Di nuovo sangue sulle strade di Battipaglia: investiti e uccisi due uomini di origine indiana - Cronache Salerno

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Di nuovo sangue sulle strade
di Battipaglia: investiti e
uccisi due uomini di origine
indiana
BATTIPAGLIA – L’ ennesimo incidente stradale, insanguina le
strade della nostra provincia dovuto alla velocità sostenuta
dalla conducente di un autovettura. Nel tardo pomeriggio di
ieri, in località Serroni Alto, del comune di Battipaglia,
E.F. originaria e residente in Battipaglia, era alla guida
della sua autovettura Volks Wagen Polo con a bordo la figlia
minore di anni quattro e sua madre, nonna della piccola. Le
donne stavano facendo ritorno in Battipaglia provenienti da
Montecorvino Rovella. La conducente nell’ abbordare una curva,
si portava oltre la linea di mezzeria, ma sulla sua strada
incrociava altra autovettura proveniente dal senso opposto
rispetto alla sua andatura di marcia. E.F. Per evitare l’
impatto con l’altro autoveicolo, si spingeva ulteriormente nel
senso opposto, tanto da investire due pedoni che percorrevano
la strada lungo la linea che delimita la carreggiata. I due
uomini di origini indiane S. J. di anni 42 ed S.N. di anni 55
di origine indiana, a seguito dell’ investimento venivano
sbalzati all’ esterno della sede stradale decedendo sul colpo.
Immediato l’ arrivo dei soccorsi sul luogo teatro dell’evento
della Polizia Locale e dei sanitari e soccorritori della Croce
Bianca, avvisati da altri utenti della strada; purtroppo i
sanitari non potevano fare altro che constatare il decesso
delle due persone investite. Le donne e la bambina, venivano
trasportate presso l’ ospedale civile di Battipaglia, per gli
accertamenti del sanitari del caso, dopo averle accuratamente
visitati i medici constatavano che le donne non avevano
riportato alcuna ferita, tranne che tanto spavento. Sul posto
anche i militari del nucleo radiomobile della compagnia
carabinieri di Battipaglia, per dare manforte ai colleghi
della polizia locale impegnati nel rilievi fotografici e
planimetrici del luogo del sinistro.

La Lega di Salerno contro la
delocalizzazione e propone di
istituire l’assessorato al
Mare
Erika Noschese

Istituire l’assessorato al Mare. E’ la proposta della Lega di
Salerno che si scaglia contro la delocalizzazione del porto
commerciale. La lega salviniana locale, attraverso il
coordinatore cittadino Cristian Santoro esprime il proprio
compiacimento sul rinnovato interesse della società civile e
politica salernitana per il porto commerciale. «Molto e tanto
si è discusso in questi giorni sulla realtà portuale della
nostra bella città – ha dichiarato il coordinatore cittadino –
Una realtà importantissima poiché il porto commerciale
rappresenta, diversamente da quanto affermato da illustri
figure professionali salernitane prive però, a quanto ci
risulta, di competenze in materia, il “motore” dell’economia e
maggiore datore di lavoro in città con i suoi tanti ed copiosi
indotti». Per la Lega, infatti, il porto produrrebbe ricchezza
reale e posti di lavoro e il «termine “delocalizzare” è un
termine che non risponde alla realtà per quanto suggestivo e
indubbiamente rispondente ad un’abile strategia di mera
propaganda politica e di consenso, ma che non ha alcuna
attinenza con la realtà. Infatti si tratterebbe di ricostruire
una struttura complessa e articolata come sono i porti in
altro luogo». Per Santoro si tratta dunque di un’operazione
improbabile considerando la geomorfologia del golfo di Salerno
e l’altissimo costo dell’opera che andrebbe sostenuta con
capitali privati poiché i pubblici sarebbero stati già
elargiti da tempo durante la gestione della vecchia autorità
portuale. «A questo impianto, già di per se poderoso, poi
bisognerebbe aggiungere lo stravolgimento urbanistico,
logistico economico della zona interna designata – ha detto
ancora Cristian Santoro – Un’operazione ciclopica in termini
di tempo e denaro che al momento non risponde al alcuna
necessità strategica dettata dalle scelte dei colossi
internazionali che operano nel campo dei trasporti marittimi».
Il porto commerciale sarebbe dunque una grande risorsa che non
essere stata la causa del fallimento di una inesistente
politica balneare cittadina. Consapevole dell’eccezionale
importanza e complessità dell’argomento la Lega Salerno
auspica che l’amministrazione cittadina congiuntamente alle
altre Istituzioni competenti possano indire una serie di
conferenze tecnico- scientifiche ed economiche sul reale e
possibile futuro del Porto di Salerno. «Pensare Salerno senza
il proprio porto sarebbe inutile oltre che dannoso. Ricordiamo
come fu proprio tramite il suo porto che Salerno fu conosciuta
in epoca medievale per la sua Fiera mercantile e per la sua
Scuola Medica. In un mondo dominato dal commercio marittimo
privarsi di una struttura economica portuale così radicata
nella storia della città non può che essere solo fantasia. Per
questo la Lega Salerno auspica che il comune si doti al più
presto di un assessorato al Mare onde poter cogliere e
sfruttare al meglio le tante occasioni economiche e di
sviluppo che la vera ricchezza della città offre», ha detto
infine Santoro.
La soluzione già esiste: il
porto isola
Vincenzo Senatore

Partiamo dai dati, perché danno la dimensione esatta del
problema di cui trattiamo. Nel mese di febbraio del 2007 le
Autorità Portuali di Salerno e Napoli, all’epoca separate,
commissionano alla società regionale Logica (azienda per la
promozione logistica e il trasporto merci) uno studio sullo
sviluppo dei traffici commerciali nel porto di Salerno. Viene
fuori che entro il 2030 si raggiungeranno i 2,8 milioni di Teu
di container movimentati, il triplo del 2009. Poiché ad oggi,
con il 2019 che si avvicina, siamo pienamente in linea con
quelle previsioni significa che lo scalo commerciale
salernitano è ormai già in fase di saturazione. Di conseguenza
bisogna pensare ad un’alternativa. Alcuni ingegneri
dell’università Federico II di Napoli, che abbiamo
interpellato, ci hanno trasmesso il progetto del porto isola.
Una soluzione individuata a suo tempo per spostare parte del
traffico commerciale al di fuori del circuito cittadino, con
benefici sia per l’area portuale che per la gestione del
traffico. Tra l’altro, e se ne fa menzione anche in un
interessante report progettuale dell’ingegnere napoletano
Marco Scerbo, già il Piano urbanistico comunale di Salerno
prevede il dirottamente fuori città del porto commerciale e la
riconversione dell’attuale scalo ad esclusivo approdo
turistico (di qui i progetti di riqualificazione dell’intero
waterfront, che dovrebbe culminare in Piazza della Libertà).
Il progetto del porto isola prevede la costruzione di una
piattaforma rettangolare delle dimensioni di 2 chilometri di
lunghezza e 1 chilometro di larghezza. La maxi banchina
verrebbe allestita a due chilometri di distanza dalla costa e
collegata alla terraferma attraverso un viadotto a percorrenza
stradale e ferroviaria. Il tutto, secondo i tecnici, a basso
impatto ambientale. L’idea fu inserita anche nella discussione
del Ptcp, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale.
Ma poi se ne persero le tracce. Il porto isola è attrezzato
per gestire 2,5 milioni di Teu ogni anno, compresi i
cosiddetti Ro-Ro (container destinati a trasporto rotabile),
quindi sarebbe un toccasana per l’intero sistema commerciale
marittimo di Salerno e provincia. I progettisti, per essere
sicuri che funzioni, lo hanno tarato su modelli che già da
anni forniscono risultati eccellenti: su tutti i porti
piattaforma di Città del Capo in Sudafrica e Valencia in
Spagna. Ma altri casi di studio sono quelli di Gijon, Nord
della Spagna, Nizza in Francia, Koper Capodistria in Slovenia
e Queensland in Australia. Forse vale la pena di discuterne.

Battipaglia, grave incidente
a Serroni: 2 morti, 4 feriti
grave incidente in Via Serroni a Battipaglia, nelle adiacenze
del Frantoio. Un auto ha investito due persone che sono
morteLe vittime, entrambe di nazionalita’ straniera, sono
state travolte un’auto guidata da una donna. 4 i feriti che
sono stati trasportati all’ospedale di Battipaglia ma stanno
bene

Francesca Manzo è la bella
Dèlia
Questa sera, alle ore 20, il debutto al teatro alla Scala di
Milano per la riapertura autunnale con l’opera di Luigi
Cherubini per la regia di Liliana Cavani, di cui il soprano
made in Salerno sarà assoluta protagonista

Di OLGA CHIEFFI

Da questa sera, ore 20, al 27 settembre al Teatro alla Scala
andrà in scena Alì Babà e i quaranta ladroni di Luigi
Cherubini, con la direzione di Paolo Carignani, la regia di
Liliana Cavani, le scene di Leila Fteita, i costumi di Irene
Monti e la coreografia di Emanuela Tagliavia. Lo spettacolo
vede protagonisti l’orchestra e i solisti dell’Accademia
Teatro alla Scala, insieme ai giovani allievi della Scuola di
Ballo. Il progetto di affidare uno spettacolo ogni stagione ai
giovani dell’Accademia, facendoli lavorare per un anno con un
regista e un direttore di rango, si concentra sugli autori
italiani riproponendo l’ultima opera di Luigi Cherubini. I
giovani allievi, tra cui il soprano made in Salerno, formatosi
al Martucci nella classe di Marilena Laurenza, hanno lavorato
per un anno con Liliana Cavani, tornata alla Scala, e con
Paolo Carignani, direttore che ben conosce i segreti del
repertorio italiano. Il risultato di questo periodo di
preparazione sarà anche quest’anno uno spettacolo dello stesso
livello artistico e impegno produttivo degli altri titoli
della Stagione. La strettissima collaborazione fra il Teatro
alla Scala e la sua Accademia costituisce un unicum a livello
mondiale garantendo agli allievi una continuità tra percorso
formativo ed esperienza artistica impossibile altrove. Alì
Babà è una fiaba alla ricerca della semplicità perduta. Ultimo
titolo operistico di Luigi Cherubini, Alì Babà e i quaranta
ladroni debuttò, in francese, all’Opéra di Parigi nel 1833,
con un cast per quell’epoca stellare. Il settantatreenne
compositore italiano, ormai naturalizzato francese, scelse una
fiaba, lontana dalle passioni, a rappresentare un disincantato
distacco emotivo dal mondo. Nonostante Cherubini godesse di
fama ed ampio riconoscimento, e ci si trovi di fronte a una
partitura di enorme impegno, costruita ed elaborata, massiccia
e raffinata insieme, l’opera non piacque in Francia, né in
Italia, ma ebbe maggiore diffusione in Germania. Pur apparendo
monumentale, la partitura ricorre a una grande varietà di
soluzioni formali, e sfoggia una strumentazione brillante e
ricca di effetti. Riletta oggi, Alì Babà colpisce per la
centralità del tema del denaro. “Il messaggio – spiega Liliana
Cavani – è che il denaro non porta la felicità. Alì Babà alla
fine non combina niente: rimane con quello che aveva prima. Il
tesoro della grotta non viene praticamente toccato. Mi
colpisce anche che si parli di un matrimonio combinato tra
Delia, la figlia di Alì Babà, e Aboul-Hassan, il responsabile
della dogana: pensate a quanto è attuale”. Si tratta di una
partitura di dimensioni imponenti, che alterna una varietà
considerevole di situazioni musicali: il registro buffo nel
sestetto all’inizio del quarto atto, il belcanto della
protagonista, appunto Francesca Manzo, che debutta il ruolo di
Delia, dopo essere stata già Gretel nell’opera di Humperdinck
e la sacerdotessa nell’Aida diretta da Oren a Milano, nella
cavatina “Amico fedele d’infanzia mia” e la più intensa “Nadir
tu sei il solo mio bene” del terzo atto (con corno inglese
obbligato), il declamato e l’arioso, pervasivi. La mancanza di
contorni definiti tra i pezzi chiusi, insieme all’utilizzo sui
generis dell’orchestra (dove timpani, tromboni, contrabbassi,
grancassa e armamentario ‘turco’ vengono impiegati con grande
violenza espressiva), par echeggiare qualche atmosfera
wagneriana, nel duetto Ali-Nadir, notevole per la descrizione
musicale dei sacchi d’oro, si è voluto ravvisare un precedente
dell’incantesimo del fuoco del Die Walkure.
Gravi iniquità ai concorsi
per   il   reclutamento   di
personale    delle    scuole
secondarie
Illegittima esclusione dalle graduatorie di 22 docenti Afam
riconosciuti definitivamente abilitati dal Tribunale di Vallo
della Lucania. La denuncia del Prof.Domenico Ciociano
rappresentante del sindacato Gilda

Con DDG n.85/2018 dell’1 febbraio 2018 veniva indetto, su base
regionale, concorso per titoli ed esami per il reclutamento di
personale delle scuole secondarie di primo e secondo grado.
L’art.3 del Bando prevedeva, quale unico requisito di
partecipazione al concorso, il possesso dell’abilitazione alla
data del 31 maggio 2017 e consentiva la partecipazione, seppur
con riserva, anche per coloro che avevano l’abilitazione
riconosciuta da un provvedimento giudiziario. Centinaia di
docenti salernitani, per lo più musicisti, in possesso dei
requisiti previsti in virtù di provvedimenti giudiziari in
alcuni casi passati addirittura in giudicato (come per 22
docenti AFAM riconosciuti definitivamente abilitati dal
Tribunale di Vallo della Lucania) sono stati ammessi, hanno
partecipato ed hanno anche brillantemente superato le prove
concorsuali. In tale contesto, a far data dal 27 agosto 2018,
l’USR Campania ha pubblicato alcune graduatorie di merito
relative a classi di concorso per l’insegnamento della musica
e dello strumento musicale nella scuola secondaria di I e II
grado, nelle quali, senza alcuna spiegazione ed in modo del
tutto pretestuoso ed illegittimo, non figurano i nominativi di
quei docenti che hanno partecipato al concorso in virtù di
provvedimenti giudiziari ed hanno positivamente superato il
concorso. La illegittima esclusione dei predetti docenti non
consente loro di ottenere il meritato posto di lavoro a tempo
indeterminato atteso che l’USR, per la data del 31 agosto
p.v., ha già convocato per le immissioni in ruolo coloro che
sono invece presenti in graduatoria. Molti di tali docenti si
sono rivolti al sindacato GILDA degli Insegnanti di Salerno
rappresentato dal prof. Domenico Ciociano, il quale ha
attivato tutte le procedure del caso, dando mandato
all’avvocato Giuseppe D’Amato che ha già provveduto ad
inoltrare diffide e ricorsi all’USR Campania per far
rispettare la legge e le pregresse decisioni assunte dai
Giudici del Lavoro e ciò alfine di tutelare i diritti dei
docenti salernitani ad ottenere l’agognata immissione in
ruolo. Al riguardo il prof. Domenico Ciociano stigmatizza il
comportamento tenuto dall’USR Campania dichiarando che “In
altre Regioni d’Italia docenti appartenenti alle medesime
decisioni assunte dai Tribunali salernitani, hanno avuto
l’immissione in ruolo. Se la legge è uguale per tutti come
evidenziato a caratteri cubitali nelle aule dei Tribunali
anche in Campania si dovrà riconoscere tale diritto”.

“Per te la casa non è
disponibile perchè sei nero”
Matteo Maiorano

«Per te la casa non è disponibile perché sei nero». E’ quanto
si è sentito rispondere il giovane Souleymane Rachidi,
studente alberghiero che sta cercando casa a Salerno. Un caso
di razzismo reiterato nei confronti del 20enne, il quale
dichiara che non è la prima volta che viene respinto. Rachidi
ha deciso di diffondere in rete quanto gli è capitato: «Ho
deciso di condividere la mia esperienza, spero di arrivare a
più persone possibili. E’ diverso tempo che sono alla ricerca
di un’abitazione per poter continuare gli studi ed il lavoro
in maniera più serena, ma mi viene risposto che a causa del
colore della mia pelle non mi possono affittare casa». Il
giovane studente vuole spostarsi da Benevento a Salerno ma per
lui la scelta di un’abitazione adeguata alle proprie esigenze
sembra complicarsi: «E’ assurdo che nel 2018 capitino queste
cose, ho i soldi per pagare non pretendo mica di viverci
abusivamente. Queste persone sono chiuse mentalmente, è
incredibile». La cosa che rende drammatica la vicenda è che il
caso non è isolato: «Per venti volte non mi è stato concesso
di accedere all’affitto per le già dette motivazioni. Non so
in che mondo viviamo». Nonostante questo Rachidi non si
abbatte «Resto tranquillo, la mia forza è Dio. Non sono
concepibili queste differenze: siamo tutti uguali a
prescindere da sesso, religione e colore della pelle.
Ringrazio tutti gli italiani che mi stanno mostrando vicinanza
soprattutto il mio caro amico Domenico Pecoraro».

Associazioni                    in       tribunale
contro l’Asl
Vincenzo Senatore

Tre associazioni che si occupano di autismo si costituiscono
in giudizio al fianco di un genitori che ha citato l’Asl. La
vertenza segue il rito ordinario dopo che il giudice ha
rigettato la richiesta di attivazione della procedura
d’urgenza ex articolo 700 del codice di procedura civile. Ad
affiancare il genitore nella battaglia legale le associazioni
Angsa Campania, “Autismo chi si ferma è perduto” e “Aiutiamo i
bambini autistici”. Le richieste sono sempre relative al
rispetto della legge sull’autismo, che l’Asl Salerno
disattende. Nello specifico: organizzazione di un progetto di
assistenza globale che si realizzi nei diversi ambiti di vita
dell’autistico (casa, scuola e tempo libero) così da dargli
modo di integrarsi nella società e sviluppare al meglio le
proprie abilità. Molti genitori hanno già ottenuto, in
tribunale, il riconoscimento dei propri diritti ma si tratta
di casi isolati mentre l’Asl Salerno dovrebbe provvedere
direttamente, e senza coercizione da parte della giustizia, ad
adempiere il proprio compito di coordinatore della rete
assistenziale. Intanto pare che il commissario dell’azienda
sanitaria locale con sede in via Nizza abbia deciso di
convocare le associazioni per la giornata di mercoledì 5
settembre. In quella sede le parti si confronteranno e, da
parte dei genitori, verrà ribadita la linea di fermezza
fintanto che non sarà realizzato il progetto globale, con un
coordinamento che deve includere anche le scuole e il Comune
di Salerno. Al momento ognuno segue una strada: l’Asl Salerno,
una volta ultima la diagnosi, invia l’autistico presso un
centro accreditato; il Comune di Salerno assegna alle famiglie
dei voucher da spendere presso una delle cooperative inserite
in un elenco che viene loro sottoposto; le scuole si
organizzano secondo le singole idee dei dirigenti e, comunque,
non hanno personale qualificato da destinare all’insegnamento
di sostegno. Anzi, in molti casi le insegnanti di sostegno
sono persone che beneficiano delle disposizioni della Legge
104, si assentano spesso per assistere propri familiari e non
garantiscono quella coninuità necessaria all’autistico per
migliorare la propria condizione psicomotoria e integrarsi
nella collettività. Un sistema così disorganizzato e
sgangherato funziona male e probabilmente arreca danni ai
bambini e ai ragazzi affetti da questo specifico disturbo.
L’Asl, per legge, ha il potere di riunire tutti gli attori
intorno ad un tavolo e inserirli in un progetto unico e
coordinato. A Benevento già lo fa da qualche tempo, anche lì
in seguito alle battaglie dei genitori, quindi basta importare
quel modello a Salerno e mettere così tutte le tessere de
mosaico al loro posto.
Dipendenti in sciopero questo
week-end
Erika Noschese

Dipendenti del The Space Salerno nuovamente in sciopero. A
partire da ieri, e per tutto il fine settimana, i lavoratori
incrocieranno le braccia, nell’ambito delle iniziative
nazionali di mobilitazione contro i licenziamenti individuali
già effettuati nelle strutture di proprietà della società “The
Space Cinema”. Dunque, anche a Salerno le segreterie di Slc
Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno proclamato una massiccia
mobilitazione fino al 2 settembre. Già da ieri, i lavoratori
si sono astenuti dal lavoro, dalle 19 alle 20 e dalle 21.30
alle 22.30. Oggi, invece, dalle 19 alle 20 e dalle 21.30 alle
22.30 mentre domani l’astensione dal lavoro si terrà dalle 17
alle 18 e dalle 21.30 alle ore 22.30. A Salerno sono stati
licenziati quattro lavoratori come ricorda Antonio Abagnara,
segretario generale della Fistel Cisl Salerno. «Continuiamo a
ribadire quanto già detto nei giorni scorsi: il gruppo
aziendale, adducendo a un seppur comprensibile momento di
difficoltà che peraltro è tipico di tutto il settore, ha
proceduto a risolvere il problema nella maniera più cinica e
sbrigativa possibile, infischiandosene di chi porta avanti
quotidianamente con dedizione “la baracca”, ossia le proprie
risorse umane, e di chi li rappresenta», ha detto Abagnara.
«Ciò che lascia sgomenti è anche il modo in cui sono stati
trattati i lavoratori licenziati», ha poi aggiunto il
sindacalista, spiegando che il responsabile è arrivato
all’improvviso nel cinema di Salerno: ha chiamato le quattro
persone interessate, ha consegnato loro la lettera di
licenziamento e poi li ha fatti allontanare dal cinema, «quasi
come se avessero commesso chissà quale nefandezza, incurante
della loro storia professionale lunga più di 15 anni e senza
aver mai ricevuto alcun richiamo disciplinare», ha aggiunto
Abagnara. Ecco perché i lavoratori sciopereranno anche a
Salerno come a Livorno e Bari. «Riteniamo tale comportamento
scorretto nella forma ma anche nella sostanza, perché
riteniamo che questi licenziamenti individuali, perpetrati in
base alle legge Fornero, in realtà siano dei licenziamenti
collettivi che dovrebbero seguire, quindi, un altro iter
disciplinato – ha poi detto – Ma sono stati trasformati,
appunto, in licenziamenti individuali attraverso degli
artifici societari. Di questo si occuperà, eventualmente, la
giustizia ordinaria». In più in tutta questa vicenda si evince
chiaramente un attacco frontale al sindacato, in quanto anche
a Salerno, come negli altri cinema interessati daitagli,
“casualmente”, è stato licenziato un rappresentante sindacale
dei lavoratori, «con lo scopo evidente di indebolire la
capacità di organizzarsi degli addetti, ignorando in un sol
colpo decenni di conquiste di diritti sindacali. E tutto
questo, come scritto in una recente lettera aziendale,
dovrebbe dimostrare che questa azienda crede in un sano
sistema di relazioni sindacali? Confermo anche la volontà,
insieme alle altre sigle, di tutelare i lavoratori in ogni
sede, ha detto infine. La situazione all’interno del The Space
Salerno sembra essere sempre più complessa ed i lavoratori non
sono intenzionati a retrocedere sullo stato d’agitazione che
hanno indetto per questo fine settimana, creando non pochi
disagi. L’obiettivo è fare in modo che i dipendenti licenziati
tornino al loro posto. Già la scorsa settimana, i dipendenti
avevano proclamata ore di sciopero contro i licenziamenti
ingiusti a danno dei colleghi.
Ecoballe?    «Simbolo                                  del
fallimento»    «Pronto                                   a
qualsiasi confronto»
Andrea Pellegrino

Il mancato smaltimento delle ecoballe? «E’ la lapide sulla
quale è stato già inciso l’epitaffio del fallimento politico,
prima ancora che gestionale, di questa Amministrazione
Regionale». Giovanni Romano, ex assessore regionale
all’ambiente, interviene dopo l’intervista pubblicata su
queste colonne di Stefano Caldoro e la replica di Fulvio
Bonavitacola. «Pronto al confronto», dice Romano sfidando
Bonavitacola ma «prima deve dare spiegazioni ai cittadini».

Stefano Caldoro ha lanciato un duro attacco al governo De Luca
sulla gestione del ciclo dei rifiuti. Fulvio Bonavitacola
dalla sua, difende il suo operato e chiede un confronto con la
passata amministrazione. Lei che è stato assessore regionale
all’ambiente, quale è la situazione attuale? Più volte ha già
lanciato l’allarme rispetto ad una nuova possibile emergenza
rifiuti.

«La situazione attuale è sotto gli occhi dei cittadini della
Campania: rifiuti ammassati da mesi nelle strade delle
principali Città della Regione, gli Stir intasati da oltre
130.000 tonnellate di rifiuti trattati e non smaltiti, il
termovalorizzatore di Acerra che continua a funzionare a
singhiozzo perché sovraccaricato di lavoro essendo l’unico
impianto di smaltimento della Regione e insufficiente alle
esigenze, discariche esaurite, raccolta differenziata
praticamente ferma dopo i rilevanti aumenti degli anni
2010-2015, nessun impianto di trattamento della frazione
organica realizzato in tre anni e mezzo, un sistema
complessivo che sta annegando nei debiti delle società
provinciali e dei Comuni a causa di tariffe di smaltimento più
alte d’Italia perché mancano gli impianti di smaltimento
finale in Regione e si è costretti a pagare cifre enormi per
portare i rifiuti in giro per l’Italia e il mondo, una legge
regionale inapplicata con i presidenti degli Ato che si
dimettono dopo pochi giorni dalla elezione a causa
dell’impossibilità di esercitare le funzioni come è accaduto
pochi giorni fa con l’Ato di Caserta e di Benevento. Insomma,
una catastrofe causata da una Amministrazione Regionale
modello “chiacchiere e distintivo”. In tre anni e mezzo
abbiamo avuto solo proclami e propaganda cialtronesca. E’
comprensibile la rabbia e la frustrazione dell’Assessore che
continua a mentire per tentare di nascondere la realtà: lui e
il suo Presidente passeranno alla storia per essere stati
capaci di ritornare a produrre balle di rifiuti dopo dieci
anni dalla fine dell’emergenza che tanto ha contributo alle
loro fortune politiche».

Sarebbe pronto ad un confronto con il suo successore a Palazzo
Santa Lucia?

«Senza alcun problema. Penso che il confronto l’attuale
Assessore protempore debba averlo prima con i cittadini
esasperati dalle bollette sempre più alte e disgustati dalla
monnezza lasciata nelle strade. Deve confrontarsi con i
Sindaci sempre più abbandonati a sé stessi e angosciati
dall’impossibilità di smaltire quotidianamente i rifiuti come
avviene in ogni Paese civile. Deve confrontarsi con la
incapacità di realizzare le cose promesse e propagandate
nonostante la pioggia di milioni ricevuti dal Governo “amico”
di centrosinistra che gli Italiani hanno mandato a casa. Deve
dare conto del suo operato non in base alle cose programmate e
ai finanziamenti sulla carta, ma in base a quelle realmente
fatte».

Piano rifiuti ed impianti. A Salerno, in passato si era
prospettata     la   possibile    realizzazione     di   un
termovalorizzatore, poi tramontata per questioni politiche.
Lei pensa che ci sia ancora la necessità di un
termovalorizzatore? Ed a proposito di impianti salernitani,
lei ha anche seguito da vicino il sito di compostaggio, che è
attualmente chiuso. Secondo lei che tempi si prospettano per
la riapertura?

«La vicenda del termovalorizzatore di Salerno è emblematica
della doppiezza e della irresponsabilità di questa
Amministrazione regionale e della sua classe dirigente. Fu
voluto fortemente dall’allora Sindaco di Salerno (attuale
Presidente pro-tempore della Regione) che si fece nominare
Commissario plenipotenziario per fare tutto da solo. Spese una
decina di milioni di euro (forniti dal Governo e quindi dai
cittadini) per espropriare i suoli, pagare profumate
consulenze e progettare l’impianto. Decise che non si sarebbe
dovuto fare più quando le competenze passarono da lui alla
Provincia dove il centrodestra aveva vinto le elezioni e
addirittura cambiò la destinazione urbanistica dell’area per
essere sicuro di bloccare il tutto. Intanto la gara è stata
espletata, i suoli sono di proprietà del Governo Italiano,
l’impianto ha ancora il beneficio dell ’ i ncentivo Cip e non
costerebbe nulla ai cittadini perché realizzabile in finanza
di progetto. Ma la cosa più importante è che è stato proprio
il Governo “amico” di centro sinistra ad aver accertato, con
una legge dello Stato, che l’impianto è necessario per rendere
autosufficiente la Campania e per evitare lo scempio di
un’altra linea di smaltimento ad Acerra che, giustamente, si
oppone all’idea di dover diventare l’unica pattumiera
dell’intera Regione. Si può obiettare: ma noi abbiamo deciso
con   il   Piano   Regionale    di   non   realizzare    più
termovalorizzatore. E allora abbiate il coraggio di dire la
verità e di non illudere e prendere in giro i cittadini.
L’alternativa sono le discariche perché gli impianti di
compostaggio (propagandati come risolutivi e non realizzati)
servono per trattare i rifiuti organici e non risolvono
definitivamente il problema. Servono le discariche per quel
20/30 per cento di rifiuti non riciclabili. Quando ci direte
dove intendete realizzare le discariche? Sulla vicenda
tragicomica dell’impianto di compostaggio Salerno la sintesi
efficace l’ha fatta Stefano Caldoro ieri: è costato 30 milioni
di danaro pubblico, non ha mai funzionato, la sua
realizzazione e la sua gestione è stata viziata da
innumerevoli e gravi irregolarità sanzionate duramente
dall’Autorità Anticorruzione ed è attualmente miseramente
fermo. Ma il presidente pro tempore della Regione continua a
spacciarlo in giro, soprattutto tra le Comunità che si
oppongono alla realizzazione di impianti di compostaggio
temendo che non funzionino, come “modello” da imitare e come
esempio di rara efficacia perché “non produce odori”: per
forza, è fermo».

Il governo Renzi ha finanziato il piano di smaltimento di
tutte le ecoballe in Regione Campania ma da qualche tempo pare
che se ne producano ulteriori. Uno smaltimento, dunque, che
non avrà mai fine?

«La vicenda dello smaltimento dei rifiuti imballati è la
lapide sulla quale è stato già inciso l’epitaffio del
fallimento politico, prima ancora che gestionale, di questa
Amministrazione Regionale. Tutti ricordiamo quando l’allora
Presidente del Consiglio Renzi venne a Giugliano accompagnato
dall’attuale Presidente pro tempore che lo ringraziava ad ogni
piè sospinto per i 450 milioni di euro ricevuti in regalo.
Allora fu solennemente comunicato, con il solito stile sobrio
delle smargiassate cui siamo abituati, che a febbraio 2018 le
balle sarebbero state solo un ricordo. Attualmente, dopo oltre
due anni, e nonostante i soldi, le consulenze, gli studi e i
progetti (tutti pagati!), sono state smaltite circa balle per
circa 200.000 tonnellate pari a circa il 3 per cento del
totale. E non sono stati toccati i siti che più di altri
avevano urgenza di essere svuotati come, ad esempio, quello
allestito all’interno dell’area militare di Persano nella
nostra Provincia. Se questi sono i risultati dopo oltre due
anni, quando finirà lo smaltimento? Lasciamo ai cittadini il
triste compito di fare due conti».
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