L'influenza di Whatsapp e dei social media: statistiche di divorzi prima e dopo Facebook
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“L’influenza di Whatsapp e dei social media: statistiche di divorzi prima e dopo Facebook” “I dati ISTAT sono avvilenti: il numero dei divorzi si incrementa sempre più, anche in coincidenza con l’introduzione del cosiddetto “divorzio breve” attraverso la legge 55/2015 e che ha generato un ulteriore forte impatto. L’evoluzione normativa agevola le “rotture familiari”.Proprio nel 2015, anno di introduzione del “divorzio breve”, l’Istat nel suo report su “Matrimoni, separazioni e divorzi” ha osservato che l’introduzione del “divorzio breve” ha registrato un consistente aumento: 82.469 (+57% sul 2014). La legge italiana non parla mai di divorzio ma parla di cessazione degli effetti civili del matrimonio. Il giudice può pronunciare il divorzio quando si è assicurato che la comunione spirituale e materiale tra i coniugi non può essere mantenuta o ricostituita in presenza di una delle cause previste dalla stessa legge. Prima dell’introduzione di tale modalità di scioglimento, una delle due parti doveva dimostrare una responsabilità causale del partner, ossia, nello specifico: l’abbandono, la crudeltà o l’adulterio. In ambito della cessazione ed il troncamento di qualsivoglia rapporto tra i coniugi, “Va rimarcata – osserva il noto avvocato salernitano Gennaro Fiorillo – la diminuzione dei tempi che prima consistevano in tre anni, mentre, attualmente, in caso di separazione consensuale, si può chiedere il divorzio 6 mesi dopo l’omologa della separazione o dodici mesi dopo, in caso di separazione giudiziale. Questa riduzione dei tempi va a conformarsi agli standard europei. Dal mio punto di vista e dalla mia esperienza – prosegue – noto che, vi è un aumento costante, un vero e proprio aumento esponenziale dal profilo statistico. I rapporti coniugali sono
tutti “figli del proprio tempo” e ciò si traduce, difatti, in una minore predisposizione allo spirito di sacrificio rispetto a quello che vi era prima, al senso unitario della famiglia, che ultimamente viene sempre meno nell’epoca dei social che esasperano il tutto. Anche l’emancipazione della donna, com’ è giusto che sia, ha inciso molto a riguardo, poiché la donna, finalmente non si sente più costretta a subire ma, attraverso la sua indipendenza (anche e soprattutto sul fronte economico), sa che, anche da sola, può farcela. Al contempo però, tra i separandi, si “molla” spesso anche per un “nonnulla”, per cose effimere, per motivazioni banali e non di una certa gravità. Manca dunque lo spirito di sacrificio ed il dialogo da parte di entrambi i coniugi, inteso ovviamente non in un immolarsi totale od annichilimento, ma rinvenire un giusto compromesso tra le parti. E’ da dire inoltre conclude l’avvocato Fiorillo – che il numero di separazioni e divorzi è abbastanza diverso nelle diverse zone d’Italia, dunque si è figli non solo di questa era tecnologica, virtuale e digitale, ma anche delle proprie zone territoriali da cui derivano attitudini diverse”. Università, al campus di Baronissi un centro di ricerca genomica per la salute di Erika Noschese Un centro di ricerca genomica per la salute sorgerà, a breve, al campus universitario di Baronissi. Scadrà, infatti, il
prossimo 18 dicembre per il mando di gara per l’affidamento dei lavori necessari alla realizzazione del centro di ricerca genomica all’Università di Salerno per un totale di 623.532,15 euro di cui 603.536,19 per i lavori di manodopera e 2.350,61 euro per l’incidenza di sicurezza Sg e poco meno di 20mila euro per i costi della sicurezza. La procedura sarà aggiudicata con il criterio del minor prezzo, con esclusione automatica delle offerte anomale. L’appalto è finanziato con fondi del Por Campania Fesr 2014-2020 e con fondi del bilancio di Ateneo. Si tratta, di fatti, di un centro destinato alla biologia molecolare che si occupa dello studio del genom nato da un progetto di collaborazione tra l’Università degli Studi di Salerno, la Seconda Università degli Studi di Napoli, l’Università di Napoli “Federico II” e la Regione Campania ed è situato nel campus di Baronissi dell’Università di Salerno. Le attività di ricerca svolte nel laboratorio sono integrate con quelle della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Salerno e sono focalizzate sulla biomedicina e le biotecnologie applicate alla medicina. a degli organismi viventi. Il campus di Baronissi vanta, tra le altre cose, la presenza di un laboratorio. Lmmge è predisposto per studi di genomica funzionale e strutturale mediante sequenziamento di nuova generazione ed uso di microarray. Comprende un servizio di bioinformatica, laboratori di microscopia confocale e colture cellulari, ed ha accesso ad un laboratorio confinato per l’utilizzo di vettori virali per knock-down genico e terapia genica. Lmmge ospita strumentazione di avanguardia per il sequenziamento massivo parallelo, per l’analisi attraverso bead e veracode array, per indagini di biologia cellulare, molecolare e morfologica. Esperti in biologia molecolare e bioinformatica si occupano di tutti gli aspetti sperimentali, delle implementazioni biotecnologiche, dell’analisi e archiviazione dati derivanti da studi su scala genomica. Il laboratorio partecipa a progetti regionali e nazionali, finanziati da ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, ministero della Salute, Fondazione con il Sud, Associazione Italiana per la Ricerca
sul Cancro, Regione Campania, ed europei Il laboratorio è coinvolto anche in progetti di formazione di dottorandi e giovani ricercatori in Medicina, Biotecnologia e Bioinformatica. «Aiutato da tanti imprenditori ma non da quelli salernitani» di Erika Noschese Forse voleva essere una provocazione ma, di fatto, si è rivelata una scommessa vinta. Un terrone a Milano: Stefano Maiolica, 25 anni, salernitano doc, tre anni e mezzo fa ha scelto di lasciare la sua città e di trasferirsi al nord. Tornare a casa, per le festività natalizie, sembra essere impossibile, a causa dei prezzi inaccessibili che le compagnie richiedono. Nasce così l’idea di fittare un pullman, un autista e tornare a casa con le proprie forze. Un terrone a Milano non è solo una pagina social. Ora è un progetto, un’iniziativa vincente che ha dato vita al “biglietto sospeso”. Stefano, il 20 dicembre, partirà da Milano con altre 86 persone, per far ritorno al sud. Il biglietto di ciascun viaggiatore è stato pagato in toto dagli sponsor ma loro hanno scelto un costo simbolico pari a 10 euro da donare in beneficenza per i bambini che una casa ed una famiglia non ce l’hanno. Stefano, un terrone a Milano. Hai scelto di tornare a casa per le festività natalizie ma visti i prezzi inaccessibili hai messo in piedi un’iniziativa storica. Di cosa si tratta?
«Sì, non me l’aspettavo. E’ tutto nato un po’ per impulso; condividendo le mie stories con altri fuori sede a Milano ci siamo accorti che c’erano prezzi folli, soprattutto per la Sicilia e la Calabria. Allora, mi sono sentito in dovere di provare a fare qualcosa: ho contattato delle compagnie e altre mi hanno contattato. Ho trovato questo pullman da 87 posti (concesso dalla compagnia di viaggi Flixibus ndr) e poi la cosa si è trasformata ancora di più con l’idea del biglietto sospeso e adesso il biglietto sarà gratuito. Ma ti dirò di più: abbiamo scelto di far pagare il biglietto 10 euro; questi soldi non serviranno a coprire i costi del pullman in quanto ci hanno pensato gli sponsor ma daremo questi soldi in beneficenza ad un orfanotrofio per regalare un Natale migliore ai bambini che non hanno una casa e non hanno una famiglia. Questa bellissima storia si concluderà così». Cosa significa, per voi, essere un terrone al nord e nel tuo caso a Milano? «Essere un terrone a Milano significa la normalità. La cosa bella di Milano è che non c’è una cultura specifica, non c’è un cittadino di Milano specifico. C’è un po’ di tutto ed essere un terrone a Milano significa, secondo me, essere in maggioranza. Basta camminare per le metropolitane, al Duomo, per le strade cittadine per sentire dialetti del sud, lingue straniere. Milano, oggi, è una città che accoglie persone da ogni parte del mondo e per me, ripeto, essere un terrone a Milano è la normalità». Perché hai scelto di lasciare la tua città, Salerno, e partire? «Ho deciso di lasciare Salerno – che per me è una città meravigliosa, oltre ad essere casa – perché non sono mai riuscito a farmi capire nella mia città, nel senso che fin da quando sono piccolo ho sempre avuto questo animo intraprendente, da sognatore, da persona che vuole spostare le cose. A Salerno sono sempre stato visto come il sognatore, il
pazzo, quello che non vuole omologarsi. Mi ero stancato di stare sempre davanti al solito bar, a parlare delle solite cose e a sperare in un futuro che effettivamente non mi sarebbe mai arrivato». Sei l’ennesimo cervello in fuga, quindi? «Sì, e con grande dispiacere perché non avrei mai voluto andar via ma non ho visto speranze per me e ho deciso di andare nel posto più giusto per poter far esplodere le mie capacità e la mia voglia di fare». Di cosa ti occupi a Milano? Quanti anni hai? «Ho 25 anni, mi sono trasferito 3 anni e mezzo fa a Milano per andare a fare la specialistica in psicologia sociale e della comunicazione mentre la triennale l’avevo fatta a Caserta (perché non c’è a Fisciano). A Milano oggi lavoro, un mese prima di laurearmi ho trovato lavoro, contratto a tempo indeterminato. Lavoro per una grossa azienda, mi occupo di comunicazione nell’ambito delle risorse umane». Pensi che tornerai a Salerno, un giorno? «Definitivamente non credo. Nel senso che seguo gli sviluppi a Salerno e ad oggi non vedo dei cambiamenti. La cosa mi rattrista tanto – e io sono uno di loro – tutte le persone che potrebbero cambiare veramente le cose a Salerno stanno andando via. Non riesco a vedere una speranza per il futuro a livello di mentalità; poi, se mai un giorno dovessi avere il potere di poter fare qualcosa per la mia città, concretamente, allora lo farò». Di cosa avrebbe bisogno Salerno per far sì che giovani brillanti come te non vadano via? «Di opportunità, di riuscire ad allargare gli orizzonti di questa città, di non chiuderli e radicarli in una mentalità antica, preistorica ma di poterci aprire all’innovazione e allo sviluppo. Salerno è un polo pieno di giovani che hanno tanto da fare, di artisti che non possono emergere perché a loro non viene concesso spazio, di imprenditori capaci che vanno fuori ad aprire opportunità. Non sai quanti salernitani
ci sono a Milano con attività che funzionano benissimo. Perché a Salerno queste persone non possono farlo? Io darei delle opportunità a queste persone, per farle restare a Salerno. E’ un po’ questo che chiederei alle istituzioni, di aprirsi al futuro». Come dicevi sono tanti i salernitani a Milano e molti, come te, cercavano soluzioni in economia per poter tornare a casa. Hai annunciato che questa iniziativa verrà replicata nel periodo di Pasqua… «Sì, le cose si sono sviluppate in modo molto positivo. Sto incontrando un po’ di persone in questi giorni, di attività che vogliono provare a trasformare questa iniziativa in qualcosa di più concreto, che possa funzionare anche a lungo termine. A breve mi rimetterò subito a lavoro per cercare di capire come riuscire a creare un’iniziativa che non finisca qui ma possa veramente dare una soluzione duratura alle tantissime persone, salernitane e non, che ogni anno vogliono tornare a casa per votare, per Pasqua, Natale, estate o altre occasioni». Tanti sono ora i vostri partner. Aziende e imprenditori hanno scelto di sostenere il vostro progetto e il “biglietto sospeso”. Da Salerno hai avuto riscontro in questi termini? «A livello di impresa no anche se personalmente avevo provveduto a scrivere a vari imprenditori del salernitano perché volevo che da Salerno arrivasse supporto ad un’iniziativa di un salernitano ma così non è stato. Invece, ho avuto supporto dai salernitani, da tanti giovani e tante persone che hanno scelto di donare come privati, attraverso il portale www.unterroneamilano.it e per me è la certezza che loro ci sono. Chi dovrebbe esserci non c’è ma le persone sì». I salernitani dimostrano, ancora una volta, tutta la loro generosità e il loro grande cuore. Se potessi lanciare un appello a chi, come hai detto tu, dovrebbe esserci ma non c’è? «Direi loro che ho completato il pullman, l’ho pagato
completamente con gli sponsor e per la prossima volta si impegnassero». Nessun pienone per il ponte dell’Immacolata di Erika Noschese Solo il 60% delle camere prenotate, in occasione della festa dell’Immacolata. A lanciare l’allarme l’Abbac, l’associazione di categoria nata per promuovere il fenomeno dell’ospitalità in Campania nelle varie forme di ricettività. Dunque, nessun boom di prenotazione, a dispetto di quanto si pensava inizialmente. Le Luci d’Artista, nello specifico, non sembrano attirare particolarmente visitatori e turisti. A livello regionale, anche a Napoli si verifica un crollo nelle prenotazioni, così come in penisola Sorrentina e in Costiera Amalfitana, interessate da rischiosi e insostenibili fenomeni escursionisti. Secondo l’Abbac, infatti, pesa il mancato ponte con la ridotta opportunità di spostamento degli italiani. A Napoli tiene la clientela europea con spagnoli in testa, flussi francesi ridimensionati dagli scioperi dei giorni scorsi, si rivedono americani ed austrialiani e timidi segnali di viaggiatori individuali orientali. Gli operatori ricettivi sperano nel periodo natalizio dopo un pessimo novembre a seguito del maltempo e di un fisiologico calo, buone le previsioni per il Capodanno ma ridotto il periodo di permanenza. Offerta ricettiva al ribasso, con migliaia di annunci di appartamenti offerti anche a 30 euro a notte e che alimentano vasta rete di abusivismo, anche nelle aree metropolitane di Napoli e Salerno, determinando concorrenza sleale verso strutture ricettive regolari. Fuori dai radar
turistici le aree interne e le città di Benevento, Avellino e Caserta, l’unica tra le provincie a dare segnali incoraggianti di timidi incrementi di flussi non stagionali. «Dobbiamo purtroppo registrare una battuta d’arresto rispetto ai periodi degli scorsi anni. Siamo però certi che non è questione di calo di appeal, Napoli e la Campania sono sempre più mete ricercate ma per questa festa dell’Immacolata stanno pesando diversi elementi», dichiara Agostino Ingenito, presidente Abbac e coordinatore dell’osservatorio extralberghiero Otei/Abbac. Intanto, secondo le stime di Abbac si dovrebbe raggiungere il 60% medio di conferme di prenotazioni, gli ultimi monitoraggi sono stati effettuati a campione sul territorio regionale. Ci sono molti dati non rilevabili comunque rispetto a chi conduce un’attività ricettiva regolare. Gli abusivi e gli irregolari infatti sfuggono ai rilievi statistici e dunque non ci consentono di avere una visione complessiva. Solo Airbnb a Napoli ha 7100 annunci di offerta ricettiva, per il 60% sono appartamenti, poi c’è la giungla di camere offerte in abitazioni private che non si dichiarano agli enti – continua Ingenito – Aldilà dei numeri di questa prima festività, che vedrà tanta mobilità interna ma di escursionisti, l’auspicio è che Agenzia delle Entrate e Mibact facciano in fretta a varare quel codice identificativo che abbiamo proposto nel corso degli ultimi mesi. Dalla Regione sentiamo annunciare di un piano strategico del turismo che avrebbe presentato l’uscente assessore regionale ma appare assai strano che solo alla fine della consiliatura si presenti un piano che noi come operatori non conosciamo e non abbiamo condiviso e che rischia di restare nel cassetto per la distrazione della politica regionale ormai più attenta alle prossime elezioni. Ne è ancora chiara l’azione dell’agenzia regionale Campania Turismo che forse porrà fine al lungo commissariamento degli ept e apt ma con un programma tutt’altro che immediatamente operativo. Le giravolte da ambiti turistici mai nati e i distretti varati dal Ministero non consentono di avere chiarezza sul turismo regionale che sconta le problematiche di sempre riguardo alla mobilità e
infrastrutture. La rete dei collegamenti resta in affanno soprattutto verso Penisola Sorrentina, Costiera Amalfitana e le isole», dice ancora il presidente Agostino Ingenito Giornata mondiale del suolo, al Profagri il seminario E’ stata celebrata nei giorni scorsi la “Giornata mondiale del suolo” (“World Soil Day”), il cui obiettivo principale e ̀ accrescere e diffondere la sensibilizzazione e l’attenzione su questa risorsa non rinnovabile e fragile. Per l’occasione l’istituto scolastico “Profagri” ha organizzato un seminario convegno rivolto principalmente agli studenti del quinto anno, potenziali tecnici e agronomi del prossimo futuro. Hanno presenziato anche ex-allievi dell’istituto, attualmente iscritti al Corso di laurea in Scienze Agrarie, nonche ̀ tanti esponenti di aziende del settore e di associazioni di categoria. Al tavolo tecnico hanno partecipato il dirigente scolastico Alessandro Turchi, il professore Gianluca Caruso del dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, l’esperto di suolo Vincenzo Michele Sellitto (nella foto)e il professore Marcello Pippa che ha moderato l’incontro. Nel corso del dibattito e ̀ stata sviluppata una moderna interpretazione del concetto di suolo, nell’ottica di una rinnovata, più efficace e adeguata definizione che gli attribuisca il ruolo di organismo vivente, analogamente alle piante e ai microrganismi. “Definire un suolo vivo significa percepire la vita al suo interno e la sua immensa potenzialità di trasformarsi nel nutrimento ideale per la pianta che ospita” ha sottolineato Vincenzo Michele Sellitto, Marketing Manager di Msbiotech, esperto di suolo e tecniche innovative in agricoltura, ma soprattutto profondo conoscitore e divulgatore del substrato vitale indispensabile per la crescita e lo sviluppo sostenibile delle piante. Il suolo e ̀, infatti, un
organismo vivente che merita rispetto e tutela, disincentivando l’uso di pesticidi e favorendo invece l’utilizzo di microrganismi per un’agricoltura non inquinante e a resi- duo zero. Il prossimo ventennio prospetta uno scenario che descrive un cambia- mento radicale nel concepimento delle modalità di utilizzazione e valorizzazione del suolo, beneficiando delle recenti scoperte emerse dalla ricerca scientifica in discipline quali la microbiologia agraria. Quest’ultima e ̀ corre- lata all’impiego dei microrganismi in grado di abitare il suolo, proteggerlo e fortificarlo nei confronti di funghi o batteri dannosi per le coltivazioni e per l’uomo, nonché stimolare la crescita delle piante, ha ribadito Sellitto. Durante il seminario, Sellitto ha guidato il pubblico in un viaggio virtuale, partendo dal suolo vivo e analizzando le varie interazioni tra piante e microrganismi. Ginecologia e ostetricia, carenza di personale e criticità di Pina Ferro Gravi carenze di personale e criticità nei repati di ostetricia e ginecologia dell’ospedal “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno. A chiedere un intervento concreto e, a fare una radiografia della situazione è la Cgil attraverso una nota inviata al commissario straordinario Vincenzo D’Amato, al sub commissario Sanitario Anna Borrelli, al responsabile del Sitra Luigi Memoli, al direttore medico di presidio Angelo Gerbasio. “Spiace dover constatare ancora una volta la grave sottovalutazione della problematica legata alla carenza del personale di comparto assegnato alle strutture di ostetricia e ginecologia”. Si legge nella nota. Le strutture
in questione sono dotate di una rooming-in, 3 sale parto ed una sala post- partum – risveglio, un pronto soccorso ostetrico, 2 sale operatorie e due reparti di degenza ostetricia e ginecologia(quest’ultima ha momentaneamente sospeso l’attività). Nella nota la Cgil ha evidenziato che attualmente risultano in servizio 35 unitàche presumibilmente diventeranno 32 nel 2020 per pensionamento; di queste 5 sono esonerate dalla turnazione sulle 24 ore per ragioni legate alle condizioni di salute personali o per motivi familiari, 5 sono assenti per gravidanza/maternità e d infortunio non sostituite. La turnazione sulle 24 ore pertanto viene effettuata da 25 unità . “Le ostetriche sono presenti in tutte le linee di attivita, in collaborazione con ̀ le altre figure di comparto o in forma esclusiva ed in particolare: pronto soccorso ostetrico – circa 25 prestazioni/die – l’unica figura professionale presente e ̀ quella 3 ostetriche dal lunedı̀ al venerdı̀ (compatibilmente con congedi per ferie o malattia) e 2 nel fine settimana; ostetricia- (25 posti letto)1 ostetrica per turno h 24; Ginecologia. “Con la riapertura della ginecologia l’unica infermiera presente al rooming-in sarà presumibilmente dislocata in reparto lasciando una sola ostetrica a fronte di una situazione cosı̀ complessa. Non dovrebbe essere necessario sottolineare gli elementi di criticità presenti in questa e nelle altre analoghe situazioni che si verificano nelle diverse linee di attività sia rispetto alla sicurezza dei pazienti, sia in ordine alla responsabilitàp rofessionale delle operatrici coinvolte. Le infermiere assegnate sono 15 di cui 13 turnanti h 24 e 2 in turno antimeridiano che si occupano della pre- ospedalizzazione, del Gom, del dh per Ivg .Le operatrici socio sanitarie sono 11 di cui 2 a turno fisso( 1 per benefici legge 104 ) e 9 turnanti h 24 che a metàgennaio 2020 diventeranno 8 per 1 pensionamento preceduto da circa 60 giorni di ferie residue”. La situazione non è certamente migliore in sala operatoria. “L’assoluta inadeguatezza del numero di infermieri ha già avuto notevoli ricadute sulle liste di attesa per interventi di elezione a causa del ridotto numero di sedute
programmabili, ( numero che nel mese di dicembre si riduce addirittura a 4) e sta creando enormi difficoltà anche per la gestione dell’attività di urgenza”. Via Carmine e igiene urbana Servizio affidato a Salerno Pulita Saranno i dipendenti della Salerno Pulita a gestire, in via sperimentale, il servizio di igiene urbana con servizio di spazzamento, lavaggio delle strade e svuotamento dei cestini gettacarte nelle aree del quartiere Carmine e zone limitrofe. L’affidamento del servizio è in via sperimentale. La delibera del 2017 stabilisce infatti di provvedere al graduale trasferimento del servizio comunale di igiene pubblica alla Salerno Pulita, incarica di effettuare il servizio di raccolta integrata dei rifiuti urbani sull’intero territorio comunale. Di fatto, per quanto concerne l’attività di spazzamento le aree gestite in economia dal servizio di igiene urbana con maggiore sofferenza sono quelle del Rione Carmine e zone limitrofe e precisamente l’area a monte del trincerone, e ricompresa nel perimetro che comprende il trincerone lato monte (asse via Matteo Silvatico – via Pietro da Eboli), a sud da Via Dalmazia-Via Farao, via Caterina e via Irno, a monte con i comuni limitrofi e a nord all’altezza circa di via Camillo Sorgente, giusta planimetria allegata alla presente deliberazione. Il servizio scadrà il prossimo 31 dicembre per un totale di 550.475,84 euro. Il servizio dovrà essere coperto con lo spazzamento meccanizzato per almeno il 40% del territorio.
La storia della Georgia nelle sue danze Questa sera alle 18 i riflettori del Teatro Verdi si accenderanno sul balletto fondato da Nina Ramishvili e Iliko Sukhishvili, con le antiche danze popolari georgiane, un repertorio antichissimo e sconosciuto Al via da questa sera, alle ore 18, la tre giorni dedicate alle danze popolari del Teatro Verdi di Salerno. la città godrà fino al 10 dicembre della presenza nel proprio massimo, domani alle 21 e martedì alle ore 19, del complesso coreografico fondato da Nina Ramishvili e Iliko Sukhishvili. Tre sono gli aspetti dominanti e inscindibili del Balletto Nazionale della Georgia che si rinnova e si arricchisce di generazione in generazione e che riesce ad incantare e stupire, risultando splendidamente appagante nel ritmo, nell’ armonia e nella varietà delle immagini. La prima componente, austera e guerresca, è quella degli uomini dal gesto fiero, abili manipolatori di spade e pugnali; la seconda è quella delle dame dalle bellissime vesti, che scivolano sul palcoscenico con estrema eleganza e dolcezza; la terza è quella grossolana, dei mattacchioni e degli acrobati. In tutte le coreografie del complesso si ritrovano, fuse armoniosamente, le basi della danza popolare, dal girotondo al gomitolo. Le danze maschili evocano le qualità del coraggio, del vigore guerriero, della baldanza avventurosa.Tutte le danze di ascendenza bellica, con artistici combattimenti, volteggi di spade e pugnali sono affidate a movimenti di brillante e sorprendente virtuosismo degli uomini: sono loro che strabiliano il pubblico con gli incredibili salti e le
faticosissime danze in punta di piedi. Questi intrepidi cavalieri annoverano tra i loro virtuosismi, tipici dei danzatori del Caucaso, proprio l’andare sulle punte di morbidi stivali (senza il classico rinforzo di papier maché o di colofonia), un’ abilità che affonda le sue origini non in un vezzo estetico-stilistico, bensì in una necessità fisica. La tradizione vuole che questo passo, che i georgiani chiamano tzeruli, sia nato per ricordare gli scoscesi pendii dei monti del Caucaso che, con i suoi strettissimi sentieri, costringeva gli uomini a camminare sulla punta dei piedi per non precipitare nei burroni. L’eroe georgiano, di forza invincibile e insuperabili prodezze acrobatiche, risulta capace anche di sottili virtuosismi. Molte danze sono infatti percorse di cortesi finezze: come le danze del corteggiamento, ove la suprema abilità consiste nel non sfiorare mai la donna, o quelle nuziali, in cui anche gli uomini riescono a scivolare magicamente sul terreno al braccio delle loro belle. Luomo non è meno elegante della donna: danza con la schiena inarcata e, se si tratta di un nobile, si inerpica sulle punte, proprio come le ballerine romantiche, gonfia il petto, ricama disegni con le braccia, ma le sue mani non si vedono: sono coperte dalle maniche a penzoloni per evidenziare la mancanza di contatto. Le danze femminili simboleggiano la sacralità e la regalità. Il movimento delle ballerine, tutto giocato sulla morbidezza delle braccia e delle mani, testimonia che nell’immaginario più antico del popolo georgiano la donna è una creatura algida e distante, inafferrabile. La Georgia, è sempre stata un’ isola ortodossa in un mare musulmano e ha quindi, inevitabilmente, assorbito molti elementi delle culture limitrofe, cosicché nelle sue danze, specie in quelle femminili, è possibile cogliere con chiarezza le influenze turca ed araba, fuse con lelemento culturale originario in una mescolanza davvero singolare ed affascinante. Le ballerine georgiane, tutte di fulgida bellezza, rivelano una formazione classico-accademica, testimoniata dall’ uso del busto arcuato à la russe e dalle braccia di sinuosa mobilità. La prima parte dello spettacolo delinea la storia di questo popolo
fiero, le danze di palazzo i corteggiamenti, le nozze poi si passa al folklore cittadino di Tbilisi, alle danze degli artigiani e dei venditori ambulanti. La compagnia è famosa, in particolare, per le sue danze di coppia (Kartuli e Lecuri), per quella lirica delle donne (Samaia), per il girotondo Partza, per le suites Adjar e Kensur, nonché per i quadri coreografici della vecchia Tbilisi. Alle danze folckloriche georgiane Ramishvili e Sukhisvili hanno aggiunto quella sportiva Lelo, quella maschile Mkhedruli, quella contadina Lazuri, interpretando con intuizioni personali l’intera gamma del genere. Lo spettacolo è veramente un poema coreografico sulla bellezza, la nobiltà ed il talento del popolo georgiano (Sovetskaja Kultura). Gli splendidi costumi portano la firma di Simon Virsaladze, collaboratore prediletto di Grigorovich e autore del décor dei più celebri balletti del Bolshoj, che è riuscito a riprodurre con filologica vivezza, i tipici costumi delle molte regioni della Georgia. Ventura colpito da colica renale Gianpiero Ventura resta al suo posto. Nessuna dimissione o esonero.Per quanto riguarda l’atteggiamento del mister nella ripresa, rimasto impassibile seduto in panca e poi abbandonando anzi tempo il terreno di gioco, sarebbe dovuto ad una colica renale che ha colpito lo stesso Ventura. Lo conferma la società in un comunicato
Ventura lascia panchina a gara in corso, mister verso dimissioni? Dopo un primo tempo dove si è sgolato in panchina a fine primo tempo GianPiero Ventura con la Salernitana sotto a Cittadella per 3-1 è tornato molto prima della squadra in panchina dove si è seduto in silenzio ed ha assistito a tutta la seconda frazione in silenzio, scuro in volto. A dare le indicazioni il secondo Tiziano De Patre. Anche i cambi sono stati fatti a sguardi con il mister molto giù di tono. Voci di corridoio parlano di un Ventura influenzato anche se ad inizio gara le pacche sorridenti sulle spalle non facevano vedere un mister che stesse poco bene. E prima del recupero Ventura sul 4-3 abbandona addirittura la panchina andando a testa bassa negli spogliatoi. Giusto in tempo per non vedere lo scempio del liscio finale di Giannetti che poteva dare un immeritato ma almeno dolce pareggio
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