L'ECO DEL DISTRETTO - MARINA BALDASSI PLETTI - N. 6 ANNO XIV 2021/2022 - Inner Wheel Italia
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DISTRETTO 206 – ITALIA INTERNATIONAL INNER WHEEL MARINA BALDASSI PLETTI GOVERNATRICE La danza, Henry Matisse L’ECO DEL DISTRETTO N. 6 ANNO XIV – 2021/2022 GIANNA MARIA SACCO PAROLARI EDITOR
L’ECO DEL DISTRETTO COMITATO DEL DISTRETTO 206 ANNO INNER WHEEL 2021/2022 Governatrice Marina Baldassi Pletti Vicegovernatrici Cristina Galletti Pagliani Daniela Sighel Ioriatti PHF Immediate Past Governatrice Cristina Groppali Scandelli PHF Segretaria Isabella Lombardo Marani Tesoriere Annamaria Fornara Chenet Chairman dell’Espansione Carla Saleri Casari Chairman del Servizio Internazionale Manuela Rizzoli Savoia Editor Gianna Maria Sacco Parolari Membri del Comitato all’Espansione Bruna Bonato Pinat Alessandra Calovini Bocchi Francesca Miani Giacomazzi Anna Morales Brustolon Membri del Comitato del Servizio Internazionale Paola Caobelli Pea Silvia Keserue Devidè Luisella Pianalto Cozzi Alessandra Tomasi Braghiroli Responsabile Internet Emanuela Ferri Meli 2
L’ECO DEL DISTRETTO EDITORIALE Il progetto INNER WHEEL CONSIGLIO NAZIONALE “PROTEZIONE DELL’AMBIENTE”, proposto da ANGELA FARINA (Presidente Consiglio Nazionale 2020/21) ha riscosso nella nostra Associazione grande consenso. Le problematiche legate all’ambiente ci coinvolgono direttamente e necessitano, dunque, della formazione di una cultura che abbia a cuore la tutela, la difesa del patrimonio paesaggistico e, di conseguenza, la nostra salute. I Club ed i Distretti si sono dimostrati molto sensibili verso quest’argomento di straordinaria attualità ed importanza ed hanno messo in atto iniziative per proteggere e salvaguardare il nostro VERDE. Nel mese di maggio 2021 è stato organizzato su piattaforma Zoom a Palermo il forum nazionale “Alberi, epifania della Natura”, a cui hanno partecipato relatori esperti del settore, i quali hanno ribadito come gli alberi, interagendo con il ciclo dell’acqua ed il clima, siano essenziali per la vita degli esseri umani. Durante i lavori sono state proiettate le immagini dei services realizzati: alberi e fiori piantati nei parchi cittadini, in aiuole o in luoghi incolti contribuendo così al loro recupero. Anche nell’anno 2021/22 con la Presidente Nazionale ETTORINA OTTAVIANI la tutela dell’ambiente è un obiettivo da perseguire ampliando il percorso già iniziato con un progetto che prevede un intervento ambientale rivolto non solo alla terra, ma, altresì, al mare. TERRA E MARE sono elementi essenziali per la vita del pianeta. La nostra vita dipende dall’attenzione che rivolgeremo a loro, frenandone lo sfruttamento. Se riusciremo a rendere alla natura quello, che le stiano sottraendo, sicuramente potremo tutti condurre una vita migliore. Gianna Maria Editor 4
L’ECO DEL DISTRETTO Questo numero de L’ECO, dedicato al nostro pianeta ed alla sua tutela, è arricchito da un approfondito ed erudito contributo del prof. Riccardo Groppali sulla biodiversità, che, oltre ad essere un valore in sé, è importante in quanto fonte per l’uomo di beni, risorse e servizi (i cosiddetti servizi ecositemici). Laureato in Scienze Biologiche, il prof. Groppali è stato docente presso l’Università di Pavia e il Politecnico di Milano. Si occupa di gestione e recupero del territorio e ha contribuito alla realizzazione di Parchi e Riserve, Siti d’interesse comunitario e Greenways, siti destinati alla fruizione pubblica, aree verdi tematiche e Musei Naturalistici, Valutazioni di Impatto Ambientale e pianificazione ambientale di territori provinciali e comunali. È stato per dieci anni Direttore del Parco Adda Sud e Assessore per il Comune di Cremona nominato quale tecnico dal Sindaco. Autore di oltre 400 pubblicazioni a carattere scientifico e divulgativo, ha contribuito a realizzare o recuperare zone umide, fontanili, aree boscate, siepi e parchi pubblici. Ha scoperto una specie di ragno che gli è stata dedicata (Cyclosa groppalii). È past Presidente del Rotary Club Cremona, dal 2013/14 è Responsabile della Commissione Ambiente del Distretto Rotary 2050 ed è Consigliere dell’Associazione Europea Rotariana per l’Ambiente (AERA). È stato insignito di otto Paul Harris Fellow in particolare per il suo impegno a favore della protezione dell’Ambiente. Dal 2019 è Socio onorario di Inner Wheel Club Cremona. Ringrazio il prof. Groppali per aver accolto il mio invito, scrivendo un saggio di ampio respiro e di chiaro interesse, la cui lettura stimola profonde riflessioni sul nostro rapporto con la natura. Gianna Maria Editor 6
L’ECO DEL DISTRETTO BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE DELLA NATURA CONSERVARE LA BIODIVERSITÀ La recentissima inclusione nella nostra Carta Costituzionale (articolo 9) della biodiversità come valore da conservare, anche a beneficio delle future generazioni, merita alcune riflessioni. A partire dal significato del termine, ormai così ampiamente e frequentemente citato da rendere difficile restituirlo alla sua definizione scientifica originaria. Peraltro anche il concetto di biodiversità è piuttosto recente, ma per la sua importanza gli è stato dedicato a livello mondiale l’anno 2010. Le sue applicazioni pratiche riguardano la conservazione della Natura, mentre in passato la tutela tendeva a essere riferita soltanto ad alcune delle specie più minacciate, come il Panda in Cina. Non veniva considerato l’ambiente di vita degli organismi a rischio d’estinzione, perché si riteneva che fosse urgente soprattutto conservare quantità sufficienti d’individui da far riprodurre in cattività, rimandando al futuro il problema della loro eventuale reintroduzione in Natura. Non valutando quindi che nel frattempo i loro ambienti vitali continuavano a essere degradati e distrutti. Per correggere questa impostazione oggi la conservazione riguarda invece prioritariamente i territori rimasti in un equilibrio accettabile e tutte le loro componenti, nel tentativo di salvaguardare la complessità della vita che si trova, cioè la loro biodiversità, che non è mai composta soltanto da specie minacciate. BIODIVERSITÀ Scientificamente la biodiversità è la ricchezza e varietà delle forme di vita che popolano ogni ambiente del nostro pianeta, nessuna esclusa: ad esempio nell’intestino d’ogni essere umano sono presenti 500-1.000 specie differenti di microrganismi, preziosi per il nostro benessere. Quindi anche la città più popolata ha la sua biodiversità, considerando oltre alla nostra specie e ai suoi ospiti tutta la fauna delle case e dei magazzini, e il massimo viene raggiunto nelle aree meglio conservate della Terra, come foresta tropicale e barriera corallina. È comunque necessario attribuire i giusti valori alla biodiversità dei differenti ambienti, e il criterio più utilizzato è quello numerico: quante più specie sono presenti in un sito, tanto più esso merita d’essere conservato. Ciò non tiene conto però della presenza sempre più frequente e diffusa di specie dannose introdotte dall’uomo, che costituiscono di fatto un disvalore e non andrebbero quindi conteggiate, come la robinia che invade le aree boscate e il gambero della Louisiana micidiale nelle acque dolci. Inoltre è davvero impensabile riuscire a quantificare tutti gli organismi d’un ambiente, compresi batteri e piccola fauna, troppo numerosi e difficili – spesso impossibili – da classificare e conteggiare: in Europa gli invertebrati del suolo possono raggiungere il peso d’una tonnellata per ettaro, composta da svariate centinaia di specie differenti. Inoltre le valutazioni numeriche non considerano il valore delle specie censite. In Antartide ne vivono pochissime, che però si trovano esclusivamente in quel continente: la loro perdita sarebbe irrimediabile. Infine va considerato anche il numero degli appartenenti alla medesima specie: se è troppo basso si manifesteranno fenomeni di deriva genetica derivanti dall’accoppiamento tra parenti troppo stretti, e alcune specie non saranno stimolate a riprodursi se sono troppo poco concentrate. 7
L’ECO DEL DISTRETTO Il concetto di biodiversità va poi esteso anche alle specie allevate o coltivate, frutto straordinario dell’evoluzione che l’uomo ha guidato per molti secoli: all’epoca di Plinio venivano consumate una sessantina di varietà di pere, una decina di prugne, un’altra decina di melagrane e un centinaio di mele. Uno sguardo ai frutti oggi messi in commercio dimostra quale patrimonio abbiamo perduto. Operando questa serie di valutazioni il concetto di biodiversità dev’essere alla base di tutte le politiche conservazionistiche moderne. Che includono gli interventi di mantenimento in cattività di specie minacciate d’estinzione, ma che sono rivolte soprattutto alla salvaguardia degli ambienti che le ospitano insieme a tutte le numerosissime altre coabitanti, ignote al grande pubblico ma non per questo meno importanti nell’economia della Natura. LA SITUAZIONE Nella lunga storia dell’evoluzione della Terra noi abbiamo il poco lodevole primato d’essere la prima specie in grado di danneggiare in modo irreversibile l’ambiente nel quale vive: con il più alto tasso d’estinzioni che s’è mai verificato l’uomo cancella almeno 10.000 specie all’anno, la foresta pluviale tropicale perde annualmente 7,3 milioni d’ettari, e si prevede che la grande barriera corallina australiana scomparirà entro cinquant’anni per l’innalzamento della temperatura del mare e l’acidificazione dell’acqua provocata dall’eccesso d’anidride carbonica in atmosfera. Anche questo provocato dall’uomo. Ciò dovrebbe far classificare la specie umana come la più fortemente infestante e dannosa che si sia mai presentata sulla Terra. Così sono minacciati a livello globale il 37% delle specie dei pesci d’acqua dolce, il 30% degli anfibi, il 28% dei rettili, il 21% dei mammiferi e il 12% degli uccelli. Un confronto effettuato a 27 anni di distanza in riserve naturali tedesche ha dimostrato che la biomassa degli insetti s’è ridotta del 76% e negli ultimi 36 anni nella giungla del Porto Rico la diminuzione di biomassa d’insetti e piccoli invertebrati simili ha subìto una riduzione compresa tra 78 e 98%. Ma non solo, perché delle 20.000 piante utilizzabili in tutto il mondo per l’alimentazione umana ne vengono usate soltanto una ventina, che forniscono il 90% del cibo mondiale d’origine vegetale. È quindi in atto un formidabile impoverimento degli ambienti naturali e anche di quelli coltivati, sempre più pesantemente banalizzati. In questo modo vengono eliminati – ancora prima di conoscerli – prodotti alimentari, farmaceutici, medici e industriali che potrebbero essere ricavati dalle specie che stiamo continuando a cancellare: non sapremo mai quali vantaggi duraturi abbiamo perduto e continuiamo a perdere facendole scomparire, a fronte del guadagno solo temporaneo di pochi oppure senza neppure trarne alcun profitto. Siamo come l’omino nelle vignette che ci fanno sorridere, intento a segare con energia il ramo sul quale sta seduto. USARE LA BIODIVERSITÀ In passato quasi tutti i farmaci venivano ricavati da piante e animali: questi usi tradizionali sono stati studiati in tutto il mondo, scoprendo e sintetizzando principi attivi come quello della pervinca rosea del Madagascar, in grado di debellare forme tumorali altrimenti incurabili. Molte sostanze prodotte dalla Natura sono state sperimentate con risultati eccellenti e da esse deriveranno molti farmaci futuri: tra queste i veleni potentissimi d’alcuni molluschi marini in grado di paralizzare temporaneamente i muscoli, preziosi durante interventi di microchirurgia, altri veleni con grande potere analgesico ma che non danno 8
L’ECO DEL DISTRETTO assuefazione o dipendenza, gli anticoagulanti presenti nella saliva d’animali che si nutrono di sangue che hanno un effetto fluidificante e potrebbero contrastare l’arteriosclerosi. Eccetera, in molti campi d’immediato interesse umano. Ciò che è avvenuto nel 1846 in Irlanda dovrebbe poi renderci molto prudenti nel conservare le varietà coltivate più rustiche: nell’isola le patate, cibo di base dei poveri, vennero colpite da funghi microscopici e morirono rapidamente, determinando una carestia che uccise per fame circa un milione di persone e provocò un’enorme emigrazione, semplicemente perché tutte queste piante derivavano da un solo ceppo particolarmente sensibile alla malattia. Lo studio delle specie utilizzate nell’alimentazione umana in varie parti del mondo potrebbe far conoscere piante rustiche e produttive, localmente più adatte delle varietà distribuite globalmente – e addirittura brevettate – dalle grandi compagnie che hanno conquistato questo settore del mercato mondiale: piante spesso inadeguate ai luoghi di coltivazione e necessitanti di grandi quantità d’acqua e fertilizzanti, e di trattamenti contro i loro antagonisti, sempre costosi e problematici. Questo patrimonio prezioso di varietà coltivate frugali e resistenti e di conoscenze su alcune specie selvatiche andrebbe incrementato e reso disponibile per le generazioni future che, se saranno più sagge di noi, potranno utilizzarlo con risultati oggi difficilmente immaginabili. Ad esempio negli anni ‘70 venne scoperta una varietà di mais selvatico in un territorio messicano in corso di completa trasformazione in coltivazioni intensive. Da questa pianta, robusta contro parassiti e malattie ed estremamente adattabile e frugale, sono derivati incroci con mais coltivati che li hanno dotati di maggior resistenza contro nemici e avversità. GESTIRE LA BIODIVERSITÀ Oltre a ciò che può essere fatto da ogni singolo individuo nella sua vita quotidiana, un modello più virtuoso – o anche solo un po’ più intelligente – dovrebbe essere adottato rapidamente da chi gestisce le risorse ambientali e offrirebbe risultati di grande importanza. Ad esempio nella campagna il mantenimento di filari e siepi consente la vita a numerosi animali che comprendono ausiliari che si cibano gratuitamente delle specie dannose, in perfetto equilibrio coll’ambiente e senza alcuna ricaduta sui consumatori dei prodotti coltivati. Indagini mensili effettuate per un anno in un quarto di chilometro quadrato di campagna lombarda hanno quantificato in 52 specie d’uccelli e 2.456 individui il popolamento dell’area ricca di siepi e filari, e rispettivamente soltanto 13 e 182 in una priva di tale dotazione. In proposito va ricordato che praticamente tutte le specie dei coltivi nutrono la prole esclusivamente con insetti. Inoltre la presenza di fasce vegetate lungo i corpi idrici è un filtro che può assorbire fino al 90% degli eccessi di fertilizzanti e delle deiezioni da allevamenti intensivi sversate sui campi, e ridurre così l’inquinamento dei fiumi e del mare. L’eliminazione di questi elementi così preziosi, per guadagnare qualche metro di coltivo o per muovere più velocemente le macchine agricole, andrebbe valutata anche come danno al patrimonio ambientale collettivo, oltre che come trasformazione deteriore del paesaggio. L’adozione generalizzata di modelli di lotta guidata, coll’utilizzo d’antiparassitari solo se il danno economico prevedibile supera il costo del trattamento, e che ne riduce l’impiego del 30-50%, permetterebbe d’ottenere benefici economici, ambientali e per la salute anche di chi li distribuisce nei coltivi, e ambiente e salute sarebbero ulteriormente avvantaggiati dall’incremento delle superfici destinate all’agricoltura biologica. Non dimenticando che l’80% delle piante che forniscono all’uomo frutta e verdura, fibre 9
L’ECO DEL DISTRETTO tessili e sostanze medicinali viene fecondato da impollinatori, decimati dall’impiego generalizzato d’insetticidi non selettivi: per questo nel 1985-2005 è andato perduto il 25% delle colonie d’api in Europa. Nelle aree montane va corretto il modello di forestazione finora adottato: in molti territori la produzione legnosa non è più economicamente competitiva ed è necessario convertire numerosi boschi in ambienti equilibrati che non necessitano di manutenzione. Ciò s’ottiene favorendo la naturale evoluzione di queste aree, considerando che alla foresta si chiede sempre meno di produrre e sempre più di difendere i versanti montani e le pianure sottostanti. In tali aree andrebbero poi conservati il più possibile gli alberi morti che forniscono possibilità di vita a numerose specie minacciate e con la loro decomposizione restituiscono la fertilità ai suoli. GOVERNARE LA BIODIVERSITÀ L’adozione di politiche ambientali corrette è ormai assolutamente urgente, per evitare che altri danni diventino anch’essi irreversibili e che le generazioni future paghino le conseguenze di quanto noi stiamo facendo con colpevole leggerezza, nella stupida convinzione che la tutela della Natura sia un vincolo allo sviluppo. Prioritariamente andrebbero tutelati quei 34 hotspots mondiali di biodiversità nei quali vivono il 44% dei vertebrati terrestri e il 35% delle piante, che coprono soltanto l’1,4% della superficie terrestre: risulta davvero impossibile credere che manchino le risorse da destinare a un intervento di portata così ridotta, che richiederebbe principalmente di lasciare queste aree così come si sono conservate. Ma a questo punto va messo in discussione come valutare il mitico prodotto interno lordo con il quale viene misurato anche il benessere d’una popolazione, facendo un esempio: se il governo d’un paese tropicale decidesse di tagliare e vendere in un anno tutte le sue foreste, il suo PIL schizzerebbe in alto facendone agli occhi degli economisti una più che promettente economia emergente. Senza alcuna considerazione sulle devastanti conseguenze successive. Anche in questo caso una valutazione esclusivamente numerica non può che portare a conclusioni sbagliate. Anche se la conservazione della biodiversità è tutt’altro che facile, costituisce una scelta obbligata per garantire condizioni di vita accettabili alle generazioni future. In questo modo verrebbe data finalmente la parola a chi non l’ha: le specie viventi oggi e gli esseri umani non ancora nati, che erediteranno quanto lasceremo loro. È necessario quindi che l’uomo, che immeritatamente ha voluto chiamarsi sapiens, faccia finalmente un nuovo patto con la Natura per conservare il maggior numero possibile di specie, compresa la nostra che finora ha agito con arroganza e scarsa coscienza, e la biodiversità del mondo. Il tempo per intervenire è sempre più ridotto, ma la bellezza della Natura va salvata anche soltanto per motivi estetico-paesaggistici: siamo davvero così malridotti da non potercelo permettere? Riccardo Groppali 10
L’ECO DEL DISTRETTO VAIA: UNA STORIA DI DISTRUZIONE, DI ORGOGLIO, DI SPERANZA Mercoledì 17 novembre u.s., al termine dell’assemblea mensile del nostro Club Inner Wheel Belluno, abbiamo ascoltato l’interessante intervento della nostra socia Daniela Mangiola sul fenomeno atmosferico da tutti conosciuto come Vaia, avvenuto dal 26 al 30 ottobre del 2018. Nella sua relazione Daniela, coadiuvata da un PowerPoint con video, immagini fotografiche, riprese satellitari e proiezione di dati emersi da studi universitari, ha analizzato: le cause, la diffusione e l’entità dei danni, gli interventi di soccorso, le prospettive di risanamento e di ripresa successive al fenomeno. Le riprese satellitari riportate nel video hanno illustrato l’evolversi del fenomeno e il percorso insolito intrapreso che lo ha portato nel Mediterraneo, mentre i dati resi disponibili dall’ARPAV hanno permesso di cogliere la straordinarietà degli eventi che ha indotto la Protezione civile a bloccare tutti in casa. Nel confrontare i due fenomeni disastrosi che hanno colpito la provincia di Belluno, ovvero l’alluvione del novembre 1966 e la tempesta Vaia dell’ottobre 2018, è stato rilevato che il primo è stato acuito dallo scioglimento delle nevi, mentre il secondo è stato pesantemente aggravato dal vento che sul Monte Cesen ha raggiunto i 192 Km/h e favorito dall’aumento della temperatura che in Veneto nel settembre del 1998 aveva raggiunto i 14 gradi, mentre nel settembre 2018 era salita a 17°. Nel filmato presentato alle socie si sono susseguite numerose immagini delle molteplici devastazioni provocate da Vaia in vari luoghi della provincia di Belluno (208 i Comuni colpiti), immagini che hanno dimostrato come accanto a boschi, torrenti e montagne siano state colpite anche le strutture artificiali opera dell’uomo quali tralicci, condutture elettriche e fognarie, acquedotti e collegamenti viari oltre ai corsi d’acqua. Tutti ricordano le ferite inferte ai boschi, non molti però sono consapevoli delle conseguenze dell’azione di sgretolamento che l’impeto delle acque ha operato sulla montagna, tanto da portare a valle quantità inimmaginabili di detriti. Studi dell’Università di Padova sul torrente Tegnas in valle San Lucano e sul torrente Cordon che scende da Mondeval consentono di dire che il materiale trasportato in due giorni equivale al 90% di quello trasportato in tutto l’anno precedente. Le immagini proiettate hanno inoltre offerto molti esempi dello scempio subito dai boschi, evidenziando che la loro fragilità è legata anche alla loro piantumazione riferibile al dopoguerra, caratterizzata dalla costituzione di boschi di soli abeti rossi. È parso inoltre evidente il fatto che i versanti boschivi del territorio bellunese sono prevalentemente ripidi e tali da non consentire un esbosco agevole con mezzi motorizzati. Lo attesta il fatto che a Caprile il trasporto dei tronchi è stato ed è ancora effettuato con l’elicottero! 11
L’ECO DEL DISTRETTO Sessant’anni fa gli aiuti arrivarono dopo un mese, nel 2018 il giorno dopo il disastro: questo grazie ad un’efficiente organizzazione della Protezione Civile e all’opera pronta e infaticabile della gente del luogo, che è intervenuta immediatamente a sanare i danni più urgenti. Il Presidente Mattarella ebbe a dire nell’occasione che il Veneto aveva dato all’Italia una lezione di Protezione Civile. Le difficoltà dell’uomo che vive in montagna ha portato il genetista Cavalli Sforza a concludere che “uomo di montagna” non si nasce, ma si diventa acquisendo tutte le competenze che necessitano per vivere in un territorio che ti mette sempre alla prova. La montagna – ha sottolineato poi la relatrice – insegna la generosità: lo confermano le diverse donazioni ricevute dopo Vaia dalla sezione CAI di Belluno per la riapertura dei sentieri devastati dalla tempesta. Ulteriore conferma di generosità deriva dal fatto che tali operazioni sui 95 km gestiti dalla sezione sono svolte da soli volontari. La montagna insegna anche l’orgoglio di essere artefici di soluzioni ingegnose tanto che, facendo propria la definizione proposta dal professor Pettenella dell’Università di Padova, la relatrice ha parlato di “distruzione creativa”. È stato problematico e non facile il recupero degli alberi abbattuti (si calcola più di 42 milioni) né sempre vantaggiosa la loro vendita. La situazione però ha sollecitato una collaborazione tra imprese del settore primario, istituzioni ed Università producendo una sinergia “creativa”. Il docente universitario sopra citato, per rendere comprensibile la dimensione della devastazione, ha calcolato che la quantità di legno abbattuto avrebbe dato lavoro alle falegnamerie per sette anni. Purtroppo, il legname a terra ha favorito la diffusione del Bostrico tipografo, coleottero che riproducendosi all’interno della corteccia provoca il disseccamento della pianta. La sua azione è purtroppo evidente in molti boschi della Provincia. Ringrazio Daniela Mangiola, Operatrice naturalistico culturale nazionale eletta quest’anno nel Comitato Scientifico Veneto Giuliano Friulano del C.A.I. per la collaborazione offertami nella redazione di questo articolo e concludo illustrando il progetto con cui ha concluso il suo intervento, un progetto che investe la foresta del Cansiglio, Asiago ed altri luoghi in Francia e che prevede la divisione del territorio da recuperare in diverse aree: § in un’area si tolgono gli alberi abbattuti e si collocano piantine di faggio provenienti dalla Calabria in quanto più adattate all’aumento delle temperature, § in un’altra si lascia il bosco abbattuto, § in un’altra si coltivano piante mellifere e si collocano arnie, § in altre si coltivano mirtilli, lamponi e funghi, § in altre si forniscono attrezzature per i turisti. In questo modo il proprietario può vendere i frutti ad aziende che li trasformeranno in marmellate, garantendo così un guadagno al proprietario. Inoltre, le “chiarie”, che così si creano, da un lato favoriscono il ritorno di galliformi uccelli che non possono vivere in un bosco fitto, dall’altro favoriscono la biodiversità. La speranza è che fenomeni come Vaia, che si sono verificati in tutta Europa, non si ripresentino anche se purtroppo sarà probabile che ciò accada ancora. Luisa Coin 12
L’ECO DEL DISTRETTO DI CHI È IL POLO NORD? La 17ª Mostra Internazionale di Architettura si è conclusa a Venezia il 21 novembre 2021. Dopo una prima visita guidata all’Arsenale accompagnate dall’Architetto Laura Villani, alcune socie hanno colto una seconda opportunità recandosi ai Giardini e soffermandosi sull’installazione “Contested Circumpolar: Domestic Territories” che riprende le tematiche socio – culturali, economiche e geopolitiche inerenti all’Artico e ampiamente esposte dal giornalista Marzio Mian nel corso dell’incontro su piattaforma Zoom organizzato dal nostro Club Inner Wheel Mestre il 17 maggio 2021. Questa installazione ci mostra come l’insediamento sul territorio dell’Artico sia avvenuta tenendo conto delle specificità del territorio e delle individualità delle otto nazioni che vi si affacciano: Canada, Finlandia, Groenlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e USA. Il giornalista Marzio Mian, dialogando con la professoressa Alessandra Pietrobon, docente di Diritto internazionale all’Università di Padova, ci ha raccontato il grande cambiamento in atto nell’Artico, chi lo subisce e chi lo cavalca, le implicazioni politiche, sociali, economiche ed antropologiche derivanti dallo scioglimento dei ghiacci causato dal cambiamento climatico e dalle attività dell’uomo. Nel testo narrativo di Artico. La battaglia per il Grande Nord, le complesse implicazioni connesse ai cambiamenti climatici, si dipanano via via attraverso il racconto chiaro ed esemplificativo reso delle persone incontrate da Mian nell’arco di dieci anni di viaggi sul posto. È il racconto degli uomini e delle donne che stanno vivendo il cambiamento e che ci aiutano a percepire come vicino un mondo così lontano, appartenente all’immaginazione, un mondo che riecheggia nel ricordo delle imprese del comandante Umberto Nobile, primo a compiere nel 1926 la sorvolata del Polo Nord con il dirigibile Norge. Molto è cambiato da quel maggio di 95 anni fa. Quello che ai tempi di Nobile appariva come un’immensa distesa di ghiaccio, ora sta lasciando il posto ad un mare blu, di un blu intenso, rilassante, ma che nasconde o rivela inquietanti realtà. Il ghiaccio respinge tra il 50 ed il 70 per cento dell’energia solare, l’acqua solo il 6. Lo scioglimento del ghiaccio diminuisce drasticamente la capacità di rifrazione della Terra, accelerando il riscaldamento. Lo scrigno dischiude le sue ricchezze. L’Artico è la cassaforte del pianeta, il frigorifero del mondo, è la nuova frontiera. L’innalzamento del livello del mare a Barrow, in Alaska, sale ogni anno. Nel giro di cinque anni sono scomparse tre isole in quest’area. Gli indigeni sono spaventati, la terra diventa fango e non è più possibile cacciare, i cani da slitta sprofondano nella poltiglia. Anche l’attività della pesca diventa difficile da praticare per gli abitanti dell’Artico. A Narsaq, in Groenlandia la disoccupazione è altissima dopo la 13
L’ECO DEL DISTRETTO chiusura dell’impianto della lavorazione dei gamberetti che dava lavoro a più di 300 persone. Gli Inuit non possono competere con le grandi navi – fabbrica. Sempre a Narsaq è stato scoperto il più grande giacimento al mondo di uranio e terre rare (elementi chimici utilizzati per cellulari, fibre ottiche, tecnologie militari). La Cina ha il monopolio nella trasformazione e nel commercio delle terre rare e vi sono precisi accordi tra l’Australia e la Cina per la costruzione di un porto nei pressi di Narsaq da cui partiranno carichi di materiale radioattivo. Le nuove rotte accorciano le distanze e promettono prosperi commerci, ma i rischi di incidenti sono elevati. Non c’è speranza per gli Inuit di adeguarsi al nuovo mondo altamente tecnologico, sono destinati a soccombere, il tasso di suicidi tra i giovanissimi è altissimo. E così, mentre gli Inuit assistono impotenti al proprio declino, le grandi potenze mostrano i muscoli facendo bella mostra di sé sulla scena artica. Tutti spiano tutti. Nel 2017 Putin ha inaugurato la base Trifoglio Artico, gli Stati Uniti ripristinano fortezze antimissile per la difesa dell’Alaska, il Canada ha riattivato una base di ascolto a Ellesmere Island, la penisola di Kola ha il 60 per cento di tutte le testate atomiche russe, Norvegia Svezia e Finlandia aumentano le spese militari e guardano alla NATO e i missili intercontinentali cinesi destano più di qualche preoccupazione. Di chi è il Polo Nord? Letizia Cassan 14
L’ECO DEL DISTRETTO CLIMA E INFLUENZA SULLA SOCIETÀ 15
L’ECO DEL DISTRETTO Ho partecipato con vivo interesse all’incontro organizzato dall’Inner Wheel Club Milano Castello nel corso del quale il dott. ANDREA GIULIACCI, meteorologo, climatologo e professore di Fisica dell’atmosfera all’Università degli Studi Milano – Bicocca, ha parlato dell’influenza del clima sulla nostra vita. È stata una relazione molto coinvolgente e puntuale, che ha stimolato riflessioni. Non solo il clima influenza l’uomo ed i suoi insediamenti, ma anche l’uomo influenza il clima, dato che le sue attività contribuiscono al cambiamento climatico. A partire dal 1880 le temperature medie planetarie sono rapidamente aumentate. L’uomo con le sue attività inquina l’ambiente che lo circonda, ovvero aria, acqua, suolo. Gas nocivi, come monossido di carbonio, biossido di zolfo, benzene, ossidi di azoto, idrocarburi, piombo e polveri, vengono rilasciati nell’aria da industrie, abitazioni e uffici (riscaldamento), trasporti, inceneritori e, di conseguenza, l’aumento dell’anidride carbonica e dei gas provenienti dalla combustione di combustibili fossili creano una sorta di barriera che trattiene il calore del sole. Si ha così l’effetto serra che, trattenendo il calore, crea il GLOBAL WARNING ovvero il riscaldamento globale. Gli anni più caldi di sempre sono stati il 2015, 2016, 2017, 2019 e 2020; a livello planetario il mese di luglio 2021 è stato il mese più caldo dell’Era Moderna. L’aumento delle temperature medie può influenzare molti aspetti e molte attività della vita quotidiana. Uno studio dell’FBI conferma, ad esempio, che quando è caldo, si registra un aumento dei crimini violenti fino al 20%. Con l’attuale tendenza di aumento delle temperature medie per la fine del secolo, secondo uno studio dell’Iowa State University, l’aumento annuale di crimini violenti sarà di 34 crimini ogni 100.000 persone. UN FUTURO DI PIÙ CRIMINI A CAUSA DEL CALDO. Diversamente, in occasione di grandi bufere di neve e di grande freddo crolla il numero di crimini violenti e di furti (Washington D.C., febbraio 2020: omicidi – 41%, furti – 67%). Invece, in queste condizioni climatiche aumentano gli incidenti automobilistici a causa dell’elevato consumo di alcool (Università del Maryland). I FIOCCHI DI NEVE “SMORZANO” IL CRIMINE. Il caldo, inoltre, interferisce con il concepimento per cause ormonali ed ambientali. Entro fine secolo in Europa e in Nord America il tasso di natalità potrebbe calare del 2,6% (Rapporto del National Bureau of Economic Research). CON IL CALDO NASCONO MENO BAMBINI! Con il caldo, poi, la capacità produttiva tende a diminuire almeno del 10%. Secondo Nature Climate Change, entro il 2050 potrebbe diminuire del 20%. DIVENTEREMO PIÙ “FANNULLONI”! Effetto del riscaldamento globale è la RAPIDA RIDUZIONE DELLA CALOTTA POLARE ARTICA. Ogni estate perde circa 80.000 chilometri quadrati di superficie. In quasi tutti gli scenari descritti dai modelli climatici, entro la fine del secolo in estate il Polo Nord sarà sgombro da ghiacci. Negli scenari peggiori il Polo Nord sarà senza ghiaccio già nel 2050. Il clima caldo porta con sé PIÙ CALORE NELL’ATMOSFERA ovvero più carburante per i fenomeni atmosferici che tendono a diventare più intensi. Questi cambiamenti saranno più evidenti in Europa e in Nord America con temporali più violenti, tornado più numerosi ed uragani più intensi. 16
L’ECO DEL DISTRETTO Con le piogge più irregolari è cresciuta anche la frequenza dei GRAVI PERIODI DI SICCITÀ: circa il 30% delle terre emerse ne soffre con regolarità. Samuel J. Locklear, Comandante in Capo della Flotta del Pacifico ha affermato che “IL CAMBIAMENTO CLIMATICO È L’EVENTO CHE PIÙ DI OGNI ALTRO PUÒ INDEBOLIRE LA SICUREZZA A LIVELLO INTERNAZIONALE”. Per il Pentagono il cambiamento climatico (soprattutto alluvioni e siccità) avrà forte impatto sull’ordine mondiale, causando un aumento di tumulti popolari e conflitti a scala regionale. Il Department of Defense ha commissionato all’Università del Maryland lo sviluppo di modelli che aiutino a prevedere le situazioni di crisi che potrebbero verificarsi a causa di eventi meteo – climatici estremi. Il cambiamento climatico inciderà negativamente, secondo studi della NASA, sulla quantità di acqua disponibile a livello planetario, che sarà sempre minore e, di conseguenza, sulla produzione elettrica, per cui la capacità di produrre energia sarà ridotta. La sempre maggiore frequenza di periodi siccitosi favorisce l’INQUINAMENTO e la produzione di SMOG. Ciò provoca nelle donne incinte un aumento della probabilità di avere un parto prematuro (Università della California), mentre nei giovani una maggiore propensione all’obesità e un peggioramento dello stato psichico (H.H. Pechino). Il clima può influenzare anche la STRUTTURA CORPOREA DELL’UOMO: nelle regioni fredde, dove è importante perdere poco calore, tendenzialmente si sviluppa un corpo più tozzo e tondeggiante, mentre nelle regioni calde il corpo tendenzialmente si è sviluppato in modo più longilineo. Secondo l’Università della California, gli individui, i cui antenati vivevano nelle regioni più fredde del Pianeta, sono dotati di geni che consentono di ottenere più calore nel bruciare i grassi. Quindi, in questi individui la dieta non funziona. Ringrazio Andrea Giuliacci per la sua brillante relazione che non solo ha suscitato interesse, ma ha anche sollecitato la curiosità delle partecipanti. Gianna Maria Editor 17
L’ECO DEL DISTRETTO INNER WHEEL E LE NUOVE SFIDE DELLA COMUNICAZIONE GLOBALE 18
L’ECO DEL DISTRETTO Il ciclo di cinque incontri di formazione dedicati al tema della Comunicazione tenuto da LUISA VINCIGUERRA CURTO PHF, Presidente Nazionale anno 2005/06 e IIW Board Director anni 2013/14 e 2014/15 ha riscosso grande successo. Il seminario è stato organizzato dal nostro Distretto su piattaforma Zoom e ha visto la partecipazione, oltre che di numerose Socie del nostro e di altri Distretti, anche di Autorità Innerine. Luisa, con chiarezza d’eloquio e l’ausilio di slides esplicative accurate ed accattivanti, ha ad ogni incontro catturato l’attenzione delle numerose partecipanti, che stimolate ed interessate hanno partecipato attivamente con interventi e domande, permettendo ulteriori approfondimenti. Utilizzando un linguaggio semplice ed efficace, la nostra relatrice ci ha introdotte nell’affascinante mondo della comunicazione digitale, spiegandoci con precisione ed esaustività tutte le nuove forme comunicative e la loro applicazione nell’Inner Wheel. La Comunicazione Globale dell’Inner Wheel, che si è arricchita di nuove opportunità comunicative, ha determinato la necessità di essere meglio conosciuta ed approfondita. Un cambiamento così significativo ha comportato l’urgenza di rivedere questo ambito attraverso un corso di formazione sulla nuova comunicazione per offrire alle Socie una visione moderna e comprensiva delle recenti possibili declinazioni volte a consentire un utilizzo corretto ed efficace. FONDAMENTALE È LA CONOSCENZA E LA PADRONANZA DEI NUOVI MEZZI DI COMUNICAZIONE, CHE SARANNO CAPACI DI MIGLIORARE LA NOSTRA VITA INDIVIDUALE E SOCIALE SOLO SE VERRANNO UTILIZZATI IN MODO CONSAPEVOLE, SFRUTTANDO TUTTE LE LORO POTENZIALITÀ. Nel corso si è desiderato offrire una visione globale ed integrata degli ambiti relativi alla svolta digitale, alle prospettive future e, infine, alle possibili ricadute positive nei Club. Il primo incontro si è sviluppato in due parti: nella prima Luisa ha presentato le aree tematiche che sarebbero state trattate e nella seconda ha illustrato gli elementi propedeutici ad una migliore fruizione del corso. Luisa ha, altresì, introdotto il tema dell’etica dell’informazione, spiegando i nuovi concetti di infoetica e di algoretica. Con il termine infoetica si intende la materia che descrive tutti quegli argomenti etici che emergono nella crescita e nell’applicazione delle tecnologie relative all’informazione. Si rende, dunque, necessario un codice deontologico nella trattazione di argomenti nel rispetto della privacy, dei diritti della persona e dei diritti immateriali. L’algoretica è lo studio dei problemi e dei risvolti etici connessi all’applicazione degli algoritmi. L’importanza sempre crescente della comunicazione nell’Inner Wheel richiede che il team ad essa preposto sia efficiente, organizzato e collaborativo ad ogni livello della nostra Associazione. Le figure del team – Editor, Addetta Stampa, Responsabile Internet, Responsabile Social & Digital – devono collaborare e cooperare per lavorare in modo costruttivo ed in sinergia al fine di raggiungere obiettivi comuni. Altra implicazione fondamentale dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni in materia di comunicazione nell’Inner Wheel è la necessità di aggiornare la normativa vigente, con il conseguente approntamento di corsi di formazione. Oggetto del secondo incontro sono state posta elettronica e chat ed il loro uso corretto. Dopo aver fornito la definizione di e-mail e ripercorso la relativa storia, Luisa si è soffermata sulla struttura corretta che un messaggio di posta elettronica deve avere (campo destinatario e copia conoscenza, oggetto, lunghezza del testo, formattazione, allegati, abbreviazioni, firma e firma digitale) e sui suoi pregi (velocità, gratuità e disponibilità immediata), ricordando che ad una e-mail si risponde sempre con un’altra e-mail. La casella @gmail del Club Inner Wheel deve essere usata per le comunicazioni e 19
L’ECO DEL DISTRETTO deve essere controllata frequentemente. Ha lo stesso valore legale di una raccomandata con ricevuta di ritorno la Posta Elettronica Certificata (PEC). Quelli analizzati sono strumenti semplici per guidare il cambiamento nella nostra Associazione: digitalizzazione, innovazione dei processi e dematerializzazione. La visionaria Luisa, quando era Presidente Nazionale, approvò la rete nazionale e-mail Inner Wheel Italia per Club, Distretti e Consiglio Nazionale. Altro metodo di comunicazione innovativo, immediato e sempre disponibile è la chat. Numerose sono le chat line, tra cui la più utilizzata è WhatsApp, della quale la nostra relatrice ha ripercorso in breve la storia. Nata come alternativa agli SMS, oggi WhatsApp ha molteplici funzioni, soddisfacendo ogni forma di comunicazione: messaggi scritti e vocali, fotografie, video, documenti, telefonate e video-chiamate. Il linguaggio dei messaggi è semplice e confidenziale. Nell’Inner Wheel l’uso della chat è molto diffuso, diventando un mezzo di comunicazione disponibile a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo. Luisa ha spiegato come si crea un gruppo WhatsApp e quali sono i suoi obiettivi (in particolare: comunicare iniziative legate all’Inner Wheel, collegare Socie del Club e i membri dei Comitati Esecutivi ad ogni livello dell’Associazione, la Governatrice con le Presidenti e la Segretaria Distrettuale con le Segretarie di Club). Importante è l’uso del linguaggio, che a seconda del tipo di chat ovvero di comunicazione può essere confidenziale o formale. Luisa ha, però, precisato che le chat di gruppo hanno carattere informale e non sostituiscono l’ufficialità istituzionale di una e-mail. Istruttivo e formativo è stato il terzo incontro, dedicato ai siti web di International Inner Wheel e Inner Wheel Italia. La nostra relatrice ha parlato diffusamente del web, soffermandosi su definizione, ragioni della creazione, struttura e web writing, per poi passare alla descrizione delle fasi evolutive di internet e alle caratteristiche che determinano l’efficacia di un sito internet (aggiornamento, facile consultazione, esaustività, navigazione veloce). Fatte queste premesse necessarie, Luisa ha preso in esame il sito internet dell’International Inner Wheel, voluto dalla Presidente Internazionale Catherine Refabert: ha presentato le otto sezioni, spiegando come consultarle e raccogliere le informazioni offerte. È, quindi, passata alla descrizione del sito internet dell’Inner Wheel Italia, che è stato aperto dal Consiglio Nazionale presieduto da Clori Palazzo nell’anno 2000/01 ed è stato nel tempo oggetto di molteplici rinnovamenti e innovazioni per renderlo sempre più articolato, dinamico e interattivo, inserendo ampie sezioni informative e di utilità per le Socie (prima su impulso del Consiglio Nazionale presieduto dalla stessa Luisa nel 2005/06 e poi di quello presieduto da Mirella Ceni nel 2013/14 con l’importante lavoro condotto dall’allora Responsabile Internet Cristina Galletti). Nel corso del presente anno con la Presidente Nazionale Ettorina Ottaviani è stata creata una commissione, presieduta da Cinzia Marchetti, con lo scopo di riordinare il sito. Dal punto di vista strutturale, il sito si compone di dodici sezioni, consente di collegarsi alle pagine Facebook nazionale ed internazionale, nonché a Twitter internazionale. La consultazione è semplice e consente di accedere a tutte le informazioni rilevanti della vita dell’Associazione. Nel quarto incontro la relatrice ha affrontato il tema degli ambiti di applicazione dei social media e dei social network nell’Inner Wheel, ponendo innanzitutto l’accento sull’imprescindibilità di questi canali di comunicazione anche nella nostra Associazione. Tra i vari social media esistenti Luisa si è soffermata, in particolare, su Facebook. Dopo averne tratteggiato in linea generale storia, struttura, funzionalità, modalità di utilizzo, potenzialità, ha diffusamente parlato dell’evoluzione dell’Inner Wheel su Facebook. 20
L’ECO DEL DISTRETTO In Italia esistono le pagine Facebook del Consiglio Nazionale, dei sei Distretti e di molti Club, oltre al gruppo storico delle Amiche dell’Inner Wheel in Italia. A livello internazionale è attiva la pagina Facebook dell’International Inner Wheel. La relatrice ha, quindi, fatto un cenno allo strumento, rappresentato dalle campagne di promozione su Facebook di specifici eventi. Luisa ha, infine, trattato gli altri linguaggi social oltre Facebook, rappresentati da Twitter (social dei messaggi brevi e semplici), Instagram (social delle immagini e delle emozioni) e LinkedIn (social professionale per eccellenza). L’incontro si è concluso con la presentazione di un utilissimo glossario dei termini più usati nel mondo digitale. Il quinto e ultimo incontro è stato dedicato alle piattaforme digitali. Quando si creano piattaforme digitali si creano dei veri e propri ambienti virtuali, all’interno dei quali si possono svolgere numerose attività. La più importante è la comunicazione e la condivisione di dati ed informazioni. Luisa, dopo aver accennato alle piattaforme digitali per e-commerce e di servizi, ha diffusamente parlato delle piattaforme per votare online, che negli ultimi anni hanno avuto un significativo incremento. A livello normativo è stata certificata la legalità del voto elettronico, la sicurezza del sistema e la tutela della privacy. Anche l’Inner Wheel ha scelto il voto elettronico su piattaforma in seguito all’approvazione avvenuta nella XVIII IIW Convention Virtuale. Trattasi di una svolta epocale che consentirà di eleggere i membri dell’IIW Governing Body e l’Editor/Media Manager, nonché gli organi direttivi nazionali. Le elezioni virtuali non rappresentano solo una grande innovazione per la nostra Associazione, ma presentano anche un vantaggio economico ed una forma di tutela dell’ambiente; inoltre, riducono gli errori dovuti ad un errato invio e ad un erroneo conteggio dei voti. Passando poi all’esame delle piattaforme per le videoconferenze, Luisa si è soffermata, in particolare, su Zoom, che la nostra Associazione ha scelto per svolgere una funzione importante, consentendo alle Socie e agli organi direttivi di tutti i livelli di rimanere in contatto e di continuare le attività, rimanendo sempre operativi, nonostante le difficoltà legate alla situazione sanitaria. Un sentito ringraziamento a Luisa per il suo impegno, la sua grande disponibilità e generosità nel mettersi al servizio con vero spirito innerino! Gianna Maria Editor 21
L’ECO DEL DISTRETTO LA FINESTRA SUI CLUB 22
L’ECO DEL DISTRETTO INNER WHEEL CLUB ABANO TERME – MONTEGROTTO TERME PRESIDENTE: MARGHERITA SARTORI BOROTTO ADDETTA STAMPA: MARIA ALBERTA PEROCCO CASAROLI PENSANDO AL FUTURO Ancora una volta il malefico virus ci ha costrette a gennaio e febbraio a rinunciare ai nostri incontri in presenza e a rinviare, rivedere e riprogrammare le attività previste: un interclub con il Rotary padrino organizzato dalla nostra Presidente sulla figura di Umberto Campagnolo, illustre europeista di Este, è slittato da gennaio a marzo; i festeggiamenti per l’Inner Wheel Day che ci vedevano coinvolte in una serata alle Terme in un clima di completo relax e festosa amicizia è saltato. Il Covid ci ha preso in contropiede, ma non ci siamo fermate e collegate on line abbiamo pensato al futuro. Il nostro Club ha partecipato alle giornate di formazione sulla comunicazione organizzate dal nostro Distretto. E qui è doveroso un plauso sia al Distretto per questa ottima ed utilissima iniziativa che alla socia Luisa Vinciguerra che ha saputo con competenza, chiarezza espositiva ed efficacia inoltrarci, illustrarci e spiegarci il mondo della comunicazione nell’Inner Wheel. Poi divise fisicamente, ma unite idealmente, abbiamo adottato importanti decisioni. E tra le altre abbiamo definito il service per l’ambiente 2022. Il nostro Club ha deciso di procedere ad incrementare la piantumazione già realizzata lo scorso anno. Abbiamo aderito al progetto di un giovane imprenditore locale che ama l’ambiente, pratica un’agricoltura biologica, vuole riqualificare il territorio riportandolo alle origini e mettendo in atto scelte che possano favorire le biodiversità; così accanto alle coltivazioni intende realizzare un’area boschiva con finalità non produttiva, ma totalmente ecologica, ricca di specie autoctone che possa diventare una casa accogliente per tutti quegli animali che vorranno abitarlo. Quest’anno provvederemo a scegliere tra le proposte indicate nel progetto le ulteriori piante che andranno ad arricchirlo e appenderemo su uno dei “nostri” alberi la targhetta che ci verrà consegnata con il nome scelto di “Inner Wood”. 23
L’ECO DEL DISTRETTO INNER WHEEL CLUB ARZIGNANO (C.A.R.F.) PRESIDENTE: LAURA PASTORELLO LEGNARO ADDETTA STAMPA: LUISA QUIRICI FRIGO FABBRICA DELLA CULTURA Una mostra come quella visitata il 25 febbraio in Basilica non può che riempire d’orgoglio tutti i Vicentini per quello che la nostra città è stata capace di fare 500 anni fa. Un architetto Andrea Palladio, due pittori Paolo Caliari detto Veronese e Jacopo Bassano, uno scultore Alessandro Vittoria lavorarono insieme per portare a Vicenza il Rinascimento di Raffaello e Michelangelo. La città, forte di una ricchezza crescente, da luogo di provincia attraverso l’arte e l’architettura di avanguardia, diventò una sorprendente fabbrica della cultura, raggiungendo il suo massimo splendore dal 1550 al 1585 con l’inaugurazione del Teatro Olimpico. Ci accolgono all’ingresso i due grandi ritratti del Veronese di Livia Thiene con la figlia e del marito Iseppo Porto con il figlio, provenienti da Baltimora e da Firenze mai presentati insieme in Italia. Sono tornati a casa nella loro città a poche centinaia di metri da Palazzo Porto per il quale erano stati commissionati. La mostra offre anche un’opportunità unica mai avuta prima: conoscere il costo di vendita di splendidi oggetti che oggi ammiriamo nei musei. Scopriamo così che il dipinto di Jacopo Bassano “Due cani da caccia legati ad un albero” proveniente dal Louvre, valeva la metà di un paio di guanti da signore e quasi mille volte meno dei cristalli di rocca incisi da Valerio Belli. Affermazione che contraddice la nostra sensibilità attuale, ma dedotta studiando i libri contabili di alcuni Notai e Amministratori del tempo. Uno studioso ha usato una valuta unificata rapportando i vari costi a un prodotto di alto consumo: “il maiale mezanotto”. Al di sopra dei tesori e delle bellezze in mostra ammiriamo lo splendido ed altissimo soffitto ligneo “a carena” della “Basilica”, come la chiamò il Palladio con un termine greco che significa “casa regale” “e anco perché vi stanno i giudici a rendere ragione al popolo” (da I quattro libri dell’architettura, libro III, capitolo XX). 24
L’ECO DEL DISTRETTO INNER WHEEL CLUB BASSANO DEL GRAPPA (C.A.R.F.) PRESIDENTE: EDDA SANDRI CERANTOLA ADDETTA STAMPA: EMANUELA ARDUINO BEVILACQUA UN FILM PER RIFLETTERE L’Inner Wheel Club Bassano C.A.R.F e le organizzazioni femminili di Bassano del Grappa operano insieme all’interno del Tavolo delle Associazioni Femminili (TAF) con l’intento di promuovere un reale cambiamento culturale nelle persone affinché riconoscano il rispetto dell’altro, delle donne e dei diritti, organizzando occasioni di condivisione e confronto tra le diverse esperienze associative. Il TAF quest’anno tra le sue attività ha scelto di organizzare la proiezione del film “I racconti di Parvana”, una pellicola dedicata in particolare alle donne afgane, oggi più che mai impegnate in una coraggiosa e complessa battaglia contro l’oppressione e la discriminazione di genere. Il film è candidato all’Oscar ed è tratto dal romanzo “Sotto il burqa” di Deborah Ellis. Parvana, la protagonista, è una bambina di soli 11 anni che vive nell’Afghanistan piegato dalla povertà e dai talebani. Questa piccola donna ha una sola arma per essere di sostegno alla sua famiglia: l’istruzione, il saper leggere e scrivere. Nel suo Paese molti diritti sono negati, soprattutto nei confronti delle donne. Questo film vuole quindi essere punto di partenza per far riflettere su diritti molto spesso sottovalutati e dati per scontati. E la strada da percorrere non può che essere quella della conoscenza, dell’educazione, della cultura e dunque della scuola. “I racconti di Parvana” è una pellicola per tutte le età, proposta dal TAF agli insegnanti delle quarte e quinte della scuola primaria e a quelli delle scuole medie. La visione del film sarà possibile gratuitamente l’8 marzo, giorno della Festa della Donna, direttamente a scuola in tutte le classi che hanno aderito al progetto. 25
L’ECO DEL DISTRETTO INNER WHEEL CLUB BELLUNO (C.A.R.F.) PRESIDENTE: PATRIZIA BARCELLONI CORTE TRICHES ADDETTA STAMPA: LUISA COIN 10 FEBBRAIO GIORNO DEL RICORDO ISTITUITO IL 30 MARZO DEL 2004 Il 10 febbraio si rende omaggio alla tragedia delle foibe, della prigionia, dei campi di lavoro forzato e di concentramento jugoslavi, tragedia che coinvolse tra le 4000 e le 5000 persone, secondo una stima ancora approssimativa. Una tragedia conseguente alla pianificazione di una campagna denigratoria, coercitiva e di repressione messa in atto dai Titini nei confronti delle popolazioni di lingua italiana per indurle all’abbandono delle loro terre. Gli italiani erano diventati ingombranti, in particolare le élites culturali ed economiche, perché erano di ostacolo al livellamento sociale imposto dal partito. A ciò consegue l’esodo di massa Giuliano – Dalmata che coinvolse tra le 250mila e le 350mila persone in periodi immediatamente successivi alla fine della guerra in Europa, esuli che in Italia non ricevettero l’accoglienza che si aspettavano e che avrebbero meritato, ma che pur accettarono con grande dignità. Per celebrare questa data in forma meno anonima sono ricorsa a una poesia e a una testimonianza diretta che risale al 10 giugno 2007, in occasione della cerimonia di inaugurazione dei lavori di restauro del Rifugio “Città di Fiume”. Mi è capitato di presenziarvi insieme a due amici fiumani venuti da lontano per potervi partecipare. Quel 10 giugno raggiunsero il Rifugio a quota 1917 m. all’ombra maestosa del Pelmo, lungo le pendici del Col della Puina nel Comune di Pieve di Cadore circa 400 persone, molte delle quali fiumane per origine o per elezione: dal Presidente del CAI di Fiume ai suoi collaboratori e iscritti al sodalizio; dal sacerdote che ha officiato la Messa a qualche autorità del luogo; dai coristi con il compito di sottolineare i momenti più significativi della cerimonia a quanti avevano avuto e avevano a cuore la vita del Rifugio. In tutti un’intensa commozione ed empatia nel ritrovarsi a distanza forse di tanto tempo in un luogo simbolo della città cara alla loro memoria e soprattutto nel sentirsi nuovamente inseriti in una comunità di legami e affetti dalla quale avevano scelto di andarsene, perché in loro era prevalso un intimo accorato e sincero sentimento di patria, spogliato da qualsiasi calcolo o retorica. ISTRIA Del mio paese non mi porto dentro della mia gente spersa, ma una corda che memorie confuse, ma mia madre nascosta vibra in petto non appena ne ha disegnati nitidi i contorni avidamente cerco la radice con la parola ardente che scaldava in una terra nuova, eppure cara. le prime notti vuote dell’esilio. Solo il vento di mare qualche sera Ora per quell’immagine riposta porta l’urlo dell’Istria e mi rammenta mi è preclusa una patria: non ho segno a mia casa deserta sulla riva. che dimostri nel vivo la vicenda Adriano Sansa, 1940 Pola 26
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