STAGIONE ARTISTICA 2019/20 - Teatro Chiabrera

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STAGIONE ARTISTICA 2019/20 - Teatro Chiabrera
Città di Savona

STAGIONE
ARTISTICA
2019/20
STAGIONE ARTISTICA 2019/20 - Teatro Chiabrera
teatro comunale

CHIABRER A
S TA G I O N E A R T I S T I C A 2 019 / 2 0
STAGIONE ARTISTICA 2019/20 - Teatro Chiabrera
ncora una volta la stagione del Teatro Chiabrera offre una programmazione di alto profilo, presentando in
           particolare testi contemporanei o del Novecento senza dimenticare le importanti ricorrenze che cadono
           in questa stagione: dal recital leopardiano di Gabriele Lavia per il bicentenario de “L’Infinito” ai 250 anni
dalla nascita di Beethoven, omaggiato in quattro concerti nel 2020, anno in cui si ricorda, con Vittorio Sgarbi, anche
il quinto centenario della scomparsa di Raffaello. Ci attende, dunque, una stagione che, celebrando la letteratura
contemporanea, il cinema d’autore e i grandi maestri dell’arte e della musica saprà, ne siamo certe, trovare il gradimento
degli appassionati e attrarre nuovi spettatori.

Un sentito ringraziamento, come sempre, va alla Direzione e a tutto il pubblico che sostiene l’attività del Teatro
applaudendo gli artisti ospiti del palcoscenico cittadino.

                                                                                                  IL SINDACO DI SAVONA
                                                                                                    Ilaria Caprioglio

                                                                                               L’ASSESSORE ALLA CULTURA
                                                                                                    Doriana Rodino
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stagione artistica si articola in quattro rassegne per sessantacinque rappresentazioni. Il programma
                 della prosa comprende quattordici titoli con il consueto interscambio tra teatro, cinema e televisione
                 e la “circolarità” di molti degli interpreti tra i tre mondi, da Alessio Boni a Vinicio Marchioni, da
Giuseppe Zeno ad Ambra Angiolini, da Luisa Ranieri a Massimiliano Gallo, da Ale & Franz a Stefania Rocca e la
presenza di alcune significative figure del teatro italiano, da Gabriele Lavia a Geppy Gleijeses, da Moni Ovadia a Leo
Gullotta unitamente a due protagonisti, su lati opposti, del dibattito culturale nazionale quali Michele Serra e Vittorio
Sgarbi. Tanti i testi di autori contemporanei da Peter Shaffer a Johnna Adams, da Terence Rattigan a Mark Haddon
nella riscrittura di Simon Stephens, da Maurizio De Giovanni a Francesco Niccolini nel libero adattamento del “Don
Chisciotte” cervantino e a Leo Muscato che scompone e ricrea il “Romeo e Giulietta” shakespeariano mentre
Gabriele Lavia resta saldamente ancorato ai “Canti” leopardiani. Due gli omaggi al cinema con cammini inversi:
“Amadeus”, universalmente noto per il film di Milos Forman, è in realtà partito dal testo teatrale di Peter Shaffer
mentre “I Soliti Ignoti”, grande classico del cinema italiano di Mario Monicelli, è la prima riscrittura teatrale della
sceneggiatura di Monicelli, Cecchi D’Amico, Age & Scarpelli. Apre la stagione “Don Chisciotte” nell’adattamento di
Francesco Niccolini del celebre romanzo di Cervantes, con drammaturgia e regia a più mani a partire da quelle del
protagonista Alessio Boni in un’inedita coppia con un Sancho assai singolare, l’attrice turca Serra Yilmaz, nota per
le sue partecipazioni a film di Ferzan Özpetek. Lo spettacolo, vero successo della scorsa stagione, riesce in due
ore a trasmettere il senso del romanzo e delle sue inesauste domande sui confini della fantasia e dell’ideale etico.
“Amadeus” è la pièce teatrale scritta nel 1978 dal drammaturgo inglese Peter Shaffer e diventata film di grande
successo nel 1984 per la regia di Milos Forman. Non interessato alla verità storica (inesistenti i contrasti con Salieri,
leggendario l’avvelenamento di Mozart, ecc.) il testo si interroga, piuttosto, sulla “gratuità” e inesprimibilità del genio
e la sua inarrivabilità da parte di chi possiede “solo” il talento. Questa edizione, che si avvale della presenza non
comune di un padre e figlio nella vita reale, Geppy Gleijeses (Salieri) e Lorenzo (Mozart), con i suoi possibili riverberi
interpretativi, è affidata alla regia di un cineasta di fama internazionale quale Andrej Konchalovskij. “Pensaci,
Giacomino!”, tra i testi pirandelliani (1916) non troppo frequentati, mancava dal 1994 (protagonista Ernesto Calindri).
Eppure l’acre denuncia del perbenismo e bigottismo di una società dell’apparenza non sembra proprio così lontana.
E la lotta, prima solitaria, del professor Toti, un Leo Gullotta ammirevole tra ironia e drammaticità, per far comprendere
al giovane Giacomino i reali valori della vita e quindi portarlo ad assumere le sue responsabilità di uomo e padre,
dischiude una speranza finale così rara nel pensiero dello scrittore agrigentino. Un inedito appuntamento con la
grande tradizione del cinema italiano è la prima versione teatrale, a cura di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli,
della sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Cecchi D’Amico e Age & Scarpelli, de “I Soliti Ignoti”, film del 1958 di
Mario Monicelli entrato nella storia del costume. Toccherà alla regia di Vinicio Marchioni, anche protagonista con
Giuseppe Zeno, il compito non facile di governare la sua “banda” mantenendosi in equilibrio tra divertimento e
sentimento, tra fedeltà e novità. Con “The Deep Blue Sea”, un testo dell’inglese Terence Rattigan del 1952 molto
rappresentato nel Regno Unito (anche nel 2016 al National Theatre londinese), Luca Zingaretti e Luisa Ranieri hanno
scelto, lo scorso anno, di tornare a teatro lui nelle vesti di produttore e regista e lei in quelle della protagonista. Il
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“profondo mare blu” è quello nel quale Hester rischierà di inabissarsi per amore dopo aver lasciato la confortevole        della scomparsa, con Raffaello e Michele Serra che con disincantata ironia, parlando della sua quotidiana “bottega
condizione di moglie dell’“upper middle class”. Che cosa, ciascuno di noi, è disposto a sacrificare per un (nuovo)         di scrittura”, disegna un vitale affresco della nostra contemporaneità. Per l’operetta Corrado Abbati riprende “Il
amore? Ancora una volta il “femminile” saprà dare la risposta. Maurizio De Giovanni, assai noto per la serie del           pipistrello” di Johann Strauss figlio, uno dei massimi capolavori “danubiani” secondo per allestimenti alla sola “Vedova
Commissario Ricciardi e de “I bastardi di Pizzofalcone”, ha scritto la sua prima commedia, “Il silenzio grande”, e l’ha    allegra”, al quale affianca, per il centenario, la toscana “Acqua cheta” di Giuseppe Pietri, mentre Stefano Giaroli si
affidata alla regia di Alessandro Gassmann. Lo spettacolo ha debuttato al recente Napoli Festival con Massimiliano         misura, per la prima volta, con la rara “Una notte a Venezia” anch’essa di Johann Strauss figlio. Due gli appuntamenti
Gallo nei panni dello scrittore Valerio e Stefania Rocca in quelli della moglie. Uno scrittore che non pubblica più        con il Balletto di Milano, il natalizio “Schiaccianoci” čajkovskiano e un percorso originale e stimolante lungo il
niente da vent’anni, chiuso in una stanza foderata di libri in una casa troppo grande che, ormai, tocca vendere. La        Novecento francese, da quello anteguerra con l’immancabile Boléro alla Parigi degli anni cinquanta degli
vita dei figli che irrompe con la loro richiesta di ascolto, una fedele e protettiva cameriera, una moglie che cerca di    chansonniers, da Brel alla Piaf ad Aznavour in una fresca e seducente coreografia che ha valso ad Adriana Mortelliti
comunicare. Ma, come rivelerà il colpo di scena finale, il “grande silenzio” è quello che ammutolisce le famiglie, ne      il Premio Danza Rieti. La stagione musicale, particolarmente importante, affianca pianisti e formazioni cameristiche
separa i sentimenti e rende incapaci di dirsi in tempo quello che sarebbe stato, invece, necessario. “Nati sotto           di rango internazionale con la dovuta attenzione alla ricorrenza nel 2020 dei 250 anni dalla nascita di Beethoven ed
contraria stella” è una riscrittura originale del “Romeo e Giulietta” shakespeariano realizzata oltre dieci anni fa da     un programma Mozart-Salieri in congiunzione con le rappresentazioni di “Amadeus”. Per Beethoven si avrà la
Leo Muscato, anche regista, e ampiamente lodata dalla critica negli allestimenti precedenti. Sette vecchi comici           possibilità di ascoltare tre sinfonie in assai diverse forme: la Sofia Sinfonietta, titolato complesso bulgaro, eseguirà
girovaghi, al maschile secondo lo spirito elisabettiano, capitanati ora da Ale & Franz, si incaricano di recitare la
                                                                                                                           con l’organico consueto la Sinfonia n. 3 “Eroica”, successivamente I Solisti di Zagabria, formazione storica con tour
“dolorosa storia” a tutti ben nota, e nonostante il rubarsi o perdere le battute, i suggerimenti intempestivi, i piccoli
                                                                                                                           in tutto il mondo in oltre sessanta anni di attività, con la stella croata Martina Filjak, Premio Cleveland, Viotti e Canals,
battibecchi, le gelosie e le ripicche, il racconto che procede pur comicamente involontario, approda all’“autenticità”
                                                                                                                           eseguiranno la Sinfonia n. 1 nella trascrizione per archi realizzata dal loro primo violino Sreten Krstić (già
del teatro e si consegna alla commozione. “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” di Mark Haddon è stato,
                                                                                                                           “konzertmeister” dei Münchner Philharmoniker) e il Concerto n. 3 per pianoforte ed infine uno dei più celebri e longevi
fin dal suo apparire nel 2003, un best seller mondiale. Nel 2013 è stato oggetto di una fortunata riscrittura teatrale
                                                                                                                           duo pianistici europei, Bruno Canino ed Antonio Ballista, proporranno (come nel 1985!) la Sinfonia n. 9 nella
da parte di Simon Stephens (sette Laurence Olivier Awards, in scena ancora lo scorso anno a Londra) soprattutto
                                                                                                                           trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt. A completare l’omaggio a Beethoven, Vitaly Pisarenko, pianista russo-
per la capacità drammaturgica di distribuire ai vari personaggi il racconto che nel romanzo è affidato alla sola voce
                                                                                                                           ucraino, ora londinese, Premio Liszt 2008 eseguirà a contrasto le sonate “Tempesta” e “Chiaro di luna” oltre all’amato
del protagonista. Lo scorso anno il Teatro dell’Elfo, con la regia di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni arricchita dei
                                                                                                                           ungherese e Chopin. Molto originale ed accattivante il programma di Giuseppe Albanese, già ospite con orchestra,
video di Francesco Forgia, ne ha realizzata un’edizione apprezzatissima anche dal pubblico più giovanile grazie alla
                                                                                                                           in un “invito alla danza” da Weber alla “Coppelia” di Delibes, dalla Suite de “Lo Schiaccianoci” čajkovskiano a quella
presenza di uno straordinario Daniele Fedeli. L’indagine di Christopher, quindicenne con la Sindrome di Asperger,
                                                                                                                           de “L’uccello di fuoco” di Stravinskij fino a “La Valse” di Ravel. A seguire le date di “Amadeus”, Camerata Ducale e
partendo dalla morte del cane Wellington arriverà a chiarire un mistero molto più importante che gli consentirà,
grazie ai suoi amati numeri, un accomodamento con la realtà prossima ventura. Alla stagione “maggiore” si aggiunge,        Guido Rimonda, con il suo Stradivari “Le noir”, sono impegnati in un programma mozartiano che prende per mano
come sempre, un ciclo di spettacoli assai diversi tra loro per temi e forme espressive. Gabriele Lavia torna mettendosi    il pubblico dalla “Serenata Notturna” al Concerto n. 3 per violino e che include un omaggio, contenuto ma significativo,
“a servizio” dei “Canti” di Leopardi, nel bicentenario de “L’Infinito”, in un percorso che mette in luce la sua profonda   allo “sconfitto” Antonio Salieri. Aprono e chiudono la stagione gli appuntamenti più significativi: in coda tornano le
conoscenza critica ed adesione alla poetica dell’autore marchigiano mentre Lucilla Giagnoni porta a compimento             “Quattro Stagioni” di Vivaldi, assenti dal 1993, con Gli Incogniti della violinista francese Amandine Beyer, uno dei
la sua “esalogia” con “Magnificat” ultima tappa di una ricerca sulla forza generatrice del Femminile partita dalla         gruppi più importanti a livello internazionale nell’interpretazione barocca pluripremiato dalla critica discografica
dantesca “Vergine Madre” (che, per l’occasione, sarà replicata in testa al dittico) e che ha attraversato, tra i tanti,    specializzata; in testa un altro dei concerti dei “maestri” del pianoforte che hanno caratterizzato ogni anno le stagioni,
Omero e Sofocle, “Apocalisse” e Shakespeare, S. Francesco d’Assisi e Collodi, Cervantes e Ariosto. Spetta ad               il russo Arcadi Volodos in un programma “colto” che intreccia musica e letteratura tra la “Humoreske” di Schumann
Ambra Angiolini e Ludovica Modugno cercare di sciogliere “Il nodo” (2012) dell’americana Johnna Adams, un testo            che richiama Jean Paul e il Liszt dei Sonetti del Petrarca, del mito di Ero e Leandro e dei Fioretti di S. Francesco.
a due molto urticante e per niente consolatorio sulla responsabilità degli educatori (genitori, insegnanti) nel tempo
del web e dei social mentre Moni Ovadia con la sua “band” celebra i venticinque anni di “Oylem Goylem” in una
nuova incursione tra musica klezmer e l’indomabile “witz” ebraico proprio nel Giorno della Memoria. Chiudono il                                                                                                              IL DIRETTORE DEL TEATRO
programma due proposte “eccentriche” e di universi opposti: Vittorio Sgarbi ora alle prese, per il quinto centenario                                                                                                              Roberto Bosi
STAGIONE ARTISTICA 2019/20 - Teatro Chiabrera
Indice

                                                                              Calendario                                                                           pag.   17

                                                                              Teatror agazzi 2020                                                                  pag.   23

                                                                              Teatro
                                                                              19-20-21 Novembre, ore 21 (turni A-B-C)
                                                                              “DON CHISCIOTTE” di Francesco Niccolini da Miguel De Cervantes Saavedra              pag.   27

                                                                              25 Novembre, ore 21 (turno D)
                                                                              “LAVIA DICE LEOPARDI” da Giacomo Leopardi                                            pag.   29

                                                                              3-4-5 Dicembre, ore 21 (turni A-B-C)
                                                                              4-5 Dicembre, ore 10.30 (studenti)
                                                                              “AMADEUS” di Peter Shaffer                                                           pag.   31

                                                                              10 Dicembre, ore 21 (turno D)
                                                                              “L’AMACA DI DOMANI” di Michele Serra                                                 pag.   33

                                                                              17-18-19 Dicembre, ore 21 (turni A-B-C)
Lo spazio ideale in cui ritrovare equilibrio, energia, bellezza e armonia     “PENSACI, GIACOMINO!” di Luigi Pirandello                                            pag.   35
interiore. Nel cuore della città, il luogo dove dedicarsi completamente
alla cura della propria persona, dal benessere psicofisico alla bellezza,     8-9-10 Gennaio, ore 21 (turni A-B-C)
per coltivare e mantenere, giorno dopo giorno, salute e relax.                “I SOLITI IGNOTI” di Grosso-Piciarelli da Monicelli-Cecchi D’Amico-Age & Scarpelli   pag.   37

                 L A N UOVA STAGION E DEL BE N ESSE R E .                     15 Gennaio, ore 21 (turno D)
                                                                              “IL NODO” di Johnna Adams                                                            pag.   39
                 CORSO BIGLIATI, 7 · PASSEGGIATA DEGLI ARTISTI
                                                                              21-22-23 Gennaio, ore 21 (turni A-B-C)
                 ALBISSOL A MARINA (SV)
                                                                              “THE DEEP BLUE SEA” di Terence Rattigan                                              pag.   41
                 INFORM A ZIONI E PRENOTA ZIONI:   019 484626 · 347 4438343
                 SPA@LIDOSPARESORT.COM · LIDOSPARESORT.COM
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                                                                   27 Gennaio, ore 21 (turno D)

FABBRICA
                                                                   “DIO RIDE” di Moni Ovadia                                                            pag.   43

                                                                   3-4-5 Febbraio, ore 21 (turni A-B-C)
                                                                   “IL SILENZIO GRANDE” di Maurizio De Giovanni                                         pag.   45

PORTE, FINESTRE                                                    11 Febbraio, ore 21 (fuori abbonamento)
                                                                   12-13 Febbraio, ore 11 (studenti)

SERRANDE, CANCELLI                                                 “VERGINE MADRE” progetto di Lucilla Giagnoni
                                                                   13 Febbraio, ore 21 (fuori abbonamento)
                                                                   “MAGNIFICAT” progetto di Lucilla Giagnoni                                            pag.   47

                                                                   24-25-26 Febbraio, ore 21 (turni A-B-C-D)

                                     LE PORTE PIU’ BELLE           “NATI SOTTO CONTRARIA STELLA - ROMEO & GIULIETTA” di Leo Muscato da W. Shakespeare   pag.   49

                                                                   9-10-11 Marzo, ore 21 (turni A-B-C)
                                                                   10-11 Marzo, ore 10.30 (studenti)
                                                                   “LO STRANO CASO DEL CANE UCCISO A MEZZANOTTE” di Simon Stephens
                                                                   dal romanzo di Mark Haddon                                                           pag.   51

                                                                   23 Marzo, ore 21 (turno D)
                                                                   “RAFFAELLO” di Vittorio Sgarbi                                                       pag.   53

 NOVITA’                                                           Musica E Balletto
 PORTA BASCULANTE
                                                                   23 Novembre, ore 21
                                                                   ARCADI VOLODOS, pianoforte                                                           pag.   57

 A MOLLE CON SPALLE RIDOTTE                                        7 Dicembre, ore 21
                                                                   CAMERATA DUCALE / GUIDO RIMONDA, violino e direttore                                 pag.   59

                                                                   14 Dicembre, ore 21 (fuori abbonamento)
                                        Località Rio Basco, 18 A
                                                                   BALLETTO DI MILANO “Lo Schiaccianoci”, musiche di P. I. Čajkovskij                  pag.   61
                                           Stella (SAVONA)
                                                                   7 Gennaio, ore 21
CONSULTA IL NOSTRO SHOP ON LINE                                    SOFIA SINFONIETTA ORCHESTRA / SVILEN SIMEONOV, direttore                             pag.   63
  www.fracchiasrl.it
STAGIONE ARTISTICA 2019/20 - Teatro Chiabrera
18 Gennaio, ore 21
GIUSEPPE ALBANESE, pianoforte                                 pag.   65

8 Febbraio, ore 21
VITALY PISARENKO, pianoforte                                  pag.   67

29 Febbraio, ore 21
I SOLISTI DI ZAGABRIA / MARTINA FILJAK, pianoforte            pag.   69

7 Marzo, ore 21 (fuori abbonamento)
BALLETTO DI MILANO “La vie en rose... Boléro”
canzoni di Aznavour, Brel, Montand, musiche di M. Ravel       pag.   71

14 Marzo, ore 21
BRUNO CANINO, pianoforte / ANTONIO BALLISTA, pianoforte       pag.   73

28 Marzo, ore 21
GLI INCOGNITI / AMANDINE BEYER, violino solista e direzione   pag.   75

Operetta
13 Dicembre, ore 21
“IL PIPISTRELLO” di Johann Strauss (figlio)                   pag.   79

17 Gennaio, ore 21
“UNA NOTTE A VENEZIA” di Johann Strauss (figlio)              pag.   81

21 Febbraio, ore 21
“L’ACQUA CHETA” di Giuseppe Pietri                            pag.   83

Informazioni Gener ali                                        pag.   85

Teatro dell’Oper a Giocosa / Orchestr a Sinfonica di Savona   pag.   89
STAGIONE ARTISTICA 2019/20 - Teatro Chiabrera
STAGIONE ARTISTICA 2019/20 - Teatro Chiabrera
Calendario

19-20-21 Novembre, ore 21 “DON CHISCIOTTE” di Francesco Niccolini da Miguel de Cervantes

      23 Novembre, ore 21 ARCADI VOLODOS, pianoforte

      25 Novembre, ore 21 “LAVIA DICE LEOPARDI” da Giacomo Leopardi

   3-4-5 Dicembre, ore 21 “AMADEUS” di Peter Shaffer
  4-5 Dicembre, ore 10.30

        7 Dicembre, ore 21 CAMERATA DUCALE / GUIDO RIMONDA, direttore e violino

      10 Dicembre, ore 21 “L’AMACA DI DOMANI” di Michele Serra                                                  17

      13 Dicembre, ore 21 “IL PIPISTRELLO” di Johann Strauss (figlio)

      14 Dicembre, ore 21 BALLETTO DI MILANO “Lo schiaccianoci”, musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij

17-18-19 Dicembre, ore 21 “PENSACI, GIACOMINO!” di Luigi Pirandello

         7 Gennaio, ore 21 SOFIA SINFONIETTA ORCHESTRA / SVILEN SIMEONOV, direttore

    8-9-10 Gennaio, ore 21 “I SOLITI IGNOTI” di Grosso-Piciarelli da Monicelli-Cecchi D’Amico-Age & Scarpelli

        15 Gennaio, ore 21 “IL NODO” di Johnna Adams

        17 Gennaio, ore 21 “UNA NOTTE A VENEZIA” di Johann Strauss (figlio)

        18 Gennaio, ore 21 GIUSEPPE ALBANESE, pianoforte

 21-22-23 Gennaio, ore 21 “THE DEEP BLUE SEA” di Terence Rattigan
27 Gennaio, ore 21 “DIO RIDE” di Moni Ovadia

   3-4-5 Febbraio, ore 21 “IL SILENZIO GRANDE” di Maurizio De Giovanni

       8 Febbraio, ore 21 VITALY PISARENNKO, pianoforte

      11 Febbraio, ore 21 “VERGINE MADRE” di Lucilla Giagnoni

   12-13 Febbraio, ore 11

      13 Febbraio, ore 21 “MAGNIFICAT” di Lucilla Giagnoni

                                                                                                 19
      21 Febbraio, ore 21 “L’ACQUA CHETA” di Giuseppe Pietri

24-25-26 Febbraio, ore 21 “NATI SOTTO CONTRARIA STELLA” di Leo Muscato da W. Shakespeare

      29 Febbraio, ore 21 I SOLISTI DI ZAGABRIA / MARTINA FILJAK, pianoforte

         7 Marzo, ore 21 BALLETTO DI MILANO “La vie en rose... Boléro”

                            canzoni di Aznavour, Brel, Piaf, Montand, musiche di Maurice Ravel

   9-10-11 Marzo, ore 21 “LO STRANO CASO DEL CANE UCCISO A MEZZANOTTE” di Simon Stephens

   10-11 Marzo, ore 10.30

        14 Marzo, ore 21 BRUNO CANINO, pianoforte / ANTONIO BALLISTA, pianoforte

        23 Marzo, ore 21 “RAFFAELLO” di Vittorio Sgarbi

        28 Marzo, ore 21 GLI INCOGNITI / AMANDINE BEYER, violino solista e direzione
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                              FABBRICA
                              PORTE, FINESTRE                        18 Febbraio, ore 9.30 e ore 10.45                                         2 Aprile, ore 10

                           SERRANDE, CANCELLI                        LA BARACCA di Bologna
                                                                     “Le Quattro Stagioni”
                                                                     testo e regia di Bruno Cappagli e Silvia Traversi
                                                                                                                                               GIALLO MARE MINIMAL TEATRO di Empoli
                                                                                                                                               “Per un attimo” Dal Big Bang alla torta della mamma
                                                                                                                                               di Margherita Hack e Vania Pucci
                                                                     musiche di Antonio Vivaldi ricomposte da Max Richter                      regia di Vania Pucci e Lucio Diana
                                                                     INDICATO PER LE SCUOLE ELEMENTARI                                         INDICATO PER IL SECONDO CICLO ELEMENTARE E LE PRIME DUE CLASSI DELLA
                                                                                                                                               SCUOLA MEDIA

                                                                     3 Marzo, ore 9.30 e ore 10.45
                                                                     COMPAGNIA STILEMA di Torino                                               17 Aprile, ore 9.30 e ore 10.45
                                                                     “Di qua e di là” Storia di un piccolo muro                                FONDAZIONE TEATRO RAGAZZI E GIOVANI di Torino
                                                                     testo e regia di Silvano Antonelli                                        “In viaggio con il Piccolo Principe”
                                                                     INDICATO PER LE SCUOLE MATERNE E IL PRIMO CICLO DELLA SCUOLA ELEMENTARE   testo e regia di Luigina Dagostino
                                                                                                                                               INDICATO PER LE SCUOLE ELEMENTARI

                                                                     5 Marzo, ore 10                                                                                                                                  23
                                                                     TEATRO GIOCO VITA di Piacenza
                                                                                                                                               23 Aprile, ore 10
                                                                     “Annibale. Memorie di un elefante”
                                                                                                                                               TEATRO CITTÀ MURATA di Como
                                                                     progetto, drammaturgia e regia di Nicola Cavallari
                                                                                                                                               “Chiamatemi Cirano!”
                                                                     INDICATO PER IL SECONDO CICLO ELEMENTARE E LE PRIME DUE CLASSI DELLA
                                                                                                                                               liberamente ispirato a “Cyrano di Bergerac” di Edmond Rostand
                                                                     SCUOLA MEDIA
                                                                                                                                               testo e regia di Stefano Andreoli
                                                                                                                                               INDICATO PER LA QUARTA E QUINTA ELEMENTARE E LA SCUOLA MEDIA
                                                                     25-26 Marzo, ore 10
                                                                     TEATRO NAZIONALE DI GENOVA/
                                                                     FONDAZIONE TEATRO RAGAZZI E GIOVANI di Torino                             29 Aprile, ore 9.30 e ore 10.45
                                                                     “Peter Pan”                                                               TEATRO GIOCO VITA di Piacenza
                                                                     drammaturgia di Giorgio Scaramuzzino, Pasquale Buonarota,                 “Il più furbo” Disavventure di un incorreggibile lupo
                                                                     Alessandro Pisci                                                          dall’opera di Mario Ramos
                                                                     regia di Giorgio Scaramuzzino                                             adattamento teatrale di Enrica Carini e Fabrizio Montecchi
                                                                     INDICATO PER LE SCUOLE ELEMENTARI                                         regia e scene di Fabrizio Montecchi
                                                                                                                                               INDICATO PER LE SCUOLE MATERNE E IL PRIMO CICLO ELEMENTARE

                                                                     27 Marzo, ore 9.30 e ore 10.45
Località Rio Basco, 18 A                                             ACCADEMIA PERDUTA/ROMAGNA TEATRI di Forlì
   Stella (SAVONA)                                                   “Pinocchio”
                                                                     di Marcello Chiarenza
                                                                     regia di Claudio Casadio
                                   CONSULTA IL NOSTRO SHOP ON LINE   INDICATO PER LE SCUOLE MATERNE E IL PRIMO CICLO DELLA SCUOLA ELEMENTARE

                                   www.fracchiasrl.it
24   Teatro 2019/20
19-20-21 Novembre, ore 21 (turni A-B-C)
NUOVO TEATRO SRL
in coproduzione con
FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSCANA
ALESSIO BONI/SERRA YILMAZ
“DON CHISCIOTTE”                 adattamento di Francesco Niccolini
liberamente ispirato al romanzo di Miguel De Cervantes Saavedra
drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer e Francesco Niccolini
con Marcello Prayer
e con Francesco Meoni, Pietro Faiella, Liliana Massari, Elena Nico, Nicolò Diana (Ronzinante)
scene di Massimo Troncanetti
costumi di Francesco Esposito
luci di Davide Scognamiglio
musiche di Francesco Forni
regia di ALESSIO BONI, ROBERTO ALDORASI E MARCELLO PRAYER

“Chisciotti e cavalieri erranti, sparpagliati per il mondo o chiusi dentro le mura, sono sempre gli stessi, quelli di un tem-
po, quelli di oggi e quelli di domani, savi e pazzi, eroi e insensati. Non sono venuti al mondo per vivere meglio o peggio.
Quando l’universo nella solitudine si abbandona alle proprie miserie, loro pronunciano parole di giustizia, d’amore, di
bellezza e di scienza. Chi si rende volontariamente schiavo non maledice l’esistenza.” (Fernando Arrabal, “Uno schiavo              27
chiamato Cervantes”)
Chi è pazzo? Chi è normale? Forse chi vive nella sua lucida follia riesce ancora a compiere atti eroici. Di più: forse ci vuole
una qualche forma di follia, ancor più che il coraggio, per compiere atti eroici. La lucida follia è quella che ti permette di
sospendere, per un eterno istante, il senso del limite: quel “so che dobbiamo morire” che spoglia di senso il quotidiano
umano, ma che solo ci rende umani. L’animale non sa che dovrà morire: in ogni istante è o vita o morte. L’uomo lo sa ed è,
in ogni istante, vita e morte insieme. Emblematico in questo è Amleto, coevo di Don Chisciotte, che si chiede: chi vorrebbe
faticare, soffrire, lavorare indegnamente, assistere all’insolenza dei potenti, alle premiazioni degli indegni sui meritevoli, se
tanto la fine è morire? Don Chisciotte va oltre: trascende questa consapevolezza e combatte per un ideale etico, eroico.
Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. E che, involontariamente, l’ha reso immortale. È forse folle tutto
ciò? È meglio vivere a testa bassa, inseriti in un contesto che ci precede e ci forma, in una rete di regole pre-determinate
che, a loro volta, ci determinano? Gli uomini che, nel corso dei secoli, hanno osato svincolarsi da questa rete - avvalendosi
del sogno, della fantasia, dell’immaginazione - sono stati spesso considerati “pazzi”. Salvo poi venir riabilitati dalla Storia
stessa. Dopotutto, sono proprio coloro che sono folli abbastanza da credere nella loro visione del mondo, da andare
controcorrente, da ribaltare il tavolo, che meritano di essere ricordati in eterno: tra gli altri, Galileo, Leonardo, Mozart, Che
Guevara, Mandela, Madre Teresa, Steve Jobs e, perché no, Don Chisciotte. (Alessio Boni)
“E io dico che Don Chisciotte e Sancho vennero al mondo affinché Cervantes potesse narrare la loro storia e io spiegarla e
commentarla, o meglio, affinché Cervantes la raccontasse e la spiegasse e io la commentassi. Può raccontare, spiegare e
commentare la tua vita, mio caro Don Chisciotte, soltanto chi è stato contagiato dalla tua stessa follia di non morire. Allora,
intercedi in mio favore, o mio signore e padrone, affinché la tua Dulcinea del Toboso, ormai disincantata dalle frustate di
Sancho, mi conduca mano nella mano all’immortalità del nome e della fama. E se la vita è sogno, lasciami sognare per
sempre!“ (Miguel de Unamuno, “Vita di Don Chisciotte e Sancho”)

Foto: Lucia De Luise                                                                                                TEATRO
25 Novembre, ore 21 (turno D)
EFFIMERA SRL
GABRIELE LAVIA
“LAVIA DICE LEOPARDI”

Lavia «dice Leopardi»: dice, perché non legge né interpreta, ma riversa sul pubblico, in un modo assolutamente personale
nella forma e nella sostanza, le più intense liriche leopardiane, da “A Silvia” a “Il passero solitario”, da “Il Canto notturno
di un pastore errante dell’Asia” a “La sera del dì di festa”. Leopardi soggiornò a Pisa nove mesi fra il 1827 e il 1828, dove
sembrò rinascere, e ritrovare un equilibrio che lo portò a stemperare di nuovo nella dolcezza dell’intuizione poetica il di-
sincanto e l’amarezza delle “Operette morali”. L’attore e regista vuole rendere omaggio al poeta, al suo soggiorno pisano,
a quella sua nuova voglia di sondare la parola e il suono in un momento della sua esistenza che si tramutò in esaltante
creatività artistica.
“Le poesie di Leopardi sono talmente belle e profonde che basta pronunciarne il suono, non ci vuole altro. Da ragazzo
volli impararle a memoria, per averle sempre con me. Da quel momento non ho mai smesso di dirle. Per me dire Leopardi
a una platea significa vivere una straordinaria ed estenuante esperienza. Anche se per tutto il tempo dello spettacolo
rimango praticamente immobile, ripercorrere quei versi e quel pensiero equivale per me a fare una maratona restando
fermo sul posto”. (Gabriele Lavia)

                                                                                                                                  29

Foto: Filippo Manzini                                                                                             TEATRO
3-4-5 Dicembre, ore 21 (turni A-B-C)
4-5 Dicembre, ore 10.30 (studenti)
GITIESSE ARTISTI RIUNITI
in collaborazione con
FONDAZIONE TEATRO DELLA TOSCANA
GEPPY GLEIJESES/LORENZO GLEIJESES
“AMADEUS” di Peter Shaffer
con Giulio Farnese e Gianluca Ferrato
regia di ANDREI KONCHALOVSKIJ

“Amadeus” è la storia di una feroce gelosia
Il dramma racconta il presunto tentativo, senza fondamento storico, del compositore italiano Antonio Salieri di distruggere
la reputazione, e non solo, dell’odiato avversario Wolfgang Amadeus Mozart. Per l’ultima rielaborazione della leggenda
romantica, già raccolta da Puskin e messa in musica da Nikolaj Rimskij-Korsakov, secondo la quale Wolfgang Amadeus
Mozart, artista puro, genio innato, sarebbe stato vittima del geloso Antonio Salieri, Peter Shaffer ha fatto del musicista
italiano non tanto un rivale del giovane salisburghese, almeno per quanto riguarda il successo, quanto piuttosto un moralista
che possiede lo sterile talento del critico. Salieri ha infatti promesso a Dio una vita intemerata in cambio dell’eccellenza
musicale, ma il suo mondo crolla davanti alla scoperta dei doni che sono stati concessi a una creatura in apparenza turpe
e lasciva, doni della cui portata egli è il solo a rendersi conto. Il suo gesto vuole essere pertanto una sorta di grandiosa    31
vendetta privata contro Dio che si è preso beffa di lui, ma neanche compiendola riuscirà a passare alla Storia. Dopo aver
conosciuto fin dalla prima londinese del 1978 il maggior successo della sua carriera, Peter Shaffer (Liverpool 1924-Cork
2016) ha continuato a riscrivere il testo di “Amadeus”, che fu profondamente modificato per l’edizione americana, diretta,
come quella inglese, da Peter Hall, e quindi per la successiva ripresa londinese del 1981. Nel 1984 arriva il trionfo inter-
nazionale del film omonimo, diretto da Milos Forman. La figura portante dello spettacolo è Salieri, interpretato da Geppy
Gleijeses, uno dei più grandi attori italiani. Salieri ammira il genio ed il respiro immortale delle “partiture senza nemmeno
una correzione” di Mozart, ma coglie l’occasione dell’insuccesso del rivale per infliggergli un lungo calvario esistenziale,
fisico e morale, fino a provocarne la morte. Salieri non è visto come un uomo perfido ma come un uomo disperato. Mozart,
interpretato da Lorenzo Gleijeses (vincitore del premio UBU nel 2006 come “Nuovo attore emergente”, diretto in passato
da registi del calibro di Ejmuntas Nekrosius, Nikolaj Karpov, Alfredo Arias, Julia Varley e Eugenio Barba) è ingenuo e rigido
nelle sue convinzioni e prigioniero del proprio genio. Se il personaggio di Mozart risulta essere frutto di uno scherzo della
natura, quello di Salieri, ieri come oggi, ha purtroppo valenza universale.
Mediocri di tutto il mondo - ora e sempre - vi assolvo tutti. Amen

                                                                                                                TEATRO
10 Dicembre, ore 21 (turno D)
SPA LIVE
in collaborazione con
TEATRI UNITI
MICHELE SERRA
“L’AMACA DI DOMANI”
Considerazioni in pubblico alla presenza di una mucca
di e con Michele Serra
scene e costumi di Barbara Bessi
luci di Cesare Accetta
regia di ANDREA RENZI

Scrivere ogni giorno, per ventisette anni, la propria opinione sul giornale, è una forma di potere o una condanna? Un
esercizio di stile o uno sfoggio maniacale, degno di un caso umano? Bisogna invidiare le bestie, che per esistere non
sono condannate a parlare?
Le parole, con le loro seduzioni e le loro trappole, sono le protagoniste di questo monologo teatrale comico e senti-
mentale, impudico e coinvolgente nel quale Michele Serra apre allo spettatore la sua bottega di scrittura. Le persone e
le cose trattate nel corso degli anni - la politica, la società, le star vere e quelle fasulle, la gente comune, il costume, la
cultura - riemergono dal grande sacco delle parole scritte con intatta vitalità e qualche sorpresa. Dipanando la matassa
della propria scrittura, Michele Serra fornisce anche traccia delle proprie debolezze e delle proprie manie. Il vero bandolo,
                                                                                                                                  33
come per ogni cosa, forse è nell’infanzia.
Il finale, per fortuna, è ancora da scrivere.

Foto: Laura Pietra                                                                                                TEATRO
17-18-19 Dicembre, ore 21 (turni A-B-C)
ENFI TEATRO/TEATRO STABILE DI CATANIA
LEO GULLOTTA
“PENSACI GIACOMINO!”
di Luigi Pirandello
lettura drammaturgica e regia di FABIO GROSSI
con Liborio Natali, Rita Abela, Federica Bern, Valentina Gristina, Gaia Lo Vecchio, Marco Guglielmi, Valerio Santi
e con Sergio Mascherpa
scene e costumi di Angela Gallaro Goracci
musiche di Germano Mazzocchetti
luci di Umile Vainieri

“Pensaci, Giacomino!” nasce in veste di novella nel 1910, debutta a Roma nel 1916 in una versione teatrale in dialetto
siciliano con la Compagnia di Angelo Musco e viene pubblicata in lingua nel 1917. Tutti i ragionamenti, i luoghi comuni,
gli assiomi pirandelliani sono presenti in questa opera. Un testo di condanna, condanna di una società becera e ciarliera,
dove il gioco della calunnia, del dissacro e del bigottismo e sempre pronto ad esibirsi. La storia racconta di una fanciulla
che, rimasta incinta del suo giovane fidanzato, non sa come poter portare avanti la gravidanza. Il professore Toti pensa
di poterla aiutare chiedendola in moglie e così autorizzandola a vivere della sua pensione il giorno che lui non ci sarà più.
Naturalmente la società civile si rivolterà contro questa decisione anche a discapito della piccola creatura che, nel frat-          35
tempo, è venuta al mondo. Finale pirandelliano pieno di amara speranza, dove il giovane Giacomino prenderà coscienza
del suo essere, del suo essere uomo, del suo essere padre e andrà via da quella casa che lo tiene prigioniero, per vivere
la sua vita con il figlio e con la giovane madre. Da qui si desume quanto tutto questo possa far esprimere il pensiero
pirandelliano nei confronti di una società che allora era misogina, opportunista e becera. Racconta di uno Stato patrigno
nei confronti dei propri cittadini, soprattutto nei confronti della casta degli insegnanti, sottopagati e bistrattati. Gran bella
qualità del Premio Nobel di Agrigento nel prevedere il futuro e, come raccontava Giovan Battista Vico, i corsi e ricorsi
storici, cioè nulla cambia nulla si trasforma: ancora oggi si veste dei soliti cenci, unti e bisunti. Una società quindi letta con
la mostruosità di giganti opprimenti, presenti, determinanti, dequalificanti.

                                                                                                                     TEATRO
8-9-10 Gennaio, ore 21 (turni A-B-C)
GLI IPOCRITI MELINA BALSAMO
VINICIO MARCHIONI/GIUSEPPE ZENO
“I SOLITI IGNOTI”
adattamento teatrale di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli
dalla sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Cecchi D’Amico, Age & Scarpelli
con Augusto Fornari, Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso, Ivano Schiavi, Marilena Anniballi
scene di Luigi Ferrigno
costumi di Milena Mancini
luci di Giuseppe D’Alterio
regia di VINICIO MARCHIONI

La commedia è la prima versione teatrale del mitico film di Mario Monicelli, uscito nel 1958 e diventato col tempo un clas-
sico imperdibile della cinematografia italiana e non solo. Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati
sbarcano sulle scene rituffandoci nell’Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra. L’adattamento è fedele alla meravi-
gliosa sceneggiatura originale senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere moderna quell’epoca lontana.
“Ci sono dei film che segnano la nostra vita e ‘I soliti Ignoti’ per me è uno di questi. Come uomo mi sono divertito e com-
mosso di fronte alle peripezie di questo gruppo di scalcinati ladri. Come attore mi sono esaltato davanti alla naturalezza
con cui recitano mostri sacri come Mastroianni e Gassman. Come regista ho amato il perfetto equilibrio con cui Monicelli            37
rende un argomento drammatico in modo leggero. Così l’idea di curare l’adattamento teatrale del film mi ha immedia-
tamente conquistato. È una storia bella e necessaria, che ci parla del presente immergendoci nel passato. La povertà
del dopoguerra è una piaga che resiste ancora oggi, sebbene in altre forme, in tante zone d’Italia. Vorrei restituire sulla
scena l’urgenza sentita dai personaggi di superare la miseria che li affligge, insieme alla vitalità indistruttibile e alla magia
di un’Italia passata verso la quale proviamo nostalgia e tenerezza. Spero che gli spettatori possano uscire dal teatro con
gli stessi sentimenti che provo io dopo una visione del film: divertiti, commossi e perdutamente innamorati di quei perso-
naggi indimenticabili. Adattare un classico è sempre una sfida rischiosa e difficile. Ma sono le sfide che vale la pena vivere,
insieme ai miei compagni di strada.” (Vinicio Marchioni)

Foto di Marchioni: Valeria Mottaran; foto di Zeno: Azzurra Primavera                                                TEATRO
15 Gennaio, ore 21 (turno D)
GOLDENART PRODUCTION/SOCIETÀ PER ATTORI
AMBRA ANGIOLINI/LUDOVICA MODUGNO
“IL NODO” di Johnna Adams
musiche di Mauro Di Maggio e Luna Vincenti
scene di Maria Spazzi
costumi di Erika Carretta
disegno luci di Roberta Faiolo
regia di SERENA SINIGAGLIA

Un’aula di una scuola pubblica. È l’ora di ricevimento per una insegnante di una quinta classe elementare. È tesa, ha la testa
altrove, è in attesa di una telefonata che non arriva mai. Al colloquio si presenta inaspettatamente la madre di un suo allievo.
Vuole parlarle, ma non sarà un dialogo facile. Suo figlio alcuni giorni prima è stato sospeso, è tornato a casa pieno di lividi e lei
vuole a tutti i costi capire il perché. È stato vittima di bullismo o forse lui stesso è stato un molestatore... forse l’insegnante l’ha
trattato con asprezza... Sciogliere questo nodo, cercare la verità è l’unica possibilità a cui aggrapparsi. Perché, come conse-
guenza del fatto, il figlio ha commesso qualcosa di tremendo, di irreparabile. E solo un confronto durissimo tra le due donne
potrà dare un senso al dolore, allo smarrimento e al loro reciproco, soffocante senso di colpa.
“Il Nodo” è ambientato in una classe di quinta elementare della scuola pubblica di Lake Forest, piccolo centro abitato nei dintorni
di Chicago. Ma attenzione: il “dove” non è importante, importante è il “quando” e soprattutto il “perché”. Quali sono le respon-
sabilità educative dei genitori e quali quelle delle istituzioni nei confronti dei figli? Di chi è la colpa se i nostri figli si trasformano
in vittime o carnefici? Com’è possibile che si possa scatenare una violenza tale da indurre un ragazzo o una ragazza ad ucci-                  39
dersi? Dove sbagliamo? Chi sbaglia? Di chi è la responsabilità? “Il Nodo” non è semplicemente un testo teatrale sul bullismo,
è soprattutto un confronto senza veli sulle ragioni intime che lo generano. Osa porsi le domande assolute come accade nelle
tragedie greche, cerca le cause e non gli effetti. Ed è questo aspetto ad attrarmi di più. Oggi abbiamo le piattaforme digitali
per raccontare storie, per denunciare fatti e azioni rilevanti. Dunque a cosa serve nello specifico il teatro? Serve a mettere a
nudo, nella sintesi e nell’intensità che lo contraddistinguono, le più profonde contraddizioni dell’uomo, le ragioni ultime del suo
agire. Heather Clark e Corryn Fell non sono solo l’insegnante e la madre di Gidion. Il loro conflitto racchiude in sé tutti noi come
singoli individui e tutti noi come società. E ci pone di fronte alle nostre responsabilità: per ogni ragazzo ferito, umiliato, ma
anche per chi umilia e ferisce, siamo noi ad essere sconfitti, come individui e come società, nostra è la responsabilità, nostra
è la pena e il dolore. La madre e l’insegnante di Gidion combattono per salvare se stesse dal baratro della colpa e forse per
cercare un senso ad una morte tanto orribile. Nel frastuono e nel clamore della loro battaglia non si accorgono che solo una
voce resta muta e lontana: quella del figlio. Il nodo gordiano è un nodo che non puoi districare se non tagliandolo di netto. La
metafora del titolo è dunque molto chiara: esistono conflitti che non possono più essere sciolti, ma solo recisi. E dunque: non
bisognerebbe mai trovarsi in circostanze tanto estreme da risultare irrecuperabili. Educare la generazione di domani è la più
sacra, la più alta responsabilità umana. Trascurarla è un atto gravissimo che porta ineluttabilmente ad altrettante gravissime
conseguenze. Eppure viviamo in una società dove i genitori troppo spesso difendono ad oltranza i loro figli, difendendo in realtà
nient’altro che se stessi. Una società dove gli insegnanti sono sottopagati e poco, pochissimo considerati. Una società che ha
rovesciato il principio cardine non solo dell’educazione ma anche del buon vivere sociale: il rispetto dei ruoli. Spesso si dice
che non esistono più maestri. Il punto è, a mio avviso, che non esistono più allievi. Haether e Corryn sono due figure tragiche
che si fronteggiano, il campo di battaglia è la classe, il tempo è quello dell’ora dei colloqui e per l’esattezza dalle 14.45 alle
16.15. Un’ora e mezza di attacchi, difese, strategie, accordi sperati e immediatamente traditi, senza sosta. Una grande prova
d’attore. Ambra Angiolini e Ludovica Modugno combatteranno per noi, sul palco, questa battaglia nella speranza che si possa
tornare a parlarsi con senso di responsabilità e di rispetto. Perché parlarsi è meglio che combattersi, sempre. (Serena Sinigaglia)

Foto di Ambra Angiolini: Cosimo Buccolieri                                                                                    TEATRO
21-22-23 Gennaio, ore 21 (turni A-B-C)
ZOCOTOCO SRL
LUISA RANIERI
“THE DEEP BLUE SEA”
di Terence Rattigan
e con (in o.a.) Maddalena Amorini, Giovanni Anzaldo, Alessia Giuliani,
Flavio Furno, Aldo Ottobrino, Luciano Scarpa
scene di Carmelo Giammello
costumi di Chiara Ferrantini
luci di Pietro Sperduti
musiche di Manù Bandettini
regia di LUCA ZINGARETTI

Sir Terence Mervyn Rattigan, (1911-1977) è uno dei più popolari drammaturghi inglesi del Novecento. Nasce a Londra, nel
quartiere di South Kensington, da una famiglia di estrazione protestante. Suo nonno era Sir William Henry Rattigan; suo
padre, Frank, era un diplomatico. Non stupisce, quindi, che i suoi lavori siano ambientati in quella che potremmo definire
la “upper middle class”. Sir Rattigan si definiva un “omosessuale inquieto” e un outsider. Nelle sue pièce amava trattare
“problemi di frustrazione sessuale, relazioni fallite e adulteri” e rappresentare un mondo di repressioni e reticenze. “The
Deep Blue Sea” è una pièce sulle infatuazioni e gli innamoramenti che sconvolgono mente e cuore; l’amore folle che tutto                 41
travolge, a cominciare dal più elementare rispetto di se stessi. Cosa siamo capaci di fare per inseguire l’oggetto del nostro
amore? E com’è possibile che, pur di raggiungerlo, siamo disposti a sacrificare qualunque cosa? È una storia di strade
perse e ritrovate, di fatalità e indeterminatezze che risolvono, ma, soprattutto, una storia sulla casualità delle vite umane.
Rattigan disegna personaggi di potenza straordinaria e forza assoluta. In mezzo a loro emerge, come una regina, la pro-
tagonista, Hester Collyer Page, che incarna l’essenza stessa della capacità di amare, resistere e rinascere delle donne.
La storia, che si svolge durante l’arco di un’unica giornata, inizia con la scoperta, da parte dei suoi vicini di appartamento,
del fallito tentativo di Hester Collyer di togliersi la vita con il gas. La donna ha lasciato il marito, facoltoso e influente giudice
dell’Alta Corte, perché innamorata del giovane Freddie Page: un contadino, ex pilota della Raf, ormai dedito all’alcool. La
relazione, nata sull’onda della passione e della sensualità, si è, però, andata raffreddando. Le difficoltà economiche (Freddie
è da tempo disoccupato) e le differenze di età e ceto hanno logorato il rapporto, lasciando Hester sfinita e disperata. Lo
shock per il tentato di suicido di Hester e la discussione che ne segue non migliorano le cose. A complicare il tutto, nel
pomeriggio, arriva la notizia che Freddie ha, finalmente, trovato lavoro come collaudatore di aerei: dovrà, però, trasferirsi
in South Carolina. Alla fine della giornata, grazie all’intercessione di Mr. Miller (un inquilino del palazzo, ex dottore, radiato
dall’albo per ragioni sconosciute) Hester, per continuare a vivere, sarà costretta a prendere una decisione particolarmente
difficile. Questi due reietti, emarginati dalla società per il loro eccessivo “amare”, si scopriranno legati da una curiosa e
commovente solidarietà.

Foto: Anna Camerlingo                                                                                                   TEATRO
27 Gennaio, ore 21 (turno D)
CORVINO PRODUZIONI/CTB CENTRO TEATRALE BRESCIANO
MONI OVADIA
“DIO RIDE”
di Moni Ovadia
e Stage Orchestra: Maurizio Dehò, violino, Luca Garlaschelli, contrabbasso,
Albert Florian Mihai, fisarmonica, Paolo Rocca, clarinetto, Marian Serban, cymbalon
luci di Cesare Agoni e Sergio Martinelli
scene, costumi ed elaborazione immagini di Elisa Savi
progetto audio di Mauro Pagiaro
regia di MONI OVADIA

Una zattera in forma di piccola scena approdava in teatro venticinque anni fa (“Oylem Goylem”, ospitato in città nel 1999).
Trasportava sei vagabondi, cinque musicanti e un narratore di nome Simkha Rabinovich. A chi sentiva il desiderio di
ascoltare, Simkha raccontava storie di una gente esiliata, ne cantava le canzoni, canti tristi e allegri, luttuosi e nostalgici,
di quel popolo che illuminò e diede gloria alla diaspora. I musicanti lo accompagnavano con i loro strumenti e con lui
rievocavano le melodie che quel mondo - fatto di comunità grandi, piccole e piccolissime - aveva creato per vivere le
feste, le celebrazioni e i riti di passaggio. Dopo un quarto di secolo di erranza, Simkha Rabinovich e i suoi compagni di
strada, ritornano per continuare la narrazione di quel popolo sospeso fra cielo e terra in permanente attesa, per indagarne             43
la vertiginosa spiritualità con lo stile che ha permesso loro di farsi tramite di un racconto impossibile eppure necessario,
rapsodico e trasfigurato, fatto di storie e canti, di storielle e musiche, di piccole letture e riflessioni alla ricerca di un divino
ineffabile presente e assente, vivo e forse inesistente, padre e madre, redentore che chiede di essere redento nel cammino
di donne, uomini e creature viventi verso un mondo di giustizia e di pace.

Foto: Umberto Favretto                                                                                                  TEATRO
3-4-5 Febbraio, ore 21 (turni A-B-C)
DIANA OR.I.S.
MASSIMILIANO GALLO
“IL SILENZIO GRANDE”
di Maurizio De Giovanni
con Stefania Rocca, Monica Nappo
e con Paola Senatore, Jacopo Sorbini
scene di Gianluca Amodio
costumi di Mariano Tufano
disegno luci di Marco Palmieri
suono di Paolo Cillerai
elaborazioni video di Marco Schiavoni
musiche originali di Pivio & Aldo De Scalzi
regista assistente Emanuele Maria Basso
regia di ALESSANDRO GASSMANN

Scrittore napoletano di fama internazionale, Maurizio De Giovanni, autore di numerosi libri di successo, dalla serie de “Il
Commissario Ricciardi” fino a “I bastardi di Pizzofalcone”, si volge al teatro per la prima volta con un’inedita commedia
in due atti.                                                                                                                        45
“L’incontro con Maurizio De Giovanni è stato, nella mia carriera recente, portatore di novità importanti e di progetti che mi
hanno appassionato. In “Qualcuno volò sul nido del cuculo” il suo adattamento mi ha permesso di portare quella storia
che trasuda umanità nell’Italia del 1982, conferendole un’immediatezza ed una riconoscibilità ancora più efficaci per il
nostro pubblico, regalando allo spettacolo un successo straordinario. Ho poi approfondito la mia conoscenza dell’uma-
nità raccontata da De Giovanni interpretando l’ispettore Lojacono nella fortunatissima serie televisiva, giunta alla seconda
stagione, de “I bastardi di Pizzofalcone”. Quando in una pausa pranzo con Maurizio parlammo de “Il silenzio grande”, vidi
l’idea nascere lì in pochi minuti. Ebbi subito la sensazione che, nelle sue mani, un tema importante come quello dei rap-
porti familiari, del tempo che passa, del luogo dove le nostre vite scorrono e mutano negli anni, ovvero la casa, avrebbe
avuto un’evoluzione emozionante e sorprendente. Immagino uno spettacolo dove le verità che i protagonisti si dicono, a
volte si urlano o si sussurrano, possano fare riconoscere dove, come sempre accade anche nei momenti più drammatici,
possano esplodere risate, divertimento, insomma la vita. Questa è una delle funzioni che può avere il teatro: raccontarci
come siamo, potremmo essere o anche quello che saremmo potuti essere. Al suo interno questa storia racchiude anche
grandissime sorprese, misteri che solo un grande scrittore di gialli come Maurizio De Giovanni avrebbe saputo maneggiare
con questa abilità e che la rendono davvero un piccolo classico contemporaneo. Per rendere al meglio, il teatro necessita
di attori che aderiscano in modo moderno ai personaggi e penso che Massimiliano Gallo, con il quale ho condiviso set e
avventure cinematografiche, sia oggi uno degli attori italiani più efficaci e completi. È stata per me una grande gioia dirigerlo
in un personaggio per lui ideale. Questo facciamo a teatro, o almeno ci sforziamo di fare, cerchiamo disperatamente la
verità, e confidiamo nella vostra voglia di crederci.” (Alessandro Gassmann)

Foto: Manuela Giusto                                                                                                TEATRO
11 Febbraio, ore 21 (fuori abbonamento)
12-13 Febbraio, ore 11 (studenti)
TPE TEATRO PIEMONTE EUROPA
LUCILLA GIAGNONI
“VERGINE MADRE”
Canti, commenti e racconti dalla “Divina Commedia” di Dante Alighieri
progetto di Lucilla Giagnoni
collaborazione ai testi di Marta Pastorino
musiche originali di Paolo Pizzimenti
scene e luci di Lucio Diana e Massimo Violato

13 Febbraio, ore 21 (fuori abbonamento)
CTB CENTRO TEATRALE BRESCIANO
LUCILLA GIAGNONI
“MAGNIFICAT”              progetto di Lucilla Giagnoni
collaborazione al testo Maria Rosa Patanè
musiche originali di Paolo Pizzimenti
luci e video di Massimo Violato

“Come artista il mio compito dovrebbe essere interrogare e interrogarmi, più che dare risposte. Ogni mio spettacolo è                47
il tentativo di dare una risposta alle domande lasciate aperte dallo spettacolo precedente per porre sempre nuove do-
mande. Per questo un filo lega tutti i miei lavori, da quando, nel settembre del 2001, alla visione delle “Torri gemelle”, ho
maturato lo spettacolo “Vergine Madre”, il primo della “Trilogia della Spiritualità”, fino a quest’ultimo che chiude la “Trilogia
dell’Umanità”, “Magnificat”. Da “Vergine Madre” a “Magnificat”: il filo rosso è una preghiera che, forse, porta una risposta.
I grandi testi su cui ho lavorato, dalla Divina Commedia alla Bibbia, ci parlano dell’essere umano come una creatura man-
cante, desiderante, facendoci intuire che qualcosa in questo nostro mondo è stato trascurato, abbandonato e, alla fine,
esiliato. Perciò ne sentiamo la mancanza. In “Vergine Madre” dicevo che sentiamo nostalgia di Dio. Non so cosa sia ciò
che chiamiamo Dio. Ma ora so che c’è una forza vitale, capace di generare e perciò divina, che è anche parte di noi, di
cui sentiamo la mancanza, a cui è molto difficile dare un nome, ma che possiamo chiamare il “Femminile”. Che cosa sia
questo “Femminile” lo spiega bene Dante nelle terzine della preghiera/poesia alla Vergine del XXXIII Canto del Paradiso,
l’ultimo della Commedia: “Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura”. Il “Femminile” è quella forza
che può fare l’impossibile, unire gli opposti, dare armonia ai contrari. Figlia e Madre, è relazione, nel bene e nel male.
Terra è Humus, da cui la parola Homo, e non invece Donna che viene da Domina, Signora, quasi a compensare con un
titolo ciò che non è. O non è ancora. Come non è che Homo, Humus, conosca e pratichi l’Humilitas, l’umiltà, cioè l’essere
in armonia con la Terra. E così, dopo l’invito alla lode, al rendere grazie e alla cura, è proprio l’umiltà ciò a cui ci chiama il
“Cantico delle creature”: “Laudate e benedicete mi signore e rengraziate e serviateli cum grande Humilitate”. Ma l’umiltà,
insieme alla lode, al ringraziamento, al servizio è tra le prime parole di una preghiera/poesia ancora più antica: il “Magni-
ficat”: “L’anima mia magnifica il signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore perché ha guardato l’umiltà della sua
serva”. Proprio perché Serva è Signora e Regina. Vergine, Madre. “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
Felice cioè “grande” in greco. Forse, questa è una risposta: le Generazioni, cioè la Storia, cioè il nostro agire, dovranno
d’ora in poi riconoscere tutto questo. Solo se dalla Terra riemergerà il “Femminile”, ci sarà una possibilità per tutti di futura
convivenza, non solo nella sopravvivenza, ma nella beatitudine, cioè nella felicità.” (Lucilla Giagnoni)

Foto: Massimo Pincapost                                                                                              TEATRO
24-25-26 Febbraio, ore 21 (turni A-B-C-D)
ENFI TEATRO
ALE & FRANZ
“NATI SOTTO CONTRARIA STELLA - ROMEO & GIULIETTA”
drammaturgia di Leo Muscato da William Shakespeare
con Eugenio Allegri, Marco Gobetti, Marco Zannoni, Roberto Zanisi
e la partecipazione straordinaria di Paolo Graziosi
musiche di Dario Buccino
scene e costumi di Carla Ricotti
disegno luci di Alessandro Verazzi
regia di LEO MUSCATO

“I veri protagonisti del nostro spettacolo, non sono i personaggi dell’opera, ma sette vecchi comici girovaghi che si pre-
sentano al pubblico per interpretare la dolorosa storia di Giulietta e del suo Romeo. Sanno bene che è una storia che
già tutti conoscono, ma loro vogliono raccontarla osservando il più autentico spirito elisabettiano. Sono tutti uomini e
ognuno di loro interpreta più personaggi, anche quelli femminili. Il fatto è che le buone intenzioni non si sposano con le
loro effettive capacità (o modalità) di stare in scena. Rivali e complici allo stesso tempo, da un lato si rubano le battute,
dall’altro si aiutano come meglio possono. Convinti di essere dei bravi attori, non si rendono conto che, quando sono in
palcoscenico, non riescono neanche a dissimulare i loro rapporti personali fatti di invidie, ripicche, alleanze, riappacifica-   49
zioni. A volte, le intenzioni dei personaggi si confondono con le loro, provocando una serie di azioni e reazioni a catena
che, in una dimensione meta-teatrale assolutamente involontaria, finiscono per massacrare la storia dell’esimio poeta!
Presi singolarmente, sembrano avanzi di teatro; messi insieme, formano una compagnia tragica, involontariamente co-
mica, quindi doppiamente tragica. Ma loro non lo sanno! Forse qualcuno lo immagina, ma preferisce non approfondire.
Succede un miracolo però: nonostante tutto, la storia di Romeo e Giulietta vince su ogni cosa. In un modo o nell’altro,
questi Comici riescono a raccontare la storia dei due giovani amanti, e arrivano a farlo anche se loro “giovani” non lo sono
più da tanto tempo. E in un modo o nell’altro riescono pure a far commuovere. Forse perché dalla loro goffaggine traspare
una verità che insinua un forte dubbio: quello che, in questa storia, più di chiunque altro, sono proprio loro quelli… Nati
sotto contraria stella.” (Leo Muscato)

Foto: Yasuko Kageyama                                                                                            TEATRO
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