposito dell’animale: «E’ difficile dire a
qualcuno: dovresti conoscere meglio il tuo animale,
perché la gente pensa che il mondo degli animali sia
una specie di manicomio, che l’animale possa saltare
la recinzione e sollevare un putiferio per tutta la città.
Invece, l’animale è un cittadino perbene quando vive
in natura, tiene la sua via con grande regolarità…
soltanto l’uomo è stravagante… Quindi, se l’uomo
farà propria la natura dell’animale, diventerà un
cittadino particolarmente rispettoso della legge;
procederà molto lentamente e si mostrerà molto
ragionevole nel suo modo di fare…»
L’animale del sogno compensa una condizione umana troppo
razionalizzata e snaturalizzata. I sogni di animali hanno
probabilmente in primo luogo il significato di compensare il pericolo
della perdita istintuale continuamente inerente all’umano. Dice
Hillman: «la base istintuale della natura umana somiglia a un circo
interiore nel quale bisogna badare a tutte le specie perché non
diventino rabbiose per la fame o muoiano».
Ogni animale non rappresenta solo un modo di sopravvivenza e di
auto-conservazione, ma mostra anche modalità di difesa e patologie
proprie, nonché modi propri di godersi il mondo attraverso i sensi e
l’intelligenza.
L’animale ci insegna ad avere fiducia nei nostri istinti
senza calcoli premeditati. Ci aiuta a ritornare a un
modo più immediato e possentemente incarnato di
agire nel mondo. Cominciamo ad ascoltare le nostre
emozioni, ad avere fiducia nelle nostre reazioni
autentiche.
Spesso, tuttavia, non basta semplicemente sognare
un’immagine terapeutica. L’immagine ha bisogno di
essere inghiottita e assimilata. Allora esce fuori, alla
vita e una volta integrate, diventa un atto sacro.
L’energia vitale animale diventa un ingrediente
terapeutico, non una semplice immagine statica.
Troppo spesso sogniamo un simbolo salutare e pensiamo che la
semplice comprensione di esso provocherà la guarigione. Poi ci
occupiamo di un’altra cosa e immediatamente ci scordiamo
dell’immagine finché, con nostra sorpresa, essa appare di nuovo in
un altro sogno, ricordandoci che non l’abbiamo ancora assimilate
completamente. Usando le parole della Jaffè, è di vitale importanza
che le persone «integrino nelle loro vite il contenuto psichico del
simbolo, l’istinto… l’istinto è il fondamento della natura umana».
La Jaffè distingue istinti sani e istinti malati:
I pericoli che minacciano l’uomo civile sono gli istinti rimossi e feriti;
quelli che minacciano l’uomo primitivo sono le pulsioni non inibite. In
entrambi i casi “l’animale” è alienato dalla sua vera natura; e, per
entrambi, l’accettazione dell’anima animale è la condizione
necessaria della completezza e di una vita pienamente vissuta.
L’uomo primitivo deve addomesticare l’animale in lui e farsene un
utile compagno: l’uomo civile deve curare l’animale in lui e farsene
un amico.
Parlando del potere terapeutico dell’istinto, non ci stiamo riferendo
ad un semplice acting out di impulsi aggressivi e sessuali. Stiamo
piuttosto parlando del dare retta ai suggerimenti profondi della
psiche. Qualcosa dentro di noi ci chiama a realizzare i nostri talenti
naturali, a perseguire i nostri desideri più ardenti e profondi.
PARLARE DI CURARE L’ANIMALE INTERNO È UNA COSA, MA COME LO
SI FA IN REALTÀ?

Dobbiamo avere pazienza d’animale: in sogno, nella realtà, nella
creazione artistica. L’esperienza porta all’integrazione. Nello
sperimentare la presenza di un animale entriamo nella sua pelle,
esattamente come i primi uomini, mettendosi una maschera
animale, diventavano l’animale stesso. L’animale del sogno può
mettere in mostra le nostre ferite. La sua immagine rappresenta
spesso un modo di essere che non siamo stati in grado di esprimere
a causa di un trauma precedente. L’animale sembra dire: «Sei ferito e
non puoi comportarti come me, ma se riesci a metterti in rapporto
con me e lasci che sia tu stesso ad esprimermi, allora ti guarirò».
Se non prestiamo attenzione alla nostra natura animale, l’animale
interiore ci si rivolgerà contro, e allora potremmo sognare un
animale che ci morde o che ci dà la caccia.
La Jaffè parla dei pericoli che si presentano quando l’istinto è scisso:
«Il sogno in cui il sognatore è inseguito da un animale quasi sempre
segnala che un istinto è scisso dalla coscienza e deve (o sta tentando di)
essere riammesso e integrato alla vita. Quando più il comportamento
dell’animale nel sogno è pericoloso, tanto più inconscia è l’anima
istintuale e primitiva e tanto più imprescindibile è la sua integrazione
nella vita del sognatore».
L’integrazione degli istinti scissi diventa una responsabilità etica. Gli istinti
sono, di norma, integrati mediante il processo di socializzazione. Gli
sport, ad esempio, diventano per alcuni giovani il contenitore dove
elaborare gli istinti aggressivi, in accordo con il principio di buono spirito
sportivo. La psicoterapia è un metodo moderno di aiutare le persone a
capire i propri meccanismi di difesa e ad aprirsi, permettendo a una
forma profonda di vitalità di trovare il proprio canale creativo.
Le immagini animali sono portatrici o veicoli dell’esistenza corporea, o meglio, non
esiste affatto il corpo in quanto tale, ma ci sono molti tipi di immagini animali più
aderenti al comportamento effettivo, più precise e più capaci di coglierne le
tendenze di quanto non possa fare il concetto generale di “corpo”.
Jung dice della scissione tra corpo e psiche:
«Il corpo è la condizione animale originaria; nel corpo siamo tutti animali e quindi
dovremmo possedere una psicologia animale per poter vivere in esso. Sì, se non
avessimo il corpo potremmo vivere di contratti e di leggi meravigliose, che
chiunque sarebbe in grado di osservare e di una meravigliosa morale, cui chiunque
potrebbe facilmente ottemperare. Ma poiché abbiamo un corpo, è indispensabile
che viviamo anche come animali e ogni volta che ci inventiamo un ampliamento di
coscienza, dobbiamo aggiungere un altro anello alla catena che ci lega all’animale,
finché alla fine la catena diventa così lunga che sicuramente nasceranno
complicazioni. Poiché, quando la catena tra uomo e animale è diventata tanto
lunga da perdere di vista l’animale, tra l’uno e l’altro estremo può succedere di
tutto e la catena da qualche parte s’ingarbuglierà.
Una guaritrice indiana diceva:
«Devi lasciare che il corpo si muova, entra nel suono, canta,
oppure grida. Le persone oggi non si pongono in ascolto di ciò
che il loro corpo va dicendo. Hanno bisogno di vivere il loro
corpo. Se sei nel corpo perdi le tracce del tempo».
Ciò significa che consapevoli della propria esperienza si è
focalizzati sull’interiorità, non su ciò che sta succedendo nel
mondo: è un tempo sacro.
«Il corpo convoglia l’emozione» dice Ruth Amman, analista
svizzera che insegna il gioco della sabbia.
«Quando le persone mettono le mani nella sabbia si risvegliano
emotivamente. Gli animali aiutano le persone a collegarsi al
corpo e alle emozioni. Gli animali che appaiono più
frequentemente nella sabbiera sono serpenti, tartarughe, la
pantera nera».
La pantera simboleggia la passione femminile, oscura e selvaggia,
sempre indipendente e non soggetta ad alcun uomo. Le tartarughe,
con il loro guscio, spesso rappresentano la vita contenuta e protetta.
Quando siamo a nostro agio con la vita istintuale siamo, in maggior
misura, animali. Gli animali sono sempre fedeli a se stessi. Non
possono mai essere qualcos’altro. In questo senso sono religiosi.
Agiscono sempre mossi dal loro sé più profondo.
Ma gli animali perché vengono a noi? Se non sono una parte di noi,
impulsi parziali soggettivi, rappresentazioni simboliche di stili
stereotipici, ma presenze, daimones – che cosa vogliono quando
abitano i nostri sogni?
Il sogno è un’arca nella quale tutte le forme viventi, specie per
specie, possono rifugiarsi durante il cataclisma eterno che dura
quanto l’Arca. Vengono forse a ricordarci il cataclisma che avviene
ogni volta che l’uomo non riesce a vedere che l’invisibile sta nel
percettibile, un invisibile che oscura le apparenze con la loro
“alterità”, non finalizzate ai nostri bisogni e significati.
La restaurazione del regno animale è quindi una restaurazione di noi
stessi, una reintegrazione a tale regno tramite il sogno, dove i fili
conduttori che abbiamo seguito nella nostra ricerca, sogno dopo
sogno, travalicano gli stereotipi eroici dell’amplificazione mitica sino
a farsi fili conduttori di un apprendimento dall’animale, stupiti dalla
sua bellezza, toccati dal suo dolore, riconciliati con lui, portati,
aiutati, salvati dall’animale.
Gli animali ci ricongiungono alla nostra vita istintuale in vari modi:
possono annunciare trasformazioni future, ci possono risvegliare,
rinnovando la nostra sicurezza e la nostra fiducia. Gli animali sono i nostri
prototipi, i nostri modelli naturali. Si muovono attraverso la vita con
grazia e dignità. La loro accettazione assoluta della propria natura evoca
una sorta di saggezza che instilla dentro di noi il desiderio di vivere la
nostra vita unica. Se dessimo ascolto a quello che ci dicono gli animali,
svilupperemmo un rapporto più fiducioso con il processo di
dispiegamento della vita, un atteggiamento più spontaneo e più giocoso
e un senso più intuitivo per le scelte e le decisioni. Le creature nel loro
elemento, su una pista della foresta o in riva al mare, visitano e
guariscono la nostra psiche, accompagnano le nostre pene, guidano le
nostre trasformazioni. Nella loro semplicità, irraggiando un coraggio
istintuale, ci mostrano i sentieri che ci conducono fuori dai nostri
problemi e sulla via del ritorno alla nostra natura più profonda.
GLI ISTINTI SONO UNA PROTEZIONE MIGLIORE DI TUTTA LA
SAGGEZZA INTELLETTUALE DEL MONDO. JUNG

Il serpente
È collegato alla saggezza spirituale della vita. Il serpente è remoto
rispetto alla coscienza umana, è difficilissimo entrare in rapporto con lui
non si può instaurare alcun tipo di rapporto di fiducia.
Barbara Hannah, un’analista molto vicina a Jung che ha studiato il
simbolismo degli animali, a proposito del serpente dice: «Gli animali a
sangue caldo un’idea dell’uomo ce l’hanno; sono ben disposti nei suoi
confronti oppure, se a loro non piace o ne sono spaventati, si tengono
alla larga da lui e dai luoghi in cui abita. Ma i serpenti sono
assolutamente senza cervello».
Il serpente rimane misteriosamente invisibile, per poi comparire in modo
inaspettato. Questo animale, che appartiene agli ignoti regni ctoni, si
materializza dal nulla. Facendo la propria comparsa nei momenti più
imprevisti, ci ricorda quelle intuizioni indesiderate che ci si presentano e
ci rivelano cose lontane mille miglia dalla nostra mente.
Ogni trasformazione può essere pericolosa, può arrecare potere ma anche pericolo, ed è questo pericolo a
darci la vita. L’analista Henderson scrive a proposito dei serpenti: «La saggezza del serpente, suggerita dai
suoi vigili occhi senza palpebre, risiede essenzialmente nel fatto che l’umanità ha proiettato su questa
creatura primitiva il proprio desiderio segreto di ottenere dalla terra un sapere che non può trovare
soltanto nel mondo luminoso della coscienza di veglia. E’ la conoscenza della morte e della rinascita
simboleggiata dal suo annuale periodo d’ibernazione durante il quale il serpente muta la propria pelle e
riappare, quasi fosse rinnovato».
Il potere del serpente entra nella nostra vita in modo più tranquillo tramite i sogni. Il serpente ci dà la
capacità di metterci in contatto con i nostri istinti più profondi, con la nostra vita animale, e così ci viene in
aiuto. Quando incontriamo il serpente, lo shock di questo incontro ci pone una domanda che ha qualcosa a
che fare con il nostro riuscire a restare fedeli a questo livello profondo di sentimenti e di istinti e al
nutrimento che da ciò ci deriva.
L’INIZIAZIONE TRAMITE
L’ACQUA. IL POLIPO

Il polipo, che è considerato un animale
intelligentissimo, è dotato di una vista eccellente, di
una grande flessibilità di movimenti e di una
straordinaria capacità di imparare dall’esperienza.
Quando si spaventa emette un getto d’acqua e schizza
via all’indietro. Non avendo una conchiglia o un
guscio che lo protegga, è estremamente vulnerabile.
Da un punto di vista psicologico rappresenta l’aspetto
divorante dell’inconscio, la paura che coglie di
sorpresa l’eroe nel suo viaggio notturno per mare.
L’analista De Luca Comandini descrive come una
creatura del genere sia portatrice di “espressione di
profonda soggettività”. L’accento posto sulla testa e
sugli occhi suggerisce una fisicità da essere umano,
l’incarnazione di una coscienza che, pur
profondamente riflessiva, è nondimeno aperta a un
profondo       senso      della     natura.   Riferendosi
all’intelligenza del polipo e al suo ampio
armamentario di strategie difensive, Comandini
attribuisce all’immagine del polipo la caratteristica
umana “dell’intuizione, la capacità di prevedere le
cose e di uscire da una stretta che ci stritola, la
versatilità e la sottigliezza: il talento di adattarsi agli
aspetti mutevoli ed effimeri della realtà”.
L’autore aggiunge: «I tentacoli non ci soffocano; sono piuttosto dei legami vivi che, con intelligenza,
instaurano e definiscono i rapporti con le cose. Esprimono un modo di comprensione che non procede per
mezzo della separazione, ma tramite il contatto. Sono le linee fluttuanti dello spirito di Eros».
Il polipo è paragonato alla spirale, associata nell’inconscio di ciascuno, al movimento primordiale verso la
creazione di una nuova vita. Jung ha osservato il motivo della spirale nei sogni in cui il processo di sviluppo
ruota attorno a un centro.
«Da principio, la via che porta alla meta è caotica e indiscernibile; soltanto gradualmente aumentano gli
indizi di una direzione verso una meta. La via non è rettilinea, ma apparentemente ciclica. Conosciuta
meglio, è risultata essere una ‘’spirale’’: dopo determinati intervalli, i motivi del sogno ritornano sempre e
nuovamente a determinare forme che a loro modo indicano un centro. Anzi si tratta di un punto centrale o
di una disposizione centrata che in certe circostanze si manifesta già nei primi sogni». Jung in Psicologia e
Alchimia
UCCELLI ACQUATICI

Esseri viventi che riescono a muoversi facilmente tra
gli elementi, mare, terra, aria, che riescono a levarsi in
volo o ad abbassarsi con tanto agio, a volare tra
mondo dello spirito e mondo materiale, tra sogno e
realtà, che riescono a portare l’essenza vivente del
sogno nella vita e poi di nuovo indietro! Il mondo del
sogno registra i nostri mutamenti emotivi; se ci
sentiamo più fiduciosi in noi stessi, riusciamo a
protenderci in avanti in modo inaspettato. L’Uccello,
volando, fa la spola tra questo mondo e quell’altro.
L’habitat è l’acqua. Assistiamo al destarsi del mondo istintuale e all’immersione nel mondo animale. Il falco
pescatore si tuffa in cerca di pesci. Gli uccelli delle sponde, per nutrirsi, si spostano su un terreno più alto
quando la marea sale, per poi precipitarsi giù quando i granchiolini sono di nuovo allo scoperto. Questi
terreni intermedi sono il limo da cui scaturisce la creazione. L’immersione nell’acqua favorisce il
cambiamento anche in noi esseri umani. L’acqua mescola, scompiglia, lava, pulisce. Ci mettiamo in
rapporto con gli altri, ci adattiamo, ci plasmiamo, ci sottomettiamo. L’acqua favorisce l’intimità.
Afrodite, la dea dell’amore e della sessualità, era una figlia del cielo, eppure nacque dal mare. In una sua
antica immagine greca viene portata in viaggio in groppa a un’oca. L’oca le fa da trono e da cuscino. Le
grandi ali piumate la cingono. Le piume sono morbide e invitanti, la aprono sessualmente, e l’oca possiede
delle caratteristiche falliche.
L’INIZIAZIONE TRAMITE LA TERRA

L’elefante
Nella sua enormità incarna la dialettica tra il noto e
l’ignoto. Zimmer ci racconta che «la maestosa
apparenza dell’elefante, la sua forza irresistibile e il
suo temperamento calmo e gentile… la sua
imponenza e la sua intelligenza erano considerati
virtù». Zimmer scrive che, a parte la moglie e i figli, il
bene più apprezzato dal re era l’elefante, «il magico
strumento senza prezzo la cui presenza nelle scuderie
reali era, per il regno, l’unica garanzia di pioggia,
fertilità, buoni raccolti e quindi di una vita ricca».
Essendo il più grosso mammifero terrestre, incarna la magnanimità della vita, la grandezza d’animo. L’idea
di un elefante che vive sia in questo mondo che in quello dell’aldilà è simboleggiata nello yoga kundalini.
Nel chakra di base, la base istintuale, è raffigurata l’immagine di un comune elefante nero, mentre
l’immagine di un elefante bianco soprannaturale con tre serie di zanne, originariamente dotato di ali e
disceso dalle nuvole, compare nel chakra della gola, il chakra dell’intuizione e dell’immaginazione.
L’elefante incarna la coppia degli opposti, naturale e sovrannaturale: il corpo massiccio ospita i sensi di
questo mondo, mentre la proboscide ondeggiante sembra funzionare tramite il prodigio dell’intuizione.
Il cervo
L’analista junghiana Leonard collega il significato
simbolico     del    cervo,     un      messaggero     di
trasformazione, al cuore umano e alla compassione.
Ci racconta che in molte culture, quando le persone
trovano la strada che porta al cuore di un cervide, il
loro cuore si apre. Nel mito di creazione dei Lapponi,
lo sciamano aiuta a trovare la strada che conduce al
cuore della renna femmina, profondamente sepolto
nel centro della terra. Lì, tramite il cuore della renna,
le persone scoprono tutti i doni e i tesori della
creazione.
Emma Jung e la von Franz hanno scritto sul significato simbolico del cervo come dio o immagine del Sé:
«Il cervo conosce il segreto dell’autorinnovamento perché… quando di tanto in tanto si sente vecchio,
inghiotte un serpente e, a causa del veleno del suo morso, perde le corna e se ne fa crescere un altro paio.
Così… anche noi dovremmo spogliarci delle ‘’corna dell’orgoglio’’ e rinnovare noi stessi».
Le corna, destinate all’attacco e alla difesa, rappresentano l’espressione di un’assertività che non è scissa
dalla natura. Le corna, che si rinnovano di continuo, suggeriscono che i suoi interessi, come sono indirizzati
adesso, non devono diventare degli interessi fissati una volta per tutte, ma che possono cambiare a
seconda delle sue necessità. Le corna simboleggiano un atteggiamento spirituale e, in mitologia, indicano
la strada, come una guida. Il cervo rappresenta, complessivamente, una spinta verso l’individuazione.
Il gatto
«I gatti - scrive Lovecraft - sono simboli runici di bellezza,
invincibilità, meraviglia, orgoglio, libertà, distacco,
autosufficienza e di squisito individualismo. L’istinto
particolare che il gatto simbolizza è l’istinto individuativo
e con la sua sfrontata, esasperata istintualità, rende
anzitutto manifesto che il principio di individuazione è un
istinto a pieno titolo. Nel gatto archetipico l’istinto a
individuarsi mostra il suo incoercibile vigore e si
manifesta attraverso una pluralità e perfino
contraddittorietà di moti pulsionali: l’aggressività più
feroce convive con la sensualità più sconveniente ed
entrambe rispondono alle leggi assolute e sovra-morali
dell’individuazione».
A noi che siamo parzialmente, ma irrimediabilmente
distanti dalla vita istintuale, la prossimità con il gatto
ha la facoltà di mostrare quale sia la potenza e
l’irrazionalità, ma anche la magia e la sapienza
dell’istinto. Il gatto è istinto individuativo sommerso
nell’inconscietà, incarnato nella fisicità pulsante di
sensorialità. Egli non è attraente o inquietante di per
sé, ma attrae per quanto è attraente la volontà di
singolarizzarsi e inquieta per quanto essa ha di
inquietante. E’ il prototipo di indipendenza
incondizionata, che sfida il consenso collettivo e
ignora gli opportunismi soggettivi.
E’ esempio irriducibile di intransigente fedeltà a se stesso; è testimonianza vivente della possibilità di
percorrere l’esistenza rimanendo «eternamente eguale a se stesso per virtù propria e innata, senza
modelli, senza aberramenti di educazione. Il gatto personifica la pulsione individuativa, ma di essa non
declina gli aspetti solari e le esaltazioni trionfali; esprime piuttosto le disgressioni in marginalità sfuggenti,
le trame sommesse e crepuscolari, le risonanze arcane, i riverberi tenebrosi. Perché un gatto rimane
sempre un minuscolo, inalienabile frammento dell’eterna notte archetipica. Widmann
CASO CLINICO
SOGNO
Ho rapporti sessuali con un cane, provo molto piacere. Poi mi rendo conto con estrema angoscia di quel
che è accaduto, e sono terrorizzata perché mi sento sporca e malata.

Sul piano personale, l'immagine del cane, si può collegare all'aggressività, di cui Melissa aveva scarsa
consapevolezza e che veniva vissuta solo come arrendevolezza di fronte a influenze interne ed esterne,
accentuando una già presente mancanza di fiducia nelle proprie capacità. L'impulso istintuale del cane
rappresentava un cieco e animalesco desiderio di accoppiarsi, che prescindeva da ogni tipo di relazione
umana, un atto di aggressione nei confronti dell'uomo e di se stessa. Il raccontare il sogno, è stato, per
Melissa un'occasione per riflettere consapevolmente, riguardo i suoi comportamenti e i vissuti emotivi ad
essi relati.
Il lavoro clinico sembrava tendere, come dice Schwartz-Salant, a trasformare la fusione in unione,
permettendo la distinzione tra le parti, attraverso quel processo che Jung definisce chiarificazione dei
contenuti inconsci. Melissa cominciava ad esprimere quella “scissione terapeutica” tra Io osservante ed Io
esperienziale considerata da Sterba la condizione necessaria per una terapia analitica efficace. (Mc
Williams, 1994).
Si era realizzata ciò che Balint definisce “regressione benigna” e Melissa riusciva ad esprimere i bisogni
dell' Io nel tentativo di guarire il “difetto fondamentale” (Mitchell, 1995).
«La regressione rappresenta la speranza che certi aspetti dell'ambiente che in origine mancavano possano
essere rivissuti, e che l'ambiente questa volta riesca, invece di fallire, nella sua funzione di facilitare la
tendenza ereditaria dell'individuo a svilupparsi e maturare» (Winnicott, 1965).
SOGNO
Racconto una favola ad un bimbo, che si trova nella casa famiglia e a cui nella realtà sono molto legata. E' la
favola del brutto anatroccolo, dove però il brutto anatroccolo viene abbandonato e accolto da una famiglia di
oche nere.
«il brutto anatroccolo sono io, senza famiglia senza appartenenza».

Pur dando cittadinanza al significato immediato che la paziente attribuì al sogno, cercammo altre chiavi di lettura.
L'anatra e l'oca sono uccelli acquatici e l'acqua alimenta le loro molteplici attività vitali, è ricca di possibilità per gli
uccelli. L'acqua mescola, lava, pulisce (Russack, 2003). L'immersione favorisce il cambiamento ed è ciò che
accadde pian piano alla paziente che cominciò a prendere contatto con i propri sentimenti entrando in intimità
con se stessa.
SOGNO
«Sono ad una festa, ho un vestito molto elegante. Il mio petto, vicino al cuore, si apre ed escono tre uccelli, non provo dolore ne
sono stranita da ciò che mi è accaduto: sono felice».

Commentò il sogno dicendo: «non so cosa possa significare, ma credo che sia molto importante».

Infatti, il sogno era davvero significativo, rispetto al momento che stava vivendo Melissa. Il tre esprime un ordine intellettuale e
spirituale, in Dio, nel cosmo e nell'uomo. Presso i Bambara, simbolo della mascolinità, è anche segno di movimento verso
l'integrazione con la femminilità. I documenti più antichi tra i testi vedici mostrano che l'uccello (in generale, senza specificazioni
particolare) era tenuto come un simbolo dell'amicizia degli dei verso gli uomini. L'amicizia divina sotto forma di uccello
simboleggia lo sforzo di preservare l'anima dalle imprese demoniache del male. (Chevalier, 2001). Come dice Pascal «i grandi
pensieri vengono dal cuore».
Riflettendo, sul sogno che Melissa mi aveva raccontato, pensavo che nella donna, se da un lato il processo di sviluppo della
coscienza non può che appartenere all'Io, dall'altro i valori del Logos e dello spirito provengono dall'inconscio, dall'Animus. Il
principio dominante della coscienza femminile è l'Eros, che non è principio di verità, e quindi di discriminazione, di ricerca
conoscitiva, di riflessione, come il Logos, bensì un principio di relazione, di unione.
La realizzazione spirituale e creativa, come capacità di agire, di volere, di fare delle scelte e di prendere delle decisioni nella
donna sono ispirate dall'Animus, i cui contenuti devono essere integrati dall'inconscio: perché Melissa sappia ciò che vuole e
riesca a realizzarlo non basta che abbia un Io forte e indipendente (nel senso del superamento degli stati di identità e di
identificazione), ma occorre anche che l'Animus sia in relazione positiva con l'Io femminile e funzioni in senso favorevole allo
sviluppo della personalità.
CASO CLINICO
In uno dei nostri incontri, portò un sogno: «mi trovo nella casa che abitai per lungo tempo, quando decisi di
andare a vivere da sola, però, adesso nel sogno, è tutta piena di crepe, penso che non posso vivere qui,
questo spazio non soddisfa il mio modo d’essere… eppure sento che mi appartiene profondamente. Mi
chiedo se è il caso di ripararla o di abbandonarla, nel frattempo la perlustro minuziosamente, e in angolo
nascosto trovo una piccola foca imbalsamata, questa scoperta mi sconvolge, non voglio rimanere
imbalsamata: ristrutturerò la casa!!».
L’immagine di una casa piena di crepe, rimanda a un complesso materno negativo, che ha favorito la
strutturazione di una personalità rigida alla ricerca sempre “della perfezione” anche a costo di disconoscere
la propria natura istintuale e sessuale; la foca è il simbolo della verginità, dovuta non a una volontà
superiore, ma alla paura di donare se stesse, alla mancanza d’amore. Alcune leggende raccontano che le
foche, spogliandosi della loro pelle si tramutino in donne meravigliose.
Il dolore e la sofferenza permettono a Giulia di elaborare angosce di disintegrazione e di non-senso,
favoriscono la creazione di uno suo spazio interiore autentico rivolto alla ricerca di nuovi sensi della propria
esistenza, apportando cambiamenti.
Puoi anche leggere