Di nuovo sangue sulle strade di Battipaglia: investiti e uccisi due uomini di origine indiana - Cronache Salerno
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Di nuovo sangue sulle strade di Battipaglia: investiti e uccisi due uomini di origine indiana BATTIPAGLIA – L’ ennesimo incidente stradale, insanguina le strade della nostra provincia dovuto alla velocità sostenuta dalla conducente di un autovettura. Nel tardo pomeriggio di ieri, in località Serroni Alto, del comune di Battipaglia, E.F. originaria e residente in Battipaglia, era alla guida della sua autovettura Volks Wagen Polo con a bordo la figlia minore di anni quattro e sua madre, nonna della piccola. Le donne stavano facendo ritorno in Battipaglia provenienti da Montecorvino Rovella. La conducente nell’ abbordare una curva, si portava oltre la linea di mezzeria, ma sulla sua strada incrociava altra autovettura proveniente dal senso opposto rispetto alla sua andatura di marcia. E.F. Per evitare l’ impatto con l’altro autoveicolo, si spingeva ulteriormente nel senso opposto, tanto da investire due pedoni che percorrevano la strada lungo la linea che delimita la carreggiata. I due uomini di origini indiane S. J. di anni 42 ed S.N. di anni 55 di origine indiana, a seguito dell’ investimento venivano sbalzati all’ esterno della sede stradale decedendo sul colpo. Immediato l’ arrivo dei soccorsi sul luogo teatro dell’evento della Polizia Locale e dei sanitari e soccorritori della Croce Bianca, avvisati da altri utenti della strada; purtroppo i sanitari non potevano fare altro che constatare il decesso delle due persone investite. Le donne e la bambina, venivano trasportate presso l’ ospedale civile di Battipaglia, per gli accertamenti del sanitari del caso, dopo averle accuratamente visitati i medici constatavano che le donne non avevano riportato alcuna ferita, tranne che tanto spavento. Sul posto anche i militari del nucleo radiomobile della compagnia
carabinieri di Battipaglia, per dare manforte ai colleghi della polizia locale impegnati nel rilievi fotografici e planimetrici del luogo del sinistro. La Lega di Salerno contro la delocalizzazione e propone di istituire l’assessorato al Mare Erika Noschese Istituire l’assessorato al Mare. E’ la proposta della Lega di Salerno che si scaglia contro la delocalizzazione del porto commerciale. La lega salviniana locale, attraverso il coordinatore cittadino Cristian Santoro esprime il proprio compiacimento sul rinnovato interesse della società civile e politica salernitana per il porto commerciale. «Molto e tanto si è discusso in questi giorni sulla realtà portuale della nostra bella città – ha dichiarato il coordinatore cittadino – Una realtà importantissima poiché il porto commerciale rappresenta, diversamente da quanto affermato da illustri figure professionali salernitane prive però, a quanto ci risulta, di competenze in materia, il “motore” dell’economia e maggiore datore di lavoro in città con i suoi tanti ed copiosi indotti». Per la Lega, infatti, il porto produrrebbe ricchezza reale e posti di lavoro e il «termine “delocalizzare” è un termine che non risponde alla realtà per quanto suggestivo e indubbiamente rispondente ad un’abile strategia di mera propaganda politica e di consenso, ma che non ha alcuna attinenza con la realtà. Infatti si tratterebbe di ricostruire
una struttura complessa e articolata come sono i porti in altro luogo». Per Santoro si tratta dunque di un’operazione improbabile considerando la geomorfologia del golfo di Salerno e l’altissimo costo dell’opera che andrebbe sostenuta con capitali privati poiché i pubblici sarebbero stati già elargiti da tempo durante la gestione della vecchia autorità portuale. «A questo impianto, già di per se poderoso, poi bisognerebbe aggiungere lo stravolgimento urbanistico, logistico economico della zona interna designata – ha detto ancora Cristian Santoro – Un’operazione ciclopica in termini di tempo e denaro che al momento non risponde al alcuna necessità strategica dettata dalle scelte dei colossi internazionali che operano nel campo dei trasporti marittimi». Il porto commerciale sarebbe dunque una grande risorsa che non essere stata la causa del fallimento di una inesistente politica balneare cittadina. Consapevole dell’eccezionale importanza e complessità dell’argomento la Lega Salerno auspica che l’amministrazione cittadina congiuntamente alle altre Istituzioni competenti possano indire una serie di conferenze tecnico- scientifiche ed economiche sul reale e possibile futuro del Porto di Salerno. «Pensare Salerno senza il proprio porto sarebbe inutile oltre che dannoso. Ricordiamo come fu proprio tramite il suo porto che Salerno fu conosciuta in epoca medievale per la sua Fiera mercantile e per la sua Scuola Medica. In un mondo dominato dal commercio marittimo privarsi di una struttura economica portuale così radicata nella storia della città non può che essere solo fantasia. Per questo la Lega Salerno auspica che il comune si doti al più presto di un assessorato al Mare onde poter cogliere e sfruttare al meglio le tante occasioni economiche e di sviluppo che la vera ricchezza della città offre», ha detto infine Santoro.
La soluzione già esiste: il porto isola Vincenzo Senatore Partiamo dai dati, perché danno la dimensione esatta del problema di cui trattiamo. Nel mese di febbraio del 2007 le Autorità Portuali di Salerno e Napoli, all’epoca separate, commissionano alla società regionale Logica (azienda per la promozione logistica e il trasporto merci) uno studio sullo sviluppo dei traffici commerciali nel porto di Salerno. Viene fuori che entro il 2030 si raggiungeranno i 2,8 milioni di Teu di container movimentati, il triplo del 2009. Poiché ad oggi, con il 2019 che si avvicina, siamo pienamente in linea con quelle previsioni significa che lo scalo commerciale salernitano è ormai già in fase di saturazione. Di conseguenza bisogna pensare ad un’alternativa. Alcuni ingegneri dell’università Federico II di Napoli, che abbiamo interpellato, ci hanno trasmesso il progetto del porto isola. Una soluzione individuata a suo tempo per spostare parte del traffico commerciale al di fuori del circuito cittadino, con benefici sia per l’area portuale che per la gestione del traffico. Tra l’altro, e se ne fa menzione anche in un interessante report progettuale dell’ingegnere napoletano Marco Scerbo, già il Piano urbanistico comunale di Salerno prevede il dirottamente fuori città del porto commerciale e la riconversione dell’attuale scalo ad esclusivo approdo turistico (di qui i progetti di riqualificazione dell’intero waterfront, che dovrebbe culminare in Piazza della Libertà). Il progetto del porto isola prevede la costruzione di una piattaforma rettangolare delle dimensioni di 2 chilometri di lunghezza e 1 chilometro di larghezza. La maxi banchina verrebbe allestita a due chilometri di distanza dalla costa e collegata alla terraferma attraverso un viadotto a percorrenza stradale e ferroviaria. Il tutto, secondo i tecnici, a basso
impatto ambientale. L’idea fu inserita anche nella discussione del Ptcp, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Ma poi se ne persero le tracce. Il porto isola è attrezzato per gestire 2,5 milioni di Teu ogni anno, compresi i cosiddetti Ro-Ro (container destinati a trasporto rotabile), quindi sarebbe un toccasana per l’intero sistema commerciale marittimo di Salerno e provincia. I progettisti, per essere sicuri che funzioni, lo hanno tarato su modelli che già da anni forniscono risultati eccellenti: su tutti i porti piattaforma di Città del Capo in Sudafrica e Valencia in Spagna. Ma altri casi di studio sono quelli di Gijon, Nord della Spagna, Nizza in Francia, Koper Capodistria in Slovenia e Queensland in Australia. Forse vale la pena di discuterne. Battipaglia, grave incidente a Serroni: 2 morti, 4 feriti grave incidente in Via Serroni a Battipaglia, nelle adiacenze del Frantoio. Un auto ha investito due persone che sono morteLe vittime, entrambe di nazionalita’ straniera, sono state travolte un’auto guidata da una donna. 4 i feriti che sono stati trasportati all’ospedale di Battipaglia ma stanno bene Francesca Manzo è la bella
Dèlia Questa sera, alle ore 20, il debutto al teatro alla Scala di Milano per la riapertura autunnale con l’opera di Luigi Cherubini per la regia di Liliana Cavani, di cui il soprano made in Salerno sarà assoluta protagonista Di OLGA CHIEFFI Da questa sera, ore 20, al 27 settembre al Teatro alla Scala andrà in scena Alì Babà e i quaranta ladroni di Luigi Cherubini, con la direzione di Paolo Carignani, la regia di Liliana Cavani, le scene di Leila Fteita, i costumi di Irene Monti e la coreografia di Emanuela Tagliavia. Lo spettacolo vede protagonisti l’orchestra e i solisti dell’Accademia Teatro alla Scala, insieme ai giovani allievi della Scuola di Ballo. Il progetto di affidare uno spettacolo ogni stagione ai giovani dell’Accademia, facendoli lavorare per un anno con un regista e un direttore di rango, si concentra sugli autori italiani riproponendo l’ultima opera di Luigi Cherubini. I giovani allievi, tra cui il soprano made in Salerno, formatosi al Martucci nella classe di Marilena Laurenza, hanno lavorato per un anno con Liliana Cavani, tornata alla Scala, e con Paolo Carignani, direttore che ben conosce i segreti del repertorio italiano. Il risultato di questo periodo di preparazione sarà anche quest’anno uno spettacolo dello stesso livello artistico e impegno produttivo degli altri titoli della Stagione. La strettissima collaborazione fra il Teatro alla Scala e la sua Accademia costituisce un unicum a livello mondiale garantendo agli allievi una continuità tra percorso formativo ed esperienza artistica impossibile altrove. Alì Babà è una fiaba alla ricerca della semplicità perduta. Ultimo titolo operistico di Luigi Cherubini, Alì Babà e i quaranta ladroni debuttò, in francese, all’Opéra di Parigi nel 1833, con un cast per quell’epoca stellare. Il settantatreenne compositore italiano, ormai naturalizzato francese, scelse una fiaba, lontana dalle passioni, a rappresentare un disincantato
distacco emotivo dal mondo. Nonostante Cherubini godesse di fama ed ampio riconoscimento, e ci si trovi di fronte a una partitura di enorme impegno, costruita ed elaborata, massiccia e raffinata insieme, l’opera non piacque in Francia, né in Italia, ma ebbe maggiore diffusione in Germania. Pur apparendo monumentale, la partitura ricorre a una grande varietà di soluzioni formali, e sfoggia una strumentazione brillante e ricca di effetti. Riletta oggi, Alì Babà colpisce per la centralità del tema del denaro. “Il messaggio – spiega Liliana Cavani – è che il denaro non porta la felicità. Alì Babà alla fine non combina niente: rimane con quello che aveva prima. Il tesoro della grotta non viene praticamente toccato. Mi colpisce anche che si parli di un matrimonio combinato tra Delia, la figlia di Alì Babà, e Aboul-Hassan, il responsabile della dogana: pensate a quanto è attuale”. Si tratta di una partitura di dimensioni imponenti, che alterna una varietà considerevole di situazioni musicali: il registro buffo nel sestetto all’inizio del quarto atto, il belcanto della protagonista, appunto Francesca Manzo, che debutta il ruolo di Delia, dopo essere stata già Gretel nell’opera di Humperdinck e la sacerdotessa nell’Aida diretta da Oren a Milano, nella cavatina “Amico fedele d’infanzia mia” e la più intensa “Nadir tu sei il solo mio bene” del terzo atto (con corno inglese obbligato), il declamato e l’arioso, pervasivi. La mancanza di contorni definiti tra i pezzi chiusi, insieme all’utilizzo sui generis dell’orchestra (dove timpani, tromboni, contrabbassi, grancassa e armamentario ‘turco’ vengono impiegati con grande violenza espressiva), par echeggiare qualche atmosfera wagneriana, nel duetto Ali-Nadir, notevole per la descrizione musicale dei sacchi d’oro, si è voluto ravvisare un precedente dell’incantesimo del fuoco del Die Walkure.
Gravi iniquità ai concorsi per il reclutamento di personale delle scuole secondarie Illegittima esclusione dalle graduatorie di 22 docenti Afam riconosciuti definitivamente abilitati dal Tribunale di Vallo della Lucania. La denuncia del Prof.Domenico Ciociano rappresentante del sindacato Gilda Con DDG n.85/2018 dell’1 febbraio 2018 veniva indetto, su base regionale, concorso per titoli ed esami per il reclutamento di personale delle scuole secondarie di primo e secondo grado. L’art.3 del Bando prevedeva, quale unico requisito di partecipazione al concorso, il possesso dell’abilitazione alla data del 31 maggio 2017 e consentiva la partecipazione, seppur con riserva, anche per coloro che avevano l’abilitazione riconosciuta da un provvedimento giudiziario. Centinaia di docenti salernitani, per lo più musicisti, in possesso dei requisiti previsti in virtù di provvedimenti giudiziari in alcuni casi passati addirittura in giudicato (come per 22 docenti AFAM riconosciuti definitivamente abilitati dal Tribunale di Vallo della Lucania) sono stati ammessi, hanno partecipato ed hanno anche brillantemente superato le prove concorsuali. In tale contesto, a far data dal 27 agosto 2018, l’USR Campania ha pubblicato alcune graduatorie di merito relative a classi di concorso per l’insegnamento della musica e dello strumento musicale nella scuola secondaria di I e II grado, nelle quali, senza alcuna spiegazione ed in modo del tutto pretestuoso ed illegittimo, non figurano i nominativi di quei docenti che hanno partecipato al concorso in virtù di provvedimenti giudiziari ed hanno positivamente superato il concorso. La illegittima esclusione dei predetti docenti non consente loro di ottenere il meritato posto di lavoro a tempo
indeterminato atteso che l’USR, per la data del 31 agosto p.v., ha già convocato per le immissioni in ruolo coloro che sono invece presenti in graduatoria. Molti di tali docenti si sono rivolti al sindacato GILDA degli Insegnanti di Salerno rappresentato dal prof. Domenico Ciociano, il quale ha attivato tutte le procedure del caso, dando mandato all’avvocato Giuseppe D’Amato che ha già provveduto ad inoltrare diffide e ricorsi all’USR Campania per far rispettare la legge e le pregresse decisioni assunte dai Giudici del Lavoro e ciò alfine di tutelare i diritti dei docenti salernitani ad ottenere l’agognata immissione in ruolo. Al riguardo il prof. Domenico Ciociano stigmatizza il comportamento tenuto dall’USR Campania dichiarando che “In altre Regioni d’Italia docenti appartenenti alle medesime decisioni assunte dai Tribunali salernitani, hanno avuto l’immissione in ruolo. Se la legge è uguale per tutti come evidenziato a caratteri cubitali nelle aule dei Tribunali anche in Campania si dovrà riconoscere tale diritto”. “Per te la casa non è disponibile perchè sei nero” Matteo Maiorano «Per te la casa non è disponibile perché sei nero». E’ quanto si è sentito rispondere il giovane Souleymane Rachidi, studente alberghiero che sta cercando casa a Salerno. Un caso di razzismo reiterato nei confronti del 20enne, il quale dichiara che non è la prima volta che viene respinto. Rachidi ha deciso di diffondere in rete quanto gli è capitato: «Ho deciso di condividere la mia esperienza, spero di arrivare a più persone possibili. E’ diverso tempo che sono alla ricerca
di un’abitazione per poter continuare gli studi ed il lavoro in maniera più serena, ma mi viene risposto che a causa del colore della mia pelle non mi possono affittare casa». Il giovane studente vuole spostarsi da Benevento a Salerno ma per lui la scelta di un’abitazione adeguata alle proprie esigenze sembra complicarsi: «E’ assurdo che nel 2018 capitino queste cose, ho i soldi per pagare non pretendo mica di viverci abusivamente. Queste persone sono chiuse mentalmente, è incredibile». La cosa che rende drammatica la vicenda è che il caso non è isolato: «Per venti volte non mi è stato concesso di accedere all’affitto per le già dette motivazioni. Non so in che mondo viviamo». Nonostante questo Rachidi non si abbatte «Resto tranquillo, la mia forza è Dio. Non sono concepibili queste differenze: siamo tutti uguali a prescindere da sesso, religione e colore della pelle. Ringrazio tutti gli italiani che mi stanno mostrando vicinanza soprattutto il mio caro amico Domenico Pecoraro». Associazioni in tribunale contro l’Asl Vincenzo Senatore Tre associazioni che si occupano di autismo si costituiscono in giudizio al fianco di un genitori che ha citato l’Asl. La vertenza segue il rito ordinario dopo che il giudice ha rigettato la richiesta di attivazione della procedura d’urgenza ex articolo 700 del codice di procedura civile. Ad affiancare il genitore nella battaglia legale le associazioni Angsa Campania, “Autismo chi si ferma è perduto” e “Aiutiamo i bambini autistici”. Le richieste sono sempre relative al rispetto della legge sull’autismo, che l’Asl Salerno
disattende. Nello specifico: organizzazione di un progetto di assistenza globale che si realizzi nei diversi ambiti di vita dell’autistico (casa, scuola e tempo libero) così da dargli modo di integrarsi nella società e sviluppare al meglio le proprie abilità. Molti genitori hanno già ottenuto, in tribunale, il riconoscimento dei propri diritti ma si tratta di casi isolati mentre l’Asl Salerno dovrebbe provvedere direttamente, e senza coercizione da parte della giustizia, ad adempiere il proprio compito di coordinatore della rete assistenziale. Intanto pare che il commissario dell’azienda sanitaria locale con sede in via Nizza abbia deciso di convocare le associazioni per la giornata di mercoledì 5 settembre. In quella sede le parti si confronteranno e, da parte dei genitori, verrà ribadita la linea di fermezza fintanto che non sarà realizzato il progetto globale, con un coordinamento che deve includere anche le scuole e il Comune di Salerno. Al momento ognuno segue una strada: l’Asl Salerno, una volta ultima la diagnosi, invia l’autistico presso un centro accreditato; il Comune di Salerno assegna alle famiglie dei voucher da spendere presso una delle cooperative inserite in un elenco che viene loro sottoposto; le scuole si organizzano secondo le singole idee dei dirigenti e, comunque, non hanno personale qualificato da destinare all’insegnamento di sostegno. Anzi, in molti casi le insegnanti di sostegno sono persone che beneficiano delle disposizioni della Legge 104, si assentano spesso per assistere propri familiari e non garantiscono quella coninuità necessaria all’autistico per migliorare la propria condizione psicomotoria e integrarsi nella collettività. Un sistema così disorganizzato e sgangherato funziona male e probabilmente arreca danni ai bambini e ai ragazzi affetti da questo specifico disturbo. L’Asl, per legge, ha il potere di riunire tutti gli attori intorno ad un tavolo e inserirli in un progetto unico e coordinato. A Benevento già lo fa da qualche tempo, anche lì in seguito alle battaglie dei genitori, quindi basta importare quel modello a Salerno e mettere così tutte le tessere de mosaico al loro posto.
Dipendenti in sciopero questo week-end Erika Noschese Dipendenti del The Space Salerno nuovamente in sciopero. A partire da ieri, e per tutto il fine settimana, i lavoratori incrocieranno le braccia, nell’ambito delle iniziative nazionali di mobilitazione contro i licenziamenti individuali già effettuati nelle strutture di proprietà della società “The Space Cinema”. Dunque, anche a Salerno le segreterie di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno proclamato una massiccia mobilitazione fino al 2 settembre. Già da ieri, i lavoratori si sono astenuti dal lavoro, dalle 19 alle 20 e dalle 21.30 alle 22.30. Oggi, invece, dalle 19 alle 20 e dalle 21.30 alle 22.30 mentre domani l’astensione dal lavoro si terrà dalle 17 alle 18 e dalle 21.30 alle ore 22.30. A Salerno sono stati licenziati quattro lavoratori come ricorda Antonio Abagnara, segretario generale della Fistel Cisl Salerno. «Continuiamo a ribadire quanto già detto nei giorni scorsi: il gruppo aziendale, adducendo a un seppur comprensibile momento di difficoltà che peraltro è tipico di tutto il settore, ha proceduto a risolvere il problema nella maniera più cinica e sbrigativa possibile, infischiandosene di chi porta avanti quotidianamente con dedizione “la baracca”, ossia le proprie risorse umane, e di chi li rappresenta», ha detto Abagnara. «Ciò che lascia sgomenti è anche il modo in cui sono stati trattati i lavoratori licenziati», ha poi aggiunto il sindacalista, spiegando che il responsabile è arrivato all’improvviso nel cinema di Salerno: ha chiamato le quattro persone interessate, ha consegnato loro la lettera di licenziamento e poi li ha fatti allontanare dal cinema, «quasi come se avessero commesso chissà quale nefandezza, incurante
della loro storia professionale lunga più di 15 anni e senza aver mai ricevuto alcun richiamo disciplinare», ha aggiunto Abagnara. Ecco perché i lavoratori sciopereranno anche a Salerno come a Livorno e Bari. «Riteniamo tale comportamento scorretto nella forma ma anche nella sostanza, perché riteniamo che questi licenziamenti individuali, perpetrati in base alle legge Fornero, in realtà siano dei licenziamenti collettivi che dovrebbero seguire, quindi, un altro iter disciplinato – ha poi detto – Ma sono stati trasformati, appunto, in licenziamenti individuali attraverso degli artifici societari. Di questo si occuperà, eventualmente, la giustizia ordinaria». In più in tutta questa vicenda si evince chiaramente un attacco frontale al sindacato, in quanto anche a Salerno, come negli altri cinema interessati daitagli, “casualmente”, è stato licenziato un rappresentante sindacale dei lavoratori, «con lo scopo evidente di indebolire la capacità di organizzarsi degli addetti, ignorando in un sol colpo decenni di conquiste di diritti sindacali. E tutto questo, come scritto in una recente lettera aziendale, dovrebbe dimostrare che questa azienda crede in un sano sistema di relazioni sindacali? Confermo anche la volontà, insieme alle altre sigle, di tutelare i lavoratori in ogni sede, ha detto infine. La situazione all’interno del The Space Salerno sembra essere sempre più complessa ed i lavoratori non sono intenzionati a retrocedere sullo stato d’agitazione che hanno indetto per questo fine settimana, creando non pochi disagi. L’obiettivo è fare in modo che i dipendenti licenziati tornino al loro posto. Già la scorsa settimana, i dipendenti avevano proclamata ore di sciopero contro i licenziamenti ingiusti a danno dei colleghi.
Ecoballe? «Simbolo del fallimento» «Pronto a qualsiasi confronto» Andrea Pellegrino Il mancato smaltimento delle ecoballe? «E’ la lapide sulla quale è stato già inciso l’epitaffio del fallimento politico, prima ancora che gestionale, di questa Amministrazione Regionale». Giovanni Romano, ex assessore regionale all’ambiente, interviene dopo l’intervista pubblicata su queste colonne di Stefano Caldoro e la replica di Fulvio Bonavitacola. «Pronto al confronto», dice Romano sfidando Bonavitacola ma «prima deve dare spiegazioni ai cittadini». Stefano Caldoro ha lanciato un duro attacco al governo De Luca sulla gestione del ciclo dei rifiuti. Fulvio Bonavitacola dalla sua, difende il suo operato e chiede un confronto con la passata amministrazione. Lei che è stato assessore regionale all’ambiente, quale è la situazione attuale? Più volte ha già lanciato l’allarme rispetto ad una nuova possibile emergenza rifiuti. «La situazione attuale è sotto gli occhi dei cittadini della Campania: rifiuti ammassati da mesi nelle strade delle principali Città della Regione, gli Stir intasati da oltre 130.000 tonnellate di rifiuti trattati e non smaltiti, il termovalorizzatore di Acerra che continua a funzionare a singhiozzo perché sovraccaricato di lavoro essendo l’unico impianto di smaltimento della Regione e insufficiente alle esigenze, discariche esaurite, raccolta differenziata praticamente ferma dopo i rilevanti aumenti degli anni 2010-2015, nessun impianto di trattamento della frazione organica realizzato in tre anni e mezzo, un sistema complessivo che sta annegando nei debiti delle società
provinciali e dei Comuni a causa di tariffe di smaltimento più alte d’Italia perché mancano gli impianti di smaltimento finale in Regione e si è costretti a pagare cifre enormi per portare i rifiuti in giro per l’Italia e il mondo, una legge regionale inapplicata con i presidenti degli Ato che si dimettono dopo pochi giorni dalla elezione a causa dell’impossibilità di esercitare le funzioni come è accaduto pochi giorni fa con l’Ato di Caserta e di Benevento. Insomma, una catastrofe causata da una Amministrazione Regionale modello “chiacchiere e distintivo”. In tre anni e mezzo abbiamo avuto solo proclami e propaganda cialtronesca. E’ comprensibile la rabbia e la frustrazione dell’Assessore che continua a mentire per tentare di nascondere la realtà: lui e il suo Presidente passeranno alla storia per essere stati capaci di ritornare a produrre balle di rifiuti dopo dieci anni dalla fine dell’emergenza che tanto ha contributo alle loro fortune politiche». Sarebbe pronto ad un confronto con il suo successore a Palazzo Santa Lucia? «Senza alcun problema. Penso che il confronto l’attuale Assessore protempore debba averlo prima con i cittadini esasperati dalle bollette sempre più alte e disgustati dalla monnezza lasciata nelle strade. Deve confrontarsi con i Sindaci sempre più abbandonati a sé stessi e angosciati dall’impossibilità di smaltire quotidianamente i rifiuti come avviene in ogni Paese civile. Deve confrontarsi con la incapacità di realizzare le cose promesse e propagandate nonostante la pioggia di milioni ricevuti dal Governo “amico” di centrosinistra che gli Italiani hanno mandato a casa. Deve dare conto del suo operato non in base alle cose programmate e ai finanziamenti sulla carta, ma in base a quelle realmente fatte». Piano rifiuti ed impianti. A Salerno, in passato si era prospettata la possibile realizzazione di un termovalorizzatore, poi tramontata per questioni politiche.
Lei pensa che ci sia ancora la necessità di un termovalorizzatore? Ed a proposito di impianti salernitani, lei ha anche seguito da vicino il sito di compostaggio, che è attualmente chiuso. Secondo lei che tempi si prospettano per la riapertura? «La vicenda del termovalorizzatore di Salerno è emblematica della doppiezza e della irresponsabilità di questa Amministrazione regionale e della sua classe dirigente. Fu voluto fortemente dall’allora Sindaco di Salerno (attuale Presidente pro-tempore della Regione) che si fece nominare Commissario plenipotenziario per fare tutto da solo. Spese una decina di milioni di euro (forniti dal Governo e quindi dai cittadini) per espropriare i suoli, pagare profumate consulenze e progettare l’impianto. Decise che non si sarebbe dovuto fare più quando le competenze passarono da lui alla Provincia dove il centrodestra aveva vinto le elezioni e addirittura cambiò la destinazione urbanistica dell’area per essere sicuro di bloccare il tutto. Intanto la gara è stata espletata, i suoli sono di proprietà del Governo Italiano, l’impianto ha ancora il beneficio dell ’ i ncentivo Cip e non costerebbe nulla ai cittadini perché realizzabile in finanza di progetto. Ma la cosa più importante è che è stato proprio il Governo “amico” di centro sinistra ad aver accertato, con una legge dello Stato, che l’impianto è necessario per rendere autosufficiente la Campania e per evitare lo scempio di un’altra linea di smaltimento ad Acerra che, giustamente, si oppone all’idea di dover diventare l’unica pattumiera dell’intera Regione. Si può obiettare: ma noi abbiamo deciso con il Piano Regionale di non realizzare più termovalorizzatore. E allora abbiate il coraggio di dire la verità e di non illudere e prendere in giro i cittadini. L’alternativa sono le discariche perché gli impianti di compostaggio (propagandati come risolutivi e non realizzati) servono per trattare i rifiuti organici e non risolvono definitivamente il problema. Servono le discariche per quel 20/30 per cento di rifiuti non riciclabili. Quando ci direte
dove intendete realizzare le discariche? Sulla vicenda tragicomica dell’impianto di compostaggio Salerno la sintesi efficace l’ha fatta Stefano Caldoro ieri: è costato 30 milioni di danaro pubblico, non ha mai funzionato, la sua realizzazione e la sua gestione è stata viziata da innumerevoli e gravi irregolarità sanzionate duramente dall’Autorità Anticorruzione ed è attualmente miseramente fermo. Ma il presidente pro tempore della Regione continua a spacciarlo in giro, soprattutto tra le Comunità che si oppongono alla realizzazione di impianti di compostaggio temendo che non funzionino, come “modello” da imitare e come esempio di rara efficacia perché “non produce odori”: per forza, è fermo». Il governo Renzi ha finanziato il piano di smaltimento di tutte le ecoballe in Regione Campania ma da qualche tempo pare che se ne producano ulteriori. Uno smaltimento, dunque, che non avrà mai fine? «La vicenda dello smaltimento dei rifiuti imballati è la lapide sulla quale è stato già inciso l’epitaffio del fallimento politico, prima ancora che gestionale, di questa Amministrazione Regionale. Tutti ricordiamo quando l’allora Presidente del Consiglio Renzi venne a Giugliano accompagnato dall’attuale Presidente pro tempore che lo ringraziava ad ogni piè sospinto per i 450 milioni di euro ricevuti in regalo. Allora fu solennemente comunicato, con il solito stile sobrio delle smargiassate cui siamo abituati, che a febbraio 2018 le balle sarebbero state solo un ricordo. Attualmente, dopo oltre due anni, e nonostante i soldi, le consulenze, gli studi e i progetti (tutti pagati!), sono state smaltite circa balle per circa 200.000 tonnellate pari a circa il 3 per cento del totale. E non sono stati toccati i siti che più di altri avevano urgenza di essere svuotati come, ad esempio, quello allestito all’interno dell’area militare di Persano nella nostra Provincia. Se questi sono i risultati dopo oltre due anni, quando finirà lo smaltimento? Lasciamo ai cittadini il
triste compito di fare due conti».
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