TIBET - NEPAL "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA - Nepal/"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA ...

Pagina creata da Giuseppe Volpi
 
CONTINUA A LEGGERE
TIBET - NEPAL "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA - Nepal/"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA ...
| TIBET - NEPAL
"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA
TIBET - NEPAL "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA - Nepal/"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA ...
TIBET - NEPAL "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA - Nepal/"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA ...
IL TUO VIAGGIO
"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA
Ideato e redatto da Giovanni Dardanelli

Questo viaggio è un percorso attraverso due terre combacianti eppure
completamente differenti: il Nepal è l’acqua, il verde, il riso, il caldo, i fiori che
inghirlandano le figure sacre; il Tibet è la pietra, il turchese dei laghi, il bianco
lattescente degli immensi nevai, è il lumino tremolante delle lampade a burro nei templi
bui.

Dove per secoli sono passati solo sentieri tracciati da carovane di yak e dal cammino
dei pellegrini, è nata una strada camionabile. E’ la “Friendship highway” la cosidetta
“Strada dell’Amicizia” costruita, dall’accordo comune di Nepal e Cina, per collegare le
due terre saldate dal cordone himalayano: il Tibet e il Nepal. La strada percorre il
plateau tibetano e scende alle valli nepalesi. Quest’arteria inaugurata nel 1987 è il filo
conduttore del nostro viaggio tra le città, i paesi, i monasteri, le terre e le genti che
hanno serbato l’originalità delle antiche ed affascinanti tradizioni himalayane.
Terre di agricoltori, di pastori, terre di pascoli e di campi d’orzo; terre di eremiti, di
monaci, di patriarchi, terre di magia e di preghiera. Terre di leggende e di figure
leggendarie.

Marpa, maestro del grande eremita Milarepa, lasciò il Tibet natale per raggiungere
l’India, la madre dei testi sacri buddisti. Scese dall’altopiano e soggiornò per mesi, per
acclimatarsi alle basse quote, nella valle di Kathmandu presso lo stupa di
Swayambunath detto “l’autogenerato”.

Sono trascorsi mille anni eppure i valori spirituali del popolo himalayano, nelle vallate di
pascolo lontane dalle città, sono rimasti, incredibilmente, pressoché immutati.

                                               "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 3
TIBET - NEPAL "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA - Nepal/"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA ...
Itinerario

4 | IL TUO VIAGGIO
TIBET - NEPAL "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA - Nepal/"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA ...
IL TUO VIAGGIO
"FRIENDSHIP                      HIGHWAY"                        LA             STRADA
DELL'AMICIZIA

   1° giorno
    Volo da Milano o Roma per Doha e proseguimento per Kathmandu dove l'arrivo è previsto
    il giorno successivo

   2° giorno
    Arrivo a Kathmandu (1400 m)

   3° giorno
    La Valle di Kathmandu: visita di Swayambunath, centro storico di Kathmandu, Patan e
    Boudanath

   4° giorno
    La Valle di Kathmandu: tempio di Changu Narayan, Bhaktapur e Pashupatinath

   5° giorno
    Volo da Kathmandu a Lhasa (3600 m): dopo aver costeggiato le vette innevate della
    catena himalayana fino alla vista dell' Everest, il volo si dirige verso l'altopiano tibetano

   6° giorno
    Lhasa: visita al Jokhang, il cuore della fede tibetana, e al Drepung, il complesso monastico
    più grande del Tibet

   7° giorno
    Continua la visita della città, comprendente: il palazzo del Potala, antica sede del Dalai
    Lama, il monastero di Sera e Norbulinka, la residenza estiva dei Dalai Lama

   8° giorno
    Visita al monastero di Samye, il più antico del paese. Trasferimento a Tsetang e visita di
    Yumbulakang e Tandruk

   9° giorno
    Tsetang - lago Yamdrok - Gyantse

                                                 "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 5
TIBET - NEPAL "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA - Nepal/"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA ...
   10° giorno
     Visita del bellissimo insieme sacro composto dal Palkhor Chode e dal Kumbum e del
     monastero di Shalu. Proseguimento per Shigatse

    11° giorno
     Visita del Tashilumpo e trasferimento a Sakya

    12° giorno
     Sakya - Passo di Già Tsu Là (5220 m) - Xegar (4200 m)

    13° giorno
     Xegar: escursione al monastero di Rongbuk, ai piedi dell'Everest

    14° giorno
     Xegar (o Tingri) - Percorso verso la "corona himalayana", discesa dall'altopiano e
     attaversamento del confine tra Tibet e Nepal

    15° giorno
     Kirong (oppure Zhangmu) - trasferimento verso Kathmandu (1400 m)

    16° giorno
     Kathmandu. Tempo libero e trasferimento in aeroporto

    17° giorno
     Arrivo a Milano o Roma

6 | IL TUO VIAGGIO
TIBET - NEPAL "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA - Nepal/"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA ...
1° giorno
Volo da Milano o Roma per Doha e proseguimento per Kathmandu dove l'arrivo è
previsto il giorno successivo

Partenza in serata da Milano Malpensa o Roma Fiumicino con volo di linea per Doha e
coincidenza per Kathmandu. Pernottamento a bordo.

2° giorno
Arrivo a Kathmandu (1400 m)

Il volo arriva al mattino (10.15, orario soggetto a riconferma) nella capitale nepalese,
che è situata a 1400 metri di quota. Dopo il disbrigo delle formalità d’ingresso,
trasferimento e sistemazione in hotel.

NB: durante il soggiorno a Kathmandu abbiamo lasciato i pasti liberi. E’ una scelta fatta
appositamente per consentire ai partecipanti, là dove possibile, di essere liberi di
scegliere dove e quando consumare i pasti. L’accompagnatore sarà comunque a
disposizione per ogni indicazione o consiglio si desideri in merito.

Pernottamento (The Dwarika's Hotel )
E’ considerato “l’albergo museo” della valle di Kathmandu. La struttura, gli ambienti
comuni e le stanze personalizzate sono il risultato delle ricerche di materiali, mobili e
arredi antichi e prestigiosi che infondono un tocco di ineguagliabile raffinatezza.

Indirizzo: P.O Box 459 Battisputali - Kathmandu
Tel: +977-1 4479488 / 4470770
www.dwarikas.com

3° giorno

                                              "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 7
TIBET - NEPAL "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA - Nepal/"FRIENDSHIP HIGHWAY" LA ...
La Valle di Kathmandu: visita di Swayambunath, centro storico di Kathmandu, Patan e
Boudanath

La valle di Kathmandu è una culla affollata di gente con un’ampiezza di circa trenta
chilometri. L’intera popolazione si aggira intorno al milione e mezzo di abitanti.
Bhaktapur, Patan e Kathmandu stessa, sono i tre poli architettonicamente più
importanti della valle. Il carattere “cittadino” di Kathmandu non è per nulla
rappresentativo della realtà sociale e culturale del Paese, il Nepal è infatti immerso in
una realtà rimasta autenticamente contadina con un’economia piuttosto povera ed
elementare ed un tratto culturale ancora molto lontano dalla modernità. Dall’inizio della
sua fama, intorno agli anni settanta, una fama legata anche allo stile degli hyppies che
la frequentavano, Kathmandu è molto cambiata, si è modernizzata: quel fascino
particolare, di città aperta, di città tollerante e pacifica, di città così isolata dal resto del
mondo eppure così straordinariamente cosmopolita e accogliente, è comunque il suo
aspetto di sempre, la sua capacità di far sognare e di farsi amare.
Visiteremo la collina con lo Stupa di Swayambunath, luogo sacro buddista
dall’atmosfera magica e tipicamente orientale. Questo monumento è considerato
l’ombelico della valle, il suo nome deriva dalla lingua sanscrita e significa
“l’autogenerato”. L’origine di questa forma religiosa va cercata nella leggenda antica,
quando la conca di Kathmandu era il bacino di un lago e al centro di esso brillava una
fiammella misteriosa. Appena le acque defluirono, là dove brillava la fiammella, si
autogenerò il corpo di questa forma religiosa buddista.
Una volta terminata la visita si discende dalla collina verso il centro antico della città:
Durbar Square, ovvero la “Piazza del Palazzo”. Su questa piazza monumentale si
affaccia l’antica residenza reale, i vari templi induisti e la casa della “Kumari”, la
bambina che rappresenta una divinità vivente: la rincarnazione della dea Khali. A
breve distanza dal centro architettonico si trova la famosa “freak street”, la “via-
quartiere” dove negli anni ’70 si era concentrata la comunità straniera di quegli
hyppies che avevano scelto di soggiornare in India o in Nepal.
Continueremo le visite del pomeriggio con l’approccio al centro storico di Patan.
Anticamente conosciuta col nome di Lalitpur, ovvero “Città della bellezza”, Patan
ripropone i motivi architettonici del mattone, del legno e della pietra. Il palazzo reale e i
suoi templi dalle linee stilistiche diverse, esibiscono nel dettaglio dell’intarsio o nelle
sculture, la grande raffinatezza artistica raggiunta dagli artigiani newaresi (cioè della
valle di Kathmandu) nel periodo medievale.
Al termine del percorso nel centro di Patan ci si trasferisce verso il quartiere che
racchiude il grande Stupa di Boudhnath.
Negli anni della diaspora tibetana, gli esuli in fuga dall’occupazione cinese si
insediarono intorno a quest’antico monumento buddista dando vita al nucleo tibetano

8 | IL TUO VIAGGIO
più vivace della valle di Kathmandu. I tibetani rimasti così fedeli alla loro atavica
abitudine religiosa pregano quotidianamente, sul finire della giornata, girando
instancabilmente il loro mulino di preghiere e prostrandosi nella tradizionale
circumambulazione del monumento sacro. Calano pian piano le luci del giorno sui
lumini tremolanti accesi dai fedeli ai piedi del grande stupa bianco; l’atmosfera delle
luci e il senso di pace di Boudhnath sono una delle sensazioni indelebili di questo
viaggio. Rientro in hotel (pranzo e cena liberi).

N.B.: l’ordine delle visite dei centri della valle di Kathmandu potrebbe subire delle
modifiche (qualche visita potrebbe essere anticipata al giorno precedente se l’arrivo
del volo sarà puntuale).

*Informiamo che è possibile effettuare un volo panoramico facoltativo che costeggia
tutta la catena himalayana sul fianco nepalese, ovvero il fianco meridionale della
catena. E’ un volo della durata di un’ora circa, che parte tutte le mattine (se il tempo
non è eccessivamente nuvoloso) verso le 06.30-07.00. Per la variabilità delle condizioni
atmosferiche il volo deve essere prenotato in loco e il suo costo indicativo si aggira
intorno ai 200 euro, costo soggetto a riconferma in loco.

Pernottamento (The Dwarika's Hotel )

4° giorno
La Valle di Kathmandu: tempio di Changu Narayan, Bhaktapur e Pashupatinath

Da Kathmandu si percorrono circa venti chilometri per raggiungere uno dei templi più
importanti dell’intera valle. Il tempio di Changu Narayan è la prima struttura templare
della valle di Kathmandu ad essere passata sotto la protezione dell’ Unesco. Da questo
sito un percorso facile, una passeggiata di circa due ore (per chi lo possa fare), ci porta
,attraverso la semplice realtà agricola della valle, fino alle porte del nucleo storico di
Bhaktapur.
Con Patan e Kathmandu , il centro di Bhaktapur fu, nel medioevo, una delle sedi più
importanti dei diversi principati che controllavano la valle. Ciò che più colpisce è
l’armonia, la compattezza, l’omogeneità architettonica di questo nucleo medievale
nelle cui piazzette abitualmente si incontrano i vasai o nella stagione della mietitura i
cumuli di riso o le chiazze rutilanti del peperoncino steso ad essiccare sul selciato di
mattone cotto. Bhaktapur, riconosciuta dall’Unesco come uno dei luoghi facenti parte
del Patrimonio dell’Umanità, è un museo di architettura all’aperto. Il mattone rosso e il
legno si compongono negli edifici antichi mentre le figure scolpite in pietra ne
proteggono gli ingressi.

                                               "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 9
Al rientro verso Kathmandu              sosteremo all’ ultimo sito storico della valle:
Pashupatinath, il centro sacro delle cremazioni e il luogo, dove sorge uno dei templi
più importanti dedicati a Shiva. I riti funebri lungo il fiume, le preghiere che si elevano
dal tempio, i Sadhu che si aggirano tra i tempietti di pietra e le bancarelle degli
ornamenti sacri sono i diversi artefici che animano questo particolare ambiente in un
modo indimenticabile.
Al termine delle visite si rientra in albergo. Pranzo e cena liberi.

N.B.: l’ordine delle visite dei centri della valle di Kathmandu potrebbe subire delle
modifiche (qualche visita potrebbe essere anticipata al giorno precedente se l’arrivo
del volo sarà puntuale).

Pernottamento (The Dwarika's Hotel )

5° giorno
Volo da Kathmandu a Lhasa (3600 m): dopo aver costeggiato le vette innevate della
catena himalayana fino alla vista dell' Everest, il volo si dirige verso l'altopiano tibetano

La distanza tra Kathmandu e Lhasa, in linea d’aria, non è tanta, ma la grande barriera
naturale dell’Himalaya che vi si interpone, rendendo il passaggio, da sempre, difficile,
ha contribuito alla creazione e al mantenimento di due mondi diversi. Le greggi di
capre e pecore che ancora oggi, alla fine dell’estate scendono dai pascoli dei dirupi
tibetani e camminano, accanto all’acqua ferma delle risaie, verso la valle di Kathmandu,
sono state uno dei pochi veicoli di “cultura” attraverso l’imperiosa barriera di ghiacci
perenni.
Poco dopo il decollo dalla capitale nepalese, la traiettoria del nostro volo costeggia la
lunga sequenza di vette innevate della catena himalayana fino ad arrivare alla vista
dell’Everest. Aggirata al fianco la grande cima, il volo comincia il superamento della
catena per arrivare sopra l’altopiano tibetano. Sorvoliamo Shigatse, poi il lago Yamdrok
e infine oltre il passo Kampa La, comincia la discesa nella piana, a fianco del letto del
fiume Yarlung. Il tempo totale di volo è di circa 60 minuti. Una volta terminate le
formalità d’ingresso si parte verso Lhasa che dista dall’aeroporto 60 chilometri.
Si è atterrati a 3550 metri di altitudine. L’altopiano occidentale non ha aree di quota
molto inferiori a questa. La luce del cielo è nitida, l’aria è asciutta e frizzante: è
l’atmosfera del Tibet.
La capitale del Tibet è stata ingrandita e pesantemente modificata dall’intervento
urbanistico cinese… ma il suo cuore ha mantenuto fino ai giorni nostri la sua incredibile
autenticità tibetana. Sistemazione all’Hotel Tangka.

10 | IL TUO VIAGGIO
Pranzo libero. Cena in ristorante locale.

N. B.:
- informiamo che il volo sarà a cavallo delle ore di pranzo, dunque non sarà possibile
consumare il pranzo in un ristorante.
- in alternativa alla sistemazione centrale dell’albergo prescelto, c’è la possibilità di
pernottare presso un albergo di categoria superiore: lo Shangri La Hotel (dove dovrà
essere consumata anche la cena). Questo albergo, considerato uno dei migliori di
Lhasa si trova dislocato, nella parte cinese, a venti minuti a piedi dalla piazza del Potala
e circa 40 minuti dal quartiere Barkhor, il quartiere tibetano e centrale di Lhasa. La
nostra scelta ufficiale, secondo la “filosofia di viaggio”, cade comunque sull’hotel
prescelto e di conseguenza l’accompagnatore pernotterà in questo albergo.

Pernottamento (Thangka Hotel )

6° giorno
Lhasa: visita al Jokhang, il cuore della fede tibetana, e al Drepung, il complesso
monastico più grande del Tibet

Al mattino in fondo alla grande piazza, nell’atrio che guarda il portone di ingresso del
Jokhang, i tibetani si prostrano verso il cuore del tempio.
Il Barkhor, l’anello di preghiera intorno all’antico centro sacro, è una sfilata di costumi,
di acconciature, di tratti fisici e somatici diversi; è da secoli il luogo, dove lo spirito
commerciale si intreccia allo spirito religioso, è da sempre mercato tibetano e circuito
di preghiera e di prostrazione. Il Jokhang è il tempio più sacro della tradizione religiosa
del Tibet. Da occidente o da oriente, dalle terre dell’Everest come dalle terre dei
Kampa, i tibetani guardano al Jokhang come al luogo più importante del
pellegrinaggio. Nomadi e contadini lasciano per periodi a volte anche lunghi le loro
case, i loro pascoli e le loro campagne per intraprendere il lungo viaggio di preghiera.
In assoluto il Jokhang è da sempre il cuore della fede tibetana ed il fulcro più
palpitante per l’interesse etnografico e folcloristico del Tibet. Una volta visitata la parte
interna del tempio si comincia la passeggiata sul circuito del Barkhor, dove talvolta si
incontrano situazioni religiose molto suggestive e talvolta molto emozionanti.
Il pomeriggio sarà dedicato alla visita di quello che fu il complesso monastico più
grande del Tibet. Il monastero di Drepung era un grande villaggio con una folla
impressionante di monaci; i suoi vicoli, i suoi antri, i suoi cortili e le sue piccole finestre
che dalle celle guardano l’ampia conca di Lhasa, sono l’immagine più completa e più
autentica dell’antico Tibet. La popolazione di monaci che viveva all’interno del
monastero è stata drasticamente ridotta. Camminando tra le viuzze che costeggiano i

                                                 "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 11
muri bianchi dei templi o delle residenze, talvolta si sente, in modo struggente, il senso
di isolamento e di abbandono di questo luogo. Il Drepung è comunque un simbolo, è il
complesso monastico che per la sua ampiezza da veramente il senso del peso storico
che la vita religiosa ebbe sul Paese dal medioevo fino quasi ai giorni nostri.
Sistemazione in albergo. Pensione completa.

Pernottamento (Thangka Hotel )

7° giorno
Continua la visita della città, comprendente: il palazzo del Potala, antica sede del Dalai
Lama, il monastero di Sera e Norbulinka, la residenza estiva dei Dalai Lama

Mattinata dedicata alla visita del Potala, il grande palazzo che è stato sin dall’epoca
della sua costruzione la sede dei Dalai Lama. Dal momento in cui il V Dalai Lama
concentrò nelle proprie mani il potere spirituale e quello temporale questa residenza è
diventata il vero fulcro del governo del Paese.
All’interno del palazzo si visitano le sale del trono, le sale delle tombe, gli spazi privati
di residenza e le sale di preghiera dedicate alle varie divinità. Il palazzo è oggi un
grande museo. Si passa di sala in sala e tutti gli elementi decorativi sembrano molto
statici, testimonianze di un passato che non esiste più. Non è così per le centinaia di
pellegrini che vi entrano tutti i giorni, che intasano i passaggi stretti tra una sala e
l’altra. Per i tibetani il palazzo del Potala continua ad essere un ambiente vivo e
soprattutto indiscutibilmente “sacro”. Nel pomeriggio si visita il monastero di Sera, il
secondo complesso monastico, in ordine di importanza, della città di Lhasa. Rispetto
al Drepung, Sera è molto più ridotto, più raccolto e il suo carattere, unitamente al suo
passato, è molto diverso dal precedente. Non bisogna dimenticare che questo
monastero fu il centro di addestramento alle arti marziali dei “monaci” che costituivano
il corpo di guardia del Dalai Lama. Molto spesso, nel pomeriggio i monaci-studenti si
raggruppano all’ombra dei salici del cortile e danno vita ad uno spettacolo unico e di
tradizione antichissima: il dibattito filosofico, lo scambio verbale su argomenti filosofici
che è accompagnato da una gestualità molto particolare e talvolta da una veemenza
veramente appassionata. Termineremo la giornata con la visita della residenza estiva
dei Dalai Lama, l’insieme di strutture è conosciuto col nome di Norbulinka, il “Parco dei
gioielli”. All’interno di questo insieme, divenuto da alcuni decenni, area pubblica,
visiteremo quella che fu l’ultima abitazione del Dalai Lama nei giorni che precedettero
il suo esilio. Sistemazione in albergo. Pensione completa.

NB: l’ordine delle visite nella città di Lhasa varia a seconda degli orari e del giorno in cui
viene dato il permesso per la visita del Potala e del Jokhang.

12 | IL TUO VIAGGIO
Pernottamento (Thangka Hotel )

8° giorno
Visita al monastero di Samye, il più antico del paese. Trasferimento a Tsetang e visita
di Yumbulakang e Tandruk

Si lascia Lhasa, in mattinata, diretti verso oriente. Il nostro viaggio seguirà la sponda
orografica sinistra del fiume Yarlung e, costeggiando l’acqua e le cadute di sabbie della
montagna, raggiunge uno dei siti religiosi più importanti del Tibet: la valle di Chimpu,
punteggiata dai punti di eremitaggio ed il monastero di Samye, il centro monastico più
antico della storia buddista del Paese.
Il fiume Yarlung nasce nella parte più occidentale dell’altopiano alle pendici del monte
Kailash e dopo aver tagliato per duemila chilometri circa il plateau tibetano, entra in
India prendendo il nome di Bramaputra. Lungo questo fiume sacro sono sorti numerosi
monasteri, alcuni di questi sono i complessi che hanno fatto la storia religiosa del Tibet.
Dall’alto della collina di Hepo Ri si ha la vista panoramica del monastero di Samye. Lo
sguardo raccoglie in un pugno tutto il complesso religioso circondato dal muro ellittico
bianco che ne simboleggia i confini fisici estremi.
Il monastero di Samye, come già menzionato, è il primo complesso monastico del
Tibet. In molti dipinti storico-religiosi si ritrova l’inconfondibile pianta a “Mandala” di
questa costruzione che venne realizzata seguendo la leggendaria rappresentazione
dell’universo secondo il modello indiano: il monte Meru, i quattro continenti, il sole e la
luna, il muro insormontabile di montagne che protegge e isola questo universo.
Dopo la visita degli interni proseguiremo fino al ponte che ci permette di attraversare il
fiume Yarlung e di raggiungere il centro cittadino di Tsetang. Dedicheremo alcune ore
del pomeriggio alla visita di Yumbulakang, “il castello tra le nuvole” la struttura che,
secondo la leggenda, fu la prima residenza dei re tibetani.
Il castelletto, passato nei secoli attraverso varie distruzioni e rifacimenti, è oggi una
costruzione sacra, consistente in due templi, appollaiata sulla collina rocciosa. La parte
più suggestiva di questa breve escursione è il largo panorama che si può cogliere
dall’alto del tempio: da una parte le terre verdi di orzo e grano e dall’altra la montagna
arida con discese ghiaiose che scendono al piano. Termineremo la giornata con una
visita speciale: il monastero di Tandruk, uno dei dodici templi più antichi del Tibet.
Sistemazione in hotel. Pensione complete (prevediamo un semplice box lunch per
pranzo).

Pernottamento (Tsedang Hotel )

9° giorno

                                              "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 13
Tsetang - lago Yamdrok - Gyantse

E’ giornata di attraversamento dell’altopiano centrale verso occidente. Comincia la
Trans-himalayana conosciuta col nome di “Strada dell’amicizia”.
Il percorso, una volta lasciato il fondovalle del fiume Yarlung, sale ripidamente. Si passa
da un tornante all'altro e molto velocemente si guadagna quota. Nel fondovalle si
scorgono verdi terrazzamenti accanto a gruppi isolati di case tibetane; nei mesi estivi
gli Yak pascolano accanto alla strada lungo i fianchi ripidi della montagna. In breve si
giunge al passo Kampa la (4870 m). Appena si arriva al piano del passo, si apre, al di
sotto una vista favolosa, il lago Yamdrok dalle acque color turchese intenso e al fondo
lo scenario delle cime innevate dominate dalla vetta del Nojyn Kang Sa (7200 m.).
Dopo aver costeggiato il lago, la strada risale e arriva al secondo passo della giornata:
il Karo la (5010 m.). Nella culla, raccolta sotto il ghiacciaio che fiancheggia il percorso,
vivono, sotto le tende nere di pelo di yak, pastori di pecore e Yak. Nel tardo
pomeriggio, dopo questa intensa giornata di paesaggi e momenti suggestivi, si giunge
finalmente a Gyantse. Complessivamente questo percorso implica, con le soste, otto o
nove ore di viaggio. Sistemazione in hotel. Pensione completa (per pranzo prevediamo
un semplice box lunch).

Pernottamento (Gyangtse Hotel )

10° giorno
Visita del bellissimo insieme sacro composto dal Palkhor Chode e dal Kumbum e del
monastero di Shalu. Proseguimento per Shigatse

Tutta la mattina è dedicata alla visita del bellissimo insieme sacro composto dal
Palkhor Chode e dal Kumbum. Due esempi di arte e architettura medievale raccolti
entro un muro di protezione che ne è anche cornice. Queste strutture sono
sicuramente l’esempio più completo della bellezza dell’architettura e dell’arte scultorea
e figurativa del XV sec. in Tibet.
La strada che porta all’ingresso principale del monastero fiancheggia l’agglomerato
tradizionale e popolare di Gyantse. Dall’alto del castello, sul picco roccioso che domina
la cittadina, si coglie l’insieme compatto del complesso monastico raccolto tra le mura
e lo schema del villaggio antico che lo affianca. Il percorso tra Gyantse e Shigatse corre
nella piana del fiume Nyang Chu, tra campi d’orzo e di frumento. E' dal punto di vista
agricolo la fascia più ricca del Tibet centro-occidentale. Le case sono più grandi, nella
stagione estiva le aie sono spesso teatro di lavoro di raccolta e mietitura. Lungo la
strada che ci conduce a Shigatse, faremo la deviazione nella vallata di Shalu. Il
monastero lo si scorge già dalla strada maestra; il suo tetto a pagoda, di ceramiche

14 | IL TUO VIAGGIO
verdi, emerge sopra le case del villaggio. Shalu è un monastero dall’aria veramente
dimenticata. Al suo interno vivono, oggi, non più di quaranta monaci. Si visitano le sale
di preghiera che con il corridoio di circumambulazione sono tra i lavori d’arte figurativa
più importanti del Tibet medievale. Tanti aspetti all’esterno e dentro l’edificio lasciano
trapelare la passata grandezza di Shalu. Terminata la visita si ritorna sulla strada
maestra e si è ormai poco lontani da Shigatse, in ordine di grandezza e di importanza
politica, la seconda città del Tibet.
Sistemazione in albergo. Pensione completa.

Pernottamento (Chomo Langzom Hotel )

11° giorno
Visita del Tashilumpo e trasferimento a Sakya

Le prime ore della mattina le spenderemo nella visita del Tashilumpo. Questo
complesso monastico è la residenza tradizionale della seconda carica politico-religiosa
del Tibet, il Panchen Lama. L’importanza politica di questo monastero, nell’ultimo
decennio, ha avuto una spinta di crescita molto forte.
Vivono al suo interno circa ottocento monaci, le attività di studio e di preghiera a volte
paiono frenetiche. La sala del Buddha più grande del Tibet, le tombe ricoperte di fregi
d’oro, di argento e pietre dure dei Panchen Lama; le antiche sale di preghiera con le
lunghe raccolte di dipinti sacri anneriti dal fumo delle lampade a burro…tutto ci parla
del grande ruolo religioso e politico che il monastero ebbe nei secoli passati. Al
termine della visita degli interni dedicheremo un po’ di tempo al percorso intorno al
monastero e al mercato artigianale tibetano. Quando il cielo è sereno, dall’alto del
sentiero di circumambulazione, si hanno delle belle vedute sui tetti dorati del
Tashilumpo, sui quartieri tibetani della città, sui ruderi del castello oggi ricostruito e
sulla piana tracciata dalla “Strada dell’Amicizia” che, uscendo dal centro città, corre
come un nastro ondulante verso occidente.
Nel pomeriggio si lascia Shigatse percorrendo la strada che corre verso il confine del
Nepal. La piana lunga e altalenante, in piena estate offre sprazzi di giallo intenso della
fioritura della colza, macchie contenute di rosa-violetto della fioritura della senape….il
cielo di quel particolare blu forte degli altopiani scende a chiudere l’orizzonte sui
contrafforti aridi e brulli della catena himalayana. Si sfiora il complesso di Narthang,
l’antica stamperia del Tashilumpo. Una pietra miliare prima di salire al passo Tsuo Là,
indica la distanza da Shangai, sono 5000 chilometri dal punto più orientale della Cina.
Dopo il passo Tsuo Là (4500 m), il percorso scende di quota e infila la vallata che
porta al monastero di Sakya. Da questo punto fino quasi al confine tutte le case
tibetane portano, a mo’ di decorazione, tre linee verticali di colori diversi: il rosso, il

                                              "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 15
bianco e il nero. Sono, sin dal periodo medievale, i colori del monastero di Sakya, il
simbolo, quindi, di appartenenza alla grande scuola dei Sakya’pa. Definire Sakya
soltanto “monastero” è ignorarne il passato e non percepirne a fondo l'atmosfera che
tutt’ora vi regna. Sakya è l’istituzione religiosa mescolata alla severa austerità del
potere. Il monastero si trova in fondo alla valle del fiume Trum, tra le case contadine
che lo circondano. La valle è molto povera. La grande struttura meridionale del
complesso monastico guarda dall’alto del muro di difesa i ruderi dell’antico nucleo
settentrionale completamente distrutto dalle guardie rosse. Sistemazione in un
modestissimo albergo. Pensione completa.

Pernottamento (Manasarovar Hotel 2* )

12° giorno
Sakya - Passo di Già Tsu Là (5220 m) - Xegar (4200 m) (100 Km - 4h)

Dedichiamo la mattina alla visita dei monastero. La sua struttura meridionale è rimasta
fortunatamente indenne al passaggio distruttivo della rivoluzione culturale; del blocco
settentrionale non rimangono invece che pochi ruderi, visibili sul pendio della collina,
raggiungibili lungo un sentiero che i pellegrini utilizzano abitualmente come percorso
di preghiera. Gli interni del complesso meridionale, protetto da un forte muro di
circoscrizione e costruito secondo i suggerimenti degli ingegneri militari dell’
imperatore Kublai Khan, sono molto suggestivi. I grandi tronchi secolari provenienti dai
territori boscosi ai bordi dell’altopiano, a mo’ di pilastri sorreggono la grande sala di
preghiera. Ognuno di questi tronchi è legato ad una leggenda particolare. La storia del
monastero di Sakya è un momento fondamentale e particolarmente affascinante nel
quadro politico e religioso del Tibet. Nel primo pomeriggio, terminata la visita di Sakya,
imbocchiamo la trans- himalayana e saliamo verso il passo camionabile più alto di tutto
il territorio centro occidentale del Tibet, il passo Gyà Tsu Là (5220 m). Detriti di ardesie
frammentate e aride pietraie accompagnano la salita al grande passo.
Nella discesa dal passo avremo la prima apertura sulle vette degli “ottomila”. In serata
raggiungiamo l’albergo della trans-himalayana nei pressi di Xegar. E’ una struttura
elementare, con tutti i servizi di base, e si trova a pochi chilometri dalla deviazione che
conduce all’Everest.
Sistemazione in albergo. Pensione completa.

Pernottamento (Chomolangma / Everest Hotel )

13° giorno
Xegar: escursione al monastero di Rongbuk, ai piedi dell'Everest (Monastero di
Rongbuk 5.150 m)

16 | IL TUO VIAGGIO
Di primo mattino partiamo verso le vette innevate a sud di Xegar e di Tingri. Dal 2015
la strada per il campo base è stata asfaltata quasi totalmente. Occorrono almeno tre
ore per compiere i 90 chilometri del percorso di andata. La strada sale quasi
immediatamente verso il passo Pang La (5100 m). I piani collinari bruni si elevano fino
alle prime nevi e poi ecco svettanti i corpi del Makalu, dell’Everest e del Chohoyu…
ancora un po’ avanti e a sinistra si apre la vista sul Shishapagma. Uno spettacolo
davvero emozionante! Una volta lasciato il passo continueremo verso il monastero di
Rongbuk. Il fianco settentrionale della montagna più alta del mondo è proprio di fronte
a noi. Il piccolo monastero di Rongbuk è il luogo sacro nella storia delle grandi
spedizioni sulla facciata settentrionale dell’Everest. Non c’è stata spedizione nel
passato che non abbia avuto la benedizione dei lama di questo monastero.
Il monastero dista circa cinque chilometri, in linea d’aria, dall’inizio del ghiaccio detto
appunto “Rongbuk” che col Ghiacciaio di Karta è stato la via di inizio per molte
ascensioni degli anni passati.
Al termine di questa giornata, che sarà senz’altro indimenticabile, si fa ritorno verso
l’albergo di Xegar o (a seconda delle disponibilità) si continuerà verso l’albergo di
Tingri che si trova sulla direzione del giorno successive)
Pensione completa (per pranzo prevediamo un semplice box lunch).

NB: nonostante la quota di 5150 metri possa impressionare, in genere, l’escursione a
questa altitudine, fatta a questo punto del viaggio, cioè dopo tanti giorni di
acclimatazione, non ha, fino ad ora, comportato problemi ad alcun componente dei
gruppi.

Pernottamento (Chomolangma / Everest Hotel )

14° giorno
Xegar (o Tingri) - Percorso verso la "corona himalayana", discesa dall'altopiano e
attaversamento del confine tra Tibet e Nepal

Le strade che dal territorio tibetano portano a quello nepalese, attraversano ambienti
molto suggestivi, ma altrettanto problematici. Le frane, soprattutto durante il periodo
monsonico, possono creare ostacoli alla circolazione normale dei mezzi. Talvolta è
necessario compiere tratti a piedi per superare queste interruzioni. Essendo in un
territorio molto delicato, non si possono fare previsioni sicure sugli sviluppi del
percorso.
Dopo il terremoto nepalese del 2014, il tragitto tradizionale, ”via Zhangmu”, era stato
sostituito al transito dei mezzi col passaggio “via Kyrong”.

                                              "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 17
Per la stagione 2019 non sappiamo esattamente quale dei percorsi sarà aperto al
passaggio turistico quindi teniamo vive le due opzioni.

Opzione A - Dalla sistemazione di Xegar o di Tingri si parte , sull’ asse della
transhimalayana, verso la catena di montagne che divide il Tibet dal Nepal. Il tragitto
corre in una lunga pianura costeggiata da montagne aride e punteggiata qua e là dai
ruderi militari dell’ occupazione militare nepalese di fine 1800. Nei pressi del muro
bianco del fianco del Shishapangma (8030 m), il percorso discende per aggirare il
blocco di montagne e risalire verso il passo Guntan La (5236 m). E’ la traiettoria che
taglia trasversalmente la catena himalayana e, passandone sull’ altro
versante,raggiunge il posto di confine verso il Nepal. Il posto di Kirong , che si trova ad
un’ altitudine di 2400 m., è diventato da poco tempo il nuovo passaggio di frontiera.
Essendo la trasformazione della cittadina in posto di frontiera così recente, è ancora
molto carente di strutture alberghiere adatte per le esigenze dei turisti occidentali.
Anche qui dunque è richiesto un certo spirito di adattamento.
Sistemazione e pernottamento in albergo.

Opzione B- Dall’ albergo di Xegar o Tingri si raggiunge il passo Lalung La a 5050 m. di
quota. La strada sfiora i territori ai piedi dei ghiacciai del Shishapangma (8030 m.) e
continua verso la panoramica dell’ arco himalayano fino alla caduta dell’ altopiano.
Dopo il passo la strada scende velocemente di quota. Dai colori delle pietraie aride e
fredde si passa ai pendii verdi dove le nuvole si arenano contro il fianco meridionale
della catena montuosa.
A fine mattinata si raggiunge Zhangmu (2400 m.) dove è situata la frontiera tra Tibet
e Nepal. Dopo il passaggio doganale si continua in saliscendi, lungo una strada molto
suggestiva ma molto precaria, fino al bordo della valle di Kathmandu. Il percorso è
lungo ma sicuramente indimenticabile. Complessivamente il tempo di trasferimento
lungo questo itinerario è di circa dieci ore di viaggio.
Dhulikhel (1700 m.) è il posto dove si pernotta, è un luogo molto piacevole con lo
sguardo verso l’ormai lontano contrafforte himalayano.

Pensione completa (per pranzo prevediamo un semplice box lunch).

15° giorno
Kirong (oppure Zhangmu) - trasferimento verso Kathmandu (1400 m)

18 | IL TUO VIAGGIO
Dopo le operazioni burocratiche di passaggio della frontiera, lasciato il Tibet ci si
inoltra in un territorio completamente nuovo. Fino a Kirong la strada, curata dal
governo cinese è in buone condizioni, ma al di là del confine la situazione è
completamente diversa e i lavori di sistemazione della piccola arteria sono sempre in
corso.
L’intero percorso è di 9 ore circa, ma molto dipende dalle condizioni della strada che a
seconda delle piogge sulla fascia territoriale nepalese, può offrire molte sorprese e
molti rallentamenti. Le distanze non sono eccessive, ma le soste panoramiche, i
saliscendi, i tornanti, il fondo sterrato spesso dissestato, la possibilità di frane
,possono rallentare molto il viaggio.
Si passa di vallata in vallata. E' un continuo saliscendi con panorami bellissimi. E' un
mondo completamente diverso da quello tibetano. Il verde e l’acqua sono ovunque. I
fianchi delle colline sono ripidi e terrazzati per la coltivazione del riso. Le case
contadine sembrano irraggiungibili, in alto, lontane dalla strada, isolate tra il verde. E'
un paesaggio molto bello e riposante… ma non è il Tibet, non c’è più quell’atmosfera
impalpabile e sfuggente che appartiene solo all’altopiano. Nel tardo pomeriggio o in
serata si raggiunge Kathmandu.

Nel caso si fosse passati lungo il tragitto “via Zhangmu”, da Dhulikhel, luogo del
pernottamento, nel primo pomeriggio si raggiungerà Kathmandu.
Sistemazione al Dwarika’s Hotel (cena libera).

16° giorno
Kathmandu. Tempo libero e trasferimento in aeroporto

Prima colazione in Hotel. La mattinata e le prime ore del pomeriggio saranno libere.
Nel pomeriggio, trasferimento in aeroporto per il volo diretto a Doha.
Volo Qatar Airways delle ore 20.50 diretto a Doha e coincidenza col volo per Milano o
Roma.

17° giorno
Arrivo a Milano o Roma

Arrivo a Milano Malpensa oppure a Roma Fiumicino al mattino.

NOTA IMPORTANTE

                                              "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 19
Nel caso in cui non fosse possibile percorrere via terra il ritorno dal Tibet al Nepal,
dove attualmente sono in corso lavori di riparazione delle strade, sarà necessario
apportare alcune modifiche al programma e prevedere il rientro in aereo da Lhasa a
Kathmandu. Tali modifiche comporteranno il pagamento di un supplemento di circa
250 euro (supplemento da riconfermare in data più prossima alla partenza).

20 | IL TUO VIAGGIO
1. Lhasa Potala 2. Dwarika’s Hotel Kathmandu 3. Panorama del Tibet

                                 "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 21
PRIMA DELLA PARTENZA
BENE A SAPERSI
    Visto e permessi: all’atto dell’iscrizione è necessario inviare la scansione delle
     prime pagine del passaporto al nostro ufficio di Milano.

    Questo itinerario è stato costruito e regolato nei tempi e nella distribuzione delle
     visite in seguito a decine di traversate effettuate negli anni sull’altopiano tibetano.
     È particolarmente consigliato a coloro che, intraprendendo un viaggio, privilegino
     gli aspetti paesaggistici, folcloristici e culturali al puro comfort delle sistemazioni
     alberghiere.

    NOTE IMPORTANTI RELATIVE ALL’ITINERARIO:

  nel caso in cui non fosse possibile percorrere via terra il ritorno dal Tibet al Nepal,
   dove attualmente sono in corso lavori di riparazione delle strade, sarà necessario
   apportare alcune modifiche al programma e prevedere il rientro in aereo da Lhasa
   a Kathmandu. Tali modifiche comporteranno il pagamento di un supplemento di
   circa 250 euro (supplemento da riconfermare in data più prossima alla partenza).

   ARRIVO AI PIEDI DELL’ EVEREST: da quando la Cina ha aperto una strada per
     raggiungere il monte Everest, verso il 2005 circa, è cominciato un certo flusso
     turistico che è andato poi gradualmente crescendo a mano a mano che cresceva il
     numero di turisti cinesi. Nel gennaio del 2019, il governo cinese ha pubblicato una
     direttiva che proibisce ai turisti di raggiungere il “campo base”. Vedasi articolo
     uscito su www.repubblica.it il 17 febbraio 2019, che cita il problema della
     spazzatura e la tutela dell’ambiente.
In realtà il governo cinese ha deciso di arretrare il punto finale di arrivo ai piedi
dell’Everest di circa cinque chilometri in linea d’aria rispetto al punto fissato negli anni
precedenti. Si tratta dell’area del monastero di Rongbuk, il piccolo complesso
monastico più fotografato di fronte alla parete settentrionale della montagna. Ciò non
cambia la vista della montagna e lo scenario complessivo.

    Materiale antigovernativo: preghiamo i signori partecipanti di non portare durante
     il viaggio in Tibet i testi reputati dalla Cina antigovernativi, ad esempio: articoli di
     giornale a favore del Tibet libero, fotografie del Dalai Lama, testi sul Dalai Lama, la
     guida dell’EDT (Lonely Planet) sul Tibet con prefazione del Dalai Lama ecc.

22 | IL TUO VIAGGIO
   Stagioni per viaggiare: l’altopiano tibetano, al di fuori della stagione invernale che
    va da fine novembre alla fine di marzo, offre un arco di mesi adatti per i viaggi,
    abbastanza ampio. Si potrebbe intanto dire che a seconda del tipo di viaggio o di
    sensibilità individuale un certo periodo può essere più adatto di un altro.
    Sicuramente per gli itinerari che tendono a mettere in luce soprattutto l’aspetto
    paesaggistico ed in prima linea le grandi montagne, i mesi migliori sono,
    normalmente, quelli primaverili (maggio e giugno), oppure quelli autunnali (fine
    settembre e ottobre). Tra maggio e giugno possono esserci comunque passaggi
    di leggere perturbazioni. Il periodo centrale dell’estate, ovvero dalla metà di luglio
    alla fine di agosto, è la stagione dei monsoni. Le correnti umide in quella fase
    dell’estate diventano particolarmente forti e riuscendo a scavalcare il grande muro
    himalayano arrivano a riversarsi sull’altopiano. Si tratta normalmente di temporali
    notturni che in genere non disturbano le visite turistiche giornaliere, ma,
    sicuramente, le masse di nuvole che stazionano sulla catena di montagne possono
    limitare la vista delle vette. I mesi migliori per la vista delle montagne sono quelli
    già citati, primaverili e autunnali, e sono anche i mesi più adatti (gli alpinisti lo
    sanno bene) per affrontare le grandi scalate. Nella stagione monsonica le piogge
    possono dar vita a frane e smottamenti perciò alcune strade minori possono
    essere chiuse al passaggio. Dunque, un viaggio possibile nei mesi primaverili
    potrebbe essere non completamente fattibile nel cuore della stagione delle
    piogge.

                                             "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 23
   Questione… Altitudine

    Occorre innanzitutto sottolineare che il fenomeno della quota sull’altopiano
     himalayano non è assolutamente rapportabile a quello che potrebbe essere in
     Europa. Intendiamo dire che stare in vetta al monte Bianco, a 4800 metri e stare
     al campo base dell’Everest a 5200 metri sono cose completamente diverse… la
     seconda è molto più facile. Mentre in Europa le coltivazioni agricole possono
     arrivare fino a 1500 metri, ma non oltre, sull’altopiano himalayano troviamo
     coltivazioni di orzo, patate, colza fino a 4300-4500 metri. Sono dunque situazioni
     climatiche troppo diverse e tutti possono constatare che anche ad alte quote
     l’altopiano è spesso accogliente. Bisogna sfatare il problema “altitudine”. Senza
     dubbio esiste per il nostro corpo un momento critico necessario per
     l’acclimatamento in quota, ma in genere è un processo naturale che si compie nell’
     arco di poche giornate e spesso lo stato di disadattamento fisico è inferiore a quel
     che si sarebbe pensato. Sicuramente le scelte di sviluppo del viaggio da parte
     dell’organizzazione sono molto importanti per agevolare l’adattamento in quota.
     Prima di affrontare un viaggio in altitudine è sempre consigliabile un controllo
     medico preventivo. Avendo condotto centinaia di persone attraverso l’altopiano,
     abbiamo constatato che tutti coloro che siano in buono stato di salute possono
     affrontare senza problemi la quota. I casi di coloro che, pur non avendo in

24 | IL TUO VIAGGIO
precedenza particolari problemi fisici, non sono riusciti a ritrovare in quota il
    giusto stato di benessere sono rarissimi, puramente casi eccezionali.

   Difficoltà del viaggio: negli ultimi dieci anni il Tibet ha avuto cambiamenti enormi
    sotto il punto di vista turistico. I primi alberghi, nati nell’ 87, quando la Trans-
    himalayana, la via detta dell’Amicizia che unisce Tibet e Nepal venne terminata,
    sono stati recentemente risistemati e oggi sono delle sistemazioni abbastanza
    confortevoli. Vi sono sicuramente degli alberghi che richiedono una buona
    capacità di adattamento perché molto carenti sotto il punto di vista delle strutture
    igieniche. Nel caso specifico del nostro viaggio, di questo tipo di sistemazioni che
    definiamo “carenti”, incontreremo l’albergo di Sakya e l’albergo sulla Trans-
    himalayana nei pressi di Tingri e Xegar. Altre difficoltà particolari del viaggio sono
    legate alla rete stradale. Oggi la strada principale che collega le grandi città fino al
    confine nepalese è in buone condizioni ed è abbastanza scorrevole.

   Trasferimenti e tempi di percorrenza: le distanze ed i tempi di percorrenza
    segnalati sul programma sono puramente indicativi. La variabilità di questi tempi è
    conseguenza delle condizioni del fondo stradale. I tempi possono variare da una
    stagione all’ altra e gli stessi interessi del gruppo in viaggio influiscono sui tempi di
    spostamento in modo da renderli diversi di volta in volta. I tempi indicati si rifanno
    a viaggi fatti in precedenza dunque già tengono conto di soste panoramiche,
    soste a villaggi e non sono da intendersi come “puri trasferimenti ciechi” da un
    punto ad un altro. Un percorso particolarmente impegnativo, talvolta soggetto a
    frane, sarà quello tra Kirong (confine tra Tibet e Nepal) e la valle di Kathmandu. La
    strada in quel tratto di circa 50 km è molto sconnessa e soggetta alla variabilità
    della caduta piovana nella stagione estiva monsonica. La discesa dall’ altopiano e il
    passaggio di vallata in vallata in Nepal rallenta molto la velocità di percorrenza. A
    questi fattori va aggiunto il tempo di passaggio della frontiera cinese e di quella
    nepalese Complessivamente la giornata comporta un viaggio di 10/12 ore da
    partenza ad arrivo.

   Valige: preghiamo vivamente di evitare l’utilizzo di valige rigide che, essendo
    molto ingombranti, implicano grossi problemi di carico ed adattamento all’ interno
    del vano bagagli dei bus locali e nel caso di eventuali trasferimenti a piedi sono
    difficilmente trasportabili sul dorso dai portatori! Occorrono borsoni (meglio se
    con ruote) oppure valige semi rigide. Una valigia rigida tipo “Samsonite” non è
    adatta!

                                              "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 25
   Clima e abbigliamento: il Tibet, nei mesi precedenti l’estate, ha un clima
     certamente inaspettato. Nelle annate normali, nei mesi di maggio e giugno, le
     temperature sono molto miti e gradevoli. Certamente può succedere che allo
     scavalcamento dei passi e alle quote superiori a 4000 metri i venti possano essere
     particolarmente freddi, dunque la giacca a vento e, per ogni eventualità, un
     cambio pesante è sempre consigliato ma in genere un abbigliamento fatto di
     magliette, maglie, pantaloni di peso medio è sufficiente. Cosi come le giornate,
     anche le notti non sono particolarmente fredde. Per la parte nepalese invece
     l’abbigliamento deve essere senz’altro leggero. Infatti il Nepal, nella stagione
     estiva, ha un clima caldo e un po’ umido. T-shirts, pantaloni leggeri o corti, scarpe
     leggere e una maglia per le serate fresche. Un ombrellino per i possibili temporali
     della valle di Kathmandu può essere molto utile!

    Scelta degli alberghi: come tutti i viaggiatori sanno, le “stelle” degli alberghi nei
     Paesi in via di sviluppo sono indicative e non sono rapportabili agli standard
     europei!

    In Nepal, a Kathmandu è previsto il Dwarika’s Hotel. E’ sicuramente l’albergo con
     più fascino e ricco di personalità del Nepal. E’ considerato “l’albergo museo” della
     valle di Kathmandu. L’arte secolare della lavorazione del legno, lo stile “newarese”
     medievale, è il dettaglio che con la sua originalità e autenticità infonde un tocco
     d’ineguagliabile raffinatezza all’insieme della struttura architettonica. Il cortile
     interno del Dwarika’s Hotel è già di per sé un angolo magico di Kathmandu.

    A Lhasa la scelta tra le due sistemazioni è facoltativa. Abbiamo scelto per i nostri
     gruppi un albergo aperto da pochissimo tempo dopo i lavori di ristrutturazione: il
     Tangka Hotel, situato proprio a due passi dalla piazza del Jokhang, nel cuore del
     quartiere tibetano. È oggi la sistemazione migliore che possa esservi presso la
     parte più autentica e sacra di Lhasa! In alternativa è possibile prenotare lo Shangri
     La Hotel, un albergo inaugurato da pochi anni e considerato uno dei migliori della
     città (resta comunque un albergo a gestione cinese). La sua collocazione si trova
     a circa 15 minuti a piedi dalla piazza del Potala e 40 minuti a piedi dal quartiere
     Barkhor, il quartiere tibetano centrale. Per chi desiderasse la sistemazione in
     questo albergo di categoria superiore (dove dovranno essere consumate anche le
     cene), sarà possibile richiederla all’atto dell’iscrizione pagando un supplemento da
     richiedere di volta in volta in quanto variabile secondo la data di partenza.

    Gyantse e Tsetang: il Gyantse Hotel e lo Tsetang Hotel sono delle strutture nate
     per volere governativo alla fine degli anni ’80. Per almeno un ventennio sono state

26 | IL TUO VIAGGIO
le sole strutture accettabili per il turismo occidentale. Negli ultimi anni, questi
    alberghi sono stati rinnovati e hanno ricevuto impulsi diversi. Il Gyantse Hotel, pur
    rimanendo la migliore sistemazione di Gyantse e pur essendo stato rinnovato,
    continua ad avere le caratteristiche di fabbrica degli alberghi di stato. E’
    comunque una sistemazione accettabilissima. Lo Tsetang Hotel ha avuto
    rinnovamenti ed ampliamenti ed è oggi una buona struttura che può garantire un
    buon livello di comfort.

   Shigatse: la sistemazione è prevista al Chomo Langzom Hotel, un nuovo albergo
    piuttosto moderno di categoria 4 stelle.

   Sakya: l’albergo disponibile in questa località è una costruzione recente, ma
    richiede una buona predisposizione all’adattamento. Fino a pochi anni fa non era
    assolutamente pensabile il pernottamento in queste zone, oggi grazie a queste
    costruzioni semplici e “cinesi” abbiamo la possibilità di sfruttare meglio il tempo di
    visita sul circuito. Questo viaggio in Tibet è fondato sull’interesse del percorso e
    non viceversa sul comfort degli alberghi.

   Tingri-Xegar: il Chomolangma Hotel si trova sulla Trans-himalayana a 4250 metri
    di quota all’incrocio con la strada che porta a Xegar (anche conosciuta come New
    Tingri). Dagli anni 90 ai giorni nostri è stata l’unica struttura alberghiera
    accettabile per gli occidentali. Anche questo albergo è stato rinnovato, ma
    bisogna considerarlo nel contesto in cui si trova. Le camere hanno i servizi, la luce,
    e l’acqua calda è normalmente erogata solo in certe fasce orarie. Non c’è un metro
    di giudizio per dare una valutazione a questo albergo. E’ una sistemazione molto
    utile, ma la capacità di adattamento è essenziale. A seconda della disponibilità,
    durante il corso del viaggio potremmo utilizzare un albergo situato nel villaggio di
    Tingri. NB: la regola più semplice da adottare quando si viaggia in questi spazi è
    quella semplice di portare con sé un sacco lenzuolo leggero. In questo modo
    l’igiene è sempre garantita.

   Fotografia: ricordiamo che in Tibet la fotografia degli interni è spesso soggetta al
    pagamento di un biglietto o di un obolo che varia da interno a interno. In alcuni
    casi, come all'interno del Potala, del Jokhang e in alcune sale del Tashilumpo, vige
    il divieto di fotografare o filmare. Dal 2016 il divieto di fotografare gli interni si è
    esteso a numerosi monasteri minori.

   La cucina tibetana tradizionale e antica è sempre stata a base di elementi molto
    essenziali: burro di yak, farina d’orzo, latte, formaggi, alcune verdure di stagione,

                                              "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 27
carne secca di pecora o di Yak, riso e tè della vicina Cina. Esiste una cucina
     tradizionale un po’ più elaborata ed è quella della nobiltà tibetana che però risente
     di un forte influsso della cucina cinese. In tutti gli alberghi e in tutti i ristoranti del
     Tibet moderno i piatti più diffusi sono quelli tipici della Cina. Da alcuni anni a
     questa parte esistono anche alcuni ristoranti a conduzione privata con piatti di
     cucina mista nepalese-cinese. Durante il nostro viaggio molti pranzi saranno
     consumati durante i trasferimenti, saranno dunque pranzi pic-nic. Per quanto
     riguarda il Nepal, la cucina è varia, saporita e completamente diversa da quella
     cinese. Nella valle di Kathmandu i pranzi e le cene sono sempre liberi e la
     possibilità di scelta è molto ampia. NB: i pasti in Kathmandu e nella sua valle sono
     lasciati liberi affinché ognuno possa scegliere, a seconda dei propri interessi
     culinari o delle proprie esigenze, il ristorante o il tipo di cucina preferito. Per
     praticità di servizio e abitudine locale le varie portate vengono servite a tavola in
     forma comune, si tratta di portate per tutto il gruppo e non singole portate servite
     individualmente.

    Borse da viaggio: Consigliamo vivamente l’utilizzo di borsoni o valige semirigide
     con rotelle. Sconsigliamo l’utilizzo di valige rigide (tipo Samsonite) poiché troppo
     ingombranti per il volume di carico all’ interno degli autobus locali.

    Mezzi di trasporto: durante questo tipo di viaggio utilizzeremo dei pullman privati
     sia sulla porzione di viaggio nepalese sia sulla parte tibetana. Le strade in Tibet
     sono state, nell’ultimo decennio, rimodernate dal governo cinese e sono
     percorribili da qualsiasi mezzo. Sui pullman verrà effettuata la rotazione dei posti.

    Differenze orarie: Italia/Nepal + 3.45, Italia/Tibet (Cina) + 6, Nepal/Tibet (Cina) +
     2.15

    Mance: abbiamo già incluso nel prezzo i costi delle mance dovute per il
     facchinaggio negli alberghi, negli aeroporti e per i trasbordi di confine. Resta a
     vostro carico l’importo delle mance per gli autisti e le guide. L’importo delle
     mance, che verrà raccolto dall’accompagnatore Kel 12, si aggira intorno ai 70 euro
     per persona a seconda del numero dei partecipanti componenti il gruppo.

Partenza del 9 giugno - Viaggio in occasione del SAGA DAWA

Ci sono momenti sull’altopiano del Tibet, ormai da decenni travolto dal confronto
politico-culturale con la Cina, in cui la storia si riavvolge su se stessa.

28 | IL TUO VIAGGIO
E’ come se il tempo si estraesse dalla modernità e ritornasse a vivere l’antica tradizione
della preghiera, delle cerimonie religiose e del flusso “anacronistico” dei nomadi verso
la città sacra, Lhasa.
E’ il tempo del Saga Dawa, il momento più propizio per i pellegrinaggi.
Centinaia e centinaia di pellegrini dalle terre periferiche e lontane del paese, si portano
verso il territorio centro-occidentale e si disperdono verso i centri religiosi che sono
stati i veri pilastri delle antiche scuole religiose.
I dipinti sui muri dei monasteri e dei templi ci descrivono viaggi antichi; antichi volti
d’indiani, kashmiri, mongoli, cinesi e antiche fogge dell’immensa Asia centrale.
L’altopiano del Tibet così protetto dalle sue montagne, così irraggiungibile per tanti
mesi dell’anno, è stato comunque un piccolo laboratorio dove l’arte ha ritratto il
passaggio di uomini e costumi di terre lontane.

Cos’è il Saga Dawa
Nel calendario tibetano uno dei mesi più importanti dal punto di vista religioso è
appunto quello primaverile del Saga Dawa. Ogni anno le date di questo mese si
spostano seguendo il calendario lunare. Secondo una tradizione secolare è il periodo
più propizio per i pellegrinaggi.
Dal punto di vista agricolo, questo periodo precede quello che sarà il momento dei
grandi lavori che coincide con la mietitura dell’orzo e del frumento. È dunque un
momento di relativa tranquillità che consentiva, e tuttora consente, ai contadini di
assentarsi dalle terre anche per periodi abbastanza lunghi.
Oggi, nonostante il Paese con la sua cultura e la sua tradizione viva, a causa della
situazione politica, dei passaggi molto travagliati, il tempo del Saga Dawa resta ancora
un momento della vita tibetana molto sentito. I fedeli arrivano nei monasteri e i
monasteri si preparano ad accoglierli. S’incontrano pellegrini sulle cui spalle ci sono
giorni e giorni di viaggio. S’incontrano nomadi che hanno lasciato spazi sperduti di
pascoli lontani per approdare al mitico centro sacro di Lhasa. Il tempo del Saga Dawa,
essendo distribuito in un arco temporale abbastanza ampio non è come le altre feste
tibetane. Non è come nelle cerimonie, dove tutto succede in un giorno, il Saga Dawa è
un palcoscenico, dove tutto s’improvvisa … si può incontrare una cerimonia particolare
dei monaci Nigma’Pa nel cortile del Jokhang, si può incontrare una preghiera
commissionata dai fedeli nella grande sala del monastero di Sera, si può assistere allo
sbarco di un gruppo sostenuto di Kam’Pa nel cortile di Samye … ecco questo è il Saga
Dawa: tutto possibile, nulla di programmato.
Importante

                                              "FRIENDSHIP HIGHWAY" LA STRADA DELL'AMICIZIA | 29
Puoi anche leggere