Agenzia delle Entrate più clemente? Così dicono zero cartelle a Natale

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Agenzia delle Entrate più clemente? Così dicono zero cartelle a Natale
Agenzia delle Entrate più
clemente? Così dicono…zero
cartelle a Natale

Agenzia delle Entrate-Riscossione sospende l’invio delle
cartelle a Natale. Dal 23 dicembre al 7 gennaio 2018 era
prevista la spedizione di circa 320 mila atti; ne resteranno
“congelati” circa 305mila ed i casi cosiddetti inderogabili
che saranno comunque notificati, per la maggior parte con la
pec. Il provvedimento, su indicazione del presidente Ernesto
Maria Ruffini, si legge in una nota ” per non creare inutili
disagi durante le festività natalizie evitando il recapito di
richieste di pagamento in questo periodo particolare
dell’anno”.

Per evitare sorprese, spiega la nota, i contribuenti possono
utilizzare i servizi di Agenzia delle entrate-Riscossione,
alternativi allo sportello, che consentono di avere sempre
sotto controllo la propria situazione debitoria, di essere
avvisati prima dell’arrivo di una cartella oppure di
verificare direttamente dal proprio pc, smartphone e tablet, o
anche da uno sportello bancomat abilitato, l’esistenza di
eventuali richieste di pagamento. Con il servizio “SMS – Se Mi
Scordo”, infatti, i contribuenti possono richiedere di
ricevere messaggi sul cellulare o posta elettronica per essere
Agenzia delle Entrate più clemente? Così dicono zero cartelle a Natale
informati dell’arrivo di una nuova cartella e se all’Agenzia
delle entrate-Riscossione è stata affidata la riscossione di
una somma a loro carico, ma anche per avere un promemoria di
ciascuna delle rate della Definizione Agevolata (per chi ha
aderito alla cosiddetta rottamazione delle cartelle), oppure
per avere una segnalazione in caso di rischio di decadenza da
un piano di rateizzazione in corso perché non si è in regola
con i relativi pagamenti. Il servizio “SMS – Se Mi Scordo” può
essere attivato dal portale agenziaentrateriscossione.gov.it
accedendo all’area riservata con le proprie credenziali (SPID,
pin e password dell’Agenzia delle entrate, pin dell’Inps e
Carta Nazionale dei Servizi). Sempre nell’area riservata del
portale di Agenzia delle entrate-Riscossione, e anche sulla
app Equiclick per smartphone e tablet, è disponibile il
servizio “Controlla la tua situazione-Estratto conto” che
consente di tenere sempre sotto controllo cartelle, avvisi e
procedure di riscossione.

Bitcoin, è tutto oro quel che
luccica? Il parere della
dottoressa Mary Petrillo
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Il Bitcoin è in aumento del 13% e tocca per la prima volta i
10.000 dollari, superando gli 11.000 dollari. Joseph Stiglitz,
premio Nobel all’economia ha dichiarato che il Bitcoin “ha
successo solo per il suo potenziale di aggirare le regole e
per la mancanza di supervisione: dovrebbe essere vietato. Non
ha alcuna funzione sociale”. Fabio Panetta, vice dg della
Banca d’Italia reputa il Bitcoin e le cripto valute “attività,
dei contratti, vulnerabili a crisi di sfiducia che possono
essere repentine” precisando che non disponiamo di “nessuna
visibilità sul volume delle transazioni tranne quanto vengono
convertite in euro ma queste sono la ‘punta dell’iceberg”.

Visco, governatore della Banca d’Italia ha parlato e riferito
invece che “la tecnologia blockchain sta ricevendo una grande
quantità di attenzione da professionisti e mercati finanziari
ed è usata qualche volta in modo perverso”. Il fatto stesso
che una valuta di questo tipo sia salita, nel giro di un solo
anno e in questo modo, può rappresentare un vero e proprio
rischio poiché non esiste un regolamentazione quindi può
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insorgere il concreto pericolo che possano prestarsi forme di
riciclaggio. Il maggiore operatore nel mercato delle
criptovalute mercato il giappone con BitFlyer, che
recentemente ha aperto le porte agli Stati Uniti,
aggiudicandosi quindi la possibilità di poter operare nei
mercati finanziari di New York grazie alla ‘BitLicense’.

L’America   ha aperto le porte al Bitcoin e la Commodity
Futures Trading Commission ha dato via libera a scambi e
vendite da parte del gruppo CME e Cboe Global Market. Cftc
precisa: “i partecipanti al mercato devono considerare che il
nascente mercato e gli scambi per il Bitcoin restano mercati
non regolati e su questo la Cftc ha un’autorita’ limitata, ci
sono  preoccupazioni sulla volatilita’ dei prezzi e sulle
pratiche di scambio su questi mercati”. La Direzione degli
affari religiosi della Turchia, intanto, boccia la cripto
valuta, definendola “non appropriata” all’Islam poiché non è
consona al principi musulmani. La Diyanet specifica che a
questo punto “l’acquisto e la vendita di valute digitali non
sono appropriati secondo la religione per il fatto che sono
aperte a speculazioni rispetto al loro valore e possono
facilmente essere impiegate in attività illegali come il
riciclaggio di denaro. Sono inoltre prive di controllo e
supervisione statale”.

Ma che cos’è veramente il Bitcoin? Si tratta di una moneta
elettronica creata nel 2009 da Satoshi Nakatomo, pseudonimo
dietro il quale si cela un anonimo inventore che a fine 2008
ha presentato su internet la sua idea. Il termine Bitcoin fa
riferimento alla tecnologia, alla rete ma anche alla valuta in
sé. Tale valuta si differenzia da quelle convenzionali perché
non si appoggia a nessun ente centrale e il suo valore si basa
sulla domanda e l’offerta. Non c’è una struttura sofisticata
dietro, viene utilizzato un database che traccia le
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transazioni e sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti
di natura finanziaria. Il sistema Bitcoin consente il
trasferimento anonimo delle monete e vi è la possibilità di
salvare i dati necessari per utilizzare i propri bitcoin si
possono inoltre salvare sul proprio computer o altro
dispositivo sotto forma di “portafoglio” digitale. E’
impossibile controllare il flusso del Bitcoin poiché può
essere trasferito, attraverso internet, verso chiunque
disponga di un indirizzo bitcoin. La totale assenza di un ente
centralizzato che si occupi della gestione, rende
oggettivamente impossibile i controlli da parte di autorità
competenti che potrebbero bloccare i trasferimenti e
sequestrare la criptovaluta allorquando vi fossero gli estremi
per poterlo fare.

Ma è tutto oro quello che luccica? Sembrerebbe proprio di no!
E se da un lato assistiamo alla rapida ascesa della cripto
valuta, dall’altro invece si desume che possa esserci un uso
illecito. Jamie Dimon, numero uno della Banca più grande degli
Usa ovvero la JP Morgan, la definisce “una truffa per
stupidi”. Ma non è l’unico a pensarla così, anche il magnate
dell’economia e degli investimenti John Bogle, fondatore di
Vanguard ha consigliato di stare alla larga dal Bitcoin,
spiegando che “le obbligazioni hanno un tasso d’interesse, le
azioni hanno gli utili e i dividendi, l’oro non ha niente. Non
c’è nulla che supporti il bitcoin eccetto la speranza di
venderlo a qualcuno a un prezzo più alto di quello che si è
pagato per comprarlo”. Come mai i magnati dell’economia temono
e sfiduciano il Bitcoin? Può essere veramente utilizzato dalla
criminalità per il riciclaggio del denaro?

Noi ne abbiamo parlato con la Dottoressa Mary Petrillo,
criminologa, Coordinatrice del Crime Analysts Team, Docente
Master Università Niccolò Cusano che ci ha dato il suo punto
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di vista in merito alla vicenda. Prima di affrontare
l’argomento bitcoin, facciamo una panoramica di quello che
viene definito crimine informatico, ossia quel fenomeno che si
caratterizza nell’abuso della tecnologia informatica, per
scopi illeciti. Questo tipo di crimini, per lo più, sono
perpetrati a scopo di lucro su Internet, oppure sono crimini
messi in atto contro i sistemi informativi di sicurezza
nazionale, attraverso l’accesso illegale per rubare
informazioni ai governi, per effettuare truffe, furti di
identità e come le cronache degli ultimi giorni ci hanno
riportato, anche per ricatti di tipo sessuale. Quindi il
“cybercrime” può essere identificato in vari modi: reati di
pedo-pornografia, danni informatici ad industrie ed aziende a
scopo di lucro, cyber terrorismo, ossia una particolare forma
di violenza attuata da organizzazioni criminali nei confronti
dei Governi, mezzi di informazione, ma anche contro privati
cittadini. Cyberstalking, ossia le molestie assillanti
perpetrate tramite il mezzo informatico, le molestie
informatiche possono colpire la sensibilità di chiunque quali
commenti sul genere, etnia, religione e orientamento sessuale.
Spesso si verificano nelle chat, nei gruppi, ecc. Il
tristemente famoso fenomeno del cyberbullismo, molestie e
violenze verbali ai danni di ragazze e ragazzi e che nei casi
peggiori ha portato ad un esito drammatico dei fatti mediante
suicidi di giovani vittime. Il cybercrime spesso utilizza come
“spazio d’azione” il cosiddetto Deep Web, spazio web oscuro e
praticato perché fornisce la non tracciabilità e quindi il
completo anonimato, ossia è quello spazio web che amo definire
la “terra degli invisibili” ( cit. Mary Petrillo “la terra
degli invisibili, il profondo Web”, in press). In questo
spazio web anche le forze dell’Ordine navigano sotto copertura
a tutela dei cittadini e “cittadini della rete”! (cit. Mary
Petrillo “la terra degli invisibili, il profondo Web”, in
press). In questa sorta di Babilonia, infatti, avvengono
scambi di materiale pedopornografico, vendita di armi, droga,
documenti falsi, clonazione carte di credito e chi ne ha più
ne metta! Ed è proprio in questo oscuro Web che l’utilizzo dei
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bitcoin è molto in auge. I bitcoin sono una sorta di moneta
virtuale, con un potere di scambio molto alto ed è definita
appunto criptomoneta. Lo scambio di moneta virtuale è favorito
nel Deep web perché in esso ci si muove in continuazione con
indirizzi che cambiano da un giorno all’altro, pagine web
dinamiche il cui contenuto viene concepito sul momento dal
server, a seconda di quello che in quel momento il criminale
ha bisogno, sono i cosiddetti siti-civetta, che servono ad
attirare le vittime prescelte. I bitcoin sono preferiti dai
criminali perché grazie alla loro natura virtuale non sono
facilmente rintracciabili ed oltretutto hanno più valore anche
dell’oro e quindi procurano notevoli profitti. Tra l’altro
chiunque può coniarli, ma esiste un tetto massimo di bitcoin
coniabili. L’uso di questa criptomoneta garantisce l’anonimato
anche se ogni bitcoin ha un intestatario in modo da poter
essere utilizzati una sola volta. La privacy è garantita dal
fatto che è il detentore e titolare a decidere se rivelarsi o
meno durante la transazione, ogni moneta, poi, può avere un
address diverso, caratterizzato da 34 caratteri alfanumerici.
In pratica gli scambi di criptomoneta avvengono tra le persone
direttamente interessate senza intermediari quali ad esempio
banche, istituti finanziari. Proprio per queste loro
caratteristiche le monete virtuali sono sicuramente ambite
dalle organizzazioni criminali per riciclare il denaro e
quindi per sfuggire alle Forze dell’Ordine. Per evitare
l’abuso di bitcoin molti Stati , compresa l’Unione europea
hanno discusso e messo a punto eventuali norme in materia di
bitcoin, proprio per evitare che avvengano scambi strani nel
web e quindi stanno cercando di attuare norme antiriciclaggio
che contemplino anche questa sorta di moneta virtuale. Finora
l’Australia ha, recentemente, introdotto un disegno di legge
che regola lo scambio dei bitcoin. Ormai la società tutta,
deve considerare questo tipo di moneta perché ormai tutto può
essere scambiato in internet: beni e servizi quindi
legalizzare e normare questo tipo di valuta virtuale sta
diventando, a mio parere, una vera e propria necessità.
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Angelo Barraco

Rapporto del Censis: Italia
invecchiata e ferita

Il 51° Rapporto del Censis presentato oggi sulla situazione
sociale del Paese/2017 non è dei migliori. Del resto, oltre ai
continui proclami pubblicitari, l’indagine del Censis presenta
la triste realtà. “La società appare sconnessa,
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disintermediata, a scarsa capacità di interazione, a granuli
via via più fini” scrivono gli analisti del Censis. “La
ripresa registrata in questi ultimi mesi sembra indicare, più
che l’avvio di un nuovo ciclo di sviluppo, il completamento
del precedente” indicano ancora.

“Nella ripresa – si legge – persistono trascinamenti inerziali
da maneggiare con cura. Non si è distribuito il dividendo
sociale della ripresa economica e il blocco della mobilità
sociale crea rancore. L’87,3% degli italiani appartenenti al
ceto popolare pensa che sia difficile salire nella scala
sociale, come l’83,5% del ceto medio e anche il 71,4% del ceto
benestante. Pensano che al contrario sia facile scivolare in
basso nella scala sociale il 71,5% del ceto popolare, il 65,4%
del ceto medio, il 62,1% dei più abbienti”.

Il Censis segnala che gli ultimi anni, segnati da livelli di
crescita misurata in pochi o nessun punto decimale del Pil,
hanno cambiato il Paese. In risposta alla recessione, la
società italiana si è mossa quasi esclusivamente lungo linee
meridiane, attraverso processi a bassa interferenza reciproca,
con l’effetto di disarticolare le giunture che uniscono le
varie componenti sociali. E le riforme dell’apparato
istituzionale per la scuola, il fisco, la sanità, la difesa
interna e internazionale, le politiche attive per il lavoro,
gli incentivi alle imprese, il rammendo delle grandi periferie
urbane, fino alle riforme di livello costituzionale, sono
rimaste prigioniere nel confronto di breve termine, insomma
all’Italia manca la capacità di guardare oltre, di guardare
avanti.

Gli analisti del Censis avvertono che “siamo un Paese
invecchiato che fatica ad affacciarsi sullo stesso mare di un
continente di giovani; impotente di fronte a cambiamenti
climatici e a eventi catastrofici che chiedono grandi risorse
e grande impegno collettivo; ferito dai crolli di scuole,
ponti, abitazioni a causa di una scarsa cultura della
manutenzione; incerto sulla concreta possibilità di offrire
pari opportunità al lavoro e all’imprenditoria femminile,
immigrata, nelle aree a minore sviluppo; ambiguo nel dilagare
di nuove tecnologie che spazzano via lavoro e redditi;
incapace di vedere nel Mezzogiorno una riserva di ricchezza
preziosa per tutti”. “Il futuro si è incollato al presente. Ma
proprio lo spazio che separa il presente dal futuro è il luogo
della crescita” avverte ancora il Censis che rileva una
politica che “invece ha mostrato il fiato corto” e di
“decisori pubblici rimasti intrappolati nel brevissimo
periodo”. “Se chi ha responsabilità di governo e di
rappresentanza si limita a un gioco mediatico a bassa
intensità di futuro, resteremo nella trappola del procedere a
tentoni, senza metodo e obiettivi, senza ascoltare e prevedere
il lento, silenzioso, progredire del corpo sociale”.

Marco Staffiero

Reddito    di    Inclusione,
Piazzoni    (Pd):   “Dal   1
dicembre al via le domande”
“Siamo all’avvio di una delle principali innovazioni per il
nostro Paese in tema di welfare: dal primo dicembre si
potranno infatti presentare le domande per il Reddito di
Inclusione (ReI), la prima misura unica nazionale per il
contrasto alla povertà, introdotta dal Governo”.

Lo   afferma   la   Deputata   del   Partito   Democratico   Ileana
Piazzoni, relatrice alla Camera della legge delega per il
contrasto alla povertà e del relativo decreto attuativo.

“Il ReI rappresenta una svolta importante per il nostro
sistema di protezione sociale, che per la prima volta si dota
di una misura volta all’inclusione attiva delle persone in
condizione di povertà: accanto all’erogazione di un beneficio
economico (che per le famiglie numerose supererà i 500 euro
mensili) il ReI prevede una progettazione integrata da parte
dei diversi servizi territoriali, con lo scopo di attivare
percorsi di reinserimento sociale e lavorativo finalizzati
alla fuoriuscita del nucleo familiare dalla condizione di
povertà.

Nella prima fase di avvio, il Rei sarà rivolto
prioritariamente ai nuclei familiari con figli minori, figli
con disabilità, donne in stato di gravidanza o persone ultra
cinquantacinquenni disoccupate, ma già dal primo luglio
dell’anno prossimo potranno accedere al ReI tutte le persone
in condizione di povertà secondo i requisiti economici
previsti dalle norme: ISEE inferiore a 6.000 euro, ISRE
inferiore a 3.000 euro (indicatore del reddito disponibile
diviso la scala di equivalenza dell’ISEE), patrimonio
immobiliare diverso dalla prima casa inferiore a 20.000 euro
di valore IMU, patrimonio mobiliare inferiore a 10.000 euro
(8.000 euro per la coppia, 6.000 euro per il singolo).

Per accedere al ReI, è necessario presentare la domanda
predisposta dall’INPS (già disponibile sul portale
dell’Istituto e sul sito del Ministero del lavoro) presso il
comune di residenza o gli altri punti di accesso stabiliti a
livello di ambito territoriale: essenziale in questa prima
fase sarà la predisposizione di campagne informative da parte
dei comuni, che siano in grado di coinvolgere la rete del
terzo settore e tutte le associazioni che sul territorio si
occupano di contrasto alla povertà e sostegno alle persone in
difficoltà.

L’avvio del ReI impegnerà a fondo, specie nei primi mesi, gli
operatori dei servizi territoriali: in merito a ciò sarà
fondamentale che i comuni si attivino per la formazione e il
loro rafforzamento, possibili grazie alle risorse che saranno
messe a disposizione per questa finalità: 500 milioni di euro
già sono stati stanziati per potenziare la rete dei servizi
sociali (16 milioni destinati al Lazio) mentre una quota
strutturale di risorse (297 milioni nel 2018, 347 nel 2019 e
470 milioni a partire dal 2020) sarà destinata agli ambiti
territoriali per potenziare personale e servizi.

L’avvio del ReI – conclude Piazzoni – rappresenta un punto
cruciale nelle politiche di contrasto alla povertà del nostro
Paese e deve vedere tutte le istituzioni e gli attori sociali
coinvolti adoperarsi per riuscire a raggiungere da subito il
maggior numero di persone che possono beneficiare della
misura.
L’amico a quattro zampe val
bene una Tari maggiorata

I così detti amici a quattro zampe non votano. Non votano, i
pappagalli, i criceti e i pesci rossi. Fino ad oggi, a parte
quello umano, nessun’altro animale gode di questo privilegio.
Fino a quando però, sarà così? A fare arrivare la loro “voce”
alla Camera ci sta pensando Michela Vittoria Brambilla che,
con Berlusconi come testimonial, ha dato vita al partito
animalista che tenterà di guadagnare più seggi alla Camera per
i suoi cani. E mentre un anziano cittadino stava lì lì per
spegnere l’apparecchio tv e dedicarsi ad altro, annoiato di
guardare, tra un intervallo di pubblicità e l’altro, un
vecchio film, ci racconta di essersi incuriosito per uno spot
pubblicitario: due signore si salutano e una dice all’altra
“vado di fretta per ritirare la torta dalla pasticceria perché
oggi è il compleanno di Fiffy”. Fiffy, veniva a sapere dopo
l’anziano cittadino, era il caro amico a quattro zampe.

Nulla da dire perché con i propri soldi ognuno è libero di
fare ciò che vuole. Si può immaginare però, che c’è chi sta
pensando ai tanti bambini che non riescono a consumare due
pasti al giorno e a tanti dei loro genitori che fanno
veramente il “digiuno a staffetta” dieci volte al mese.
Comunque l’Italia è una Repubblica e si dice pure che sia
democratica. All’esame della Commissione Affari Sociali della
Camera c’è una proposta di legge che, senza dubbio piacerà
alla signora proprietaria di Fiffy e ad altri che condividono
le sue passioni. La proposta che vorrebbe l’amico a quattro
zampe anch’esso iscritto sullo stato di famiglia è intitolata:
“Disposizioni concernenti l’interoperabilità dell’anagrafe
della popolazione residente con le anagrafi canine regionali e
l’indicazione degli animali di affezione nelle certificazioni
relative allo stato di famiglia”.

A sostegno di questa proposta, l’ENPA, Ente Protezione Animali
Domestici ha raccolto 10.289.796 firme. Lo stato di famiglia,
a sentire i promotori delle campagne pro animali, non si
allargherebbe ai soli amici cani ma, sempre secondo gli
animalisti, dovrebbero trovare spazio anche i gatti, i
pappagalli, i criceti e i pesci rossi. E il servizio sanitario
nazionale sarebbe tenuto a provvedere alle loro cure mediche.
La materia è molto fluida ed è in continuo divenire. Ha fatto
molto discutere il caso della signora, dipendente
dell’Università La Sapienza di Roma, a cui è stato concesso il
permesso retribuito per assistere il suo cane malato, a norma
di contratto collettivo dei dipendenti pubblici per “gravi
motivi famigliari e personali”. Una volta votata questa legge
anche Fiffy e gli animali domestici dell’Arca di Noé
entrerebbe negli archivi anagrafici del Comune e a pieno
titolo farebbero parte integrante del numero dei componenti il
nucleo familiare.
Ciò detto, giriamo pagina e passiamo alla fase successiva,
guardiamo l’altro lato della medaglia, anch’esso ha la sua
importanza. Dice un principio europeo al riguardo della Tari:
più sporchi e più paghi. Principio giusto, pienamente
condivisibile.

Quali sono le modalità di calcolo della tariffa sui rifiuti –
Tari? Tanto per iniziare diciamo che la tariffa sui rifiuti
per le utenze domestiche si compone da una quota fissa ed una
quota presuntiva. Per il tema di oggi interessa la prima quota
e cioè quella fissa. In poche parole questa quota si determina
moltiplicando il numero di metri quadri della superficie
calpestabile dell’immobile del contribuente per la tariffa
corrispondente il numero dei componenti del nucleo familiare
iscritto negli archivi comunali. La tariffa, poi,
corrispondente il numero dei componenti del nucleo familiare
iscritto negli archivi comunali, viene determinata seguendo un
principio di proporzionalità dettato dall’Europa e cioè più
sporchi e più paghi. Ragionevolmente si può interpretare che
due sporcano più di uno e tre più di due. Da questo
ragionamento è stata stilata una tabella tariffaria che
stabilisce un principio di una tariffa progressivamente
crescente con il numero dei componenti il nucleo familiare.

A titolo esemplificativo citiamo il caso di due genitori e un
figlio che scontano la tariffa inerente a tre componenti
familiari mentre due genitori, un figlio e due cani
sconterebbero una tariffa maggiorata e cioè quella relativa a
5 componenti e così via crescendo. Nell’eventualità che la
proposta di legge di inserire “l’indicazione degli animali di
affezione nelle certificazioni relative allo stato di
famiglia”, domani potremmo assistere al caso appena spiegato a
titolo di esempio. I vari proprietari di Fiffy, pertanto,
oltre alla torta di compleanno, le spese del centro di
benessere, le parcelle di fisioterapia e la ginnastica attiva,
il tutto per il benessere del loro caro a quattro zampe,
troverebbero un extra da pagare sulla bolletta Tari. Nulla di
che allarmarsi, dunque, perché nel caso passi la legge non ci
sarà nulla di anormale, niente di ingiusto. L’amico a quattro
zampe val bene una Tari maggiorata.

Emanuel Galea

Occupazione    e   sviluppo
sostenibile:             la
globalizzazione e i rami
tagliati dei mestieri

Una vecchia saggezza contadina sintetizza, più di mille
simposi, il concetto che si intende esprimere con questo breve
scritto. Diceva il detto popolare: “Non tagliare il ramo su
cui sei seduto”.
Il concetto è di una tale saggezza, oltre che ovvietà, che la
sua semplicità viene snobbata dai burocrati della politica e
da tanti studiosi impegnati in convegni persino anche in
quelli di altissimo spessore. Ci fu un accenno a questo saggio
del “ramo tagliato” quando si discuteva il concetto di
economia di montagna e in un breve passaggio, trattando “lo
sviluppo sostenibile” si è molto discusso di fare economia del
taglio dei boschi, studiare il rimboschimento ed altri
argomenti inerenti all’industria del legno e ai fattori
ecologici di protezione del territorio. Discussioni
validissime, andavano fatte e si è fatto bene a sollevarle,
però, la filosofia di quel detto popolare è più profonda e non
può essere incamiciata esclusivamente nell’argomento “sviluppo
sostenibile” come si era inteso in quel convegno.

Il dito accusatorio di quel saggio
contadino oggi è rivolto verso il
problema lavoro, verso l’occupazione
Qualcuno può domandarsi: che c’entra il ramo tagliato
dell’albero con la crisi occupazionale? A parere di chi scrive
c’entra e qui si cerca di dare una spiegazione. Quel ramo
segato e bruciato è la causa prima della crisi. Se si vuole
considerare l’albero in un paese come il simbolo della
crescita, della produzione, della vita sociale, non si può non
pensare ai suoi rami raffiguranti le varie imprese e le
imprese non sono altro che l’espressione dei mestieri,
dell’artigianato. Ad ogni ramo corrispondeva un mestiere che è
stato reciso, bruciato oppure si è assisto forsennatamente e
passivamente al suo esportare in altri paesi. Non è scopo di
questo scritto suscitare nostalgie per la sparizione delle
attività dell’acquaiolo, del lattaio, del venditore di
ghiaccio, che ogni giorno attraversavano il centro cittadino
per soddisfare le primarie necessità dei residenti, tutte
attività sorpassate dai tempi e dal progresso.

Altri    mestieri     invece    sono    stati    fagocitati
dall’industrializzazione e dalla globalizzazione non essendo
più remuneranti, rendendo iniquo l’impegno del lavoro
altamente specializzato e così si è assistito alla scomparsa
dei numerosi artigiani che svolgevano le loro attività
insegnandole successivamente ai volenterosi apprendisti. Fra
questi si trova la sparizione del bottaio, del ramaio, dello
stagnaro, del falegname, dell’idraulico, del fabbro, del
sarto, del calzolaio, dell’elettricista e tanti altri.

Tutti mestieri che impiegavano mano
d’opera e davano da mangiare ad intere
famiglie
E’ stato fagocitato dalla globalizzazione anche l’artigianato
femminile come le cappellerie, le lavanderie, le materassaie,
le ricamatrici, le tessitrici e tanti e tanti altri
artigianati. Tutte queste attività oggi sono state assorbite
dall’industria dell’“usa e getta” ed il lavorato è concentrato
nelle mani delle multinazionali che lo mettono sul mercato
come prodotto già finito a disposizione della clientela con il
metodo “self service”.

Sono tutti rami tagliati dall’albero della produzione che
significa la perdita di tanti mestieri e per conseguenza tante
persone a spasso intorno al tronco dell’albero spogliato.
Ad aggravare la situazione c’entra anche la preparazione
scolastica ed universitaria. Non si deve avere paura di dire
che a tanti giovani d’oggi manca la voglia oppure sono mal
disposti ai lavori manuali-usuranti. Molti sono attratti dalle
luci dello spettacolo e sognano carriere da cantanti, da
veline, da ballerine, da segretarie oppure, molto gettonata,
una carriera nel mondo dell’informatica.

Encomiabile l’iniziativa di certi licei che effettuano
“l’alternanza scuola lavoro”. Perché non si risolverà la crisi
occupazionale con slogan roboanti ed altisonanti di
provenienza estera come “internet marketing”, “car sharing”,
“accountability”, “start up”,“sharing economy” e l’industria
4.0 su cui il governo investe 13 miliardi. Quest’ultima molto
comunemente la possiamo definire come la produzione
industriale del tutto automatizzata e interconnessa. Ancora ci
piacerebbe vedere quanti posti di lavoro abbia prodotto. Fa
veramente piacere leggere, con vera soddisfazione, che ancora
c’è chi crede che i rami dell’albero non dovrebbero essere mai
tagliati. Al contrario andrebbero curati e fatti prosperare.
E’ ciò che fanno ancora con successo alcuni artigiani come,
per esempio, il laboratorio dei mestieri perduti di Sauro
Alberto Manchia a Trevignano di Roma. Ci si augura che nuovi
laboratori sorgano nuovamente per rinvigorire l’albero
dell’occupazione, dando nuova vita ai mestieri, linfa ai rami,
che irrobustiti raffredderebbero la crisi occupazionale che
incombe sul paese.

Emanuel Galea

Allarme Caritas: giovani più
poveri dei genitori

Mancano poche settimane alla fine dell’anno e la tanto
decantata ripresa non ha caratterizzato nemmeno il 2017.
Ancora slogan pubblicitari per recuperare un voto per qualche
possibile elezione all’orizzonte. Niente di più, ed intanto il
nostro paese continua a precipitare. Dai salotti degli
economisti illustri si decanta un paradossale aumento del Pil
dello 0,000001 %. Buono per far addormentare ancora di più un
paese che piange per l’eliminazione della nazionale dai
mondiali o si prepara con tutta euforia alla prossima partita
di calcio.

La situazione reale è un’altra: i giovani sono sempre più a
rischio esclusione sociale. E’ la fotografia poco rassicurante
del rapporto Caritas 2017 sulla povertà giovanile presentato
oggi a Roma da mons. Nunzio Galantino, segretario generale
della Cei e da don Francesco Soddu, direttore di Caritas
Italiana.

“Il futuro di molti giovani in Italia non è serenamente
proiettato verso l’avvenire”, sottolinea il rapporto dal
titolo significativo ‘Futuro anteriore’. Nel dettaglio, nella
fascia di età 18-34 anni è povero 1 su 10 e il rischio povertà
ed esclusione sociale tocca il 37% dei giovani italiani.
Complessivamente, in dieci anni la situazione è andata
peggiorando visto che il numero complessivo di poveri è
aumentato del 165,2% in un decennio: nel 2016 le persone in
grave povertà sono risultate 4 milioni e 742mila. “I dati
parlano chiaro – ha osservato il segretario generale della
Cei, mons. Nunzio Galantino – . Nel nostro Paese, i figli
stanno peggio dei genitori, i nipoti stanno peggio dei nonni.
Che fare allora come credenti? Sentiamoci ingaggiati in nome
del Vangelo. I professionisti dell’indignazione non mi
convincono perchè è uno sport molto vicino a quello dello
scaricabarile. La povertà non ha colore, da chiunque viene
sperimentata fa male e basta.

Stop alle strumentalizzazioni”. Nel dettaglio, spiega il
rapporto Caritas che oggi “un giovane italiano su dieci vive
in uno stato di povertà assoluta. Nell’ultimo decennio
l’incidenza della povertà tra i giovani (18-34 anni) è passata
dall’1,9% al 10,4%”. A diminuire è la percentuale tra gli over
65, passata dal 4,8% del 2007 al 3,9%. “Rispetto al passato,
ad essere maggiormente penalizzati dalla povertà economica e
dall’esclusione sociale non sono più gli anziani o i
pensionati, ma i giovani – registra il rapporto -. Se negli
anni antecedenti la crisi economica la categoria più
svantaggiata era quella degli anziani, da circa un lustro sono
invece i giovani e giovanissimi (under 34) a vivere la
situazione più critica, decisamente più allarmante di quella
vissuta un decennio fa dagli ultra-sessantacinquenni”.
Preoccupa la situazione dei minori: in Italia, 1 milione
292mila sono nella povertà assoluta (il 12,5% del totale).
Particolarmente drammatica la condizione delle famiglie dove
sono presenti tre o più figli minori per le quali l’incidenza
della povertà sale al 26,8%, coinvolgendo quasi 138mila
famiglie e oltre 814mila individui. Risulta ampio il divario
relativo all’incidenza della povertà tra i nuclei di soli
stranieri (25,7%) e misti (27,4%) rispetto a quella di soli
italiani (4,4%).

Giovani penalizzati rispetto ai coetanei europei. La povertà
giovanile coinvolge nel vecchio continente più di 15 milioni
di ragazzi tra i 16 e i 24 anni (il 27,3% del totale). In
questo contesto si registra in Italia un forte aumento della
povertà giovanile: i ragazzi a rischio di povertà ed
esclusione sociale in Italia sono passati da 1 milione e
732mila del 2010 a 1 milione e 995mila del 2015 (223mila
giovani poveri in più, pari ad un incremento del 12,9%).
Secondo il Rapporto, il rischio di povertà ed esclusione
sociale riguarda il 33,7% dei giovani italiani (il 6,4% in più
rispetto a quanto accade nel resto d’Europa). L’Italia,
dunque, è il terzo Paese dell’Unione ad aver incrementato il
numero dei giovani in difficoltà. E se la Spagna, con un
aumento di oltre 300mila unità in soli 5 anni, fa segnare il
record negativo, ci sono Paesi che sono riusciti a ridurre il
fenomeno della povertà giovanile, come nel caso di Polonia
(328mila poveri in meno), Francia (-321mila) e Germania
(-236mila). Nei centri di ascolto oltre il 40% di nuovi
utenti. Chiedono viveri, vestiario, accesso alla mensa,
servizi di igiene personale, poi sussidi economici per il
pagamento di bollette/tasse, canoni di affitto o spese
sanitarie. Questa è la realtà di oggi!

Marco Staffiero

Banche Venete, bankitalia
replica    a   Consob:    la
avvertimmo su banche venete

Bankitalia replica alla Consob che aveva accusato la banca
centrale di non essere stata avvisata sui problemi relativi
alle banche venete. La segnalazione della Banca d’Italia alla
Consob nel novembre 2013 sull’incoerenza del prezzo
dell’aumento di capitale di Veneto banca, ha detto il capo
della Vigilanza di Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, nel
corso della sua testimonianza di fronte alla commissione
d’inchiesta, era più che sufficiente per far scattare un
warning dell’altra autorità. Se poi l’autorità non agisce non
so, non so cosa sia successo nei comitati tecnici”. La Banca
d’Italia, ha spiegato Barbagallo, segnalò che il prezzo per
l’aumento di capitale di Veneto Banca era “incoerente con il
contesto economico. Nel momento in cui la Consob ritiene di
non avere i mezzi per poter fare una verifica poteva chiedere
a noi, cosa che non ha fatto. Ricordo che esiste un luogo
deputato a scambio di informazione, il comitato tecnico e
lì poteva chiedere. Se non avesse avuto i mezzi avrebbe potuto
dire che non li aveva e avremmo ispezionato noi”.

A sferrare il primo attacco è il dg Consob Angelo Apponi,
spiegando che Banca d’Italia nel 2013 non segnalò
all’authority “problemi” di Veneto Bancain vista dell’aumento
di capitale anzi indicò che l’operazione era “strumentale a
obiettivi previsti dal piano per effettuare eventuali
acquisizioni coerenti con il modello strategico della banca
salvaguardando liquidità e solidità”.

Secondo Apponi la Consob ricevette dalla Banca d’Italia nel
2013 informazioni incomplete per valutare il prezzo
dell’aumento di capitale lanciato quell’anno da Veneto Banca.
“Ci viene detto (nella comunicazione ricevuta da via
nazionale, ndr) che il prezzo è alto. Altro è quello che
leggiamo nel verbale ispettivo, che riceviamo nel 2015, dove
si dice che la metodologia di calcolo del prezzo è irrazionale
e ci sono dei vizi. L’informazione è significativamente
diversa”. Quanto a Banca Popolare di Vicenza, ha rilevato
Apponi, Consob “non ricevette nessuna informazione da parte di
Bankitalia sul prezzo”.

Il tema del prezzo delle azioni dell’aumento di capitale
lanciato dagli istiuti veneti è proprio uno di quelli su cui
sono emerse le maggiori contraddizioni nel primo intervento in
aula dei due. Prezzo che sarebbe stato stabilito al di sopra
del valore di mercato con meccanismi carenti e oggetto di
forti rilievi nelle ispezioni di Banca d’Italia. Verbali
ispettivi che non è chiaro se siano stati trasmessi a Consob
anche in forma non integrale

Bitcoin: la criptovaluta del
momento

Nella scena finanziaria del momento si sente parlare spesso
di criptovalute. Cosa sono e come funzionano? Due domande
lecite, soprattutto alla luce delle recenti performance di
Bitcoin, Ethereum e Litecoin, solo per citarne qualcuna.
Nel pieno del boom virtuale, capire cosa sono le criptovalute
e come funzionano è qualcosa di fondamentale importanza
soprattutto perché, critiche a parte, esse potrebbero davvero
rappresentare il futuro.

Una criptovaluta rappresenta a tutti gli effetti denaro
virtuale, che dunque non possiamo toccare con mano, ma che
basa il proprio funzionamento sui principi della crittografia.
Stiamo parlando di strumenti digitali open sourceche superano
il concetto di denaro tradizionale posseduto dai governi e
permettono di compiere operazioni in sicurezza e anonimato.

Le informazioni alla base delle transazioni in criptovalute
vengono memorizzate e trasmesse, ma soltanto i destinatari
delle stesse possono leggerle. Per capire cosa sono ma
soprattutto come funzionano le criptovalute, bisogna
immaginarle come degli strumenti ricchi di dati da
decodificare.

La già citata crittografia viene utilizzata per verificare le
transazioni e controllare l’entrata della valuta nel sistema
attraverso l’attività di mining. Il procedimento rende il
sistema stesso più robusto, ma soprattutto più sicuro.

Una delle criptovalutee più in voga del momento, grazie alle
sue performance molto soffisfacenti sono i Bitcoin. Parliamo
di una valuta elettronica fra le più famose e una delle loro
caratteristiche peculiari è che non c’è un organo centrale che
li emette, ma essi utilizzano un database distribuito tra i
nodi della rete che traccia le transazioni, processo noto
come blockchain.

Inoltre, i Bitcoin utilizzano la crittografia per gestire gli
aspetti funzionali quali, ad esempio, la creazione di nuova
valuta.

I Bitcoin, dunque, sono una moneta che non ha padrone e che
non esiste fisicamente, ma può essere usata per i pagamenti
proprio come se fosse una moneta fisica.
Il loro valore, poi, è stabilito sulla base di complessi
calcoli e il loro mercato è abbastanza ristretto, oltre al
fatto che la crescita di questa moneta è controllabile e
stabilita a priori, aspetto questo che la rende immune dalle
fluttuazioni legate alle politiche monetarie e che permette di
stabilire un certo livello di inflazione.

Cosa sono i Bitcoin?
I Bitcoin sono, dunque, una valuta virtuale creata nel 2009
da Satoshi Nakamoto, un informatico di cui in realtà non si
conosce la vera identità.

La nascita dei Bitcoin è corrisponde alla concretizzazione del
concetto di criptovaluta che è una valuta digitale,
decentralizzata e paritaria implementata sulla crittografia
per generare moneta e validare le transazioni.

La volontà era quella di creare una valuta indipendente da
ogni autorità e che permettesse, dunque, di effettuare
pagamenti elettronici su scala globale in modo veloce e
anonimo.

Questo tipo di valuta, dunque, esiste solo virtualmente e non
ha una corrispondenza fisica. Questo aspetto ha creato diversi
problemi in termini di fiducia tanto che in alcuni paesi la
valuta è stata vietata.
La modalità di scambio dei Bitcoin, infatti, prevede l’assenza
di un’autorità di controllo e i trasferimenti vengono definiti
come un cambio di proprietà della valuta.

Questa peculiarità impedisce di annullare una transazione e
riappropriarsi dei Bitcoin trasferiti, anche perché la
transazione viene trasmessa ai nodi più vicini della rete che
poi propagano il pagamento attraverso la rete.

I nodi onesti, però, rifiutano le transazioni fraudolente o
invalide, cosa che aumenta il livello di sicurezza degli
scambi effettuati.
La caratteristica essenziale dei Bitcoin, poi, è che nessuno
può controllarne il valore, proprio grazie al metodo di
creazione della valuta che è decentrato.

La quantità di valuta in circolazione è definita a priori e
tutti ne sono a conoscenza; in questo modo l’inflazione, che è
prevedibile, può essere utilizzata da un ente centrale per
ridistribuire la ricchezza tra gli utenti. La quantità totale
di Bitcoin è stata stabilita a priori e tende a 21 milioni.

Come si usano i Bitcoin?
Per poter utilizzare i Bitcoin si deve prima scaricare sui
propri supporti informatici il portafoglio Bitcoin, detto
anche wallet che ha la funzione di custodire il denaro che poi
genererai o che ti verrà dato.

Il portafoglio genera automaticamente un indirizzo Bitcoin, ma
si ha la possibilità di crearne uno ogni volta che se ne ha
necessità.
Il portafoglio Bitcoin e l’indirizzo Bitcoin non sono la
stessa cosa: il wallet è un portafoglio unico a cui si possono
associare i vari indirizzi che si generano mano mano, secondo
regole precise di comportamento.

L’attività di reperimento dei Bitcoin si chiama Mining e può
essere svolta tramite l’acquisto dei Bitcoin da altre persone
o aderendo ad un pool che è una sorta di consorzio a cui ogni
persona cede una parte delle risorse del proprio pc.

Attraverso il cedimento delle risorse del pc, si possono
effettuare calcoli molto complessi che porteranno a risolvere
crittografie, la cui soluzione mette a disposizione un certo
numero di Bitcoin da dividere fra coloro che hanno messo in
comune le risorse in base al contributo iniziale.
Bitcoin: vantaggi e svantaggi
L’utilizzo dei Bitcoin presenta tutta una serie di vantaggi e
di svantaggi. Uno dei principali svantaggi, ad esempio, è
la ristrettezza del mercato: non sempre è facile, infatti,
trovare persone che accettano pagamenti in Bitcoin.

Ciò determina anche il fatto che tale valuta è poco diffusa,
diventando sensibile agli eventi ed avendo ancora un valore
molto volatile.
Infine, la giovane età della valuta determina servizi in via
di sviluppo, con conseguenti limitazioni nell’utilizzo
rispetto alle altre valute.

D’altra parte, però, i pagamenti effettuati con i Bitcoin
sono liberi e trasparenti: è possibile, infatti, trasferire
Bitcoin in ogni momento e da ogni parte del mondo, senza
limitazioni; ogni transazione, poi, è registrata in forma
anonima nella rete Bitcoin e consultabile in ogni momento.

Inoltre, i pagamenti tramite Bitcoin sono soggetti a rischi
minori proprio per il loro carattere di anonimato che non
diffonde i dati personali dell’acquirente e permette un
commercio pressoché libero da frodi fiscali e furti
d’identità.

Infine,              le            commissioni           di
pagamento sono personalizzabili dall’acquirente sulla base
della velocità di conferma di pagamento che si vuole avere,
mentre invece non esistono per la ricezione di Bitcoin.

Aspetto negativo di questa valuta è che è sempre più spesso
utilizzata nei traffici illegali, ad esempio quelli di droga,
proprio per l’anonimato delle transazioni che rendono
impossibile recuperare i dati sensibili dell’acquirente e del
venditore.

Giulia Ventura
Londra, World Travel Market:
l’alberghiero di Amatrice
rappresenterà   la   Regione
Lazio
AMATRICE (RI) – Il World Travel Market è la più grande fiera
londinese sul turismo in cui vengono rappresentati tutti i
paesi del mondo, un vero must per il settore turistico che si
tiene ogni anno a Londra e dura tre giorni. L’ area food del
padiglione Italia è stata rappresentata il primo giorno dal
Piemonte, il 7 dalla Calabria e nella giornata conclusiva
dell’8 Novembre dalla Regione Lazio.

Per il Lazio a cucinare è l’Istituto Alberghiero di Amatrice:
amatriciana e gricia piatti della tradizione laziale
illustrati ai giornalisti e ad un pubblico specializzato di
professionisti, un gruppo scelto di blogger enogastronomici.
Gli allievi dell’ultimo anno dell’Istituto Alberghiero,
accompagnati dal docente Elia Grillotti, hanno gestito, con
riconosciuta alta professionalità e competenza, l’area
ristorante per un selezionato numero di addetti al settore
turistico mondiale (circa 100 persone) che hanno avuto
l’occasione di gustare la gricia e l’amatriciana preparate con
prodotti tipici del territorio reatino in particolare e più in
generale laziale.

Per i ragazzi dell’Alberghiero di Amatrice si tratta di una
grande opportunità, una occasione bellissima di partecipare ad
una manifestazione che si rivela essere unica per l’intera
industria del turismo che in questi giorni si incontra e
confronta sulle proprie esperienze, rappresentando inoltre per
i partecipanti un vantaggio competitivo e la possibilità di
essere continuamente aggiornati con le ultime notizie nel
settore.

L’esperienza a Londra è stata possibile grazie anche agli
sponsors che si ringraziano vivamente: Il Salumificio Sano, Il
Pastifico Strampelli, l’azienda agricola Valle Santa,
l’azienda agricola Colle Solatio, l’ azienda vinicola Casale
del Giglio, la Regione Lazio, il Vicepresidente Massimiliano
Smeriglio e l’Agenzia Regionale del Turismo.
Milano Nord: sportelli di
aiuto per chi ha problemi
economici

A Milano Nord due nuovi sportelli di aiuto per chi ha problemi
economici
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