IPhone 11 da record, è lo smartphone più venduto al mondo
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iPhone 11 da record, è lo smartphone più venduto al mondo L’iPhone 11 segna un nuovo record e fa segnare al colosso di Cupertino un nuovo successo. Lo smartphone della Mela Morsicata è infatti diventato lo smartphone più popolare al mondo, superando i risultati messi a segno un anno fa dall’iPhone XR nonostante l’epidemia di coronavirus abbia contratto il mercato. Secondo gli analisti di Omdia, nel primo trimestre dell’anno l’iPhone 11 è stato il telefono più gettonato su scala globale, con 19,5 milioni di unità consegnate. L’iPhone XR nel primo trimestre del 2019 si era fermato a 13,6 milioni di unità. Con l’ultimo modello di smartphone Apple è riuscita a trovare il giusto equilibrio tra prezzi e funzionalità, garantendo un forte appeal del
dispositivo. Al lancio, l’iPhone 11 costava 50 dollari in meno rispetto al suo predecessore iPhone XR. Tuttavia, nonostante il prezzo più basso, iPhone 11 presenta una configurazione a doppia fotocamera, un importante aggiornamento rispetto alla configurazione a obiettivo singolo del precedente leader di mercato. Questa novità si è rivelata estremamente attraente per i consumatori, favorendo l’aumento delle vendite. Al secondo posto tra gli smartphone più venduti nei primi tre mesi del 2020 c’è il Galaxy A51 di Samsung con 6,8 milioni di pezzi. Seguono il Redmi Note 8 e il Redmi Note 8 Pro di Xiaomi con 6,6 e 6,1 milioni di smartphone rispettivamente. Al quinto posto l’iPhone XR (4,7 milioni) precede l’iPhone 11 Pro Max (4,2 milioni). La classifica prosegue con il Galaxy A10s (3,9 milioni), l’iPhone 11 Pro (3,8 milioni), il Galaxy S20 Plus 5G (3,5 milioni) e il Galaxy A30s (3,4 milioni). Guardando agli smartphone 5G, il Galaxy S20 Plus 5G di Samsung apre la classifica, davanti al Mate 30 5G (2,9 milioni) di Huawei e al Mate 30 Pro 5G (2,7 milioni), al Galaxy S20 5G (2,4 milioni) e al Galaxy S20 Ultra 5G (2,3 milioni). Tuttavia, a causa della pandemia da COVID-19, in molti Paesi il mercato degli smartphone continuerà a contrarsi ed insieme ad esso anche il ritmo di espansione del 5G. Unica eccezione è la Cina, dove il mercato degli smartphone si sta riprendendo rapidamente. F.P.L. Saints Row The Third Remastered, la gang torna a
Saints Row The Third Remastered arriva sulle attuali piattaforme di gioco a quasi 10 anni dall’uscita del titolo originale e lo fa con una veste grafica del tutto restaurata e molte piccole chicche che faranno la gioia dei gamers. Lanciata inizialmente nel 2011 per le maggiori piattaforme del tempo, questa bizzarra ed egocentrica opera di Deep Silver Volition torna in grande spolvero per far nuovamente morire dalle risate a suon di colpi di armi da fuoco ed esplosioni pirotecniche. Ricordato per essere sempre stato “il fratellastro meno cool di GTA“, con questo terzo capitolo Saints Row ritrovò la sua dimensione discostandosi dal classico stereotipo e, soprattutto, dall’ombra del suo “parente non di sangue” targato Rockstar Games. Restando sempre sopra le righe per non perdere l’identità costruita con i precedenti titoli, nel 2011 era riuscito a ritagliarsi il suo spazio e a conquistare una buona fetta di mercato. Saints Row The Third Remastered è disponibile per Xbox One, versione da noi testata, ma anche per PlaySation 4 e PC. Prima di parlare dell’aspetto puramente tecnico di questa riedizione, vogliamo introdurre brevemente l’opera per far comprendere a chi non avesse mai giocato prima d’ora a quest’avventura di che cosa si sta parlando. In Saints Row The Third i giocatori vestiranno i panni di una gang di criminali chiamata per l’appunto i Third Streets Saints. Nata da piccoli crimini stradali e controlli di quartiere nella città di Stilwater (Michigan), la banda di delinquenti è ormai divenuta un vasto impero criminale e mediatico che ha guadagnato un potere incredibile, al punto da avere la maggiore influenza come brand a livello nazionale. Saints Row The Third Remastered inizia con il protagonista, che l’utente potrà creare a suo piacimento tramite un editor ben fatto che permetterà anche di regolare la dotazione sessuale del proprio alter ego virtuale, impegnato in un ambizioso colpo a una banca. Purtroppo la rapina però non va liscia come avrebbe dovuto, e da qui il giocatore sarà impegnato in una rocambolesca fuga che definire
cinematografica è persino riduttivo: sterminando praticamente un intero esercito di nemici costituito da guardie del corpo spietate, gang nemiche e persino agguerritissimi agenti SWAT. Il protagonista, insieme ai suoi fidati compagni, si farà strada sul tetto di un edificio facendo saltare in aria innumerevoli elicotteri e riuscendo persino a sfuggire dall’aereo del “Sindacato” (organizzazione rivale che ricatta i Saints), e a salvarsi tramite una surreale escursione in parapendio con sparatorie volanti incorporate. Dopo questa fase action inizierà la classica esperienza di gioco open world criminale, avendo accesso a un appartamento munito di garage che ospita già tanti mezzi disponibili, e potendo contare su diversi contatti che ci offrono rapine, crimini e lotte con le gang rivali per allargare il territorio. Tutte queste missioni ricompensano con denaro e con punti rispetto, che consentono si salire di grado e di sbloccare nuove bocche da fuoco, potenziamenti, proprietà e quant’altro, in un modo abbastanza familiare per chi conosce i free roaming criminali. Nonostante il gameplay di Saints Row The Third Remastered soffra ormai il peso degli anni, il gioco risulta ancora molto divertente. Sebbene alcune meccaniche non siano articolate quanto ci si aspetterebbe, l’estrema irriverenza e la follia di tutto ciò che ci viene offerto farà soprassedere sulle dinamiche di gameplay non proprio fresche. Dal linguaggio estremamente scurrile alle auto istrioniche, ai mezzi estremi e alle armi teleguidate, tutto quello che si può fare risulta folle, estremamente soddisfacente e incredibilmente divertente. Dopo questo breve ma doveroso riassunto della trama passiamo a descrivere i cambiamenti tecnici apportati a questo Saint Row The Third Remastered. Prima di ogni cosa si nota che la risoluzione nativa è stata incrementata, arrivando a 1080p su console base e 1440p (con upscaling a 4K) su PS4 Pro e Xbox One X, mentre su PC ovviamente c’è il supporto alle risoluzioni native più estreme. Per quanto riguarda il frame- rate, questo è bloccato di default a 30fps, un aspetto che
potrebbe inizialmente dar storcere la bocca, ma fortunatamente nel menu delle opzioni esiste l’opzione per passare ai tanto agognati 60fps. L’aumento di risoluzione è il classico lavoro che si fa in sede di rimasterizzazione ma anche il minimo sindacale. Il remaster di Saints Row The Third va però fortunatamente ben oltre: il gioco infatti gira su un motore basato sulla fisica che applica anche un’inedita illuminazione globale. Il look ora risulta totalmente nuovo grazie a tre nuovi metodi di occlusione ambientale che si combinano tra loro a seconda del tipo di oggetto o texture. Depth of field e motion blur sono stati potenziati, così come la nebbia e gli effetti volumetrici. Sono stati aggiunti anche nuovi effetti post-processing come aberrazione cromatica e grana cinematografica, che assieme a nuovi filtri UV, anti-aliasing, riflessi ambientali e delle superfici, HDR e nuovi gradienti di colore in base all’ora del giorno, restituiscono al mondo di gioco un aspetto nuovo e più realistico. Un grande lavoro è stato svolto anche sulle texture e sugli elementi del mondo. Le texture presenti in Saints Row The Third Remasterd sono ad alta risoluzione e le animazioni dei modelli non sono più compresse. Elementi come vegetazione, cespugli degli alberi e shader in alcuni casi sono stati completamente rifatti da zero. La tessellazione è stata migliorata, sono state aggiunti materiali riflettenti ai vetri di finestre e finestrini delle auto, e l’illuminazione degli interni è stata riprogettata per adattarsi al nuovo sistema governato dalla fisica. Insomma, ci si trova dinanzi a un lavoro davvero curato e ben fatto. Saints Row The Third Remasted però ha anche altro da offrire, infatti, il pacchetto comprende tutti gli oltre 30 DLC rilasciati dopo il lancio originale su console last-gen, alcuni dei quali sono disponibili da subito in forma di elementi cosmetici o missioni alternative. Questi contenuti aggiuntivi sono davvero tanti e all’epoca del lancio costavano anche parecchio. Se tutto questo non dovesse bastare, sottolineiamo che si può affrontare l’intera storia in co-op online e aiutare i propri amici entrando nella loro partita,
alzando così l’asticella del divertimento. Ultima ma non per questo meno importante è anche la “Modalità Lorda”, che permette di affrontare una serie di scagnozzi a ondate come una sorta di Orda, impugnando armi pazze come un enorme dildo di gomma. Insomma, tirando le somme, il pacchetto offerto da Saints Row The Third Remasterd è davvero un’ottima occasione per poter rivivere in maniera migliorata l’esperienza di gioco vissuta un decennio fa, poter giocare a tutti gli elementi post lancio, ma anche, nel caso in cui non si abbia avuto la fortuna di giocare al titolo originale, di scoprire un videogame esilarante, volutamente iperbolico, spregiudicato, ma soprattutto estremamente divertente. Credete a noi: lasciarselo sfuggire sarebbe un vero peccato. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 9 Sonoro: 9 Gameplay: 8 Longevità: 8 VOTO FINALE: 8,5 Francesco Pellegrino Lise Distanza sociale, arriva Sodar lo strumento di Google
che aiuta a mantenerla Mantenere la corretta distanza sociale in questo particolare periodo è di fondamentale importanza, proprio per questo scopo Google ha creato uno strumento chiamato “Sodar”, che usa la realtà aumentata (AR) per disegnare intorno all’utente un confine dal raggio di due metri. Lo strumento funziona solo su smartphone Android, e solo attraverso il browser Chrome. Per utilizzarlo basta accedere all’indirizzo sodar.withgoogle.com e accettare le condizioni d’uso. Sodar sfrutta la fotocamera posteriore dello smartphone per riprendere ciò che l’utente ha davanti a sé. Per calibrarlo è
sufficiente inquadrarsi i piedi, dopo di che sullo schermo apparirà una linea bianca che delimita, con un po’ di approssimazione, i due metri di distanza. L’applicativo Sodar funziona attraverso il browser di casa, Chrome, che deve essere aggiornato all’ultima versione disponibile, dunque non si scarica (ancora) da Google Play Store come una normale applicazione. Per ora funziona soltanto su dispositivi come smartphone e tablet Android. Sodar utilizza lo standard WebXr che Google ha implementato sul browser Chrome per Android dalla versione v79 e richiede naturalmente il permesso di accedere alla fotocamera del dispositivo. Funziona solo in modalità verticale, come mostrato nel video pubblicato su Twitter per presentare il progetto. Per provare subito l’applicativo basta recarsi sul sito ufficiale del progetto parte del programma Experiments with Google. Non funziona sempre al meglio, basta dunque calibrare la fotocamera inquadrando riferimenti come pavimenti e muri per far sì che la linea dei due metri venga finalmente visualizzata. In termini di privacy, infine, Google sottolinea che le immagini circostanti saranno visibili solo dalla persona che sta utilizzando lo strumento e non dallo stesso sito. F.P.L. Modern Warfare 2 campaign remastered, il ritorno del mito
Modern Warfare 2 rappresenta per tutti i giocatori di Call of Duty uno dei capitoli più importanti del brand. Personaggi come Ghost, Soap, il capitano Price e Roach sono delle vere e proprie icone che hanno contribuito a rendere la serie di MW una fra le più apprezzate di sempre. Le ambientazioni e la trama poi, semplice ma a dir poco geniale, miscelata alla colonna sonora del mitico Hans Zimmer hanno incoronato Modern Warfare 2 come uno dei migliori giochi di guerra di sempre. Il titolo, nel lontano 2009 fu criticato per via della campagna violenta, coraggiosa e molto controversa, che ha causato una serie di polemiche per il suo contesto narrativo e per alcune rappresentazioni considerate politicamente scorrette. Nella missione “Niente russo” infatti, un gruppo di terroristi russi compie un massacro in un aeroporto uccidendo civili di ogni età, poliziotti e forze speciali. Inoltre in questa particolare missione un agente infiltrato della Cia viene ucciso e il suo corpo viene lasciato sul posto. Tale mossa darà il via a una serie di eventi che porteranno il mondo molto vicino alla terza guerra mondiale, ma dietro questo episodio, in realtà, c’è molto di più. A distanza di 11 anni dall’uscita del gioco su Ps3, Xbox 360 e PC, Beenox propone Call of Duty Modern Warfare 2 Remastered, una rimasterizzazione della sola campagna, mantenendo i contenuti intatti e migliorando solo e unicamente l’impatto visivo. Peccato per la totale assenza della componente multigiocatore e delle missioni coop, ma capiamo pienamente la scelta di Activision, il quale sta puntando tutto sul suo nuovo Modern Warfare (qui la nostra recensione) e sulla modalità battle royale chiamata “Warzone” (qui la nostra recensione). Fortunatamente quest’edizione rimasterizzata ha un costo
ridotto: 25 euro, e acquistandola, sarà possibile ricevere un bundle per il nuovo Mw a tema Ghost (il personaggio icona di Mw2) che se paragonato agli altri pacchetti operatori avrebbe un prezzo di 20 euro. Quindi, tutto sommato il gioco vale la candela. Specialmente se si è fan della saga o se non si ha mai avuto l’occasione di giocare questo titolo. Ma veniamo all’analisi di quest’edizione 2020 del classico di 11 anni fa. La campagna di Modern Warfare 2 remastered è rimasta esattamente la stessa. Frenetica, cinematografica, violenta e soprattutto incredibilmente avvincente. La storia con protagonista Soap, Roach, Price, Ghost e tutti gli altri membri della Task Force 141 offre tutta una serie di colpi di scena e momenti che rimangono sorprendenti ancora oggi, sottolineando la cura narrativa e la passione nel team di sviluppo di dare vita a una vicenda tutt’altro che banale e piuttosto matura. Non mancano inoltre momenti d’azione pura, dove il ritmo e la velocità d’esecuzione riescono da subito a incentivare il giocatore e non annoiarsi, grazie anche a un susseguirsi di situazioni davvero esaltanti che coprono tutte le 10 ore circa necessarie per concluderla al massimo della difficoltà. Modern Warfare 2 funziona ancora dopo 11 anni: riuscire a non emozionarsi davanti alla corsa forsennata sulle motoslitte nella neve o durante l’inseguimento nelle favelas di Rio, ma anche durante la riconquista della Casa Bianca è davvero impossibile. In alcuni frangenti poi le emozioni sono davvero forti e la voglia di arrivare fino in fondo si fa sempre più forte. Insomma, questa edizione 2020 del gioco porta con se una grandissima carica e negarlo sarebbe da sciocchi. Call of Duty Modern Warfare 2 Remastered ha subito lo stesso trattamento riservato in precedenza a Call of Duty Modern Warfare remastered sviluppato da Raven Software. Stavolta al timone di questa rivisitazione, come già accennato, c’è Beenox, un team che ha saputo migliorare una serie di caratteristiche che esaltano non di poco l’estetica del prodotto. Sono facilmente notabili infatti un’illuminazione migliore e più realistica, poligoni e texture
aggiornati, oltre ad animazioni più complesse. Non solo l’aspetto grafico ha subito un upgrade, ma anche tutto il comparto relativo al sound design. Le armi hanno suoni più realistici, così come tutta la componente sonora legata all’ambiente intorno al giocatore. Nel complesso il lavoro è assolutamente apprezzabile e siamo certi che anche i fan di vecchia data rimarranno colpiti dal risultato finale. Ovviamente i miracoli non si possono fare, la struttura è rimasta la stessa e il gioco è ben lontano da Call of Duty Modern Warfare del 2019, ma di sicuro Mw2 remastered non sfigura dinanzi ad alcuni titoli attuali, riuscendo a essere godibile in ogni sua parte. Il gioco, ricordiamo, è disponibile su PlayStation 4 dal 1 aprile e su Xbox One e Pc dal 1 maggio. La nostra prova è stata fatta sulla console di casa Microsoft (motivo per cui la nostra recensione è uscita solo adesso) e il risultato vi assicuriamo è veramente grandioso. Tirando le somme, Call of Duty Modern Warfare 2 remastered, a nostro avviso, è un titolo che vale assolutamente la pena di essere acquistato. Sia che si sia già giocato nella versione 2009, sia che non si sia giocato mai, questo videogame è uno degli sparatutto in prima persona più importanti di sempre, quindi ignorarlo sarebbe un vero peccato. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 8 Sonoro: 9 Gameplay: 9 Longevità: 8 VOTO FINALE: 8,5 Francesco Pellegrino Lise
Galaxy A41, il nuovo smartphone Samsung
Samsung annuncia l’ampliamento della famiglia Galaxy A con l’approdo sul mercato italiano di Galaxy A41, disponibile in vendita su Samsung.com e presso i negozi, online e offline, delle principali insegne di elettronica di consumo e degli operatori telefonici. Galaxy A41 sfrutta al massimo il suo form factor compatto con un display Infinity-U Super AMOLED da 6,1 pollici, offrendo un’esperienza di visione coinvolgente che si adatta comodamente al palmo della mano. Dotato di una batteria a lunga durata da 3.500 mAh, il nuovo smartphone è progettato per garantire la massima autonomia. Quando è necessario caricare il dispositivo, la Ricarica Rapida a 15 W consente di mantenere il dispositivo collegato per meno tempo. Galaxy A41 offre un potente comparto fotografico. Sul retro, infatti, è disponibile un versatile tripla fotocamera: l’obiettivo principale da 48 MP offre la possibilità di catturare immagini dettagliate di giorno e luminose con scarse condizioni di luce, la fotocamera Ultra-grandangolare da 8 MP permette di scattare foto panoramiche di grande impatto e la fotocamera di profondità da 5 MP, grazie agli effetti di Fuoco Live, mette in risalto il soggetto principale della foto. Nella parte anteriore è presente una fotocamera da 25 MP, che consente di realizzare selfie perfetti, nitidi e luminosi e videochiamate di alta qualità. Galaxy A41 colpisce anche nel design: con soli 7,9 mm di spessore e una superficie posteriore ergonomicamente curva, sta comodamente nel palmo della mano per una presa confortevole, mentre la finitura lucida e la nuova vivace gamma di colori con un motivo ripetuto sul retro rendono il dispositivo davvero unico. Lo smartphone è disponibile nelle colorazioni Prism Crush Black, Prism Crush White e Prism Crush Blue al prezzo di 299,90 euro. F.P.L.
World of Warcraft, da videogame a gioco da tavolo Mostrato in anteprima alla BlizzCon 2019, Small World of Warcraft è il gioco da tavolo ambientato nel fantastico mondo di Azeroth, dove le razze di Orda e Alleanza, tra cui Orchi, Nani, Troll e Worgen, si affrontano in un conflitto che logora il mondo. In Small World of Warcraft, i giocatori scelgono combinazioni di poteri speciali e razze dell’universo di
Warcraft, come Maghi del Portale Pandaren o Erbalisti Goblin, contendendosi il controllo di Azeroth. Per raggiungere il dominio, i giocatori occuperanno terreni leggendari e cercheranno di prendere il controllo di potenti manufatti. Tuttavia, prima o poi ogni impero deve cadere: i giocatori dovranno essere pronti a fare entrare in Declino una razza ormai sul viale del tramonto e a guidarne una nuova alla conquista di Azeroth. Days of Wonder ha lavorato a stretto contatto con Blizzard per creare un gioco che riunisce perfettamente entrambi gli universi. Small World of Warcraft presenta una varietà di illustrazioni nuove ed esclusive che catturano l’atmosfera del colorato e vibrante universo di Warcraft, con razze e poteri speciali progettati per essere familiari ai milioni di giocatori di WoW® in tutto il mondo che hanno esplorato i confini più remoti di Azeroth. Small World of Warcraft è un gioco standalone progettato per 2-5 giocatori, con partite della durata media di 40-80 minuti. Include 6 tabelloni a due facce, 16 vessilli Razza Warcraft, 182 segnalini Razza e 15 segnalini Murloc, 20 tessere Potere Speciale, 5 schede riassuntive dei giocatori, 12 segnalini Manufatti e Luogo Leggendario, 10 Montagne, 9 Mura di Fuochi Fatui, 4 segnalini Armonia, 12 Bombe, 1 Campione, 10 Guarnigione, 2 Obiettivi Militari, 5 Bestie, 6 Torri di Guardia, 110 Monete Vittoria, 1 Dado dei Rinforzi, 1 percorso Round di Gioco, 1 segnalino Round di Gioco, 1 regolamento e 1 Regolamento Variante a Squadre. La pubblicazione è prevista per l’estate 2020 in Nord America ed Europa, a un prezzo suggerito di 59,99 $/59,99 €, e sarà disponibile nelle seguenti lingue: inglese, francese, tedesco, spagnolo, italiano, polacco, portoghese brasiliano, ceco, slovacco, cinese semplificato e cinese tradizionale. F.P.L.
SnowRunner, trasporti estremi su ghiaccio, fango e neve SnowRunner è il nuovo capitolo della saga simulativa di trasporto estremo su gomma. I suoi predecessori, Spintires e Spintires: MudRunner hanno conquistato il favore del pubblico, tant’è che Focus Home e Saber Interactive hanno deciso di proporre un sequel su Pc, Xbox One e Ps4 ambientato sulla neve. Per chi non lo sapesse, Snowrunner è una versione più complessa e completa dei suoi predecessori, la prima differenza che i fan della saga possono notare è ovviamente il contesto di gioco che non si basa più su semplici missioni del tipo “porta il carico di legname dal punto A al punto B”, ma offre molto di più. Da questo punto di vista, il gioco sin dall’inizio propone uno scenario narrativo nettamente diverso e decisamente più interessante: una vasta area rurale del Michigan è stata colpita da una violenta alluvione che ha messo fuori uso numerose infrastrutture isolando intere zone abitate. Sta quindi al giocatore lavorare alacremente con mezzi pesanti di ogni tipo per ricreare strade, ponti, cavalcavia, ecc… e riconnettere le aree isolate. La mappa di
gioco appare da subito molto estesa e ci si rende velocemente conto come, accanto alle missioni principali, vi siano diverse “quest” secondarie in grado di aumentare la longevità del gioco. Il compito principale in Snowrunner è quello di liberare le strade intasate dal fango e dai detriti, per poi procedere alla consegna dei materiali necessari per le squadre di ricostruzione e successivamente passare a recuperare i veicoli imprigionati nel fango, passando poi a compiti sempre più complessi e terreni sempre più impervi. In tutto questo notiamo un mondo di gioco vivo e molto dettagliato, con la presenza di villette, bar, alberghi, fabbriche di diversa tipologia ed edifici di culto. Un elemento che rende però il gioco ancora più interessante dei suoi predecessori è rappresentato da alcune caratteristiche RPG, infatti, la progressione del proprio alter-ego virtuale si basa sul completamento di missioni che ci consentiranno di avanzare di livello, sbloccare veicoli e potenziamenti degli stessi nonché guadagnare denaro da reinvestire nel proprio business. Nel corso del gioco, inoltre, si è liberi di muoversi tra le regioni presenti nel gioco: non c’è solo il fangoso Michigan, ma i servigi del proprio autista saranno ben presto richiesti anche nell’innevata Alaska e sulla pianura russa di Taymir, non meno ostica dei precedenti due scenari. Il gameplay di SnowRunner si basa su un concetto fondamentale: inutile avere fretta, l’importante è arrivare con il carico in salvo e senza danneggiare il proprio mezzo. Infatti bisogna tenere conto che è tremendamente faticoso gestire i bestioni di SnowRunner ma, in un certo senso, è anche rilassante in quanto non si è obbligati sfrecciare a 350 km/h guardando gli specchietti retrovisori, ma è necessario essere in grado di gestire colossi da oltre 100 tonnellate. Per gestire questi colossi su gomme sarà necessario essere molto bravi a ragionare in termini di metri e non di km, quindi viene da sé che la filosofia di gioco è ben lontana dal solito titolo automobilistico a cui solitamente si è abituati. A livello di giocabilità, il controller svolge il suo dovere
con le leve analogiche che sono deputate al movimento del mezzo, i tasti frontali ai movimenti di base, i grilletti dorsali per i movimenti più complessi quali, ad esempio, la gestione del verricello. Da quanto scritto finora, può sembrare che SnowRunner sia un simulatore dall’approccio impegnativo ma, in realtà, è possibile anche fare qualcosa di più immediato come, ad esempio, passare in un attimo da un veicolo all’altro o tuffarsi nel proprio garage e cambiare il proprio mezzo per arrivare a destinazione più facilmente. Diventa, quindi, importante dislocare camion e trasporti pesanti di diverse tipologie nei punti cardine della mappa di gioco, per poi ritrovarli al momento opportuno anche perché ogni regione di gioco prevede la presenza di più mappe e, talvolta, bisogna utilizzare più d’un veicolo per completare un compito particolarmente remunerativo. Dal punto di vista grafico, le mappe sono tutte create fin nei minimi dettagli e risultano davvero belle da vedere. Questo è possibile grazie a montagne e paesaggi forestali che sembrano incredibilmente realistici. Unica pecca è che tutti gli scenari, sia le cittadine che le zone boschive e montane risultano un po’ vuoti e desolati. L’aggiunta di persone e fauna selvatica, infatti, siamo certi avrebbe contribuito a rendere SnowRunner ancora più gradevole. Tuttavia, nella nostra prova su Xbox One X abbiamo adorato le texture e i design dei paesaggi e dei modelli dei vari camion. Ci sono tanti veicoli diversi da acquistare con i soldi che guadagni dal completamento dei tuoi lavori, un aspetto che aggiunge longevità ai collezionisti. Altra componente molto interessante è il comparto audio: il rombo del motore suona come se la TV si trovasse all’interno del mezzo pesante, creando un’atmosfera che ricrea alla perfezione quell’atmosfera dello stare alla guida di un camion in ambienti unici e in condizioni avverse. I controlli, sebbene abbastanza standard per un gioco di guida, sono reattivi e si connettono molto bene all’audio per creare un’immersione ancora maggiore. SnowRunner offre anche una modalità multiplayer in cui il giocatore potrà unirsi a tre amici per completare mappe e missioni insieme. Tirando le
somme, l’ultima produzione di Focus Home e Saber Interactive, nonostante non sia un titolo in grado di appassionare proprio tutti a causa della sua natura particolare, risulta essere comunque un software interessante, profondo e concepito con grande attenzione. La sua essenza simulativa non lo rende un videogame intuitivo e semplice, ma impegnandosi un po’ e armandosi di santa pazienza, ben presto sarà facile diventare camionisti esperti in grado di affrontare tormente di neve, aggirare smottamenti, passare su tratti di strada inagibili e portare a termine il proprio compito. Insomma, se siete stufi dei soliti giochi d’auto, SnowRunner è un’esperienza assolutamente da non perdere. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 8,5 Sonoro: 8,5 Gameplay: 7,5 Longevità: 7,5 VOTO FINALE: 8 Francesco Pellegrino Lise MacBook Pro 13, Apple svela il suo ultimo gioiellino
MacBook Pro 13, così si chiama l’ultimo nato della famiglia di portatili Apple. Come per l’Air e il modello Pro da 16 pollici presentato a novembre, anche il MacBook Pro da 13 pollici ha la nuova tastiera Magic Keyboard che chiude definitivamente le critiche degli ultimi anni al precedente modello di tastiera ultrapiatta, e aggiunge il doppio spazio di archiviazione per tutte le configurazioni standard (partendo da 256 GB non aggiornabili). In particolare, i nuovi MacBook Pro sono rivolti a un pubblico non solo professionale e utilizzano i nuovi processori Intel di decima generazione con scheda grafica integrata. La Le prestazioni sono superiori dell’80%, secondo Apple, per quanto riguarda la parte grafica. Sono
disponibili tre processori: un Intel quad-core a 1,4GHz (Turbo Boost fino a 3,9GHz) e un Intel quad-core a 2,0GHz (Turbo Boost fino a 3,8GHz) come opzioni di acquisto preconfigurate da listino, mentre si può richiedere con configurazione ad hoc una versione con processore Intel Core i7 quad‑core di decima generazione a 2,3GHz (Turbo Boost fino a 4,1GHz). I nuovi MacBook Pro hanno 8 oppure 16 Gigabyte di memoria Ram di serie (aggiornabili sino a 32 GB solo in fase di costruzione) del tipo LPDDR4X a 3733MHz, una memoria di archiviazione fino a 4 Terabyte SSD (anch’essa non aggiornabile), schermo da 13 pollici con regolazione True Tone 4 milioni di pixel e 500 nit di luminosità con gamma cromatica P3, Thunderbolt 3 su due o quattro porte e un prezzo di partenza da 1.429 euro (la versione configurata al massimo arriva a costare 4.479,00). Il MacBook Pro 13 pesa poco meno di 1,4 Kg, e come tutti i prodotti di Apple utilizza il chi T2 Security per la verifica del software, l’identità dell’utente con il sensore Touch ID, la crittografia in tempo reale di tutti i dati che girano nel computer. F.P.L. Moving Out, traslocare diventa un party-game
Moving Out è il nuovo party game in locale, disponibile 28 aprile su Nintendo Switch, PlayStation 4, Xbox One e PC, che si propone di offrire ore ed ore di divertimento a base di folli traslochi. I giochi co-op da avviare sul divano di casa sembravano essere spacciati e lentamente destinati all’oblio a causa della diffusione sempre più massiccia dei titoli multiplayer da giocare in rete, ma il successo di Overcooked ha dimostrato che la co-op locale è una caratteristica ancora oggi ricercata dai gamers e che se ben implementata, è in grado di regalare un’esperienza che nessuna connessione internet può replicare. Ma andiamo a scoprire più da vicino quello che questo particolarissimo titolo ha da offrire: in
Moving Out, si vestono i panni di un traslocatore neo assunto che entra a far parte della terza ditta della città di Packmore. La compagnia per cui si lavora non discrimina molto chi o cosa assumere, dato che si potrà scegliere di giocare nei panni di un normale essere umano o come un personaggio immaginario, insomma, si potrà essere qualunque cosa si voglia in quanto il proprio alter ego virtuale avrà sempre uguali abilità. Lo sviluppatore offre anche opzioni di personalizzazione già pronte, come la possibilità di scegliere persino un traslocatore su una sedia a rotelle e scegliere il colore della skin di un personaggio. Insomma, in Moving Out, non ci sono differenze di classi o specie, i personaggi a disposizione sono solo un pretesto per giocare e ridere. Una volta che il proprio personaggio è stato personalizzato sarà possibile capire le dinamiche di gioco tramite un rapido livello tutorial che garantirà la tanto ambita licenza ufficiale da traslocatore. A questo punto la città di Packmore è disponibile e si mostra agli occhi del giocatore in tutta la sua buffa bellezza. Da qui si potrà decidere se affrontare livelli già giocati per migliorare i propri temi o iniziare nuovi lavori. I livelli differiscono un po’ l’uno dall’altro, ma il gameplay principale rimane lo stesso: prendi gli oggetti indicati e caricali sul camion stando attenti a non rompere cose, e nel minore tempo possibile. Una volta entrato nello scenario di gioco la prima cosa da fare è cercare la posizione degli oggetti. Tenendo premuto un tasto dedicato sul controller si potrà vedere cosa deve essere spostato, quindi a quel punto sarà necessario raccogliere quegli oggetti e portali tutti sul camion il più velocemente possibile. Nella versione Xbox One da noi testata è possibile raccogliere ogni oggetto tenendo premuto il grilletto destro e trascinarselo dietro (se si è da solo o c’è un’opzione di sollevamento in tandem, se si sta giocando con un amico) attraverso corridoi avvolgenti o lanciandoli attraverso una finestra vicina. All’inizio Moving Out sembra non offrire una grande varietà, tuttavia, più si prosegue nella campagna, tanto più folli
diventano i contratti. Affrontare un lavoro in una baita con piste da sci, in cui si scivola giù a metà trasloco, o in vari luoghi infestati in cui i fantasmi spaventano a morte il povero traslocatore sono solo alcuni degli scenari che renderanno il titolo una vera e propria sfida all’ultimo mobile. Ogni stage, oltre ad avere ovviamente un layout e contenuti diversi rispetto a quello precedente, presenta anche sfide uniche che si possono scegliere di completare subito o in un secondo momento. Queste challenge sono varie e spesso impegnative e spaziano dal più semplice “carica lo gnomo da giardino” al più impegnativo “non rompere nessuna finestra” al più impegnativo “non usare le scale” e quindi bisogna cercare un percorso più lungo o difficile. Nessuna di queste sfide è necessaria per procedere avanti in Moving Out, ma sono più da intendere come contenuti extra per coloro che desiderano mettere le loro abilità di movimento alla prova in ogni livello. Questo senza dimenticare il fatto che già impilare tutti i mobili nel furgoncino e farli entrare tutti rappresenta una sfida di per sé. Inoltre, ogni livello ha un timer e l’obiettivo di chi gioca è naturalmente quello di completare il livello il più velocemente possibile, rendendo le sfide extra ancora più impegnative. Ci sono tre livelli per ogni timer, che garantiscono una medaglia di bronzo, argento o oro. Ovviamente, ottenere medaglie d’oro in tutti i livelli, completando allo stesso tempo tutte le sfide opzionali è incredibilmente impegnativo, quindi se si ha intenzione di mettersi alla prova, sia da soli che in compagnia, il titolo è assolutamente in grado di offrire un ottimo livello di sfida. In caso di difficoltà, Moving Out è anche eccezionalmente accessibile, offrendo molte opzioni sia per il gameplay che per gli elementi visivi, rendendo tutto più facile per chiunque voglia farlo. Ciò include le opzioni per rendere il gioco più semplice, ad esempio: aggiungendo un po’ di tempo extra su ogni mappa, saltando i livelli se non si riesce a vincere, rendendo più leggeri gli oggetti per due giocatori
(cioè gli oggetti che devono essere trasportati da due giocatori) e quindi più facili da trasportare, e persino aggiungendo un elemento visivo che filtra o cambia l’interfaccia per quelli con dislessia. Insomma ce ne è per tutti i gusti, per tutte le età e per tutti i tipi di giocatori, dal casual all’hard core gamer. In termini di contenuti, Moving Out si compone di 30 livelli “storia” che a loro volta presentano 3 diverse valutazioni di tempo – oro, argento e bronzo – e 3 obiettivi secondari che è possibile completare per ottenere dei gettoni. A questi livelli di base si aggiungono inoltre dei curiosi mini-giochi da sbloccare ottenendo più valutazioni oro e gettoni, quindi nel complesso non mancano attività da fare se volete puntare al 100% di completamento. Tra le modalità extra è possibile anche attivare la condivisione di un solo gamepad per controllare due personaggi. Se si gioca da soli e si è a caccia di una sfida impegnativa, o si è in due ma non si posseggono due controller, basterà dividerlo per controllare con una metà il personaggio 1 e con l’altra metà il personaggio 2. In totale, fino a quattro giocatori possono prendere parte alle scorribande per la città di Packmore. Detto ciò, se siete alla ricerca di un party game da fare in famiglia o con gli amici, questo Moving Out siamo certi che sarà in grado di regalarvi ore ed ore di sano divertimento. GIUDIZIO GLOBALE: Grafica: 7 Sonoro: 7 Gameplay: 8 Longevità: 8 VOTO FINALE: 7,5
Francesco Pellegrino Lise Zoom è l’app più scaricata ad aprile Nuovo record per Zoom, la videochat divenuta popolarissima in seguito all’epidemia di coronavirus. Secondo gli analisti di Sensor Tower, ad aprile è stata la app più scaricata – esclusi i videogiochi – a livello mondiale, superando il social TikTok. I download di Zoom dai negozi App Store per iPhone e iPad e Google Play per dispositivi Android hanno sfiorato i 131 milioni, 60 volte di più rispetto all’aprile 2019. Il 18,2% del download complessivi è avvenuto in India, il 14,3% in Usa. Questa prima posizione occupata è sicuramente il dato più eclatante, visto che l’app che permette conferenze
multiple in videochiamata è letteralmente esplosa con il periodo della quarantena imposta dall’emergenza sanitaria attuale. La cinese TikTok si piazza così al secondo posto con 107 milioni di download (2,5 volte di più di un anno fa), di cui il 22% in India e il 9,4% in Usa. Il dato però è presumibilmente sottostimato perché non include i download effettuati da negozi per Android diversi dal Google Play, che in Cina non è disponibile. Facebook, WhatsApp, Instagram resistono tra le top app e, sempre per quanto riguarda il medesimo periodo di tempo preso in esame dalle statistiche, si attestano rispettivamente alla terza, quarta e quinta posizione globale. Messenger è sesto. Al settimo posto si trova Aarogya Setu, la app indiana per tracciare i contagi di Coronavirus che il governo di Nuova Delhi ha reso obbligatoria per buona parte della popolazione. Ottava e decima sono rispettivamente Google Meet e Microsoft Teams, cioè le app per videoconferenze dei due colossi hi-tech, mentre completa la top ten, al nono posto, Netflix. Insomma, al tempo del Covid 19, cambiano le tendenze e, vuoi per esigenze lavorative, vuoi per via del dover stare a casa, Zoom è salita di diritto sul podio. F.P.L. Bleeding Edge, un “Hero Arena” con stile da vendere in esclusiva per Pc e Xbox
One Con Bleeding Edge i ragazzi di Ninja Theory provano ad allontanarsi dal seminato, percorrendo la strada del brawler multiplayer online. Microsoft, essendo il gioco in esclusiva su Xbox One e Pc, ci ha gentilmente fornito un codice per testare il videogame e nelle prossime righe vi esporremo la nostra analisi. Ma che cos’è questo Bleeding Edge? Il titolo non è assolutamente un FPS. Non è un battle arena, ma nemmeno un MOBA in terza persona. La produzione può essere definita come un “hero arena” in cui il combattimento a muso duro diventa l’unico vero protagonista sul palcoscenico. Scontri quattro contro quattro, due modalità di gioco, tre classi e undici eroi: sono questi gli ingredienti alla base di Bleeding Edge, ingredienti che lo rendono un uragano di azione al cardiopalma fatto di rapide partite dalle quali diventa sempre più difficile staccarsi. Fra combo di fendenti rigorosamente in corpo a corpo, schivate, parry e contrattacchi fulminei, l’unico momento per riprender fiato è il breve intervallo di tempo che separa la morte dal respawn, mentre ciascuna sconfitta, per quanto amara, insegna nuove importanti lezioni. Ma cosa rende questo titolo così diverso dai generi sopra
citati? Bleeding Edge è diverso da tutti grazie alla diversificazione delle meccaniche di gioco: come già accennato, gli eroi sono suddivisi in tre categorie, offensivi, tank e supporto, ognuno dei quali con quattro abilità utilizzabili (3 più la classica ultimate che si attiva a tempo), la schivata e la possibilità di sfruttare un hoverboard per muoversi più velocemente per la mappa. Altra novità è caratterizzata dallo stile del combattimento vero e proprio. Si gioca 4vs4, attualmente in due modalità, Dominio e Celle Energetiche. Nel primo caso bisogna conquistare delle zone di controllo a tempo e ottenere più punti degli avversari, ovviamente anche le uccisioni accumulano punti. Nella seconda modalità, invece, basterà raccogliere le celle energetiche sparse per la mappa e consegnarle in specifici luoghi, facendo attenzione a non venire uccisi per non perdere le stesse celle ottenute. Ma come si gioca? Ogni eroe presente nell’Officina mette sul piatto una combo base che può essere una scarica di pugni, un turbine di lame o una sventagliata di pallottole, assieme a tre immancabili abilità con tempi di “cooldown”, attacchi da sfruttare con parsimonia per sterminare gli avversari più duri. Prendiamo per esempio il ninja Daemon: oltre a disporre della fidata nodachi con cui affettare le sue prede, può scattare rapidamente per chiudere il gap, lanciare manciate di shuriken dalla distanza e, addirittura, diventare completamente invisibile per svariati secondi. Giocando solamente in 4vs4 è chiaro che bisogna necessariamente ragionare su come suddividersi. Giocare di squadra è fondamentale e pretendere di vincere con tre o quattro personaggi offensivi senza un curatore equivale ad andare incontro a morte certa, così come sperare di giocarsela per conto proprio. Il team deve quindi collaborare, muoversi in sintonia e comunicare. In breve in Bleeding Edge non si vince se non si gioca insieme e se non si scelgono personaggi in grado di lavorare in maniera sinergica. Le pure meccaniche di combattimento sono molto divertimenti e soddisfacenti, anche
se abbiamo constatato qualche piccolo problema di bilanciamento con alcuni eroi e abilità, dovute anche a una nuova caratteristica, le mod. Ogni personaggio può infatti disporre di tre slot mod da inserire, queste possono essere “fabbricate” con gli appositi punti e permettono di dare dei vantaggi sul danno, la vitalità o su alcune abilità. Anche se è molto probabile che uscirà una build meta per ognuno, è comunque positivo che ci sia la possibilità di cambiare lo stile di combattimento. In ogni caso, la sostanza non manca, e il potenziale per crescere e fare bene in prospettiva sembrerebbe esserci tutto. Il problema sta tuttavia nella forma con cui Bleeding Edge si è presentato sul mercato: con appena due modalità, undici eroi e soltanto cinque mappe disponibili, la quantità di contenuti al lancio appare oggettivamente risicata. Allo stato attuale, Bleeding Edge sembra essere una scommessa affascinante, ma forse anche un filo azzardata da parte di Ninja Theory. Ancora una volta agli sviluppatori inglesi non sono mancati né il coraggio né tantomeno l’apprezzabile voglia di uscire fuori dagli schemi, osando proporre qualcosa di sorprendentemente lontano dai loro canoni: il risultato è uno strano picchiaduro online a squadre con sfumature da MOBA, che se da un lato si distingue per il carattere piacevolmente sopra le righe e per un’appagante profondità di gameplay, dall’altro denota manifesti limiti di contenuti e una certa immaturità nello sviluppo. Ad ogni modo il potenziale a Bleeding Edge non sembra di certo mancare, e anzi si intravedono comunque le basi per qualcosa di incoraggiante: resta da vedere quale sarà il supporto al titolo nel medio/lungo periodo, l’unico fattore effettivamente in grado di trasformare quella che oggi è una promessa con tanta personalità in un’esclusiva davvero degna di nota. A livello stilistico Bleeding Edge è invece assolutamente insuperabile, potrebbe essere definito a tutti gli effetti un videogioco punk: sono punk i personaggi, come il musicista metal Nidhoggr, che si fa largo menando fendenti di chitarra elettrica, o l’assassino messicano El Bastardo,
che si getta nella mischia accompagnato dal baffo a manubrio e da un paio di machete. È punk l’ambientazione, un mondo in cui innesti cibernetici e skateboard volanti hanno raggiunto il mass-market, dando vita allo spietato Fight Club di Bleeding Edge. È punk anche il gameplay, che rifugge gli schemi più affermati per tentare un percorso ancora inesplorato. Insomma Bleeding Edge è un gioco che trasuda Punk e “tamarraggine” da tutti i pixel. Tirando le somme, l’ultima fatica di Ninja Theory è un’opera stilisticamente inattaccabile, un concentrato di intrattenimento da cui diventa difficile staccarsi, ma purtroppo è un prodotto che se non verrà supportato a dovere, potrebbe rischiare di essere sopraffatto da altri titoli simili. In ogni caso, se si ha voglia di provare qualcosa di nuovo, decisamente folle e che possa essere giocato specialmente in gruppo, Bleeding Edge è un prodotto che non va assolutamente lasciato scappare. GIUDIZIO GLOBALE Grafica: 8,5 Sonoro: 8,5 Gameplay: 8 Longevità: 8,5 VOTO FINALE: 8,5 Francesco Pellegrino Lise
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