GUIDA GALATTICA PER MUNDIALISTI - presenta - Vita Trentina
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Il Campionato del mondo di Russia 2018 non vedrà la Nazionale italiana ai nastri di partenza (se per qualche strano motivo foste riusciti a dimenticarvi della figuraccia rimediata dai nostri agli spareggi qualificazione con la Svezia, ci teniamo a farvi tornare l’immagine ben vivida nelle vostre menti). Quale migliore strategia di rimozione del lutto, quindi, che tuffarsi nei meandri di questo Mondiale, scoprendo – grazie a questa guida - i più intimi segreti delle rappresentative qualificate e lasciandoci ammaliare poi dalle loro gesta sul campo? A chi è ancora impantanato nelle fasi di rabbia o contrattazione consigliamo di distogliere lo sguardo e dedicarsi a tuffi, gavettoni, polo, cricket o qualsiasi altra cosa non lo faccia pensare ad un pallone tondo calciato con i piedi, mentre chi è già giunto alla piena accettazione dell’ordine delle cose potrà gustarsi questa introduzione emozionandosi al pensiero di poter vedere Moussa Sow trafiggere i portieri avversari a suon di incredibili quanto sgraziate rovesciate. GIRONE A Partiamo quindi, in ossequio alle gerarchie FIFA, dal girone A, composto dai temibili sovietici, padroni di casa, Uruguay, Egitto e Arabia Saudita. Russia L’Armata Rossa non conosce da un po’ i fasti calcistici a cui si era abituata quando rappresentava l’intera Unione Sovietica e annoverava tra le sue fila grandi giocatori e leggende del calibro di Lev Jašin. Dal 1992 ha collezionato solamente quattro partecipazioni mondiali, con la partecipazione al primo turno come risultato migliore. Dopo aver incaricato grandi tecnici europei (Hiddink, Advocaat, Capello) per guidare a risultati importanti rose di prospettiva, la federazione ha messo la squadra nelle mani di Stanislav Čerčesov. La qualità media della rosa non è però paragonabile a quella delle selezioni precedenti e il movimento russo dal 2014 è in calo: se gli orsi non ospitassero la manifestazione, il loro cammino di qualificazione sarebbe stato lungo e molto accidentato e, a meno di clamorose pressioni politiche, l’eterno Akinfeev e soci faticheranno moltissimo ad avere ragione di Uruguay ed Egitto, favorite per il passaggio del turno. Nonostante ciò, sono diversi i giocatori da tenere d’occhio, da Dzagoev al pupillo di Arsene Wenger Aleksandr Golovin, da poco insignito del titolo di “Pogba bianco”. Stella: Fedor Smolov.
Giocatore feticcio: Yuri Zhirkov (ma ve lo ricordate quant’era forte a PES?). Uruguay La Celeste arriva lanciatissima alla competizione, con alle spalle il solidissimo secondo posto nelle qualificazioni alle spalle della corazzata Brasile. Dopo l’infelice partecipazione all’edizione 2014, conclusasi con l’eliminazione agli ottavi per mano della Colombia e caratterizzata dallo scontro divenuto ad eliminazione diretta con l’Italia, partita come potrete ricordare non troppo tranquilla, i giocatori dell’inossidabile Tabarez sono in cerca di riscatto. Tante le vecchie conoscenze del calcio europeo e italiano in rosa, tanta l’esperienza internazionale, condita dall’immancabile garra charrua: l’Uruguay è la superpotenza del girone e si candida ad essere l’outsider nella corsa per sollevare la coppa, con solidità e grinta a sostenere le pistole cariche dei due killer che stazionano in attacco. Stella: Edinson Cavani (in qualità di capocannoniere delle qualificazioni, batte sulla spalla a Luis Suarez e gli sussurra nell’orecchio che, per questo premio, sarà per un’altra volta). Giocatore feticcio: Jonathan Urretaviscaya. Egitto Attenendoci alle questioni di campo, la nazionale preferita da chi scrive: Momo Salah nell’anno in cui cammina sulle acque e si candida ad un posto nella lotta per il Pallone d’oro, l’Hombre Vertical Hector Cuper al timone, il portiere titolare 44enne, la maglia più bella della competizione (peccato solo sia la terza). I Faraoni hanno una squadra ben amalgamata e, da un paio d’anni, non nuova a palcoscenici importanti. Con un Salah in grande spolvero, coadiuvato in attacco dal giovane Sobhi, potrebbero sognare in grande e cercare di siglare il passaggio del turno da record, spingendo Cuper verso il Pantheon degli dei (peccato solo per la sconfitta in finale di Coppa d’Africa 2017, l’ennesima, sigh). La maggiore incognita è proprio la forma fisica del miglior giocatore della Premier League. Stella: Mohamed Salah. Giocatore feticcio: Mahmoud Hassan (“meglio conosciuto come Trezeguet”, c’è da aggiungere altro?).
Arabia Saudita Ragazzi, inutile girarci intorno: possiamo atteggiarci a grandi esperti e conoscitori del Gioco, ma sull’Arabia Saudita abbiamo poco da dirvi. Indi per cui, vuotiamo subito il sacco, snocciolando le due conoscenze che possiamo sfoggiare completamente a caso, come nelle migliori interrogazioni ai tempi delle superiori. Sono soprannominati Falchi Verdi, hanno chiuso le qualificazioni a un solo punto dal Giappone, costringendo l’Australia agli spareggi, giocano in undici e hanno rischiato di pareggiare in amichevole con l’Italia. Inoltre, a qualificazione raggiunta, hanno cambiato tre volte selezionatore: Bert van Marwijk, Edgardo Bauza, Juan Antonio Pizzi. Stella: Mohammed Al-Sahlawi. Giocatore feticcio: Abdulmalek Al-Khaibri (così ha voluto il caso, attraverso i tentacoli del Polpo Paul). El Mago
GIRONE B Il secondo capitolo della guida galattica al Mondiale di Russia 2018 firmata Noche del 10, è, con un discreto guizzo di fantasia, dedicata al girone B, quello sulla carta più spettacolare. Approfondimenti e dibattiti sul funzionamento del concetto delle teste di serie non riusciranno mai a spiegarci come è stato possibile, ma Spagna e Portogallo si sono trovate nello stesso raggruppamento, ed a farne le spese con ogni probabilità saranno le formazioni di Marocco ed Iran per le quali il già difficile obiettivo degli ottavi di finale diventa ora un miraggio. Spagna Non è più l’invincibile armata di qualche anno fa, ed il fatto di aver dominato in lungo e in largo il girone di qualificazione che vedeva impegnata l’Italia di Ventura non è un indicatore. Detto questo la Spagna resta sempre una delle favorite per il titolo, e non potrebbe essere diversamente per una nazionale che attinge a piene mani dalle rose di Real, Atletico e Barcellona e si permette il lusso di lasciare a casa gente come Morata, Fabregas, Callejón o Javi Martinez. La sfida del giorno 2 del Mondiale contro il Portogallo oltre ad essere il big match di tutta la prima fase dirà molto di quelle che potranno essere le ambizioni degli uomini di Lopetegui, che arrivano in Russia dopo alcune amichevoli dagli esiti contrastanti. La chiave sarà, anche questa volta, la fame di vittoria della vecchia guardia, perché per gente come Iniesta, David Silva, Piqué o Diego Costa non è detto che ci saranno altre occasioni di tornare sul tetto del Mondo. La stella: Andrés Iniesta, gli anni avanzano, ma il gioco della Spagna passa sempre dai suoi piedi. Giocatore feticcio: Kepa Arrizabalaga Revuelta, il vice De Gea, cercato da Real e Juve, per ora resta all’Athletic Bilbao, e sarà l’unico giocatore dei baschi al Mondiale. Portogallo Campione d’Europa solamente due anni fa, il Portogallo è chiamato a puntare in alto pure al Mondiale. Non sarà facile ripetersi, perché quello all’Europeo è stato un vero e proprio miracolo sportivo e la rosa a disposizione di Santos presenta i soliti dubbi endemici del calcio portoghese degli ultimi anni. Gran parte delle speranze sono in mano al solito Cristiano Ronaldo, al quale
manca solo la Coppa del Mondo per poter dire di aver vinto praticamente tutto in carriera. Mancherà invece Éder, autore del gol decisivo alla Francia nella finale di due anni fa, e con lui un’altra decina di reduci dall’Europeo: la squadra pare essere quindi un discreto compromesso tra rinnovamento e tradizione, direbbero quelli bravi, mentre il Lippi di Sudafrica 2010 è chiamato a prendere nota. Ad affiancare CR7 ci sarà molto probabilmente il milanista André Silva, a centrocampo i ritmi, godibilissimi, saranno dettati dal duo Moutinho-Joao Mario, dietro invece in continuità con il passato chiamato Ricardo Carvalho c’è la difesa lacrime e sangue di Pepe. La stella: Cristiano Ronaldo, avevate dubbi? Giocatore feticcio: Ricardo Quaresma, la sua trivela ed i suoi tagli di capelli. Marocco Quelli che l’hanno visto giocare ultimamente lo descrivono come la squadra con più trequartisti del Mondiale: almeno 4 sugli 11 di partenza, più altri 2 o 3 in panchina. Serve tanta fantasia in effetti ai maghrebini per sperare di superare Spagna e Portogallo, oltre che una difesa blindata come quella che Benatia ha assicurato durante il girone di qualificazione, dove il Marocco ha eliminato la più quotata Costa d’Avorio senza subire neppure una rete. Il c.t. Renard, francese d’Africa come Bruno Metsu, proverà a ripercorrere il percorso del Senegal dello stregone bianco nel 2002 ed il suo 4-2-3-1 promette spettacolo a tutti i fans del bel calcio, anche se i tanti talenti sono forse altrettanto inesperti, ed un girone così non permette incertezze. La stella: Mehdi Benatia, perché il promettente Hakum Ziyech deve ancora dimostrare tutto. Giocatore feticcio: Aziz Bouhaddouz, portabandiera del St. Pauli di Amburgo al Mondiale. Iran È stata assieme a Perù, Spagna e Inghilterra, secondo la ben informata stampa sportiva italiana, una di quelle formazioni che per motivi politici/diplomatici/sportivi avrebbe dovuto essere esclusa dal Mondiale lasciando così il posto all’Italia. Ma nonostante i gufi non è andata così e l’Iran si presenta regolarmente ai nastri di partenza di un girone praticamente impossibile. Come per Spagna e Portogallo anche per i persiani sarà fondamentale il match d’esordio: battendo il Marocco la squadra di Carlos Queiroz balzerebbe in testa al gruppo, almeno per qualche giorno. La forza e la debolezza dell’Iran pare essere proprio il c.t. portoghese, meteora al Real
Madrid nel 2004, dove arrivò quarto nella Liga con i famosi “galácticos” in formazione, la vecchia volpe delle panchine lusitane è a Teheran dal 2011: dopo aver portato l’Iran ad essere una delle realtà calcistiche più forti d’Asia è chiamato quest’anno alla chiusura del cerchio di un progetto pluriennale. La stella: Sardar Azmoun, non solo perché gioca nel Rubin Kazan, oltre a conoscere i campi russi è un buon attaccante. Giocatore feticcio: Reza Ghoochannejhad, se non altro perché è soprannominato “Gucci”. El Loco
GIRONE C Del girone C, terzo della nostra rassegna come vuole la gerarchia alfabetica del sorteggio Fifa, c’è poco da dire, a parte il fatto che lo vincerà la Francia. Australia, Perù e Danimarca, le sparring partner designate dei Blues, si contenderanno il secondo posto utile per provare a diventare una delle sorprese del Mondiale qualificandosi agli ottavi, e per quella che dovesse farcela comunque vada sarà un successo. Francia Il più grosso limite della nazionale francese è Didier Deschamps, che allena, o meglio seleziona, così come giocava, in stile molto anni ’90. Ma in fondo la qualità a disposizione dell’ex metronomo bianconero è talmente tanta che le assenze per scelta tecnica di Benzema, Rabiot, Martial e Coman su tutti, oltre all’infortunio di Payet, probabilmente non peseranno poi così tanto. La Francia si presenta al Mondiale con l’obiettivo di “riprendersi tutto ciò che era suo”, dopo aver perso l’Europeo casalingo ai supplementari della finale, ed il risultato è a portata di mano. Difesa solida blindata da Umtiti e Varane, centrocampo capace di mixare qualità e quantità, che fanno rima con Pogba, tridente scoppiettante Dembelé-Griezmann-Mbappé, e il Blues possono scendere in campo anche senza allenatore. La stella: Antoine Griezmann, “un Giaccherini di grandissima qualità”. Giocatore feticcio: Adil Rami, non serve aggiungere altro. Australia La nazionale per ovvie ragioni più forte d’Oceania arriva in Russia dopo aver superato ben due spareggi: il primo contro la Siria al termine del gruppo asiatico a cui ha partecipato per via di un poco chiaro revisionismo geografico della Fifa, il secondo contro l’Honduras, quarto nel gironcino centro- nordamericano. Il governo australiano ha ufficializzato il boicottaggio istituzionale nei confronti dei Mondiali di Russia per via di un incidente diplomatico che ha visto coinvolti i due Paesi in seguito ad una tragedia aerea del 2014, e difficilmente la squadra riuscirà ad incidere sul campo più di quanto questa scelta potrà modificare le politiche di Putin, ma i banalissimamente soprannominati “canguri” potrebbero sfruttare il fatto che oltre alla Francia non troveranno avversari irresistibili, e se dovessero arrivare agli ottavi non vi troveranno certamente l’Italia dei rigori al 95esimo.
La stella: Tim Cahill, al quarto Mondiale consecutivo. Giocatore feticcio: Trent Sainsbury, forte della sua esperienza in Serie A con l’Inter. Perù Era dal 1982 che gli andini non si qualificavano per un Mondiale, ma vorrei vedere voi nel girone di Brasile, Argentina, Cile, Colombia e Uruguay. Il Perù arriva però in Russia dopo due sorprendenti terzi posti nelle ultime due Copa America disputate, che hanno dimostrato come un gruppo di gregari ben allenato com’è quello di Gareca a volte possa spuntarla su formazioni che presentano individualità ben più forti. La buona notizia per i peruviani è che il Tribunale federale svizzero ha sospeso la squalifica per doping al bomber Paolo Guerrero, che sarà regolarmente presente, quella cattiva è la scarsissima esperienza internazionale a questi livelli della rosa, anche rispetto alle abbordabili Australia e Danimarca. In ogni caso, noi ci crediamo. La stella: Paolo Guerrero, su gentile concessione del Tribunale federale svizzero. Giocatore feticcio: Jefferson Farfán, per ora una carriera da fenomeno incompiuto. Danimarca La squadra è talentuosa, non ci sono dubbi, ma gli addetti ai lavori la definiscono inesperta. A parte il fatto che se giochi in Premier League o nella Liga come tre quarti della rosa danese (il restante quarto oltre ad un paio di casalinghi si divide tra Serie A, Bundesliga, Ligue1 ed Eredivisie) non ti si può definire inesperto, a nostro modo di vedere la giovane età media dei titolari sarà sicuramente un’arma in più per la nazionale di Age Hareide, considerato quanto storicamente la Danimarca punti sull’aspetto fisico-atletico. Per gli amanti delle figurine sottolineiamo la presenza degli “italiani” Stryger Larsen e Cornelius, oltre al redivivo ex Palermo e Roma Simon Kjaer ed al figlio d’arte Kasper Schmeichel in porta. La stella: Christian Eriksen, anche se in panchina stavolta non c’è Mauricio Pochettino Giocatore feticcio: Michael Krohn-Dehli, l’unico danese con due cognomi dei quali nessuno finisce per –sen. El Loco
GIRONE D Quarta puntata della guida mondiale della Noche: tocca al girone D. Gruppo D che è probabilmente quello più interessante sorteggiato sotto gli occhi vigili di Vladimir Putin: Argentina con pass mondiale strappato al fotofinish, Islanda e Croazia, formazioni raramente così in forma e che già si sono sfidate nel loro girone di qualificazione, e Nigeria, distante parente della formazione di culto di USA ’94 ma assolutamente da non sottovalutare. Argentina La squadra allenata da Jorge Sampaoli può sfoggiare l’arsenale offensivo più attrezzato e pericoloso del mondo, ma è molto più carente a livello difensivo. Il problema maggiore però, visto che le individualità per costruire una difesa non impenetrabile, ma quantomeno arcigna e solida, ci sarebbero, è dato dalla totale mancanza di equilibrio e dalla scarsissima armonia degli elementi in campo; problema, questo, a sua volta derivato dalla finora irrisolta inconciliabilità tra l’idea calcistica di Sampaoli e le caratteristiche degli elementi in rosa (peroriamo la causa del Muto: fase difensiva concentrata nella propria metà campo, Otamendi e Fazio bassissimi a guidare la linea, trequartisti veloci e tecnici abili nello stretto e nel risalire velocemente il campo per poi lasciare spazio al Genio di Leo Messi invece che 2-3-3-2 e juego de posicion). Oltre a ciò il tecnico di Casilda, forse accecato alla vista di una tale onnipotenza tecnica nei suoi elementi d’attacco, si è dimostrato ingordo e quindi incapace di scegliere un gruppo di giocatori stabile cui affidarsi, stabilendo delle gerarchie che agli psicologicamente fragili elementi di questa squadra avrebbero fatto solamente bene. Il risultato è stato un cammino di qualificazione impervio, faticoso e rischioso (7 vittorie, 7 pareggi e 4 sconfitte; tre pareggi e una sconfitta nelle ultime cinque; qualificazione agguantata all’ultimo respiro con l’Ecuador grazie a tre magie del solito Messi), che lascia il giudizio sull’Argentina totalmente aperto: la gara spartiacque del mondiale dei ragazzi di Sampaoli sarà la sfida con la Croazia alla seconda giornata. Certo che, scorrendo i nomi dei convocati, risulta difficile non inserire questi giocatori nel novero dei favoriti alla vittoria, soprattutto se Jorge si ricorderà dei suoi successi sulla panchina della Roja. La stella: Leo Messi. Avremmo voluto trollarvi e segnalare Gabriel Mercado, ma sarebbe stato troppo anche per noi. Giocatore feticcio: Nicolàs Tagliafico, perché in questo girone ci sono dei nomi bellissimi che vogliamo omaggiare con più slot possibili; nello specifico, che bel nome è Tagliafico? L’unico altro nome che ricordo con Taglia, oltre al trascurabile Tagliavento, è l’indimenticabile Taglialatela.
Islanda L’Islanda viene dal miglior Europeo della propria storia e da un cammino di qualificazione sorprendente, chiuso al primo posto proprio davanti alla rivale Croazia. I convocati di Halgrimsson cominciano ad accumulare una buona esperienza internazionale nei vari campionati europei e, complice l’infortunio di Finnbogason durante le qualificazioni, hanno sviluppato un playbook più vario che non comprende solamente il lancio sulla prima punta con successivo addomesticamento. Il loro gioco è sempre molto intenso e tambureggiante, e le loro prospettive di passaggio del turno stanno tutte nel soverchiare gli avversari col loro ritmo insostenibile, oltre che nella forma di Gylfi Sigurdsson, arrivato un po’ acciaccato a fine stagione. La stella: Gylfi Sigurdsson, il giocatore col nome da potente stregone più forte d’Europa, secondo i puntuali raccoglitori di statistiche NBA. Giocatore feticcio: Jon Dadi Bodvarsson, batte sulla linea del traguardo i (fratelli?) Skulason, per l’assonanza con l’indimenticato Jon Dahl Tomasson e per quel secondo nome molto Dada. Croazia I nostri vicini di casa portano al Mondiale di Russia la squadra più forte della loro storiadopo quella impressionante di Francia ’98. Le molte stelle della squadra (Modric, Mandzukic, Rakitic, Perisic) sono nel loro prime tecnico e atletico, e sono affiancate da giovani di grande prospettiva (Rebic, Kovacic, Pjaca) e ottimi giocatori che nelle rispettive squadre di club stanno acquisendo sempre più sicurezza e continuità (uno per tutti, Marcelo Brozovic). La difesa, con buoni nomi di spessore sulle fasce ma meno certezze al centro, è un punto debole di questa squadra. L’altro è la cronica discontinuità, accompagnata da una finora scarsa tenuta mentale, che ha portato la Croazia a raccogliere storicamente meno di quanto meritasse. Non sottovalutiamo poi il fattore scandalo interno, con il numero uno in federazione Mamic invischiato in torbide vicende, dentro cui ha tirato anche qualche giocatore; fattore che potrebbe unire come distruggere. Se Zlatko Dalic riuscirà a nascondere o eliminare i difetti, esaltando le ottime qualità dei propri giocatori (Luka Modric in primis), la Croazia si toglierà grosse soddisfazioni. Noi la inseriamo, al fianco dell’Uruguay, tra gli underdogs che possono ambire al colpaccio. La stella: Luka Modric, anche qui facevamo fatica ad esimerci dal citare la perla di Zara, archetipo dei tantissimi “nuovi Modric” con cui ci ritroviamo ad aver a che fare oggi. Giocatore feticcio: Mateo Kovacic, che è veramente un giocatore feticcio per chi scrive, innamoratosi del suo incedere imprevedibile ormai anni fa; ennesimo
inno alla bellezza (finora) incompiuta. Solamente per questo batte l’altrimenti favorito Duje Caleta-Car, che non ha bisogno di presentazioni. Nigeria Eccoci all’ultima squadra del girone, che sembra destinata a fare da vittima sacrificale sull’altare delle altre tre formazioni. Come anticipato in apertura, continuando a rivangare la storia passata, i giocatori delle Super Eagles sono lontani parenti dei loro progenitori che avevano stupito gli Stati Uniti e il mondo intero ormai più di vent’anni fa. Ma la squadra è comunque solida e da non sottovalutare: il moderno esploratore d’Africa Rohr schiera i suoi con un 4-2-3- 1 molto fisico e dotato di interpreti di esperienza (forse troppa in alcuni casi) ed esuberante freschezza. Questo mix ha portato la Nigeria a schiantare le avversarie che hanno cercato di ostacolarne il percorso di qualificazione, perdendo la prima partita solamente all’ultima giornata contro l’Algeria (nel fare i complimenti ai giocatori nigeriani, apriremmo volentieri un dibattito sull’involuzione del calcio africano degli ultimi anni). Vecchie e nuove conoscenze europee, da Obi Mikel a Onazi, da Joel Obi a Iheanacho, da Iwobi (no, non Toni) a Simy, saranno pronte a lastricare di trappole il cammino delle avversarie, con la speranza di potersi mettere nella condizione di sfruttare qualche imprevista opportunità. Ci faranno sicuramente divertire. Ah, non dimentichiamo quella che per molti è la maglia più bella del mondiale (per noi la seconda, ma si aggiudica comunque il titolo di maglia più hipster): voto 9. La stella: John Michael Nchekwube Obinna, as known as John Obi Mikel; forte, esperto e con un nome che rievoca ricordi di un levriero che per qualche tempo ha volato sulle fasce di Inter e Chievo. Giocatore feticcio: Simeon Tochukwu Nwanko, aka Simy; non dovreste aver bisogno di spiegazioni, ma nel caso cliccate qui. El Mago
GIRONE E E’ il turno del girone E, quello che per intenderci dovrebbe essere dominato da una squadra sola – il Brasile – e vedere come semplici comparse dello spettacolo di Neymar e compagni, le nazionali di Svizzera, Costa Rica e Serbia. Brasile La nazionale verde-oro è il punto di riferimento per gli amanti di quel calcio romantico, votato allo spettacolo e alla spettacolarizzazione, all’allegria e al divertire. Una nazionale, la Seleção, che fu, è e sempre sarà quella del calcio bailado e del joga bonito. Un concetto, una cultura, una tradizione derivante dal tentativo, spesso riuscito, di applicare uno stato umorale – la felicità – ad uno sport. Per farvi un’idea guardatevi l’ultimo video della nike, una sorta di remake di quel mitico spot girato in occasione di Francia ’98 in cui Luiz Nazario da Lima Ronaldo (“quello vero”) prendeva il palo all’aeroporto. In occasione di questi mondiali è una tra le nazionali più quotate in ottica vittoria. (Ma occhio, le sudamericane fanno sempre fatica in Europa). A guardare la rosa e specialmente l’undici iniziale, però, bisogna prendere atto che la qualità non manca di certo. Dimenticatevi i nomi che hanno segnato in positivo più di una generazione. Kakà, Ronaldinho, Cafù, Roberto Carlos, Adriano, e Ronaldo contemporaneamente sullo stesso campo sono da tempo spirati nell’iperuranio della saudade brasileira, in un lontano, dolce e nostalgico ricordo. Ma la squadra attuale allenata da Tite può rappresentare la giusta occasione per redimersi dalla debacle casalinga di quattro anni fa. Che poi – parliamoci chiaro – la rosa di quel Brasile lasciava decisamente a desiderare e, con il senno di poi, l’aver raggiunto le semifinali (perse tragicamente contro la vincente Germania) era già un risultato che andava oltre le reali aspettative di una squadra che, per esempio, per sostituire l’infortunato Neymar fece giocare il minuscolo Bernard proprio contro i teutonici. Ma per quali motivi i presupposti quattro anni dopo dovrebbero essere cambiati? Innanzitutto il gruppo è maturato ed è abituato a vincere. Il girone di qualificazione, che è – ricordiamo – unico in Sud America, è stato letteralmente dominato dai verde-oro combinando vena realizzativa e solidità difensiva. In seconda analisi, molti giocatori sono al punto migliore della loro carriera e alcuni di loro sono diventati dei vincenti naturali (vedasi i madridisti). Guardando l’ipotetico undici iniziale spicca su tutti chiaramente “O Ney”, Neymar, punto di riferimento di un attacco che combina gol e spettacolo. Ad affiancarlo in questo 4-3-3 dinamico capace di trasformarsi in 4-4-2 ci sono Gabriel Jesus e Douglas Costa (da alternare con Coutinho o Willian). In porta c’è un giocatore che ormai
abbiamo imparato a conoscere molto bene: il romanista Allison Becker, una vera e propria sicurezza, uno degli attuali migliori numeri 1 di tutto il panorama mondiale (fa accapponare la pelle il fatto che sotto Spalletti fosse il secondo di Sczeszny). La linea difensiva vede sicuri del posto Marcelo a sinistra e Miranda al centro, con Danilo a destra. I dubbi riguardano l’altro posto da centrale con il ballottaggio Thiago Silva-Marquinhos. Durante le qualificazioni ha giocato praticamente sempre Marquinhos ma l’esperienza dell’ex rossonero potrebbe fare comodo. Per completare il quadro una linea mediana muscoli, inserimenti e fantasia: Casemiro, Paulinho (era arrivato tra molti scetticismi al Barça dalla Cina ed ha risposto con una caterva di gol) e Coutinho che pur di non essere sprecato in panchina viene fatto giocare mezzala con discreti risultati. Insomma, la squadra verde oro sembra essere congegnata per vincere, parlano numeri, risultati e giocatori. Altro che l’illusione di quattro anni fa. La stella: Neymar (con l’ultimo spettacolare gol in amichevole contro l’Austria ha raggiunto Romario a 55 gol in nazionale. Davanti ha adesso soltanto Ronaldo e Pelè. Facciamo notare che ha solo 26 anni. Mostro.). Giocatore feticcio: Taison (solo perché omonimo dell’ex diversamente collega boxistico Mike). Svizzera Gli elvetici dell’ex allenatore laziale Petkovic arrivano in Russia senza chissà quali aspirazioni ma con l’obbligo di dovere perlomeno accedere agli ottavi. Eppure il raggiungimento della fase finale dei campionati mondiali è arrivato non senza affanni. Gli svizzeri infatti sono riusciti a fare quello che a noi italiani non è riuscito contro la Svezia e cioè vincere lo spareggio contro l’Irlanda del Nord con un misero 1 a 0 complessivo, tra l’altro siglato su rigore del milanista Ricardo Rodriguez. Che questa compagine difficilmente sarà la sorpresa del torneo (siamo prontissimi ad essere smentiti) lo si evince dal fatto che titolari sono ancora Lichtsteiner e Dzemaili. La stella: Granit Xhaka e Xherdan Shaqiri (il giocatore dello Stoke, ex Inter, ha sempre approfittato dei tornei internazionali per mettersi in mostra. Vi ricordate ancora il gol in rovesciata agli ultimi europei contro la Polonia?). Giocatore feticcio: Djourou (la sua titolarità fa dimenticare la caducità del tempo). Costa Rica Per la seconda volta consecutiva i costaricani partecipano ai campionati del mondo. L’ultima volta è andata piuttosto bene e ce lo ricordiamo perché
avvenne soprattutto a nostre spese. Gli uomini che a suo tempo venivano guidati da Cesare Prandelli (ma che fine ha fatto?) riuscirono addirittura a perdere contro la nazionale che da pronostico doveva perderle tutte. E invece, ribaltando i pronostici, Bryan Ruiz e compagni riuscirono ad accedere agli ottavi di finale addirittura da prima del girone davanti ad Uruguay, Italia e Inghilterra. I costaricani, se vi ricordate, dovettero dire addio alla competizione soltanto ai quarti e ai rigori contro l’Olanda. Una favola sportiva finita a causa della ormai storica stregoneria di Louis Van Gaal che fece entrare Tim Krul all’ultimo minuto dei supplementari al posto di Cillessen, facendo credere agli avversari di essere un para-rigori. La sensazione è che la favola, a distanza di 4 anni, non si ripeterà di nuovo, ma anche in questa occasione siamo pronti ad essere smentiti. La stella: Keylor Navas (seppur autore di alcune surreali papere durante la stagione, l’estremo difensore del Real Madrid rimane il giocatore più preparato e sicuramente quello più abituato a vincere). Giocatore feticcio: Bryan Ruiz (lezioso come pochi, ci fece male nel 2014, qualche anno fa sembrava un ex giocatore. Adesso è più che un amuleto per i suoi). Serbia Arrivando prima nel suo girone di qualificazione, la nazionale Serba merita di diritto di partecipare ai Mondiali in Russia. Diciamo che l’impresa non era chissà quanto proibitiva. Le avversarie più forti erano Irlanda, Galles e Austria (qualcuno ci spieghi poi il senso di mettere contro nello stesso girone nazionali come Italia e Spagna). Diciamo che si tratta di una rosa che mischia esperienza e spregiudicatezza giovanile che vede nell’undici titolare ancora Ivanovic e Kolarov ma che ripone ottime speranze in giovani come Mitrovic, giovane bomber autore di una stagione eccellente tra le file del Fulham e soprattutto, il bianco-celeste Milinkovic-Savic. La stella: Sergej Milinkovic-Savic (è un tuttocampista, ha corsa, tiro, passaggio, fisico e colpo di testa. In una parola: fortissimo. Chiedere a chi lo aveva al fantacalcio quest’anno). Giocatore feticcio: Adem Ljajic (perché è tra le più alte espressioni di talento effimero degli ultimi anni). El Flaco
GIRONE F Continuiamo ad approfondire il Mondiale girone dopo girone. E’ il turno del girone F, quello di Germania, Messico, Svezia e Corea del Sud. Preparatevi dunque a disquisizioni al profumo di Bratwurst, Jalapeños, polpette Ikea e involtini primavera (ok, sono cinesi ma qualcuno deve pur rappresentare la cucina asiatica). Germania Per descrivere l’egemonia calcistica del movimento tedesco, mai fu più azzeccata la frase pronunciata dall’inglese Gary Lineker. “Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e alla fine la Germania vince”. Ecco, anche a questa tornata mondiale la Fußballnationalmannschaft si presenta tra le favorite per la vittoria finale. Ormai caratterizzati da un sistema più che rodato e perfettamente funzionante, gli uomini del c.t. Joachim Löwsono un gruppo che unisce forza, tecnica, corsa, entusiasmo e spirito di abnegazione. Lo scopo ultimo è uno solo: vincere. La Germania arriva in Russia da campione in carica, e questa rappresenta forse la variabile più minacciosa per i tedeschi. A vincere per due volte consecutive ci sono riuscite, infatti, solo due nazionali nella storia dei campionati del mondo. L’Italia nel ’34 e ’38 e il Brasile nel ’58 e nel’62. Nel primo caso giocava gente che ha dato il suo nome a celebri stadi, su tutti Giuseppe Meazza e al governo c’era uno che urlava “vincere e vinceremo” (si riferiva probabilmente all’ambito sportivo). Nel secondo c’era un tale – Pelè – che viene considerato forse il migliore di tutti i tempi. Tornando a parlare dei teutonici, a testimonianza di una qualità strabordante, non convocato e lasciato a casa Leroy Sanè, giocatore che quest’anno al Manchester City ha fatto il salto di qualità. Da rilevare che Neuerviene da una stagione travagliata dagli infortuni e che finalmente, dopo anni di esclusioni forzate causate da una miriade di guai fisici, giocherà anche Marco Reus, freccia giallonera del Borussia Dortmund. La rosa nel suo insieme fa paura, un gruppo di giovani talenti e giocatori ormai affermati di livello mondiale. Qualche carenza in qualche ruolo (i terzini per esempio non convincono al 100%) ma nell’insieme i tedeschi, come spesso accade prima di ogni torneo internazionale, fanno sempre paura. Unica nota positiva per le avversarie la mancata convocazione del mitico Miroslav Klose. Siamo profondamente convinti che un paio di reti le avrebbe ancora segnate. Riusciranno i tedeschi al grido di “Deutschland über Alles!” a replicare la vittoria di quattro anni fa? Lo scopriremo vivendo. La stella: Thomas Müller (Ce ne sono troppe. Noi, tra i vari Neuer, Hummels, Khedira, Özil e compagnia, scegliamo il jolly del Bayern München perché, pur
essendo esteticamente rivedibile, è sempre al posto giusto ed ha una vena realizzativa che imbarazza le difese avversarie) Giocatore feticcio: Marvin Plattenhardt (terzino sinistro dell’Herta Berlino che, per citare il noto diversamente filosofo Aldo di Aldo, Giovanni e Giacomo “non l’ho mai sentito nominare”) Messico La nazionale messicana è ormai partecipante in pianta stabile dei campionati mondiali. Gli uomini del c.t. Juan Carlos Osorio hanno vinto agevolmente il girone di qualificazione centro-nordamericano. Si tratta come spesso già accaduto di una rosa che unisce molta – forse troppa – esperienza a qualche giovane di belle speranze. Basta guardare che tra i convocati ci sono ancora i vari Ochoa, i fratelli Dos Santos e Carlos Vela. Il punto di riferimento offensivo rimane sempre lui, il Chicarito Hernandez, che se stenta a trovare continuità di rendimento nei club in cui gioca, in nazionale invece è una vera e propria macchina da gol. Occhi puntati su Hirving Lozano, ala offensiva attualmente al Psv Heindoven spesso accostata anche alla Juventus. Vi diciamo solamente che a Football Manager diventa un fenomeno assoluto. La stella: Javier Hernandez (per i motivi di cui sopra) Giocatore feticcio: Carlos Vela (perché a pes 2006 due erano le certezze: Adriano Buggato e Carlos Vela che in carriera diventava come lui) Svezia La nazionale che ci ha fatto più male, quella che ci ha eliminato dai Mondiali prima ancora che cominciassero. Per di più senza mai calciare un tiro verso la nostra porta. Litanie casalinghe a parte, la nazionale scandinava arriva in Russia orfana del suo giocatore più forte di tutti i tempi e cioè Zlatan Ibrahimovic. La rosa è composta da una miriade di giocatori che finiscono per – sson e tanti giovani semi sconosciuti. Le speranze di arrivare agli ottavi però trovano fondamento dal momento che Messico e Corea del Sud non sembrano essere avversari insormontabili. In più ci sono alcuni prospetti davvero interessanti a testimoniare che i vivai svedesi funzionano decisamente bene. La stella: Emil Forsberg (centrocampista di qualità reduce da un’ottima annata con il Lipsia. Le azioni dei suoi dovranno necessariamente passare dai suoi piedi) Giocatore feticcio: John Guidetti (uno dei giocatori più girovaghi e incostanti di sempre)
Corea del sud Anche qui i ricordi ci riportano al 2002, quando la nostra nazionale (che aveva gente del calibro di Totti, Buffon, Maldini, Cannavaro, Del Piero e Vieri) fu eliminata agli ottavi di finale dagli allora padroni di casa e dal mitico arbitro Byron Moreno. Gli asiatici si presentano a questa tornata mondiale senza una rosa di spessore e, con tutta probabilità, faranno fatica a giocarsela alla pari con le altre avversarie. Nel girone di qualificazione non se la sono passata per nulla bene ma alla fine hanno staccato il pass per il Mondiale al fotofinish. La stella: Son Heung-Min (il giocatore del Tottenham sarà predicatore nel deserto e, conoscendone le qualità, ci dispiace molto). Giocatore feticcio: tutti gli altri (sono finiti i tempi di Park Ji-Sung). El Flaco
GIRONE G Penultima puntata della guida o meglio della mappa segreta de La Noche per orientarsi con cognizione di causa all’interno del mondiale “degli altri”, ovvero del campionato mondiale di calcio in programma in Russia a partire da giovedì al quale si approderà, come spettatori italiani, orfani della partecipazione della nazionale patria. Meglio così, aggiungerei a mo’ di consolazione, dal momento che con la guida tecnica di (s)Ventura e la penuria di talenti di caratura internazionale la spedizione non sarebbe andata molto lontano, considerando inoltre che i porti nazionali sono sbarrati e quindi sarebbe comunque complicato raggiungere San Pietroburgo piuttosto che entrare nel Mar Nero dallo stretto dei Dardanelli. Ops, gli aeroporti sarebbero tuttavia aperti perché l’immigrazione, a quanto pare, è un problema di classe per gli inediti governanti eletti dalle urne del famigerato 4 marzo, l’inizio della “terza repubblica”, quella dei respingimenti. Ironia della sorte il fatto che il primo respingimento del 2018 l’abbia subito proprio la nazionale azzurra, eliminata nella doppia sfida degli spareggi qualificazione dai Mondiali di Russia per mano della Svezia. Pericolo scampato, perché se osservo la composizione del girone G della competizione iridata, mi rendo conto che la speranza di vita della nostra nazionale non avrebbe potuto che essere fievolissima. In questo girone si confrontano per il passaggio agli ottavi di finale le rappresentative di Belgio, Inghilterra e Tunisia; senza dimenticare il Panama a cui non si può chiedere molto di più di una comparsata. Che cosa può insegnare il girone G ad appassionati e sportivi potrebbe anticiparcelo Bob Marley: “Se non fossi diventato un cantante sarei stato un calciatore… o un rivoluzionario. Il calcio significa libertà, creatività, significa dare libero corso alla propria ispirazione”. Speriamo quindi che il girone G ci offra del calcio giocato e non un reality canoro! Belgio Il Belgio è la squadra favorita e quella da battere, eliminata nella scorsa edizione ai quarti di finale da un’Argentina, poi finalista, quadrata e ben messa in campo come non si vedeva da tempo. Il Belgio di oggi è però una squadra matura che deve andare oltre i successi a metà maturati nel corso dei Mondiali brasiliani e dell’ultimo Europeo in cui è stato rocambolescamente eliminato ai quarti di finale dalla cenerentola Galles.
La stella: Eden Hazard, ha vissuto l’ultima stagione un po’ in appannamento, ma quando si accende fa la differenza a qualsiasi livello. Giocatore feticcio: Dedryck Boyata, sperando ci regali qualche topica degna del suo nome. Inghilterra L’Inghilterra è la formazione che potrebbe rappresentare il primo argine allo strapotere fiammingo-vallone nel girone. Tuttavia gli inglesi presentano la solita soluzione di gioco a undici leoni isolati. A complicare le cose il fatto che il leone è comunemente considerato re della foresta, resta invece tutta da dimostrare la sua regalità nella steppa russa. Il solito 4-4-2, riproposto per l’ennesima volta anche dall’attuale C.T. Southgate, sembra a questo punto un’imposizione della camera dei Lord piuttosto che una reale necessità tattica degli inglesi, inventori del gioco più popolare del pianeta nell’isola più monarchica del mondo. La stella: Harry Kane, l’uragano di Tottenham è in uno stato di forma pazzesco e si appresta a buttare giù a spallate chiunque gli si pari davanti. Giocatore feticcio: Ruben Loftus-Cheek; ci piacciono i giocatori con i nomi doppi, e il fatto che ricordi nemmeno troppo vagamente Kevin Prince Boateng non fa che aumentare i suoi punti-feticcio. Tunisia La Tunisia è la compagine nord africana che sotto il profilo calcistico dimostra la miglior continuità di presenze alle manifestazioni calcistiche internazionali, anche se quest’anno è chiamata a riscattare l’assenza dagli ultimi mondiali brasiliani. Il segreto riposa forse nella propria stabilità politica e nella perseverante corsa a ostacoli portata avanti in vista della realizzazione di una democrazia matura nel cuore di un Mediterraneo in preda a scosse populiste, integraliste e militariste. Il calcio, come del resto lo sport, è funzione della libertà e laddove dovesse zoppicare rappresenta un sintomo di disgregazione sociale e quindi di crisi politica: ne sa qualcosa la nostra penisola giallo-verde. Le Aquile di Cartagine – soprannome dei nazionali calcistici tunisini – restano comunque il più prevedibile antidoto, in questo girone, a una doppia qualificazione europea – Belgio e Inghilterra – agli ottavi di finale di Russia 2018. La stella: Wahbi Khazri, unico bomber da doppia cifra nella rosa del CT Maaloul. Giocatore feticcio: Saber Khalifa, e non diremo altro.
Panama Il Panama è l’outsider del girone ma si presenta con il credito conferitogli dell’eliminazione degli Stati Uniti d’America, che è bene restino fuori dalle competizioni internazionali dal momento che si fanno portatori di un monito fallace – “Prima gli americani”. Un monito attualmente smentito dalla classifica finale del girone di qualificazione ai mondiali del centro-America – CONCACAF – che ha visto il trionfo del Messico, seguito dal Costa Rica e, appunto, da Panama, ultima nazionale centroamericana a staccare il biglietto per Russia 2018, dove potrà disputare una mondiale sereno al riparo dalle attenzioni “anatemistiche” di Mario Sconcerti. La stella: Ismael Diaz, numero 10 e uno dei pochi giocatori della rosa a militare in Europa. Giocatore feticcio: Armando Cooper, dall’Universidad de Chile, col sorriso sulle labbra, porta un pezzo di The O.C. a questo mondiale. El Muto
GIRONE H Ultima e decisiva puntata della guida per mundialisti autorevoli fornita da La Noche del 10. E’ la volta del girone H, girone di ferro del mondiale russo. Si assisterà in questo girone a una sfida a quattro, nessuno escluso, per la qualificazione agli ottavi di finale della competizione iridata. Polonia, Colombia, Senegal e Giappone sono formazioni con le carte in regola per ambire a raggiungere almeno i quarti di finale dei campionati mondiali edizione 2018. Che cosa può insegnare questo girone ad appassionati e sportivi potrebbe anticiparlo la battuta seguente del campione di calcio Jorge Valdano: “Il giocatore è un attore obbligato a recitare un’opera sconosciuta davanti a un avversario che fa di tutto per impedirglielo”. Il girone H ci dirà quindi se saranno i mondiali di chi recita meglio il gioco del calcio oppure di chi interdisce con maggior determinazione le altrui aspirazioni interpretative del gioco più bello del mondo. Senegal Chi tra i quattro moschettieri del girone H potrebbe accontentarsi del raggiungimento delle sfide a eliminazione diretta è sicuramente il Senagal, squadra attrezzata per fare bene ma non per sfondare. E’ finita ormai da molto tempo l’epoca d’oro in cui, nei primi decenni del secolo in corso, l’influsso magico dello sciamano bianco, il C.T. Bruno Metsu, riusciva a sospingere gli africani occidentali fino ai quarti di finale dei mondiali di Corea e Giappone, a partire dal trionfo per una rete a zero sulla Francia campione in carica in una gara d’esordio nella massima competizione calcistica dal sapore de- colonialistico. Quella di quest’anno è la seconda qualificazione mondiale nella storia della federazione calcistica senegalese. Le sorti sono questa volta nei piedi di giocatori sempre verdi come l’attaccante Diouf e, soprattutto, di esordienti mondiali di belle speranze quali il portiere spallino Gomis, il difensore del Napoli Koulibaly, il centrocampista Sane e gli attaccanti “da gioielleria” Mane e Keita Balde, ex Lazio. La stella: Sadio Mané, membro del trio delle meraviglie del Liverpool e uno dei pochi protagonisti positivi dei Reds anche in finale di Champions. Giocatore feticcio: Moussa Sow, ricordate l’apertura di questa guida?
Giappone Discorso analogo a quello svolto per gli africani vale per i nipponici, candidati sì, perché no, al passaggio del turno a gironi, ma con poche chance di andare oltre gli eventuali ottavi di finale. Nella rappresentativa del Sol levante prevale ampiamente l’elemento dell’esperienza, grazie soprattutto alla presenza tra i convocati del terzino Nagatomo e dei centrocampisti di fama internazionale Honda – ex Milan – e Kagawa. Sulla panchina fa notizia la presenza di un C.T. autoctono; una buona notizia indubbiamente per il movimento calcistico giapponese, ma anche una notizia dal sapore amaro per il calcio italiano, che ha esaurito il suo credito in estremo Oriente dopo la buona esperienza di Alberto Zaccheroni, che nel 2011 regalava al Giappone il trionfo in Coppa d’Asia. La stella: Shinji Kagawa, sinuoso ed elegante trequartista del Borussia, guiderà con la sua tecnica i compagni. Giocatore feticcio: Yuto Nagatomo, samurai ex Inter, impossibile non amarlo; speriamo non vi siate persi le sue celebrazioni per il titolo conquistato nella seconda parte di stagione con il Galatasaray. Colombia La nazionale sudamericana inserita nel girone H ha tutti i requisiti tecnici per arrivare lontanoai mondiali di Russia. Non ha nulla da invidiare alle concorrenti del torneo se consideriamo i valori che è in grado di mettere in campo, mentre se la cava peggio al confronto dei titoli internazionali conseguiti. L’unico successo risale infatti al 2001, quando trionfava nella Coppa America di quell’edizione. Il pericolo che oggi potrebbe minare l’incedere trionfale della Colombia in questa edizione dei Mondiali è il solito da vent’anni a questa parte: l’adagiarsi sulle promesse di gloria lasciatele in eredità dalla “generazione d’oro” degli anni Novanta, quella del divino Valderrama per intendersi. In poche parole la Colombia è chiamata a migliorare, in questo torneo, la propria organizzazione di gioco, soprattutto quella difensiva. Davanti, del resto, c’è classe da vendere, magari questa volta a un prezzo un poco più altodi quello che fisserebbe un ex pescivendolo come Carlos Bacca. La stella: James Rodriguez, la 10 sulle spalle, la leadership tecnica nelle mani e una stagione di rilancio da grande protagonista al Bayern Monaco. Giocatore feticcio: Josè Izquierdo, con un nome così, sicuramente un compagno.
Polonia Se si mette da parte l’inesauribile motivazione che potrebbe spingere un drappello polacco alla presa di Mosca, dopo i soprusi subiti dal paese centro europeo in un Novecento da dimenticare per ciò che concerne i rapporti con la Russia, resta l’evidenza di una spedizione, quella del Calcio Polacco, equipaggiata per vincere i mondiali 2018. Alla guida troviamo, nel ruolo di presidente della federazione calcistica polacca, Zbigniew Boniek, vecchia conoscenza del calcio italiano, il cui sguardo appare ancor oggi tra i più lucidi nell’interpretare splendori e miserie di casa nostra, figuriamoci la qualità nel guidare il calcio di casa! Un’anticipazione delvalore assoluto della rosa a disposizione la assaporavamo negli ultimi campionati europei, dove la Polonia ha dato prova di competere alla pari con i campioni del mondo in carica della Germania nel girone di qualificazione e poi uscire ai quarti di finale per mano del miglior Portogallo mai visto in campo internazionale dai tempi dell’indimenticato Eusebio. La guardia della porta affidata a Szczesny, la difesa rocciosa guidata da Glik, il centrocampo gestito in partnership da Krychowiak e Blaszczykowski e l’attacco stellare con Lewandowski promettono grandi speranze al tifo polacco al seguito della spedizione mondiale. La stella: Robert Lewandowski, la miglior prima punta del mondo, ovviamente secondo il suo procuratore. Giocatore feticcio: Kamil Glik, impossibile non citare lui e il personalissimo omaggio di Willie Peyote che si porta in dote. El Muto
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