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L’Osservatore il Settimanale Romano Città del Vaticano, venerdì 2 novembre 2018 anno LXXI, numero 44 (3.967) Nella comunione e con franchezza In allegato il mensile «donne chiesa mondo»
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #editoriale 2 S i è concluso il terzo sinodo del pontificato di effetto, non lo so. Ma so di certo che deve Francesco, ventottesima assemblea (tra ordina- averlo in noi». Per due motivi: perché «siamo rie, straordinarie e speciali) in poco più di noi i destinatari del documento, non la gente mezzo secolo, da quando cioè Paolo VI creò il di fuori» e perché «è lo Spirito che ha fatto Sinodo dei vescovi alcune settimane prima tutto questo, e torna a noi» ha insistito. della conclusione del concilio, e da quando il Commentando poi il vangelo nella messa nuovo organismo si riunì per la prima volta, conclusiva dell’assemblea riunita in Vaticano due anni più tardi. Dati che da soli mostrano per oltre tre settimane, il Papa ha spiegato «il come, tra luci e ombre, questa istituzione sia cammino della fede» (e la stessa prassi del si- ormai entrata nella normalità del cattolicesimo nodo, che in greco significa appunto “cammi- postconciliare. La prassi sinodale è notoria- nare insieme”): una «via» — così negli Atti de- mente legata alle origini stesse del cristianesi- gli apostoli è denominato lo stesso cristianesi- mo e al suo configurarsi già in età tardoantica, mo — aiutata innanzi tutto dall’ascolto. per poi caratterizzare nel corso dei secoli e in «Quant’è importante per noi ascoltare la vi- vario modo la vita e lo sviluppo delle sue di- ta», e cioè i «bisogni del prossimo» ha escla- verse confessioni. mato Francesco. E, rivolto ai giovani, «scusa- Più volte Bergoglio ha insistito sull’impor- teci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se tanza della sinodalità, e un elogio di questa anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le dimensione l’ha tessuto concludendo l’assem- orecchie» ha detto. blea dedicata ai giovani. Francesco è interve- Accenti autocritici che si ritrovano nel lun- ghissimo documento approvato dal sinodo e L’OSSERVATORE ROMANO che sono più volte riecheggiati in queste setti- mane anche nel dibattito in aula e nei circoli In ascolto Unicuique suum Non praevalebunt minori, come a proposito della scarsissima va- Edizione settimanale in lingua italiana lorizzazione del ruolo delle donne nella Chie- Città del Vaticano sa. «La fede passa per la vita» ha sottolineato ornet@ossrom.va www.osservatoreromano.va ancora il Papa: non va dunque concentrata so- della realtà lo su «formulazioni dottrinali», che non tocca- GIOVANNI MARIA VIAN no il cuore, oppure «solo sul fare», che «ri- D irettore schia di diventare moralismo e di ridursi al so- GIANLUCA BICCINI Coordinatore ciale», ma deve «portare avanti l’opera di Dio PIERO DI D OMENICANTONIO al modo di Dio, nella prossimità» ha spiegato. Progetto grafico Sulla dimensione evangelica della prossimità Redazione rappresentata dall’«antica storia del samarita- via del Pellegrino, 00120 Città del Vaticano nuto subito dopo l’approvazione a larghissima no», come disse Montini chiudendo il conci- fax +39 06 6988 3675 maggioranza punto per punto, durata ore, del lio, Francesco è tornato all’Angelus parlando Servizio fotografico lungo documento che ne è scaturito. Parlando ancora dello «stile sinodale» e dell’ascolto, che telefono 06 6988 4797 fax 06 6988 4998 a braccio il Pontefice è tornato a ribadire che deve tenere conto della realtà. Perché «è im- photo@ossrom.va www.photo.va il sinodo «non è un parlamento», bensì «uno portante che si diffonda un modo di essere e TIPO GRAFIA VATICANA EDITRICE spazio protetto» perché lo Spirito santo possa di lavorare insieme, giovani e anziani, L’OSSERVATORE ROMANO agirvi. E subito dopo ha aggiunto: «Il risulta- nell’ascolto e nel discernimento, per giungere Abbonamenti to del sinodo non è un documento, l’ho detto a scelte pastorali rispondenti alla realtà». Italia, Vaticano: € 58,00 (6 mesi € 29,00). all’inizio. Siamo pieni di documenti. Io non so telefono 06 6989 9480 fax 06 6988 5164 se questo documento al di fuori avrà qualche g.m.v. info@ossrom.va
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #ilpunto 3 di ANTONIO ZANARDI LANDI I n questi mesi si moltiplicano infuocati scambi di opinioni e di accuse su temi che indicano un nuovo modo di intendere la politica e che coinvolgono direttamente, anche sui social, l’opinione pubblica e gli elettori. Con dibattiti sull’immigrazione, sulle grandi opere infra- strutturali, sul futuro dell’Unione europea e al- tro. Il grande assente, nelle discussioni pubbli- che, e purtroppo anche sulla maggior parte dei giornali, è un problema grave e che rischia di condizionare tutti gli altri: la crisi del siste- ma di accordi per il disarmo e il controllo de- gli armamenti nucleari. Sono temi aridi e diffi- cili da seguire. Eppure quello che sta accaden- do non solo riporta agli anni più bui della guerra fredda, ma estende la prospettiva di una perenne minaccia rappresentata da mi- gliaia di testate nucleari in grado di raggiun- gere i loro obbiettivi in cinque o sei minuti. Il 20 ottobre scorso il presidente Trump ha annunciato la decisione di denunciare l’Inf (Intermediate-range Nuclear Forces Treaty) concluso nel 1987 tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica per proibire lo sviluppo e l’installa- zione di sistemi missilistici terrestri con una gittata compresa tra i cinquecento e i cinque- mila chilometri. L’Inf, firmato da Reagan e Gorbacev, è stato un accordo di portata storica che, insieme agli accordi Start 1 (Strategic sioni a livello globale. Anticipata dalle accuse Arms Reduction Treaty) del 1991, New Start reciproche che Washington e Mosca si muovo- del 2010 e alcune iniziative unilaterali, ha por- no da anni per asserite violazioni del trattato, tato alla riduzione degli arsenali nucleari a cir- la decisione del presidente Trump riflette an- ca un settimo della dimensione massima regi- che il fatto che, mentre l’accordo vincola solo strata alla fine degli anni ottanta. La decisione Russia e Stati Uniti, è la Cina a essere identifi- di eliminare i sistemi missilistici a medio rag- cata oggi come il principale competitore degli gio si riferiva essenzialmente al teatro europeo, Stati Uniti. Pechino sarebbe dunque in grado di sviluppare il proprio arsenale nucleare a medio raggio, libera dagli stringenti vincoli posti dall’Inf. La decisione Ritorno Trump sembra deciso a eliminare l’asimme- tria, abolendo le restrizioni per i missili a me- dia gittata e ristabilendo dunque una sorta di di Trump par condicio nel triangolo Stati Uniti, Russia, Cina, anche se sarà molto difficile far accettare di ritirarsi all’equilibrio ad alcuni paesi, europei e asiatici, il dispiega- mento di sistemi missilistici nucleari americani dal trattato sul proprio territorio. Il presidente Putin, dal con la Russia canto suo, ha immediatamente affermato che i paesi che accettassero di ospitare missili nu- sui missili del terrore cleari a medio raggio «esporrebbero il proprio territorio alla minaccia di un possibile attacco a medio raggio di ritorsione». La denuncia dell’Inf rappresenterebbe dun- que un indubbio innalzamento del livello di rischio in Europa e a livello globale e costitui- rebbe un pessimo segno per quel che riguarda ove negli anni ottanta si riscontravano le ten- la volontà di procedere al rinnovo dello Start sioni più alte tra il blocco sovietico e gli Stati (l’accordo per la limitazione dei missili balisti- Uniti e la Nato, giunte al loro massimo con la ci a lunga gittata) che scade tra pochi anni. crisi dei cosiddetti euromissili (i Pershing ame- L’intero sistema pattizio per la limitazione de- ricani installati in alcuni paesi europei e gli gli armamenti nucleari verrebbe meno, lascian- SS20 sovietici che avrebbero potuto colpire do il mondo affidato solo a un “equilibrio del paesi occidentali). terrore” sempre più difficile da mantenere con La denuncia dell’Inf era nell’aria già da l’accrescersi del numero dei paesi che detengo- molti mesi e riflette l’innalzamento delle ten- no armamenti nucleari.
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #internazionale 4 N ove secondi al giorno. Questo lo spazio televi- periore o universitario. In effetti, l’ascesa sivo che Jair Bolsonaro, presidente eletto del dell’ex capitano dei paracadutisti è la spia del- Brasile, ha in media utilizzato in questi ultimi la volontà di cambiamento che attraversa la mesi di campagna elettorale. Non era mai suc- società brasiliana, segnata da una corruzione cesso prima d’ora che un candidato a guidare endemica, che ha inficiato le possibilità di svi- una delle democrazie più grandi del mondo luppo economico, e da una violenza che, con i scartasse i mezzi tradizionali di comunicazio- suoi 63.000 omicidi all’anno, non conosce pari ne. Complice anche l’attentato subito nel mese in nessun altro paese del mondo. Resta da ve- di settembre, Bolsonaro è praticamente scom- dere se la ricetta proposta da Bolsonaro, spes- parso dagli schermi televisivi. Secondo alcuni so attraverso un linguaggio davvero politica- avversari questo sarebbe stato addirittura un mente scorretto, riuscirà davvero a risolvere i vantaggio, perché avrebbe consentito all’espo- problemi dei brasiliani. nente della destra di sottrarsi ai pubblici con- Per il momento a festeggiare, oltre ai suoi fronti sui contenuti delle rispettive proposte elettori, è stata soprattutto la finanza che, in- politiche. sieme al latifondo e a buona parte delle comu- In effetti di confronti sui contenuti nella nità evangeliche locali, sostengono il nuovo campagna elettorale brasiliana ce ne sono stati presidente. Dopo l’elezione l’indice Ibovespa ben pochi. Fedeli alle regole non scritte della borsa di San Paolo ha infatti toccato un dell’epoca digitale, i candidati hanno scelto di nuovo record e i fondi di investimento conte- diffondere i loro messaggi attraverso le reti so- nenti titoli brasiliani hanno ottenuto importan- cial. E anche in questa particolare competizio- ti guadagni. ne Bolsonaro ha largamente vinto sui concor- renti, mettendo in campo una strategia comu- Evidentemente il mondo della finanza si at- nicativa incalzante e capillare. Una strategia a tende grandi cose da Bolsonaro, che in verità costo zero che non si è fondata su Facebook o ha parlato molto di libera circolazione delle su quel Twitter tanto caro a Donald Trump, armi e di pugno duro contro la criminalità, ma ma su WhatsApp che in Brasile conta 120 mi- molto poco di economia, affidandosi in questo lioni di utenti. Decine di migliaia di gruppi campo a Paulo Guedes, un ultraliberista for- sono nati negli ultimi mesi per sostenere Bol- matosi alla scuola di Chicago. Guedes propu- sonaro. E se a volte, come accade in questi ca- gna un massiccio programma di privatizzazio- si, sono state diffuse informazioni parziali o ni, che in teoria potrebbe coinvolgere anche la notizie infondate, il risultato finale è stato compagnia petrolifera statale Petrobras, le ri- quello di una singolare campagna porta a por- forme del sistema previdenziale e del mercato ta che evidentemente ha raggiunto il proprio del lavoro. In poche parole, un sistema dove obiettivo. lo stato abbia sempre meno rilevanza. Ma non è detto che un simile modello, tutto di stampo statu- Dopo l’elezione Il Brasile e la ricerca nitense, sia destinato ad avere successo in Brasile. Anzi potrebbe essere decisamente im- popolare. Forse per di Jair Bolsonaro dell’equilibrio questo Bolsonaro, che secondo alcuni ha in parte sconfessato Gue- des, ha deciso di man- tenere la Bolsa familia, il programma avviato dai governi del Partito di GIUSEPPE Ma se quella del nuovo presidente brasilia- dei lavoratori che ha sostenuto oltre 11 milioni FIORENTINO no potrebbe passare alla storia come la prima di famiglie indigenti (44 milioni di persone). vittoria ottenuta grazie a una piattaforma di Perché lottare contro la corruzione e cercare di messaggistica per telefoni cellulari, non si deve liberare un intero paese dalla paura e dall’insi- cadere nell’errore di trarre conclusioni affretta- curezza è legittimo e doveroso. Ma altrettanto te sull’elettorato di Bolsonaro. Perché l’analisi doverosa è la ricerca di quell’equilibrio che del voto mostra come per il candidato di de- permetta al paese un adeguato sviluppo eco- stra si sia espresso il 60 per cento dei brasiliani nomico senza rinunciare a programmi che di età compresa tra i 25 e i 44 anni e il 66 per possano sottrarre i più poveri dalla loro condi- cento di quelli con un titolo di istruzione su- zione.
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #scaffale 5 di ROBERTO RIGHETTO L’immagine di copertina «V olevamo braccia, sono arrivati uomini»: è di autoreferenziale: ecco contraddistinti i suoi Max Frisch (1911-1991) la famosa citazione ri- connazionali. E scrive: “Non vogliamo la Sviz- guardante gli emigrati italiani, considerati da- zera come museo, come stazione climatica eu- gli svizzeri nient’altro che forza lavoro. Ora ropea, come casa di riposo per anziani, come dello scrittore elvetico esce da Meltemi un li- custode dei valichi, come cassaforte, come bretto curioso, Attenzione: la Svizzera (pagine punto d’incontro dei bottegai e dei delatori, 166, euro 10), un testo sull’architettura del come idillio. Vogliamo invece che la Svizzera 1955. Con Dürrenmatt e Bichsel coscienza cri- sia una nazione piccola ma attiva che appartie- tica del paese negli ultimi decenni, Frisch insi- ne al mondo”. ste molto sul valore dell’arte e della letteratura Frisch pensava alla proposta di nuova città che non possono mai essere disgiunte dall’uto- per scuotere l’anima del suo paese, che giudi- pia, sulla scia di Walter Benjamin. Ma cos’è cava Heimat senza cuore, immobile e senza l’utopia per Frisch? Ecco come la definisce: senso dell’utopia. Così, quando scrive pensa «Il dolore per ciò che è come è, l’invito a pro- all’Esposizione nazionale prevista nel 1964, in- testare nei suoi confronti, implica il desiderio dicando come modello quella del 1939, in cui che il mondo possa essere diverso, un paradi- la Svizzera aveva fatto mostra di sé nel perio- so». Una condizione laica che lo scrittore ritie- do più buio dell’Europa, quello delle dittature. ne «non affatto così distante da un credo reli- Nel 1922 il fascismo si era affermato in Italia, gioso». nel 1933 il nazismo in Germania, nel 1936 il In questo scritto assai provocatorio Frisch franchismo in Spagna e nel 1938 il nazismo in prende avvio dalla condizione delle città sviz- Austria. zere, in una nazione «che continua a ricoprirsi Di fronte al dilagare dei regimi totalitari, la di edifici industriali e insediamenti, come se Svizzera si era posta come baluardo della de- avessimo a disposizione sufficiente spazio per mocrazia, della convivenza e del plurilingui- cavarcela senza pianificazione». E per le vec- smo, rifiutandosi di accodarsi alla tendenza chie città l’unica strategia possibile pare quella del rattoppo, idea che ricorda quella del ram- mendo di Renzo Piano, che egli giudica però Nel libro Cos’è l’utopia insufficiente. Come uscire dallo stallo? Ecco la proposta spiazzante: costruire una nuova città. di Max Frisch Un luogo a misura d’uomo, dove l’ambiente è tutelato, i costi energetici molto bassi e i tra- «Attenzione: sporti leggeri, con il transito delle auto assai limitato. Frisch entra anche nel dettaglio del la Svizzera» progetto, giungendo a indicare possibili zone in cui realizzarlo: il Seeland, nel triangolo fra i autoritaria dei paesi che la circondavano. Allo laghi di Bienne, Morat e Neuchâtel, o la valle stesso modo, richiamandosi anche alla costitu- del Rodano oppure il canton Friburgo o anco- zione del 1848 che aveva dato vita alla Svizze- ra il Mittelland argoviese. ra moderna, Frisch voleva spronare la sua na- L’idea di Frisch, che allora fu accolta con zione a superare la logica del compromesso e scetticismo e non approdò mai alla realizzazio- di pura gestione dei risultati economici rag- ne, rappresentava in realtà uno spunto per una giunti per aprirsi al mondo. Come scrive Mat- critica severa e circostanziata del modo di vi- tia Mantovani nella postfazione, la storia de- vere svizzero. L’incapacità di progettare il fu- scritta da Frisch in questo libretto è un falli- turo, la pratica dell’attività politica concepita mento o un’utopia ancora valida? Comunque come pura amministrazione, l’immagine ester- la si voglia pensare, l’apporto illuminante della na del cittadino come nuovo ricco del tutto sua riflessione rimane intatto.
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #culture 6 Q uando il 28 ottobre 1958, alle 18.05, il cardinale lengo, Benedetto Aloisi Masella, e il patriarca protodiacono Nicola Canali pronunciò dalla di Antiochia dei Siri, Ignace Gabriel loggia centrale della basilica vaticana l’habemus Tappouni. Ne avevano 78 Santiago Luis Co- papam annunciando l’elezione del cardinale pello, arcivescovo di Buenos Aires, Pierre Ger- Roncalli, che aveva scelto il nome di Giovanni lier, arcivescovo di Lione, e Clément-Emile XXIII, la Chiesa sembrava aver acquisito sem- Roques, arcivescovo di Rennes. L’irlandese pre più prestigio grazie a un’esplicita consape- John D’Alton ne aveva 76, il vescovo di Lille, volezza della sua universalità e un conseguente Achille Liénart, 74, e il patriarca di Lisbona, rinnovato impulso missionario. Tuttavia in essa Manuel Gonçalves Cerejeira, 70 non ancora si percepiva una certa stanchezza nel funziona- compiuti. mento delle strutture centrali di governo, do- Solo cinque erano più giovani: Giuseppe Si- vuta alle difficoltà dei cambiamenti generazio- ri, arcivescovo di Genova, 52 anni; il canadese nali, soprattutto per quel che riguardava il Sa- Paul Emile Léger, arcivescovo di Montréal, 54; cro collegio, che annoverava un ridotto nume- il tedesco Joseph Wendel, arcivescovo di Mo- ro di cardinali: appena 53, per la maggior par- naco e Frisinga, 57; mentre lo spagnolo Fer- te molto anziani, soprattutto tra quelli che era- nando Quiroga y Palacios, arcivescovo di San- no responsabili dei dicasteri della curia roma- tiago de Compostela, e l’indiano Valerian Gra- na. In questa c’erano anche vescovi e prelati cias, arcivescovo di Bombay, ne avevano 58. altrettanto avanti con gli anni, a causa della scarsa mobilità che aveva caratterizzato il pon- I cardinali entrarono nella cappella Sistina tificato di Pio XII, che aveva tenuto solo due alle 15.30 del 25 ottobre 1958 e fu a loro che il concistori, uno nel 1946 e l’altro nel 1953. Il se- nuovo papa comunicò tre giorni dopo, appena gretario della Congregazione dei riti, Alfonso eletto, che si sarebbe chiamato Giovanni. voca- Carinci, aveva 96 anni, e morì senza ricevere la bor Joannes, furono le sue prime parole, perché porpora, mentre quelli della Segnatura aposto- si trattava di un nome molto familiare e caro lica, l’ottantaseienne Francesco Morano, e del- per lui (nomen nobis dulce, quia nomen patris la Congregazione per la disciplina dei sacra- nostri, nomen nobis suave, quia titulare est humi- menti, l’ottantenne Francesco Bracci, sarebbe- lis paroeciae in qua baptismum accepimus). ro stati creati cardinali dal nuovo papa. Non deve quindi sorprendere che un colle- Nel 1958 gli elettori di Giovanni XXIII furo- gio elettorale dominato da cardinali molto an- no solo 51, perché non poterono recarsi a Ro- ziani abbia eletto un papa di 77 anni, per un Papa Giovanni XXIII si affaccia ma i cardinali József Mindszenty, primate di pontificato di “transizione”, dopo il ventennio per la prima volta dalla loggia Ungheria e rifugiato nell’ambasciata degli Sta- di Pio XII. Ma questo è vero solo in parte, centrale della basilica vaticana ti Uniti di Budapest, e l’arcivescovo di Zaga- perché il pontificato di Giovanni XXIII, benché bria, poi beatificato, Alojzije Stepinac. Que- breve — durò quattro anni e mezzo — non può st’ultimo nel 1946 fu dichiarato colpevole di certo essere definito di transizione, in quanto alto tradimento e di crimini di guerra e con- sorprese il mondo e incise profondamente sul- dannato a sedici anni di detenzione. Ma dopo la vita della Chiesa, con una forza e un’inten- cinque anni di carcere, fu messo in libertà, sità tali da poterlo considerare forse il pontifi- purché si ritirasse a Roma o si limitasse a risie- cato che segnò una svolta completa nel cam- dere nella sua parrocchia natale di Krašić. Ste- mino della Chiesa verso il nuovo secolo, grazie pinac si rifiutò di lasciare la sua diocesi e scel- alla sua intuizione di convocare e aprire il con- se di vivere a Krašić. Il dittatore Tito non gli cilio Vaticano II, considerato all’unanimità da- permise però di partecipare al conclave. gli storici il più grande evento vissuto dalla Chiesa dal concilio di Trento. I primi gesti, Tra gli elettori prevalevano gli italiani, in tutti pastorali e non politici, del nuovo papa maggioranza curiali e ultraottantenni: Pietro indicarono anche che iniziava un nuovo corso Fumasoni Biondi, prefetto di Propaganda Fi- nella vita della Chiesa. de, Elia dalla Costa, arcivescovo di Firenze, e Georges Grente, vescovo di Le Mans, avevano Una prima allusione a tutto ciò si trova già 86 anni; il datario, Federico Tedeschini, e nel discorso che pronunciò il giorno della sua l’ecuadoregno Carlos Maria de La Torre ne incoronazione, nel quale, dopo avere dissentito avevano 85; il protodiacono, Nicola Canali, e da quanti esigevano nel papa doti particolari di uomo di stato, di diplomatico, di scienziato, di arbitro e organizzatore della vita sociale, aperto a tutti i problemi della cultura, della Il 28 ottobre 1958 Altro che papa scienza e della tecnica, delineò l’immagine evangelica del buon pastore come l’unica che veramente si adattava a descrivere la missione l’elezione papale, che pose sotto la protezione di san Carlo Borromeo. E tutto il suo pontificato in conclave di transizione! non fu altro che una conseguenza logica di questo principio. di Angelo Roncalli Il nuovo papa si presentò al mondo come garante della pace, perché era consapevole del- la sua natura e della sua missione universale, che gli permisero di evitare i pericoli e i so- spetti di occidentalismo. Di questa universalità di VICENTE l’arcivescovo di Malines-Bruxelles, Joseph-Er- diede un segnale preciso e visibile quando, CÁRCEL ORTÍ nest Van Roey, ne avevano 84; Maurilio Fossa- prima della fine del 1958, celebrò un concisto- ti, di Torino, Enrique Pla y Deniel, di Toledo, ro per la creazione di cardinali che superò il e il brasiliano Augusto Álvaro da Silva, ne numero di 70, stabilito da Sisto V (1585-1590), avevano 82. Aveva 81 anni anche il prefetto per includere nel Sacro collegio prelati di ogni della Congregazione per i seminari, Giuseppe nazionalità. Il primo cardinale di questo conci- Pizzardo, mentre ne avevano 79 il cubano Ma- storo fu Giovanni Battista Montini, l’arcive- nuel Arteaga y Betancourt, il vicario di Roma, scovo di Milano che nel 1963 sarebbe diventa- Clemente Micara, il prefetto della Congrega- to il suo successore e avrebbe preso il nome di zione per la disciplina dei sacramenti e camer- Paolo VI.
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #culture 7 Dal film «Marcellino pane e vino» E ro bambino quando ho iniziato a leggere Mon- do piccolo di Giovanni Guareschi e ho creduto così di conoscere l’Italia. Allora, a sei anni, mentre mi preparavo a ricevere la prima comu- nione, l’Italia era per me la Bassa, un piccolo mondo le cui storie giravano attorno a quattro figure: il sindaco Peppone, il parroco don Ca- millo, il mondo e il crocifisso della parrocchia con cui don Camillo era solito dialogare. Sfuggivano, secondo me, molti dettagli che l’autore aveva messo in quell’ineffabile affresco del paese con cui si era proposto di dipingere polavano la mia fervente immaginazione. Ma il mondo. Forse avevo la singolare opportunità per me quel piccolo mondo di Guareschi era di leggere con occhi e animo di bambino un solo a un passo, nel secondo che mi ci voleva libro per adulti. Probabilmente molte cose mi per aprire quei due volumi, uno dalla coperti- sfuggivano, ma questo mi permetteva di foca- na verde e l’altro blu. Una porta per entrarvi, lizzarmi su altre che per me erano importanti. non senza paura, attraverso quel crocifisso che Vedevo, per la prima volta, la figura di un sa- parlava con il parroco e che temevo dicesse cerdote come essere umano, soggetto di gioie qualcosa anche a me. e di tristezze e, fatto che richiamava la mia at- Un giorno mi venne in mente di chiedere al tenzione, anche di umorismo. priore degli agostiniani recolletti, dove andavo In quella semplicità c’era qualcosa che mi a scuola, se lui poteva parlare con Cristo. Lo affascinava e al tempo stesso mi faceva paura: spagnolo mi guardò con sospetto. Niente di don Camillo parlava con Cristo. Era qualcosa peggio della domanda di un bambino. Come che mi attraeva e insieme m’intimoriva. Poco dirmi di sì? Come dirmi di no? Confuso, scel- tempo prima era uscito un film spagnolo, che se la strada peggiore e, invece di rispondere all’epoca aveva riscosso grande successo, Mar- alla mia domanda, mi chiese a sua volta: «A cellino pane e vino, dove un bambino della mia età parlava anch’egli con Cristo, diventava suo amico e infine se ne andava con lui, cioè Mar- Tra la Bassa La cappella cellino moriva. Questo però non mi convince- va affatto perché, sebbene volessi salvarmi, emiliana non avevo una gran fretta di farlo. Mi sembra- va che con Cristo si andava sempre a perdere e Buenos Aires perché, a differenza del confessore, lui sapeva dell’aeroporto in anticipo il peccato che potevo aver com- messo. E una società in cui aveva preso corpo l’idea “se non mi salvo per amore del cielo, che almeno mi salvi per paura dell’inferno” in- duceva gran parte della gente a cercare di sal- varsi per paura invece che per amore. Così ho conosciuto, o meglio ho creduto di di JORGE MILIA conoscere, attraverso don Camillo, la terra di te, come è venuta in mente questa idea?». una parte dei miei avi materni, i Carrara, i Pensava forse che così sarebbe stato più facile Vanni e i Rista, che un secolo prima erano arrivare al nocciolo della questione, ma non giunti in Argentina da Bergamo, città anch’es- teneva conto del fatto che un bambino di circa sa sconosciuta. Era una nebulosa, in quegli an- sette anni poteva leggere altre cose oltre ai fu- ni a venti o trenta giorni di navigazione da metti e, controvoglia, il catechismo. Buenos Aires in transatlantico — così venivano «Beh, padre, ho letto che il parroco della chiamate quelle navi come il Giulio Cesare, il Bassa parla con il Cristo della sua Chiesa» ri- Conte Grande o il Conte Biancamano — le cui sposi. «Il parroco di dove?» mi chiese tra il immagini, che ritagliavo da alcune riviste, po- serio e l’arrabbiato, pensando forse che tra le
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #culture 8 mie mani fosse finita qualche rivista illustrata. to a casa, non trovai più i due volumi di Don «La Bassa, padre, un paese in Italia dove c’è Camillo al loro solito posto... anche un sindaco comunista» gli dissi come se Il tempo sarebbe passato ma, alla vista di fosse una cosa ovvia. «Non so... un sindaco certi crocifissi, non avrei potuto dimenticare la comunista... In Italia succede proprio di tut- storia di quel parroco che dialogava con il Cri- to!». Il parroco non voleva però neanche crea- sto della sua cappella; a volte io ci provavo, re un problema tra peninsulari europei... «E con risultati diversi. Il più delle volte, come don Camillo, incontravo un mutismo schiac- dove lo hai letto?» mi chiese ancora. «Nel li- ciante che, sicuramente, non era immotivato. bro Don Camillo...» gli dissi in modo natura- Poi il tempo è passato, nel viavai del gior- le, e finalmente cominciò a capire. «Ah, stai nalismo ho iniziato a incontrarlo nell’aeropor- to di Buenos Aires. Dicono che le sue vie sono imperscrutabili. Vagavo in quell’aeroporto in attesa di una coincidenza per un’altra destina- zione e tutti i miei dispositivi elettronici stava- no smettendo di funzionare per mancanza di carica. Cercavo disperatamente una presa a cui attaccare il mio portatile e il mio cellulare, ma quelle poche che c’erano erano già occupate. Mi sono allora ricordato della cappella, un luogo divenuto sempre più deserto con l’au- mento della sicurezza dei voli. Lì speravo di trovare una presa per tutti i miei dispositivi. Come avevo previsto, la cappella era deser- ta. Sei piccoli banchi da chiesa, un altare con un crocifisso e la sua immagine scolpiti in le- gno chiaro, un’altra immagine della Vergine di Luján, un ventilatore. Ho attaccato i miei di- spositivi e l’energia elettrica altrui ha comin- ciato a caricare le batterie. Seduto a un banco, con il mio portatile davanti, ho iniziato a scri- vere. È entrato un poliziotto, ha guardato il mio computer e il mio cellulare, ha guardato me, ha guardato il Cristo e mi ha chiesto: «Lo sta interrogando? Nome: Gesù di Nazareth; età: 33 anni, maschio, falegname, agitatore... Io lo lascerei in libertà, non discuterei con il Padre...». Si è messo a ridere e se ne è andato. Sono andato in quella cappella ogni volta che facevo scalo a Buenos Aires. Nel 2013 vie- ne eletto Bergoglio e un mio libro, con un suo prologo, De la edad feliz, diventa difficile da trovare. Una giornalista di «Avvenire» si trova a Buenos Aires, mi chiama, mi chiede dove può trovarlo. Le rispondo che sono in viaggio e ho una copia con me, il giorno seguente ho uno scalo di tre ore all’aeroporto, se vuole possiamo incontrarci lì. «Ci sarò. Dove la tro- vo?». E io le rispondo: «Nella cappella». Il giorno dopo una voce mi chiede: «Signor Milia?». Mi trova mentre parlo al telefono e scrivo. Mi guarda come ha fatto il poliziotto la prima volta. «Dato che mi ha detto “l’aspet- to nella cappella”, ho pensato: è amico del Pa- pa, mi aspetta nella cappella, sarà un uomo di preghiera... e no, che cosa trovo? Un giornali- sta! Che ci fa qui?» mi chiede. «Lo vede, con- divido l’ufficio con un “amico” e rubo energia elettrica all’aeroporto. Pensa che sia peccato?» replico. «Non lo so, credo che lei conosca una persona più indicata per chiedere queste cose. Piacere, sono Lucia Capuzzi». Ho guardato Cristo, mi sembrava che stesse ridendo. Lucia se ne è andata con il mio libro e io ho trovato un’amica. È passato del tempo. Giorni fa ho fatto un altro lungo scalo all’aeroporto. Sono andato alla cappella. Non c’è più. La ristrutturazione ha portato via quel piccolo spazio e anche il Nazareno scolpito in legno chiaro. Ora c’è so- lo un angolo con la piccola immagine della leggendo libri per adulti mentre ti stai prepa- Vergine di Luján. rando alla prima comunione!». Ho pensato alla sicurezza aeroportuale, a Il mondo mi crollò addosso. Non capivo quel poliziotto che mi aveva chiesto se stavo come le storie di un parroco di campagna po- interrogando Cristo, alle migliaia di aerofobici tessero far parte di un mondo peccaminoso. che si devono essere inginocchiati davanti a lui chiedendogli di poter arrivare a destinazione «Ma, lei può parlare con Cristo o no?»: non sani e salvi. Mi sono ricordato dell’ineffabile volevo proprio rinunciare alla mia domanda. don Camillo e ho pensato che, poco a poco, «Vai in classe!». stanno togliendo Cristo da ogni luogo, perché, In chiesa guardai il Cristo dell’altare e, an- come succedeva a me da bambino, hanno pau- che se non mi disse nulla, mi sembrò che non ra di quelli che parlano con lui (nella foto: Fer- fosse arrabbiato con me. Curiosamente, torna- nandel nei panni di don Camillo).
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #editoriale 9 L a regina Elisabetta ha conferito a Imelda Poo- evidenti: si evitano forme infettive alle quali i le, religiosa cattolica di Mary Ward di recente malati sono fatalmente esposti in ospedale, i festeggiata all’ambasciata britannica presso la bambini continuano a far parte della vita della Santa Sede, il prestigioso Order of the British famiglia e sono meglio supportati psicologica- Empire per l’impegno profuso nel combattere mente. Questa scelta però significa che i fami- le moderne forme di schiavitù. liari, dopo aver frequentato appositi corsi pre- Il suo luminoso esempio ricorda a tutti che paratori, devono occuparsi loro stessi dei figli sono le suore le persone più impegnate, nelle malati tutto il giorno. Ed è evidente che, gior- varie parti del mondo, a contrastare la tratta di no dopo giorno, coloro che prestano le cure incontrano difficoltà crescenti: alla stanchezza esseri umani e condizioni di vita e di lavoro fisica si aggiungono la mancanza di sonno, che rimandano ai tempi bui della schiavitù e l’isolamento sociale e la diminuzione delle ri- sono ancora purtroppo molto diffuse. Forse sorse economiche. persino in espansione. Nessuno si stupirà nello scoprire che a farsi Che a patire tale infelice condizione siano carico di queste cure sono in larga maggioran- soprattutto le donne e i minori spiega solo in za le madri. E oggi non possiamo più dire parte questa vocazione femminile all’interno «perché i padri lavorano per mantenere la fa- della chiesa. In realtà ciò avviene perché le miglia», dal momento che anche le madri po- donne sono le più tenaci e coraggiose nella trebbero fare lo stesso, uscire, incontrare gente battaglia contro gli sfruttatori. E sono anche e, nelle situazioni più fortunate, realizzarsi in quelle che, se pure non si riesce a debellare la una professione. Questo avviene perché più piaga dal punto di vista sociale, rimangono ac- degli uomini le donne sanno farsi carico della canto alle vittime per condividere con loro cura, del sacrificio, dell’amore quotidiano e so- condizioni disumane di vita. Perché sanno che prattutto della cancellazione della propria solo l’amore silenzioso ma costante può sanare identità a favore di un altro. Si tratta indubbiamente di quello che Gio- vanni Paolo II ha chiamato «genio femminile», riconoscendone la grandezza e l’importanza. Non solo un atto Ma oggi ci domandiamo se questo riconosci- mento può bastare, se può la chiesa, soprattut- to in una situazione di crisi interna ed esterna, continuare di fatto a ignorare queste donne, di giustizia continuare a non ascoltare la loro voce, il loro pensiero. Se può continuare a pensare che non siano proprio loro le testimoni più credibili e convincenti del Vangelo, soprattutto perché ricche di esperienze spirituali e umane che so- no oggi particolarmente necessarie all’evange- lizzazione, indispensabili per una istituzione di LUCETTA SCARAFFIA ferite spaventose e ridare speranza, o anche so- in difficoltà. lo il coraggio di tirare avanti. Come scrive Anne-Marie Pelletier, «la ri- In tutt’altro campo un caso simile viene se- chiesta è di vedere e ascoltare le donne non gnalato da un articolo comparso sulla rivista semplicemente per il fatto che loro esigono «Acta Paediatrica»: i genitori di figli colpiti da questo atto di giustizia, ma perché tutti rico- malattie irreversibili, ai quali vanno sommini- noscano e imparino, in ciò che molte di loro strate continuamente cure palliative anche at- vivono, qual è il volto della chiesa serva e po- traverso ausili tecnici salvavita di non facile vera, anche materna, volto che si incarna meno utilizzo, preferiscono comunque, in grande naturalmente nella realtà di quanto venga evo- maggioranza, curarli a casa. I vantaggi sono cato nei discorsi».
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #copertina 10 anche per il rosario, recitato secondo le inten- zioni di Papa Francesco, che il 29 settembre aveva invitato a prendere in mano la corona mariana ogni giorno, durante l’intero mese di ottobre, e a unirsi in comunione e in peniten- za, come popolo di Dio, nel chiedere alla Ma- dre di Dio e a san Michele arcangelo di pro- teggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividere da Dio. A spiegare il senso del pellegrinaggio com- piuto alla luce della vita e della vocazione di Per condividere Pietro è stato monsignor Fisichella durante la un sogno messa in basilica. L’evangelista Luca, ha ricor- dato, nel quinto capitolo del suo vangelo rac- Nel pomeriggio di venerdì conta la vocazione di Simone. Che aveva pe- 26 c’è stato spazio al scato tutta la notte senza aver preso nulla. Ge- Sinodo per un momento di sù si avvicina e gli dice di prendere il largo e gioia e di festa, come segno di gettare la rete. Egli non conosceva Gesù, ha di gratitudine delle uditrici fatto notare il presule, ma certamente fu affa- e degli uditori e al Papa e ai scinato da questo primo incontro con lui. Egli padri. Sul palco allestito era stanco e deluso, però ha detto: «Sulla tua nell’atrio dell’aula Paolo VI i giovani si sono improvvisati parola getterò la rete». In pratica, si è fidato attori, cantanti, solisti e di lui, anche se non lo aveva mai visto prima. artisti. Il piccolo spettacolo, Da qui, ha osservato l’arcivescovo, si riceve un U che si è svolto al termine na professione di fede insieme al Papa davanti primo insegnamento, quello che l’evangelista della ventesima alla tomba di san Pietro ha concluso il 25 otto- Giovanni ripropone nel capitolo 15 del suo congregazione generale ed è bre poco prima di mezzogiorno un breve pel- Vangelo: «Senza di me, non potete fare nulla. stato coordinato da padre legrinaggio dei padri sinodali e dei giovani Chi rimane in me, porta molto frutto». Thomas Rosica, è iniziato impegnati nell’assemblea. Partiti in mattinata con l’esibizione di due da Monte Mario, i vescovi e i ragazzi hanno Pietro, ha sottolineato il presidente del Pon- giovani africani, Paul percorso un tratto di circa sei chilometri lungo tificio consiglio, lentamente capisce che deve Vincent Nneji della Nigeria, l’antico itinerario della via Francigena. Pre- fidarsi, che ha bisogno della grazia di Dio. Ma che ha cantato ghiera e riflessione hanno segnato il cammino appena l’apostolo vede che fidarsi di Gesù accompagnato dalla dei singolari pellegrini che all’arrivo nella basi- porta frutto, prende consapevolezza ancora chitarra, e Henriette Camara lica vaticana hanno trovato ad attenderli il maggiore di chi è il Signore e afferma: «Allon- della Guinea, che ha Pontefice. Al termine della professione di fede tanati da me: sono un peccatore. Stai lontano, recitato alcune poesie. Poi è Gesù, sono indegno di stare vicino a te». Ep- stata la volta del cardinale essi hanno partecipato alla messa presieduta pure quest’ultimo ha un altro piano. Si scopre Lorenzo Baldisseri, dal segretario generale del Sinodo dei vescovi, segretario generale del cardinale Lorenzo Baldisseri, alla presenza di così un apostolo dal carattere generoso, virtù Sinodo, che ha suonato un Papa Francesco. Il pellegrinaggio è stato pro- tipica della giovinezza. Egli, infatti, lascia tut- brano al pianoforte. mosso, in occasione dell’assemblea sinodale, to e lo segue. Non dubita, non ha alcun indu- Dopodiché un susseguirsi di dal Pontificio consiglio per la promozione del- gio. E questa generosità si ritrova anche negli poesie, canti, brani musicali la nuova evangelizzazione, il cui presidente, anni successivi trascorsi accanto a Cristo. In- e balli, con esibizioni di arcivescovo Rino Fisichella, ha tenuto l’ome- fatti, ha ricordato monsignor Fisichella, egli rappresentanti dei cinque lia. sale con Gesù sul Tabor, fa la sua professione continenti: Percival Holt e La professione Circa duecento padri sinodali, un’ottantina di fede, è nel giardino degli Ulivi, taglia Cherylanne Menezes l’orecchio a Malco. E passo dopo passo — è (dall’India), alcuni membri di fede tra giovani uditori ed esperti laici con numero- si coetanei della diocesi di Roma hanno canta- stata la conclusione del presule — capisce che del coro della diocesi di non è lui che si salva, ma è Gesù, è Dio che lo Roma, diretti da monsignor al termine to e pregato insieme camminando a piedi dalla salva. Marco Frisina, Oksama via Camilluccia attraverso la riserva naturale di Pimenova (dalla Russia), del pellegrinaggio Monte Mario e viale Angelico, per arrivare fi- In precedenza, nel corso della diciannovesi- suor Nathalie Becquart no alla basilica vaticana. In pratica hanno ma congregazione generale, svoltasi nel pome- (dalla Francia), Thomas dei padri sinodali compiuto una parte della tappa 45, cioè l’ulti- riggio di mercoledì 24 nell’aula nuova del Si- Andonie (dalla Germania), mo tratto della via Francigena, quella che par- nodo, i giovani uditori avevano ricevuto in do- un giovane dell’Oceania e e dei giovani tendo dal portico sud della cattedrale di Can- no Docat, un compendio della dottrina sociale un gruppo di ragazzi terbury, passando per Francia e Svizzera, porta della Chiesa ispirato ai più importanti docu- americani che hanno eseguito un flash mob dal a San Pietro e poi ancora più a sud fino a Ge- menti pontifici. Francesco ha regalato perso- titolo Eis-me aqui. Gioele e rusalemme. Monte Mario, con un’altitudine di nalmente a ciascuno di loro in un clima di Federica hanno infine 139 metri di altezza, è il rilievo più elevato di grande gioia la pubblicazione che segue You- presentato al Papa una lettera di ringraziamento a nome di tutti i loro coetanei. In essa i giovani, Insieme al Papa ringraziando Francesco «per averci dato lo spazio di fare insieme questo piccolo pezzo di storia», assicurano al Pontefice il pieno davanti alla tomba di Pietro sostegno e la preghiera quotidiana. «Noi — scrivono tra l’altro — vogliamo affermare che condividiamo il tuo sogno: una Chiesa in uscita, aperta a tutti, soprattutto ai più deboli, una Chiesa ospedale da Roma. I viandanti nel medioevo lo chiamava- cat, voluta da Benedetto XVI per spiegare il campo. Siamo già parte no Mons Gaudii, riferendosi alla sensazione di Catechismo della Chiesa cattolica ai giovani. attiva di questa Chiesa e stupore che li colpiva quando, giunti su questa Docat vuole essere una guida per l’impegno vogliamo continuare a impegnarci concretamente altura, potevano scorgere per la prima volta il sociale del cristiano pensata e realizzata pro- per migliorare le nostre città “cupolone” della basilica del Maderno. Il pel- prio per le nuove generazioni. Il volume trae e scuole, il mondo socio- legrinaggio si è articolato in tre stationes, in ispirazione soprattutto da testi di encicliche politico e gli ambienti di ognuna delle quali è stata data lettura di un papali, dalla Rerum novarum di Leone XIII alla lavoro, diffondendo una salmo, preceduto da un’esortazione e da una Laudato si’ di Francesco, con riferimenti anche cultura della pace e della riflessione ispirata alla Scrittura e ai luoghi del ad altri documenti, come l’esortazione aposto- solidarietà e mettendo al martirio dell’apostolo Pietro. C’è stato spazio lica Amoris laetitia. centro i poveri».
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #copertina 11 Nella mattina di sabato 27 il Papa ha mostrato in aula il dono personale che ha voluto fare a tutti i partecipanti al sinodo: un bassorilievo di bronzo raffigurante Gesù e il giovane discepolo amato. Realizzato dall’artista Gino Giannetti è stato coniato in 460 esemplari dalla Zecca dello Stato della Città del Vaticano Il documento finale del sinodo I 167 punti del documento finale del sinodo dei di discernimento e l’accompagnamento ecce- vescovi sono stati votati quasi all’unanimità zionale per noi prima e per i nostri giovani. dai padri riuniti nella ventiduesima e ultima Questo cammino lo abbiamo fatto con tanto congregazione, che si è svolta nel pomeriggio amore e comunione sotto la guida del Papa». di sabato 27 ottobre. Il testo (diviso in tre par- Da qui l’invito alle nuove generazioni a far ti, con 12 capitoli e 167 paragrafi, per un totale sentire la voce per costruire una società più di 60 pagine) sulla base dell’Instrumentum la- fraterna, più giusta e più pacifica. Infine, il boris raccoglie il frutto delle oltre tre settimane cardinale ha lanciato un appello al Papa, ai di confronto che hanno caratterizzato la quin- padri sinodali e ai giovani a non dimenticare i dicesima assemblea generale ordinaria, apertasi cristiani d’oriente. «Se l’Oriente è vuoto di lo scorso 3 ottobre e solennemente conclusa cristiani — ha detto — il cristianesimo rimarrà domenica 28 con la messa in San Pietro. senza radici. Abbiamo bisogno del vostro so- La maggioranza qualificata di due terzi era stegno umanitario e spirituale e della vostra fissata a 166 preferenze. La compattezza dei solidarietà, amicizia e vicinanza fino a che la voti è stata notevole: quasi tutti i paragrafi tempesta passi». hanno avuto un consenso largamente superio- Anche il cardinale Baldisseri ha sottolineato re al quorum previsto. Nell’aula nuova del Si- come l’assise sia stata un’esperienza «di pro- nodo, le procedure di votazione si sono svolte fonda comunione ecclesiale vissuta con l’ade- in due fasi: sono state votate la prima e la se- sione della fede e l’affetto del cuore da parte conda parte del documento alla presenza di di ciascuno di noi, venuto da ogni parte della 249 padri; poi è stata data lettura della terza terra». In questo sinodo, ha aggiunto il segre- parte, votata poi alla presenza di 248 di essi. tario generale, l’intero popolo di Dio «ci ha Al termine, dopo che il lungo applauso sostenuti con la preghiera e ha accompagnato dell’intera aula ha sancito l’approvazione del i pastori riuniti con lei, Santo Padre, con gesti documento, sono intervenuti i cardinali Louis di solidarietà e di simpatia». Fin dal primo an- Raphaël I Sako, presidente delegato di turno, nuncio — ha ricordato — i giovani di tutto il e Lorenzo Baldisseri, segretario generale. Il mondo «si sono messi in movimento per sen- patriarca iracheno ha sottolineato come le set- tirsi vicini ai pastori, chiedendo di essere ascol- timane di lavoro siano state espressione della tati». E «in questa grande preparazione abbia- sinodalità ecclesiale. «Noi orientali — ha detto mo sperimentato momenti alti, come al pre-si- — siamo abituati al sinodo e alla sinodalità. nodo; come lo scambio e la reciprocità avve- Ma sperimentare la sinodalità con tutta la nuti con i molti contatti via web, che si sono Chiesa ha un gusto speciale, grazie allo Spiri- estesi ai giorni della stessa celebrazione assem- to Santo». E questo si trova solo nella Chiesa bleare» in Vaticano. Il porporato ha poi rin- cattolica, ha aggiunto. Il porporato ha rilevato graziato personalmente i giovani: per la loro che i padri sono stati uniti nonostante «le dif- presenza, per i loro apporti, il loro entusiasmo, ferenze dei nostri paesi, della nostra lingua e i loro interventi e suggerimenti. «Essi — ha Presentato della nostra cultura, perché Cristo ci unisce e detto — ci hanno mostrato la freschezza della ci manda per la stessa missione ad annunciare loro gioventù, la generosità, la fantasia e l’in- al Pontefice il Vangelo e a servire i nostri fratelli e sorelle traprendenza. Vorrei farmi interprete dei padri con gioia ed entusiasmo». Per questo, tutta la sinodali e degli altri partecipanti nel ringra- il frutto delle oltre Chiesa cattolica è stata presente nel sinodo at- ziarli». Poi il cardinale ha espresso gratitudine tre settimane traverso i suoi rappresentanti, ma in modo al Papa per aver convocato i padri a Roma per particolare attraverso il Pontefice, successore di Pietro. Con «la sua presenza quasi quoti- celebrare questa assemblea sinodale. «Ci sen- di confronto tiamo vicini a lei e vogliamo esprimerle filiale diana — ha detto rivolgendosi a Francesco — e affetto e profonda adesione al suo ministero il suo docile ascolto e paterno accompagna- petrino. La sua vicinanza quotidiana ci ha toc- mento, e le sue parole profetiche, è scaturito cato profondamente e ci ha incoraggiato a vi- questo documento finale, che certamente sarà vere questi giorni in serenità e fraternità, cosa un punto di riferimento per una nuova pasto- di cui abbiamo fatto esperienza» ha affermato. rale nelle nostre diverse diocesi». Il sinodo, ha Infatti, ha fatto notare il cardinale Balidisseri, proseguito il cardinale Sako, «è stato un dono sono stati vissuti «giorni intensi, ricchi di ri- per noi e per tutta la Chiesa. Ciò che abbiamo flessioni spirituali, di importanti contributi pa- pensato come linee guida, lo abbiamo vissuto storali, che hanno permesso di manifestare il con una presa di coscienza, profonda, con fra- volto bello, luminoso e plurale della Chiesa ternità, dinamismo e allegria». Per questo, presente in tutti i continenti. C’è stato un «siamo veramente toccati, edificati e trasfor- grande impegno di tutti». La congregazione si mati. Abbiamo vissuto un cammino di ascolto, è conclusa con il canto del Te Deum.
il Settimanale L’Osservatore Romano venerdì 2 novembre 2018 #copertina 12/13 Chiesa che guarda in avanti La processione introitale che dal fondo della basilica L episodio’ che abbiamo ascoltato è l’ultimo che tutto comincia da lì. E quando per amore suo vaticana avanzava verso l’evangelista Marco narra del ministero itine- anche noi ci facciamo prossimi diventiamo l’altare della Confessione è rante di Gesù, il quale poco dopo entrerà a portatori di vita nuova: non maestri di tutti, stata l’immagine più Gerusalemme per morire e risorgere. Bartimeo non esperti del sacro, ma testimoni dell’amore eloquente della conclusione della quindicesima è così l’ultimo a seguire Gesù lungo la via: da che salva. assemblea generale ordinaria mendicante ai bordi della strada a Gerico, di- Testimoniare è il terzo passo. Guardiamo i del Sinodo dei vescovi venta discepolo che va insieme agli altri verso discepoli che chiamano Bartimeo: non vanno dedicata ai giovani. Per Gerusalemme. Anche noi abbiamo camminato da lui, che mendicava, con un’acquietante mo- primi c’erano le uditrici e insieme, abbiamo “fatto sinodo” e ora questo netina o a dispensare consigli; vanno nel nome gli uditori, poi tutti gli altri Vangelo suggella tre passi fondamentali per il di Gesù. Infatti gli rivolgono solo tre parole, partecipanti all’assise: laici, cammino della fede. tutte di Gesù: «Coraggio! Alzati. Ti chiama» religiose, religiosi, sacerdoti, vescovi, cardinali, patriarchi, Anzitutto guardiamo a Bartimeo: il suo no- (v. 49). Solo Gesù nel resto del Vangelo dice seguiti da Francesco. La me significa “figlio di Timeo”. E il testo lo coraggio!, perché solo Lui risuscita il cuore. So- Chiesa in cammino, pastori specifica: «il figlio di Timeo, Bartimeo» (Mc lo Gesù nel Vangelo dice alzati, per risanare lo e popolo di Dio, si è resa 10, 46). Ma, mentre il Vangelo lo ribadisce, spirito e il corpo. Solo Gesù chiama, cambian- visibile domenica mattina, emerge un paradosso: il padre è assente. Barti- do la vita di chi lo segue, rimettendo in piedi 28 ottobre, nella messa che meo giace solo lungo la strada, fuori casa e chi è a terra, portando la luce di Dio nelle te- ha suggellato solennemente senza padre: non è amato, ma abbandonato. È nebre della vita. Tanti figli, tanti giovani, co- il termine dell’assise In comunione e con franchezza cieco e non ha chi lo ascolti; e quando voleva me Bartimeo cercano una luce nella vita. Cer- sinodale. Quarantasette i parlare lo facevano tacere. Gesù ascolta il suo cano amore vero. E come Bartimeo, nonostan- cardinali concelebranti — tra te la molta gente, invoca solo Gesù, così an- i quali Parolin, segretario di grido. E quando lo incontra lo lascia parlare. Stato, e Baldisseri, Non era difficile intuire che cosa avrebbe chie- ch’essi invocano vita, ma spesso trovano solo segretario generale del sto Bartimeo: è evidente che un cieco voglia promesse fasulle e pochi che si interessano Sinodo dei vescovi — e avere o riavere la vista. Ma Gesù non è sbriga- davvero a loro. quasi duecento i presuli, tivo, dà tempo all’ascolto. Ecco il primo passo Non è cristiano aspettare che i fratelli in ri- con decine di sacerdoti. per aiutare il cammino della fede: ascoltare. È de dalle sue attese; che io faccia: fare, non solo cerca bussino alle nostre porte; dovremo anda- Significative le intenzioni l’apostolato dell’orecchio: ascoltare, prima di parlare; per te: non secondo idee prefissate per re da loro, non portando noi stessi, ma Gesù. della preghiera dei fedeli: parlare. chiunque, ma per te, nella tua situazione. Ecco Egli ci manda, come quei discepoli, a incorag- per la Chiesa in hindi, per il come fa Dio, coinvolgendosi in prima persona Papa e i vescovi in Al contrario, molti di quelli che stavano con giare e rialzare nel suo nome. Ci manda a dire con un amore di predilezione per ciascuno. spagnolo, per i governanti e Gesù rimproveravano Bartimeo perché tacesse ad ognuno: “Dio ti chiede di lasciarti amare i popoli in polacco, per i Nel suo modo di fare già passa il suo messag- (cfr v. 48). Per questi discepoli il bisognoso da Lui”. Quante volte, invece di questo libe- giovani in portoghese, per i gio: così la fede germoglia nella vita. era un disturbo sul cammino, un imprevisto rante messaggio di salvezza, abbiamo portato missionari e i catechisti in nel programma prestabilito. Preferivano i loro La fede passa per la vita. Quando la fede si noi stessi, le nostre “ricette”, le nostre “etichet- cinese. Alla consacrazione tempi a quelli del Maestro, le loro parole concentra puramente sulle formulazioni dottri- te” nella Chiesa! Quante volte, anziché fare sono saliti all’altare, insieme all’ascolto degli altri: seguivano Gesù, ma ave- nali, rischia di parlare solo alla testa, senza nostre le parole del Signore, abbiamo spaccia- con il Papa, i cardinali toccare il cuore. E quando si concentra solo to per parola sua le nostre idee! Quante volte Baldisseri e da Rocha, il vano in mente i loro progetti. È un rischio da sul fare, rischia di diventare moralismo e di ri- la gente sente più il peso delle nostre istituzio- vescovo Fabene, il salesiano cui guardarsi sempre. Per Gesù, invece, il gri- dursi al sociale. La fede invece è vita: è vivere ni che la presenza amica di Gesù! Allora pas- Rossano Sala e il gesuita do di chi chiede aiuto non è un disturbo che Giacomo Costa. Con il l’amore di Dio che ci ha cambiato l’esistenza. siamo per una ONG, per una organizzazione intralcia il cammino, ma una domanda vitale. corpo diplomatico Non possiamo essere dottrinalisti o attivisti; sia- parastatale, non per la comunità dei salvati Un primo bilancio Quant’è importante per noi ascoltare la vita! I figli del Padre celeste prestano ascolto ai fra- mo chiamati a portare avanti l’opera di Dio al che vivono la gioia del Signore. accreditato presso la Santa modo di Dio, nella prossimità: stretti a Lui, in Sede erano gli arcivescovi del sinodo telli: non alle chiacchiere inutili, ma ai bisogni comunione tra noi, vicini ai fratelli. Prossimità: Ascoltare, farsi prossimi, testimoniare. Il Peña Parra, sostituto, e del prossimo. Ascoltare con amore, con pa- cammino di fede nel Vangelo termina in modo Gallagher, segretario per i ecco il segreto per trasmettere il cuore della fe- nell’omelia zienza, come fa Dio con noi, con le nostre de, non qualche aspetto secondario. bello e sorprendente, con Gesù che dice: «Va’, Rapporti con gli Stati, con il sotto-segretario monsignor preghiere spesso ripetitive. Dio non si stanca la tua fede ti ha salvato» (v. 52). Eppure Barti- del Papa durante mai, gioisce sempre quando lo cerchiamo. Farsi prossimi è portare la novità di Dio meo non ha fatto professioni di fede, non ha Camilleri. Hanno assistito al Chiediamo anche noi la grazia di un cuore do- nella vita del fratello, è l’antidoto contro la rito cinque cardinali, compiuto alcuna opera; ha solo chiesto pietà. la messa cile all’ascolto. Vorrei dire ai giovani, a nome tentazione delle ricette pronte. Chiediamoci se Sentirsi bisognosi di salvezza è l’inizio della l’arcivescovo Gänswein, prefetto della Casa siamo cristiani capaci di diventare prossimi, di di tutti noi adulti: scusateci se spesso non vi fede. È la via diretta per incontrare Gesù. La conclusiva abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il uscire dai nostri circoli per abbracciare quelli fede che ha salvato Bartimeo non stava nelle pontificia, e monsignor Sapienza, reggente della che “non sono dei nostri” e che Dio ardente- cuore, vi abbiamo riempito le orecchie. Come sue idee chiare su Dio, ma nel cercarlo, nel vo- Prefettura. Prima della mente cerca. C’è sempre quella tentazione che Chiesa di Gesù desideriamo metterci in vostro lerlo incontrare. La fede è questione di incon- benedizione finale, il ricorre tante volte nella Scrittura: lavarsi le cardinale Baldisseri ha letto ascolto con amore, certi di due cose: che la vo- tro, non di teoria. Nell’incontro Gesù passa, mani. È quello che fa la folla nel Vangelo di la lettera indirizzata ai stra vita è preziosa per Dio, perché Dio è gio- oggi, è quello che fece Caino con Abele, è nell’incontro palpita il cuore della Chiesa. Al- vane e ama i giovani; e che la vostra vita è giovani dai padri sinodali. quello che farà Pilato con Gesù: lavarsi le ma- lora non le nostre prediche, ma la testimonian- preziosa anche per noi, anzi necessaria per an- ni. Noi invece vogliamo imitare Gesù, e come za della nostra vita sarà efficace. dare avanti. lui sporcarci le mani. Egli, la via (cfr Gv 14, E a tutti voi che avete partecipato a questo Dopo l’ascolto, un secondo passo per ac- 6), per Bartimeo si è fermato lungo la strada; “camminare insieme”, dico grazie per la vostra compagnare il cammino di fede: farsi prossimi. Egli, la luce del mondo (cfr Gv 9, 5), si è chi- testimonianza. Abbiamo lavorato in comunio- Guardiamo Gesù, che non delega qualcuno nato su un cieco. Riconosciamo che il Signore ne e con franchezza, col desiderio di servire della «molta folla» che lo seguiva, ma incontra si è sporcato le mani per ciascuno di noi, e Dio e il suo popolo. Il Signore benedica i no- Bartimeo di persona. Gli dice: «Che cosa vuoi Gjce Art, «My Youth» (particolare) guardando la croce ripartiamo da lì, dal ricor- stri passi, perché possiamo ascoltare i giovani, che io faccia per te?» (v. 51). Che cosa vuoi: darci che Dio si è fatto mio prossimo nel pec- farci prossimi e testimoniare loro la gioia della Gesù si immedesima in Bartimeo, non prescin- cato e nella morte. Si è fatto mio prossimo: nostra vita: Gesù.
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