La ricostruzione resta valore fondante del Fvg - Anci Fvg

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IL MESSAGGERO VENETO 7 MAGGIO

Ieri i vertici delle istituzioni a Gemona per la commemorazione del terremoto
Sprone a guardare al futuro facendo tesoro delle prove che i friulani hanno
superato

La ricostruzione resta
valore fondante del Fvg
di Viviana Zamarian GEMONA Applicare il modello Friuli alle istituzioni e alla politica. Affinché «quello
spirito che ha tenuto insieme nella ricostruzione, non soltanto un territorio ma anche un popolo, sia lo
stesso che guiderà la futura amministrazione regionale». È questo l'auspicio del presidente del Fvg
Massimiliano Fedriga, presente ieri sera a Gemona alla commemorazione del 42° anniversario del
terremoto che nel 1976 devastò il Friuli. «Se n'è parlato molto. Adesso dobbiamo farlo» ha aggiunto. Un
esempio a cui guardare sempre, quello della ricostruzione, «per cercare, in modo molto umile, di
riprendere lo spirito che ha permesso al Fvg di diventare un modello internazionale. Questa medaglia
che portiamo al petto come cittadini del Fvg deve essere dimostrata ogni giorno. Una cosa è ricordare
quanto ha fatto chi ci ha preceduto lasciando da parte le lacrime per ridare, con sudore e fatica,
speranza e un futuro alla nostra terra, un'altra è applicarlo concretamente. Noi dobbiamo lavorare in
questa direzione e ridare speranza e futuro al nostro territorio prendendo ad esempio quello che c'è
stato». «Ci troviamo a Gemona - ha dichiarato poi il presidente al termine della messa in duomo
celebrata da monsignor Valentino Costante - che è il simbolo della ricostruzione fisica e morale non
solo del Friuli, ma anche di tutta Italia: è un modello virtuoso a cui dobbiamo guardare con molta umiltà,
riprendendone lo spirito di coesione trasmesso a un territorio e a un popolo». Il presidente ha reso
omaggio alle vittime del sisma rivolgendo il pensiero «alle angosce delle famiglie, a chi ha avuto la vita
segnata per sempre e a chi, sia nel culmine del dramma, sia nella laboriosa opera di ricostruzione, ha
dato prova di forza morale, spirito civico e dedizione». «A 42 anni di distanza dal terremoto sento il
bisogno, come uomo prima che come governatore - ha affermato Fedriga - di sostare davanti al dolore;
una sofferenza spesso trattenuta per dignità o perché il sudore, quando ci si rimbocca le maniche,
scorre più veloce delle lacrime». Si deve dunque ripartire da quei valori «sapendo che ogni volta che ci
adoperiamo per la nostra regione, non lo facciamo per incensare l'amministratore di turno ma per
costruire il futuro dei nostri figli con lo stesso spirito con cui sono state ricostruite queste terre». «Le
nuove sfide dell'oggi saranno più agevoli da affrontare se sapremo fare tesoro delle prove che abbiamo
dovuto superare» ha concluso. È stato il sindaco di Gemona Roberto Revelant a ribadire che «è
importante recuperare quei valori, quelle fatiche, quella dignità che hanno fatto sì che questo grande
popolo sia riuscito a ricostruire diventando un orgoglio per tutta la nazione».

LE TRATTATIVE
Giunta, valzer di nomi per la Sanità
spuntano anche Barbina e Zanelli
UDINEUn valzer di nomi per l'assessorato alla Sanità, volti noti che rifanno capolino e poche certezze.
La composizione della giunta è ancora un puzzle con tanti tasselli sparsi sul tavolo. Il governatore
Massimiliano Fedriga ha intenzione di la sua squadra a 10 punte in un paio di settimane. Le certezze -
salvo colpi di scena - si chiamano Riccardo Riccardi, che avrà la vicepresidenza, e Sergio Bini, leader
di ProgettoFvg. Il resto è un esercizio di ipotesi.La prima grana sta nella decisione del presidente di
avere solo tecnici, e dunque di obbligare alle dimissioni i consiglieri eletti che si accomoderanno
nell'esecutivo. Ma pochi sono disposti a lasciare la poltrona sicura per una traballante, perché essere
esterni significa farsi tenere in scacco dal governatore. Quella è la premessa, ad esempio, per capire il
malumore di Giuseppe Siabu, indicato assessore da Autonomia responsabile (Ar), ma contrario alle
dimissioni da consigliere. Salgono invece le quotazioni della leghista Barbara Zilli, nonostante non
faccia salti di gioia all'idea di lasciare il Consiglio, cedendo lo scranno in Aula a Luca Boschetti. E
aumentano anche quelle di un'altra signora, la leghista triestina Federica Seganti, ex assessore della
giunta di Renzo Tondo. Esecutivo che fu dal quale si potrebbe pescare anche Alessia Rosolen, che
gestì con il carnico la delega al Lavoro. E siccome per chiudere il puzzle servono almeno tre donne in
giunta, l'altra opzione è quella che porta alla pordenonese Dusolina Marcolin, ex capo segreteria di
Luca Ciriani, candidata (bocciata) con Fratelli d'Italia. L'opzione, però, significherebbe tradire l'accordo
con i patrioti che vogliono in giunta il segretario regionale Fabio Scoccimarro. Mara Piccin,
pordenonese, eletta con Fi, ex leghista, non è invece gradita al governatore, anche perché su di lei
pesa il processo sulle "spese pazze". Lei lo sa e, si racconta, stia armeggiando per conquistare la
poltrona di presidente del Consiglio, già prenotata dall'azzurro Ettore Romoli. Giulia Manzan, segretaria
regionale di Ar, resta sullo sfondo.Poi ci sono gli "uomini del presidente", slegati (teoricamente) dalla
quota di partito. In quel senso salgono le possibilità di Attilio Vuga. Ma il nodo nella giunta resta la guida
della Sanità, anche perché il centrodestra ha costruito la campagna elettorale anche sulla demolizione
della riforma Serracchiani-Telesca. Il valzer di nomi parte da Gianpiero Fasola, già assessore leghista
dal 1993 al 1996, oggi direttore del dipartimento di Oncologia a Udine, l'unico in grado di mettere mano
alla Sanità prima di Telesca; segue quello del leghista, assessore a Monfalcone, Sebastiano Callari.
Nelle ultime ore sono spuntate anche le ipotesi che portano a Lionello Barbina - ex direttore dell'Arpa,
ma soprattutto ex direttore regionale della Salute e poi dell'Agenzia della Sanità - e Luciano Zanelli -
oggi direttore generale dell'Azienda regionale centrale acquisti della Lombaardia, ma ex dg delle
"vecchie" aziende sanitarie ospedaliera di Pordenone, dell'Alto Friuli e della Bassa friulana. Tra le
ipotesi circolate anche quella dell'ex assessore, oggi esponente di Ar, Valter Santarossa, e dell'ex
consigliere regionale Giovanni Barillari, che però votò la riforma Telesca. @annabuttazzoni

Bolzonello: difendere lo spirito di comunità
«Una classe politica illuminata capace di ricostruire grazie alla determinazione di un popolo orgoglioso
che non si è mai arreso». Così Sergio Bolzonello, consigliere regionale dem, ricorda lo spirito di
comunità nei giorni del terremoto del 1976. «Un popolo ferito, ma non intimorito, capace di rialzarsi
creando un futuro migliore da un evento tragico. Gianni Rodari ricordava - ha aggiunto Bolzonello -
come il secondo giorno nessuno piangeva perché tutti erano impegnati a lavorare per far ricominciare
"un'altra cosa. Non si sa ancora che cosa sarà". Oggi è doveroso ricordare la voglia di ripartire e uno
spirito di comunità che anche in Friuli Venezia Giulia rischiamo di perdere, ma che dobbiamo difendere
perché è il valore aggiunto del nostro territorio». La deputata dem, Debora Serracchiani, sui social ha
scritto: «Dalle macerie le comunità risorsero più forti e unite, dando esempio di umanità e sana
amministrazione. Teniamo vivo lo spirito della ricostruzione».

I candidati, sullo sfondo della campagna, progettano le squadre
Si punta a trovare un equilibrio tra le preferenze e le competenze

Martines e Fontanini
il rebus delle deleghe
e delle quote rosa
di Cristian Rigo In attesa di sapere chi, tra Martines e Fontanini, diventerà il nuovo sindaco di Udine, i
due candidati, sullo sfondo degli ultimi giorni di campagna elettorale, sono alle prese con il toto
giunta.Tanti i nomi sul tavolo dei due candidati che devono affrontare problemi diversi. Da una parte il
centrosinistra ha fatto il pieno di preferenze e quindi Vincenzo Martines si trova di fronte a molte scelte
"obbligate". Difficile, se non impossibile, immaginare per esempio che possa restare fuori dalla giunta
l'assessore Alessandro Venanzi primo nella storia a superare quota mille preferenze (anche se da
quest'anno è stata introdotta la possibilità di votare un uomo e una donna) e lo stesso vale per Federico
Pirone il cui nome è stato scritto da 656 udinesi. In pole position per quanto riguarda il Pd ci sono
anche l'assessore Cinzia Del Torre (368), le consigliere Monica Paviotti (358) ed Eleonora Meloni
(313), il vicesindaco Carlo Giacomello (262) che però potrebbe anche decidere di privilegiare la sua
attività e Sara Rosso (239). Per quanto riguarda Progetto Innovare dietro a Pirone ci sarebbe Simona
Liguori (351) che però è stata eletta anche in Regione e quindi nella squadra di Martines dovrebbe
giocare titolare Antonella Nonino (301), un altro assessore uscente. Martines quasi sicuramente
cercherà di trovare il giusto equilibrio tra la volontà di dare un segnale di discontinuità rispetto al
passato e quella di ascoltare il volere degli udinesi che hanno inequivocabilmente premiato la giunta
Honsell. Facile immaginare quindi che accanto a siAmo Udine (Alessadro Talotti è il nome forte insieme
ai più votati Lorenzo Patti e Riccardo Salvatore Rizza) e a Sinistraperta che però ha portato a casa un
solo consigliere, ci sarà spazio per degli esterni. «Fare valutazioni adesso è prematuro, quello che
posso dire è che chiederò a tutte le liste di farmi una rosa di nomi tra i quali scegliere con l'obiettivo di
creare il miglior gruppo possibile», dice Martines.Problemi diversi per Pietro Fontanini che è
sicuramente più libero di Martines, ma dovrà risolvere il nodo quote rosa perché in giunta ci devono
essere almeno 4 rappresentanti del genere femminile. E nel centrodestra sono state poche le donne
che hanno fatto il pieno di preferenze. In Forza Italia, l'ex assessore del primo Honsell, Giovanni
Barillari con le sue 475 preferenze punta a fare il vicesindaco e in giunta dovrebbe entrare almeno un
altro azzurro tra Enrico Berti (171) e l'ex assessore provinciale Fabrizio Cigolot (167). Tutti uomini
anche in Identità civica con i consiglieri comunali Loris Michelini (296) e Antonio Falcone (185) pronti a
fare gli assessori mentre in Autonomia responsabile scalpita il consigliere Paolo Pizzocaro e pure il più
votato di Fratelli d'Italia (Luca Onorio Vidoni) è un uomo. E Fontanini, nonostante il risultato non
eccezionale di Fdi (un consigliere frutto del 2,45%), è intenzionato a dare a tutte le forze una
rappresentanza in giunta.Per far quadrare i conti quindi serviranno tante donne della Lega. Escludendo
il neo senatore Mario Pittoni (171) che comunque sembra deciso a restare in consiglio nonostante
l'incarico romano, tra i più votati ci sono Maurizio Franz (142), l'unico sicuro di entrare in giunta e poi
Andrea Cunta (101), la commercialista Francesca Laudicina (94) anche lei in pole position e poi
Alessandro Ciani, Carlo Pavan, Claudia Basaldella, Lorenza Ioan, Enrico Andreucci Florio, Elisabetta
Marion, Pierluigi Mezzini, Marcello Mazza e la fedelissima del presidente, l'ex assessore provinciale
Asia Battaglia che, forte anche della sua esperienza, sembra avere la strada spianata verso la giunta. E
attenzione anche a Stefano Salmé.

«L'accordo con Salmè
uno schiaffo alla
storia di Udine»
«L'accordo tra il candidato sindaco Pietro Fontanini e Stefano Salmè, candidato delle liste "Io amo
Udine" e "Udine agli udinesi" è uno schiaffo alla storia della nostra città». L'affondo arriva dal segretario
del Pd Enrico Leoncini e dall'assessore di Progetto Innovare, Federico Pirone.«Fontanini - sostiene
Leoncini - prende a schiaffi la tradizione di una città storicamente democratica e antifascista, in prima
linea nella lotta per la Resistenza. Ora abbiamo capito che cosa si intendeva per discontinuità: una
svolta dal sapore amaramente antico e comunque antistorico che questa città non si merita». Sulla
stessa linea Pirone: «Da Cosattini a Honsell, da Cecotti a Cadetto, da Candolini a Zanfagnini, Udine ha
avuto dal dopoguerra a oggi solo sindaci antifascisti. Nessuno dei sindaci avrebbe mai deciso di
svendere la tradizione e l'identità di questa città per mera convenienza elettorale».

«Su Mercatovecchio
ci confronteremo
con tutti i cittadini»
«Dalla sinistra falsità sul nostro programma». L'accusa è di Pietro Fontanini che ha voluto chiarire la
sua posizione sul tema della pedonalizzazione.«Evidentemente - attacca l'esponente della Lega -
hanno paura di perdere e, non avendo proposte serie e convincenti, pensano solo a denigrare
l'avversario. Il nostro programma non prevede affatto l'eliminazione delle aree pedonali. Per quanto
riguarda via Mercatovecchio, é già stato tutto deciso dall'attuale amministrazione: spendere un sacco di
soldi, troppi a mio parere, per il rifacimento della via con pietra piasentina, considerata non idonea, e
completa chiusura al traffico. Io avevo richiesto di indire un referendum in concomitanza delle elezioni
amministrative (a costo zero), per chiedere ai cittadini la loro opinione sul destino di una via così
importante per Udine, ma questa proposta non è stata accolta da un partito che si chiama
"democratico". Se il Tar darà ragione all'attuale amministrazione sarà molto difficile e costoso bloccare
un iter già avviato, se invece gli darà torto, io mi impegno a riprendere un serio confronto non solo con i
commercianti, ma anche con tutti i cittadini di Udine».
6 MAGGIO

Il centrodestra pronto a cambiare i vertici degli enti nominati da Serracchiani
Tra i primi a saltare ci sarebbero Petrangelo a PromoTurismo e Ionico alle Fuc

Da Autovie alle Ater
Cala la scure sui manager
di Mattia Pertoldi UDINE Adesso si balla, a ritmo di valzer di poltrone e incarichi. Il cambio di
maggioranza regionale, infatti, fa tremare decine di dirigenti nominati dall'amministrazione uscente in
enti pubblici controllati o partecipati dalla Regione, spesso per prossimità politica con il centrosinistra, e
che, con il ritorno del centrodestra in piazza Unità, dovranno ora, con ogni probabilità, lasciare gli
incarichi.Certo, è possibile che per qualcuno venga tenuta in considerazione l'eventuale capacità
tecnica, così come difficilmente - anche se correttezza istituzionale imporrebbe almeno un confronto
con la giunta entrante se non una vera e propria remissione dell'incarico - l'esecutivo di Massimiliano
Fedriga "caccerà" qualcuno prima della scadenza naturale del contratto, per non aprire contenziosi
legali, ma sono in tanti, tra apicali e componenti dei vari Cda, a essere già entrati nel mirino dei
conservatorti. Tralasciando le nomine in sanità e alle Direzioni generali - pronte tra fine luglio e inizio
agosto -, i primi due nomi sul taccuino della nuova maggioranza sono quelli di Marco Tullio Petrangelo
e Maurizio Ionico. Petrangelo, direttore generale di PromoTurismoFvg, è un fedelissimo di Sergio
Bolzonello, storicamente recordman di incarichi nella Destra Tagliamento, e concluderà la sua
avventura in Regione il 31 agosto. Ionico, numero uno di Fuc in scadenza il 31 dicembre, è a tutti gli
effetti un uomo del Pd, tanto da aver partecipato nel 2012 anche alle primarie del partito, ed è, quindi,
impensabile che resti al suo posto. Prima, però, già nel corso del mese di luglio, la nuova giunta dovrà
nominare i nuovi direttori generali delle Ater di Udine (attualmente c'è Riccardo Toso), Trieste (Antonio
Ius), Gorizia (Alessandra Gargiulo), Pordenone (Angioletto Tubaro), e dell'Alto Friuli (Sondra Canciani)
oltre a quelli di quattro enti pubblici, i cui vertici hanno in mano un contratto valido sino al 31
agosto.Parliamo, nella fattispecie, dell'Erpac guidato da Gabriella Lugarà, dell'Ardiis in mano a Cinzia
Cuscela, dell'Ersa con Serena Cutrano al comando e dell'Ente tutela del patrimonio ittico il cui
presidente è peraltro decaduto il 1º gennaio. E se un discorso a parte merita Autovie Venete, o meglio
la Newco recentemente costituita, sia perché si tratta una società creata ex novo sia perché l'attuale
presidente Maurizio Castagna non può comunque essere prorogato - scade con l'approvazione del
bilancio valido al 30 giugno di quest'anno - visto che è in pensione, a Fulvio Tomasin, già sindaco dem
di Terzo d'Aquileia, restano meno di due mesi alla guida dell'Interporto di Cervignano.E se il 31
dicembre potrebbe essere l'ultimo giorno nelle vesti di direttore generale del Cro di Aviano per Mario
Tubertini e del Burlo di Trieste per Gianluigi Scannapieco, più complessa, calendario alla mano, è
invece l'eventuale sostituzione di chi è stato nominato da Debora Serracchiani, ma ha un contratto che
non si conclude quest'anno. Partiamo da Insiel, finita nel mirino di Fedriga in campagna elettorale, con
Simone Puksic, scelto da Serracchiani e dall'ex assessore Paolo Panontin, in carica fino al 31 dicembre
2019. Una data, questa, valida anche per la dirigenza dell'aeroporto di Ronchi dei Legionari - primo fra
tutti il presidente Antonio Marano - e di Fvg Strade al cui vertice il centrosinistra ha posto Giorgio
Damiani con una scadenza fissata nel momento dell'approvazione del bilancio al 31 dicembre del
prossimo anno.Leggermente prima, cioè con il via libera del bilancio al 30 giugno 2019, è invece la
"dead line" di Pietro Del Fabbro, numero uno della finanziaria regionale Friulia, mentre - al netto di altre
decisioni - arriverà almeno sino al 2020 Emilio Casco, indicato dalla Regione nel luglio dello scorso
anno come presidente di Mediocredito. Tutte nomine, queste, che come capita sempre quando cambia
maggioranza di governo, sono finite, o finiranno nei prossimi mesi, nel mirino di chi ha conquistato il
diritto di governare la Regione nei prossimi cinque anni. Chiamatele porte girevoli, oppure una sorta di
spoil system in versione italiana, ma resta il fatto che in Fvg ci si appresta a modificare, radicalmente, la
geografia dirigenziale delle partecipate regionali.

Definito senza sorprese l'elenco dei nuovi consiglieri regionali
Sette prende tempo. La decisione della leghista premia Tosolini

Ok a Bini e Giacomelli
Zilli sceglie Tolmezzo
UDINEAlla fine, dopo cinque giorni d'attesa, l'Ufficio elettorale regionale ha pubblicato l'elenco completo
dei 49 consiglieri - 47 più Massimiliano Fedriga e Sergio Bolzonello - che siederanno sugli scranni di
piazza Oberdan.Le operazioni, dopo i calcoli e i riconteggi, non hanno prodotto sorprese confermando
quello che ufficiosamente, e calcolatrice alla mano, era emerso già lunedì al termine dello spoglio e del
computo delle preferenze. In questi giorni, come noto, "ballavano" essenzialmente due eletti all'interno
di altrettanti movimenti: Fratelli d'Italia e ProgettoFvg. L'Ufficio elettorale, nel primo caso, ha certificato
come ad aver diritto a entrare in Aula sia il triestino Claudio Giacomelli e non il latisanese Lanfranco
Sette. L'avvocato della Bassa, nei giorni scorsi, è stato anche convocato dai dirigenti regionali, ha
paventato la possibilità di presentare ricorso, ma, per il momento, prende tempo. «Non è certamente
positivo che a Udine Fratelli d'Italia non abbia rappresentanza - ha detto Sette che, all'interno di una
performance complessiva non esaltante dei meloniani ha portato il partito al 13,2% a Latisana e
all'8,5% a Lignano Sabbiadoro -, ma vedremo. Prima di tutto voglio confrontarmi con gli elettori e con i
vertici del partito, a partire dal segretario Fabio Scoccimarro, e poi prenderò la mia decisione
sull'eventualità di presentare o meno ricorso perché, comunque, il problema, algebrico, c'è e lo
dimostra nitidamente la mia convocazione decisa dagli uffici regionali».Al momento, dunque, nessuna
impugnazione, da parte di Sette, "beffato" da Giacomelli così come non si hanno notizie di eventuali
battaglie legali da parte di Franco Bandelli. L'ex leader di Un'Altra Regione, infatti, non entrerà in
Consiglio visto che i numeri hanno certificato come ProgettoFvg abbia diritto a due eletti nel collegio di
Udine e nessuno in quello di Trieste mandando, quindi, a Palazzo sia l'ex sindaco di Pavia di Udine
Mauro Di Bert, sia il numero uno della civica Sergio Bini finito alle sue spalle.L'altra (mini) notizia di
giornata, poi, riguarda il Carroccio. In casa della Lega per la prima volta nella storia della Regione si è
verificato il caso di uno stesso candidato - Barbara Zilli - eletto in due collegi (Udine e Tolmezzo) con
l'obbligo, quindi, di decidere tra le due circoscrizioni. E l'esponente del Carroccio, alla fine, ha optato
per l'Alto Friuli. «Come unico consigliere regionale uscente è stato un onore trainare la Lega in
entrambi i collegi della provincia di Udine - ha detto Zilli -. Ma dovendo scegliere, il richiamo della mia
terra e delle migliaia di persone che hanno espresso la loro fiducia nei miei confronti mi ha portato a
optare per il collegio di Tolmezzo. Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno riposto la loro fiducia in me
anche nei territori del collegio di Udine e confermo il mio costante impegno per tutto il Friuli. Una tale
iniezione di fiducia mi sprona a fare sempre e meglio e sempre di più. l grande consenso che la Lega
ha ottenuto in questa tornata elettorale comporta certamente una grande responsabilità, ma sono
sicura che al fianco del presidente Fedriga questa Regione tornerà ai vertici nazionali».Una scelta,
quella di Zilli, che comporta anche la "promozione" a piazza Oberdan di Lorenzo Tosolini. L'assessore
all'Edilizia del Comune di Pasian di Prato, infatti, ha chiuso la propria corsa elettorale come primo dei
non eletti nel collegio di Udine, con mille e 32 preferenze, appena 36 in meno di Maddalena Spagnolo,
ultima, numericamente, a staccare il biglietto per Trieste. La decisione di Zilli di optare per l'Alto Friuli,
però, ha liberato uno slot a Udine spalancando quindi le porte del parlamentino Fvg a Tosolini. Niente
da fare, invece, per Luca Boschetti, terzo nella circoscrizione elettorale di Tolmezzo con mille e 180 voti
personali, dietro alla stessa Zilli e al recordman Stefano Mazzolini. Boschetti, almeno per il momento,
resta dunque a casa, ma nel caso in cui, come pare possibile se non addirittura probabile, Zilli venga
scelta da Fedriga come parte integrante della sua giunta, allora la consigliera friulana dovrà
obbligatoriamente dimettersi lasciando, perciò, spazio al primo cittadino di Cercivento. (m.p.)

Il presidente oggi all'apertura della stagione e poi alle commemorazioni del
terremoto
Domani nuovo incontro con le forze politiche per definire la composizione delle
deleghe

Fedriga a Lignano e Gemona
Ma intanto pensa alla giunta
UDINE Ieri l'antipasto - anche simbolico se vogliamo vista l'ex "etichetta rossa" della città - a
Monfalcone a fianco del sindaco leghista Anna Maria Cisint al taglio del nastro del nuovo municipio
fresco di ristrutturazione, oggi il vernissage vero e proprio con due appuntamenti, istituzionali, di primo
piano.A una manciata di giorni dalla nomina ufficiale a presidente della Regione, e a una settimana
esatta dal voto che lo ha consacrato governatore, Massimiliano Fedriga entra nel vivo dell'attività di
rappresentanza e dei "tour" per il Fvg che caratterizzeranno, in virtù del ruolo, i suoi prossimi cinque
anni. Il governatore, infatti, sarà questa mattina alle 11 a Lignano Sabbiadoro (Terrazza a mare) per la
cerimonia di inaugurazione della stagione balneare 2018 della cittadina friulana, mentre in serata, alle
19.45, interverrà al duomo di Gemona per la Messa solenne in occasione del 42º anniversario del
terremoto che nel 1976 devastò il Friuli. E a proposito dell'Orcolat ieri, Fedriga, ha tenuto a sottolineare
come «il primo pensiero» vada «a tutte le famiglie che persero i loro cari in quelle terribili scosse perché
quelle ferite non sono rimarginabili» mentre il secondo vada «alla vocazione a ricostruire, all'immagine
delle maniche rimboccate da subito per risorgere».Secondo il governatore inoltre «provengono da ciò
che seguì il sisma anche l'identità rafforzata della nostra regione, il consolidamento del suo spirito
unitario e della sua specialità, frutto di persone, di tradizioni e di comportamenti prima che di norme» e
«quella lezione di vita e di storia è ben impressa nelle generazioni, come la mia, che sono venute dopo
perché è divenuta un dna» per cui «a Gemona ricorderemo persone che non ci sono più e momenti
tanto dolorosi ma, accanto a essi, quella saga di eroismo quotidiano da cui traiamo forza ancora oggi
per la crescita morale, sociale ed economica della comunità regionale».Nel frattempo, tra un incontro
con i vertici delle Direzioni e un occhio al ballottaggio di Udine, prosegue l'opera di tessitura per arrivare
alla definizione della giunta. Domani pomeriggio, Fedriga, ha convocato nuovamente i partiti della
coalizione con un tema, principale, all'ordine del giorno e cioè la definizione dell'architettura delle
deleghe per i dieci assessorati che ha in mente per il suo esecutivo. Una volta chiusa questa partita, si
parlerà, nel dettaglio, di nomi veri e propri. Al momento, da quello che è dato sapere, lo schema
prevede cinque nomi in quota Lega, due posti - compreso il vicepresidente - a Forza Italia e uno a testa
a Fratelli d'Italia, ProgettoFvg e Autonomia responsabile. All'interno della rosa degli assessori, inoltre,
vanno trovate almeno tre donne. Se una può essere Barbara Zilli - e Fedriga recentemente ha pure
spiegato di avere in mente una potenziale esponente femminile di area Lega il cui nome non è mai
uscito in queste settimane -, la seconda andrà, con ogni probabilità, trovata da Forza Italia e,
presumibilmente, dovrà essere di Pordenone. Difficile, per non dire impossibile, dunque, che gli azzurri
possano mandare in giunta un alto uomo oltre a Riccardo Riccardi. Variabili, queste, da tenere in
considerazione e la cui quadratura del cerchio potrebbe essere trovata nel corso della prossima
settimana per quanto il margine di manovra per Fedriga, a livello di tempo, sia tutt'altro che limitato.
(m.p.)

Addio utili milionari, il bilancio del 2017 si è chiuso con un avanzo di poco
superiore ai 68 mila euro
Ha pesato anche il calo delle beneficenze, ma il 2016 era stato eccezionale per
entità di eredità e lasciti

Farmaci più cari e meno fondi da Roma
penalizzano i conti del Cro di Aviano
di Donatella Schettini AVIANO Anno dopo anno è in crescita il prezzo dei farmaci oncologici: dal 2016
al 2017 il costo è aumentato del 17,5 per cento circa. È uno dei dati che emerge dal bilancio consuntivo
del Centro di riferimento oncologico di Aviano, approvato dalla direzione generale dell'Istituto. Un
bilancio che ha chiuso con un utile di 68 mila 294 euro, ben lontano dai milioni di euro degli anni
precedenti. Nel 2017 si è registrato anche un calo di donazioni e liberalità.Un dato in controtendenza
rispetto agli anni passati: il consuntivo 2015 aveva segnato un utile di 13 milioni, quello del 2016 di 5
milioni di euro. Per il 2017 rimangono alcune decine di migliaia di euro, quasi un pareggio.Le ragioni
sono diverse. «Ci sono quasi tre milioni in meno di donazioni ed erogazioni straordinarie - afferma il
direttore generale Mario Tubertini -. Ma non è un dato anormale, era stato anormale quello del 2016
quando avevamo avuto donazioni, eredità e lasciti che avevano determinato numeri irreali per
l'azienda».Nel 2016 il Cro aveva inviato una lettera alla direzione centrale salute spiegando la natura
dei proventi e l'intento dei donanti affinché le somme siano destinate alle esigenze dell'istituto, ricerca e
acquisto di beni in conto capitale.Il Cro ha anche deciso un accantomento di una posta di sicurezza per
una vertenza. Il 2017 è stato anche l'anno dell'avvio del trasferimento delle funzioni tra Asse e Cro e
viceversa come previsto dalla riforma sanitaria nell'ottica di ridurre i doppioni. «Abbiamo chiuso anche
la vicenda del trasferimento di cardiologia a Pordenone e oncologia dalla Aas5 al Cro - prosegue
Tubertini -, anche se i conti li chiuderemo definitivamente con la prima quadrimestrale del 2018. Questo
potrebbe determinare qualche migliaio di euro in più a favore del Cro».«Siamo soddisfatti per avere
gestito un'attività imponente come il trasferimento di oncologia da Pordenone al Cro - sottolinea il
direttore generale - che ha comportato anche il trasferimento di una quindicina di dipendenti tra medici
e infermieri e la spesa di alcune centinaia di migliaia di euro».C'è poi il capitolo farmaci oncologici che
assorbono oltre 30 milioni annui nel bilancio del Cro e il trend è in costante crescita: «Nel 2017 - dice
Tubertini - l'amento percentuale del costo dei farmaci è stato attorno al 17,5 per cento rispetto all'anno
precedente. Su un valore di costo di oltre 30 milioni di euro incide molto».Una questione destinata a
riproporsi: «È un problema che va al di là del bilancio del Cro - evidenzia il direttore generale -, ma di
sostenibilità del sistema. E' un tema delicato che si ripresenterà anche nel 2018».Alla spesa dei farmaci
storica del Cro si sono aggiunti circa 4 milioni di euro del trasferimento delle funzioni oncologiche dalla
Azienda per l'assistenza sanitaria del Friuli occidentale.Sono diminuiti anche i finanziamenti per la
ricerca erogati dal ministro della Salute: nel 2017 sono stati concessi 3 milioni 638 mila euro. Il trend è
in diminuzione anno dopo anno, basti pensare che nel 2012 la somma è stata di 4 milioni 500 mila
euro. Il Cro ha chiesto di poter tenere l'utile del 2017 per spese proprie in modo da poter finalizzare
all'istituto i soldi disponibili.

Il cda di Sacbo ha dato mandato di valutare la partecipazione alla gara
Si aggiunge a Milano, Venezia, Lubiana e Francoforte. Domande entro il 6 giugno

Anche Bergamo punta
all'aeroporto di Ronchi
UDINE Spirano venti lombardi sull'aeroporto di Ronchi dei Legionari, ma non sono esclusi a priori
nemmeno interessi dall'estero, in particolare dalla Germania, che da tempo ha scelto di investire in
infrastrutture strategiche, aeroporti compresi. Potrebbe essere dunque combattuta la gara europea a
cui la Spa ha dato il via per cercare oggi un partner e domani (dopo tre anni e il rispetto di alcune
condizioni) socio di maggioranza al posto della Regione. Nell'ultimo consiglio di amministrazione di
Sacbo, la società che gestisce l'aeroporto di Orio al Serio (Bergamo), è stato affidato al direttore
generale Emilio Bellingardi, l'incarico di valutare se possa risultare conveniente per la società
partecipare alla gara europea varata dallo scalo di Trieste, in scadenza il 6 giugno. La gara, come
accennato, punta ad individuare il miglior offerente per la partecipazione del 45% della Spa, con
prospettive di passare, dopo tre anni, al 55%. Possono partecipare alla gara solo società che già
gestiscono aeroporti con un traffico di almeno 10 milioni di passeggeri l'anno. In Italia le società
potenzialmente interessate sono quattro: Sacbo, per l'appunto, Aeroporti di Roma, Sea (che si occupa
di Milano-Malpensa) e Save, che gestisce l'aeroporto di Venezia.Qualche mese fa Save era piuttosto
indecisa se partecipare o meno alla gara europea per Ronchi, e in verità il presidente Marchi tendeva
quasi ad escludere tale ipotesi, motivandola con lo scarso appeal dello scalo giuliano, soprattutto se
rapportato a quello di Treviso, gestito sempre da Save. Ma i conti di Ronchi sono decisamente in
ordine, tanto che Trieste Airport ha chiuso il 2017 mettendo a segno il miglior risultato economico di
sempre con un aumento dei traffici pari all'8,5%. Numeri, conti, prospettive - come ad esempio fare
dello scalo friulgiuliano un competitor agguerrito dell'aeroporto di Lubiana, in mano a Fraport, la società
che gestisce gli aeroporti di Francoforte - che rendono la Spa appetibile, come dimostrano «le
numerose e qualificate manifestazioni di interesse di importanti operatori e investitori sia a livello
nazionale che internazionale» arrivate a Ronchi.Ora la fase di stallo in cui pare essere calato il progetto
Sea-Sacbo, e l'avanzata di Save in Lombardia con l'acquisita gestione dello scalo di Brescia-
Montichiari, potrebbe rendere particolarmente interessante per Sacbo, mettere piede a Nordest, nella
logica di un'operazione di crescita dimensionale, e non solo.Ora non resta che attendere la scadenza
fatidica, il 6 giugno, per valutare concretamente l'appeal dello scalo friulgiuliano e svelare il nome del
futuro socio.

Uil scuola: si trovi una soluzione per gli insegnanti diplomati
Pittoni deposita un disegno di legge. Serracchiani scrive a Delrio

Un migliaio di maestri
rischiano il posto in Fvg
Appelli al Parlamento
UDINE Oltre un migliaio di insegnanti in possesso di diploma magistrale, rischiano di perdere il posto.
«Sono 300 coloro che potrebbero perdere il tempo indeterminato - annuncia Ugo Previti, segretario
regionale della Uil scuola Fvg - e per altri 750 si apre lo spettro dell'esclusione dall'inserimento nelle
Gae, le graduatorie ad esaurimento per l'immissione in ruolo». Di fronte a questo scenario,
oggettivamente drammatico, Uil scuola chiede a ministero, parlamentari e futuro governo «innanzitutto
un incontro urgente» a cui si somma l'invito ad affrontare il problema «in maniera articolata, e non con
un provvedimento uguale per tutti perché le situazioni sul territorio sono variegate - rimarca Previti -.
Intanto, dove non ci sono cointeressati, si mantengano in servizio i docenti interessati senza adottare
alcun provvedimento di licenziamento». «L'inasprimento della guerra tra poveri nel precariato scolastico
richiede interventi urgenti. Abbiamo quindi deciso di depositare in anticipo, rispetto alla formazione del
Governo, l'annunciato disegno di legge sostitutivo del comma 131 della "Buona scuola" in base al quale
dopo 36 mesi da insegnante precario, se non vieni assunto a tempo indeterminato, sei lasciato a casa
disperdendo il bagaglio di esperienza maturato. La nuova versione reinterpreta la normativa europea
non più a danno, bensì a favore dei lavoratori». È la dichiarazione di Mario Pittoni, senatore della Lega
di cui è responsabile federale Istruzione. «L'auspicio - spiega Pittoni - è che contribuisca a svelenire il
clima sviluppatosi tra interessati e contro interessati nella vicenda dei diplomati magistrale, che
rischiano di non poter più insegnare dopo una sentenza sfavorevole del Consiglio di Stato. Si cerca una
soluzione "politica" che non penalizzi altre categorie, così da agevolarne il percorso legislativo (non
ancora chiaro nell'attuale particolarissima fase) per non ritrovarsi - conclude Pittoni - fuori tempo
massimo». Anche Debora Serracchiani, deputata Pd, si occupa della questione, e ieri ha inviato una
lettera al capogruppo alla Camera Graziano Delrio chiedendogli di farsi carico della situazione degli
insegnanti diplomati alle magistrali prima del 2001-2002, che secondo il Consiglio di Stato non hanno
più diritto all'abilitazione e rischiano il posto: «un dramma - precisa nella lettera - di cui ho precisa
contezza in relazione a quanto sta accadendo in Friuli Venezia Giulia». Per Serracchiani è necessario
«l'avvio di un iter volto a individuare soluzioni durature capaci di contemperare le aspettative di chi è
coinvolto nei ricorsi, i diritti di coloro che si sono laureati in scienze della formazione primaria, e non
ultimi i bimbi e i loro genitori, che hanno il diritto di trovare in classe gli insegnanti».

Chiesti l'incarico di vicesindaco e un assessorato per un «giusto
coinvolgimento»
Chiusa la porta al centrosinistra per un'«incompatibilità programmatica»

Bertossi dice no e rilancia
dialogo col centrodestra
di Cristian Rigo Enrico Bertossi non sosterrà Martines e, per il momento, nemmeno Fontanini. La porta
per il centrodestra però resta aperta mentre quella per il centrosinistra si è definitivamente chiusa per
«inconciliabilità programmatiche».L'ex assessore ha ripetuto più volte di non volere poltrone, ma il
"giusto coinvolgimento" nel progetto amministrativo. Quale sia il giusto coinvolgimento l'ha chiarito poi
lo stesso Bertossi (nella foto a destra con Ester Soramel e Giovanni Marsico): «Se Fedriga ha
promesso a Riccardi, che era il suo principale competitor interno, il posto di vicepresidente, non capisco
perché Fontanini non debba farlo con me. Al centrodestra abbiamo chiesto il vicesindaco con la delega
alla Cultura e al Turismo e un assessorato. E l'abbiamo chiesto perché personalmente penso di avere
le competenze per rilanciare Friuli Doc e per sviluppare un marketing turistico culturale. Loro ci hanno
risposto proponendoci un assessore e due posti in partecipate del Comune e della Regione, ma a noi
non interessa occupare una poltrona per il gusto di farlo. A 21 sono stato vicesindaco di Zanfagnini,
sinceramente non rientrava tra le mie ambizioni quella di fare il vicesindaco, ma l'ho chiesto perché mi
sta a cuore il bene della città».Bertossi ha anche svelato un retroscena dell'incontro con Fontanini: «Gli
ho detto che avrei fatto il suo vicesindaco anche se non ci siamo mai amati: "sono disposto a fare il tuo
vice, prendi atto che mi umilio per la città"».Ma la disponibilità di Bertossi non ha convinto il
centrodestra e la trattativa, al momento è saltata. Ma se per gli apparentamenti non c'è più tempo - la
scadenza era fissata a ieri alle 12 - l'ipotesi di un'alleanza con il centrodestra non è tramontata: «Noi
non li cerchiamo, se loro dopo un week-end di riflessione decidono di accogliere le nostre richieste
allora la situazione potrebbe cambiare. Per quanto riguarda il voto, noi da un anno e mezzo ci eravamo
preparati per affrontare i problemi della città e invece la questione politica nazionale ha coinvolto anche
la campagna elettorale per la città di Udine. Nonostante questo abbiamo raccolto un buon risultato
sfiorando l'8% e il sorpasso al M5s. Io da candidato sindaco al netto delle preferenze ho aggiunto circa
1.600 voti e guardando il risultato penso che il centrodestra abbia perso l'occasione di chiudere la
partita al primo turno non convergendo su di me. Fontanini ha perso l'8% rispetto a Fedriga. Con me e
Fedriga il 50,1% non sarebbe stato lontano».Archiviato invece il capitolo centrosinistra. «Il nostro
elettorato è diviso tra centrodestra e centrosinistra anche se nella riunione che abbiamo fatto mercoledì
ha prevalso la linea del cambiamento - ha spiegato Bertossi -. Martines avrebbe voluto incontrarmi già
lunedì e invece ci siamo visti giovedì quando mi ha offerto il posto da assessore alla Cultura e ai grandi
eventi, posto che io ho rifiutato. Così come ho lasciato un anno prima della scadenza la presidenza di
Informest che viene assegnata congiuntamente dai presidenti di Veneto e Friuli e per la quale sarei
stato sicuramente confermato. Ma ho scelto di impegnarmi per la mia città. A Martines non ho chisto
niente, ma ho posto le condizioni per garantire la discontinuità che riteniamo indispensabile: un
apparentamento politico e la minor presenza possibile di assessori di Honsell (cosa alla quale
difficilmente avrebbe potuto acconsentire visti i riscontri positivi avuti in termini di preferenze) oltre a
una nostra presenza in giunta consona al nostro peso elettorale». Inutile dire che anche questa
richiesta è stata respinta al mittente. «Ma il problema vero - conclude - era la distanza programmatica.
Io credo nelle grandi mostre e le avrei portate a Udine, lui no. Lui crede nell'accoglienza diffusa noi
no».Anche con il centrodestra però non mancano le divergenze: «Qui i programmi cambiano
continuamente, adesso leggiamo che Fontanini vuole riparire Mercatovecchio, noi siamo contrari e poi
non nascondo che l'accordo con Salmé ci ha messi in grande difficoltà perché noi restiamo moderati».

l'estrema destra

Salmé si schiera:
accordo sulle idee
per rilanciare la città
Stefano Salmé ha deciso di appoggiare Pietro Fontanini in vista del ballottaggio. L'accordo è stato
ufficializzato dopo un incontro tra lo stesso Fontanini e l'assemblea dei candidati della coalizione civica
formata dalle liste Io Amo Udine e Udine agli Udinesi, che sosteneva la candidatura sindaco di Salmè.
«È stata trovata una forte intesa programmatica», assicura Salmé che ha poi sintetizzato i punti inseriti
nell'intesa a cominciare dalla «riapertura sperimentale al traffico delle auto nel centro storico, per far
ripartire le piccole imprese commerciali ed artigianali presenti nelle vie interessate». Il riferimento
ovviamente è a via Mercatovecchio che il Comune voleva pedonalizzare sostituendo il porfido con la
pietra piasentina, ma il progetto è stato congelato dal Tar dopo il ricorso di alcuni
commercianti.Massima condivisione anche nella gestione della polizia locale. «Vogliamo il ripristino del
controllo sulla polizia locale che oggi è in capo all'Uti del Friuli Centrale per poter garantire una
maggiore presenza sul territorio e un più rigoroso controllo sulle residenze - spiega Salmé -. E
puntiamo anche a una diminuzione progressiva dei richiedenti asilo sul territorio udinese, fino ad
arrivare al limite stabilito dall'intesa tra Ministero degli Interni ed enti locali che prevede 2,5 richiedenti
ogni mille abitanti mentre oggi il numero è più che triplicato».Fontanini e Salmé si sono accordati anche
per «un riorientamento delle politiche sociali del comune, dal "business dell'immigrazione" al sostegno
della natalità, dell'assistenza domiciliare e della disabilità. Ecco perché - conclude Salmé - le liste "Io
Amo Udine" e "Udine agli Udinesi" sosterranno quindi Pietro Fontanini nel ballottaggio di domenica 13
maggio».Un accordo che al momento - assicura Fontanini - non prevede poltrone. «Salmé non mi ha
chiesto nulla - ci siamo confrontati sul programma. E poi prima di fare la giunta bisogna vincere..».«Io
sarei onorato di fare l'assessore- dice Salmé - e sono a disposizione, ma non ne abbiamo parlato e per
quanto ci riguarda era molto più importante raggiungere un'intesa sulle cose da fare per rilanciare
Udine e così è stato». Un accordo che non ha lasciato indifferente nemmeno Vincenzo Martines
secondo il quale «la distanza tra Fontanini e Bertossi si è ampliata ulteriormente, con Salmé che ha
addirittura portato Fontanini a immaginare la riapertura al traffico di via Mercatovecchio, rimangiandosi
le cose che aveva detto in campagna elettorale». (c.r.)

Martedì il Cantiere Friuli analizzerà le strategie future per rispondere alle
esigenze degli studenti

Candidati a confronto sulla Udine
universitaria
di Giacomina Pellizzari "Universitudine: l'università per la città, la città per l'università". Con un gioco di
parole l'ateneo friulano invita a riflette sulle strategie in grado di promuovere lo sviluppo condiviso per
trasformare Udine in una città universitaria d'eccellenza. L'esempio è quello di Ferrara, la unitown che
martedì, alle 20.30, a Casa Cavazzini, sarà illustrata ai candidati sindaco, Pietro Fontanini e Vincenzo
Martines, per riflettere con loro sul futuro della Udine universitaria.Il tema verrà sviscerato all'interno del
Cantiere Friuli, coordinato dal professor Mauro Pascolini. All'evento parteciperanno i professori
Giovanni La Varra e Christina Conti, Carlo Tasso e Salvatore Amaduzzi, il rappresentante degli
studenti, Lorenzo Genna e il presidente di Unitown, Pasquale Nappi. Chiuderà i lavoro il magnifico
rettore, Alberto Felice De Toni.Tutti sono interessati a capire i programmi dei candidati sindaco relativi
allo sviluppo dell'università voluta dalla gente. I temi non mancano a iniziare dal collegamento del polo
dei Rizzi con il centro storico. Senza puntare alla metropolitana leggera, basterebbe una rete di piste
ciclabili e qualche linea di autobus in più. Sul fronte dell'alloggio, invece, gli studenti continuano a
chiedere canoni di affitto calmierati. Sarebbe un modo per popolare e animare le periferie e il centro
storico. L'idea di città universitaria fa leva sugli orari a misura di studente con le biblioteche che
chiudono a tarda ora anche se possono risultare poco affollate. E se una risposta alle esigenze degli
studenti può arrivare pure dai locali pubblici, l'amministrazione può in qualche modo incentivarla.
Magari organizzando luoghi di ritrovo nelle molte aree dismesse a disposizione della città. Fontanini
pensa di ospitare gli universitari nell'ex cinema Odeon dove Martines vorrebbe realizzare la casa della
musica. In entrambi i casi si tratta di soluzioni gradite dai ragazzi. Ma questi sono solo alcuni degli
esempi che saranno sviscerati nel corso del dibattito. Non mancherà una certa attenzione verso il
possibile utilizzo, da parte dell'ateneo, del palazzo palladiano già sede della Banca d'Italia.

Valcic però frena: non faremo nessun accordo, chiederemo impegno sui temi
Il candidato del centrosinistra strizza l'occhio anche ai grillini: punti comuni

Martines non si apparenta
ma guarda agli autonomisti
di Cristian RigoVincenzo Martines strizza l'occhio ai grillini e guarda con interesse anche al mondo
autonomista. Dopo aver ricoperto l'incarico di vincesindaco nel secondo mandato di Sergio Cecotti, il
candidato del centrosinistra spera di arrivare a un accordo con il Patto: «Con Valcic - spiega -, è stato
un colloquio molto costruttivo, soprattutto quando si è accennato al ruolo di Udine e del territorio che
rappresenta nel contesto regionale e della necessità di ridefinire il profilo tecnico amministrativo che
Udine deve costruirsi nei prossimi anni». Ma lo stesso Andrea Valcic chiude all'ipotesi di possibili
alleanze: «Non ne faremo - assicura -, ma martedì porremo ai due candidati al ballottaggio cinque
domande su temi a noi cari e in base alle risposte, i nostri elettori potranno valutare chi appoggiare».Il
dialogo con Valcic e Cecotti però prosegue. E Martines conta di poter aprire un confronto anche con i
pentastellati: «Rispetto al M5s - spiega - mi sento di ribadire che alcuni punti anche sostanziali dei
nostri programmi sono in contatto, soprattutto quando si parla del tema del governo con i cittadini e del
decentramento. Al di là della scelta di campo espressa dalla Capozzi (che ha lasciato liberi gli elettori di
scegliere chi appoggiare, ndr), ho ribadito che, proprio sulla partecipazione, sarà possibile trovare, in
consiglio comunale, una collaborazione fattiva e proficua».Per quanto riguarda Bertossi invece, per
Martines il discorso non è definitivamente chiuso. «Da una parte - racconta - ho cercato di proporre un
ragionamento sul ruolo della città a partire dal punto di vista degli udinesi quali siamo lui ed io. Il
discorso di Bertossi, però, è apparso troppo sbilanciato sul peso politico dei risultati ottenuti. A fronte di
una mia proposta di un assessorato che riguardasse i grandi progetti della città e la cultura, mi è
arrivata una controproposta eccessivamente sbilanciata e non negoziabile che prevedeva
l'apparentamento, due assessorati e la delega di vicesindaco. Ma il mio ragionamento - conclude - può
rimanere aperto perché su alcuni temi ho sempre notato interessanti punti di contatto che distinguono il
progetto del centrodestra dal nostro».

5 MAGGIO

Possibile la chiamata di tecnici esterni. Da sciogliere anche il nodo sugli enti
locali
Bordon può lasciare Trento e diventare il numero uno della Direzione salute

Fedriga a caccia di nomi
per Bilancio e Sanità
di Mattia Pertoldi UDINE L'opera di tessitura di Massimiliano Fedriga non è delle più semplici, come
sempre accade quando si ragiona a livello di una coalizione, ma, passo dopo passo, procede infilando
un tassello dietro l'altro. Il neo presidente della Regione, infatti, ha promesso una definizione rapida
della squadra di governo che lo accompagnerà nei prossimi cinque anni, ma certamente, al di là delle
richieste dei partiti politici, ci sono almeno un paio di deleghe, pesanti, da assegnare con sagacia e
perizia e che, alla fine, potrebbero anche finire nelle mani di esperti tecnici pescati all'esterno dei
movimenti.Parliamo, nel dettaglio, degli assessorati a Bilancio e Finanze, Enti Locali - fondamentale per
riscrivere la riforma targata Paolo Panontin che nelle intenzioni del centrodestra verrà smontata punto
su punto - e, soprattutto, Sanità. La delega al sistema Salute, tra l'altro, dovrebbe essere affiancata
anche da quella alla Disabilità - che verrà creata ex novo per volontà del governatore - e chiave per
ristrutturare un sistema finito nel tritacarne della campagna elettorale come uno dei principali cavalli di
battaglia dei conservatori. A proposito di sanità, poi, si fanno sempre più insistenti le voci attorno al
possibile ritorno in Fvg di Paolo Bordon. All'attuale direttore dell'Azienda provinciale di Trento, infatti,
verrebbe garantito il ruolo di numero uno della Direzione salute del Fvg, attualmente retta ad interim,
dopo il passaggio di Adriano Marcolongo all'Azienda ospedaliero-universitaria di Trieste, da Paolo
Pischiutti. Bordon, però, ha in mano, a Trento, un contratto valido fino al 2021 da 175 mila euro lordi
annui, aumentabile fino a un massimo del 30% in base agli obiettivi raggiunti e per convincerlo a
"rientrare" - non prima del prossimo agosto - in regione, il centrodestra potrebbe anche eliminare il tetto
massimo alle retribuzioni deciso da Debora Serracchiani nel 2014 e pari a 150 mila euro lordi annui
senza premi.Al di là dei ruoli tecnici, in ogni caso, il nodo è essenzialmente legato a quelli politici. Dato
per assodato il posto di vicepresidente a Riccardo Riccardi - cui andranno sicuramente le Infrastrutture
e forse la Protezione Civile -, è molto probabile che in giunta entri anche di Barbara Zilli con almeno la
delega alla Montagna. L'ingresso nell'esecutivo della leghista, inoltre, scatenerebbe un piccolo effetto
domino. In primis, entrando nel dettaglio, va ricordato come l'esponente del Carroccio debba ancora
scegliere la circoscrizione di elezione. Qualora optasse per Udine, in Consiglio si recupererebbe il
sindaco di Cercivento Luca Boschetti. Se, invece, scegliesse Tolmezzo, allora le porte di piazza
Oberdan si spalancherebbero per Lorenzo Tosolini. Uno dei due, quindi, rimarrà comunque fuori
evidenziando un problema che, appunto, verrebbe risolto con la "promozione" ad assessore di Zilli (che
occuperebbe anche uno dei tre slot obbligatoriamente riservati alle donne) e il correlato obbligo di
dimissioni da consigliere.In questo scenario, inoltre, pare difficile pensare a un contemporaneo ingresso
in giunta anche di Stefano Mazzolini. Non soltanto perché l'ex presidente di Promotur non pare
intenzionato a lasciare lo scranno in Consiglio e perché due assessori dell'Alto Friuli paiono,
onestamente, troppi, ma anche per un problema squisitamente elettorale. Se Zilli dovesse scegliere il
collegio di Tolmezzo per la nomina ed entrasse in giunta assieme a Mazzolini, nell'Alto Friuli verrebbe,
nei fatti, a mancare un eletto della Lega visto il solo Boschetti a completare la mini-lista da tre nomi.
Cosa succederebbe, quindi? La legge elettorale non lo specifica, disegnando un vuoto normativo che
lascia spazio a ricorsi e, in estremo, anche alla possibilità di perdere un consigliere di maggioranza e
trovarsi con 28 consiglieri invece di 29. Una situazione, con le debite proporzioni, simile a quanto
accaduto in Sicilia con il M5s alle Politiche. Sull'isola i grillini hanno esaurito le liste di proporzionale a
causa dei "troppi" voti raccolti con la decisione sull'eletto in più cui, teoricamente, avrebbero diritto in
mano alla giunta per le elezioni del Senato. Difficile, dunque, pensare che Fedriga vada incontro a un
guazzabuglio del genere portandosi in giunta sia Zilli che Mazzolini.Passando a Fratelli d'Italia, poi,
paiono crollare le chance di Dusy Marcolin e Alessandro Basso. In casa dei meloniani, infatti, la
provincia di Pordenone vanta già il sindaco del capoluogo e un senatore (Luca Ciriani), Udine un
onorevole (Walter Rizzetto), mentre Trieste, attualmente, è rimasta a bocca asciutta. Se a questo, poi,
ci aggiungiamo il pour parler di prima del voto tra Fedriga e i vertici regionali di Fdi, il teorema porta
dritti a Fabio Scoccimarro (tra l'altro non candidatosi per sostenere la corsa di Claudio Giacomelli) cui
potrebbero andare le deleghe allo Sport e alla Cultura.E se ProgettoFvg punta in alto sperando in due
assessori, ma potrebbe doversi accontentare di uno (più Sergio Bini che Mauro Di Bert anche in virtù
della poca disponibilità di quest'ultimo a dimettersi), Forza Italia, oltre a Riccardi, cerca una quadratura
del cerchio che garantisca agli azzurri un altro esponente in giunta (con ogni probabilità una donna
pordenonese) e la presidenza del Consiglio regionale in favore di Ettore Romoli, resta da sciogliere il
nodo Ar. Il movimento di Renzo Tondo dovrebbe - ma non è sicuro - ottenere un assessore. Il nome? I
numeri dicono Giuseppe Sibau che, lasciando l'Aula, farebbe entrare a piazza Oberdan Paride
Cargnelutti, ma attenzione allo stesso ex vicepresidente del Consiglio Fvg oltre alle ambizioni di
Alessandro Colautti.

Open Fvg bacchetta Duriavig
«Attacchi la destra, non noi»
UDINE «Leggiamo con stupore gli articoli di stampa in cui Marco Duriavig gioisce di fronte a una
vittoria schiacciante della destra populista nella nostra Regione e accusa Open Fvg di aver sbagliato
strategia e di aver conseguito il peggior risultato elettorale della sinistra dal 1996. Crediamo,
innanzitutto, che Sinistra Italiana Serena Pellegrino la debbano smettere con questa modalità becera di
fare politica, che prevede attacchi quotidiani a chi si impegna per un'idea di società molto vicina alla
loro, ma non prevede mai attacchi ai reali avversari politici che sono/dovrebbero essere a
destra».Parola del sindaco di Muggia Laura Marzi, del vicesindaco di Grado Matteo Polo e
dell'assessore alla Cultura di Tolmezzo Marco Craighero, fra gli amministratori che hanno dato vita alla
lista civica rispondendo agli attacchi su stampa e sui social da parte di Duriavig e Pellegrino. «Da parte
nostra, non abbiamo mai confidato in un loro sostegno alle elezioni, tuttavia se data la loro grandissima
potenza organizzativa e politica, avessero impiegato le energie dedicate a contrastare Open Fvg per
contrastare l'idea di società della Lega, a quest'ora il risultato sarebbe forse diverso» continuano i tre.
«Duriavig ci racconta di come loro abbiano provato a chiedere discontinuità al centrosinistra -
proseguono -, ma giova ricordare come Sinistra Italiana abbia congelato la discussione e le
interlocuzioni con gli altri partiti e movimenti fino alla data delle elezioni politiche. Il motivo è molto
semplice, dovevano tutelare l'interesse di un partito che a livello nazionale correva in alternativa al Pd e
temevano che le interlocuzioni all'interno del centrosinistra regionale avrebbero minacciato il loro
risultato elettorale. Si è visto poi che nemmeno Leu, che alcuni di Open hanno votato, ha raggiunto il
risultato elettorale sperato, un risultato, peraltro, molto vicino a quello di Open».I tre «pur non essendo
pienamente soddisfatti del risultato conseguito» rivendicano il fatto di «aver eletto un rappresentante,
Furio Honsell, in Consiglio regionale» perché «questo ci consentirà di fare quella seria opposizione
dall'interno che Duriavig adesso auspica, ma che se fosse stato per il suo non-impegno ci saremmo
scordati: se contano veramente così tanto da potersi permettere di commentare il risultato degli altri,
allora avrebbero dovuto presentarsi alle elezioni, anche in alternativa al Pd e avrebbero dovuto
contrastare con una loro forza autonoma l'avanzata della destra».

Anche il pordenonese Conficoni tra le poche note liete dem
L'udinese: «Cinque anni di bastonate, ma avevo ragione io»

Da Venanzi a Russo
I "vincitori" del Pd
preparano la svolta
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