ANIEM Rassegna Stampa del 27/07/2017

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Rassegna Stampa del 27/07/2017
INDICE

ANIEM
  Il capitolo non contiene articoli

SCENARIO EDILIZIA
   27/07/2017 Corriere della Sera - Roma                              10
   Ater senza più soldi sull'orlo del dissesto

   27/07/2017 Il Sole 24 Ore                                          12
   Il mattone efficiente, ecologico e antisismico

   27/07/2017 Libero - Milano                                         13
   Cinque tratti dei Navigli riaperti nel 2022

   27/07/2017 Il Fatto Quotidiano                                     14
   Per Fincantieri arriva lo smacco di Saint Nazaire

SCENARIO ECONOMIA
   27/07/2017 Corriere della Sera - Nazionale                         16
   Unicredit, il maxiattacco degli hacker

   27/07/2017 Corriere della Sera - Nazionale                         18
   La perenne lotta fra capitale e lavoro

   27/07/2017 Corriere della Sera - Nazionale                         19
   «L'Italia deve crescere di più I crediti? Non vanno svenduti»

   27/07/2017 Corriere della Sera - Nazionale                         22
   La battaglia dei cantieri navali Padoan: il controllo o lasciamo
27/07/2017 Il Sole 24 Ore                                                     24
  Dal lusso all'energia, le partite incrociate tra Roma e Parigi

  27/07/2017 Il Sole 24 Ore                                                     26
  Saint-Nazaire: il cantiere della discordia

  27/07/2017 Il Sole 24 Ore                                                     27
  Nomine Tim, fondi contro Vivendi sul riassetto blitz

  27/07/2017 Il Sole 24 Ore                                                     29
  Ultimatum francese su Stx, Fincantieri cade

  27/07/2017 Il Sole 24 Ore                                                     31
  Lusso, vietate le vendite sui canali eBay e Amazon

  27/07/2017 La Repubblica - Nazionale                                          33
  Il veto di Macron su Fincantieri Roma: inaccettabile

  27/07/2017 La Repubblica - Nazionale                                          35
  Gubitosi promette "Vendita in blocco per salvare Alitalia"

  27/07/2017 La Repubblica - Nazionale                                          38
  Il guru degli antivirus "Un trattato per difendere banche e infrastrutture"

  27/07/2017 La Stampa - Nazionale                                              39
  Un'autorità fiscale comune per sfidare la Germania

  27/07/2017 La Stampa - Nazionale                                              41
  "Giusto, ma servono obiettivi più realistici"

  27/07/2017 Il Messaggero - Nazionale                                          42
  Cattaneo: «Sul mobile Tim resta la migliore»

SCENARIO PMI
  27/07/2017 Corriere della Sera - Brescia                                      44
  Brescia, crescono fatturato e ordinativi

  27/07/2017 Il Sole 24 Ore                                                     46
  Grandi aziende italiane in ritardo rispetto ai big europei

  27/07/2017 MF - Nazionale                                                     48
  Grandi in Italia, nani in Europa

  27/07/2017 ItaliaOggi                                                         50
  Grazie a export, turismo, vino e high tech
27/07/2017 ItaliaOggi                                                              53
IN RIPRESA CON BRIO *

27/07/2017 Il Giornale - Nazionale                                                 56
Budget limitato e grande vulnerabilità La sfida del Comitato sulla Cybersecurity

27/07/2017 Il Giornale - Nazionale                                                 57
Aumenta l'evasione fiscale «È colpa delle troppe tasse»
SCENARIO EDILIZIA

3 articoli
27/07/2017                                                                                         diffusione:245885
Pag. 1 Ed. Roma                                                                                      tiratura:332759

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 Edilizia popolare 72 ore per trovare i fondi
 Ater senza più soldi sull'orlo del dissesto
 Dellapasqua

 Corso contro il tempo per salvare Ater, l'azienda regionale delle case popolari che si trova ormai a un
 passo dal default. Il mancato pagamento al Comune delle tasse Ici-Imu ha portato l'Ater sull'orlo del
 dissesto. Il debito con Equitalia, inizialmente pari a 556 milioni di euro, con l'adesione alla rottamazione è
 sceso a 285 milioni. Però i soldi per pagare la prima rata vanno trovati entro il 31 di questo mese. Il
 direttore generale Franco Mazzetto: «Da lunedì non avremo più liquidità».
 a pagina 2
 Corsa contro il tempo per salvare Ater, l'azienda regionale delle case popolari a un passo dal default a
 causa del mancato pagamento delle tasse Ici-Imu mai versate al Comune di Roma. Un debito di 556 milioni
 di euro (con l'adesione alla rottamazione di Equitalia ridotto a 285) che l'anno scorso, in concomitanza con
 l'arrivo delle cartelle esattoriali, costò anche il pignoramento dei conti correnti aziendali con tutte le
 conseguenze che ne derivarono: blocco degli stipendi, del pagamento dei fornitori, delle manutenzioni e
 così via.
   Ieri, dopo l'allarme del direttore generale Franco Mazzetto - «da lunedì non avremo più liquidità» - la
 Regione ha evitato il tracollo annunciando un'ultima garanzia-ponte per permettere all'azienda di pagare
 almeno la prima rata del debito con Equitalia, che scadrà appunto lunedì 31, e scongiurare, nell'immediato,
 una crisi di cassa. Provvedimento salvifico ma provvisorio.
 Il problema nasce perché la Regione, in un primo tempo, aveva negato ogni tipo di aiuto. Né soldi né
 fidejussioni, come invece chiedeva l'azienda, che intanto per ripagare il debito-monstre lavorava su due
 binari paralleli: vendita del patrimonio (ma l'ultima gara, due mesi fa, si è conclusa con appena 4 milioni
 incassati a fronte dei 22 sperati) e bando per individuare una banca che potesse erogare un prestito da 285
 milioni.
 Ecco, il termine di quest'ultimo è già stato prorogato dal 10 al 31 luglio, sempre lunedì, ma c'è scetticismo.
 Così, ieri, sull'orlo della crisi, in consiglio regionale è dovuta intervenire - durissima e rassegnata -
 l'assessore al Bilancio Alessandra Sartore: «Arrivati a questo punto sì, daremo una garanzia, mi prendo
 questa pesantezza perché come sapete non è un gioco, è indebitamento anche per chi lo concede. Ma
 adesso l'importante è che Ater si muova». C'è poco tempo: «Questa garanzia ci mette momentaneamente
 al riparo - commenta Mazzetto - ma bisogna correre: entro lunedì dovremo pagare la prima rata e poi
 trovare finanziamenti per le altre».
 Intanto, in Campidoglio, Virginia Raggi e gli assessori alla Casa Andrea Mazzillo e al Sociale Laura
 Baldassarre hanno presentato il piano da 75 milioni (dei quali 40 regionali) per superare l'emergenza
 abitativa che conta 10 mila famiglie in attesa di un alloggio.
   Sono state promesse nuove case (tramite autorecupero, riqualificazione di siti dismessi e frazionamento
 delle abitazioni) e quindi la chiusura dei costosissimi residence entro il 2018.
  Erica Dellapasqua
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 La vicenda
 L'Ater, l'azienda regionale
 che gestisce l'edilizia popolare, aveva un debito di 556 milioni di euro per il mancato pagamento
 di Ici e Imu
 mai versate

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                   10
27/07/2017                                                                                         diffusione:245885
Pag. 1 Ed. Roma                                                                                      tiratura:332759

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 al Comune di Roma. Debito poi ridotto a 285 milioni con l'adesione alla rottamazione di Equitalia. È scattata
 la corsa contro il tempo per evitare il default L'Ater amministra
 un patrimonio di quasi cinquantamila unità immobiliari sparso in tutta la Capitale,
 in prevalenza è costituito
 da alloggi destinati all'edilizia sociale, mentre i locali commerciali sono invece circa tremila
 Foto: Case e futuro A sinistra, Raggi tra
 gli assessori Mazzillo e Baldassarre: hanno presentato
 il piano contro l'emergenza abitativa. A destra, case Ater

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                   11
27/07/2017                                                                                             diffusione:107465
Pag. 15                                                                                                  tiratura:158319
CASA PLUS 24

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Edilizia 4.0
 Il mattone efficiente, ecologico e antisismico
 maria chiara voci

 pag. 16 Il mattone efficiente, ecologico e antisismico Chi lo ha scelto per una nuova costruzione, lo
 definisce un materiale capace di proteggere i suoi abitanti. Non solo d'inverno, consentendo un giusto
 equilibrio fra isolamento termico e qualità dell'ambiente indoor. Ma, soprattutto, in estate. Specie quando il
 solleone - così come è accaduto quest'anno - mette a dura prova chi vive in città o in pianura. Parliamo del
 mattone: un elemento antico, che fa parte della tradizione edilizia italiana. Utilizzato come struttura portante
 o, più spesso, abbinatoa un'intelaiatura, in genere in cemento. La proprietà in questione si chiama capacità
 termica aerica interna. Tradotto in parole semplici,è quella caratteristica che fa sì che un muro di mattone
 resista, più di altri componenti, alla diffusione del calore all'interno di un ambiente. «Una specificità - spiega
 Giovanni d'Anna, responsabile area tecnica Andil - che è stata poco considerata in passato. Perché ci siè
 concentrati sulle performance invernali degli edifici. Ma lo scenario di recente è cambiato, a partire dalla
 normativa sui criteri minimi ambientali che la Pa deve tenere presente per bandire i cosiddetti appalti
 verdi». Ma la performance estiva del mattone non è certo il suo unico vantaggio.A partire dal radicamento
 nella tradizione costruttiva italiana, a differenza di altri componenti (il legno, ma anche l'acciaio) che stanno
 vivendo stagioni di successo, ma che mediano modelli in arrivo dall'estero. «Se ragioniamo in termini di
 sostenibilità- commenta Alberto Pavan, docente al Politecnico di Milano e responsabile scientifico del
 progetto Innovance (digitalizzazione del settore edile) - il mattone deriva dall'argilla ed è naturale non meno
 del legno. Ma, soprattutto, in Italiaè reperibile in diverse aree, ha molti luoghi di produzione e, di
 conseguenza, spreca poca CO2 per arrivare in cantiere. E, non ultimo, costa meno. Oggi il bim che
 consente di valutare il pacchetto intero di un manufatto, dalla progettazione alla gestione, e non ci si ferma
 a soppesare la sola fase di posa in opera, sta mettendo in luce proprio la competitività del laterizio».
 Ricerca ed evoluzione nello studio dei materiali sono, come per altre tecnologie, la chiave di volta anche
 della muratura. L'impiego sempre più massiccio dei cosiddetti blocchi rettificati, che si ottengono con un
 processo appunto di "correzione" che razionalizza la posa in opera e grazie all'impiego di una colla (al
 posto di una malta) permette la creazione di pareti perfettamente lisciee livellateè una delle importanti
 evoluzioni del settore. Oggii mattoni si producono anche con l'inserimento di componenti diverse e bio:
 come fa l'americana BioMason, che ha lanciato un mattone privo del processo di cottura, che usa la
 "digestione" dei batteri come collante. Sotto l'aspetto antisismico, si è lavorato sulla deformabilità delle
 murature. Il progetto Insysme (concluso nel 2016 dopo tre anni di ricerca e a cui per l'Italia hanno
 partecipato le università di Padova e Pavia oltre che aziende come Wieneberger, Danesi, Fbm e Gruppo
 Stabila) ha prodotto 10 soluzioni per le tamponature in laterizio. Due di queste (che prevedono
 rispettivamente giunti deformabili o scorrevoli) sono state sviluppate in Italia e sfociate in brevetti in via di
 industrializzazione, che saranno diffusi anche a Paesi ad alto rischio sismico. «Il risultato coniuga alte
 prestazioni energetiche e maggiore libertà nella composizione architettonica - prosegue D'Anna -. Senza
 contare che il bim aumenterà anche le possibilità di impiego del mattone nei progetti di recupero parziale
 delle murature storiche, perché sarà possibile ricreare copie dei mattoni mancanti». La sfida per il settore -
 come è emerso anche dall'assemblea Andil e della Federazione confindustria ceramica e laterizi che siè
 tenutaa Roma il7 luglio-è la formazione delle maestranze. «Perché a mano a mano che avanza la qualità
 del prodotto - spiega Federica Brancaccio, presidente di Federcostruzioni - deve anche crescere la
 capacità di chi esegue la posa in opera. L'ediliziaè uno dei settori meno digitalizzati insieme all'agricoltura.
 Accelerare su questo fronte significa recuperare un gap che può fare la differenza».
 Foto: Casa di mattoni. Edificio residenziale a consumo quasi zero certificato Casa Clima Classe A,
 progettato dallo studio Rinnova e realizzato a Isola Dovarese (Cr) con blocchi Normablok di Danesi

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                       12
27/07/2017                                                                                              diffusione:27045
Pag. 37 Ed. Milano                                                                                         tiratura:79306

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  Il piano di Palazzo Marino
  Cinque tratti dei Navigli riaperti nel 2022
  Da Gioia alla conca di Viarenna, ecco i primi progetti da 150 milioni di euro. Il sindaco frena sul referendum
  ANDREA E. CAPPELLI

  Il sindaco di Milano Sala e il coordinatore del comitato tecnico Antonello Boatti hanno presentato ieri la
  prima fase del piano per la riapertura dei Navigli, facendo il punto dopo un anno di studi. Si parla di un
  investimento da 150 milioni di euro («l'assessore al Bilancio Tasca dice che ce la facciamo, noi puntiamo a
  ottenere finanziamenti europei», afferma il sindaco) per realizzare il progetto preliminare entro il 2022. Le
  nuove vie d'acqua coprirebbero un tratto di 2 chilometri, sui 7.7 totali del progetto e i lavori saranno divisi in
  5 tratti. Il primo - a partire da nord - è il Martesana Gioia: il più ampio, con i sui 850 metri di lunghezza.
  Quello di più immediata realizzazione - come anticipato dall'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran
  a «Libero» - è il San Marco/Conca dell'Incoronata (230 metri di lunghezza, 7 di larghezza e 4,5 di
  profondità), dove l'area circostante è già semi pedonalizzata, ma «faremo in modo di garantire a tutti i
  residenti di poter tornare a casa in macchina», assicura Sala. A partire da quel punto il percorso segue
  un'ansa fino ad arrivare al tratto Sforza/Policlinico (450 metri di lunghezza, 7 di larghezza), proseguendo
  verso piazza Vetra (300 metri di lunghezza, 7 di larghezza) fino alla Conca di Viarenna, ideale
  continuazione della Darsena (260 metri, 12 in larghezza). Altro aspetto del progetto - che per rispettare la
  tabella di marcia dovrebbe partire entro l'estate 2018 - mira al ripristino della continuità idrica per
  permettere l'irrigazione a valle della città. Il preliminare prevede anche 15 micro cantieri per realizzare
  tubazioni del diametro di circa 2 metri lungo tutto il percorso (a 6 metri di profondità) utili per il
  raccoglimento di acque parassite, oltre al deflusso dell'acqua delle pompe di calore degli edifici, per
  risolvere il problema della sostituzione delle caldaie. Per garantire - in futuro - la navigabilità, è prevista
  anche la realizzazione di 10 conche. L'obiettivo finale resta l'apertura integrale, che comporta un
  investimento di 500 milioni (superiori ai 400 preventivati fino ad ora), ma la prima fase è stata pensata in
  modo da avere "un senso compiuto" e una sua validità a prescindere dai destini del piano complessivo. La
  tabella di marcia è scandita anche dai lavori sui cantieri della M4, dato che in alcune aree la riapertura dei
  canali sfrutterà i lavori già in corso per la linea blu. Discorso a parte quello sul referendum: difatti, il
  regolamento comunale prevede di fissare la consultazione nei periodi che vanno da ottobre a novembre
  2016 o da aprile a giugno 2017. «Vorremo evitare costi eccessivi - dice il sindaco - e valutare se ci sono
  altre vie». A settembre, quindi, sarà il consiglio comunale a pronunciarsi, decidendo se derogare al suo
  regolamento e procedere col referendum pubblico o passare per altre vie, ricorrendo magari a un'udienza
  pubblica. Una cosa è certa: «I cittadini saranno certamente consultati», assicura Beppe Sala, per il quale
  questo «non è il mio progetto, ma quello di tutta la politica milanese e dei cittadini. Credo sia qualcosa di
  rivoluzionario, un cambiamento straordinario della nostra città». Se per Gianluca Comazzi (Fi) la riapertura
  è suggestiva ma occorre valutare l'impatto dei cantieri e la sostenibilità economica, Alessandro Morelli
  (Lega) è pienamente favorevole all'iniziativa, e ad autunno propone di convocare «una grande giornata
  nella quale coinvolgere associazioni, parti sociali e partiti». Favorevole al progetto senza "se" e senza "ma"
  Carlo Monguzzi, presidente della commissione consiliare Trasporti e Ambiente: «Credo che la riapertura
  dei Navigli sia la vera opera pubblica che farà di Milano un modello per l'Europa, assieme al verde
  recuperato dagli Scali Ferroviari», ha detto, «una città di acque pulite è una città più bella, dove i cittadini
  staranno sicuramente meglio». RIPRODUZIONE RISERVATA P&G/L

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                        13
27/07/2017                                                                                                diffusione:39814
Pag. 1                                                                                                      tiratura:86689

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 L ' AMICO MACRON/ PRIMO PIANO
 Per Fincantieri arriva lo smacco di Saint Nazaire
 MARCO MARONI

 MARONI PAG. 12 Un affare che è diventato una contesa economico politica, in cui si mettono in
 discussione i rapporti tra Italia e Francia e i principi del liberismo di mercato. Ieri mattina il ministro francese
 dell ' economia, Bruno Le Maire, parlando alla radio ha messo quella che sembra essere la parola finale
 sulla possibilità di Fincantieri di acquistare il controllo del cantiere francese di Saint Nazaire: " Se i nostri
 amici italiani dicono ' questo accordo per noi non funziona, non siamo d ' ac co rd o col 50-50 ' , lo Stato
 eserciterà i suoi diritti di prelazione " . Riassumendo la vicenda: si tratta dell ' acquisto da parte di
 Fincantieri, nel maggio scorso, del 66,6% del capitale di Stx France, messo in vendita dal gruppo coreano
 in amministrazione controllata Stx corporation, che l ' aveva acquistato nel 2008. Stx France possiede il
 cantiere navale di Saint Lazaire, nella Loira Atlantica, la struttura di costruzioni navali più grande d ' Europa.
 SOLO CHE I FRANCESI, che hanno un nuovo presidente, con piglio e ambizioni diverse dal predecessore,
 e hanno un diritto di prelazione, la settimana scorsa hanno cambiato idea: l ' Italia può avere al massimo il
 50% della società. Cioè ci può mettere i soldi ma non comandare. Condizione che al di qua delle Alpi è
 considerata inaccettabile. " Su Stx siamo stati chiari fin dal principio. Il precedente Governo francese ha
 chiesto a Fincantieri di interessarsi, e Fincantieri lo ha fatto con un progetto industriale solido che ha alcune
 condizioni fondamentali " , ha detto ieri il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, " non abbiamo
 nessuna intenzione di andare avanti se queste condizioni non ci sono " . Per Calenda, che sembra quindi
 disposto a rinunciare del tutto all ' affare, l ' atteg giamento francese è " un buon test per capire se chi parla
 di europeismo e di valori liberali poi li applica anche " . L ' unica cosa che appare dimensioni contenute in
 questo af faire è il prezzo della quota oggetto della contesa: 79,5 milioni (per farsi un ' idea, per il 23,9% di
 Telecom Italia, la francese Vivendi spese 3,9 miliardi). Per il resto è una faccenda di gigantismi, dalla
 stazza delle nuove navi da crociera, al mercato mondiale dello shipbuilding , all ' ego del presidente
 francese, Emmanuel Macron. Ieri l ' amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Bono, ha
 presentato il bilancio semestrale. Ricavi di 2.295 milioni di euro, rispetto ai 2.266 del primo semestre 2016,
 margine lordo a 146 milioni, dai 116 dell ' an no prima e utile netto a 11 milioni, rispetto ai 5 del 2016.
 Fincantieri, azienda pubblica, è leader mondiale nel suo settore, ha 20 mila dipendenti e cerca di crescere,
 come tutti i concorrenti, in un mercato globale che ha basse marginalità. I buoni affari ormai si fanno sulle
 mega navi da crociera, per le quali c ' è una domanda asiatica in super espansione; in Cina, che di navi di
 questo tipo non ne produce, l ' anno scorso, i croceristi sono aumentati del 30%, facendo diventare quello
 cinese il secondo mercato mondiale dopo gli Usa. In questo contesto, la struttura di Sain Nazaire a
 Fincantieri va a pennello. " Lo scopo dell ' operazione è industriale, non politico " , ha detto ieri Bono. IL
 CANTIERE di costruzione Saint Nazaire, sulla Loira Atlantica, ha le dimensioni che a Fincantieri mancano.
 Un bacino di quasi un chilometro di lunghezza, dove si possono costruire navi come la Harmony of the sea
 , varata ad aprile per la compagnia Royal Caribbean, 362 metri per 227 mila tonnellate (il Titanic era 46
 mila), capace di ospitare 5.500 croceristi più un equipaggio di 2mila. Il problema dei francesi, che possono
 esercitare la prelazione sulla quota contesa di Stx France entro domenica, è che per, quanto grandi siano
 le dimensioni di Saint Nazaire, non lo sono abbastanza quelle dell ' azienda: un quarto dei ricavi di
 Fincantieri, non abbastanza per guadagnare in questo mercato.
 Saint Nazaire È il più grande bacino di costruzioni navali d ' Eu rop a La Presse I numeri 4,4 miliardi, i ricavi
 di Fincantieri nel 2016; è il primo gruppo mondiale nelle navi da crociera 1,2 miliardi il fatturato di Stx
 France, proprietaria del bacino di costruzione di Saint Nazaire, il più grande d'Europa 79,5 milioni il valore
 del 66,6% di Stx France, messo in vendita dai coreani

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                         14
SCENARIO ECONOMIA

15 articoli
27/07/2017                                                                                                diffusione:245885
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 Unicredit, il maxiattacco degli hacker
 Interessati 400 mila clienti dei prestiti. La banca: nessuna violazione dei conti correnti, password al sicuro
 L'inchiesta Indaga la Procura di Milano. Due attacchi a settembre-ottobre e giugno-luglio
 Fabrizio Massaro

 MILANO A ttacco hacker a Unicredit: circa 400 mila dati anagrafici, codici fiscali e Iban sono stati rubati dai
 sistemi del gruppo milanese attraverso alcune piattaforme collocate presso un partner commerciale esterno
 della banca, con il quale Unicredit colloca prestiti personali e cessioni del quinto. Sono proprio questi i
 clienti colpiti da una serie di «accessi non autorizzati» avvenuti in diversi momenti in due periodi distinti:
 settembre-ottobre 2016 e giugno-luglio 2017.
  A rivelarlo è stata ieri mattina la stessa banca guidata da Jean Pierre Mustier: in nessun modo, ha
 specificato la nota del gruppo, sono stati attaccati, rubati o sono stati a rischio i soldi e i conti correnti dei
 clienti né sono state sottratte password o altri elementi per operare sui conti con transazioni o trasferimenti
 di denaro. Unicredit ha anche presentato un esposto alla procura di Milano, finita sul tavolo del procuratore
 aggiunto Alberto Nobili, responsabile del pool antiterrorismo e quindi competente anche di cybercrime, e
 del pm Enrico Pavone. Le indagini sono condotte dalla Polizia Postale. Chi può essere stato? E perché?
 «Non abbiamo conoscenza dello scopo dell'acquisizione di questi dati», ha detto Daniele Tonella,
 amministratore delegato di Ubis e capo dell'Information Technology global Unicredit.
 L'allarme è scattato nella notte tra il 24 e il 25 luglio, ha spiegato Tonella, da un controllo di routine che ha
 fatto emergere alcune anomalie. Dalle verifiche è emerso che sfruttando una falla nel sistema esterno
 collocato presso la società partner, gli hacker abbiano scoperto un varco nella schermata iniziale del
 programma che consente l'accesso al sistema informativo di Unicredit per i clienti che hanno acquistato
 prodotti di credito al consumo. Da lì sono passati, riuscendo ad accedere alle schede iniziali delle schede di
 altri clienti e di rubarle («esfiltrarle», in gergo). A sottrarre i dati di 400 mila persone sarebbe stato utilizzato
 un «automa», cioè un software che scansiona automaticamente le schede e ne memorizza i dati. Che
 siano stati rubati emerge dalle varie tracce informatiche («log») lasciate dai vari accessi.
 La reazione di Unicredit è stata immediata: dapprima sono state bloccate le utenze dei dipendenti della
 società partner (di cui non è stato divulgato il nome) usate per accedere ai dati; quindi sono state alzate le
 barriere informatiche; è stato verificato il numero dei clienti coinvolti e i periodi dell'attacco; sono stati
 avvisati Bce e Banca d'Italia e il consiglio d'amministrazione, avviato un audit interno e
 contemporaneamente istruite le filiali sulle risposte da dare e attivato un numero verde (800-323285). Una
 proceduta volta a minimizzare i danni, anche di immagine, considerata la mole di clienti coinvolti (400 mila
 su 7,5 milioni di clienti totali in Italia). Non a caso Unicredit ha specificato nella nota che il piano al 2019
 prevede di investire «2,3 miliardi di euro per rafforzare e rendere sempre più efficaci i propri sistemi
 informatici». Ieri avevano chiamato il numero verde 4.600 persone, mentre in 2.600 avevano chiesto
 informazioni in filiale. Per sicurezza Unicredit non contatterà i clienti via posta elettronica o con chiamate
 dirette, per evitare il fenomeno del «phishing» (mail-pirata che mimando i siti di una banca rubano
 password e codici di accesso) e le truffe telefoniche.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  L'attacco e la difesa Gli accessi non autorizzati nei sistemi di Unicredit Sono stati coinvolti solo soggetti
 titolari di prestiti personali e cessione del quinto Da una società esterna, partner commerciale di Unicredit:
 vende ai clienti i prestiti al consumo offerti dal gruppo. L'attacco è partito da più utenze personali di
 dipendenti di questa società (non resa nota) Dalle analisi di Unicredit sono due i periodi in cui l'accesso non
 autorizzato è avvenuto: settembre-ottobre 2016 e poi giugno-luglio 2017 La società dispone di un accesso
 a un sistema informativo di Unicredit per verificare i clienti. Una falla nella schermata iniziale

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                          16
27/07/2017                                                                                                diffusione:245885
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 dell'applicazione ha consentito di consultare i dati di altri clienti Unicredit (titolari di prestiti personali)
 L'ipotesi è che abbiano utilizzato un «automa», cioè un software per scansionare e copiare i dati I dati
 anagrafici del cliente, il codice fiscale, i codici Iban. Non sono stati «esfiltrati» dati che permettono di
 operare sui conti correnti (per esempio, le password) Gli accessi non autorizzati sono stati scoperti nella
 notte tra il 24 e il 25 luglio scorsi nell'ambito di alcuni controlli di routine Dall'esame delle tracce informatiche
 (i cosiddetti «log») sono emersi gli accessi non autorizzati Unicredit ha immediatamente bloccato le utenze
 che venivano usate per accedere ai dati. Ha alzato le barriere informatiche per evitare altri attacchi. Ha
 verificato il numero di clienti coinvolti e i dati rubati La banca ha avvisato le autorità bancarie (Bce e Banca
 d'Italia), informato il board e preparato le filiali a fornire informazioni ai clienti e attivato un numero verde.
 Ieri mattina, poi, la diffusione del comunicato stampa sull'attacco e la presentazione di un esposto in
 Procura La banca sta contattando i clienti interessati mediante canali di comunicazione specifici. Per
 ragioni di sicurezza non vengono utilizzate la posta elettronica o le telefonate dirette I CLIENTI COINVOLTI
 DA DOVE È PARTITO L'ACCESSO NON AUTORIZZATO A QUANDO RISALE L'ATTACCO? COME
 SONO ENTRATI? COME HANNO SPULCIATO I DATI... E QUALI HANNO COPIATO? L'ALLARME IN
 UNICREDIT... E LE VERIFICHE LA REAZIONE LA DENUNCIA IL RAPPORTO CON I CLIENTI 400 mila
 7,5 milioni i clienti totali di Unicredit in Italia 1 2 3 4 5 7 8 9 10 11 6 Minaccia globale Stabilimento Nissan a
 Sunderland e il 20% delle aziende sanitarie Regno Unito Ferrovie Deutsche Bahn Germania Stabilimenti
 Renault fra cui quello di Sandouville Francia il 25% dei computer della polizia India Università Bicocca di
 Milano ITALIA Renault a Revoz Slovenia Telefonica Spagna Stabilimento Dacia a Mioveni Romania
 Portugal Telecom Portogallo Ospedali di Giacarta Indonesia FedEx Usa Ospedale universitario di Seul
 Corea del Sud Lo scorso 12 maggio gli hacker hanno infettato decine di migliaia di computer in 99 Paesi
 del mondo con WannaCry, un «ransomware», cioè un virus che blocca l'accesso ai file: gli hacker
 chiedevano 300 dollari di riscatto da pagare in bitcoin, la valuta digitale Scuole secondarie e università
 Giappone Ministero dell'Interno, Sistema sanitario, ministero delle Emergenze, Ferrovia RZHD, diverse
 banche Russia 28 le lingue usate dal malware 126.534 gli attacchi di WannaCry per i ricercatori di Avast 99
 i Paesi coinvolti Fonti: Europol, Avast, MalwareTech Corriere della Sera Le istituzioni e le aziende attaccate
 48% hacker 36% competitor 16% +30% +40% 60% gennaio 2017 450 2016 55 700 stima 2017 CHI
 COMPIE I REATI associazioni criminali crimini informatici spionaggio e furto di informazioni organizzazioni
 che risultano nel mirino Attacchi hacker in italia dati di gennaio 2017 rispetto a gennaio 2016 SPESA A
 CARICO DELLE AZIENDE danni da hackeraggio in milioni di euro Fonti: hackmageddon.com, Security Lab
 di Bicocca GLI OBIETTIVI Le motivazioni Sociali o politiche 14,2% Governi 11,9% Singoli individui 9,3%
 Organizzazioni 8,2% Finanza 4,2% Salute 4,1% Educazione 3,4% Notizie 3,2% Servizi online 1,9% Altro
 29,0% Industrie 24,8% 9,2% Spionaggio Guerra cibernetica 4,3% Crimini informatici 72,1% I cyber attacchi
 nel mondo nel 2016 La vicenda Unicredit ha subito un attacco hacker che ha coinvolto 400 mila clienti
 titolari di prestiti personali o di cessione del quinto Gli accessi non autorizzati sono stati scoperti e
 denunciati dalla stessa banca L'attacco è avvenuto usando le piattaforme di un partner commerciale
 esterno all'istituto
 Foto: La sede di Unicredit in piazza Gae Aulenti a Milano. La banca è stata oggetto di un attacco hacker

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                          17
27/07/2017                                                                                             diffusione:245885
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 Più o meno
 La perenne lotta fra capitale e lavoro
 Danilo Taino Statistics editor

 N elle economie più avanzate del mondo, tra il 1970 e il 2014 la quota di reddito prodotto che è andata al
 lavoro è scesa dal 53,6 al 50,9% . Il resto è andato a profitti, rendite, pensioni. Il dato è messo in luce da un
 working paper del Fondo monetario internazionale che cerca di fotografare la tendenza alla perdita di
 potere relativo da parte dei lavoratori e di capirne le caratteristiche. Si tratta di un cambiamento nella
 distribuzione delle quote di reddito che probabilmente ha un'influenza sul disagio evidente nel mondo del
 lavoro nei Paesi occidentali. Un calo nella parte di reddito che va al lavoro significa che i salari crescono
 meno della media della produttività. Il che - nota l'analisi dell'Fmi - sarebbe positivo se la produttività
 crescesse rapidamente grazie ad avanzamenti tecnologici e fosse comunque accompagnata da una
 crescita robusta, anche se inferiore, dei salari. In realtà, in molti Paesi la crescita della produttività è bassa
 e l'aumento dei salari è ancora più basso. Inoltre, il declino della quota di ricchezza che va al lavoro è
 accompagnato da perdite elevate tra i lavoratori con minori competenze. Tra il 1991 e il 2014 , la quota di
 reddito finita al lavoro è calata in 29 delle 50 maggiori economie e in sette dei dieci più importanti settori
 economici: in sostanza, in due terzi dell'economia mondiale. Nello stesso periodo, la percentuale di reddito
 persa dal lavoro in Italia è stata di 0,2 punti per decennio. Non moltissimo rispetto al -3,7% della Cina e
 dell'India, al -2,1% della Germania, al -0,9% degli Stati Uniti, al -0,7% del Giappone (in controtendenza la
 Gran Bretagna, con un +1,9% per decennio). All'interno del mondo del lavoro, non per tutti le cose sono
 però andate nello stesso modo. Tra il 1995 e il 2009 , nelle economie avanzate la quota di ricchezza che è
 andata ai lavoratori a qualificazione bassa e media è scesa di oltre sette punti percentuali mentre quella di
 chi ha competenze più elevate è salita del 5% . Nel complesso, si può dire che nei decenni scorsi il lavoro,
 soprattutto quello di chi ha competenze non elevate, ha perso potere - e capacità di contrattazione - nei
 confronti di capitale, rendite e pensioni. È però interessante notare che questa tendenza si è in parte
 invertita in seguito alla crisi finanziaria: dopo un minimo nel 2006 , al 50,6% , la quota destinata al lavoro è
 risalita al 50,9% nel 2014 . La lotta tra capitale e lavoro continua.
  @ danilotaino
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                       18
27/07/2017                                                                                           diffusione:245885
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 Carlo Cimbri AD UNIPOL Intervista
 «L'Italia deve crescere di più I crediti? Non vanno svenduti»
 Nicola Saldutti

 Milano «A volte ho la sensazione che si dimentichi di che cosa stiamo parlando; le sofferenze, i crediti
 deteriorati, sono una cosa molto semplice: persone e aziende che hanno ricevuto un prestito e non lo
 restituiscono alla banca. Non dimentichiamolo...». Carlo Cimbri, Group Ceo Unipol, nonostante la
 situazione del credito, crede nella ripresa che si comincia a vedere: «Ma non dobbiamo accontentarci,
 l'1,3% è poco per un Paese come il nostro. Siamo la seconda industria manifatturiera d'Europa. Non
 dobbiamo negoziare spiccioli di flessibilità con Bruxelles, ma ritrovare lo slancio».
 Partiamo dalla bad bank, tanti ne hanno parlato ma voi l'avete creata in casa...
 «Sono convinto che il dovere di un amministratore sia valorizzare tutti gli asset di cui dispone. Seguire le
 politiche adottate dal regolatore europeo sta creando una vera e propria situazione di distorsione sui crediti
 a rischio...».
 Distorsione?
 «C'è un eccesso di offerta, legata alle ristrutturazioni bancarie, e una domanda scarsa. Risultato, i prezzi
 sono bassissimi. Eppure molti Npl sono assistiti da garanzie reali che hanno valore e il cui recupero è
 spesso legato ai tempi troppo lunghi della giustizia civile. L'Italia viaggia ad una velocità molto più lenta di
 Paesi come Francia e Germania. E i tempi sono molto diversi tra Nord e Sud. Questo ha condizionato
 molto il valore di mercato delle sofferenze. Noi abbiamo valutato che potevamo scegliere una strada
 diversa. Abbiamo separato la componente Npl da quella "sana" e deciso di gestirne direttamente il
 recupero».
 Le banche spesso non sono attrezzate per questo, Unipol Banca ha le competenze?
 «Non volevamo regalare valore. Abbiamo pensato di creare una struttura ad hoc, con un sistema di
 incentivi e procedure dedicate. Le banche, è vero, sono abituate a gestire queste situazioni in un'ottica
 amministrativa. Potremo anche allearci con qualcuno. Ma trovo un errore obbligare le aziende a fare
 operazioni che bruciano valore patrimoniale».
 La scelta di creare la bad bank vuol dire che vi metterete a fare i banchieri?
 «Direi di no. Il Dna di UnipolSai è l'assicurazione e non ho mai creduto all'integrazione tra banche e
 assicurazioni. La bad bank è un'operazione strettamente industriale. Quando abbiamo rilevato Fondiaria-
 Sai siamo diventati il leader di mercato nel settore danni e tra i primi nel vita. Questa è la nostra cultura
 aziendale. Sa, le imprese hanno un'anima. Il nostro mestiere è l'assicurazione».
 In questo campo le banche sono diventate competitive?
 «Anche loro gestiscono rischi ma con una visione completamente diversa. Noi dobbiamo guardare a tempi
 molto lunghi, loro hanno reti di filiali, noi contiamo sugli agenti. Sono due mondi molto diversi».
 Eppure siete diventati il primo socio di Bper.
 «Abbiamo messo la nostra tenda più vicina a Bper»
 Che fa, ruba la metafora usata da Prodi per il Pd?
 «Funziona perfettamente. E' molto semplice: con Sondrio e Bper abbiamo accordi di partnership. Bper ci
 aveva chiesto di entrare al momento della trasformazione in società per azioni e abbiamo rilevato il 5%.
 Che abbiamo incrementato al 10%. Vogliamo essere più vicini alla banca in futuro. Ha testa e cuore in
 Emilia Romagna che è una delle zone più dinamiche del Paese e noi intendiamo supportarla».
 Il Fmi ha alzato le stime all'1,3%. Lei è ottimista?
 «Qualche tempo fa dicevo che c'erano timidi segnali, oggi direi che possiamo parlare di ripresa. Tutti gli
 indicatori lo confermano. Ma non dobbiamo accontentarci. Meglio l'1,3% di un dato negativo ma non
 dimentichiamo che questo Paese ha il fardello del debito pubblico e che stiamo continuando a beneficiare

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                     19
27/07/2017                                                                                          diffusione:245885
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 dei bassi tassi e del quantitative easing . Fino a quando durerà?».
 Che cosa bisogna fare?
 «Lo ripeto, cresciamo troppo poco da troppo tempo, non dobbiamo elemosinare spiccioli di flessibilità ma
 penso che un governo dovrebbe porre in cima all'agenda la riduzione dello stock del debito, ad esempio
 valorizzando parte del patrimonio pubblico. Il debito è un problema dell'Italia: dobbiamo risolverlo noi».
 La Germania chiede di valutare i titoli degli Stato come titoli di rischio...
 «Il regolatore, ma molti sottovalutano questo aspetto, fa politica economica quando fissa le regole, può
 spostare i flussi degli investimenti. Unipol detiene il 2% del debito italiano. Sarebbe un danno per l'Italia
 cambiare queste regole perché altererebbe il mercato. E imporrebbe a soggetti di mercato come noi di
 comprare ad esempio i Bund tedeschi».
 Ridurre il debito, l'ultimo a farlo è stato Ciampi con le privatizzazioni...
 «Il nostro Paese darebbe un segnale di forza verso i partner europei. Ci potremmo sedere ai tavoli con un
 credibilità diversa. Anche con la questione delle pagelle Ue, dovremmo finirla. Non stiamo a scuola.
 Però dobbiamo fare uno sforzo importante come sistema Italia anche con la politica industriale. Non
 dobbiamo sempre inseguire le crisi, da Alitalia a Ilva, dobbiamo prevenirle».
 Le imprese ormai sono abituate a muoversi per proprio conto...
 «Vero. Ma la Francia ha facilitato il consolidamento dei suoi gruppi, la Germania ha fatto lo stesso. Bisogna
 incentivare le aggregazioni, favorire la creazione di player globali nei settori dove siamo più forti. Per
 esportare il nostro saper fare e importare ricchezza ci vogliono dimensioni adeguate. Dobbiamo attrarre
 investimenti».
 Come fa il Portogallo che incentiva i pensionati riducendo le tasse.
 «E perché no. Potremmo competere con il Portogallo e attrarre persone e redditi da Rotterdam a Cefalù.
 Abbiamo clima, risorse naturali, ospitalità. Naturalmente la priorità sono gli investimenti nelle aziende, ma
 anche questo può funzionare, per favorire lo sviluppo del meridione».
 Si parla di nuovo welfare...
 «Pochi parlano dell'andamento della demografia, dell'età che si sta alzando. C'è sempre più domanda di
 servizi legati alla cura delle persone, non solo sanitari. Ma di protezione del proprio futuro. E lo Stato non
 riesce, per problemi di bilancio evidenti a tutti, a coprire questa domanda. Quella che viene chiamata white
 economy è destinata a crescere molto. Sa quanto spendono gli italiani per la sanità privata?».
 Dieci miliardi...
 «Sono circa 30, più altri 10 per l'assistenza. Una cifra enorme. Il welfare è ormai parte integrante di molti
 contratti aziendali perché c'è un bisogno forte. Ma va accentuata la collettivizzazione della domanda
 attraverso fondi sanitari integrativi».
 Dottor Cimbri torna al vocabolario della compagnia assicurativa una volta "rossa" per eccellenza...
 «(Sorride) Se la domanda è collettiva il costo delle prestazioni si riduce e si può allargare la base delle
 persone che beneficiano dei servizi sanitari non coperti dallo Stato. Altrimenti potranno permetterseli
 soltanto le persone con redditi più elevati. Non dobbiamo permetterlo: è un tema di equità sociale. Io ci
 credo davvero».
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  I numeri di Unipol Raccolta diretta assicurativa i cui 7,8 miliardi nei Rami Danni e 7 miliardi nei Rami Vita
 14,8 miliardi di euro Risultato netto consolidato 535 milioni di euro Patrimonio netto consolidato 8,1 miliardi
 di euro Margine di solvibilità consolidato (Solvency II) basato su capitale economico 141% Margine di
 solvibilità consolidato (Solvency II) 161% DISTRIBUZIONE più di 3.000 agenzie e circa 6.000 subagenzie
 oltre a 269 filiali bancarie 3,1 milioni di dispositivi installati quota di mercato stimata del 60% Leader in
 Europa delle polizze auto con scatola nera Patrimonio immobiliare 4,4 miliardi di euro clienti circa 15 milioni
 Dipendenti circa 14 mila Combined ratio 95,6% Loss ratio 68,1% Expense ratio 27,5% Il piano bad bank

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                    20
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 Abbiamo separato la componente Npl da quella "sana" e deciso
 di gestirne il recupero In Bper Siamo saliti al 10% in Bper per supportare
 la banca in futuro. Non vogliamo fare i banchieri Debito pubblico La priorità è ridurre il debito pubblico, non
 negoziare spiccioli di flessibilità con la Ue
 Foto: Carlo Cimbri, alla guida di Unipol

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 Il negoziato
 La battaglia dei cantieri navali Padoan: il controllo o lasciamo
 Il governo: a Fincantieri la maggioranza. Parigi: pronti a nazionalizzare Stx
 Fabio Savelli

 Un braccio di ferro inatteso dopo due anni di trattative tra Roma e Parigi. Uno scontro deflagrato ora in
 prossimità del 29 luglio, ultimo giorno in cui il governo francese ha la facoltà di esercitare il diritto di
 prelazione per detenere la quota del 66,67% di Stx France, la società a monte dei cantieri di Saint Nazaire,
 al momento opzionata da Fincantieri.
 Il ministro dell'economia francese, Bruno Le Maire, ha detto apertamente che per Parigi l'unica soluzione
 praticabile è una schema paritetico tra i soci transalpini e quelli italiani. Sconfessando due anni di negoziati
 in cui il gruppo guidato da Giuseppe Bono era stato coinvolto per dare un futuro industriale alla società
 finita nella strettoia dell'amministrazione straordinaria a seguito dell'insipienza con cui gli ex soci coreani,
 Stx Offshore&Shipbuilding, hanno guidato un'infrastruttura strategica per la Francia (e per l'Europa). Grazie
 al più grande bacino di costruzioni di navi al mondo, lungo 900 metri e largo 70. Proprio da Saint Nazaire è
 appena stata prodotta la «Harmony of the Seas» commissionata da Royal Caribbean. Realizzata lì sulle
 rive della Loira grazie a una nuova gru a cavalletto della portata record di 1.400 tonnellate. Una capacità di
 sollevamento che permette grossi risparmi sui costi (e sui tempi) di fabbricazione. È proprio su questa
 caratteristica di Saint Nazaire che si gioca una partita delicatissima nei rapporti tra i due Paesi, complicati
 dalla gestione della crisi libica.
 Ieri il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, è venuto allo scoperto: «Abbiamo dato la nostra
 disponibilità ad ascoltare le esigenze del nuovo governo, ma non c'è nessun motivo per cui Fincantieri
 debba rinunciare alla maggioranza e al controllo della società francese». Una dichiarazione che fa il paio
 con quella del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: «Dalla nostra posizione non ci muoviamo per ragioni
 di merito, ma anche di dignità e orgoglio nazionale», ha detto. Il governo italiano ritiene che l'eventuale
 nazionalizzazione dei cantieri rappresenterebbe un autogol senza precedenti per Parigi. Sconfesserebbe
 due mesi di campagna elettorale (liberale ed europeista) di Emmanuel Macron. Avrebbe un costo
 economico per la stessa Francia (tanto che l'ipotesi non sarebbe gradita neanche ai sindacati francesi), che
 sarebbe alle prese con un'azienda di 2.500 dipendenti (al netto dell'indotto). Provocherebbe qualche
 malessere anche in Commissione Ue, anche se Macron avrebbe pronta la giustificazione dell'interesse
 nazionale perché Saint Nazaire è il fiore all'occhiello della cantieristica navale militare francese (da lì sono
 appena usciti i portaelicotteri d'assalto anfibio Mistral venduti agli egiziani).
 Per questo a Parigi hanno provato a giocare la carta della collaborazione mettendo sul tavolo l'ingresso del
 colosso francese controllato dallo Stato, Naval Group, che già lavora frequentemente con Fincantieri su
 alcuni programmi militari. Da Roma non ci sarebbero stati grossi rilievi, a patto che il controllo fosse rimasto
 in mane italiane, pur mostrandosi disponibili a studiare meccanismi compensativi di governance. Macron ha
 invece deciso di giocare il tutto per tutto mettendo a rischio i rapporti bilaterali. Penalizzando il titolo
 Fincantieri in Borsa, che ieri ha perso l'8,67%. Un danno per gli azionisti, quindi per la scatola Fintecna
 controllata da Cassa depositi.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  Corriere della Sera Quanto pesa Saint Nazaire Principali progetti RCCL Oasis 4 MSC Vista 1 et 2 Celebrity
 Edge 1 et 2 Sous station pour E.On MSC Meraviglia 3 et 4 RCCL Oasis 5 Celebrity Edge 3 et 4 Sous-
 station Rentel Numero di navi consegnate 0 0 3 Portafoglio ordini a fine anno 3.225 3.500 6.400
 Investimenti 18 33 23 Capitali propri 265 272 275 Principali progetti di investimento Abris mobiles UAP
 Cabines Anemos Machine soudage laser Pompes bassin C Extension Anemos Machine soudage laser
 Extension pré-montage Risultato netto 1 4 +0,4 Gli ordini ricevuti nell'anno 2.560 1.500 4.200 dati in milioni

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 27/07/2017                                                                     22
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 di euro 2014 2015 2016 Dipendenti Ricavi 2016 1,4 miliardi di euro 2.373 2.532 Fonte: Sito di Stx France -
 Illustrazione di Antonio Monteverdi
 Trattativa
 Giovedì 6 aprile, con l'ok del governo francese, Fincantieri ha acquistato
 i cantieri Stx
  di Saint Nazaire, per un prezzo di 79,5 milioni di euro, dal gruppo sudcoreano
 Stx offshore & Shipbuilding,
 in amministra-zione controllata Fincantieri garantiva, nell'accordo
 di aprile, di essere, per almeno 8 anni, azionista di minoranza (con il 48%) per far spazio
 a un altro socio italiano, la fondazione CrTrieste (7% del capitale).
 Al governo francese sarebbe restato il 33,3 Due giorni fa però il ministro dell'Economia francese Bruno Le
 Maire (foto al centro ) ha detto di voler un assetto paritetico per Saint Nazaire, sconfessando l'accordo Il
 ministro dello Sviluppo Carlo Calenda (foto in alto )
 ha chiarito che a queste nuove condizioni
 il governo italiano è intenzionato
 a tirarsi indietro Anche il ceo di Fincantieri Giuseppe Bono (foto in basso ) si è opposto

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 IL CONFRONTO ITALO-FRANCESE
 Dal lusso all'energia, le partite incrociate tra Roma e Parigi
 Marigia Mangano

 pagina 3 Dal lusso all'energia, le partite incrociate tra Roma e Parigi Nella delicata partita tra Italiae
 Francia, almeno negli ultimi 15 anni, sono statii francesia sfondare le linee. Nella finanza con Bnp Paribas
 che ha conquistato Bnl, e più di recente con Amundi che ha rilevato Pioneer. Nelle tlce nel mondo media
 con il "sistema" di Vincent Bolloré che ha costruito posizioni chiave in Telecom Italiae Mediaset, oltre che
 nel capitale di Mediobanca. Ma anche nell'energia con Edf socio di riferimento di Edison, nell'alimentare
 con l'operazione LactalisParmalat e nel lusso con la maison dei gioielli Bulgari passata al gruppo Lvmh del
 magnate Bernard Arnault. Due numeri danno l'idea di «quanto», dell'economia tricolore, è passato in mani
 francesi. Se si guarda ai dati aggregati relativi all'ultimo decennio emerge infatti una sproporzione evidente
 tra gli investimenti fatti dalle imprese dei due Paesi: una analisi di Kpmg calcola che, a fronte dei 52,3
 miliardi spesi dagli investitori d'Oltralpe in Italia tra il 2006 e il 2016, gli italiani abbiano messo sul piatto
 appena 7,6 miliardi. In sintesi,i francesi hanno comprato sette volte di più in Italia rispetto a quanto hanno
 fatto le società italiane. Un rapporto che si allarga sensibilmente se l'arco temporaleè esteso agli ultimi
 vent'anni. Senza contare, si sottolinea spesso negli ambienti finanziari, che «dove non ci sono le azioni
 francesi, ci sono i manager francesi». Il riferimentoèa uno dei principali gruppi bancari italiani, UniCredit,
 guidata da Jean Pierre Mustier,o alla prima assicurazione del Paese, Generali, al cui vertice c'è Philippe
 Donnet. In questo quadro, ci si domanda, le nuove tensioni tra il Governo Macron e l'Italia emerse nella
 complicata operazione che potrebbe portare Fincantieri a gestire gli storici cantieri navali di Sant•Nazaire,i
 più importanti del paese D'Oltralpe, possono avere riflessi in altre partite che si stanno giocando lungo
 l'asse Roma•Parigi? L'interrogativo vale, evidentemente, per gli equilibri delle società che vedono i due Stati
 in veste di azionista. Ma anche per gli assetti di gruppi che operano in settori strategicie come tali sono
 spesso sensibili agli umori politici. Nella prima categoria spicca Stmicroelectronics. La società di alta
 tecnologia è posseduta in quote paritetiche dai Governi di Italia e Francia. L'alleanzaè in ST Holding, la joint
 venture italo francese che rappresenta il principale azionista di StMicrolectronics con una quota del 27,5%.I
 due Paesi hanno una partecipazione nella società rispettivamente attraverso il Ministero dell'economia
 (Mef) italianoe il veicolo Ft1Ci (detenuto per il 95% dal fondo sovrano francese, Bpi France, e per il 5%
 dall'Agenzia atomica francese).Ei patti tra Romae Parigi contemplano che in caso di disaccordo sulla
 conduzione del businessi soci paritetici della holding che detiene il controllo di STM possano sciogliere la
 joint offrendo la propria quota all'altra parteo individuando un terzo acquirente. Prima ancora che
 scoppiasse il "caso" Fincantieri•Stx, lo scorso aprile, le parti hanno dovuto confrontarsi sul nodo della
 governance. La questione è stata apparentemente risolta in Stm alla fine dello scorso aprile con il
 prolungamento del mandato all'attuale ad Carlo Bozotti per un altro anno. Ma, nei fatti, è solo stata rinviata.
 Dopo tanti anni di guida italiana, finora l'impressione è stata che al prossimo giro toccheràa un francese
 guidare l'azienda, maè evidente che tuttoa questo punto può essere messo in discussione, inclusa la joint
 venture stessa. Sempre nel gruppo delle "partecipate" c'è Edison, controllata dal colosso Edf, di cui il
 governo francese controlla il 75 per cento del capitale. È passato alla storia come il patto di Santo Stefano
 l'accordo chea Natale 2011e dopo lunghe e complesse trattative A2A, Delmie Edf, trasferì il control• lo di
 Edison completamente in mani francesi. Ora, però,a sei anni di distanza si è tornato a parlare della
 possibilità che un gruppo di investitori italiani si possa riappropriare di un pezzetto di Foro Buonaparte. Il
 gruppo Italmobiliare e F2i hanno tentato l'affondo negli scorsi mesi. Non se neè fatto più nulla. Si tratta di
 capire se a questo punto il dossier possa essere riaperto. C'è poi tutto il capitole delle società private, ma
 operanti in settori strategici.E qui, evidentemente, un posto in primo piano lo occupa Telecom Italia. La
 doppia scalata operata da Vincent Bolloré nel gruppo tlc e, in contemporanea, in Mediaset ha

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 evidentemente sollevato diverse critichee malumori nell'estabilishment politico e finanziario. E tra
 l'accerchiamento delle Authority e l'obbligo di scegliere tra le telecomunicazionie Mediaset, in molti si
 aspettano improvvisi colpi di scena, inclusa la possibilità che Vivendi possa decidere di passare la mano.
 Non è un mistero che osservatore interessato della vicenda a Parigi è Orange, la ex•France Telecom,
 controllata dallo Stato francese in modo netto (circa il 25%). Un tema caldo, dunque, che coinvolge più
 attori politicie industriali. Infine, c'è il capitolo Mediobanca. Il patto che governa piazzetta Cuccia e in cui
 Bolloréè il secondo azionista con l'8% dietro UniCredit scadea fine anno. Ed entro settembre dovranno
 essere presentate le disdette. Per Bolloré, la presenza in Mediobanca e, di riflesso, in Generali sono stati
 decisivi per costruire il suo futuro in Italia.E in tanti hanno sempre visto la sua presenza nel patto di
 Mediobanca con l'unico scopo di poter avere voce in capitolo anche sul futuro delle Generali. E' evidente
 che la prova del patto Mediobanca sarà decisiva per capire see quantoè cambiato il vento sulla posizione
 dell'imprenditore bretone. Soprattutto dopo il cambio di passoa cui siè assistito nell'affondo prima in
 Telecom italiae poi in Mediaset.Le partite incrociate IL MERCATO M&A TRA ITALIA E FRANCIA Fusioni e
 acquisizioni tra i due Paesi negli ultimi 10 anni Valore in miliardi € Francia su Italia
 Italia su Francia 7,6 52,3 Non è inclusa la fusione Essilor-LuxotticaI DEAL DELL'ITALIA IN FRANCIA Dati
 provvisori 2016 Target Acquirente Essilor Stx France Aeroport Nice Cote d'Azur Carte Noir Grand Marnier
 Alstom Sa (divisione turbine) Canson Cascades Luxottica Fincantieri Atlantia Lavazza Campari 11 parchi
 eolici Francia Erg Renew Ansaldo Energia Fila RenoDeMedici Dati provvisori 2016 I DEAL DELLA
 FRANCIA IN ITALIA
 Target Pioneer Grandi Stazioni (Retail) Telecom Italia Mediaset Acea Della Chiusa Office 2 (real estate)
 Acquirente Amundi Antin Infrastructure, Icamap e Bg Asset Management Vivendi Vivendi Suez Axa Real
 Estate Investment Managers Phoenix International Chequers Capital % Milioni di € merger in corso 48 100
 100 100 100 100 100 50.000* (*) l'operazione in oggetto non è una acquisizione bensì una fusione dove la
 Delfin di Del Vecchio è in maggioranza Fonte: Kpmg 100 975 700 683 135 120 85 18 % Milioni di € 100
 100 23,9 28,8 10,9 100 100 3.545 953 4.110 1.131 293 120 70

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