L'ECO DEL DISTRETTO - MARINA BALDASSI PLETTI - N. 6 ANNO XIV 2021/2022 - Inner Wheel Italia

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DISTRETTO 206 – ITALIA
 INTERNATIONAL INNER WHEEL

       MARINA BALDASSI PLETTI
                GOVERNATRICE

                                 La danza, Henry Matisse

L’ECO DEL DISTRETTO
         N. 6 ANNO XIV – 2021/2022

      GIANNA MARIA SACCO PAROLARI
                EDITOR
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L’ECO DEL DISTRETTO

    COMITATO DEL DISTRETTO 206
   ANNO INNER WHEEL 2021/2022

                Governatrice
            Marina Baldassi Pletti

               Vicegovernatrici
           Cristina Galletti Pagliani
          Daniela Sighel Ioriatti PHF

        Immediate Past Governatrice
       Cristina Groppali Scandelli PHF

                  Segretaria
          Isabella Lombardo Marani

                Tesoriere
         Annamaria Fornara Chenet

          Chairman dell’Espansione
             Carla Saleri Casari

     Chairman del Servizio Internazionale
           Manuela Rizzoli Savoia

                   Editor
         Gianna Maria Sacco Parolari

      Membri del Comitato all’Espansione
            Bruna Bonato Pinat
         Alessandra Calovini Bocchi
        Francesca Miani Giacomazzi
          Anna Morales Brustolon

Membri del Comitato del Servizio Internazionale
              Paola Caobelli Pea
            Silvia Keserue Devidè
            Luisella Pianalto Cozzi
       Alessandra Tomasi Braghiroli

            Responsabile Internet
            Emanuela Ferri Meli

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UN PIANETA DA CUSTODIRE

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                                      EDITORIALE

Il progetto INNER WHEEL CONSIGLIO NAZIONALE “PROTEZIONE DELL’AMBIENTE”, proposto da
ANGELA FARINA (Presidente Consiglio Nazionale 2020/21) ha riscosso nella nostra
Associazione grande consenso. Le problematiche legate all’ambiente ci coinvolgono
direttamente e necessitano, dunque, della formazione di una cultura che abbia a cuore
la tutela, la difesa del patrimonio paesaggistico e, di conseguenza, la nostra salute.
I Club ed i Distretti si sono dimostrati molto sensibili verso quest’argomento di
straordinaria attualità ed importanza ed hanno messo in atto iniziative per proteggere
e salvaguardare il nostro VERDE. Nel mese di maggio 2021 è stato organizzato su
piattaforma Zoom a Palermo il forum nazionale “Alberi, epifania della Natura”, a cui
hanno partecipato relatori esperti del settore, i quali hanno ribadito come gli alberi,
interagendo con il ciclo dell’acqua ed il clima, siano essenziali per la vita degli esseri
umani. Durante i lavori sono state proiettate le immagini dei services realizzati: alberi e
fiori piantati nei parchi cittadini, in aiuole o in luoghi incolti contribuendo così al loro
recupero.
Anche nell’anno 2021/22 con la Presidente Nazionale ETTORINA OTTAVIANI la tutela
dell’ambiente è un obiettivo da perseguire ampliando il percorso già iniziato con un
progetto che prevede un intervento ambientale rivolto non solo alla terra, ma, altresì, al
mare.
TERRA E MARE sono elementi essenziali per la vita del pianeta. La nostra vita dipende
dall’attenzione che rivolgeremo a loro, frenandone lo sfruttamento.
Se riusciremo a rendere alla natura quello, che le stiano sottraendo, sicuramente
potremo tutti condurre una vita migliore.
                                                                              Gianna Maria
                                                                                  Editor

                                                                                          4
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CONSERVARE, USARE, GESTIRE E GOVERNARE
           LA BIODIVERSITÀ

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Questo numero de L’ECO, dedicato al nostro pianeta ed alla sua tutela, è arricchito da un
approfondito ed erudito contributo del prof. Riccardo Groppali sulla biodiversità, che,
oltre ad essere un valore in sé, è importante in quanto fonte per l’uomo di beni, risorse
e servizi (i cosiddetti servizi ecositemici).
Laureato in Scienze Biologiche, il prof. Groppali è stato docente presso l’Università di
Pavia e il Politecnico di Milano. Si occupa di gestione e recupero del territorio e ha
contribuito alla realizzazione di Parchi e Riserve, Siti
d’interesse comunitario e Greenways, siti destinati alla
fruizione pubblica, aree verdi tematiche e Musei
Naturalistici, Valutazioni di Impatto Ambientale e
pianificazione ambientale di territori provinciali e comunali.
È stato per dieci anni Direttore del Parco Adda Sud e
Assessore per il Comune di Cremona nominato quale tecnico
dal Sindaco.
Autore di oltre 400 pubblicazioni a carattere scientifico e
divulgativo, ha contribuito a realizzare o recuperare zone
umide, fontanili, aree boscate, siepi e parchi pubblici. Ha
scoperto una specie di ragno che gli è stata dedicata (Cyclosa
groppalii).
È past Presidente del Rotary Club Cremona, dal 2013/14 è
Responsabile della Commissione Ambiente del Distretto Rotary 2050 ed è Consigliere
dell’Associazione Europea Rotariana per l’Ambiente (AERA). È stato insignito di otto
Paul Harris Fellow in particolare per il suo impegno a favore della protezione
dell’Ambiente. Dal 2019 è Socio onorario di Inner Wheel Club Cremona.
Ringrazio il prof. Groppali per aver accolto il mio invito, scrivendo un saggio di ampio
respiro e di chiaro interesse, la cui lettura stimola profonde riflessioni sul nostro
rapporto con la natura.
                                                                           Gianna Maria
                                                                               Editor

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             BIODIVERSITÀ E CONSERVAZIONE DELLA NATURA

CONSERVARE LA BIODIVERSITÀ
La recentissima inclusione nella nostra Carta Costituzionale (articolo 9) della
biodiversità come valore da conservare, anche a beneficio delle future generazioni,
merita alcune riflessioni. A partire dal significato del termine, ormai così ampiamente e
frequentemente citato da rendere difficile restituirlo alla sua definizione scientifica
originaria.
Peraltro anche il concetto di biodiversità è piuttosto recente, ma per la sua importanza
gli è stato dedicato a livello mondiale l’anno 2010. Le sue applicazioni pratiche
riguardano la conservazione della Natura, mentre in passato la tutela tendeva a essere
riferita soltanto ad alcune delle specie più minacciate, come il Panda in Cina. Non veniva
considerato l’ambiente di vita degli organismi a rischio d’estinzione, perché si riteneva
che fosse urgente soprattutto conservare quantità sufficienti d’individui da far
riprodurre in cattività, rimandando al futuro il problema della loro eventuale
reintroduzione in Natura. Non valutando quindi che nel frattempo i loro ambienti vitali
continuavano a essere degradati e distrutti. Per correggere questa impostazione oggi la
conservazione riguarda invece prioritariamente i territori rimasti in un equilibrio
accettabile e tutte le loro componenti, nel tentativo di salvaguardare la complessità della
vita che si trova, cioè la loro biodiversità, che non è mai composta soltanto da specie
minacciate.
BIODIVERSITÀ
Scientificamente la biodiversità è la ricchezza e varietà delle forme di vita che popolano
ogni ambiente del nostro pianeta, nessuna esclusa: ad esempio nell’intestino d’ogni
essere umano sono presenti 500-1.000 specie differenti di microrganismi, preziosi per
il nostro benessere. Quindi anche la città più popolata ha la sua biodiversità,
considerando oltre alla nostra specie e ai suoi ospiti tutta la fauna delle case e dei
magazzini, e il massimo viene raggiunto nelle aree meglio conservate della Terra, come
foresta tropicale e barriera corallina.
È comunque necessario attribuire i giusti valori alla biodiversità dei differenti ambienti,
e il criterio più utilizzato è quello numerico: quante più specie sono presenti in un sito,
tanto più esso merita d’essere conservato. Ciò non tiene conto però della presenza
sempre più frequente e diffusa di specie dannose introdotte dall’uomo, che costituiscono
di fatto un disvalore e non andrebbero quindi conteggiate, come la robinia che invade le
aree boscate e il gambero della Louisiana micidiale nelle acque dolci. Inoltre è davvero
impensabile riuscire a quantificare tutti gli organismi d’un ambiente, compresi batteri e
piccola fauna, troppo numerosi e difficili – spesso impossibili – da classificare e
conteggiare: in Europa gli invertebrati del suolo possono raggiungere il peso d’una
tonnellata per ettaro, composta da svariate centinaia di specie differenti.
Inoltre le valutazioni numeriche non considerano il valore delle specie censite. In
Antartide ne vivono pochissime, che però si trovano esclusivamente in quel continente:
la loro perdita sarebbe irrimediabile. Infine va considerato anche il numero degli
appartenenti alla medesima specie: se è troppo basso si manifesteranno fenomeni di
deriva genetica derivanti dall’accoppiamento tra parenti troppo stretti, e alcune specie
non saranno stimolate a riprodursi se sono troppo poco concentrate.

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Il concetto di biodiversità va poi esteso anche alle specie allevate o coltivate, frutto
straordinario dell’evoluzione che l’uomo ha guidato per molti secoli: all’epoca di Plinio
venivano consumate una sessantina di varietà di pere, una decina di prugne, un’altra
decina di melagrane e un centinaio di mele. Uno sguardo ai frutti oggi messi in
commercio dimostra quale patrimonio abbiamo perduto.
Operando questa serie di valutazioni il concetto di biodiversità dev’essere alla base di
tutte le politiche conservazionistiche moderne. Che includono gli interventi di
mantenimento in cattività di specie minacciate d’estinzione, ma che sono rivolte
soprattutto alla salvaguardia degli ambienti che le ospitano insieme a tutte le
numerosissime altre coabitanti, ignote al grande pubblico ma non per questo meno
importanti nell’economia della Natura.
LA SITUAZIONE
Nella lunga storia dell’evoluzione della Terra noi abbiamo il poco lodevole primato
d’essere la prima specie in grado di danneggiare in modo irreversibile l’ambiente nel
quale vive: con il più alto tasso d’estinzioni che s’è mai verificato l’uomo cancella almeno
10.000 specie all’anno, la foresta pluviale tropicale perde annualmente 7,3 milioni
d’ettari, e si prevede che la grande barriera corallina australiana scomparirà entro
cinquant’anni per l’innalzamento della temperatura del mare e l’acidificazione
dell’acqua provocata dall’eccesso d’anidride carbonica in atmosfera. Anche questo
provocato dall’uomo. Ciò dovrebbe far classificare la specie umana come la più
fortemente infestante e dannosa che si sia mai presentata sulla Terra.
Così sono minacciati a livello globale il 37% delle specie dei pesci d’acqua dolce, il 30%
degli anfibi, il 28% dei rettili, il 21% dei mammiferi e il 12% degli uccelli. Un confronto
effettuato a 27 anni di distanza in riserve naturali tedesche ha dimostrato che la
biomassa degli insetti s’è ridotta del 76% e negli ultimi 36 anni nella giungla del Porto
Rico la diminuzione di biomassa d’insetti e piccoli invertebrati simili ha subìto una
riduzione compresa tra 78 e 98%. Ma non solo, perché delle 20.000 piante utilizzabili in
tutto il mondo per l’alimentazione umana ne vengono usate soltanto una ventina, che
forniscono il 90% del cibo mondiale d’origine vegetale. È quindi in atto un formidabile
impoverimento degli ambienti naturali e anche di quelli coltivati, sempre più
pesantemente banalizzati.
In questo modo vengono eliminati – ancora prima di conoscerli – prodotti alimentari,
farmaceutici, medici e industriali che potrebbero essere ricavati dalle specie che stiamo
continuando a cancellare: non sapremo mai quali vantaggi duraturi abbiamo perduto e
continuiamo a perdere facendole scomparire, a fronte del guadagno solo temporaneo di
pochi oppure senza neppure trarne alcun profitto.
Siamo come l’omino nelle vignette che ci fanno sorridere, intento a segare con energia il
ramo sul quale sta seduto.
USARE LA BIODIVERSITÀ
In passato quasi tutti i farmaci venivano ricavati da piante e animali: questi usi
tradizionali sono stati studiati in tutto il mondo, scoprendo e sintetizzando principi attivi
come quello della pervinca rosea del Madagascar, in grado di debellare forme tumorali
altrimenti incurabili.
Molte sostanze prodotte dalla Natura sono state sperimentate con risultati eccellenti e
da esse deriveranno molti farmaci futuri: tra queste i veleni potentissimi d’alcuni
molluschi marini in grado di paralizzare temporaneamente i muscoli, preziosi durante
interventi di microchirurgia, altri veleni con grande potere analgesico ma che non danno
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assuefazione o dipendenza, gli anticoagulanti presenti nella saliva d’animali che si
nutrono di sangue che hanno un effetto fluidificante e potrebbero contrastare
l’arteriosclerosi. Eccetera, in molti campi d’immediato interesse umano.
Ciò che è avvenuto nel 1846 in Irlanda dovrebbe poi renderci molto prudenti nel
conservare le varietà coltivate più rustiche: nell’isola le patate, cibo di base dei poveri,
vennero colpite da funghi microscopici e morirono rapidamente, determinando una
carestia che uccise per fame circa un milione di persone e provocò un’enorme
emigrazione, semplicemente perché tutte queste piante derivavano da un solo ceppo
particolarmente sensibile alla malattia.
Lo studio delle specie utilizzate nell’alimentazione umana in varie parti del mondo
potrebbe far conoscere piante rustiche e produttive, localmente più adatte delle varietà
distribuite globalmente – e addirittura brevettate – dalle grandi compagnie che hanno
conquistato questo settore del mercato mondiale: piante spesso inadeguate ai luoghi di
coltivazione e necessitanti di grandi quantità d’acqua e fertilizzanti, e di trattamenti
contro i loro antagonisti, sempre costosi e problematici. Questo patrimonio prezioso di
varietà coltivate frugali e resistenti e di conoscenze su alcune specie selvatiche andrebbe
incrementato e reso disponibile per le generazioni future che, se saranno più sagge di
noi, potranno utilizzarlo con risultati oggi difficilmente immaginabili. Ad esempio negli
anni ‘70 venne scoperta una varietà di mais selvatico in un territorio messicano in corso
di completa trasformazione in coltivazioni intensive. Da questa pianta, robusta contro
parassiti e malattie ed estremamente adattabile e frugale, sono derivati incroci con mais
coltivati che li hanno dotati di maggior resistenza contro nemici e avversità.
GESTIRE LA BIODIVERSITÀ
Oltre a ciò che può essere fatto da ogni singolo individuo nella sua vita quotidiana, un
modello più virtuoso – o anche solo un po’ più intelligente – dovrebbe essere adottato
rapidamente da chi gestisce le risorse ambientali e offrirebbe risultati di grande
importanza.
Ad esempio nella campagna il mantenimento di filari e siepi consente la vita a numerosi
animali che comprendono ausiliari che si cibano gratuitamente delle specie dannose, in
perfetto equilibrio coll’ambiente e senza alcuna ricaduta sui consumatori dei prodotti
coltivati. Indagini mensili effettuate per un anno in un quarto di chilometro quadrato di
campagna lombarda hanno quantificato in 52 specie d’uccelli e 2.456 individui il
popolamento dell’area ricca di siepi e filari, e rispettivamente soltanto 13 e 182 in una
priva di tale dotazione. In proposito va ricordato che praticamente tutte le specie dei
coltivi nutrono la prole esclusivamente con insetti. Inoltre la presenza di fasce vegetate
lungo i corpi idrici è un filtro che può assorbire fino al 90% degli eccessi di fertilizzanti
e delle deiezioni da allevamenti intensivi sversate sui campi, e ridurre così
l’inquinamento dei fiumi e del mare. L’eliminazione di questi elementi così preziosi, per
guadagnare qualche metro di coltivo o per muovere più velocemente le macchine
agricole, andrebbe valutata anche come danno al patrimonio ambientale collettivo, oltre
che come trasformazione deteriore del paesaggio.
L’adozione generalizzata di modelli di lotta guidata, coll’utilizzo d’antiparassitari solo se
il danno economico prevedibile supera il costo del trattamento, e che ne riduce l’impiego
del 30-50%, permetterebbe d’ottenere benefici economici, ambientali e per la salute
anche di chi li distribuisce nei coltivi, e ambiente e salute sarebbero ulteriormente
avvantaggiati dall’incremento delle superfici destinate all’agricoltura biologica.
Non dimenticando che l’80% delle piante che forniscono all’uomo frutta e verdura, fibre
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tessili e sostanze medicinali viene fecondato da impollinatori, decimati dall’impiego
generalizzato d’insetticidi non selettivi: per questo nel 1985-2005 è andato perduto il
25% delle colonie d’api in Europa.
Nelle aree montane va corretto il modello di forestazione finora adottato: in molti
territori la produzione legnosa non è più economicamente competitiva ed è necessario
convertire numerosi boschi in ambienti equilibrati che non necessitano di
manutenzione. Ciò s’ottiene favorendo la naturale evoluzione di queste aree,
considerando che alla foresta si chiede sempre meno di produrre e sempre più di
difendere i versanti montani e le pianure sottostanti. In tali aree andrebbero poi
conservati il più possibile gli alberi morti che forniscono possibilità di vita a numerose
specie minacciate e con la loro decomposizione restituiscono la fertilità ai suoli.
GOVERNARE LA BIODIVERSITÀ
L’adozione di politiche ambientali corrette è ormai assolutamente urgente, per evitare
che altri danni diventino anch’essi irreversibili e che le generazioni future paghino le
conseguenze di quanto noi stiamo facendo con colpevole leggerezza, nella stupida
convinzione che la tutela della Natura sia un vincolo allo sviluppo. Prioritariamente
andrebbero tutelati quei 34 hotspots mondiali di biodiversità nei quali vivono il 44% dei
vertebrati terrestri e il 35% delle piante, che coprono soltanto l’1,4% della superficie
terrestre: risulta davvero impossibile credere che manchino le risorse da destinare a un
intervento di portata così ridotta, che richiederebbe principalmente di lasciare queste
aree così come si sono conservate.
Ma a questo punto va messo in discussione come valutare il mitico prodotto interno
lordo con il quale viene misurato anche il benessere d’una popolazione, facendo un
esempio: se il governo d’un paese tropicale decidesse di tagliare e vendere in un anno
tutte le sue foreste, il suo PIL schizzerebbe in alto facendone agli occhi degli economisti
una più che promettente economia emergente. Senza alcuna considerazione sulle
devastanti conseguenze successive. Anche in questo caso una valutazione
esclusivamente numerica non può che portare a conclusioni sbagliate.
Anche se la conservazione della biodiversità è tutt’altro che facile, costituisce una scelta
obbligata per garantire condizioni di vita accettabili alle generazioni future. In questo
modo verrebbe data finalmente la parola a chi non l’ha: le specie viventi oggi e gli esseri
umani non ancora nati, che erediteranno quanto lasceremo loro.
È necessario quindi che l’uomo, che immeritatamente ha voluto chiamarsi sapiens, faccia
finalmente un nuovo patto con la Natura per conservare il maggior numero possibile di
specie, compresa la nostra che finora ha agito con arroganza e scarsa coscienza, e la
biodiversità del mondo. Il tempo per intervenire è sempre più ridotto, ma la bellezza
della Natura va salvata anche soltanto per motivi estetico-paesaggistici: siamo davvero
così malridotti da non potercelo permettere?
                                                                         Riccardo Groppali

                                                                                         10
L’ECO DEL DISTRETTO

    VAIA: UNA STORIA DI DISTRUZIONE, DI ORGOGLIO, DI SPERANZA

Mercoledì 17 novembre u.s., al termine dell’assemblea mensile del nostro Club Inner
Wheel Belluno, abbiamo ascoltato l’interessante intervento della nostra socia Daniela
Mangiola sul fenomeno atmosferico da tutti conosciuto come Vaia, avvenuto dal 26 al 30
ottobre del 2018. Nella sua relazione Daniela, coadiuvata da un PowerPoint con video,
immagini fotografiche, riprese satellitari e proiezione di dati emersi da studi
universitari, ha analizzato: le cause, la diffusione e l’entità dei danni, gli interventi di
soccorso, le prospettive di risanamento e di ripresa successive al fenomeno.
Le riprese satellitari riportate nel video hanno illustrato l’evolversi del fenomeno e il
percorso insolito intrapreso che lo ha portato nel Mediterraneo, mentre i dati resi
disponibili dall’ARPAV hanno permesso
di cogliere la straordinarietà degli eventi
che ha indotto la Protezione civile a
bloccare tutti in casa.
Nel confrontare i due fenomeni disastrosi
che hanno colpito la provincia di Belluno,
ovvero l’alluvione del novembre 1966 e la
tempesta Vaia dell’ottobre 2018, è stato
rilevato che il primo è stato acuito dallo scioglimento delle nevi, mentre il secondo è
stato pesantemente aggravato dal vento che sul Monte Cesen ha raggiunto i 192 Km/h e
favorito dall’aumento della temperatura che in Veneto nel settembre del 1998 aveva
raggiunto i 14 gradi, mentre nel settembre 2018 era salita a 17°.
Nel filmato presentato alle socie si sono susseguite numerose immagini delle molteplici
devastazioni provocate da Vaia in vari luoghi della provincia di Belluno (208 i Comuni
colpiti), immagini che hanno dimostrato come accanto a boschi, torrenti e montagne
siano state colpite anche le strutture artificiali opera dell’uomo quali tralicci, condutture
elettriche e fognarie, acquedotti e collegamenti viari oltre ai corsi d’acqua. Tutti
ricordano le ferite inferte ai boschi, non molti però sono consapevoli delle conseguenze
dell’azione di sgretolamento che l’impeto delle acque ha operato sulla montagna, tanto
da portare a valle quantità inimmaginabili di detriti. Studi dell’Università di Padova sul
torrente Tegnas in valle San Lucano e sul torrente Cordon che scende da Mondeval
                                       consentono di dire che il materiale trasportato in
                                       due giorni equivale al 90% di quello trasportato in
                                       tutto l’anno precedente.
                                       Le immagini proiettate hanno inoltre offerto molti
                                       esempi dello scempio subito dai boschi,
                                       evidenziando che la loro fragilità è legata anche alla
                                       loro piantumazione riferibile al dopoguerra,
                                       caratterizzata dalla costituzione di boschi di soli
                                       abeti rossi. È parso inoltre evidente il fatto che i
versanti boschivi del territorio bellunese sono prevalentemente ripidi e tali da non
consentire un esbosco agevole con mezzi motorizzati. Lo attesta il fatto che a Caprile il
trasporto dei tronchi è stato ed è ancora effettuato con l’elicottero!

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L’ECO DEL DISTRETTO

Sessant’anni fa gli aiuti arrivarono dopo un mese, nel 2018 il giorno dopo il disastro:
questo grazie ad un’efficiente organizzazione della Protezione Civile e all’opera pronta e
infaticabile della gente del luogo, che è intervenuta immediatamente a sanare i danni più
urgenti. Il Presidente Mattarella ebbe a dire nell’occasione che il Veneto aveva dato
all’Italia una lezione di Protezione Civile. Le
difficoltà dell’uomo che vive in montagna ha
portato il genetista Cavalli Sforza a concludere che
“uomo di montagna” non si nasce, ma si diventa
acquisendo tutte le competenze che necessitano
per vivere in un territorio che ti mette sempre alla
prova.
La montagna – ha sottolineato poi la relatrice –
insegna la generosità: lo confermano le diverse
donazioni ricevute dopo Vaia dalla sezione CAI di Belluno per la riapertura dei sentieri
devastati dalla tempesta. Ulteriore conferma di generosità deriva dal fatto che tali
operazioni sui 95 km gestiti dalla sezione sono svolte da soli volontari. La montagna
insegna anche l’orgoglio di essere artefici di soluzioni ingegnose tanto che, facendo
propria la definizione proposta dal professor Pettenella dell’Università di Padova, la
relatrice ha parlato di “distruzione creativa”.
È stato problematico e non facile il recupero degli alberi abbattuti (si calcola più di 42
milioni) né sempre vantaggiosa la loro vendita. La situazione però ha sollecitato una
collaborazione tra imprese del settore primario, istituzioni ed Università producendo
una sinergia “creativa”. Il docente universitario sopra citato, per rendere comprensibile
la dimensione della devastazione, ha calcolato che la quantità di legno abbattuto avrebbe
dato lavoro alle falegnamerie per sette anni. Purtroppo, il legname a terra ha favorito la
diffusione del Bostrico tipografo, coleottero che riproducendosi all’interno della
corteccia provoca il disseccamento della pianta. La sua azione è purtroppo evidente in
molti boschi della Provincia.
Ringrazio Daniela Mangiola, Operatrice naturalistico culturale nazionale eletta
quest’anno nel Comitato Scientifico Veneto Giuliano Friulano del C.A.I. per la
collaborazione offertami nella redazione di questo articolo e concludo illustrando il
progetto con cui ha concluso il suo intervento, un progetto che investe la foresta del
Cansiglio, Asiago ed altri luoghi in Francia e che prevede la divisione del territorio da
recuperare in diverse aree:
§ in un’area si tolgono gli alberi abbattuti e si collocano piantine di faggio provenienti
    dalla Calabria in quanto più adattate all’aumento delle temperature,
§ in un’altra si lascia il bosco abbattuto,
§ in un’altra si coltivano piante mellifere e si collocano arnie,
§ in altre si coltivano mirtilli, lamponi e funghi,
§ in altre si forniscono attrezzature per i turisti.
In questo modo il proprietario può vendere i frutti ad aziende che li trasformeranno in
marmellate, garantendo così un guadagno al proprietario. Inoltre, le “chiarie”, che così
si creano, da un lato favoriscono il ritorno di galliformi uccelli che non possono vivere in
un bosco fitto, dall’altro favoriscono la biodiversità. La speranza è che fenomeni come
Vaia, che si sono verificati in tutta Europa, non si ripresentino anche se purtroppo sarà
probabile che ciò accada ancora.
                                                                                 Luisa Coin
                                                                                         12
L’ECO DEL DISTRETTO

                              DI CHI È IL POLO NORD?

La 17ª Mostra Internazionale di Architettura si è conclusa a
Venezia il 21 novembre 2021. Dopo una prima visita guidata
all’Arsenale accompagnate dall’Architetto Laura Villani, alcune
socie hanno colto una seconda opportunità recandosi ai Giardini
e soffermandosi sull’installazione “Contested Circumpolar:
Domestic Territories” che riprende le tematiche socio – culturali,
economiche e geopolitiche inerenti all’Artico e ampiamente
esposte dal giornalista Marzio Mian nel corso dell’incontro su
piattaforma Zoom organizzato dal nostro Club Inner Wheel
Mestre il 17 maggio 2021. Questa installazione ci mostra come
l’insediamento sul territorio dell’Artico sia avvenuta tenendo
conto delle specificità del territorio e delle individualità delle
otto nazioni che vi si affacciano: Canada, Finlandia, Groenlandia,
Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e USA.
Il giornalista Marzio Mian, dialogando con la professoressa Alessandra Pietrobon,
docente di Diritto internazionale all’Università di Padova, ci ha raccontato il grande
cambiamento in atto nell’Artico, chi lo subisce e chi lo cavalca, le implicazioni politiche,
sociali, economiche ed antropologiche derivanti dallo scioglimento dei ghiacci causato
dal cambiamento climatico e dalle attività dell’uomo. Nel testo narrativo di Artico. La
battaglia per il Grande Nord, le complesse implicazioni connesse ai cambiamenti
climatici, si dipanano via via attraverso il racconto chiaro ed esemplificativo reso delle
persone incontrate da Mian nell’arco di dieci anni di viaggi sul posto. È il racconto degli
uomini e delle donne che stanno vivendo il cambiamento e che ci aiutano a percepire
come vicino un mondo così lontano, appartenente all’immaginazione, un mondo che
riecheggia nel ricordo delle imprese del comandante Umberto Nobile, primo a compiere
nel 1926 la sorvolata del Polo Nord con il dirigibile Norge.
                              Molto è cambiato da quel maggio di 95 anni fa. Quello che ai
                              tempi di Nobile appariva come un’immensa distesa di
                              ghiaccio, ora sta lasciando il posto ad un mare blu, di un blu
                              intenso, rilassante, ma che nasconde o rivela inquietanti
                              realtà. Il ghiaccio respinge tra il 50 ed il 70 per cento
                              dell’energia solare, l’acqua solo il 6. Lo scioglimento del
                              ghiaccio diminuisce drasticamente la capacità di rifrazione
                              della Terra, accelerando il riscaldamento. Lo scrigno
                              dischiude le sue ricchezze. L’Artico è la cassaforte del
                              pianeta, il frigorifero del mondo, è la nuova frontiera.
                              L’innalzamento del livello del mare a Barrow, in Alaska, sale
                              ogni anno. Nel giro di cinque anni sono scomparse tre isole
                              in quest’area. Gli indigeni sono spaventati, la terra diventa
                              fango e non è più possibile cacciare, i cani da slitta
                              sprofondano nella poltiglia. Anche l’attività della pesca
                              diventa difficile da praticare per gli abitanti dell’Artico. A
                              Narsaq, in Groenlandia la disoccupazione è altissima dopo la

                                                                                         13
L’ECO DEL DISTRETTO

chiusura dell’impianto della lavorazione dei gamberetti che dava lavoro a più di 300
persone. Gli Inuit non possono competere con le grandi navi – fabbrica. Sempre a Narsaq
è stato scoperto il più grande giacimento al mondo di uranio e terre rare (elementi
chimici utilizzati per cellulari, fibre ottiche, tecnologie militari). La Cina ha il monopolio
nella trasformazione e nel commercio delle terre rare e vi sono precisi accordi tra
l’Australia e la Cina per la costruzione di un porto nei pressi di Narsaq da cui partiranno
carichi di materiale radioattivo. Le nuove rotte accorciano le distanze e promettono
prosperi commerci, ma i rischi di incidenti sono elevati. Non c’è speranza per gli Inuit di
adeguarsi al nuovo mondo altamente tecnologico, sono destinati a soccombere, il tasso
di suicidi tra i giovanissimi è altissimo.
E così, mentre gli Inuit assistono impotenti al proprio declino, le grandi potenze
mostrano i muscoli facendo bella mostra di sé sulla scena artica.
Tutti spiano tutti.
Nel 2017 Putin ha inaugurato la base Trifoglio Artico, gli Stati Uniti ripristinano fortezze
antimissile per la difesa dell’Alaska, il Canada ha riattivato una base di ascolto a
Ellesmere Island, la penisola di Kola ha il 60 per cento di tutte le testate atomiche russe,
Norvegia Svezia e Finlandia aumentano le spese militari e guardano alla NATO e i missili
intercontinentali cinesi destano più di qualche preoccupazione.
Di chi è il Polo Nord?
                                                                                Letizia Cassan

                                                                                           14
L’ECO DEL DISTRETTO

CLIMA E INFLUENZA SULLA SOCIETÀ

                                  15
L’ECO DEL DISTRETTO

Ho partecipato con vivo interesse all’incontro organizzato
dall’Inner Wheel Club Milano Castello nel corso del quale
il dott. ANDREA GIULIACCI, meteorologo, climatologo e
professore di Fisica dell’atmosfera all’Università degli
Studi Milano – Bicocca, ha parlato dell’influenza del clima
sulla nostra vita. È stata una relazione molto coinvolgente
e puntuale, che ha stimolato riflessioni.
Non solo il clima influenza l’uomo ed i suoi insediamenti,
ma anche l’uomo influenza il clima, dato che le sue attività contribuiscono al
cambiamento climatico.
A partire dal 1880 le temperature medie planetarie sono rapidamente aumentate.
L’uomo con le sue attività inquina l’ambiente che lo circonda, ovvero aria, acqua, suolo.
Gas nocivi, come monossido di carbonio, biossido di zolfo, benzene, ossidi di azoto,
idrocarburi, piombo e polveri, vengono rilasciati nell’aria da industrie, abitazioni e uffici
(riscaldamento), trasporti, inceneritori e, di conseguenza, l’aumento dell’anidride
carbonica e dei gas provenienti dalla combustione di combustibili fossili creano una
sorta di barriera che trattiene il calore del sole.
Si ha così l’effetto serra che, trattenendo il calore, crea il GLOBAL WARNING ovvero il
riscaldamento globale.
Gli anni più caldi di sempre sono stati il 2015, 2016, 2017, 2019 e 2020; a livello
planetario il mese di luglio 2021 è stato il mese più caldo dell’Era Moderna.
L’aumento delle temperature medie può influenzare molti aspetti e molte attività della
vita quotidiana. Uno studio dell’FBI conferma, ad esempio, che quando è caldo, si registra
un aumento dei crimini violenti fino al 20%. Con l’attuale tendenza di aumento delle
temperature medie per la fine del secolo, secondo uno studio dell’Iowa State University,
l’aumento annuale di crimini violenti sarà di 34 crimini ogni 100.000 persone.
UN FUTURO DI PIÙ CRIMINI A CAUSA DEL CALDO.
Diversamente, in occasione di grandi bufere di neve e di grande freddo crolla il numero
di crimini violenti e di furti (Washington D.C., febbraio 2020: omicidi – 41%, furti – 67%).
Invece, in queste condizioni climatiche aumentano gli incidenti automobilistici a causa
dell’elevato consumo di alcool (Università del Maryland).
I FIOCCHI DI NEVE “SMORZANO” IL CRIMINE.
Il caldo, inoltre, interferisce con il concepimento per cause ormonali ed ambientali.
Entro fine secolo in Europa e in Nord America il tasso di natalità potrebbe calare del 2,6%
(Rapporto del National Bureau of Economic Research).
CON IL CALDO NASCONO MENO BAMBINI!
Con il caldo, poi, la capacità produttiva tende a diminuire almeno del 10%. Secondo
Nature Climate Change, entro il 2050 potrebbe diminuire del 20%.
DIVENTEREMO PIÙ “FANNULLONI”!
Effetto del riscaldamento globale è la RAPIDA RIDUZIONE DELLA CALOTTA POLARE ARTICA. Ogni
estate perde circa 80.000 chilometri quadrati di superficie. In quasi tutti gli scenari
descritti dai modelli climatici, entro la fine del secolo in estate il Polo Nord sarà sgombro
da ghiacci. Negli scenari peggiori il Polo Nord sarà senza ghiaccio già nel 2050.
Il clima caldo porta con sé PIÙ CALORE NELL’ATMOSFERA ovvero più carburante per i fenomeni
atmosferici che tendono a diventare più intensi. Questi cambiamenti saranno più
evidenti in Europa e in Nord America con temporali più violenti, tornado più numerosi
ed uragani più intensi.
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L’ECO DEL DISTRETTO

Con le piogge più irregolari è cresciuta anche la frequenza dei GRAVI PERIODI DI SICCITÀ: circa
il 30% delle terre emerse ne soffre con regolarità.
Samuel J. Locklear, Comandante in Capo della Flotta del Pacifico ha affermato che “IL
CAMBIAMENTO CLIMATICO È L’EVENTO CHE PIÙ DI OGNI ALTRO PUÒ INDEBOLIRE LA SICUREZZA A LIVELLO
INTERNAZIONALE”. Per il Pentagono il cambiamento climatico (soprattutto alluvioni e
siccità) avrà forte impatto sull’ordine mondiale, causando un aumento di tumulti
popolari e conflitti a scala regionale. Il Department of Defense ha commissionato
all’Università del Maryland lo sviluppo di modelli che aiutino a prevedere le situazioni
di crisi che potrebbero verificarsi a causa di eventi meteo – climatici estremi.
Il cambiamento climatico inciderà negativamente, secondo studi della NASA, sulla
quantità di acqua disponibile a livello planetario, che sarà sempre minore e, di
conseguenza, sulla produzione elettrica, per cui la capacità di produrre energia sarà
ridotta.
La sempre maggiore frequenza di periodi siccitosi favorisce l’INQUINAMENTO e la
produzione di SMOG. Ciò provoca nelle donne incinte un aumento della probabilità di
avere un parto prematuro (Università della California), mentre nei giovani una maggiore
propensione all’obesità e un peggioramento dello stato psichico (H.H. Pechino).
Il clima può influenzare anche la STRUTTURA CORPOREA DELL’UOMO: nelle regioni fredde, dove
è importante perdere poco calore, tendenzialmente si sviluppa un corpo più tozzo e
tondeggiante, mentre nelle regioni calde il corpo tendenzialmente si è sviluppato in
modo più longilineo. Secondo l’Università della California, gli individui, i cui antenati
vivevano nelle regioni più fredde del Pianeta, sono dotati di geni che consentono di
ottenere più calore nel bruciare i grassi. Quindi, in questi individui la dieta non funziona.
Ringrazio Andrea Giuliacci per la sua brillante relazione che non solo ha suscitato
interesse, ma ha anche sollecitato la curiosità delle partecipanti.
                                                                                Gianna Maria
                                                                                    Editor

                                                                                            17
L’ECO DEL DISTRETTO

                 INNER WHEEL
E LE NUOVE SFIDE DELLA COMUNICAZIONE GLOBALE

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L’ECO DEL DISTRETTO

Il ciclo di cinque incontri di formazione dedicati al tema della Comunicazione tenuto da
LUISA VINCIGUERRA CURTO PHF, Presidente Nazionale anno 2005/06 e IIW Board Director
anni 2013/14 e 2014/15 ha riscosso grande successo. Il seminario è stato organizzato
dal nostro Distretto su piattaforma Zoom e ha visto la partecipazione, oltre che di
numerose Socie del nostro e di altri Distretti, anche di Autorità Innerine.
Luisa, con chiarezza d’eloquio e l’ausilio di slides esplicative accurate ed accattivanti, ha
ad ogni incontro catturato l’attenzione delle numerose partecipanti, che stimolate ed
interessate hanno partecipato attivamente con interventi e domande, permettendo
ulteriori approfondimenti. Utilizzando un linguaggio semplice ed efficace, la nostra
relatrice ci ha introdotte nell’affascinante mondo della comunicazione digitale,
spiegandoci con precisione ed esaustività tutte le nuove forme comunicative e la loro
applicazione nell’Inner Wheel.
La Comunicazione Globale dell’Inner Wheel, che si è arricchita di nuove opportunità
comunicative, ha determinato la necessità di essere meglio conosciuta ed approfondita.
Un cambiamento così significativo ha comportato l’urgenza di rivedere questo ambito
attraverso un corso di formazione sulla nuova comunicazione per offrire alle Socie una
visione moderna e comprensiva delle recenti possibili declinazioni volte a consentire un
utilizzo corretto ed efficace.
FONDAMENTALE È LA CONOSCENZA E LA PADRONANZA DEI NUOVI MEZZI DI COMUNICAZIONE, CHE SARANNO
CAPACI DI MIGLIORARE LA NOSTRA VITA INDIVIDUALE E SOCIALE SOLO SE VERRANNO UTILIZZATI IN MODO
CONSAPEVOLE, SFRUTTANDO TUTTE LE LORO POTENZIALITÀ.
Nel corso si è desiderato offrire una visione globale ed integrata degli ambiti relativi alla
svolta digitale, alle prospettive future e, infine, alle possibili ricadute positive nei Club.
Il primo incontro si è sviluppato in due parti: nella prima Luisa ha presentato le aree
tematiche che sarebbero state trattate e nella seconda ha illustrato gli elementi
propedeutici ad una migliore fruizione del corso. Luisa ha, altresì, introdotto il tema
dell’etica dell’informazione, spiegando i nuovi concetti di infoetica e di algoretica. Con il
termine infoetica si intende la materia che descrive tutti quegli argomenti etici che
emergono nella crescita e nell’applicazione delle tecnologie relative all’informazione. Si
rende, dunque, necessario un codice deontologico nella trattazione di argomenti nel
rispetto della privacy, dei diritti della persona e dei diritti immateriali. L’algoretica è lo
studio dei problemi e dei risvolti etici connessi all’applicazione degli algoritmi.
L’importanza sempre crescente della comunicazione nell’Inner Wheel richiede che il
team ad essa preposto sia efficiente, organizzato e collaborativo ad ogni livello della
nostra Associazione. Le figure del team – Editor, Addetta Stampa, Responsabile Internet,
Responsabile Social & Digital – devono collaborare e cooperare per lavorare in modo
costruttivo ed in sinergia al fine di raggiungere obiettivi comuni.
Altra implicazione fondamentale dei cambiamenti avvenuti negli ultimi anni in materia
di comunicazione nell’Inner Wheel è la necessità di aggiornare la normativa vigente, con
il conseguente approntamento di corsi di formazione.
Oggetto del secondo incontro sono state posta elettronica e chat ed il loro uso corretto.
Dopo aver fornito la definizione di e-mail e ripercorso la relativa storia, Luisa si è
soffermata sulla struttura corretta che un messaggio di posta elettronica deve avere
(campo destinatario e copia conoscenza, oggetto, lunghezza del testo, formattazione,
allegati, abbreviazioni, firma e firma digitale) e sui suoi pregi (velocità, gratuità e
disponibilità immediata), ricordando che ad una e-mail si risponde sempre con un’altra
e-mail. La casella @gmail del Club Inner Wheel deve essere usata per le comunicazioni e
                                                                                           19
L’ECO DEL DISTRETTO

deve essere controllata frequentemente. Ha lo stesso valore legale di una raccomandata
con ricevuta di ritorno la Posta Elettronica Certificata (PEC).
Quelli analizzati sono strumenti semplici per guidare il cambiamento nella nostra
Associazione: digitalizzazione, innovazione dei processi e dematerializzazione.
La visionaria Luisa, quando era Presidente Nazionale, approvò la rete nazionale e-mail
Inner Wheel Italia per Club, Distretti e Consiglio Nazionale.
Altro metodo di comunicazione innovativo, immediato e sempre disponibile è la chat.
Numerose sono le chat line, tra cui la più utilizzata è WhatsApp, della quale la nostra
relatrice ha ripercorso in breve la storia. Nata come alternativa agli SMS, oggi WhatsApp
ha molteplici funzioni, soddisfacendo ogni forma di comunicazione: messaggi scritti e
vocali, fotografie, video, documenti, telefonate e video-chiamate. Il linguaggio dei
messaggi è semplice e confidenziale. Nell’Inner Wheel l’uso della chat è molto diffuso,
diventando un mezzo di comunicazione disponibile a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo.
Luisa ha spiegato come si crea un gruppo WhatsApp e quali sono i suoi obiettivi (in
particolare: comunicare iniziative legate all’Inner Wheel, collegare Socie del Club e i
membri dei Comitati Esecutivi ad ogni livello dell’Associazione, la Governatrice con le
Presidenti e la Segretaria Distrettuale con le Segretarie di Club). Importante è l’uso del
linguaggio, che a seconda del tipo di chat ovvero di comunicazione può essere
confidenziale o formale. Luisa ha, però, precisato che le chat di gruppo hanno carattere
informale e non sostituiscono l’ufficialità istituzionale di una e-mail.
Istruttivo e formativo è stato il terzo incontro, dedicato ai siti web di International Inner
Wheel e Inner Wheel Italia. La nostra relatrice ha parlato diffusamente del web,
soffermandosi su definizione, ragioni della creazione, struttura e web writing, per poi
passare alla descrizione delle fasi evolutive di internet e alle caratteristiche che
determinano l’efficacia di un sito internet (aggiornamento, facile consultazione,
esaustività, navigazione veloce). Fatte queste premesse necessarie, Luisa ha preso in
esame il sito internet dell’International Inner Wheel, voluto dalla Presidente
Internazionale Catherine Refabert: ha presentato le otto sezioni, spiegando come
consultarle e raccogliere le informazioni offerte. È, quindi, passata alla descrizione del
sito internet dell’Inner Wheel Italia, che è stato aperto dal Consiglio Nazionale
presieduto da Clori Palazzo nell’anno 2000/01 ed è stato nel tempo oggetto di molteplici
rinnovamenti e innovazioni per renderlo sempre più articolato, dinamico e interattivo,
inserendo ampie sezioni informative e di utilità per le Socie (prima su impulso del
Consiglio Nazionale presieduto dalla stessa Luisa nel 2005/06 e poi di quello presieduto
da Mirella Ceni nel 2013/14 con l’importante lavoro condotto dall’allora Responsabile
Internet Cristina Galletti). Nel corso del presente anno con la Presidente Nazionale
Ettorina Ottaviani è stata creata una commissione, presieduta da Cinzia Marchetti, con
lo scopo di riordinare il sito. Dal punto di vista strutturale, il sito si compone di dodici
sezioni, consente di collegarsi alle pagine Facebook nazionale ed internazionale, nonché
a Twitter internazionale. La consultazione è semplice e consente di accedere a tutte le
informazioni rilevanti della vita dell’Associazione.
Nel quarto incontro la relatrice ha affrontato il tema degli ambiti di applicazione dei
social media e dei social network nell’Inner Wheel, ponendo innanzitutto l’accento
sull’imprescindibilità di questi canali di comunicazione anche nella nostra Associazione.
Tra i vari social media esistenti Luisa si è soffermata, in particolare, su Facebook. Dopo
averne tratteggiato in linea generale storia, struttura, funzionalità, modalità di utilizzo,
potenzialità, ha diffusamente parlato dell’evoluzione dell’Inner Wheel su Facebook.
                                                                                          20
L’ECO DEL DISTRETTO

In Italia esistono le pagine Facebook del Consiglio Nazionale, dei sei Distretti e di molti
Club, oltre al gruppo storico delle Amiche dell’Inner Wheel in Italia.
A livello internazionale è attiva la pagina Facebook dell’International Inner Wheel. La
relatrice ha, quindi, fatto un cenno allo strumento, rappresentato dalle campagne di
promozione su Facebook di specifici eventi. Luisa ha, infine, trattato gli altri linguaggi
social oltre Facebook, rappresentati da Twitter (social dei messaggi brevi e semplici),
Instagram (social delle immagini e delle emozioni) e LinkedIn (social professionale per
eccellenza). L’incontro si è concluso con la presentazione di un utilissimo glossario dei
termini più usati nel mondo digitale.
Il quinto e ultimo incontro è stato dedicato alle piattaforme digitali. Quando si creano
piattaforme digitali si creano dei veri e propri ambienti virtuali, all’interno dei quali si
possono svolgere numerose attività. La più importante è la comunicazione e la
condivisione di dati ed informazioni.
Luisa, dopo aver accennato alle piattaforme digitali per e-commerce e di servizi, ha
diffusamente parlato delle piattaforme per votare online, che negli ultimi anni hanno
avuto un significativo incremento. A livello normativo è stata certificata la legalità del
voto elettronico, la sicurezza del sistema e la tutela della privacy. Anche l’Inner Wheel ha
scelto il voto elettronico su piattaforma in seguito all’approvazione avvenuta nella XVIII
IIW Convention Virtuale. Trattasi di una svolta epocale che consentirà di eleggere i
membri dell’IIW Governing Body e l’Editor/Media Manager, nonché gli organi direttivi
nazionali. Le elezioni virtuali non rappresentano solo una grande innovazione per la
nostra Associazione, ma presentano anche un vantaggio economico ed una forma di
tutela dell’ambiente; inoltre, riducono gli errori dovuti ad un errato invio e ad un
erroneo conteggio dei voti.
Passando poi all’esame delle piattaforme per le videoconferenze, Luisa si è soffermata,
in particolare, su Zoom, che la nostra Associazione ha scelto per svolgere una funzione
importante, consentendo alle Socie e agli organi direttivi di tutti i livelli di rimanere in
contatto e di continuare le attività, rimanendo sempre operativi, nonostante le difficoltà
legate alla situazione sanitaria.
Un sentito ringraziamento a Luisa per il suo impegno, la sua grande disponibilità e
generosità nel mettersi al servizio con vero spirito innerino!
                                                                                Gianna Maria
                                                                                    Editor

                                                                                         21
L’ECO DEL DISTRETTO

LA FINESTRA SUI CLUB

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L’ECO DEL DISTRETTO

             INNER WHEEL CLUB ABANO TERME – MONTEGROTTO TERME

                       PRESIDENTE: MARGHERITA SARTORI BOROTTO
                    ADDETTA STAMPA: MARIA ALBERTA PEROCCO CASAROLI

                                 PENSANDO AL FUTURO

Ancora una volta il malefico virus ci ha costrette a gennaio e febbraio a rinunciare ai
nostri incontri in presenza e a rinviare, rivedere e riprogrammare le attività previste: un
interclub con il Rotary padrino organizzato dalla nostra Presidente sulla figura di
Umberto Campagnolo, illustre europeista di Este, è slittato da gennaio a marzo; i
festeggiamenti per l’Inner Wheel Day che ci vedevano coinvolte in una serata alle Terme
in un clima di completo relax e festosa amicizia è saltato. Il Covid ci ha preso in
contropiede, ma non ci siamo fermate e collegate on line abbiamo pensato al futuro. Il
nostro Club ha partecipato alle giornate di formazione sulla comunicazione organizzate
dal nostro Distretto. E qui è doveroso un plauso sia al Distretto per questa ottima ed
utilissima iniziativa che alla socia Luisa Vinciguerra che ha saputo con competenza,
chiarezza espositiva ed efficacia inoltrarci, illustrarci e spiegarci il mondo della
comunicazione nell’Inner Wheel.
Poi divise fisicamente, ma unite idealmente, abbiamo
adottato importanti decisioni. E tra le altre abbiamo definito
il service per l’ambiente 2022. Il nostro Club ha deciso di
procedere ad incrementare la piantumazione già realizzata
lo scorso anno. Abbiamo aderito al progetto di un giovane
imprenditore locale che ama l’ambiente, pratica
un’agricoltura biologica, vuole riqualificare il territorio
riportandolo alle origini e mettendo in atto scelte che
possano favorire le biodiversità; così accanto alle coltivazioni
intende realizzare un’area boschiva con finalità non
produttiva, ma totalmente ecologica, ricca di specie
autoctone che possa diventare una casa accogliente per tutti
quegli animali che vorranno abitarlo. Quest’anno
provvederemo a scegliere tra le proposte indicate nel
progetto le ulteriori piante che andranno ad arricchirlo e
appenderemo su uno dei “nostri” alberi la targhetta che ci
verrà consegnata con il nome scelto di “Inner Wood”.

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L’ECO DEL DISTRETTO

                        INNER WHEEL CLUB ARZIGNANO (C.A.R.F.)

                           PRESIDENTE: LAURA PASTORELLO LEGNARO
                            ADDETTA STAMPA: LUISA QUIRICI FRIGO

                                 FABBRICA DELLA CULTURA

Una mostra come quella visitata il 25 febbraio in Basilica non può che riempire
d’orgoglio tutti i Vicentini per quello che la nostra città è stata capace di fare 500 anni fa.
Un architetto Andrea Palladio, due pittori Paolo Caliari detto Veronese e Jacopo Bassano,
uno scultore Alessandro Vittoria lavorarono insieme per portare a Vicenza il
Rinascimento di Raffaello e Michelangelo. La città, forte di una ricchezza crescente, da
luogo di provincia attraverso l’arte e l’architettura di avanguardia, diventò una
sorprendente fabbrica della cultura, raggiungendo il suo massimo splendore dal 1550 al
1585 con l’inaugurazione del Teatro Olimpico.
Ci accolgono all’ingresso i due grandi ritratti del
Veronese di Livia Thiene con la figlia e del marito
Iseppo Porto con il figlio, provenienti da Baltimora
e da Firenze mai presentati insieme in Italia. Sono
tornati a casa nella loro città a poche centinaia di
metri da Palazzo Porto per il quale erano stati
commissionati.
La mostra offre anche un’opportunità unica mai
avuta prima: conoscere il costo di vendita di
                               splendidi oggetti che
                               oggi ammiriamo nei
                               musei. Scopriamo così che il dipinto di Jacopo Bassano “Due
                               cani da caccia legati ad un albero” proveniente dal Louvre,
                               valeva la metà di un paio di guanti da signore e quasi mille
                               volte meno dei cristalli di rocca incisi da Valerio Belli.
                               Affermazione che contraddice la nostra sensibilità attuale,
                               ma dedotta studiando i libri
                               contabili di alcuni Notai e
Amministratori del tempo. Uno studioso ha usato una valuta
unificata rapportando i vari costi a un prodotto di alto
consumo: “il maiale mezanotto”. Al di sopra dei tesori e delle
bellezze in mostra ammiriamo lo splendido ed altissimo
soffitto ligneo “a carena” della “Basilica”, come la chiamò il
Palladio con un termine greco che significa “casa regale” “e
anco perché vi stanno i giudici a rendere ragione al popolo”
(da I quattro libri dell’architettura, libro III, capitolo XX).

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L’ECO DEL DISTRETTO

                  INNER WHEEL CLUB BASSANO DEL GRAPPA (C.A.R.F.)

                          PRESIDENTE: EDDA SANDRI CERANTOLA
                     ADDETTA STAMPA: EMANUELA ARDUINO BEVILACQUA

                                UN FILM PER RIFLETTERE

L’Inner Wheel Club Bassano C.A.R.F e le organizzazioni
femminili di Bassano del Grappa operano insieme all’interno
del Tavolo delle Associazioni Femminili (TAF) con l’intento di
promuovere un reale cambiamento culturale nelle persone
affinché riconoscano il rispetto dell’altro, delle donne e dei
diritti, organizzando occasioni di condivisione e confronto tra
le diverse esperienze associative.
Il TAF quest’anno tra le sue attività ha scelto di organizzare la
proiezione del film “I racconti di Parvana”, una pellicola
dedicata in particolare alle donne afgane, oggi più che mai
impegnate in una coraggiosa e complessa battaglia contro
l’oppressione e la discriminazione di genere.
Il film è candidato all’Oscar ed è tratto dal romanzo “Sotto il
burqa” di Deborah Ellis.
                            Parvana, la protagonista, è una bambina di soli 11 anni che
                            vive nell’Afghanistan piegato dalla povertà e dai talebani.
                            Questa piccola donna ha una sola arma per essere di
                            sostegno alla sua famiglia: l’istruzione, il saper leggere e
                            scrivere. Nel suo Paese molti diritti sono negati, soprattutto
                            nei confronti delle donne.
                            Questo film vuole quindi essere punto di partenza per far
                            riflettere su diritti molto spesso sottovalutati e dati per
                            scontati. E la strada da percorrere non può che essere quella
                            della conoscenza, dell’educazione, della cultura e dunque
                            della scuola.
                            “I racconti di Parvana” è una pellicola per tutte le età,
                            proposta dal TAF agli insegnanti delle quarte e quinte della
                            scuola primaria e a quelli delle scuole medie.
                            La visione del film sarà possibile gratuitamente l’8 marzo,
giorno della Festa della Donna, direttamente a scuola in tutte le classi che hanno aderito
al progetto.

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L’ECO DEL DISTRETTO

                         INNER WHEEL CLUB BELLUNO (C.A.R.F.)

                       PRESIDENTE: PATRIZIA BARCELLONI CORTE TRICHES
                                ADDETTA STAMPA: LUISA COIN

          10 FEBBRAIO GIORNO DEL RICORDO ISTITUITO IL 30 MARZO DEL 2004

Il 10 febbraio si rende omaggio alla tragedia delle foibe, della prigionia, dei campi di
lavoro forzato e di concentramento jugoslavi, tragedia che coinvolse tra le 4000 e le 5000
persone, secondo una stima ancora approssimativa. Una tragedia conseguente alla
pianificazione di una campagna denigratoria, coercitiva e di repressione messa in atto
dai Titini nei confronti delle popolazioni di lingua italiana per indurle all’abbandono
delle loro terre. Gli italiani erano diventati ingombranti, in particolare le élites culturali
ed economiche, perché erano di ostacolo al livellamento sociale imposto dal partito. A
ciò consegue l’esodo di massa Giuliano – Dalmata che coinvolse tra le 250mila e le
350mila persone in periodi immediatamente successivi alla fine della guerra in Europa,
esuli che in Italia non ricevettero l’accoglienza che si aspettavano e che avrebbero
meritato, ma che pur accettarono con grande dignità.
Per celebrare questa data in forma meno anonima sono ricorsa a una poesia e a una
testimonianza diretta che risale al 10 giugno 2007, in occasione della cerimonia di
inaugurazione dei lavori di restauro del Rifugio “Città di Fiume”.
Mi è capitato di presenziarvi insieme a due amici fiumani venuti
da lontano per potervi partecipare. Quel 10 giugno raggiunsero
il Rifugio a quota 1917 m. all’ombra maestosa del Pelmo, lungo
le pendici del Col della Puina nel Comune di Pieve di Cadore
circa 400 persone, molte delle quali fiumane per origine o per
elezione: dal Presidente del CAI di Fiume ai suoi collaboratori e
iscritti al sodalizio; dal sacerdote che ha officiato la Messa a
qualche autorità del luogo; dai coristi con il compito di
sottolineare i momenti più significativi della cerimonia a quanti
avevano avuto e avevano a cuore la vita del Rifugio. In tutti un’intensa commozione ed
empatia nel ritrovarsi a distanza forse di tanto tempo in un luogo simbolo della città cara
alla loro memoria e soprattutto nel sentirsi nuovamente inseriti in una comunità di
legami e affetti dalla quale avevano scelto di andarsene, perché in loro era prevalso un
intimo accorato e sincero sentimento di patria, spogliato da qualsiasi calcolo o retorica.

                                       ISTRIA
Del mio paese non mi porto dentro               della mia gente spersa, ma una corda
che memorie confuse, ma mia madre               nascosta vibra in petto non appena
ne ha disegnati nitidi i contorni               avidamente cerco la radice
con la parola ardente che scaldava              in una terra nuova, eppure cara.
le prime notti vuote dell’esilio.               Solo il vento di mare qualche sera
Ora per quell’immagine riposta                  porta l’urlo dell’Istria e mi rammenta
mi è preclusa una patria: non ho segno          a mia casa deserta sulla riva.
che dimostri nel vivo la vicenda                Adriano Sansa, 1940 Pola

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