Io... e il diabete ... imparo a conoscerlo, imparo a conviverci
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Indice Presentazione 5 Cenni storici 6 Cenni di fisiologia pancreatica 7 Classificazione 8 Diabete di tipo 1 8 Diabete di tipo 2 (diabete dell’adulto) 9 Diabete secondario 9 Manifestazioni cliniche 10 Princìpi per un buon controllo del diabete 11 Automonitoraggio glicemico 12 Test sulle urine 15 Terapia insulinica 16 Strumenti disponibili per l’iniezione 17 Modalità di conservazione dell’insulina e dell’iniettore a penna 18 Dove fare l’iniezione 18 Principi generali di terapia insulinica 19 Alimentazione 20 La distribuzione dei pasti 23 Esercizio fisico 23 Ipoglicemia 25 Come riconoscerla 25 Cosa la provoca? Come si previene? 26 Come trattarla 26 Effetto rimbalzo 28 Eventi intercorrenti 28 Viaggi 29 Aspetti burocratici 29 Patente 29 Esenzione e fornitura dei presìdi 30 Esami di laboratorio 30 Glossario 33 Bibliografia 34
Presentazione La malattia diabetica richiede, per la sua cura, forti sinergie e sintonie tra paziente e personale sanitario, mirate all’ottimizza- zione della comprensione dei meccanismi che inducono l’iper- glicemia e delle strategie terapeutiche. Queste si avvalgono della conoscenza di nozioni di fisiologia dell’alimentazione, dell’attività fisica e del corretto uso dei farmaci antidiabetici. La carenza di conoscenza, anche in uno solo dei punti appena citati, può com- promettere il buon controllo del diabete, rendendo più frequenti gli episodi di iperglicemia e di ipoglicemia. La letteratura internazionale dimostra che l’educazione al pa- ziente e il conseguente suo maggior coinvolgimento sono essenziali e centrali, come essenziale e centrale è un programma educativo terapeutico che veda impegnate tutte le figure del team diabetologico in modo consapevole e coordinato. Questo breve manuale vuole essere un aiuto per tutti coloro che si apprestano a superare le difficoltà di dover convivere con la malattia diabetica, in modo da essere motivati a controllarsi sempre meglio. L’obiettivo è di riuscire a motivare il paziente al cambiamento per giungere ad un’efficacia terapeutica e ad un atteggiamento più responsabile nei confronti della propria salute per avere una vita serena ed equilibrata. Ci auspichiamo che tale strumento possa stimolare la curiosità del soggetto, spingendolo ad approfondire specifici argomenti, con il supporto del persona- le sanitario dedicato. Tutto ciò richiede un approccio integrato con un coordinamento più stretto fra i diversi servizi. Le finalità dell’educazione sanitaria quindi sono diverse: acquisire coscienza della propria salute, aumentare le conoscenze, rea- lizzare un cambiamento di abitudini, spingere il paziente ad un atteggiamento più responsabile, acquisire la capacità di prendere decisioni, realizzare un cambiamento nei comportamenti e pro- PROMOZIONE muovere una modificazione sociale. Per tutti questi motivi, in dia- betologia, è indispensabile affrontare l’educazione sanitaria come della SALUTE punto fermo del processo di cura. 5
Cenni storici Il diabete mellito è una malattia antica, già conosciuta 20 secoli fa. La parola “diabete” deriva dal greco e significa sifone o fontana, mentre la parola “melli- to” significa dolce come il miele, rifacendosi alla presenza di zucchero nelle urine. Gli egizi hanno citato la malattia diabetica in un papiro che risale al 1550 a.C. Nella medicina tradizionale indiana, che risale al V secolo d.C., viene riportato che esi- stono due tipi di diabete, uno che si presenta nelle persone magre e di ogni età ed un altro comune nelle persone sovrappeso. A lungo nella storia della medicina si pensò che il diabete fosse una malattia renale; nel 1679 un medico inglese, Thomas Willis, descrisse come “magnificamente dolci” le urine dei pazienti diabetici. Circa 100 anni dopo un medico di Oxford per primo osservò che c’erano alti livelli di zucchero nel sangue dei diabetici; ciò lo spinse a supporre che lo zucchero ve- nisse perso con le urine prima di essere utilizzato. Solo nel 1889 fu scoperta la chiave per capire la reale causa della malattia diabetica. In quell’anno, infatti, Paul Langherans scoprì che all’interno del tes- suto pancreatico erano presenti dei grup- pi di cellule che, se venivano danneggiate, portavano allo sviluppo di una situazione simile al diabete. Da allora queste cellule vennero chiamate “Isole di Langherans”. Nel 1921 i canadesi Banting e Best isola- rono l’insulina prodotta dalle beta cellule delle Isole di Langherans e la utilizzaro- no in un famoso esperimento sul cane Margjorie. Il giovane Leonard Thomson è passato alla storia come il primo diabetico curato con l’insulina nel 1922; dopo alcuni anni l’insulina fu posta in commercio e ad essa devono la vita milioni di persone. Il diabete è una delle malattie metaboliche più diffuse ed è in progressivo aumento. 6
Cenni di fisiologia pancreatica Il pancreas è un organo addominale in grado di produrre l’insulina e il glucagone, due ormoni coinvolti nella regolazione dei livelli di glucosio dell’organismo. Il glucosio è uno zucchero semplice di vitale importanza come fonte di energia per tutte le cellule dell’organismo, in particolare per il cervello e i muscoli. Per poter produrre qualsiasi tipo di attività fisica, mentale o meta- bolica, il nostro corpo ha bisogno di energia che gli viene fornita dalle cellule attraver- so la combustione del glucosio. Ad ogni pasto introduciamo nel nostro organismo numerosi alimenti come pane, pasta, patate, frutta che contengono gli zuccheri; questi, duran- te i processi digestivi, vengono trasformati in glucosio che può così essere assorbito nel sangue. A questo punto, per essere utilizzato, il glucosio ha bi- sogno dell’insulina che, come una chiave, apre la porta delle cellule consentendo al glucosio di entrarvi. L’insulina è l’unico ormone del nostro organismo in grado di mantenere costanti i valori di glicemia (concentrazione di glucosio nel sangue). In concomitanza dei pasti, il livello di insulina aumenta (picco di secrezione) per con- sentire al glucosio di passare nelle cellule ed essere utilizzato. Il glucosio in eccesso, sempre grazie all’insulina, viene depositato nel fegato sotto forma di glicogeno e nelle cellule adipose sotto forma di trigliceridi: queste costituiscono le riserve di carburante a cui attingere durante il digiuno grazie all’azione del glucagone, che agisce in maniera opposta all’insulina. A digiuno il pancreas produce piccole quantità di insulina (secrezione basale), che ser- vono a regolare l’attività del fegato, affinché produca la corretta quantità di glucosio da immettere nella circolazione sanguigna. Avere il diabete significa che non viene prodotta insulina in quantità sufficiente per sod- disfare le esigenze dell’organismo con il conseguente incremento dei livelli di glucosio nel sangue. PROMOZIONE della SALUTE 7
Classificazione Esistono tre tipi principali di diabete mellito: Tipo 1 Tipo 2 Secondario ad altre condizioni (malattie del pancreas, gravidanza, farmaci,…) DIABETE DI TIPO 1 Rappresenta circa il 10% dei casi, è una forma prevalentemente (ma non solo) infantile- giovanile e richiede il trattamento insulinico sin dal suo esordio. È causato dall’intera- zione fra predisposizione genetica e cause ambientali non ancora chiare. L’esordio è solitamente acuto, si sviluppa in un periodo di alcuni giorni o settimane ed è determinato dalla distruzione delle beta cellule delle Isole di Langherans del pancreas da parte di autoanticorpi. Il nostro sistema immunitario, che ha la funzione di difenderci dagli agenti estranei all’organismo – come batteri e virus – risulta alterato e distrugge le proprie cel- lule di Langherans proprio come normalmente fa per un agente esterno. Ciò conduce ad una progressiva diminuzione della produzione di insulina. Al momento non esistono modi in grado di bloccare il meccanismo autoimmunitario e impedire quindi lo sviluppo del diabete tipo 1. Si calcola che i sintomi della malattia insorgano quando circa l’80% delle cellule sono state distrutte, quindi al momento dell’esordio clinico è ancora presente una certa quota di cellule che producono insulina. Per questo motivo durante il primo anno di malattia le quantità di insulina necessarie al buon controllo del diabete (fabbisogno insulinico) sono basse e in alcuni casi possono ridursi fino alla sospensione: è la così detta “Luna di miele”. Difficilmente questa situazione dura più di un anno dall’esordio; infatti dopo questo pe- riodo tutte le cellule sono state irreversibilmente distrutte. I soggetti con diabete di tipo 1 hanno un maggior rischio di sviluppare altre patologie autoimmuni come le malattie della tiroide e la celiachia. A tutt’oggi non sono note le cause che innescano il meccanismo distruttivo delle cellule e il suo reale svolgimento. È noto tuttavia che non esiste un unico agente causale, ma che la malattia dipende dall’interazione tra loro di diversi fattori. • Predisposizione genetica Dai genitori sono trasmessi dei geni che predispongono ad avere la malattia diabetica. La predisposizione genetica è confermata dal fatto che il 30% dei gemelli identici svi- luppano entrambi il diabete e che circa il 5% dei familiari di primo grado (genitori, fratelli e figli) di una persona diabetica diventano diabetici anch’essi. Ciò non significa che il 8
diabete si presenterà sicuramente, come avviene per le malattie ereditarie. La maggio- ranza di questi soggetti “predisposti” non lo svilupperà mai poiché non viene in contatto con l’agente scatenante. • Fattori ambientali Si suppone che uno o, probabilmente, più di un fattore presente nell’ambiente sia in grado di innescare il processo distruttivo, cioè l’attivazione della risposta immunitaria in un individuo predisposto. Sfortunatamente ad oggi ci sono solo ipotesi (Virus? Dieta? Altro?) ma nessun fattore concreto è stato identificato. Questo è un altro aspetto molto importante, perché rappresenterebbe la base per una futura prevenzione. DIABETE DI TIPO 2 (DIABETE DELL’ADULTO) Rappresenta il 90% dei casi, ossia la maggioranza della popolazione diabetica. In questa condizione l’insulina prodotta dal pancreas è presente spesso in quantità anche superiori a quelle misurabili in una persona non diabetica, ma con produzione alterata e comunque insufficiente ai fabbisogni dell’organismo. Il paziente affetto da diabete tipo 2 (o non insulino-dipendente) produce insulina, poiché il suo pancreas è intatto, ma in quantità non sufficiente per controllare i livelli glicemici. È facile capire quindi perché questi soggetti, a differenza dei giovani, sono trattati con farmaci che sono in grado di stimolare la secrezione di insulina o stimolarne gli effetti (ipoglicemizzanti orali). È la forma di diabete che colpisce le persone al di sopra dei 40-50 anni di età ed è associato al sovrappeso, ma è sempre più frequente ritrovarlo in età più giovanile e, addirittura, adolescenziale, per il grave aumento dell’obesità in età infantile. La malattia non è di tipo autoimmune, ma ha una notevole componente ereditaria: infatti circa il 90% dei gemelli identici sono entrambi diabetici. Fattori di rischio sono il sovrappeso, l’inattività fisica e la storia familiare. Circa l’80% dei diabetici di tipo 2 sono in sovrappeso. DIABETE SECONDARIO Esistono poi altre forme più rare di diabete mellito che sono conseguenza di diverse situazioni, come l’assunzione di certi farmaci, la gravidanza, malattie epatiche o pancre- atiche, metaboliche o ereditarie. In questo manuale, d’ora in poi, faremo riferimento al diabete di tipo 1. PROMOZIONE della SALUTE 9
Manifestazioni cliniche Come è stato già spiegato, nel diabete di tipo 1, a causa della insufficiente produzione di insulina, i livelli di zucchero nel sangue aumentano progressivamente causando ipergli- cemia. Si definisce iperglicemia un valore superiore a 100 mg/dl a digiuno e 160 mg/dl dopo i pasti. Quando la glicemia (concentrazione di glucosio nel sangue) supera il valore di 180 mg/dl lo zucchero in eccesso viene eliminato nelle urine. Dal momento che lo zucchero ha bisogno di molta acqua per essere diluito, compare frequentemente come primo sintomo la poliuria cioè l’eliminazione di elevate quantità di urine. Inoltre le urine molto zuccherine sono un ottimo terreno di crescita per batteri e funghi e ciò facilita le infezioni delle vie urinarie. Poiché vengono persi molti liquidi con le urine, questi devono essere reintegrati; ecco allora che si associano altri due sintomi, la disidratazione e la polidipsia, ovvero una sete intensa. Altro sintomo tipico è la perdita di peso, spiegata dal fatto che le cellule, pur disponendo di livelli elevati di zucchero nel sangue, a causa della mancanza di insulina, non lo pos- sono utilizzare, quindi sfruttano delle fonti energetiche di seconda scelta come grassi di deposito e le proteine muscolari. Non potendo usare gli zuccheri e consumando pian piano le riserve a disposizione, il nostro organismo risponde con una fame intensa detta polifagia. La notevole perdita di energie per l’impossibilità di usare il glucosio è causa di un’intensa stanchezza pur in assenza di attività fisica. I grassi utilizzati come carburante “alternativo” producono delle scorie, i corpi chetonici che vengono eliminati attraverso il sangue, nelle urine e nell’aria espirata. Se questo processo dura a lungo, il pH del sangue continua ad abbassarsi, si va cioè in chetoacidosi, ovvero accumulo di corpi chetonici nel sangue. 10
Princìpi per un buon controllo del diabete L’equilibrio glicemico è strettamente legato a quattro fattori: l’autocontrollo glicemico, la terapia insulinica, l’alimentazione e l’esercizio fisico. Mangiare in modo adeguato e a orari regolari, praticare regolarmente attività fisica e seguire scrupolosamente la terapia che è stata prescritta aiuteranno a raggiungere e mantenere un buon controllo glicemico. Esercizio Abolizione fisico fumo Forma peso Dieta Terapia La miglior medicina è la vita ordinata. PROMOZIONE della SALUTE 11
Automonitoraggio glicemico Ciò che distingue il diabete dalle altre malattie croniche è la costante e continua au- togestione che esso richiede. Da quando si sono resi disponibili test semplici e rapidi per la misurazione dei valori di zucchero nel sangue e nelle urine, si è ottenuto un netto miglioramento nella qualità di vita del paziente diabetico. L’esecuzione regolare di questi test permette alla persona diabetica, adeguatamente istruita dal team diabetologico, di gestire autonomamente la propria malattia. È impor- tante sottolineare che solo l’esecuzione dei test sul sangue ci permette di capire come variano i valori glicemici nell’arco della giornata e che non è assolutamente possibile affidarsi alle proprie sensazioni. Nella popolazione non diabetica la glicemia è compresa tra 70 e 120 mg/dl durante tutta la giornata. Nei diabetici sono considerati di riferimento i seguenti valori: • 80-120 mg/dl a digiuno •
valori glicemici sotto controllo, collaborare attivamente con il medico e vivere in modo consapevole la propria malattia. Il diario va portato con sé a ogni controllo medico. Quando si esegue il test Lo scopo della misurazione della glicemia è quello di valutare se i dosaggi insulinici somministrati rispecchino le reali necessità dell’organismo. È consigliabile effettuare il controllo: • al mattino a digiuno • pre prandiale (pranzo e cena) • post prandiale (due ore dall’inizio dei pasti) • alle ore 22 • alle 2 o 3 del mattino (in casi selezionati, su indicazione medica). La frequenza dei controlli va concordata con il proprio diabetologo in base: • al tipo di terapia assunta • ai valori della glicemia: valori elevati e/o non soddisfacenti necessitano un aumento della frequenza dei controlli • concomitanti situazioni particolari / altre patologie correlate. In particolare è importante sapere che: • il valore di glicemia dopo i pasti (colazione, pranzo e cena) dipende dall’azione dell’in- sulina analogo rapido somministrata prima del pasto • il valore di glicemia a digiuno (al risveglio, prima di pranzo, prima di cena e di notte) dipende dall’azione dell’insulina analogo lento somministrata al mattino e/o alla sera. Come si esegue il controllo della glicemia La determinazione della glicemia viene effettuata prelevando una goccia di sangue ca- pillare da puntura sui polpastrelli delle dita delle mani con appositi pungidito calibrati, pressoché indolori. Le dita sono la parte del corpo prescelta poiché hanno una ricca vascolarizzazione e permettono con un piccolo foro la fuoriuscita di un’adeguata quan- tità di sangue. Per una corretta esecuzione è necessario • lavarsi le mani con sapone e acqua calda, per favorire l’afflusso di sangue alla cute ed ottenere più facilmente la goccia di sangue, e asciugarle bene • inserire la striscia reattiva nello strumento e caricare la lancetta sul pungidito • pungere il polpastrello del dito nella parte laterale (polpastrello o punta), utilizzando a rotazione tutte le dita per evitare indurimento della cute e riduzione della sensibilità • applicare una goccia di sangue sulla striscia coprendo tutta la parte reattiva o la- sciando che la goccia di sangue venga aspirata automaticamente dall’apparecchio • asciugare la pelle con del cotone • leggere il risultato e trascriverlo sul diario, riportando data e ora e annotando situa- zioni particolari che possono spiegare valori glicemici anomali. PROMOZIONE della SALUTE 13
Per una corretta misurazione è necessario • evitare l’alcol per la disinfezione (può interferire nel risultato) • verificare la data di scadenza delle strisce e conservarle a temperatura ambiente, lontano da fonti di calore o umidità • verificare che il codice delle strisce corrisponda a quello che appare sul display del glucometro • non lasciare il contenitore delle strisce aperto. Possibili errori nella determinazione della glicemia • non asciugare il dito prima di pungerlo: il sangue risulta diluito e il valore glicemico alterato • insufficiente quantità di sangue sulla striscia reattiva: alcuni reflettometri sono in gra- do di segnalare questo errore • eseguire il test a temperature non adeguate: a meno di 10 °C si ottengono valori più bassi del reale; a temperature maggiori di 35 °C si hanno valori più alti del reale. Quante volte si esegue il test Il soggetto diabetico deve eseguire il test glicemico in diversi momenti della giornata in modo da ottenere informazioni su tutte le fasce orarie. Per coloro che hanno vissuto da poco tempo l’esordio della malattia, o in un momen- to di scarso controllo glicemico, è corretto misurare la glicemia 4 volte al giorno per adeguare le dosi insuliniche al proprio fabbisogno, per conoscere l’effetto dell’ormone in rapporto alle diverse attività e all’alimentazione e soprattutto per avere tutte le infor- mazioni necessarie per adeguare le dosi di insulina con l’aiuto del proprio diabetologo. La frequenza e l’intensità del controllo glicemico dipendono dalle caratteristiche della malattia e vanno concordate con il proprio diabetologo. È inoltre necessario compilare un diario con i risultati dei test che aiuta nella autogestio- ne domiciliare della malattia e che può essere discusso con il proprio medico durante le visite di controllo. È importante annotare all’interno del diario eventuali variazioni di peso, malattie (febbre, infezioni, raffreddore ecc.) uso di farmaci ed il tipo di attività fisica. 14
Test sulle urine Chetonuria Quando i grassi vengono utilizzati come carburante “alternativo” si producono delle scorie, i corpi chetonici, che vengono eliminati nelle urine. Ciò avviene in presenza di iperglicemia, quando i livelli di zuccheri nel sangue sono molto alti ma manca l’insulina che ne permetta l’entrata nelle cellule, come avviene all’esordio della malattia diabetica o nel diabete scompensato. I chetoni si possono dosare con l’aiuto di apposite striscette reattive. Eseguire questi test è semplice: è sufficiente bagnare con le urine le strisce reattive che, sfruttando una reazione chimica, si colorano. Confrontando il colore ottenuto con una tabella di riferi- mento si ottiene il risultato quantitativo. I pazienti con diabete tipo 1 dovrebbero eseguire il test per la chetonuria durante la fase acuta di una malattia (ad esempio un’infezione), in particolari momenti di stress, in caso di valori glicemici >300 mg/dl, durante la gravidanza o in presenza di sintomi di chetoa- cidosi, come nausea, vomito o dolore addominale. La vita di una persona non è una somma di sintomi o di dati di laboratorio. PROMOZIONE della SALUTE 15
Terapia insulinica L’obiettivo della terapia insulinica è, quanto più possibile, imitare la secrezione normale di insulina da parte del pancreas (secrezione basale a digiuno e nell’intervallo fra i pasti e picchi ai pasti). La terapia insulinica, che ha modificato la storia naturale del paziente diabetico insulino-dipendente, resta un mezzo terapeutico fondamentale. Studi hanno rivelato che un trattamento insulinico con iniezioni multiple (4 o 5 al giorno) permette al paziente di ottenere un controllo glicemico decisamente superiore; aumentando infatti il numero delle somministrazioni, si imita quasi perfettamente il meccanismo relativo alla secrezione di insulina da parte del pancreas in un organismo sano. Diversi sono i tipi di insulina disponibili: • in base al tempo che impiegano a entrare in azione (inizio) • in base alla loro durata di azione (durata) • in base al tempo in cui raggiungono la loro massima efficacia (picco). La terapia insulinica è diversa per ogni paziente. Ogni persona ha un proprio fabbisogno insulinico che dipende anche dalle abitudini, stili di vita ed esigenze diverse. Le differenti tipologie di insulina che abbiamo a disposizione consentono di rispondere alle esigenze di gran parte dei pazienti. Lo schema insulinico del singolo paziente è definito dal diabetologo, che stabilisce tipo e dose di insulina da praticare. Le insuline si classificano per le loro caratteristiche in (1): INSULINE ULTRARAPIDE (Apidra®, Humalog®, Novorapid®): entrano in azione dopo 10-15 minuti dall’iniezione, raggiungono il picco in circa 60-70 minuti e durano circa 3-4 ore. Sono ideali per essere somministrate ai pasti e consentono di far fronte a impreviste iperglicemie o spuntini interprandiali. INSULINE RAPIDE (normale) (Actrapid®, Insuman Rapid®, Humulin®): entrano in azione dopo 30 minuti dalla somministrazione, raggiungono il picco dopo 2-4 ore e durano circa 5-6 ore. Si assumono prima dei pasti per controllare l’iperglicemia che fa seguito all’assunzione di cibo. INSULINE INTERMEDIE (Humalog Basal®): contengono una sostanza, la protamina, che ne rallenta l’azione. Entrano in azione dopo 1-2 ore, raggiungono il picco dopo 5-6 ore e durano circa 12-15 ore. (1) I nomi commerciali sono puramente indicativi. Il medico curante è il referente per qualsiasi informazione. 16
ANALOGHI DELL’INSULINA AD AZIONE LENTA: l’insulina glargine (Lantus®) entra in azione dopo 1-2 ore, ha una durata di 20-22 ore e mantiene la sua azione costante (non presenta picco). L’insulina detemir (Levemir®) ha durata di circa 14-20 ore, in base alla dose somministrata. Durata d’azione delle insuline ULTRARAPIDE dell’insulina Flusso RAPIDE INTERMEDIE LENTE 1 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 Iniezione Tempo, ore E altre ancora ne verranno… Strumenti disponibili per l’iniezione • iniettore a penna e relativi aghi per penna • siringhe. La penna è un pratico strumento per l’iniezione dell’insulina; simile ad una comune pen- na stilografica, è costituita da un serbatoio di insulina e da un dosatore con tacche da 1 o 2 unità. Esistono in commercio sia penne preriempite usa e getta, sia penne ricaricabili con apposite cartucce di insulina. Sono disponibili aghi di diverse misure. Gli aghi corti possono essere utilizzati da tutti i pazienti, compresi gli obesi. Aghi più lunghi sono indicati quando lo spessore sottocu- taneo è maggiore. Come si usa la penna e come eseguire l’iniezione dell’insulina • avvitare il nuovo ago alla penna e rimuovere il primo copriago • ruotare la ghiera posta all’estremità opposta per selezionare la quantità di insulina desiderata • individuare la sede di iniezione più adatta per quel tipo di insulina • disinfettare la zona PROMOZIONE della SALUTE 17
• rimuovere il secondo copriago colorato • praticare l’iniezione nello strato sottocutaneo, mantenendo l’ago perpendicolare alla cute e il dosatore a vista. Pizzicare la cute, sollevando cute e sottocute fra indice e pollice, per formare una plica cutanea. Questa manovra è necessaria quando la distanza tra la superficie della pelle e il muscolo è inferiore alla lunghezza dell’ago • premere il pulsante della penna • a fine corsa, mantenere ancora in sede l’ago e contare fino a 10 prima di estrarlo dalla cute • dopo l’iniezione non massaggiare o premere la zona. Bisogna però ricordare alcune precauzioni: • assicurarsi che ci sia abbastanza insulina nella cartuccia • agitare delicatamente la penna di insulina intermedia prima dell’uso • togliere sempre l’ago dopo ogni iniezione per evitare sia la formazione di bolle d’aria nella cartuccia sia una perdita di insulina. Le bolle d’aria non sono pericolose, tut- tavia se iniettate prendono il posto della dose di insulina necessaria, causando un sotto-dosaggio. In alternativa all’iniettore a penna è possibile usare le siringhe da insulina e il flaconcino da dove prelevare il farmaco. L’uso delle penne ha largamente conquistato i favori dei pazienti diabetici, principalmente grazie alla loro praticità di utilizzo ed anche alla ga- ranzia di discrezionalità che offrono. È comunque molto importante ricordare che, in casi di emergenza (penna guasta, rotta o inceppata), tutti devono saper utilizzare anche la siringa. Modalità di conservazione dell’insulina e dell’iniettore a penna L’insulina in uso, sia essa contenuta nel flacone, nella penna usa-e-getta o nella car- tuccia, va tenuta a temperatura ambiente e può essere usata in sicurezza per circa un mese. Somministrando l’insulina troppo fredda si potrebbe provare una sensazione dolorosa. L’insulina deve essere protetta da temperature estreme, da eccessivi sbalzi di tempera- tura e dalla luce solare. Per le penne ricaricabili si può utilizzare la custodia in dotazione con la penna. I flaconi, le penne usa-e-getta e le cartucce di scorta (non in uso) devono essere con- servate in frigorifero, ma non nel congelatore (temperatura ideale di conservazione da 2 °C a 8 °C). L’insulina, infatti, non deve mai essere congelata. Dove fare l’iniezione Le sedi adatte all’iniezione insulinica sono: • i 4 quadranti dell’addome attorno all’ombelico (insulina rapida e ultrarapida) • regione del deltoide e del tricipite delle braccia (insulina intermedia e lenta) • regione anteriore e laterale della coscia (insulina lenta) • gluteo e regione sovraglutea (insulina lenta). 18
L’iniezione va praticata nello strato sottocutaneo, mantenendo l’ago perpendicolare alla cute. Nel soggetto più magro è bene mantenere la direzione della siringa a 45°. La scelta delle sedi va fatta in base all’assorbimento del tipo di insulina iniettata e all’ac- cortezza di evitare l’eccessivo uso della stessa sede. Nella stessa sede va ruotato il punto di iniezione per evitare la formazione di noduli di grasso (lipodistrofia) che, seb- bene evochino meno dolore alla somministrazione insulinica, sono causa di alterato e non prevedibile assorbimento per l’insulina, provocando quindi una grave instabilità glicemica. È bene quindi seguire uno schema di rotazione per una stessa area di iniezione (utile potrebbe essere un «orologio» mnemonico, dove la sede ruota in base alle ore presenti, appunto, su un orologio). Princìpi generali di terapia insulinica I valori di glicemia dopo i pasti dipendono dall’analogo rapido, mentre le glicemie a digiuno indicano l’attività dell’analogo lento. In presenza di un singolo valore glicemico elevato – iperglicemia – è bene controllare la glicemia nei giorni successivi in quella specifica fascia oraria per capire se si tratta di un fatto occasionale (e può capitare a tutti) oppure no. È bene attenersi allo schema insulinico proposto dal diabetologo. Se i valori glicemici persistono elevati per più giorni consecutivi nella stessa fascia oraria sentire il parere del proprio infermiere di riferimento. I fattori che modificano la glicemia sono tanti (l’alimentazione, l’esercizio fisico, una ma- lattia intercorrente, l’uso di altri farmaci) e l’insulina è solo uno di questi. PROMOZIONE della SALUTE 19
Di fronte a valori glicemici alterati è sempre bene porsi queste domande: • C’è una fascia oraria in cui le glicemie sono costantemente o troppo alte o troppo basse? • Sono presenti dei motivi che giustificano l’alterata glicemia (alimentazione, situazioni concomitanti, ecc.: vedi paragrafi relativi)? • Qual è l’insulina che agisce in quell’orario? • L’ultima iniezione di insulina è stata praticata correttamente? Alimentazione Nel diabete l’alimentazione è un punto fondamentale. Una dieta disordinata e sbilanciata rende impossibile un buon controllo della glicemia. Nel linguaggio corrente la parola dieta assume il significato di privazione, limitazione e comunque sacrificio. In realtà la cosiddetta “dieta per diabetici” è semplicemente il controllo di un’alimentazione spesso eccessiva e irrazionale. Prevede le indicazioni necessarie per impostare un regime alimentare equilibrato, in- dispensabile per l’ottenimento e il mantenimento del benessere psicofisico di ciascun individuo (non solo dei diabetici). Non dev’essere intesa come una serie di regole rigide e monotone da seguire, ma forni- re le indicazioni necessarie per gestire correttamente la propria alimentazione. 20
Deve quindi essere personalizzata in relazione alle caratteristiche, all’attività lavorativa e sportiva e alle preferenze alimentari, perché sia adeguata e soddisfi le esigenze per- sonali. Le necessità caloriche e nutrizionali cambiano da persona a persona; in generale, per un controllo del peso e una buona salute è bene preferire i cibi alla base della piramide alimentare e limitare il consumo degli alimenti vicini alla cima: verdura e frutta non devo- no mai mancare, pasta e pane devono essere assunti ogni giorno. I principi nutritivi o nutrienti vengono distinti in 3 grosse classi: • proteine • lipidi • carboidrati (glucidi). Il modo più semplice e sicuro per garantire in misura adeguata l’apporto di tutti i nu- trienti è quello di variare il più possibile le scelte e di combinare opportunamente i diversi alimenti: in questo modo, non solo si soddisfa maggiormente il gusto e si combatte la monotonia dei sapori, ma si evita anche il pericolo di squilibri nutrizionali e metabolici. I glucidi o carboidrati o zuccheri interessano maggiormente la persona con diabete, essendo i responsabili del rialzo glicemico. Hanno funzione energetica e costituiscono il nutriente maggiormente rappresentato anche nell’alimentazione del diabetico (circa il 50-60% dell’apporto calorico totale). Non occorre ridurre l’assunzione totale degli zuc- cheri, ma di un gruppo di questi: gli zuccheri semplici. Esistono infatti due tipi di zuccheri: • complessi: pasta, riso, pane, grissini, fette biscottate (farinacei in genere) • semplici: zucchero da tavola, miele, marmellata, frutta, latte e tutti i prodotti dolci in genere. Questi zuccheri sono responsabili di rapidi cambiamenti di glicemia. La frutta è ricca in zuccheri semplici, che devono essere consumati negli orari e nelle quantità stabilite. Ottima per gli spuntini e qualora si debba risolvere una diminuzione della glicemia non grave, può essere consumata giornalmente scegliendo opportuna- mente tra quella meno zuccherina: pere, mele, arance, mandarini, mapo, melograni, pompelmi, fragole, more, mirtilli, meloni, cocomeri. Sono invece da consumare con più attenzione: uva, cachi, fichi, banane, frutti esotici, secchi, sciroppati e mostarde di frutta. Dolcificanti La caratteristica più evidente degli schemi alimentari consigliati nella terapia del dia- bete è la limitazione degli zuccheri semplici, per il loro effetto iperglicemizzante. Fortunatamente oggi l’industria alimentare propone una vasta gamma di edulcoranti e prodotti alternativi allo zucchero, in grado di soddisfare il desiderio di cose dolci senza determinare brusche varia- zioni di glicemia. Si tratta di prodotti di sintesi che pertan- to devono essere consumati con moderazione. PROMOZIONE della SALUTE 21
Alcool e aperitivi Le bevande contenenti alcool includono quantità di zuccheri che vanno conteggiati nella dieta, perché assorbiti molto rapidamente, determinando rialzi glicemici. Se ne consiglia l’uso limitato a causa dei problemi alcool-correlati. Quando l’alcool è assunto da pazienti in trattamento insulinico, per evitare il potenziale rischio di gravi e prolungate ipoglicemie, esso deve essere consumato all’interno di un pasto che include alimenti fonte di carboidrati. La birra contiene più del 2% di zuccheri e va pertanto conteggiata nel calcolo totale delle calorie concesse; i superalcolici (whisky, cognac, gin, vodka, grappa, ecc.) possono essere assunti solo occasionalmente. Le bevande zuccherate, in particolare quelle gassate, hanno un elevato contenuto di zuccheri rapidamente assorbibili, elevata densità energetica e un basso potere saziante. Particolare attenzione va prestata a quelle bevande (es. succhi di frutta) pubblicizzate come “senza zuccheri aggiunti”. Queste bevande sono prive di zuccheri aggiunti dal produttore però contengono gli zuccheri presenti naturalmente nella frutta e maggior- mente concentrati in seguito al processo di spremitura (esempio: 1/2 kg di arance per un bicchiere di spremuta). Questo tipo di indicazione nell’etichetta potrebbe indurre in inganno le persone con dia- bete che potrebbero consumare quantità eccessive di tali bevande con effetti negativi sulla glicemia. Prodotti dietetici Si definisce dietetico un prodotto a cui sia stato tolto o aggiunto qualche ingrediente. Tale definizione permette di chiarire l’equivoco che porta a considerare il prodotto diete- tico necessariamente ipocalorico o senza zucchero. Un biscotto a cui sia stato tolto lo zucchero semplice a favore di altri dolcificanti contiene comunque zuccheri complessi. Quindi è importante non soffermarsi alla definizione e ana- lizzare con attenzione l’etichetta riportata sulla confezio- ne del prodotto, la sua “carta di identità”, che ci permet- te di valutare la sua composizione. Conoscendo meglio 22
gli alimenti e le loro caratteristiche si potranno fare delle scelte adeguate senza ricorrere a prodotti speciali o definiti per diabetici. I lipidi I lipidi o grassi sono i nutrienti più calorici: a parità di peso forniscono il doppio delle calorie sviluppate da proteine e carboidrati. Non sono coinvolti nel rialzo glicemico, ma pro- lungano l’assorbimento degli zuccheri complessi. Maggiormente indicati sono i grassi contenenti acidi grassi insaturi di origine vegetale (olio di oliva, olio di semi). La distribuzione dei pasti Nel gestire lo schema alimentare, oltre a conoscere gli alimenti e scegliere tra quelli più indicati, è importante distribuire la loro assunzione nell’arco della giornata. Una dieta bilanciata è normalmente impostata su tre pasti principali. La regolarità degli orari in cui vengono consumati i pasti ha particolare importanza nel mantenimento di un buon equilibrio metabolico, sempre in relazione allo schema di terapia insulinica utilizzato. Pertanto è consigliabile evitare di saltare o ritardare l’assunzione dei pasti mantenendo il più possibile costanti gli intervalli fra un pasto e l’altro. Solo così è possibile mantenere dei valori di glicemia simil-fisiologici e controllare il senso di fame per evitare eccessi ali- mentari nei pasti successivi. Attenersi a queste semplici raccomandazioni non è partico- larmente difficile con una corretta educazione alimentare. Un colloquio più approfondito in merito alle norme alimentari verrà programmato singolarmente con la dietista. Non si vive per mangiare ma si mangia per vivere. Esercizio fisico L’attività sportiva è il quarto fattore essenziale della terapia del diabete. L’esercizio fisico agisce riducendo la glicemia, poiché il muscolo scheletrico in attività – diversamente dal riposo – richiede solo bassi livelli di insulina per la captazione del glucosio diminuendo così il fabbisogno insulinico giornaliero. Inoltre, l’attività fisica è un’occasione di socia- lizzazione. Per questi motivi è bene che la persona diabetica insulino-dipendente svolga attività sportiva regolare, volendo anche agonistica, facendo attenzione a prevenire il rischio di ipoglicemia acuta durante l’attività stessa. Ovviamente solo l’attenta autogestione della malattia, ottenuta con l’esecuzione di quotidiani test glicemici capillari e l’osservazione PROMOZIONE della SALUTE 23
di alcune semplici regole atte a ridur- re il rischio di ipo- glicemia, permette al “diabetico spor- tivo” di praticare attività fisica in si- curezza. Quando si pratica attività sportiva è oppor- tuno avere sempre a portata di mano il glucometro, cibi contenenti carboidrati ad azione veloce, un documento di riconosci- mento e numeri telefonici utili in caso di bisogno. È necessario controllare la glicemia sia prima sia dopo aver fatto esercizio fisico. Se la glicemia è molto alta (superiore a 250 mg/dl) o in caso di ipoglicemia, evitare di praticare sport. In caso di esercizi di lunga durata o intensità è utile assumere una quantità extra di carboidrati. Se si verificano frequenti episodi di ipoglicemia è bene rivolgersi al proprio diabetologo per ristabilire la dose di insulina. È importante un’adeguata idratazione. Per lunghi allenamenti (più di 40 minuti) si deve avere la possibilità di poter bere ancor prima di avvertire lo stimolo della sete. Se si avverte una sensazione di svenimento o fiato corto bisogna fermarsi e controllare la glicemia. Affinché l’esercizio fisico sia efficace e dia dei risultati è ottimale praticarlo almeno 3-4 volte la settimana per almeno 30 minuti ogni volta. Per chi non esegue regolare attività fisica, è comunque indicato cogliere le occasioni che la vita di tutti i giorni ci offre per muoversi senza frequentare corsi particolari, comperare attrezzature sofisticate o abbonarsi ad una palestra. Ad esempio, si può: • andare a piedi o in bicicletta al lavoro, a fare la spesa e le commissioni • parcheggiare a maggiore distanza dalla meta stabilita o scendere qualche fermata prima dall’autobus • non prendere l’ascensore ma fare le scale • riprendere l’abitudine a svolgere certi lavori “manualmente”, fare i lavori di casa, giardinaggio, abbandonare la televisione ed ogni tanto dedicarsi a qualche attività sportiva come il nuoto, la ginnastica dolce, l’acquagym, i percorsi salute oppure il ballo. Tutti, dai giovani ai meno giovani, possono sfruttare queste semplici occasioni per fare un po’ di movimento. La vita sedentaria favorisce l’aumento di peso e non permette l’utilizzo del glucosio assunto. Per mantenere una buona forma fisica è da evitare il fumo. 24
Ipoglicemia Basso livello di zucchero nel sangue:
Pertanto, è di fondamentale importanza che anche amici e familiari siano in grado di riconoscere i principali segnali dell’ipoglicemia per poter essere di aiuto. Circa la metà delle ipoglicemie si verifica nelle ore notturne o nelle prime ore del mattino perché il fabbisogno di insulina si riduce rispetto al resto della giornata. ll rischio maggio- re è compreso tra la 1 e le 4 del mattino. Incubi, difficoltà al risveglio, stanchezza mattu- tina e mal di testa sono molto frequenti quando si è in presenza di ipoglicemie notturne. È pertanto utile controllare la glicemia prima di andare a letto e, in caso di un livello mi- nore di 120 mg/dl, l’assunzione di alcuni carboidrati complessi (es. uno spuntino a base di frutta) può aiutare ad evitare l’ipoglicemia notturna. Può anche essere utile controllare la glicemia intorno alle 2-3 del mattino al fine di anticipare e prevenire ipoglicemie non manifeste. Glicemie al risveglio alte o fluttuanti possono indicare una ipoglicemia nottur- na. Sarà compito del diabetologo aiutare a capire cosa è accaduto. Talvolta, nei pazienti con diabete tipo 1 di lunga durata, si può perdere la capacità di avvertire i sintomi dell’i- poglicemia (ipoglicemia asintomatica). In tal caso è fondamentale eseguire uno stretto automonitoraggio della glicemia, soprattutto in previsione di attività che possono essere potenzialmente pericolose. Cosa la provoca? Come si previene? Le ipoglicemie rappresentano un evento comune nel diabetico in trattamento insulinico e sono tanto più frequenti quanto più i valori glicemici sono vicini alla norma (vale a dire quanto più il livello di HbA1c è vicino a 48 mmol/mol). Sono da attribuire essenzialmente ad un ec- cesso di insulina circolante, dovuto ad un dosaggio non adeguato alle reali necessità. Sono tre gli elementi fondamentali da tenere in considerazione per evitare l’ipoglicemia: • la dieta (orario di assunzione dei pasti, contenuto di carboidrati e alcool) • l’esercizio fisico (tipo e durata) • la terapia insulinica (dosaggio e modalità di somministrazione). Come trattarla Trattare l’ipoglicemia è semplice. In generale si possono verificare due situazioni: a. Diabetico cosciente In questo caso il trattamento consiste nell’assunzione di zucchero ad assorbimento rapido + riposo + zucchero ad assorbimento lento. È opportuno assumere circa 15 g di zucchero ad assorbimento rapido come: • 1 succo di frutta o bibita zuccherata o 150 ml di tè zuccherato • ½ lattina di cola • 3 bustine di zucchero • 4 zollette di zucchero • tre caramelle fondenti • 7 compresse di destrosio. Questa prima assunzione di zucchero dovrebbe in pochi minuti far scomparire tutti i sin- tomi clinici. È necessario aggiungere anche una quota di zuccheri a lento assorbimento (zuccheri complessi, es. pane o crackers) per mantenere e migliorare la glicemia ottenuta, 26
che va controllata dopo 15 minuti. Se al controllo persistono bassi valori glicemici, vanno assunti altri g 15 di carboidrati e così via fino a che la glicemia non supera i 100 mg/dl. b. Diabetico in stato di incoscienza oppure nella condizione di non deglutire In questi casi non deve essere somministrato nulla per via orale. Le persone che han- no a che fare con un diabetico (familiari, amici, insegnanti, ecc.) dovrebbero imparare la tecnica d’iniezione del glucagone, un ormone in grado di far aumentare la glicemia nell’arco di pochi minuti (come ad esempio Glucagen, Glucagen HypoKit). L’iniezione va effettuata intramuscolo o per via sottocutanea, utilizzando l’apposito kit di somministrazione o mediante una siringa ipodermica (che contenga almeno i 2 ml di glucagone che solitamente vanno somministrati). Nel momento in cui il paziente riacquista conoscenza, può essergli somministrato glu- cosio (o zucchero) per via orale come per il soggetto cosciente (vedi sopra). Da ricordare per evitare l’ipoglicemia • conoscere i segni e i sintomi dell’ipoglicemia e individuarne le cause scatenanti • eseguire sempre l’automonitoraggio della glicemia • scegliere la sede più appropriata a seconda del tipo di insulina: addome e regione periombelicale per l’insulina rapida - cosce, braccia e glutei per l’insulina ad azione prolungata • usare l’ago appropriato con la corretta tecnica di iniezione (ricordando di evitare aghi troppo lunghi per il rischio di iniezione intramuscolo) • rispettare sempre l’intervallo ottimale fra l’iniezione di insulina e l’inizio del pasto • imparare quali sono gli effetti dell’attività fisica occasionale o regolare e quali modifi- che nell’alimentazione, nell’autocontrollo e nel dosaggio dell’insulina devono essere apportate prima, durante e dopo. Un livello basso di glicemia è più pericoloso se riscontrato durante lo svolgimento di un’attività che richiede una elevata soglia di attenzione, come: • guidare l’auto • praticare sport rischiosi • svolgere pericolosi lavori manuali • utilizzare utensili complessi (come seghe elettriche) • lavorare ad una certa altezza dal suolo (per es. su una scala o su un tetto). Per diminuire i rischi in tali circostanze dovrebbero essere prese tre fondamentali pre- cauzioni: • ulteriori controlli della glicemia durante lo svolgimento di tali attività • ridurre l’assunzione di insulina: per esempio prima di un lungo viaggio in auto PROMOZIONE della SALUTE 27
• tenere sempre dello zucchero a disposizione in caso di necessità imprevista (es. traffico intenso, guasti all’auto). Effetto rimbalzo Caratterizzato da una iperglicemia che si può manifestare dopo una crisi ipoglicemica. Il nostro organismo mette in atto dei meccanismi di risposta alla caduta del livello di glucosio, che però non hanno un effetto immediato. Il fegato rilascia importanti quantità di zuccheri a distanza anche di un paio di ore dall’evento, instaurando uno stato iper- glicemico. L’iperglicemia mattutina dovuta a una ipoglicemia (anche inavvertita) notturna è appunto un effetto rimbalzo. Eventi intercorrenti Sicuramente durante la vita della persona diabetica si verificano situazioni concomitanti che necessitano di particolari attenzioni: malattia, esami, periodi di stress, farmaci che alterano il controllo glicemico, durante le quali si rende necessario adeguare il fabbiso- gno insulinico, diverso da soggetto a soggetto. In caso di malattia il fabbisogno di insulina è di norma più alto del solito. Per esempio, nel corso di un’infezione con febbre, la glicemia si alzerà e si avrà bisogno di più insulina anche se capiterà di avere poco appetito e quindi di mangiare meno del solito. Anche senza appetito è comunque importante bere molto, perché è necessario introdurre i liquidi persi. In caso di glicemie costantemente elevate (>300 mg/dl) è necessario eseguire uno stick sulle urine per individuare la presenza o meno di corpi chetonici. In caso di febbre si possono assumere i comuni antipiretici senza problemi, mentre per altre terapie o sciroppi per la tosse (che possono contenere zuccheri) è necessario rivolgersi al proprio medico. In caso di vomito o diarrea, la glicemia tende a diminuire e si possono presentare ipo- glicemie. In caso di esami scolastici o di periodi di stress l’apprensione o l’ansia provocano la liberazione di ormoni, come adrenalina o cortisolo, che ostacolano l’azione dell’insulina determinando una condizione di iperglicemia. Alcuni farmaci, in particolare il cortisone, provocano rialzi delle glicemie specialmente dei valori postprandiali. In tutti questi casi e in caso di interventi chirurgici sarà il diabetologo che aiuterà a dosa- re in modo corretto la terapia insulinica e ad adeguarla alle varie situazioni. Un controllo glicemico puntuale e costante permetterà di equilibrare la dose di insulina a seconda delle effettive necessità. 28
Viaggi Avere il diabete non deve impedire di viaggiare, a condizione di prepararsi per tempo, pianificando viaggio e destinazione. La vacanza è un periodo in cui vengono cambiate più o meno radicalmente alcune abitudini di vita. Il diabetico di qualunque età può e deve andare in vacanza, ma deve ricordarsi che… il diabete non va in vacanza! Quindi ricordarsi di portare tutti i farmaci abitualmente in uso e considerare la possibilità che il viaggio possa durare più del previsto. Non dimenticare siringhe o aghi per la penna da insulina, il glucometro e le strisce per la misurazione della glicemia, oltre che pile di ri- cambio. In caso di viaggi in aereo, l’insulina va riposta nel bagaglio a mano, poiché nella stiva potrebbe congelarsi o andare smarrita. Fare attenzione alla conservazione dell’in- sulina, del glucometro e delle strisce reattive evitando temperature estreme, troppo alte o troppo basse. È necessario dichiarare la presenza di aghi, siringhe, penne e gluco- metri alla dogana. Il proprio diabetologo certificherà la condizione di persona diabetica. È opportuno, per quanto possibile, mantenere regolari gli orari di assunzione dei farma- ci, dei pasti e degli snack e verificare di avere con sé carboidrati a sufficienza (zucchero in bustine, cracker, ecc.) nell’ipotesi che possano esserci dei ritardi negli orari dei pasti e che possa verificarsi una ipoglicemia. È importante portare qualcosa che sia utile ad identificare come persona affetta da diabete (documenti, tesserini) nel caso in cui ci si dovesse ammalare all’estero oppure nel caso in cui venissero poste delle domande alla dogana. In caso di viaggi transoceanici con cambio importante del fuso orario, vanno concordate con il diabetologo le opportune modifiche della terapia. Aspetti burocratici Patente Per l’abilitazione alla guida di autoveicoli e il rinnovo della patente, la persona diabetica deve effettuare una visita medica dallo specialista diabetologo che compila un certificato dello stato di malattia da presentare al competente ufficio medico legale della azienda sanitaria per le patenti di categoria A, B, BE e sottocategorie o alla Commissione me- dica locale per le patenti di guida di categoria superiore o in presenza di complicanze. Il giudizio di idoneità formulato dal diabetologo si basa su: • grado di controllo metabolico • frequenza e gravità delle ipoglicemie • presenza o meno di complicanze croniche. PROMOZIONE della SALUTE 29
Per esprimere un giudizio circa il compenso glicometabolico, lo specialista si avvale del controllo dell’emoglobina glicata, nel senso che il giudizio sarà: • controllo ottimale se HbA1c 75 mmol/L. Per il rilascio del certificato da parte del diabetologo è necessario avere: • HbA1c recente (massimo di 3 mesi) • ECG non oltre 12 mesi • Fondo oculare non oltre 12 mesi. Con il certificato del diabetologo l’utente si reca al Distretto Sanitario di residenza o negli gli uffici addetti alle pratiche auto (autoscuole, ACI) per la valutazione della vista e dell’udito da parte dello specialista incaricato del rilascio o del rinnovo della patente. Esenzione e fornitura dei presìdi I pazienti con diagnosi di diabete mellito hanno diritto all’esenzione per patologia dalla spesa sanitaria. Il certificato di esenzione viene rilasciato dalla struttura di diabetologia e va presentato al Distretto Sanitario di residenza per la registrazione sulla tessera sanita- ria. Allo stesso Distretto Sanitario va presentata anche la richiesta di autorizzazione per la fornitura dei presìdi necessari all’automonitoraggio e alla terapia insulinica (aghi, strisce reattive e lancette pungidito). La richiesta di autorizzazione per la fornitura dei presìdi viene rilasciata dal medico di base per quantità inferiori a 100 presidi/mese o dal diabeto- logo per necessità maggiori. L’insulina può essere prescritta anche dal medico curante. Esami di laboratorio Per una buona gestione del diabete è necessario eseguire periodicamente, oltre all’au- tomonitoraggio, anche degli esami di laboratorio. I test di laboratorio consigliati sono: • glicemia • emoglobina glicata (HbA1c) • creatinina • glucosio e chetoni urinari • microalbuminuria • assetto lipidico (colesterolo totale, HDL, LDL, trigliceridi) • anticorpi anti GAD 65, anticorpi anti insulina, TSH, anticorpi anti tireoperossidasi, anti- corpi anti transglutaminasi → in casi selezionati su richiesta dello specialista diabetologo • test al glucagone (c-peptide basale e dopo 6 minuti dalla somministrazione in bolo di 1 mg di glucagone), richiesti in base al quadro clinico per la valutazione di eventuale riserva insulinica. 30
Ulteriori indagini da eseguire sono: • elettrocardiogramma (negli adulti se c’è un’indicazione clinica) • esame oftalmoscopico diretto • valutazione con monofilamento. Glicemia È la concentrazione di zucchero nel sangue. È un dato di laboratorio indispensabile, da eseguire prima di ogni controllo ambulatoriale con il proprio diabetologo. Un buon controllo glicemico riveste un ruolo fondamentale nel trattamento del diabete. General- mente si esegue in associazione con l’emoglobina glicata. Emoglobina glicata L’emoglobina glicata viene solitamente abbreviata con le sigle HbA1c o A1C. L’emoglo- bina è una proteina presente all’interno dei globuli rossi che serve a trasportare l’ossi- geno. Dal momento che i globuli rossi sono permeabili al glucosio, questo si lega all’e- moglobina in maniera direttamente proporzionale alla concentrazione di zucchero nel sangue. Quanto maggiore è lo zucchero nel sangue, tanto maggiore sarà l’emoglobina glicata. Essa riflette l’andamento glicemico dei 2-3 mesi precedenti, durata media della vita di un globulo rosso. Si raccomanda di eseguire l’HbA1c almeno ogni quattro mesi, in pratica 3 volte l’anno. Si definisce ben controllato un diabete con emoglobina glicata compresa fra 48-58 mmol/mol. Correlazione tra valori di A1C e valori glicemici medi: Livello medio di glicemia HbA1c mmol mg/dl 42 126 48 140 53 154 59 168 64 183 69 197 75 212 Creatinina È una sostanza che deriva dalla degradazione della creatina, proteina presente nei mu- scoli e utilizzata per la produzione di energia. La creatinina viene eliminata con l’urina e segnala la funzionalità del rene. Una presenza eccessiva di creatinina nel sangue può indicare una problematica renale, tuttavia anche una dieta iperproteica contribuisce ad alzare il suo tasso nel sangue. Valori nella norma: 0.7-1.3 mg/dl. Glucosio e chetoni urinari Con valori di glicemia >180 mg/dl si ha il passaggio di glucosio nelle urine, sulle quali si può misurare la glicosuria (concentrazione di zucchero nelle urine). L’esame va eseguito a digiuno, al risveglio, solo su indicazione dello specialista. Oltre al glucosio, nelle urine si può ricercare la presenza di corpi chetonici. PROMOZIONE della SALUTE 31
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