Maria, umile e alta più che creatura - Anno XCIX - Biblioteca Diocesana di ...
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Bimestrale della comunità monastica di Montevergine - Sped. in Abb. Postale - D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB Avellino Numero 15 - Luglio - Agosto - Settembre 2019 Maria, che creatura umile e alta più Anno XCIX
IL SANTUARIO DI MONTEVERGINE Numero 15 - Luglio e Agosto - SETTEMBRE 2019 Rivista della comunità benedettina di Montevergine Museo Abbaziale di Montevergine Direttore responsabile: www.santuariodimontevergine.com P. D. Carmine Allegretti Osb orari museo: da Novembre ad Aprile Redazione Sabato 9.30-12.30 Festivi: 9.30-13.00 / 15.00-17.00 Hanno collaborato in questo numero: da Maggio ad Ottobre: Feriali 9.30-13.00 Rev.mo P. Riccardo Luca Guariglia, Festivi: 9.30-13.00 / 15.00-17.00 Abate di Montevergine Luglio e Agosto: Tutti i giorni: 9.30-13.00 15.00/18.00 P. Carmine Allegretti suor Daniela Del Gaudio Sfi Biblioteca Diocesana di Montevergine Emanuele Mollica bibliotecaterritorialediocesanadimontevergine.it Amministrazione – Abbonamenti: orari biblioteca: Emanuele Mollica dal Lunedì al Venerdì 9.00-12.30 / 15.30-17.00 servizi@ bibliotecaterritorialediocesanadimontevergine.it - I nostri contatti: bibliotecamontevergine@virgilio.it Il Santuario di Montevergine Bimestrale della comunità monastica di Montevergine. Stampa: Telefono: 0825.72924 Valsele Tipografica s.r.l. – Materdomini (AV). Sacrestia telefax: 0825.756074 Tel. 0827.58100 Sommario Orario del Santuario Editoriale Orario di apertura del Santuario: Con la Mano nella Mano di Maria 3 Maggio-Ottobre: 7,30 19,30. Festivo chiusura ore 20,00 Magistero e Dottrina Sociale (IV) Novembre-Aprile: 7,30 17,00. Festivo chiusura ore 18,30 Lo statuto di cittadinanza 4 Orario Sante Messe Magistero e Dottrina Sociale Gennaio - Febbraio - Marzo - Novembre - Dicembre L’autenticità della paternità di San Giuseppe (III) Feriali: 8,30 (conventuale) 11,00 di Padre Riccardo Luca Guariglia Abate di Montevergine 5 Sabato: 8,30 10,00 12,00 prefestivo: 16,00 17,00 Sacra Scrittura Festivo: 8,30 9,30 11,00 (conv.) 12,30 16,30 17,30 La Vergine Maria e la nascita della Chiesa ore 18,45 – Santo Rosario e Vespri di Suor Daniela Del Gaudio 8 24 dicembre: Liturgia della Notte di Natale, ore 23,30 Teologia Liturgica Aprile Il Cammino della Chiesa Feriale: 8,30 (conv.) 10,00 12,00 16,00 (il sabato) 17,00 di P.D. Carmine Allegretti 11 Festivo: 8,30 9,30 11,00 (conv.) 12,30 16,30 17,30 Pietà popolare ore 18,45 – Santo Rosario e Vespri La Vergine Maria nel Direttorio Maggio – Giugno sulla pietà popolare e liturgia Feriale: 8,30 (conv.) 9,30 11,00 12,00 16,00 17,00 18,00 (prefe- di Padre Riccardo Luca Guariglia 14 stiva) Eventi in Santuario Festivo: 8,30 9,30 11,00 (conv.) 12,30 16,00 17,00 18,00 Maria vergine e madre ore 18,45 – Rosario e Vespri D. Giovanni Maria Gargiuolo osb 17 Luglio – Ottobre Una finestra sulla biblioteca Feriale: 8,30 (conv.) 9,30 11,00 12,00 16,00 17,00 18,00 L’abate Giuseppe Ramiro Marcone (prefestiva) di Anna Battaglia 19 ore 18,45 – Santo Rosario e Vespri Arte e Spiritualità Festivo: 8,30 9,30 11,00 (conv.) 12,30 16,00 17,00 18,00 La natività nel presepe e nelle arti figurative: fonti, 19,30 (luglio) storia, simboli e curiosità ore 8,00: Lodi mattutine e Ora Terza di Emanuele Mollica 22 ore 18,45 – Santo Rosario e Vespri Storia Agosto – Settembre Alla ricerca dei “tesori” tra le carte Feriale: 8,30 (conv.) 9,30 11,00 12,00 16,00 17,00 18,00 te dell’Archivio dell’abbazia di Montevergine ore 18,45:Santo Rosario e Vespri n- di Veronica De Duonni 27 Festivo: 8,30 9,30 11,00 (conv.) 12,30 17,00 18,00 19,30 (fino al Storia della Congregazione Verginiana 15 settembre) Carlo Gregorio M. Grasso ore 8,00: Lodi mattutine e Ora Terza di Franceso Pio Tamburrino 29 ore 18,45 – Santo Rosario e Vespri Vita del Santuario Confessioni - E’ sempre possibile confessarsi negli orari di aper- a cura del cronista 31 tura del Santuario 2
L’Editoriale Con la Mano nella Mano di Maria Nell’infanzia della vita spirituale, quando da poco abbiamo incominciato ad affidarci alla guida di Dio, sentiamo molto forte e salda la mano che ci conduce; chiaro come il sole, sta ciò che dobbiamo fare e che cosa dobbiamo lasciare. Ma poi non è sempre così. Chi appartiene a Cristo, deve vivere tutta la vita di Cristo. Deve maturare fino all’età adulta di Cristo, deve percorrere una volta o l’altra la via della croce, dopo esser passato per il Getsemani e il Golgota. E tutte le sofferenze che provengono dall’esterno sono nulla in confronto alla notte buia dell’anima, quando non risplende più la luce divina e la voce del Signore non si fa più sentire. Dio è presente, ma è nascosto e tace. (S. Teresa Benedetta della Croce) C i sono certe affermazioni di Gesù che ancora risuo- rivela a noi solo dopo molte resistenze e di molte lotte. Bi- nano strane ai nostri orecchi, affermazioni che ci la- sogna aver lottato a lungo talvolta tutta la vita, bisogna aver sciano perplessi, perché i fatti sembrano smentirle. consumato tutte le parole, la forza del desiderio e dell’attesa È il caso di quello che Gesù asserisce: chiedete e vi sarà che quelle parole tentavano di esprimere, per scoprire nel dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. In silenzio quell’altra preghiera che non viene da noi. Perché il realtà noi facciamo sempre l’esperienza al contrario. Chie- mistero della preghiera è il mistero della nostra grandezza, diamo e troppo spesso non succede nulla. Bussiamo alla il mistero di un desiderio troppo grande e troppo forte per porta e il cielo è sempre chiuso, come se Dio fosse diventa- noi, che Dio viene a rivelarci a poco a poco. Questo mistero to sordo alla nostra preghiera. è che tutto quello che potremmo ottenere non ci basterà Molte preghiere e suppliche sembrano perdersi in un mai. È che in qualche modo siamo troppo vasti per noi, silenzio infinito. Eppure se ripercorriamo i vangeli Gesù siamo più grandi delle nostri ambizioni, delle nostre attese insiste e arriva fino ad affermare poco della passione, men- più pazze. tre si sta preparando per entrare a Gerusalemme: Padre ti Questo mistero è che Dio solo è la nostra unica misu- rendo grazie perché mi hai ascoltato. È proprio questo ra, e che la nostra unica misura è di amare Dio senza il grande mistero della preghiera di Gesù, un mistero che misura. Così quando chiediamo, bussiamo, Dio è presente. aveva toccato gli apostoli tanto che avevano finito per tro- Dio stesso è vicino a noi. Noi immaginiamo spesso la vi- vare il coraggio di chiedergli un giorno: Signore insegnaci cinanza di Dio, la sua intimità, come una sorta di felicità. a pregare. A chi vorrebbe fare della preghiera la ricerca di Invece incontrare Dio nella preghiera quando chiediamo e un vago godimento spirituale Gesù ricorda con forza che bussiamo significa saper affrontare la parte più tenebrosa di la preghiera non è per nulla evasione ma affonda radici più noi stessi. Noi siamo di quelli che chiediamo, di quelli profonde nel cuore dell’uomo, nel suo intimo in quel desi- che si sono lasciati attirare da lui nel deserto per trova- derio di vivere e di essere felice. re la preghiera autentica, quella che ci guarisce dall’illusione Rimettendoci difronte al male che dilania il mondo, e dalla menzogna nelle quali si avvolge il peccato. La pre- al peccato che lacera la nostra esistenza, i testi della sacra ghiera fa la verità, ci fa vedere come stanno le cose, vedere scrittura ci vietano ogni ingenuità. In effetti se è autentica quello che siamo. Però noi siamo soliti comportarci che la preghiera ci riconduce sempre a certe realtà: quelle del di fronte agli eventi negativi della nostra vita ci ritiriamo, pane quotidiano, del peccato che abita in noi e della prendiamo le distanze di costruirci un mondo comodo. Ma nostra difficoltà ad amare e a perdonare. La preghiera Dio non respinge mai nessuno chi si rivolge a lui. Davanti che Gesù insegna ai suoi discepoli è una preghiera di car- a Dio non esistono cause perse, preghiere inutili. Per- ne e di sangue, una preghiera che a forza di bussare alla ché cambi il mondo e il cuore degli uomini dobbiamo avere porta finisce per spezzare il cuore di chi prega. In effetti il coraggio di credere alla potenza della nostra preghiera e la preghiera di Gesù che insegna è una preghiera che tra- alla infinita misericordia di Dio. sforma prima di tutto chi si è messo a pregare. A forza di Noi siamo di quelli che assomigliano agli uomini de- bussare, di chiedere senza scoraggiarsi, di cercare senza mai scritti nel libro della Genesi, di cui ne facciamo parte e che rinunciare, chi prega scopre la propria preghiera. Perché il Dio è venuto in questo mondo. Infatti qualunque cosa suc- mistero della preghiera è prima di tutto il mistero di questa cede non dimentichiamo mai, che nulla è mai perduto per attesa segreta, nascosta nel più profondo di noi stessi e che Dio. Amen. 3
Magistero e Dotttrina sociale di P. D. Carmine Allegretti, osb Lo Statuto di Cittadinanza Magistero e Dottrina Sociale L’Enciclica introduce la differenza tra progresso A e sviluppo e afferma che «il vero sviluppo non può ll’inizio degli anni Settanta, in un clima turbo- limitarsi alla moltiplicazione dei beni e dei servizi, lento di contestazione fortemente ideologica, cioè a ciò che si possiede, ma deve contribuire alla Paolo VI riprende l’insegnamento sociale di pienezza dell’ “essere” dell’uomo. In questo modo, Leone XIII e lo aggiorna, in occasione dell’ottantesi- s’intende delineare con chiarezza la natura morale del mo anniversario della «Rerum novarum», con la Lettera vero sviluppo». apostolica «Octogesima adveniens». Giovanni Paolo II, evocando il motto del pontifi- Il Papa riflette sulla società post-industriale con cato di Pio XII, «Opus iustitiae pax», la pace come tutti i suoi complessi problemi, rilevando l’insuffi- frutto della giustizia, commenta: «Oggi si potrebbe cienza delle ideologie a rispondere a tali sfide: l’ur- dire, con la stessa esattezza e la stessa forza di ispira- banizzazione, la condizione giovanile, la situazione zione biblica (cfr. Is 32,17; Gc 3,18): Opus solidaritatis della donna, la disoccupazione, le discriminazioni, l’e- pax, la pace come frutto della solidarietà». migrazione, l’incremento demografico, l’influsso dei Nel centesimo anniversario della «Rerum novarum», mezzi di comunicazione sociale, l’ambiente naturale. Giovanni Paolo II promulga la sua terza enciclica so- Novant’anni dopo la «Rerum novarum», Gio- ciale, la «Centesimus annus», da cui emerge la conti- vanni Paolo II dedica l’enciclica «Laborem exercens» nuità dottrinale di cent’anni di Magistero sociale della al lavoro, bene fondamentale per la persona, fattore Chiesa. primario dell’attività economica e chiave di tutta la Riprendendo uno dei principi basilari della conce- questione sociale. zione cristiana dell’organizzazione sociale e politica, La «Laborem exercens» delinea una spiritualità e che era stato il tema centrale dell’Enciclica preceden- un’etica del lavoro, nel contesto di una profonda ri- te, il Papa scrive: «il principio, che oggi chiamiamo di flessione teologica e filosofica. Il lavoro non dev’es- solidarietà... è più volte enunciato da Leone XIII col sere inteso soltanto in senso oggettivo e materiale, ma nome di “amicizia”...; da Pio XI è designato col nome bisogna tenere in debita considerazione anche la sua non meno significativo di “carità sociale”, mentre Pao- dimensione soggettiva, in quanto attività che esprime lo VI, ampliando il concetto secondo le moderne e sempre la persona. Oltre ad essere paradigma decisi- molteplici dimensioni della questione sociale, parlava vo della vita sociale, il lavoro ha tutta la dignità di un di “civiltà dell’amore”». ambito in cui deve trovare realizzazione la vocazione Giovanni Paolo II mette in evidenza come l’inse- naturale e soprannaturale della persona. gnamento sociale della Chiesa corra lungo l’asse della Con l’enciclica «Sollicitudo rei socialis», Gio- reciprocità tra Dio e l’uomo: riconoscere Dio in ogni vanni Paolo II commemora il ventesimo anniversario uomo e ogni uomo in Dio è la condizione di un au- della «Populorum progressio» e affronta nuovamen- tentico sviluppo umano. te il tema dello sviluppo, lungo due direttrici: «da una L’articolata ed approfondita analisi delle «res no- parte, la situazione drammatica del mondo contem- vae», e specialmente della grande svolta del 1989 con poraneo, sotto il profilo dello sviluppo mancato del il crollo del sistema sovietico, contiene un apprezza- Terzo Mondo, e dall’altra, il senso, le condizioni e le mento per la democrazia e per l’economia libera, nel esigenze di uno sviluppo degno dell’uomo». quadro di un’indispensabile solidarietà. 4
di Riccardo Luca Guariglia Magistero e Dotttrina sociale Abate Ordinario di Montevergine L’autenticità della paternità di San Giuseppe (III) L’ esatta comprensione teologica dell’esortazione Redemptoris Custos è incentrata tutta nel mistero e, tutto ciò che la parola stessa richiama sia come verità nascosta e sia come realtà soprannaturale, è nell’unione molto intensa che si hanno negli scritti della Rivelazione, distinguendo due fondamentali punti nella hi- storia salutis: i fatti (gesta, opera) e le parole (verba, doctrina). La Redemptoris Custos è rivolta principalmente ai vangeli dell’infanzia, a motivo dei misteri contenuti nei fatti riferiti nei primi capitoli di Matteo e Luca, riguardanti la vita nascosta di Gesù e alla loro storicità. Nell’importanza dell’economia della Rivelazione dei fat- ti del mistero in essi contenuti, il ruolo avuto da san Giu- seppe si collega strettamente alla partecipazione del mistero stesso e al titolo che gli compete di minister salutis (ministro della salvezza). Due punti essenziali emergono: la storicità dei vangeli e la conoscenza dei misteri della vita di Gesù Cristo. Essi di- spongono la base indispensabile per stabilire il ruolo di san Giuseppe nella storia della salvezza e la sua alta dignità di ministro della salvezza, importanza sottolineata, dei misteri di Cristo e il loro stretto legame con la storia della salvezza nella economia della rivelazione, dalla Costituzione Dei Ver- bum: “l’economia della rivelazione avviene con eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifesta- no e rafforzano la dottrina e le realtà significative dal- le parole, e le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto”1. A tale considerazione la posizione di Giuseppe è identi- ficata inoltre in questi momenti: come sposo di Maria, Ma- dre di Dio, come padre di Gesù e come capo della Santa Famiglia determina la natura del suo matrimonio, la sua pa- ternità nei riguardi di Gesù, la sua funzione nella vita della chiesa e il culto che gli compete, ed inoltre accanto a questi rettamente la persona di Gesù e la sua missione2; egli ha aspetti non possiamo non approfondire i misteri che met- partecipato al disegno redentivo, che ha il suo fondamen- tono in relazione Giuseppe con i misteri dell’incarnazione to nel mistero dell’incarnazione come nessun’altra persona e della redenzione; ossia conoscere il suo ruolo nella sto- umana, ad eccezione di Maria, la madre del Verbo Incar- ria della salvezza, ed in che modo egli, mediante l’esercizio nato. della sua paternità, ha cooperato nella pienezza dei tempi Giuseppe partecipa insieme a Maria, è coinvolto nello al gran mistero della redenzione e di cui è ministro della stesso evento salvifico e fu depositario dello stesso amore. salvezza. Egli divenne un singolare depositario del mistero nascosto San Giuseppe è stato chiamato da Dio a servire di- nella mente di Dio, come lo divenne Maria, nella pienezza 5
L’autenticità della paternità di San Giuseppe del tempo; con Maria ed anche in relazione a Maria, egli La fuga in Egitto è la Provvidenza stessa che ricorre partecipa a questa fase culminante dell’autorivelazione di ancora a Giuseppe, come qui è racchiusa tutta la storia di Dio in Cristo, e vi partecipa sin dal primo inizio3. Israele che aveva preso la via dell’esodo dalla condizione La necessità e l’importanza del matrimonio di Giuseppe della schiavitù, così Giuseppe è depositario e cooperatore con Maria sono visti alla luce della paternità di Giuseppe, del mistero provvidenziale di Dio, custodisce anche in esilio perché è proprio mediante l’esercizio della sua paternità che chi realizza l’antica egli coopera nella pienezza dei tempi al gran mistero della alleanza. redenzione ed è ministro della salvezza4. Nella perma- La Redemporis Custos si sofferma particolarmente sui nenza di Gesù misteri della vita nascosta di Gesù, rilevando il significato, al tempio, è Ma- il valore salvifico e la parte in essi avuta da san Giuseppe ria che riconosce nell’esercizio della sua paternità. Nei vangeli è presentato la paternità di chiaramente il compito paterno di Giuseppe verso Gesù. Giuseppe, nelle Difatti la salvezza, che passa attraverso l’umanità di Gesù, parole rivolte a si realizza nei gesti che rientrano nella quotidianità della Gesù dopo il suo vita familiare, rispettando quella condiscendenza inerente ritrovamento nel all’economia dell’Incarnazione. Gli evangelisti sono molto tempio lei dà la attenti a mostrare come nella vita di Gesù nulla sia lascia- precedenza a Giu- to al caso, ma tutto si sia svolto secondo un piano divina- seppe, ciò deve mente prestabilito. ... “con l’incarnazione le promesse e le figure essere inteso come dell’Antico Testamento divengono realtà: luoghi, persone, avvenimenti chiara ammissione e riti s’intrecciano secondo precisi ordini divini, trasmessi mediante il di un suo dirit- ministero angelico e recepiti da creature particolarmente sensibili alla to, la paternità di voce di Dio”5. Giuseppe era sta- Il mistero di san Giuseppe è tutto nel matrimonio con ta indispensabile a Maria, nella sua verità, nella paternità nei confronti di Gesù Nazareth per ono- da una parte, e nella concezione verginale del Figlio di Dio rare la maternità di per opera dello Spirito Santo dall’altra. E’ importante porre Maria. l’accento alla paternità legale che gli ebrei sentivano allo- Ed infine la ra, in altre parole di come gli stessi evangelisti Matteo e crescita di Gesù Luca attestano la discendenza davidica di Gesù e quindi in sapienza, in ne danno rilievo, come attestano la legittima pretesa mes- età e in grazia av- sianica, come danno importanza all’imposizione del nome venne nell’ambito rendendo pubblico un ruolo tipicamente paterno a Giusep- della famiglia, sot- pe, cosi come valorizzano il censimento, di come Giuseppe to gli occhi di Giu- adempì nei riguardi del Bambino il compito importante ed seppe, che aveva espressivo di inserire il nome di Gesù, figlio di Giuseppe di il compito di alle- Nazareth nell’anagrafe dell’impero, manifestando in modo vare, di nutrire, di palese l’appartenenza di Gesù al genere umano. vestire e di istruire La nascita a Betlemme, Giuseppe è insieme a Maria Gesù nella legge testimone privilegiato della venuta del Figlio di Dio nel e in un mestiere, mondo; la circoncisione è il primo dovere religioso del padre, in conformità ai Giuseppe esercita il suo diritto-dovere nei riguardi di Gesù; doveri assegnati al l’imposizione del nome è il solo nel quale si trova la salvezza, ed padre. a Giuseppe è stato rivelato il significato al momento della Con la medesima parola in prospettiva altamente teo- sua annunciazione, quindi imponendo il nome, Giuseppe logica del Papa è doveroso approfondire il mistero della dichiara la propria legale paternità. Santa Famiglia, mediante la sua vera sponsalità e paternità. La presentazione di Gesù al tempio è il riscatto del San Giuseppe entra in modo unico nell’economia dell’In- primogenito e illumina la successiva permanenza di Gesù carnazione riassumendo tutta la realtà della famiglia: “un dodicenne al tempio.Questo riscatto è un dovere del padre tale vincolo di carità costituì la vita della santa Fami- e rappresenta nel primogenito il popolo dell’alleanza, glia prima nella povertà di Betlemme, poi nell’esilio in riscattato dalla schiavitù. Egitto e, successivamente, nella dimora di Nazareth. 6
La Chiesa circonda di profonda venerazione questa ro della famiglia di Nazareth. Giuseppe, il quale sin Famiglia, proponendola quale modello a tutte le fami- dall’inizio accettò mediante l’obbedienza della fede la glie. Inserita direttamente nel mistero dell’incarnazio- sua paternità umana nei riguardi di Gesù, seguendo ne, la famiglia di Nazareth costituisce essa stessa uno la luce dello Spirito Santo, che per mezzo della fede speciale mistero. Ed insieme, così come nell’incarnazio- si dona all’uomo, certamente scopriva sempre più am- ne, a questo mi- piamente il dono ineffabile di questa paternità6. stero appartiene Giovanni Paolo II non ha tralasciato questa fondamen- la vera paterni- tale considerazione nei suoi insegnamenti della paternità tà: la forma uma- insieme alla famiglia di Nazareth, ma ha reso ancor più evi- na della famiglia dente e ha sottolineato i ruoli di Maria e di Giuseppe e il del Figlio di Dio, papa Pio XI affermava: vera famiglia “Maria e Giuseppe, queste due purezze, queste due umana, forma- figure sublimante edificanti nell’orizzonte del bene, ta dal mistero questi due coefficienti dell’educazione umana dello divino. In essa stesso Gesù, offrono realmente il primo divino esem- Giuseppe è il pa- pio dell’educazione cristiana”7. Gli fa eco anche Paolo dre: non è la sua VI che mette in evidenzia la condizione che san Giuseppe: una paternità “diede non solo i natali, ma lo stato civile, la categoria derivante dalla sociale, la condizione economica, l’esperienza profes- generazione; ep- sionale, l’educazione umana”8. pure essa non è Maria e Giuseppe hanno così una nuova origine, quella apparente, o sol- della partecipazione alla missione di Cristo che passa at- tanto sostitutiva, traverso la sofferenza per poi sfociare e manifestarsi nel- ma possiede in la resurrezione: la famiglia è sofferenza e dolore, ma è pieno l’autentici- Gaudium et Spes in Cristo Gesù9, come il Catechismo tà della paterni- insegna: “Cristo ha voluto nascere e crescere in seno alla tà umana, della Santa Famiglia di Giuseppe e Maria. La Chiesa non è missione paterna altro che la famiglia di Dio…. fin dalle sue origini, il della famiglia. nucleo della Chiesa era spesso costituito da coloro che, E’ contenuta insieme con tutta la loro famiglia erano divenuti cre- in ciò una con- denti…. ai nostri giorni, in un mondo spesso estraneo seguenza dell’u- e persino ostile alla fede, le famiglie credenti sono di nione ipostati- fondamentale importanza, come focolari di fede viva ca: umanità as- e irradiante. E’ per questo motivo che il Concilio Vati- sunta nell’unità cano II, usando un’antica espressione, chiama la fami- della Persona glia “Ecclesia domestica”. E’ in seno alla famiglia che divina del Ver- i genitori devono essere per i loro figli, con la parola e bo-Figlio, Gesù con l’esempio, i primi annunciatori della fede, e secon- Cristo. Insieme dare la vocazione propria di ognuno, e quella sacra in con l’assunzione modo speciale10. dell’umanità, in Cristo è anche 1 Dei Verbum n. 2 assunto tutto ciò 2 Giovanni Paolo II, Redemptoris Custos, n. 8 che è umano e, in 3 Ib. n. 5 particolare, la famiglia, quale prima dimensione della 4 Giovanni Paolo II, Redemptoris Custos, n. 8 sua esistenza in terra. In questa situazione è anche as- 5 Ib. n. 8 sunta la paternità umana di Giuseppe. In conformità 6 Giovanni Paolo II, Redemptoris Custos, n. 21 a questo principio acquistano il loro giusto significato 7 Pio XI, Allocuzione del 23 Maggio 1929. le parole rivolte a Maria a Gesù dodicenne nel tempio: 8 Paolo VI, Omelia del 19 Marzo 1964. “Tuo padre ed io…. Ti cercavamo”. Non è questa una 9 Giovanni Paolo II, Angelus 9.10.1994 convenzionale: le parole di Maria a Gesù indicano tut- 10 Catechismo Chiesa Cattolica, punti 1655-1655, Lev, 2003. ta la realtà dell’incarnazione, che appartiene al miste- 7
Sacra scrittura La Vergine Maria e la nascita della Chiesa Essendo piaciuto a Dio di non manifestare apertamente il mistero della salvezza umana prima di effondere lo Spirito promesso da Cristo, vediamo gli apostoli prima del giorno della Pentecoste «perseveranti d’un sol cuore nella preghiera con le donne e Maria madre di Gesù e i suoi fratelli» (At 1,14); e vediamo anche Maria implorare con le sue preghiere il dono dello Spirito che all’annunciazione l’aveva presa sotto la sua ombra. Infine la Ver- gine immacolata, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell’universo per essere così più pienamente conforme al figlio suo, Signore dei signori (cfr. Ap 19,16) e vincitore del peccato e della morte. (Lumen gentium) I n questo numero, che chiude la seconda parte dell’otta- verità tutta intera, rendendoli capaci di annunciare la lieta vo capitolo, si presenta la funzione di Maria nella Chie- novella della salvezza a tutto il mondo. sa nascente. Dopo l’Ascensione al cielo Cristo promet- Cinquanta giorni dopo la Pasqua, infatti, mentre i di- te lo Spirito Santo, come dono del Risorto, perché spieghi scepoli si trovavano nel cenacolo, in preghiera con Maria, ai discepoli il mistero della loro salvezza e li conduca alla madre di Gesù, scende su tutti, come fuoco, lo Spirito San- 8
di suor di Suor Daniela DelDaniela Gaudio to che abilita gli apostoli ad annunciare il mistero al mondo rendendoli forti per questa missione. Il racconto biblico degli Atti è molto dettagliato nel descrivere la Pentecoste e le sue conseguenze per la Chiesa. L’effusione dello Spiri- to Santo rende gli apostoli arditi annunciatori del vangelo facendo loro comprendere tutta la portata dell’evento sal- vifico di Cristo. Nella Pentecoste, come attesta il racconto lucano, il ruolo di Maria è centrale: ella implora con le sue preghiere il dono dello Spirito ottenendo per la Chiesa nascente la forza di comprendere e attuare le esigenze del vangelo pro- clamato dal Figlio. La Lumen gentium, collegando il mistero dell’incarnazio- ne del Verbo con la manifestazione al mondo della Chiesa, sottolinea l’azione dello Spirito Santo, come forza che dà origine alla Chiesa e come sua anima e guida. L’azione dello Spirito Santo nella Chiesa si incrocia con quanto avviene in Maria perché all’origine della Chiesa c’è l’Incarnazione del Verbo. E’ questo il momento in cui nasce, come un germe, un piccolo seme, la Chiesa, in quanto Gesù viene ad abitare in mezzo a noi. E nasce, come afferma S. Agostino, nel grembo di Maria, come il principio della Chiesa, per il suo sì d’amore e di fede. Maria diventa, perciò, non solo la madre del Verbo ma anche la madre della Chiesa. Il suo fiat alla volontà di Dio viene fecondato dallo Spirito Santo come il seme del van- gelo per dare un albero rigoglioso e forte, sempre ricco di frutti per il regno di Dio. La Chiesa nasce in Maria come un germe di redenzione. Ci sono, infatti, tutti gli elemen- loro il dono dello Spirito che li costituisce e li invia alla mis- ti che costituiscono la Chiesa. C’è Cristo Gesù, che, con sione evangelizzatrice. l’incarnazione dà inizio alla sua opera di redenzione per Il Concilio descrive, quindi, in questo numero la fun- il genere umano. C’è Dio Padre, che invia il Figlio. C’è lo zione di Maria nella Chiesa, dall’Ascensione di Cristo alla Spirito Santo, che realizza l’incarnazione del Verbo. C’è la Pentecoste, e presenta, in sintonia con i testi del Nuovo partecipazione dell’uomo redento, rappresentato da Maria, Testamento, l’ultimo tratto biografico della Madre del Si- immacolata e quindi già redenta, che, con il suo sì, accoglie gnore, come perfetta «orante» che implora da Dio la discesa nel suo grembo la grazia di Dio. Da allora la Chiesa cresce e dello Spirito Santo sugli apostoli. Questo ruolo continua si sviluppa fino alla sua piena manifestazione a Pentecoste, incessantemente perché Maria, regina degli apostoli e ma- che completa gli eventi della Pasqua. dre della Chiesa, assiste e guida la comunità dei redenti con Il Concilio valorizza, dunque, l’azione dello Spirito San- la sua preghiera e la sua intercessione materna presso Dio. to e la presenza di Maria nella nascita della Chiesa. Nell’in- L’icona di Maria come orante è molto significativa. Ci carnazione, infatti, fu lo Spirito Santo a prendere Maria sot- indica il ruolo materno di Maria nella Chiesa. Come una to la sua ombra realizzando in lei la concezione nella carne madre, infatti, la Vergine Maria assiste e protegge i suoi figli del Verbo. Nella Pentecoste è di nuovo lo Spirito che, per con la sua potente preghiera. La sua presenza orante nella intercessione di Maria, compie un nuovo parto: la Chiesa, Chiesa è stata di conforto e fiducia, in ogni tempo. che si presenta al mondo come istituzione voluta da Cristo Terminata la sua missione terrena, Maria è assunta in per continuare la sua opera di salvezza. La Vergine Maria, cielo, unica, fra tutti i mortali, ad essere risorta subito dopo madre di Cristo, diventa allora madre della Chiesa, in forza la sua morte. Il Concilio afferma, in questo numero, la della sua preghiera. Ecco perché, pur non essendo un apo- dottrina dell’Assunzione gloriosa di Maria, riportando alla stolo è con i dodici nel cenacolo ed è, giustamente, chiama- lettera le parole della definizione dogmatica presenti nella ta “regina degli apostoli” perché, come cuore pulsante della Bolla Munificentissimus Deus di Pio XII. Chiesa, in preghiera assiste e guida gli apostoli ottenendo La Vergine Maria, in quanto concepita immacolata, os- 9
La Vergine Maria e la nascita della Chiesa sia senza peccato originale, per una redenzione preservati- sunta in cielo mostra ancora a tutti la potenza salvifica della va, in vista della sua futura missione di madre di Dio, non signoria di Dio con la sua vita e la sua materna intercessio- è soggetta alla condanna che il peccato comporta, ossia la ne. E come nella vita è stata unita al Figlio in ogni momento morte, intesa come separazione dolorosa dell’anima dal importante della sua opera salvifica, così ora dal cielo regna corpo col conseguente disfacimento del corpo nel sepol- insieme a Lui nelle anime in grazia, divenendo maestra e via cro. Dopo la morte, vissuta da Maria come una dormizione di santificazione per tutti i cristiani, redenti dal suo Figlio. serena, la vergine madre di Dio, immacolata e tutta santa, La Lumen gentium riprende, infine, un argomento che viene assunta subito in cielo anche col corpo. sottolinea spesso nel capitolo ottavo: la somiglianza di Il Concilio non specifica se Maria sia morta oppure sia Maria con Cristo, enunciandolo come un vero e proprio stata assunta in cielo senza morire, entrando in una que- principio mariologico. Si tratta di una somiglianza che, stione molto dibattuta gradualmente, dall’An- ma difficile da risolversi nunciazione alla glorio- per le scarse fonti a di- sa Assunzione in cielo, sposizione. Le modalità rende Maria sempre più dell’assunzione non in- immagine del Figlio. Con teressano. Interessa, in- l’Annunciazione il Verbo vece, ribadire che Maria era entrato nel grembo è assunta in cielo anima di Maria iniziando con e corpo, ossia che è ve- lei un rapporto unico e ramente risorta, come indissolubile, intimo e Cristo, suo figlio e per i profondo. Mentre Maria meriti acquisiti per la sua andava formando la na- partecipazione unica, tura umana di Cristo per come madre di Dio, alla opera dello Spirito Santo, sua opera di salvezza. Gesù formava spiritual- Per queste stesse ra- mente sua madre con la gioni viene sottolineata sua presenza santificante la gloria di Maria come elevandola ad un grado regina del cielo e della altissimo di perfezione e terra, insieme col Figlio di unione con Lui. Que- divino. A proposito del sta unione, ricca di grazia concetto di regno è ne- per la presenza, le parole, cessaria una precisazio- gli insegnamenti, i gesti ne. Il regno di Dio non e le opere compiute da è inteso come un pote- Cristo durante la sua vita re politico o temporale. terrena, continua negli Non si tratta nemmeno anni della vita nascosta a di regno in senso geo- Nazaret, negli anni della grafico. Il regno di Dio vita pubblica e special- significa la signoria di mente nei terribili gior- Dio che si esercita in ni della Passione. Con senso spirituale. Un’ani- l’Assunzione ora Cristo ma in grazia permette a porta a compimento la Dio di regnare in essa. Il conformazione di Maria creato risponde alle leggi al suo mistero di salvezza naturali stabilite da Dio e e la loro unione è vera- mostra la sua sovranità universale. Come dicevano i Padri la mente perfetta. Gesù è interamente nella Madre sua, e Ma- vera gloria di Dio è l’uomo vivente, tempio del Signore. In ria è tutta nel Figlio, per vivere e operare ancora con Lui dal quest’ottica Maria, concepita immacolata e sempre piena di cielo a servizio dell’umanità redenta. Il dogma dell’Assun- grazia, ha permesso in ogni istante della sua vita al Signore zione dice, allora, il pieno trionfo della grazia redentrice di di regnare in lei, di essere il Signore della sua vita. Divenuta Cristo. Maria è la primogenita nella grazia e la primizia dei madre del Verbo è apparsa al mondo come il tabernacolo redenti, ma, proprio per questo, è anche segno di speranza vivente più bello e più santo per il Signore. Una volta as- per tutti noi, anticipando e mostrando la gloria riservata a tutti i redenti in Cristo. 10
MagisteroLiturgica Teologia e dotttrina Sociale di P. D. Carmine Allegretti, osb Il Cammino Della Chiesa L’ azione pastorale, proposta di metodo: Lc 24, 13-35 I l paradigma di Emmaus quale proposta di metodo e di «…partirono senza indugio e fecero ritorno a Geru- sintesi pastorale, per fare ogni volta dell’esperienza eu- salemme…», l’assemblea si scioglie per ricomporsi nelle caristica il culmine e la fonte dell’esperienza cristiana, tante scelte della vita quotidiana. Come i discepoli di Em- serve per avere una comprensione dell’itinerario di fede; maus, il fedele racconta e riferisce quanto accaduto lungo per un cammino di Chiesa; per una vita in Cristo. Il punto la via dell’esperienza liturgica, e come questa si riallaccia ad di partenza è costituito dall’atteggiamento del Signore Gesù altre esperienze formative offerte dal tessuto della Chiesa. che si «mette a camminare con i discepoli...», che «spie- «a Gerusalemme, dove trovarono riuniti…»: qualun- ga loro...», che «spezza il pane…». Da quell’esperienza si que esperienza religiosa, quando è vera riconduce sempre muove la perenne esperienza della Chiesa che per celebrare verso quella Gerusalemme misticamente e realmente sim- i santi misteri si mette in ascolto della Parola di Dio quale boleggiata dal contesto della Chiesa monastica o diocesana, condizione per l’attuazione di quanto viene annunciato. dove si concretizzano i simboli della presenza degli Undici È da qui che scaturisce l’importanza del confronto con il e si realizza l’incontro con «gli altri che erano con loro». Lezionario e prima di tutto con la sua premessa: questa Per favorire la realizzazione di tutto, ecco un decalogo li- costituisce, infatti, la chiave di comprensione dell’annuncio turgico per comprendere un’esperienza sempre più piena della Chiesa. Il confronto con tutti i contenuti di tale del Mistero: accogliere con un sorriso, comunicare anche premessa offre alla Chiesa la garanzia di camminare sulle con i simboli, arredare con gusto, animare con competenza, orme del Maestro nella perenne strada di Emmaus. ascoltare con disponibilità, valorizzare i diversi linguaggi, 11
L’azione pastorale, proposta di metodo: Lc 24, 13-35 cantare con gioia, presiedere con dignità, pregare con fede, in costruzione, a partire dalla celebrazione dell’eucarestia. predicare con semplicità. In altre parole, la celebrazione non può mai rinunciare alla sua specifica identità di azione di Cristo e della chiesa, an- pastorale liturgica e la sua relazione che se non sempre si può avere la partecipazione attiva dei con il concilio fedeli che manifestano più chiaramente la natura ecclesia- le dell’azione liturgica4. Natura e azione che sono descritte E’ noto, per quanto descritto, che l’Institutio tende a of- nella Sacrosactum Concilium come un piccolo gioiello evi- frire i lineamenti dell’istruzione pastorale da trasmettere ai denziando solidi principi, per nobile semplicità, siano chiari fedeli e a presentare le norme per la celebrazione eucaristica per brevità ed evitino inutili ripetizioni; siano adattati alla a uso di coloro che ne partecipano, ma non va trascurato capacità di comprensione dei fedeli e non abbiano bisogno, che negli Ordines, in cui sono cambiate le parole essenziali generalmente di molte spiegazioni5. o la forma del La motiva- sacramento, il zione di questo libro liturgico adattamento si apre con la che, in un simile Costituzione Apo- contesto, do- stolica di Paolo vrebbe essere VI, sintesi sto- continuativo, in rica della cele- quanto le as- brazione. A tal semblee sono proposito non variegate, è sono da trala- quella di entrare sciare il lavoro nella capacità di che è stato fat- comprensione to dagli spe- dei fedeli che cialisti, infatti, smuove la par- soffermandosi tecipazione at- sull’eucarestia, tiva, che è la ri- per esempio, è sposta, posta in interessante se- atto nella cele- gnalare le fasi brazione, al mi- della prepara- stero celebrato zione nelle quali perché coloro approdarono al che lo condivi- testo n. 50 della dono, lo faccia- Sacrosactum Con- mo proprio e ne cilium, allo stes- abbiano parte. so modo per Tutto è per far quanto riguarda percepire e su- l’investigazio- scitare la com- ne pastorale1, prensione espe- essa è rappor- rienziale, cioè tata non ai gu- in che modo i sti personali del fedeli possono momento, ma appropriarsene a quelli che ha di ciò che il rito identificato e ri- trasmette: acco- badito l’efficacia glienza, ascolto, pastorale2 il carattere dell’Ordo Missae del Vaticano II come dono, offerta di sé, gioia e luce. Questa partecipazione at- la ragione che ne spiega la riforma3. tiva sollecitata per ritus et preces6 non ha bisogno di molte Pertanto questa riforma dal carattere pastorale non è spiegazioni (SC 34), perché la mistagogia mira a far crescere una semplice modifica per una giusta funzionalità del rito, la comunione con Cristo, di cui la partecipazione alla mensa ma è stata condotta come modello fondamentale per la fi- eucaristica è segno e pegno7. nalità dell’assembla, cioè essere in continuo divenire, in fieri, In sintesi partecipare attivamente significa fare tutti ciò 12
che più ci aiuta per essere vicino a Dio. La costituzione testo o una preghiera proclamata. La celebrazione stessa conciliare afferma però un dato ancora più importante, la diventa azione simbolica a diversi livelli, mediante l’anima- partecipatio di cui si parla non si può separare dall’azione zione. rituale poiché piena, consapevole e attiva8, termini dell’as- Animare per esempio significa dare vita ad un’azione e semblea che celebra l’azione rituale stessa in quanto asso- il primo animatore è colui che presiede, significa dare im- ciati ai verbi della pastorale, il conoscere, il sentire e l’agire9, pegno alla comunità perché di quest’azione essa è soggetto e punti di equilibrio della natura dell’azione pastorale in cui attivo. Chi vuole animare una liturgia deve caricarsi di un il popolo di Dio vive la liturgia come ciò a cui si partecipa, impegno di competenza e conoscenza, deve rendersi conto azione che chiede il servizio e coinvolge atti e ministeri. del progetto che la Chiesa gli propone, deve saper legare la celebrazione e l’anno liturgico, deve saper coinvolgere il Caratteri di una celebrazione cristiana: gruppo di animazione liturgica, leggere i testi e i significati l’azione pastorale dei riti, deve saper dare il programma in mano ai fedeli, deve prevedere e mettere in opera una regia con gli elemen- Un atto di culto è risonanza in noi dell’azione salvifica ti necessari dei vari ministeri e dell’assemblea. di Cristo operata in noi ed è risposta dei fedeli a questa ini- Questa regia comprende l’accoglienza, la preparazione ziativa divina. È azione di Dio e opera umana, per questo dell’ambiente, alla distribuzione dei sussidi, tutto rientra in parliamo anche di liturgia come mistero. La celebrazione un unico ambito (i servizi tecnici, la trasmissione dei mi- ha come fondamento il segno della riunione dei credenti in crofoni, i servizi fotografici, ecc.); il servizio della Parola, assemblea e si realizza attraverso la Parola del Signore che le introduzioni alle letture e alla preparazione dei lettori, la convoca mediante i riti, gli atteggiamenti, i gesti, la preghie- voce, il tono, le pause, la lettura delle parole chiave, tutto è ra presidenziale e comunitaria. La celebrazione è sempre per far comprendere che leggere un testo liturgico-biblico epifania della Chiesa, perché è messa in opera di tutto il non è facile oppure far capire che un testo liturgico non è popolo sacerdotale di Dio. La caratteristica di ogni celebra- un testo giuridico. Il servizio del canto, la musica, gli stru- zione è di lodare e ringraziare il Signore e rendere piena la menti, la scelta dei canti, la verifica per vedere se un canto comunione con Dio mediante gli stessi elementi costitutivi, funziona o meno, l’esecuzione stessa del canto, il rapporto perché tutto rientra nell’ordine della Trinità. tra la Schola e l’assemblea sono da preparare e verificare. Il Per esempio, se la celebrazione è manifestazione della servizio all’altare svolto dagli accoliti e dai ministri richie- Chiesa, ci si può chiedere come celebrare. Nella celebrazio- de una preparazione rituale e spirituale, lo stesso vale per ne pre-conciliare era importante l’esatta ripetizione del rito il servizio della carità, la raccolta delle offerte, la loro de- secondo le rubriche, ora invece c’è un modello da elaborare stinazione, l’offertorio, ecc., tutto serve per verificare pe- secondo un progetto, con testi propri. Tutto questo richie- riodicamente le celebrazioni nel loro insieme, nei suoi vari de competenza da parte di tutti, completa e globale, signi- aspetto, insomma la liturgia, l’azione pastorale, è scuola non fica produrre un effetto voluto per ritus et preces, dunque solo della celebrazione, ma è modo di vivere la propria fede la liturgia non è ripetitiva, ma è creatività che rende vivo un personale. 1 «Per conservare la sana tradizione e aprire la via a un legittimo progresso, la revisione delle singole parti della liturgia deve essere sempre preceduta da un’accurata investigazione teologica, storica e pastorale», Concilio Vaticano II, Sacro- sactum Concilium n. 23, 21. 2 Concilio Vaticano II, Sacrosactum Concilium n. 49, 30. 3 G. Cavagnoli, «La riforma dei riti: la parola al concilio», RPL (Rivista di Pastorale Liturgica) 6 (2013) 10-14. 4 R. Falsini, Ordinamento Generale del Messale Romano, Ed. Messaggero, Padova 2005, n. 19, 115. 5 Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, n. 34, 24. 6 Molto interessante è l’articolo di S. Maggiani perché secondo il suo contributo «suscita meraviglia che la partecipazione al mistero pasquale di Gesù Cristo debba essere soprattutto interiore e spirituale, quando ci sembrava di aver capito che nella liturgia per mezzo dei segni sensibili, viene significata e, in modo ad essi proprio, realizzata la santificazione dell’uo- mo e viene esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale (SC 7), e che vi è stata una riforma liturgica perché da un nuovo ordinamento di testi e di riti le sante realtà, da essi significate, siano espresse chiaramente (SC 21); e che partecipare al memoriale della morte e resurrezione di Cristo, significa per la chiesa che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori, ma che comprendendo bene per mezzo dei riti e delle preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente (SC 48)», S. Maggiani, «La piena par- tecipazione alla liturgia e la funzione dei riti», RPL (Rivista di Pastorale Liturgica) 1 (2013) 54-62. 7 G. Cavagnoli, «La riforma dei riti: la parola al concilio», RPL (Rivista di Pastorale Liturgica) 6 (2013) 17-19. 8 Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, n. 48, 30. 9 M. Gallo, «Sacerdozio regale, popolo santo», RPL (Rivista di Pastorale Liturgica) 1 (2013) 36-40. 13
Pietà popolare La Vergine Maria nel Direttorio O ggi, nella società moderna, si constata una sem- pre maggiore attenzione ed una più consapevole sensibilità verso tutte le espressioni della pietà, della fede e della cultura popolare. Come base e fondamento della presente trattazione mi sembra di fare cosa buona evidenziare quanto san Paolo VI, nella sua esortazione apostolica del 1975, osservava sulla pietà popolare parlando di una vera e propria risco- perta e presentava anche una significativa valutazione del fenomeno (Evangelii Nuntiandi), così come è ovvio citare i documenti conciliari: la Sacrosanctum Conci- lium, la Costituzione dogmatica della Lumen Gentium (cap VIII) e quella pastorale della Gaudium et Spes e, nel 2001, il Direttorio sulla pietà popolare e liturgia. Questa energia di pensieri ha nutrito ulteriori confronti con la questione pietà popolare mariana e getta nuova luce sulla profondità del tema e motiva reazioni positive e tutto ciò che di costruttivo sembra ora emergere. Certamente la pubblicazione dell’Esortazione Apostolica Marialis Cul- tus con le sue ferme considerazioni, come vedremo, è sta- I pellegrini provenienti da Forino (AV) mentre salgono la scalinata to un avvenimento fondante perché ha dato una purezza tamente i suoi limiti. È frequentemente aperta alla penetrazione di nuova originale al culto cristiano. molte deformazioni della religione, anzi di superstizioni. Resta spes- Si è operato anche un discernimento circa l’Anno Ma- so a livello di manifestazioni cultuali senza impegnare un’autentica riano, voluto e proclamato da san Giovanni Paolo II da adesione di fede. Può anche portare alla formazione di sè e mettere in giugno ad agosto 1987 e, anche l’enciclica Redemptoris pericolo la vera comunità ecclesiale (Evangelii Nuntiandi 48). Mater, detta la Magna Charta, dello stesso anno, ha affer- “Ma se è ben orientata, soprattutto mediante una pedagogia di mato, con spirito sempre nuovo, la pietà popolare verso la evangelizzazione, è ricca di valori. Essa manifesta una sete di Dio Vergine Maria. Restano tuttavia problemi aperti oggi, ma che solo i semplici e i poveri possono conoscere; rende capaci di gene- influendo sulla prassi, possiamo dire che la figura di Maria rosità e di sacrificio fino all’eroismo, quando si tratta di manifestare appassiona sempre nuovamente, e che il silenzio arcigno la fede; comporta un senso acuto degli attributi profondi di Dio: la su di lei è avvertito come stimolo di pastorale sempre nuo- paternità, la provvidenza, la presenza amorosa e costante; genera at- va. teggiamenti interiori raramente osservati altrove al medesimo grado: Con il presente contributo non desidero offrire un pazienza, senso della croce nella vita quotidiana, distacco, apertura quadro esaustivo di come si celebra oggi Maria. Ma so- agli altri, devozione. A motivo di questi aspetti, Noi la chiamiamo prattutto con i documenti magisteriali circa il culto ma- volentieri «pietà popolare», cioè religione del popolo, piuttosto che riano cercherò di valorizzare problemi sempre aperti che religiosità (EN 48). esigono approfondimenti anche in campo liturgico. La carità pastorale deve suggerire a tutti quelli, che il Signore ha posto come capi di comunità ecclesiali, le norme di comportamento nei Ecco alcune espressioni fondamentali: confronti di questa realtà, così ricca e insieme così vulnerabile. Prima 1. Evangelii Nuntiandi di tutto, occorre esservi sensibili, saper cogliere le sue dimensioni inte- “…si trovano presso il popolo espressioni particolari della ricerca riori e i suoi valori innegabili, essere disposti ad aiutarla a superare di Dio e della fede. Per lungo tempo considerate meno pure, talvolta i suoi rischi di deviazione. Ben orientata, questa religiosità popolare disprezzate, queste espressioni formano oggi un po’ dappertutto l’og- può essere sempre più, per le nostre masse popolari, un vero incontro getto di una riscoperta”; “La religiosità popolare, si può dire, ha cer- con Dio in Gesù Cristo. (EN 48). È necessario partire da questa esortazione di s. Paolo 14
di Riccardo Luca Guariglia Abate Ordinario di Montevergine sulla pietà popolare e liturgia (II) di equilibrio che rifugge dalle false esagerazioni come la grettezza della mente nel considerare la singolare dignità della madre di Dio (cfr Lumen Gentium). Difatti la Lumen Gentium al capitolo 67 invita i predicatori e i fedeli a favorire in modo speciale il culto liturgico verso la Beata Vergine. Così ad un’attenta valutazione non sfugge che nel- la liturgia si trovano molti elementi utili per la forma- zione a una vera pietà mariana. 1.1 La Marialis Cultus afferma che: “la riforma post-con- ciliare, come già nei voti del movimento liturgico, ha considerato con adeguata prospettiva la Vergine nel mistero di Cristo e, in armonia con la tradizione, le ha riconosciuto il posto singolare che le compete nel culto mariano, quale santa Maria ed alma cooperatrice del Re- dentore” (MC 15). Pertanto le celebrazioni mariane, inserite nel ciclo cri- stologico, scandiscono l’anno liturgico: del chiostro della foresteria. “Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, VI per superare un atteggiamento di incomprensione e la Santa Chiesa venera con particolare amore Maria ss. Madre di di disprezzo verso la pietà popolare, atteggiamento di Dio, congiunta indissolubilmente con l’opera della salvezza del Figlio gretto orgoglio e da freddo razionalismo astratto (LG suo; In Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, 67), che induce al rifiuto globale e a istanze e domande ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò circa preconcetti sulle varie manifestazioni della religiosità che essa, tutta, desidera e spera di essere” (Sacrosanctum Con- del popolo. cilium 103). Le domande possono essere formulate in questi termi- Così continua la Marialis Cultus: “la possibilità di una ni: si può trovare un punto di incontro oppure operare una frequente commemorazione liturgica della Vergine con il ricorso alla comunione fra la cultura e la pietà popolare, fra la liturgia memoria di santa Maria in sabato”: memoria antica e discreta, che e le varie devozioni che si sviluppano e vivono presso il la flessibilità dell’attuale calendario e la molteplicità di formulari del popolo cristiano? Possiamo definire che la pietà popolare messale rendono sommamente agevole e varia” (MC 16). in altri è il culto nella Chiesa, mentre la liturgia è il culto della termini ogni messa dovrà assumere sempre di più un tono Chiesa? E la pietà può essere strumento di impegno del di- mariano, non solo perché le preci eucaristiche contengono scorso liturgico e fare da tramite tra la cultura e la liturgia? una significativa memoria della memoria della beata Maria Vergine Si può armonizzare il culto ad extra ecclesiale con quello (MC 10), ma anche perché Maria è il “modello dell’atteggia- ad intra ecclesiale? mento spirituale con cui la Chiesa celebra e vive i divini misteri” Pilastro della pietà popolare, riproposta dal Concilio (MC 16). nei suoi fondamenti biblici e dottrinali, la devozione ma- riana esige oggi un rinnovamento pastorale, che per Indicazioni queste della Marialis cultus che educano a essere serio dovrà appoggiarsi sui dati della tradizione e una pietà popolare liturgica di profonda spiritualità maria- della fede ecclesiale. na e costituiscono ragione di una efficace forza santificatri- Il tema della pietà popolare ha bisogno innanzitutto di ce, di respiri ecclesiali, non di realtà egoistiche ma comunita- chiarezza terminologica: non deve essere confusa né con la rie, di forza cristocentrica perché le celebrazioni sono inserite nozione di sensus fidelium né con quella di popolo di Dio né nei misteri di Cristo, liturgia colma sul mistero pasquale; offuscare il culto liturgico, atteggiamento di mancanza teologica per il suo linguaggio esplicito e diretto a Dio. 15
Pietà popolare “Ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote evangelici che essa presenta; per la meditazione orale e interiore che e del suo corpo che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nes- la definisce; per la tradizione e la diffusione che la rende umile e sun’altra azione della Chiesa, allo stesso titolo e allo stesso grado, ne sincera…” uguaglia l’efficacia” (SC 7). 2. Direttorio ecclesiale sulla pietà popolare e liturgia. 1.2 Pietà popolare mariana che non si esaurisce nella L’intero capitolo V del Direttorio, che si trova nella se- sola partecipazione liturgica (cfr SC 12). conda parte e si compone dai numeri 183 al 207 definisce Già Leone XIII la Venerazione per la con le encicliche sul madre del Signore e rosario, San Giovan- spiega in modo or- ni XXXIII con la ganico la realtà della Grata Recordatio, pietà popolare maria- e con la lettera apo- na come deve essere stolica sul Rosario vissuta nella Chiesa della Santissima Ver- e il suo rapporto con gine Maria del 1961, la liturgia, che regola il Religioso Conte- il culto ufficiale della gno, ha proposto un comunità dei seguaci “piccolo saggio di devoti di Gesù nostro Si- pensieri, distribuiti per gnore. ogni decina del rosa- Ecco alcuni rio, con riferimento alla principi importan- triplice accentuazione: ti: Mentre la SC 13 Mistero, riflessione, in- parla di pii esercizi tenzione”. del popolo cristiano San Paolo VI ave- e sacri esercizi, il Di- va già avuto modo di rettorio preferisce la sottolineare la pre- categoria pietà popola- ghiera del rosario re. E i criteri generali nella sua enciclica applicati da SC 13 ai Mater Christi del pii esercizi sono dal 1966, importante Direttorio estesi alla preghiera e la suggerì pietà popolare, senza a tutta la Chiesa per dimenticare le distin- implorare la pace. zioni da fare al suo San Giovanni Pa- interno. (Maggioni olo II nell’udienza C., Cosa significa edu- generale dell’otto- care alla pietà popolare, bre 1979 ha distribu- in RL, 6 (2002), 961- ito parole efficaci: “il 980) rosario è la mia preghie- “La pietà popolare ra prediletta. Preghiera verso la beata Vergine, meravigliosa! Meravigliosa nella sua semplicità e nella profondità… varia nelle sue espressioni e profonda nelle sue motivazioni, è un fatto sullo sfondo delle parole Ave Maria passano davanti agli occhi ecclesiale rilevante e universale. Essa sgorga dalla fede e dall’amore dell’anima i principali episodi della vita di Cristo”. del popolo di Dio verso Cristo, Redentore del genere umano, e dalla San Paolo VI anch’egli in un’udienza del 1966 così percezione della missione salvifica che Dio ha affidato a Maria di descriveva la recita del rosario: “questa popolare maniera di Nazaret, per cui la Vergine non è solo la Madre del Signore e del devozione, conserva tanti pregi degni di essere coltivati anche nella Salvatore ma anche, sul piano della grazia, la Madre di tutti gli uo- spiritualità di oggi: per il ritmo litanico con cui si svolge; per i temi mini (Direttorio sulla pietà popolare e liturgia n. 183). 16
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