Iva e Fondo salva-stati: tutte bugie? - L'Osservatore d'Italia

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Iva e Fondo salva-stati: tutte bugie? - L'Osservatore d'Italia
Iva e Fondo                      salva-stati:
tutte bugie?
Quello che lo scorso sabato era in prima pagina su un
‘giornalone’ come ‘Il tradimento di Conte’ era prevedibile ed
ampiamente previsto.

Riguarda l’aumento dell’IVA e il cosiddetto ‘Fondo salva-
stati’, che prevede un versamento miliardario da parte degli
Stati europei – compresa l’Italia – di una cifra pari a 700
miliardi di euro (praticamente 1.400 miliardi delle vecchie
lire, un bilancio statale) ad un organismo sempre targato UE,
che non si sa da chi sarà controllato e gestito, né si potrà
intervenire sull’utilizzo dei denari del fondo.

E comunque i gestori del fondo godranno, per regolamento – ma
chi li approva ‘sti regolamenti europei? – di una immunità
totale, che non ha neanche il capo della BCE.
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Roba da ex Unione Sovietica

Il nostro presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha firmato,
in quel giorno di giugno, a Bruxelles, segretamente, anche
contro il parere del suo stesso governo, all’insaputa degli
Italiani, e senza che il nostro Parlamento – esautorato ancora
una volta da una sinistra che strepita ogni volta che vien
messa la fiducia, purchè non la mettano loro – abbia potuto
minimamente discutere il provvedimento, come si fa in una sana
democrazia. Il ‘coup d’etat’ di Conte è stato attuato in
segreto perché evidentemente lesivo degli interessi della
nostra nazione e di tutti i cittadini, gli unici che dovranno
versare nelle casse dello Stato i 125 miliardi e rotti
necessari, così evitando che un’opposizione legittima potesse
trovare mille motivi per negoziare una tale firma – e di
motivi ce ne sarebbero stati. ‘Pizzicato’ da Salvini con le
mani nella marmellata, abbiamo visto il premier veramente in
difficoltà, in quei giorni. Fino a che un provvidenziale
Gualtieri non lo ha cavato dai guai, asserendo, e mettendoci
il suo bel faccione, che il provvedimento, pur se firmato,
avrebbe ancora potuto essere discusso e rivisto. Cosa che a
tutti è parsa da fantascienza, e che, puntualmente s’è
scoperta non essere aderente alla realtà. In soldoni, la cifra
che l’Italia – per meglio dire, Giuseppe Conte – s’è impegnata
a versare alle già pingui casse europee è, in totale, di
125,40 miliardi di euro, una parte dei quali, cioè 14,33
miliardi, è già stata versata. La differenza fa 111 miliardi,
che Conte si è impegnato, a nome di un governo mai
interpellato, di un Parlamento debitamente esautorato, e di un
popolo artatamente tenuto all’oscuro, a versare entro sette
giorni a semplice richiesta. Viene da chiedersi da che parte
stia il nostro presidente del Consiglio. In più, pare che quel
denaro servirà più che altro ad acquistare titoli tossici
detenuti dalle banche tedesche. Di tutti gli Stati EU solo la
Francia e la Germania versano più di noi, rispettivamente
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132,70 la patria di Macron, e 190,02 la Germania, che
praticamente finanzia sè stessa. Ironia della sorte, denaro
che l’Italia, per regolamento, non potrà utilizzare qualora il
nostro Stato avesse bisogno d’essere ‘salvato’, a causa del
suo alto debito pubblico. Viene da chiedersi come sono stati
fatti i conti, visto che dei 700 circa miliardi in preventivo
l’Italia da sola ne versa quasi un sesto: ma le nazioni
dell’UE, dopo la Brexit, non sono 27…? Rimane il fatto che una
manovra come questa fa cadere, oltre che la stima verso il
personaggio, anche la sua dichiarazione d’esser lui
‘L’avvocato degli Italiani’.

Se questo è l’avvocato, scusate,                          ma
preferisco difendermi da solo

Ha un bel tuonare contro ‘l’uomo forte al governo’, il buon
Giuseppi: in realtà è esattamente la parte che sta
interpretando. Cioè, in pratica, l’uomo forte è lui, e questo
è il ruolo che interpreta, pur criticandolo quando viene
attribuito ad altri. Infatti chi, se non un ‘uomo forte’ che
non deve dar conto a nessuno, sarebbe volato a Bruxelles,
bruciando altro denaro dell’italico bilancio? Insomma,
potremmo dire ‘un Macron della mutua’.          Anche il suo
presenzialismo esasperato lo porta ad essere ovunque, abito
blu, camicia sempre con lo stesso modello di colletto,
cravatta blu, scarpe nere. Mentre Zingaretti gli fa da colonna
sonora, promettendo alla leggera posti di lavoro, rinascita,
ripresa economica e simili: ma non eravamo ‘fuori dal tunnel’
già ai tempi di Gentiloni? C’è un bel proverbio napoletano che
recita così: “Chiacchiere e tabacchiere ‘e legno, ‘o Banc’ ‘e
Napul’ non l’impegna”. E mentre Di Maio, avendo furbescamente
rinunciato alla guida del partito – solo di nome ma non di
fatto, comunque sotto la copertura di Casaleggio e Grillo –
tutto fa tranne che il ministro degli Esteri: un mestiere che
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non s’improvvisa.

Altro   argomento  del   giorno                      è    la
‘rimodulazione’ dell’IVA

Anche qui gli Italiani sono stati gabbati. Ma anche questo era
prevedibile e ampiamente previsto, ancorché negato a gola
spiegata, considerando lo scarso spessore dei personaggi che
abbiamo al governo – un governo ‘abusivo’, che ha una
maggioranza solo in Parlamento. E che schiva le elezioni
perché sa che andrebbe a casa. Dopo il ‘gran rifiuto’ di
Salvini, e la creazione di questo manipolo governativo, tutti
i tiggì trasmettevano i soliti messaggi politici di personaggi
anche poco conosciuti – peones – che dichiaravano che avevano
‘scongiurato’ l’aumento dell’IVA: quella tassa che il cattivo
Salvini avrebbe voluto aumentare, e che invece, con
l’intervento di Sir Galahad, senza macchia e senza paura, era
stata messa da parte. Come? Con magheggi economici che
certamente una destra brutta, cattiva e fascista non avrebbe
saputo mettere in atto. Loro, invece, i ‘buoni’, erano anche
bravi, e avrebbero ‘messo dei soldi nelle tasche degli
Italiani’: non come chi quei soldi li voleva togliere. Ma
quando la coperta è corta, rimane solo la menzogna. La realtà
oggi è che si affaccia una ‘rimodulazione’ dell’IVA, quella
tassa che era – ed è – soltanto richiesta dall’UE (ce lo
chiede l’Europa, ricordate?) e non da Salvini. Il quale, anzi
si pronunziò contro l’aumento di una imposta che avrebbe
ricadute a pioggia su qualsiasi bene primario o secondario. E
toglierebbe soldi dalle tasche degli Italiani. Cosa significa
‘rimodulare’? è un altro termine che significa ‘aumentare’?
Allora, come al solito, come nel caso della firma al MES, ci
hanno presi in giro. Non hanno preso in giro soltanto quelli
che votano a destra, ma anche i loro stessi elettori. E quando
lo capiremo che di questa gente non ci si può fidare?
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Certamente non sappiamo ‘di chi’ fidarci. Ma almeno, se ti
prendono in giro così spudoratamente, mandali a casa!

Viterbo alla Bit di Milano,
una grande occasione per
valorizzare   le  ricchezze
della Tuscia
VITERBO – Sarà l’Ufficio turistico del Comune di Viterbo a
illustrare al pubblico della storica manifestazione fieristica
internazionale, organizzata da Fiera Milano, in programma dal
9 all’11 febbraio, due importanti iniziative. Si tratta
dell’evento “Viterbo-Roma Via Francigena in Mtb” e del
progetto “In bici nei giardini della Tuscia”. Entrambe le
iniziative rientrano nella programmazione generale del Comune
di Viterbo e nelle linee guida tracciate dall’assessore alla
cultura e al turismo Marco De Carolis, che nel corso
dell’ultimo anno, ha individuato tra le priorità
dell’assessorato lo sviluppo del segmento turistico che
sceglie come priorità lentezza e sostenibilità ambientale. In
particolare, per quanto riguarda il territorio viterbese, la
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Via Francigena del Nord e più in generale i cammini di cui la
città è crocevia, e il termalismo.

La Borsa internazionale del Turismo, che dal 1980 porta nel
capoluogo lombardo operatori turistici e viaggiatori da tutto
il mondo, favorisce l’incontro tra decision maker, esperti del
settore e buyer accuratamente selezionati e profilati,
provenienti dalle aree geografiche a più alto tasso di
crescita economica e da tutti i settori della filiera. Un
evento che è anche formativo, tra convegni e seminari sulle
ultime tendenze di settore. Tra questi, con un intervento
presso lo stand della Regione Lazio, si parlerà di “Viterbo-
Roma Via Francigena in Mtb”, un evento previsto per il
prossimo 21 giugno, organizzato da Promotuscia e
dall’associazione sportiva Tuscia Bikers Mtb, in
collaborazione con l’Ufficio Turistico di Viterbo. Il percorso
valorizza il territorio della Tuscia, costellato di monumenti
d’epoca etrusca, romana e medievale e fa rivivere l’antica
strada che collega il nord Europa al cuore di Roma, la Via
Francigena, con il suo fascino e il significato della sua
simbologia. In sella a una mountain bike, i bikers
affronteranno gli oltre 115 km con 1500 m di dislivello dal
cuore della città di Viterbo sino alla città eterna. Partendo
da piazza San Lorenzo, dove è ubicato il Palazzo Papale del
capoluogo della Tuscia, si sfioreranno le Torri di Orlando a
Capranica, il Mitreo, l’Anfiteatro e le necropoli etrusche di
Sutri, inoltrandosi progressivamente verso le porte di Roma.
Nella stessa occasione si illustrerà anche il progetto che
vede coinvolto, insieme all’Ufficio Turistico, la guida
escursionistica Daniele Bifulco “In bici nei giardini della
Tuscia”. La straordinaria rete di giardini di cui è ricca la
provincia di Viterbo è resa fruibile da itinerari dedicati
agli amanti dell’arte e della botanica che privilegiano una
fruizione legata alla due ruote. “La BIT è un evento
fieristico internazionale a cui non si può e non si deve
mancare – ha sottolineato l’assessore al turismo Marco De
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Carolis –. La Borsa del Turismo significa promozione ad ampio
raggio.

Una grande occasione quest’anno per valorizzare, da una parte
uno dei principali cammini religiosi, dall’altra il patrimonio
legato a ville, parchi e giardini, entrambi straordinarie
ricchezze della Tuscia legate a una delle modalità di
fruizione turistica in maggiore espansione negli ultimi anni”.

Firenze, stazione Lepolda:
count down per Buy Tourism
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Online edizione 2020
Tutto pronto per il BOT – Buy Tourism Online – edizione 2020
l’evento di riferimento in Italia sulle connessioni tra
turismo, innovazione e tecnologia che si svolgerà a Firenze i
prossimi 12 e 13 febbraio.

L’evento giunto alla 12ima edizione rappresenta il principale
appuntamento italiano di networking tra operatori e aziende
sul turismo digitale.

CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 06/02/2020

Nato nel 2008 come incontro tra gli operatori del turismo e i
fornitori delle tecnologie che hanno radicalmente e
rapidamente trasformato il settore, BTO è un evento con la
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forza di una identità che unisce il valore scientifico al
format creativo molto amato dal proprio pubblico.

Il Buy
Tourism Online, dopo una crescita costante, rappresenta oggi
l’appuntamento più
atteso dai professionisti della filiera turistico-ricettiva,
della promozione
territoriale, della ricerca sul marketing dei prodotti
turistici accogliendo
ogni anno migliaia di operatori pubblici e privati in cerca di
risposte alle
tendenze del mercato e delle soluzioni più avanzate per
promuovere attività
turistiche e territori con le tecnologie di rete.

L’appuntamento
con l’edizione 2020 è fissato alla stazione Lepolda per i
prossimi 12 e 13
febbraio per una due giorni all’insegna degli ultimi trend e
per ricevere
stimoli ed idee, entrare in relazione con aziende/brand
protagoniste nei
diversi settori, con Istituzioni, media e ricercatori di
livello
internazionale. Un appuntamento da non mancare per conoscere
nuove opportunità,
idee, collaborazioni, progetti sui nuovi strumenti digitali
per gli operatori
del settore.
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Presentato a Roma Ufi Global
Ceo Summit
Nel 2018, 4,5
milioni di aziende hanno preso parte a fiere nel mondo e un
totale di 303
milioni di visitatori vi hanno partecipato. Questi eventi
hanno generato un
impatto economico pari a 275 miliardi di euro e hanno
contribuito per 167,2
miliardi di euro sul PIL mondiale. Roma è fiera di poter
ospitare, grazie al
sostegno del Convention Bureau Roma e
Lazio e Fiera Roma, i vertici di
questa industria per sviluppare al meglio il potenziale di
settore.

Dal 5 al 7 febbraio
2020 si svolge a Roma l’UFI Global CEO Summit, un evento di
grande rilevanza per
la città e per l’Italia, perché si riuniranno nel nostro Paese
gli amministratori
delegati e i presidenti dei più importanti enti organizzatori
di fiere ed
eventi del mondo. Grazie al vertice, questi 100 leader del
settore fieristico constateranno
come la Capitale, il suo territorio e il Paese possano essere
una destinazione
ideale per il mercato degli eventi.

L’UFI Global CEO Summit UFI, è un incontro
di rilievo per l’industria fieristica a livello mondiale.
Durante tale incontro
i partecipanti analizzano le migliori strategie ed opportunità
nel settore, ispirano
tendenze e definiscono obiettivi a lungo termine. Il summit
si svolgerà all’Hotel Palazzo Naiadi.

UFI, The
Global Association of Exhibition Industry (UFI) rappresenta,
da sola, più di 800
organizzazioni. L’associazione
conta membri da oltre 86          paesi.   Circa   1.000   fiere
internazionali
portano con orgoglio il marchio “UFI approved event”, sinonimo
di garanzia e
qualità per visitatori    ed     espositori.   L’associazione   è
costantemente impegnata
in analisi di settore e produce ricerche accurate attraverso
cui possiamo avere
un quadro della situazione del comparto. “Come UFI
rappresentiamo e serviamo l’industria
fieristica globale. Ogni anno, la nostra industria genera 275
miliardi di euro di
volume di affari in tutto il mondo. In totale, più di 3,2
milioni di persone lavorano
per il comparto. All’inizio di ogni anno, UFI riunisce i
leader mondiali del settore
per il Global CEO Summit, il nostro evento più prestigioso”
afferma Mary Larkin, presidente
UFI. “Ancora oggi l’Europa è, e rimane, il
mercato più internazionale per le fiere mondiali, e l’Italia è
uno dei
principali mercati europei. L’industria fieristica italiana
attraversa una fase di rinascita,
ed è sempre più presente su scala globale. Siamo felici,
quest’anno, di essere
a Roma con il nostro evento, e siamo grati di avere Fiera Roma
come nostro host
partner”, afferma Kai Hattendorf, amministratore
delegato UFI. “Vi sono forti legami tra l’Italia e l’UFI: la
nostra associazione è stata
fondata in Italia, a Milano, nel 1925. Negli ultimi anni,
abbiamo organizzato
eventi regolarmente nel Paese: il Congresso Globale a Milano
nel 2015, la
Conferenza Europea a Verona nel 2018, e ora il Global CEO
Summit a Roma nel
2020. Abbiamo avuto un italiano alla presidenza della nostra
associazione
globale nel biennio 2017/18, Corrado Peraboni. Inoltre,
collaboriamo a stretto contatto con enti
italiani come l’Associazione Esposizioni e Fiere Italiane
(AEFI), in
particolare su progetti come il Global Exhibitions Day, una
giornata annuale di
advocacy per il settore fieristico”, conclude Kai Hattendorf,
dig

L’industria espositiva nel mondo

Secondo i dati UFI
nel 2018, nel mondo, ci sono state 4,5 milioni di imprese che
hanno perso parte
a fiere e un totale di 303 milioni di visitatori che hanno
partecipato a questi
eventi. I risvolti occupazionali sono decisivi ed hanno
prodotto, 3,2 milioni
posti di lavoro.

Quanto agli spazi
espositivi globali, si registra una crescita del +7,6% delle
venue (pari ad un aumento
dell’1,3% annuo per le infrastrutture del settore). Il 61%
delle sedi ha una
capacità interna compresa tra 5.000 e 20.000 mq. Un terzo
(34%) di tutte le
sedi a livello globale appartiene al segmento di medie
dimensioni, offrendo tra
20.000 e 100.000 mq. Tuttavia le 62 sedi con più di 100.000 mq
registrano una
crescita del 29%, rappresentando il segmento di mercato in più
rapida ascesa. In
questo scenario industriale l’Europa si posiziona prima, con
112 milioni di visitatori
e 1,3 milioni di espositori, nel 2019, rappresentando più di
un terzo del
totale dei visitatori globali. L’Europa è leader nel mondo
anche per spazi
espositivi con i suoi 15,7 milioni di metri quadrati e 499
sedi.

L’industria espositiva in Italia

In Italia ci sono 43 poli espositivi con 2.300.000
metri quadrati di superficie secondo i dati Aefi (ricerca del
2019
relativa all’anno 2018). Nel 2018 si sono tenute 913
manifestazioni (200
internazionali, 224 nazionali, 400 regionali/locali, 89
organizzate all’estero)
per un totale di 200.000 espositori di cui 98.000 di
manifestazioni
internazionali. I visitatori intervenuti a questi eventi sono
stati 22
milioni, di cui 13 milioni per manifestazioni internazionali.
In
totale questo ha generato un volume di affari di 60 miliardi
di euro e
le fiere hanno dato origine al 50% dell’export nazionale. Le
fiere quindi sono il principale strumento
di promozione, per il 75% delle imprese industriali e per
l’85% delle PMI, e il
principale strumento di diffusione dell’immagine del nostro
Paese nel mondo. Secondo
i dati del rapporto “UFI World Map of
Venus”, l’Italia è quarta nel mondo
per spazi interni dopo Usa, Cina e Germania, seconda in Europa
dopo la
Germania. A questo vanno aggiunti i dati dell’Osservatorio
Italiano dei Congressi e degli Eventi(OICE) secondo cui la
spesa di un congressista in Italia equivale al doppio o
triplo della spesa media di un turista. Bisogna considerare
che il visitatore MICE (Meetings,
Incentives, Conferences and Exhibitions), soprattutto quello
internazionale, secondo OICE ha
una spesa media pro-capite di oltre 800€ euro al giorno, ed è
quasi sempre
un potenziale repeater, orientato a tornare per un viaggio di
piacere con i propri
affetti.

Le potenzialità di Roma

È soprattutto sul mercato internazionale che si aprono
le maggiori opportunità di crescita per Roma. Dal suo esordio
nel 2017 ad oggi
l’impegno del Convention Bureau Roma e Lazio ha generato sul
territorio
eventi per
15,1 milioni di euro di fatturato, una stima basata sul
calcolo delle spese per
l’hotel e per la sede dell’evento. Secondo gli studi UFI, ad
ogni euro di spesa
per un evento espositivo vanno aggiunti 7/10 euro che ricadono
sul territorio come
indotto tra servizi, prodotti, export e turismo. Quindi,
questo impegno per
attrarre eventi, che poi si sono realizzati, ha un effetto
moltiplicatore
esponenziale sul territorio di Roma e del Lazio. Il settore da
cui provengono
le richieste per eventi a Convention Bureau Roma e Lazio è
prevalentemente
quello farmaceutico che detiene il 49% della domanda, seguito
dalla tecnologia al 22%. Quindi il fascino delle rovine
antiche e del
patrimonio culturale ha la sua importanza per un target colto
come quello
congressuale, ma nel settore del MICE entrano in gioco anche
la
presenza di centri di
eccellenza nella formazione, nella ricerca, nella scienza,
nella medicina, nell’industria,
nel design, nell’agricoltura, nella tecnologia. A favore di
Roma gioca la
posizione centrale nel Mediterraneo, la facile accessibilità
internazionale e
la storica apertura al mondo. Presenti alla conferenza stampa
Pietro
Piccinetti, amministratore unico e direttore generale di Fiera
Roma, e Onofrio
Rebecchini, presidente del Convention Bureau Roma e Lazio.
Ai nastri di partenza la BTO
di Firenze: alla Stazione
Leopolda il 12 e 13 febbraio
È stato presentato a Roma, durante un’affollata conferenza
stampa, il programma dell’edizione 2020 di BTO: due giornate
di incontri e workshop dedicati agli operatori del settore,
ispirati quest’anno dall’Onlife Manifesto della Commissione
Europea, con protagonisti le nuove tendenze in materia di
ricerca scientifica e innovazione tecnologica applicate al
viaggiare.

Tra gli interventi, le presentazioni dell’evento da parte di
Stefano Ciuoffo, assessore al Turismo della Regione Toscana,
Claudio Bianchi, membro Giunta della Camera di Commercio,
Francesco Palumbo, direttore Toscana Promozione Turistica e
Francesco Tapinassi, direttore BTO202.
Da sin:_Palumbo, Ciuffo, Bianchi, Tapinassi

Il BTO 2020 si svolgerà alla Stazione
Leopolda il 12 e 13 febbraio

Legati al Manifesto diversi appuntamenti dedicati al rapporto
tra
tecnologia e dimensione umana tra cui la tavola rotonda Travel
onlife e la
civiltà delle (nuove macchine) con Giovanni Boccia Artieri e
Stefano Quintarelli.
BTO2020 si presenta come un
viaggio tra innovazione e ospitalità che porterà a Firenze
alcuni tra i più
importati operatori del settore:
da Google a Booking.com.
Confermati anche marchi di
riferimento nel mercato nazionale e internazionale come Best
Western Italia, Marriott,
Accor Hotel insieme alle più importanti associazioni italiane.
Forte presenza
di eccellenze in campo formativo e nella ricerca come:
Fondazione IBM Italia,
Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Università Statale di
Milano, Luiss, Ciset,
Università Iulm, Università di Firenze, Campus Lucca,
Università Parthenope,
Università di Sassari. BTO è un marchio di proprietà di
Toscana Promozione
Turistica e Camera di Commercio di Firenze. L’organizzazione è
affidata a
Toscana Promozione Turistica, PromoFirenze – Azienda Speciale
della Camera di
Commercio di Firenze e Fondazione Sistema Toscana.

Quattro i percorsi tematici di BTO2020:

Hospitality, dedicato all’hotellerie, indipendente e di
catena; Destination, percorso pensato per le destinazioni,
dalla governance al marketing territoriale; Digital Strategy &
Innovation, contenuti trasversali, di supporto a manager del
turismo, consulenti e web agency; Food & Wine dedicato agli
operatori     del    settore     della     ristorazione      e
dell’agroalimentare. Grande spazio è dedicato al tema della
sostenibilità applicata al viaggiare con un focus sugli
strumenti digitali di gestione, su cui i più importanti marchi
si stanno impegnando in prima persona. Ad esempio il main
sponsor di BTO2020, BWH Hotel Group – con i suoi marchi World
Hotels, Best Western e Sure Hotel – illustrerà i suoi progetti
Stay for the Planet e StayPlasticLess, quest’ultimo si è già
concretizzato con l’installazione di Seabin in alcune località
balneari italiane il cui obiettivo è raccogliere fino a 2
tonnellate di rifiuti di plastica e microplastica in 12 mesi.
Sullo stesso tema Accor parlerà di Planet 21, progetto con cui
sensibilizza i propri ospiti verso un’esperienza di soggiorno
sempre più attenta al pianeta (grazie al risparmio su acqua e
corrente, la catena francese si è impegnata a piantare un
albero ogni minuto). Non ultimo, il motore di ricerca
Skyscanner ha deciso di abbracciare la sostenibilità partendo
dal restyling green del proprio logo e convincendo 10 milioni
di viaggiatori a scegliere voli a minor impatto di CO2. A
raccontarlo il vicepresidente della gestione prodotto, Piero
Sierra.

BTO giornata 1

Per la sezione Hospitality riflettori puntati sul fallimento
del più longevo tour operator al mondo, nell’incontro La
distribuzione del dopo Thomas Cook, un’occasione per
riflettere sui futuri scenari della distribuzione
internazionale. I pagamenti digitali (by face recognition, in
modalità vocale e sottopelle) saranno al centro dello slot
Meet the future of payment systems dove è atteso Jowan
Österlund, fondatore e Ceo della svedese Biohax. Una ricerca
della stessa Biohax rivelerà se gli italiani sono pronti a
farsi impiantare id e sistemi di pagamento sottopelle. James
Kay global corporate communication di TripAdvisor, sarà tra i
protagonisti dell’incontro dedicato alla Reputazione mentre,
tra le sessioni più operative, si segnala la “cassetta” sul
revenue, tenuta da Luciano Scauri (SKL International Hotel
Consulting) e Silvia Cantarella (Revenue Acrobats). Nel
programma Digital Strategy & Innovation, tra gli appuntamenti
clou: Internazionalizzazione e SEO per il tuo hotel e Web
Usability per il turismo con Jacopo Romei, Daniele Radici e
Rodolfo Baggio.
La sezione Destination quest’anno è dedicata agli esempi
virtuosi di strategie digitali e di innovazione nei processi
organizzativi dell’offerta. Si parlerà di ospitalità non
convenzionale nel panel Quando l’ospitalità ‘fa destinazione’,
un viaggio alla scoperta di strutture ricettive uniche:
dall’esperienza più spirituale di Eremito nei colli umbri fino
all’emozione di una tenda sospesa fra gli alberi.

Undertourism

proporre e commercializzare esperienze uniche di un’Italia
nascosta è il titolo dell’incontro dedicato alle strategie per
promuovere le destinazioni “off the beaten track”. Inoltre,
tra gli esempi virtuosi di collaborazione tra destinazioni e
Online Travel Agency, si parlerà di Wonder Grottole, progetto
nato in un piccolo borgo lucano e diventato un successo anche
grazie al supporto di Airbnb.

Nella sezione Food & Wine riflettori puntati su case history
internazionali di successo. Nel panel Qual è la ricetta del
successo del turismo enogastronomico? spazio alle esperienze
realizzate in Scozia con il progetto “The year of food &
drink”, e in Francia con il Museo Citè du Vin nella città di
Bordeaux. Verrà poi affrontato il tema del Food Delivery nel
b2c (Daniele Contini, Just Eat) ma anche nel b2b: un
cambiamento che genera altri cambiamenti nel mondo della
ristorazione.

A FutureBrand e al Consorzio Parmigiano Reggiano, si
affronteranno invece le potenzialità della gastronomia e del
cibo italiano nella promozione, non solo dei prodotti ma anche
del turismo. Di evoluzione delle PR, sempre più digitali anche
per i grandi chef, si parlerà nel panel Chef e web reputation:
tutte le ricette con Fiera Internazionale del Tartufo Bianco
d’Alba e i social media manager di importanti ristoranti
italiani. Food-Image & Cervello.

Le neuroscienze applicate alla fotografia digitale del cibo è
il titolo dell’incontro dedicato alle più recenti ricerche nel
campo della percezione del cibo. Tra gli appuntamenti più
attesi: l’incontro curato da Barbara Sgarzi, Dai social in
cantina e viceversa, e il panel La blockchain è un fine o uno
strumento? Tra le case history anche il progetto regionale di
Vetrina Toscana che da 20 anni promuove tipicità e identità
territoriali, attraverso storytelling e narrazione digitale.

BTO giornata 2

Nella seconda giornata grande attenzione al fattore umano
nell’offerta     turistica.    In   Hospitality     focus   su
personalizzazione dei servizi di viaggio. Si parlerà di design
emozionale nel panel Alla ricerca del benessere
nell’ospitalità e non mancherà un approfondimento sulle
opportunità “rainbow” del mercato LGBT.

In Digital Strategy &            Innovation,       tra   gli
appuntamenti più attesi

Lo Human Intelligence dell’AI: strategie conversazionali .
Altro momento molto atteso su Facial Recognition and Travel.
Da segnalare poi: il panel su Innovazione e Blockchain al
servizio del pubblico esercizio e l’intervento di Giovanna
Manzi, Ceo di Best Western Italia, Reinventare il management
nel turismo partendo dalle persone. Di futuro parlerà Mauricio
Prieto, imprenditore della Silicon Valley e già co-fondatore
di Edreams che, insieme a Giorgio Ventre, direttore
scientifico Apple Academy, parlerà di scenari internazionali
nel campo dell’innovazione tecnologica nel turismo. Due le
cassette degli attrezzi imperdibili: il mini corso Google per
il travel e il doppio appuntamento sui segreti dell’influencer
marketing.

Diversi i temi al centro della sezione Destination

si parte con una riflessione sul valore dei dati che
fotografano il comportamento online dei turisti nel panel From
big to meaningful data. Spunti di riflessione per le DMO ai
tempi del data driven marketing. Si passa poi all’analisi dei
contenuti generati dagli utenti con Trasformare il destination
marketing attraverso i contenuti generati dagli utenti insieme
a Adam Lacombe (Crowdriff), Vappu Mänty (MyHelsinki), Elia
Frappoli (consulente di turismo). I millennials sono
protagonisti dell’incontro La destinazione vista dai
millennials tra top things to do ed esperienze uniche . Smart
destination: la destinazione del futuro, oltre il digitale è
il titolo del panel con Giacomo Costantini, architetto
specializzato in smart building e sustainable design, Maria
Elena Rossi, direttrice marketing ENIT, István Ujhelyi,
rappresentante della Commissione Europea e referente del
progetto europeo Smart Tourism Capital.

Il tema dell’innovazione gioca un ruolo importante anche nella
sezione Food & Wine: nell’incontro Online restaurant
reservations due grandi aziende leader come OpenTable e
TheFork, con le quali si indagheranno le dimensioni del
mercato e le strategie in atto. Dalle App a sistemi di
management sempre più complessi dove la tecnologia aiuta il
cliente e favorisce ulteriori sviluppi. Altra novità le
cryptovalute: se ne parla in una delle cassette degli attrezzi
dal titolo Crypto Menu: i pagamenti innovativi nella
ristorazione. All’interno di BTO sarà ospitata l’istallazione
“Sound of the Crowd” che, attraverso il riconoscimento
facciale genererà un’esperienza visiva e acustica davvero
unica.

Nel 2020 basta sprechi: come
tagliare gli eccessi
Il 2020, dopo le festività e gli stravizi iniziali, dovrà
essere un anno all’insegna del risparmio. Le nuove sensibilità
ambientaliste hanno di fatto instillato in molte famiglie la
voglia di combattere gli sprechi, specialmente sul piano
energetico, vero e proprio tallone d’Achille dei mesi
invernali. Nei giorni più freddi dell’anno, non bisogna
dimenticare i buoni propositi per il 2020 che dovrebbero
guidare la maggior parte degli italiani.

Combattere lo spreco energetico

Tutti gli anni, durante i mesi invernali, le bollette di gas e
luce
raggiungono picchi spesso inaspettati. Durante il periodo
delle festività
appena concluse, i consumi energetici sono già aumentati di
circa il 30%,
andando a gravare sia sulle bollette delle famiglie che
sull’inquinamento
ambientale.    Sarebbe,    quindi,    auspicabile adottare
comportamenti più
ecosostenibili, anche solo preferendo le lampadine a led a
quelle a
incandescenza, visto che consumano l’80% in meno.

Partiamo da un consiglio base: intanto bisogna muoversi per
tempo e con la
giusta programmazione per ottenere un maggior risparmio in
bolletta. In periodo
di sprechi e picchi di consumo, bisogna trovare un’offerta
luce adatta, magari
cercandola online, ad esempio sul
sito di Acea: ancora meglio se, a tutela dell’ambiente, si
opta per le
proposte con “garanzia di origine” da fonti rinnovabili.

Con la speranza che le decorazioni natalizie siano state
riposte negli
scatoloni e non gettate, in casa, conviene evitare di
riscaldare ambienti di
passaggio (es. corridoi) e spegnere i caloriferi nei momenti
della giornata in
cui di certo non si è in casa (es. di mattina per i
lavoratori). Massima
attenzione agli sprechi per quanto riguarda i grandi
elettrodomestici: sarebbe
opportuno limitare, per quanto possibile, con un po’ di
intelligenza la
frequenza d’uso di lavatrici e lavastoviglie.

Stoppare lo spreco alimentare

Lo spreco alimentare è un altro fronte su cui combattere dopo
 il Natale, perché ogni anno, in Italia, si
perdono circa
17 miliardi di euro di cibo solo per le festività, e ogni
italiano ne butta
via 800 grammi a settimana. Esistono diversi metodi per
evitare questo spreco,
a partire dall’organizzazione delle cene e dei pranzi.
Innanzitutto, sapere sempre
con certezza il numero dei commensali e controllare cosa offre
già la dispensa;
se si va al supermercato, evitare di comprare un’eccessiva
quantità di cibo e,
una volta in cucina, soppesare bene le quantità, in modo tale
da non far
avanzare troppe cose. Se ciò dovesse comunque accadere,
sarebbe importante
condividere eventuali ospiti gli avanzi oppure usarli per
nuove ricette il
giorno dopo. Infine, differenziare sia gli avanzi stessi che
gli imballaggi del
cibo.

Fermare gli acquisti inutili su
Internet

Non solo, il 2020 potrebbe essere un buon anno per limitare lo
shopping
estremo, specialmente online. Difatti
ogni acquisto mette in moto una macchina logistica immensa,
che spesso si
traduce in maggior inquinamento. Ogni anno, migliaia di
italiani ricevono pacchi
non necessari che poi chissà che fine fanno. Per evitarlo,
bisogna prendere
poche e semplici precauzioni: creare una lista di quello che
si vuole
acquistare ed è veramente necessario, stabilire un tetto
massimo di spesa e
ricordarsi che un acquisto deve essere, prima di tutto, utile.
Non bisogna
pensare al capriccio del momento o alle mode, ma, in caso di
acquisti online,
spesso i marchi offrono opzioni ecosostenibili: dal trasporto
alle lavorazioni
green, si possono scegliere brand o capi di abbigliamento che
abbiano un minor
impatto ambientale. Non bisogna dimenticare che ogni acquisto
dovrà essere
davvero necessario, e non all’insegna del consumismo sfrenato.
Piano bar e spettacoli di
musica dal vivo, il permesso
Siae   non  basta  più:   il
direttore       commerciale
Soundreef spiega le nuove
regole
Aperte nuove frontiere per gli operatori del settore musicale
italiano dopo la sottoscrizione di un accordo, dello scorso 10
aprile, tra SIAE e SOUNDREEF-LEA.

Un accordo arrivato a seguito del recepimento della Direttiva
Barnier e dopo alcune battaglie legali tra le due società
riguardo la liberalizzazione dell’attività di intermediazione
dei diritti d’autore.

A spiegare nel dettaglio come funziona oggi la procedura
relativa la richiesta dei vari permessi per quei utilizzatori
che operano nel settore della musica dal vivo, il Direttore
commerciale della SOUNDREEF dr. Massimo Scialò.

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L’intervista di Chiara Rai al dr. Massimo Scialò Direttore
commerciale della SOUNDREEF trasmessa a Officina Stampa del
23/01/2020

In Italia con il Decreto legislativo 35/2017, è stata infatti
riconosciuta agli autori la libertà di scegliere l’organismo
di gestione collettiva a cui affidare le proprie opere.
CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 23/01/2020

Un accordo che ha visto terminare dopo oltre un secolo il
monopolio della
SIAE per la gestione dei diritti d’autore e che ha assistito
quindi alla
nascita di SOUNDREEF, società di diritto anglosassone, che in
Italia riscuote i
diritti d’autore dei propri associati attraverso
l’associazione senza fini di
lucro LIBERI AUTORI EDITORI (LEA).

L’accordo, per quanto riguarda le esecuzioni musicali dal
vivo, prevede l’obbligo
per gli organizzatori di munirsi di doppia licenza, SIAE e
SOUNDREEF-LEA qualora
durante l’evento siano eseguiti brani del repertorio tutelato
da SIAE e quelli del repertorio
tutelato da LEA-SOUNDREEF.

Ma il problema per gli organizzatori è quello di
non poter sapere in anticipo cosa suoneranno i
musicisti durante un evento

Non si può infatti prevedere durante una serata di piano bar,
a titolo di esempio, se sarà suonato solo repertorio tutelato
da SIAE oppure tutelato solo da SOUNDREEF/LEA o se tutelato da
ambedue le società.

Molti brani musicali, infatti, sono tutelati sia
da SIAE che da SOUNDREEF/LEA

Così come la famosa canzone cantata da Umberto Tozzi “Ti Amo”
che è stata composta dallo stesso Tozzi iscritto SIAE insieme
a Giancarlo Bigazzi il cui repertorio è tutelato da
SOUNDREEF/LEA.

Così come altri brani che rappresentano dei veri e propri
evergreen e che sovente si ritrovano nelle scalette musicali
dei piano bar sparsi lungo la nostra penisola. Brani come
“Gloria”, “I migliori anni della nostra vita”, “Almeno tu
nell’universo”, “Quello che le donne non dicono” tanto per
citarne alcuni, ma lista è molto più ampia ed è destinata a
crescere esponenzialmente viste le ultime acquisizioni di
grandi successi interpretati da celebri artisti come Laura
Pausini, Vasco Rossi, Andrea Bocelli, Gianni Morandi, Ligabue,
Francesco Renga, Eros Ramazzotti, Jennifer Lopez, Marco
Masini, Gianna Nannini, Marco Mengoni, Robert Miles e molti
altri.
Riforma del Terzo Settore, a
“Ci vediamo a via Veneto”
l’avvocato Gabriele Sepio
spiega cosa cambia
Una puntata di “Ci vediamo a via Veneto”, quella che verrà
trasmessa alle ore 18 di sabato 25 gennaio 2020, come sempre
nell’esclusiva location dell’Harry’s Bar di via Vittorio
Veneto, che vedrà come ospite l’avvocato Gabriele Sepio.

Sepio è membro del Consiglio Nazionale del Terzo Settore, del
Comitato di Gestione della Fondazione Italia Sociale,
editorialista de “Il Sole 24 Ore” per economia e finanza,
Coordinatore del Tavolo tecnico-fiscale per la Riforma del
Terzo Settore e consulente del Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali.

Un’intervista per cercare di capire, a pochi giorni
dall’entrata in vigore della Riforma del Terzo Settore, cosa
cambierà.

Ristorazione in Italia, stato
di salute del settore e le
nuove tendenze dei consumi
nel rapporto FIPE 2019
Cambiano i ritmi di vita, i luoghi di consumo, gli stili
alimentari, ma una
cosa è certa: la passione degli italiani per il ristorante e
la buona cucina
non accenna a tramontare. Al contrario.

Se si guarda ai dati assemblati da Fipe, la Federazione
Italiana dei Pubblici Esercizi, all’interno del rapporto 2019,
appena presentato a Roma, infatti, si nota come il settore
della ristorazione stia conoscendo una stagione estremamente
dinamica.

Il Presidente ed il Direttore Generale di FIPE

Gli italiani infatti non solo investono di più, ma lo fanno in
maniera sempre più mirata, andando a ricercare la miglior
qualità dei prodotti locali e un servizio attento alla
sostenibilità ambientale. Una marcia in più per un comparto
che si muove all’interno di un quadro congiunturale niente non
semplice, con un 2019 che ha visto il moltiplicarsi di forme
di concorrenza sleale nel mondo del cibo. Hanno preso parte
alla presentazione, il presidente di Fipe, Lino Enrico
Stoppani, il direttore generale, Roberto Calugi, ed il vice
direttore generale, Luciano Sbraga.

“Il mondo della ristorazione– ha dichiarato il presidente di
Fipe, Lino
Enrico Stoppani – è un grande asset della nostra economia e un
patrimonio, anche culturale, del Paese. I dati parlano chiaro:
con 46 miliardi
di euro siamo la prima componente del valore aggiunto della
filiera
agroalimentare, continuiamo a far crescere l’occupazione e
contribuiamo alla
tenuta dei consumi    alimentari:   negli   ultimi   10   anni,
nonostante la crisi, gli
italiani hanno speso sempre di più per mangiare fuori casa,
riducendo al
contrario la spesa in casa. Merito di un’offerta che cresce in
segmentazione
dei formati commerciali, in qualità dell’offerta gastronomica
e in
professionalità. I milioni di turisti che arrivano in Italia
mettono proprio
bar e ristoranti tra le cose che maggiormente apprezzano del
nostro Paese.”
“Questo – ha aggiunto Stoppani – non è un settore dove si vive
di
rendita, come dimostra l’altissimo turnover imprenditoriale. I
nostri
imprenditori si stanno dimostrando particolarmente attenti ad
alcune nuove
tendenze del mercato: sono in prima linea nella lotta allo
spreco alimentare e
molto sensibili sia al tema della sostenibilità ambientale che
a quello della
valorizzazione dei prodotti del territorio. Su questo punto
giova ricordare che
come settore acquistiamo ogni anno 20 miliardi di euro di
materie prime alimentari
sia dall’industria che dall’agricoltura”.

A
colazione e a pranzo, vince il fuori casa

Dall’analisi in dettaglio del rapporto 2019, si scopre che
ogni giorno
circa cinque milioni di persone, il 10,8% degli italiani,
fanno colazione in
uno dei 148mila bar della penisola. Altrettante sono le
persone che ogni giorno
pranzano fuori casa, mentre sono poco meno di 10 milioni
(18,5%) gli italiani
che cenano al ristorante almeno due volte a settimana.     Un
vero e proprio esercito di consumatori che
nel 2018 ha speso, tra bar e ristoranti, 84,3 miliardi di
euro, l’1,7% in più
in termini reali rispetto all’anno precedente e che nel 2019
ha fatto ancora
meglio, arrivando complessivamente a spenderne 86 milioni. La
ciliegina sulla
torta di un decennio che ha visto i consumi degli italiani
spostarsi al di
fuori delle mura domestiche: tra il 2008 e il 2018, infatti,
l’incremento reale
nel mondo della ristorazione è stato del 5,7%, pari a 4,9
miliardi
di euro, a fronte di una riduzione di circa 8,6 miliardi di
euro dei consumi alimentari in casa. Una cifra,
quest’ultima, che nel 2019 è salita a 8,9 miliardi di euro.
Una performance che
consente al mercato italiano della ristorazione di diventare
il terzo più
grande in Europa, dopo quelli di Gran Bretagna e Spagna e che
ha ricadute
positive sull’intera economia italiana e in particolare sulla
filiera
agroalimentare. Ogni anno, infatti, la ristorazione acquista
prodotti
alimentari per un totale di 20 miliardi di euro, andando a
creare un valore
aggiunto superiore ai 46      miliardi,   il   34%   del   valore
complessivo dell’intera
filiera agroalimentare.

Prodotti tracciabili e zero
sprechi

Nonostante la sperimentazione degli chef televisivi abbia
raggiunto in
questi anni livelli record, ciò che attira in maniera sempre
più marcata i
consumatori all’interno dei ristoranti è la tradizione. Il 50%
degli
intervistati da Fipe, infatti, cerca e trova nei locali che
frequenta un’ampia
offerta di prodotti del territorio, preparati con ricette
classiche ma non
solo. Il 90,7% dei clienti confessa di essersi fatto tentare
da piatti nuovi e
mai provati, mentre il 60,5% ammette di andare al ristorante
anche per affinare
il proprio palato. Tutti, o quasi, concordano, però su un
punto: è fondamentale
sapere ciò che si mangia. Il 68,1% dei clienti quando entra al
ristorante, per
prima cosa si informa sulla provenienza geografica dei
prodotti, il 58,5% sui
valori nutrizionali dei piatti e il 54,5% sull’origine e la
storia di una
ricetta. L’altro elemento che incide sulla scelta di un locale
è la sua politica
“verde”. Sette consumatori su dieci sostengono infatti che sia
importante che i
ristoranti operino in modo sostenibile dal punto di vista
sociale e ambientale.
Il che significa, per il 37,7% degli avventori, che portino
avanti politiche
contro lo spreco alimentare      dotandosi   di   doggy   bag   o
rimpiattini, per il
36,7% che utilizzino materie prime provenienti da allevamenti
sostenibili,
mentre per il 33,3% che limitino l’uso della plastica. Solo
meno di un italiano
su tre rimane totalmente indifferente di fronte a questo tipo
di politiche
sostenibili.

Un marchio doc contro la
contraffazione alimentare

Quello della contraffazione alimentare dei prodotti
italiani è un problema che si sta estendendo sempre più e che
ormai non vede
coinvolti solo i prodotti italiani. Sempre più numerosi sono
infatti i casi di
plagio all’estero dei marchi dei principali ristoranti e delle
pasticcerie
italiane più note. Per questo è stato creato il marchio di
riconoscimento
“ospitalità italiana”, attraverso il quale il nostro Paese
certifica che si
tratta di ristoranti che utilizzano prodotti italiani e si
ispirano ad
autentiche ricette italiane con una forte enfasi sulle cucine
del territorio.
La presenza è diffusa ovunque, dall’Europa all’Oceania: il
Paese con il maggior
numero di ristoranti certificati sono gli Stati Uniti
d’America e la prima
città è New York. In totale, sugli oltre 60mila ristoranti
“all’italiana”
presenti nel     mondo,   solo   2.200   hanno     ottenuto    questo
importante riconoscimento.

Donne,   giovani   e   stranieri.   sempre   più    occupati    nella
ristorazione

Secondo l’ultimo censimento disponibile, sono 336mila le
imprese della
ristorazione attualmente attive. Sono 112.441 quelle gestite
da donne che
scelgono in un caso su due di aprire un ristorante. 56.606
imprese sono, invece,
gestite da giovani sotto i 35. Sono infine 45mila le imprese
che hanno soci o
titolari stranieri. Nel mondo della ristorazione l’occupazione
rimane stabile
rispetto allo scorso anno (1,2 milioni di dipendenti di cui il
52% donne) ma
sul lungo periodo mostra un’impennata notevole, soprattutto
rispetto agli altri
settori dell’economia nazionale. Negli ultimi 10 anni fa,
infatti, i posti di
lavoro, misurati in unità di lavoro standard, in bar e
ristoranti sono
cresciuti del 20%, a fronte di un calo dell’occupazione totale
del 3,4%.

Luci e ombre

Esistono alcune criticità strutturali nel mercato della
ristorazione e
alcuni fenomeni recenti. Da un lato il settore soffre ancora
di un elevato
tasso di mortalità imprenditoriale: dopo un anno chiude il 25%
dei ristoranti;
dopo 3 anni abbassa le serrande quasi un locale su due, mentre
dopo 5 anni le
chiusure interessano il 57% di bar e ristoranti. Un dato che
fa il paio con la
bassa produttività di questo settore: il valore aggiunto per
unità di lavoro è
di 38.700 euro, il 41% più basso rispetto al dato
complessivo dell’intera economia. Nel corso degli ultimi 10
anni il valore
aggiunto per ora lavorata è sceso di 9 punti percentuali. La
novità risiede
invece nelle piaghe dell’abusivismo commerciale e della
concorrenza sleale. Nei
centri storici, nel corso degli ultimi 10 anni, si è impennato
il numero di
paninoteche, kebab e (finti) da asporto di ogni genere
(+54,7%), mentre sono
diminuiti i bar (-0,5%). Il pubblico esercizio deve fare i
conti con una
concorrenza ormai fuori controllo. Crescono soprattutto le
attività senza
spazi, senza personale, senza servizi soprattutto nei centri
storici delle
città più grandi.

“Questo – continua il Presidente Stoppani – dipende da una
molteplicità di fattori: i costi di locazione sono diventati
insostenibili,
il servizio richiede personale e il personale costa, gli oneri
di gestione, a
cominciare dalla Tari, sono sempre più pesanti. La scorciatoia
è fatta da
attività senza servizio, senza spazi e con personale ridotto
all’osso, ed è
favorita da politiche poco lungimiranti delle amministrazioni
locali che
consentono a tutti di fare tutto senza il rispetto del
principio “stesso
mercato, stesse regole” che per noi è alla base di una buona e
sana
concorrenza. La disparità di condizioni non genera soltanto
concorrenza
sleale, ma finisce per impoverire il mercato stesso, la
sicurezza dei
consumatori e la qualità delle nostre città”.
Milano, all’UniCredit Tower
Hall il rapporto sul turismo
enogastronomico 2020
MILANO – UniCredit è sponsor del Rapporto sul Turismo
Enogastronomico 2020, la ricerca più completa sulla domanda e
sull’offerta     del  settore,    promosso    e  realizzato
dall’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico

Il rapporto verrà presentato il 29 gennaio alle 15.00, presso
UniCredit Tower Hall (via Fratelli Castiglioni 12 a Milano),
una presentazione riservata solo ed unicamente alla stampa
accreditata.
Si parlerà dell’offerta di prodotti e servizi del settore,
scenario europeo
nel contesto italiano, prodotti d’eccellenza, strategie di
crescita,
intermediazione, caratteristiche della domanda con focus sui
turisti
enogastronomici, impatto sul settore, influenze sociali, ecc.

Saranno presenti Massimo
Costantino       Macchitella     (UniCredit),      Roberta
Garibaldi (coordinatrice della ricerca nonché massima
esperta di turismo e cultura, docente presso l’Università
degli Studi di
Bergamo e consulente di UniCredit all’interno del programma
Made4Italy), Bruno     Bertero     (PromoTurismoFVG),   Giorgio
Palmucci (Presidente
Enit), Alberto Lupini (Direttore
responsabile Italia a Tavola).
Porchetta di Ariccia: la
famiglia Cioli, 4 generazioni
di eccellenza
Era il 1917 quando Ovidio Cioli, all’età di 17 anni, ebbe
l’intuizione geniale di acquistare un maiale, disossarlo,
condirlo con aromi naturali, quali sale, pepe, aglio e
rosmarino, e in seguito ricucirlo e cuocerlo ad alte
temperature.

E dalla sua geniale intuizione ebbe origine l’attuale
“porchetta” di Ariccia. Una vera e propria eccellenza del
“Made in Italy”.

CLICCARE SULLA FOTO PER GUARDARE IL VIDEO SERVIZIO
Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 16/01/2020

Oggi i
fratelli Cioli, Fabio e Gianluca, esportano in tutto il mondo
la porchetta di
Ariccia, proseguendo così la grande tradizione di famiglia
fatta di ben quattro
generazioni, dove sono stati tramandati, di padre in figlio,
tutti i segreti
della produzione di questo prodotto gastronomico unico, di cui
l’azienda
Fa.Lu.Cioli mantiene intatte la tradizione e la qualità nel
grande stabilimento
di Ariccia.
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