Brand journalism: è davvero il futuro del giornalismo?
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Brand journalism: è davvero il futuro del giornalismo? Negli ultimi anni, la necessità di saper comunicare in modo sempre più innovativo, in conseguenza del mutamento dell’atteggiamento del consumatore nei confronti del messaggio pubblicitario tradizionale, ha portato allo sviluppo di una particolare variante comunicativa, che fonde il giornalismo con il marketing. Molti professionisti del settore sostengono che rappresenti il giornalismo del futuro perché in grado di andare oltre le attività del marketing tradizionale, in modo da differenziarsi così dal semplice storytelling, in quanto capace di produrre informazione oltre che narrazione, e di distanziarsi dal content marketing perché non punta direttamente alla vendita del brand. Per approfondire: ■ Differenze tra giornalismo, ufficio stampa e brand journalism. Intervista a Daniele Chieffi. Il giornalismo d’impresa, per dirlo con le parole di casa nostra, è una forma di giornalismo che si occupa della comunicazione che ruota intorno al marchio, con l’obiettivo di informare i consumatori, trasformando la pubblicità in una notizia. Prima di sbarcare sul web, il brand journalism ha avuto origine nei media tradizionali, già nel 1895, l’azienda di John Deere, pubblicò il primo numero di The Furrow, che raggiunse ben 4 milioni di lettori. Ma la prima azienda contemporanea ad aver captato il grande potenziale di questa evolutiva forma di giornalismo, è stata McDonald’s nel 2004, anno in cui, l’allora Chief Marketing Officer, Larry Light, consapevole che il marketing di massa avesse ormai smesso di funzionare, cominciò ad applicare una nuova tecnica pubblicitaria, nella quale la storia del marchio fosse il focus, “(…) il brand journalism è un modo per registrare e trasmettere quello che accade a un brand nel mondo, creando una narrazione di marca e una comunicazione che con il tempo può contribuire a raccontare l’intera storia del marchio e dell’azienda”. Scopri il nuovo numero > Simply the best Nell’intento di realizzare una forte connessione con i consumatori, è chiaro che le imprese stanno avvertendo la necessità di produrre in proprio i contenuti della comunicazione, e il giornalismo aziendale permette di riconoscere, organizzare e produrre storie aziendali per differenziarsi dalla concorrenza. Si basa sui principi del giornalismo tradizionale, con l’obiettivo di creare delle storie basate sui fatti, documentati e verificabili, secondo il principio della trasparenza della notizia, con l’intento prioritario di creare un fatto giornalistico che integri nella narrazione aziendale notizie dell’ecosistema all’interno del quale l’azienda si muove. Il canale preferenziale, ad oggi, sono ovviamente i social media, che permettono di realizzare una comunicazione bidirezionale e interattiva, che meglio si adatta al nuovo ruolo del consumatore, più attento e soprattutto desideroso di partecipare in modo attivo.
Ma quali sono le nuove figure del settore? Il mercato aziendale necessita di professionisti che sappiano, attraverso gli strumenti tipici del giornalismo, comunicare tutto ciò che ruota intorno al brand. Occorre essere in grado di comprendere le esigenze informative del pubblico, e il loro bisogno di chiarimenti, captare quali sono le informazioni rilevanti che permettano di creare una vera e propria notizia e non solo una pubblicità. La figura del brand journalist deve conoscere i punti salienti della catena di produzione, intercettarne la notiziabilità, da integrare all’interno dei processi di comunicazione, facendo attenzione al rispetto dell’etica e della deontologia professionale, così come nel giornalismo classico. Non sono ancora presenti corsi di studio e specializzazione specifici, ma il mercato sta già facendo la propria richiesta, quindi è bene non mostrarsi impreparati. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter 5 storie vere per ispirarci al cambiamento Il nuovo anno si avvicina e con lui anche i buoni propositi, cosa c’è di meglio allora che avere come fonte d’ispirazione il cinema? Vi proponiamo per l’occasione 5 film basati su personaggi realmente esistiti, che hanno deciso di cambiare la propria vita. Sono persone comuni che hanno creduto in un sogno e hanno deciso di non lasciare tutto come prima, rassegnandosi al proprio destino, ma hanno accolto la sfida di cambiare le cose, la vita, il mondo circostante.
Conosciamoli meglio attraverso questi film: https://youtu.be/kpyNeXLqJKU 1) THE SOCIAL NETWORK: 2010, Regia di David Fincher Primo fra tutti è sicuramente “The Social Network”, il film che racconta l’ascesa del giovane cofondatore di Facebook, Mark Zuckerberg. Il film si è aggiudicato 3 Oscar, per la sceneggiatura non originale, per la colonna sonora e per il miglior montaggio e rappresenta uno dei miglior film biografici degli ultimi anni. Facebook (con questo nome dal 2004) nacque nel 2003 come sito per gli studenti di Harvard con il nome Facemash, ispirandosi all’elenco con nomi e foto che gli studenti ricevono ad inizio anno, ideato per aiutarli a socializzare. Scopri il nuovo numero > Simply the best Con il susseguirsi delle modifiche lo scopo di Facebook è rimasto più o meno simile, arrivando ad essere il terzo sito più visitato dopo Google e Youtube. L’attore protagonista, il bravissimo Jesse Eisenberg, interpreta magistralmente il giovane imprenditore informatico, che ormai è il quinto uomo più ricco al mondo e il film, infatti, segue la sua storia partendo dall’idea che scatena la nascita del social network fino alla causa contro Zuckerberg da 600 milioni di dollari. https://youtu.be/sLk1g_2acgc 2) JOBS: 2013, Regia di Joshua Michael Stern Su Steve Jobs, l’imprenditore, inventore, informatico e confondatore di Apple, sono stati girati due film molto diversi: “Jobs” del 2013 con la regia di Joshua Michael Stern, che vede protagonista l’attore Ashton Kutcher e “Steve Jobs”, del 2015, diretto da Danny Boyle, che ha come attore protagonista Michael Fassbender. Entrambe le pellicole sono molto ben realizzate, ma forse il primo risulta più leggero: “Jobs” narra la storia del visionario informatico partendo dagli anni settanta, anni in cui viene fondata l’azienda Apple a Cupertino, in California con pochi mezzi e tanta voglia di cambiare il corso degli eventi. Il film mostra anche tutto il percorso, umano e professionale di questa figura iconica del mondo dell’informatica e della tecnologia, che con i suoi prodotti e le sue innovazioni ha creato nel mondo un vero e proprio status symbol. https://youtu.be/i0JY79_Kiww 3) THE IMITATION GAME: 2014, Regia di Morten Tyldum “The Imitation game”, film del 2014, narra la storia del matematico Alan Turing, nato nel 1912. Turing fu assunto per decifrare messaggi nazisti codificati dalla famosa Macchina Enigma, in quanto esperto a decifrare codici segreti. La sua figura è ancora oggi molto importante nella storia, perché grazie a lui si riuscirono a salvare numerose vite umane durante la guerra. Il matematico è considerato uno dei padri dell’informatica per il suo concetto di algoritmo e per la Macchina di Turing, una macchina ideale che può eseguire algoritmi con dati su un nastro potenzialmente infinito. Il film molto avvincente è supportato dalla bravura dell’attore protagonista Benedict Cumberbatch e si è aggiudicato anche il premio Oscar per la Miglior sceneggiatura non originale. https://youtu.be/zMn0-0gU3fM
4) JOY: 2015, Regia di David O. Russell E’ la storia dell’inventrice, imprenditrice italo americana Joy Mangano, interpretata dalla bravissima Jennifer Lawrence. Joy è una donna divorziata con due figli, che fatica ad andare avanti, ma con la sua determinazione riesce a dare una svolta clamorosa alla sua esistenza: inventa il Miracle Mop, il mocio autostrizzante per pulire i pavimenti e partendo da questa sua invenzione riesce a costruire un grande impero commerciale e si riscatta dalla sua vita precedente. Le storie al femminile nel cinema sono sempre troppo poche, ma questo è uno di quei film che può sicuramente essere da stimolo per non essere vittima dei pregiudizi e riuscire ad abbattere gli ostacoli e realizzare i propri sogni. https://youtu.be/Bb5H_sh9dcc 5) IL RAGAZZO CHE CATTURÒ IL VENTO: 2019, Regia di Chiwetel Ejiofor Questo film del 2019, scritto, diretto ed interpretato da Chiwetel Ejiofor, è basato sull’omonimo libro di memorie scritto da William Kamkwamba, inventore e scrittore malawiano. Kamkwamba a 14 anni costruì un mulino a vento con materiale di recupero per dare elettricità al suo villaggio e per questo suo impegno sociale e per tutto il suo ingegno, ha ricevuto fondi per continuare a studiare, avendo scarsi mezzi economici a disposizione. Questo giovane ragazzo africano è diventato un punto di riferimento nei convegni per parlare di green economy e di ecosostenibilità. “Il ragazzo che catturò il vento” è disponibile su Netflix ed è stato selezionato per rappresentare il Regno Unito come Miglior film in lingua straniera agli Oscar 2020. “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”, diceva Sir Winston Churchill, ed allora nell’attesa del 2020, non resta che lasciarsi ispirare dalle proprie vittorie, dagli errori, dalla realtà, dagli altri, ed anche dal cinema. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Il fenomeno del 2019: TikTok, il social della Generazione Z Probabilmente se hai più di 18 anni ti starai chiedendo cosa sia TikTok e ti rispondo in breve: si tratta di un’app per video brevi, dai 15 ai 60 secondi, che può essere definita come il vero fenomeno social del 2019. Grazie a questa app per smartphone gli utenti possono creare contenuti veloci e divertenti, accompagnandoli con una colonna sonora musicale e con gli effetti della realtà aumentata. I numeri di TikTok nel 2019 Oggi TikTok è disponibile in 34 lingue e tra chi lo usa con maggiore entusiasmo troviamo soprattutto bambini e teeneger, per un totale di 500 milioni di utenti attivi già a luglio 2019. Un numero in costante crescita e sicuramente da non trascurare se pensiamo che Instagram ha un miliardo di utenti attivi e Snapchat 188 milioni, sempre su base mensile. Eppure il grande successo di TikTok non è legato solo ai numeri, ma soprattutto al fatto che si tratta di un fenomeno sociale, che offre ai giovani uno spazio creativo in cui sono liberi di esprimersi in modo veramente semplice ed intuitivo. Possiamo affermare, quindi, che TikTok sia più una piattaforma di intrattenimento che un social media, anche se di questo mantiene i Like (cuoricini) e le modalità di interazione, ma diventa qualcosa di totalmente coinvolgente. La mission? Dare vita alla creatività dei giovani, senza alcuna regola, mescolando musica, meme e libertà espressiva.
Scopri il nuovo numero > Simply the best Bisogna, quindi, prestare attenzione ai trend di crescita di TikTok (+144%), ma anche di Twitch e Twitter, da sempre outsider tra i social media, ma che in questo 2019 hanno dimostrato di poter diventare grandi ed aumentare il loro peso come fenomeni sociali, soprattutto tra i giovanissimi della Generazione Z. (fonte: https://www.financialounge.com/) TikTok è il social dei giovani e della musica Sempre parlando di trend social possiamo affermare come Facebook sia la prima app in termini di tempo trascorso online e, in generale, tutte le app social segnano un aumento di ore mensili per singolo utente. Anche in questo caso un ruolo da protagonista è giocato da TikTok, soprattutto se prendiamo in considerazione la fascia di utenti tra i 18 ed i 24 anni, con una classifica che vede ai primi tre posti YouTube, TikTok e Instagram. In generale, inoltre, è il mondo del divertimento e dei video a far salire engagement e tempo speso sui social, come emerge da una ricerca di Comscore e TikTok, con la sua musica e i suoi video è un protagonista di questa tendenza. Perché TikTok piace ai teenager Possiamo dire che il successo di TikTok sia dovuto al fatto che si tratta di un social pulito, senza pubblicità e fake news e che offre quindi un senso di appartenenza ad una community molto forte e poca pubblicità. Non solo: questa app ha ad oggi il sistema di montaggio video e audio più avanzato al mondo e ospita contenuti senza tempo e barriere linguistiche. Per approfondire:
■ Il nostro numero dedicato alla Generazione Z. Conoscerla e comprenderla è indispensabile se si vuole avere uno scambio comunicativo efficace. Rispetto ad Instagram, inoltre, scompare l’ansia di apparire e rende possibile ai giovani presentare se stessi in modo più autentico, tra balli goffi e canti stonati oppure mentre fanno smorfie improbabili. Divertire e divertirsi è il segreto alla base di questa piattaforma, in cui nessuno si sente giudicato o ha l’obbligo di apparire cool come avviene su Instagram. L o r e n G r a y , 1 7 a n n i , è la muser più influente di TikTok con 33 milioni di follower e 2 miliardi di like. Le Muser o gli Influencer di TikTok Gli influencer di TikTok si chiamano Muser e tra questi abbiamo ad oggi Loren Gray, di 17 anni che pubblica ogni mattina un video in cui canta in playback e con 33 milioni di follower e 2 miliardi di like ha ottenuto un contratto con la Virgin Records ed ha sei singoli all’attivo. Segue Baby ariel di 18 anni definita dal Time come una delle persone più influenti del web con i suoi 30 milioni di fan. Il personaggio maschile più influente è, invece, Jacob Sartorius con 20 milioni di fan che realizza campagne contro il bullismo, di cui lui stesso è stato vittima. E in Italia? Tra gli utenti più seguiti abbiamo Luciano Spinelli, che balla sulle note dei principali brani italiani e Cecilia Cantarano, 19 enne romana famosa per gli sketch comic e i lip-sync. Siamo sicuri che TikTok continuerà a crescere anche nel 2020, ma soprattutto che vedremo anche le aziende interessarsi a questa app social per conquistare un pubblico di giovanissimi sempre più difficili da coinvolgere nella comunicazione e nel marketing. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.
Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter I migliori 15 film italiani del 2019 Il 2019 è stato un anno importante per il cinema italiano, nonostante il numero delle pellicole prodotte ed uscite nell’annata, sia calato di 3 unità (114 contro i 117 del 2018). La qualità, bisogna affermarlo è aumentata rispetto all’anno precedente, anche considerando l’attenzione che i Festival internazionali hanno avuto per la nostra cinematografia in quest’annata che sta volgendo al termine. Infatti, della bravura e originalità dei nostri registi si sono accorti i grandi festival internazionali: Berlino che ha tributato a La Paranza dei Bambini l’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura e Toronto, che ha premiato con il Platform Prize quel Martin Eden che già al Festival di Venezia aveva regalato a Luca Marinelli la Coppa Volpi come miglior interprete maschile. Proviamo a stilare ora una lista dei 15 migliori film dell’annata, un elenco probabilmente personale, come tutti i giudizi critici di ogni forma ed arte; ma certamente esaustivo su quello che è stato il meglio del cinema italiano del 2019. Da una prima analisi, noterete molte sorprese (Bangla o A Tor Bella Monaca non piove mai), gradite conferme (Il traditore di Marco Bellocchio o L’uomo del labirinto di Donato Carrisi), grandi ritorni (Roberto Benigni con il Pinocchio di Matteo Garrone, Ficarra e Picone con la loro nuova commedia intelligente dal titolo Il primo Natale) e la presenza come attori protagonisti dei volti più amati del nostro cinema popolare (Pierfrancesco Favino, Luca Marinelli, Rocco Papaleo, Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alessandro Gassman, Gianmarco Tognazzi, Edoardo Leo, Fabio De Luigi, Sergio Rubini…e possiamo ancora continuare. Tutto questo per dire cosa? Che un gruppo di autori importanti tiene in vita il nostro glorioso cinema, aiutato da attori-artisti di indubbio talento, che danno viso, forma e voce alle loro idee. L’elenco è realizzato in puro ordine alfabetico, proprio perché questa non vuol essere una mera classifica dal campionato di serie A; bensì un consiglio ed un invito ad ammirare le migliori pellicole dell’annata che spaziano, senza soluzione di
continuità, dalla commedia brillante all’horror, dal film impegnato al giallo con ambizioni psicologiche, dal documentario al fantastico. Scopri il nuovo numero > Simply the best A Tor bella Monaca non piove mai A Tor Bella Monaca Non Piove Mai, di Marco Bocci è diventato prima un libro e poi un film, e il film ha il pregio di raccontare una periferia dove non tutti sono dei criminali e si può resistere alla tentazione di infrangere la legge diventando un po’ perdenti ma conservando la dignità. Bocci sceglie bene i suoi attori (Andrea Sartoretti, Libero De Rienzo e Antonia Liskova) e chiede loro realismo. La sua regia è invece esplosiva, pop se non addirittura rock, e ogni inquadratura è un piccolo capolavoro. Infine c’è un Giorgio Colangeli che quando si arrabbia – e qui si infuria fin quasi a scoppiare – diventa davvero irresistibile, oltre che temibile. https://youtu.be/twI1p6JKzoI Bangla La vera sorpresa cinematografica italiana dell’anno, quella del giovane e vivace Phaim Bhuiyan, che racconta la sua storia di italiano di seconda generazioni di origine bengalese in una commedia sia sentimentale che sociale. Bangla è forse l’unico film degli ultimi anni in cui un’onnipresente voce fuori-campo non è invadente e fastidiosa. Funziona piuttosto da contrappunto e commento alle azioni del protagonista, il quale, a mo’ di un novello Virgilio, ci conduce fra le strade vivaci di Torpignattara, crogiuolo di razze e mestieri, quartiere di chiese e moschee, di baretti e di street art. Il film esalta la diversità e dà una stoccatina alla falange razzista del nostro paese. https://youtu.be/a68qCUHc71Y La dea fortuna La dea fortuna, ennesimo capolavoro di Ferzan Ozpetek, parla di quanto sia difficile e meraviglioso innamorarsi di nuovo di chi hai vicino, e fa della demenza una virtù che ci aiuta a dimenticare i torti subiti e a guardare ogni giorno il nostro partner come se fosse la prima volta. Parla di come non si debba avere paura di rompere le cose perché si possono (quasi sempre) aggiustare, di come nessuno “la racconta giusta”, principalmente a se stesso, e siamo tutti “nati inguaiati” (anche se sono gli altri ad interpretare la diversità come un guaio). Un universo dove lo spavento esistenziale è dietro l’angolo, ma se restiamo insieme fa meno paura, e ritroviamo luce, aria, respiro. Splendidi i due protagonisti maschili, Edoardo Leo e Stefano Accorsi, coppia omosessuale che si troverà a dover accudire, per un certo periodo, due adolescenti, figli dell’ex compagna del primo. https://youtu.be/JTg4-5kdKvY 10 giorni senza mamma Commedia brillante, sorretta da un grande Fabio De Luigi, padre di famiglia, con una moglie e tre figli sotto i 10 anni. Ad un certo punto “mamma”(Valentina Lodovini, bellissima) decide di partire per 10 giorni con la propria sorella, lasciando i tre figli con un papà praticamente assente, per lavoro e per pigrizia: guai a catena. E ancora una volta il volto di “gomma” di Fabio De Luigi si presta a
meraviglia ad una tragicommedia familiare. Sebbene sia innegabile infatti che alcune delle vicende in cui si ritrova invischiato il suo personaggio siano esilaranti, dietro nascondono la forte malinconia di un padre che ha trascurato i propri figli. Ed ancora più importante, di un padre che non comprende a pieno il ruolo di una madre full time. Si nota la forte volontà di portare sul grande schermo tematiche attuali quali la frustrazione di una donna nell’essere “solo” una madre o il difficile connubio famiglia/lavoro. E specialmente nell’affrontare la prima, è lodevole il modo con cui è stato scritto il personaggio interpretato da Valentina Lodovini, un ruolo femminile dal sapore (finalmente) contemporaneo. https://youtu.be/66qCt-0TkF8 Domani è un altro giorno Una commedia toccante sull’esistenza umana e sul senso più profondo dell’amicizia, sorretta dalle prove di Marco Giallini e Valerio Mastandrea, semplicemente monumentali. Il tema è amaro, ma il regista Simone Spada ha il privilegio di consegnarlo a due professionisti capaci di reggere tra le mani senza mai bruciarsi il magma di una storia che ha molto di disperante, eppure alla disperazione nera non cede mai. È un dialogo a due voci malinconico e scanzonato, Domani è un altro giorno, un valzer degli addii che si basa sulla perfetta alchimia della consolidata coppia di amici e colleghi Valerio Mastandrea / Marco Giallini. Quest’ultimo è senza dubbio alla sua miglior prova di attore: dà sfoggio a tutta la sua abilità incredibile – ma sullo schermo credibilissima – nel cambiare continuamente tono ed espressione, passando nel giro di pochi attimi dal riso al pianto, dall’angoscia all’ironia più graffiante. https://youtu.be/5hyIsUnmJhU Il grande spirito Sergio Rubini e Rocco Papaleo non avevano mai recitato insieme, però insieme sono letteralmente perfetti nei panni di un delinquente mezza tacca e un folle che si crede un sioux e si fa chiamare Cervo Nero. La loro storia si svolge sui tetti, vicino al cielo, un cielo inquinato dalle ciminiere di un mostro di ferro, ovvero l’Ilva di Taranto. Il grande spirito, è un film complesso, poeticamente stralunato e avvolto da un realismo magico, cifre distintive del cinema di Sergio Rubini e di Rocco Papaleo, attore comico “lunare”, un po’ alla Macario. Sempre in bilico fra materia e spirito, fra concretezza anche gretta e allucinazione sempre nobile, Il grande spirito è una storia di miseria e nobiltà, un piccolo gioiello, partito quasi nell’ombra, ma che ben presto ha assorbito ammiratori come una spugna assorbe l’acqua. Surreale e a tratti bizzarro, ma anche profondamente calato nella realtà locale: il film è girato a Taranto, ma nella parte industriale, quella avvelenata dai veleni dell’industria siderurgica, la quale però, saggiamente, rimane sempre sullo sfondo. I due personaggi principali creano una sinergia magistrale che dà forza e propulsione alla storia. https://youtu.be/Rg6t-Lkb_gE Lucania: Terra di sangue e magia Lucania è uno di quei piccoli grandi film che hanno avuto fortuna all’estero e che in Italia sono stati apprezzati ma che la legge implacabile delle sale cinematografiche ha dimenticato. Un film stupendo che ci porta per mano in una terra aspra, selvaggia e forte e ci racconta una storia di disperazioni e
visioni, colpe reiterate e meschini boss locali nella quale all’improvviso si apre uno spiraglio di luce: una ragazza che ha perso la parola e che ritrova la voglia di sorridere. Gigi Roccati è un regista attento, che si permette campi lunghi e che cerca la verità dei luoghi e delle emozioni. Bravissima Angela Fontana, una delle due gemelle di Indivisibili. https://youtu.be/Tweehtmxp34 Martin Eden Che Luca Marinelli fosse un grande attore lo sapevamo tutti, ma qui lo Zingaro di Lo chiamavano Jeeg Robot si supera davvero ed è un meraviglioso Martin Eden, marinaio inquieto con il desiderio di diventare scrittore. La reinterpretazione di Pietro Marcello del romanzo di Jack London è interessante e necessaria. Ci sono tutte le contraddizioni del ‘900 nel film. Ci sono le lotte sindacali di inizio secolo, i roghi dei libri della Germania nazista, il fascismo, la tv e i telefoni grigi. E c’è una commistione di linguaggi e di stili, con immagini di repertorio inserite qua e là a dare epicità alla storia raccontata. Martin Eden è come una barca che ci trascina fra i decenni, celebrando il valore della cultura e denunciando l’incapacità di accogliere e le ingiustizie sociali. https://youtu.be/uXGFGTf6sfg Non ci resta che il crimine Un trio di protagonisti davvero d’eccezione: Marco Giallini, Alessandro Gassman e Gianmarco Tognazzi, affiancati da un Edoardo Leo di indolente ironia nei panni di Renatino De Pedis, capo della famigerata Banda della Magliana. NON CI RESTA CHE IL CRIMINE è un mix volutamente dichiarato tra NON CI RESTA CHE PIANGERE e SMETTO QUANDO VOGLIO. Il titolo è un omaggio all’ironia del primo leggendario film, il crimine fa parte del plot. E’ la storia di uno sfaccendato trio di amici che mostra ai turisti i luoghi dove aveva operato la Banda della Magliana. Un giorno i tre si trovano catapultati, tramite un cunicolo spaziotemporale, esattamente nel 1982 durante i Mondiali di calcio, in un salto nel tempo curioso e ricco di interesse spettacolare. https://youtu.be/r0pNcnBXgIE 5 è il numero perfetto E’ un’opera prima 5 è il numero perfetto, ma non si direbbe, perché Igort (nome d’arte del regista Igor Tuveri), che trae il film da una sua graphic novel, ha le idee molto chiare su come “costruire” un’inquadratura e addirittura coreografare, all’interno di essa, i suoi attori. C’è un’estrema stilizzazione nelle sue scene, che sembrano quasi tableau, e c’è una Napoli anni ’70 che è un universo squisitamente noir, con le strade buie e il cinismo dei personaggi. 5 è il numero perfetto non somiglia nemmeno un po’ a un cinecomic Marvel, piuttosto guarda al cinema di Hong Kong quando le pistole sparano. C’è Valeria Golino dolce e bellissima, c’è Toni Servillo che ha un nasone meraviglioso e c’è Carlo Buccirosso fenomenale e duttile come sempre. https://youtu.be/kMa8CXTn2TA Pinocchio Il Pinocchio di Matteo Garrone, è l’ennesima versione cinematografica dell’omonima fiaba di Carlo
Collodi. Nei panni che furono di Nino Manfredi, nel Pinocchio di Luigi Comencini, troveremo Roberto Benigni, che interpreta Geppetto. Il Gatto e la Volpe sono invece rispettivamente Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini. C’è anche Gigi Proietti che interpreta Mangiafuoco. Quello di Garrone è un film d’autore a grandezza di bambino, adatto a tutte le età. La classe non è acqua, e dunque una menzione speciale merita il grande Roberto Benigni: il suo Geppetto è la personificazione dell’amore paterno, e ricorda i “poveri” di Charlie Chaplin, dignitosi e teneri. https://youtu.be/gmwwrfzFDNs Il primo Natale Ficarra e Picone dinanzi al loro primo (film di) Natale dovevano cercare la formula giusta per portare nelle sale un’opera che raggiungesse il target familiare. Di soluzioni facili e di esempi ne avrebbero avuti a disposizione tantissimi (potremmo dire: troppi). Ma la loro comicità ha da sempre rifiutato la risata grassa e le loro sono sempre commedie intelligenti con…una marcia in più. In questa occasione dalla loro collaborazione è nato un film che si rivolge al pubblico più ampio possibile (bambini compresi che troveranno sullo schermo dei loro coetanei) senza però rinunciare a far pensare. Perché la nascita di Gesù è un elemento narrativo perfetto per farci riflettere sulla condizione degli ultimi, di quelli per i quali non c’è posto, dei perseguitati costretti a lasciare la propria terra. Ecco allora che la fulminante sequenza iniziale acquista sempre più valore di monito nel progredire dell’azione. Fin quando si guarda da fuori è facile emettere giudizi anche cinici ma quando si sperimentano le situazioni sulla propria pelle il mutamento di prospettiva fa mutare anche le valutazioni. Tutto questo (e anche una riflessione sul rapporto tra preghiera e azione) ci viene proposto in un contesto scenografico di qualità ma, soprattutto, senza mai dimenticare l’intrattenimento. L’elemento narrativo del salto temporale è stato ampiamente proposto dalla letteratura e dal cinema ma può funzionare solo quando non si trasforma in uno schematico gioco di asimmetrie in cui c’è chi arriva dal futuro e ‘sa’ di più di chi il passato lo sta vivendo come presente. Grazie a gag ed equivoci e al collaudato gioco di coppia Ficarra e Picone (insieme a un Massimo Popolizio che è un Erode dalla perfidia perfetta) hanno evitato anche questo rischio festeggiando, con intelligenza e misura, il loro ‘primo Natale’ al cinema. https://youtu.be/xpNyu_dUeV4 Il traditore Il film italiano dell’anno, porta la firma di Marco Bellocchio, il quale torna a occuparsi della storia del nostro paese e ammette la sua fascinazione per un personaggio a cui in passato non aveva minimamente pensato. Il Traditore non è un’apologia di Tommaso Buscetta, ma ne riconosce le doti di grande comunicatore e il suo essere un uomo d’onore rispetto a tanti altri mafiosi. Pierfrancesco Favino, con il suo naturale trasformismo, aderisce perfettamente al personaggio, in cui riconosce quasi un eroe romantico. Il lavoro dell’attore sulla voce e sul portamento del pentito è incredibile, e nelle sua arringhe svela la natura “teatrale” della politica e si issa come il più grande e completo attore italiano da quando è iniziato il nuovo millennio, ovvero da 20 anni. Il Traditore è anche un grande film di comprimari, a cominciare da Luigi Lo Cascio che fa Totuccio Contorno e Fabrizio Feraccane che interpreta Pippo Calò. https://youtu.be/7nvYMRpKzak
Tutto il mio folle amore Dopo l’incursione nel fantasy e nel genere cinecomic con Il Ragazzo Invisibile e Il Ragazzo Invisibile: Seconda generazione, Gabriele Salvatores ritorna alle sue radici, alle strade che sa percorrere nel migliore dei modi: il rock e il road movie. Il film, che racconta una storia vera diventata poi un romanzo, è un viaggio che ricorda un po’ Marrakech Express e un po’ Turné, dove la gioia si mescola alla malinconia. Forse qui c’è più amore, che poi è l’amore fra un padre e un figlio, interpretati da un Claudio Santamaria in stato di grazia che canta Modugno e dall’esordiente Giulio Pranno, che ha raccolto la sfida di interpretare un ragazzo autistico e ha vinto. Il regista pensa a Pasolini e a Van Gogh, scegliendo come canzone del film “Vincent” di Don McLean. Come si fa a non struggersi ascoltandola e osservando Willi e Vincent fare un pezzetto di strada insieme nei Balcani, fra atmosfere alla Kusturica e da western? https://youtu.be/_DKtsKIevvo L’uomo del labirinto Dopo l’esordio con La ragazza nella nebbia Donato Carrisi torna dietro la cinepresa per portare sul grande schermo un altro suo best seller, L’uomo del labirinto. Questa volta la regia è più disinvolta, così come è più sicura la direzione degli attori: Toni Servillo, coprotagonista nel ruolo di Genko come lo era ne La ragazza nella nebbia, è qui più controllato e meno gigione, e Dustin Hoffman nei panni del dottor Green mette a frutto la sua lunga esperienza di interprete raffinato. Carrisi attinge ancora una volta a piene mani da tutto il cinema (e la serialità televisiva) di genere, in particolare quello di Dario Argento, campiona Morricone, e assembla doviziosamente tutto l’immaginario pop che il grande pubblico apprezza. Il coniglio cattivo, costume con il quale va in giro lo psicopatico/serial killer, poi è un ovvio riferimento a Donnie Darko, anche se qui ha gli occhi a forma di cuore. https://youtu.be/eLYeXFfD0yQ Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Il primo Natale – Il film Che la coppia composta dai siciliani Salvatore Ficarra e Valentino Picone, fosse la più completa dell’ultimo ventennio, non c’erano dubbi già da almeno dieci anni. Il penultimo film, quello del 2017, L’ora legale, aveva alzato l’asticella della loro commedia comica intelligente, con un pizzico di amarezza di fondo, in puro stile da “grande” commedia all’italiana. Quella di Ficarra & Picone, non è una comicità semplice e fine a se stessa. E’ piuttosto una comicità amara, che si basa e raccoglie linfa vitale dalla realtà che viviamo. In questo, non solo si porgono come eredi di Franco & Ciccio, ma anche di tanta riuscita commedia all’italiana degli anni ’60, perché si pongono, con ottimi risultati, l’ambizione di descrivere la società italiana di oggi, con i falsi miti, le poche certezze e le tante amarezze, in primis la dilagante corruzione.
Funzionano, funzionano senza dubbio e dimostrano anche un’intelligenza cinematografica fuori dal comune, che fuoriesce proprio nel non spremersi per forza ogni anno, alla ricerca di un effimero successo. Piuttosto aspettano, talvolta anche svariati anni, l’idea giusta, che possa non solo divertire il pubblico, ma possa farlo riflettere sulla deriva dei tempi attuali. Ficarra & Picone sono dunque comici da film “intelligenti”, non da cinepanettoni. Con loro si ride e si riflette. E si esce dalla sala pienamente soddisfatti…ma con un pizzico di amarezza di fondo. E proprio questa loro lentezza ponderatrice è alla base del successo e degli apprezzamenti del loro ultimo film, uscito in sala poco prima del Natale 2019. Con Il primo Natale, l’asticella cinematografica della coppia continua a crescere. Già, perché stavolta Ficarra e Picone si cimentano per la prima volta, con un film in costume, scegliendo l’anno 0 come punto focale del loro racconto, regalandoci anche una precisa descrizione della società al tempo della nascita di Gesù Cristo. La trama è semplice, chiara, lineare, avvolta da un ritmo frenetico che prende ed appassiona lo spettatore, soprattutto quando i due, assorbiti in un vortice spazio-temporale che li catapulta nell’anno 0, in Palestina, dovranno aiutare Giuseppe, la Madonna e il neonato Gesù, a salvarli dalle grinfie del perfido Erode, re di Giudea, pronto a massacrare tutti i bambini sotto i due anni nel tentativo di uccidere proprio il figlio di Dio. L’ira sanguinaria di Erode, nasce storicamente, come sancito dal Vangelo secondo Matteo, dall’incontro dei Magi con Erode, i quali giunsero a Gerusalemme chiedendo dove si trovasse il re dei Giudei, appena nato. Erode si turbò alla notizia e chiese ai sommi sacerdoti e agli scribi del popolo il luogo dove sarebbe dovuto nascere il Messia e, avuta risposta che le profezie indicavano Betlemme, ordinò la cosiddetta Strage degli innocenti. Il punto centrale della vicenda, in cui si trovano catapultati il ladro Salvo e il sacerdote Valentino è proprio questo; e la loro bravura sta soprattutto nella precisa descrizione dell’episodio, frutto di studio approfondito, sia con il loro sceneggiatore Nicola Guaglione, che sulla scelta dei costumi, delle scenografie e delle tradizioni culinarie dell’epoca. Così ne è uscito un film precisissimo sull’epoca storica descritta, girato in esterni, in quel Marocco rurale, che sembra davvero la Giudea di oltre 2000 anni fa. Certo in questi ruoli tecnici, che nei film in costume assumono ancora più importanza, Ficarra e Picone si sono serviti delle gesta di assoluti professionisti del mestiere come Daniele Ciprì alla Fotografia; Cristina Francioni ai Costumi; e Francesco Frigeri alla scenografia. I due comici palermitani hanno raccontato che l’idea che sta alla base di questo film è venuta loro prima di girare L’ora legale ma, tra una cosa e l’altra, sono riusciti a realizzare materialmente Il primo Natale solo nel 2019, anche perché storicamente un film in costume richiede un dispiego di mezzi e di strutture e di manodopera decisamente più elevati rispetto ad un film ambientato nel presente. Ficarra e Picone dinanzi al loro primo (film di) Natale dovevano cercare la formula giusta per portare nelle sale un’opera che raggiungesse il target familiare. Di soluzioni facili e di esempi ne avrebbero avuti a disposizione tantissimi (potremmo dire: troppi). Ma la loro comicità ha da sempre rifiutato la risata grassa e, con la partecipazione alle sceneggiature di Nicola Guaglianone il processo si è sempre più affinato. In questa occasione dalla loro collaborazione è nato un film che si rivolge al pubblico più ampio possibile (bambini compresi che troveranno sullo schermo dei loro coetanei) senza però rinunciare a far pensare. Perché la nascita di Gesù è un elemento narrativo perfetto per farci riflettere sulla condizione degli ultimi, di
quelli per i quali non c’è posto, dei perseguitati costretti a lasciare la propria terra. Ecco allora che la fulminante sequenza iniziale acquista sempre più valore di monito nel progredire dell’azione. Fin quando si guarda da fuori è facile emettere giudizi anche cinici ma quando si sperimentano le situazioni sulla propria pelle il mutamento di prospettiva fa mutare anche le valutazioni. Tutto questo (e anche una riflessione sul rapporto tra preghiera e azione) ci viene proposto in un contesto scenografico di qualità ma, soprattutto, senza mai dimenticare l’intrattenimento. L’elemento narrativo del salto temporale è stato ampiamente proposto dalla letteratura e dal cinema ma può funzionare solo quando non si trasforma in uno schematico gioco di asimmetrie in cui c’è chi arriva dal futuro e ‘sa’ di più di chi il passato lo sta vivendo come presente. Grazie a gag ed equivoci e al collaudato gioco di coppia Ficarra e Picone (insieme a un Massimo Popolizio che è un Erode dalla perfidia perfetta) hanno evitato anche questo rischio festeggiando,
con intelligenza e misura, il loro ‘primo Natale’ al cinema. Simbolico, infine, il finale, in cui il vortice spazio temporale che aveva catapultato Ficarra e Picone, indietro di 2019 anni, si apre inglobando Gesù, Giuseppe, Maria, tutti i genitori e i bambini scampati dall’atroce delitto di Erode, con i più i nostri due eroi; trasportando tutti nell’Italia del Natale 2019. Tutti parteciperanno all’enorme presepe vivente, organizzato da Don Valentino, interpretando se stessi. Certo, questo finale è senz’altro una stortura spazio-temporale, che possiamo concedere come licenza poetica, anche perché il simbolismo voluto dai due attori-registi è chiaro e davvero azzeccato. In un’epoca come oggi, travolti da problemi e malignità di ogni tipo, con la perdita dei valori cristiani e di accoglienza cui, purtroppo stiamo vivendo, ci vorrebbe proprio una seconda venuta di Gesù Cristo, per aprirci le coscienze e per capire, prima che sia troppo tardi, quanto ci stiamo facendo del male e quanto stiamo rovinando quell’Eden, unico nell’intero Universo. Gli imperdibili: i 5 film di Natale che dovete assolutamente vedere Come molti sanno il Natale è il periodo più importante per l’industria cinematografica: tutta la filiera è in fermento, dai produttori ai distributori, dagli esercenti fino agli spettatori finali. Infatti le uscite e le anteprime più importanti, sia italiane che mondiali, vengono programmate proprio in questo magico periodo. Anche i network televisivi ripropongono grandi classici e prime visioni a tema natalizio da metà
novembre ai primi di gennaio; i dati di ascolto infatti hanno un’impennata proprio in questo periodo, in virtù del fatto che il freddo e la voglia di riunirsi con la famiglia e/o gli amici per serate di gioco e cene porta molta gente a rimanere a casa, dove i televisori rimangono sempre accesi. Negli anni molte pellicole sono diventate degli autentici tormentoni natalizi, e risulta alquanto difficile stilare una lista dei migliori 5 film da vedere assolutamente, nondimeno vogliamo provarci lo stesso, spaziando fra quelli che a noi di Smart Marketing sono rimasti nel cuore e cercando di prendere in considerazione quanti più generi possibili, nonostante sia la commedia a farla da padrona. Cominciamo allora! 1°) Una poltrona per due (di John Landis, USA, 1983) Per chi ha tra i trenta è i quarantacinque anni è senza dubbio questo il film natalizio più famoso e atteso di sempre. Il film narra le vicende di due personaggi agli antipodi nell’America reaganiana, il ricco agente di borsa Louis Winthorpe III, dai modi altezzosi, e Billie Ray Valentine, un senzatetto, imbroglione ed insolente, che a seguito di una scommessa dei fratelli Mortimer e Randolph Duke (datori di lavoro di Winthorpe) si vedranno scambiate le loro vite con risvolti, come si può intuire, davvero esilaranti. Nei ruoli dei due protagonisti troviamo i due brillanti attori Dan Aykroyd (Louis Winthorpe III) e Eddie Murphy (Billie Ray Valentine) perfettamente calati nelle parti e in piena sintonia. In principio i due protagonisti dovevano essere rispettivamente Gene Wilder e Richard Pryor, con quest’ultimo che dovette rifiutare per un serio incidente. Fu allora che gli sceneggiatori e il regista presero in considerazione l’astro nascente Eddie Murphy che, ottenuta la parte, fece pressione affinché il ruolo di Winthorpe fosse dato ad un altro attore per non essere considerato il rimpiazzo di Pryor, in quel sodalizio artistico che si andava consolidando fra la coppia Wilder-Pryor. Si ride molto, ma il film è in controluce una critica abbastanza caustica, per non dire feroce, all’America degli yuppies, arrivista, cinica e spietata sotto la presidenza di Ronald Reagan. Il film è diventato un classico natalizio soprattutto in Italia, complice sia l’ambientazione della pellicola stessa, sia soprattutto a causa della consuetudine di inserire il film nei palinsesti delle feste natalizie fin dal 1989. Dal 1997 “Una poltrona per due”, viene trasmesso regolarmente su Italia1 la sera della vigilia. Se volete sapere altre curiosità qui trovate la nostra recensione. 2) The Family Man (di Brett Ratner, USA, 2000) Il film racconta le vicende di Jack Campbell, uno squalo di Wall Street che vive in un attico a New York, frequenta bellissime modelle e guida una Ferrari. Il giorno di Natale, dopo aver sventato una sorta di rapina in un negozio di alimentari la sera della vigilia, a Jack viene offerta la possibilità di vedere cosa sarebbe stata la sua vita se, 13 anni prima, invece di andare a studiare economia a Londra fosse rimasto con la sua fidanzata Kate Reynolds. Il 25 dicembre, in effetti, Jack Campbell si risveglia nel letto, in una casa della periferia nel New Jersey, con affianco la moglie Kate e due figli. Jack scoprirà che il suo gesto altruistico della vigilia gli ha permesso di dare un’occhiatina a come sarebbe stata la sua vita se non avesse sacrificato tutto per il successo ed il potere.
Il film da una parte rilegge e riscrive il classico “Canto di Natale” di Charles Dickens e dall’altra si ispira per atmosfere e tematica di fondo al superclassico “La vita è meravigliosa” di Frank Capra, che dal 1946 è il vero capostipite dei tormentoni di Natale. Perfetti i due attori protagonisti, con un Nicolas Cage che interpreta un Jack Campbell prima cinico e poi stralunato e un po’ goffo e la splendida Téa Leoni che interpreta una Kate Reynolds forte ed appassionata. Sì, il film è una favola un po’ melensa e buonista, ma in realtà parla di seconde occasioni e dei bivi che incontriamo sul percorso delle nostre vite. Seconde occasioni e strade che non sempre cogliamo e percorriamo, e allora ben venga un film come questo, che a Natale ci ricorda che una famiglia è meglio di una Ferrari e che l’amore è l’unico traguardo a cui dovremmo ambire. Se volete sapere altre curiosità qui trovate la nostra recensione. 3) La Vita è meravigliosa (di Frank Capra, USA, 1946) Lo abbiamo appena citato, ed eccolo qui il più classico fra i classici di Natale: La Vita è meravigliosa racconta di George Bailey, un uomo generoso ed altruista, che per aiutare gli altri, famigliari, amici e comunità, ha rinunciato ai suoi sogni e che la sera della vigilia di Natale, in previsione del fallimento della sua piccola società per debiti non onorati, decide di farla finita gettandosi da un ponte. Nevica copiosamente, fa molto freddo e George è ubriaco e disperato, ma proprio mentre si sta per gettare nel fiume un uomo, un certo Clarence, si butta in acqua prima di lui, costringendo il nostro protagonista a gettarsi a sua volta per salvarlo. Una volta scampato il pericolo si scoprirà che Clarence è un angelo custode di 2° classe (ancora senza ali) che è stato inviato sulla terra per impedire a George di suicidarsi e mostragli che cosa sarebbe stata la vita delle persone a lui care se lui non fosse mai esistito. Insomma, Clarence offre a George una sbirciatina in un mondo alternativo, dove il nostro protagonista scopre come le sue innumerevoli buone azioni e i suoi sacrifici per gli altri hanno plasmato la vita delle persone a lui care, rendendole esseri umani migliori. Insomma, si rende conto di come tutti e tutto siano collegati ed interdipendenti e quanto la sua vita sia stata significativa. Il film è diretto da uno dei massimi registi della Hollywood dei tempi d’oro, Frank Capra, che con i suoi film ispiratori ha plasmato, più di qualunque altro regista, quell’american way of life fatto di ottimismo, fiducia, speranza e voglia di riscatto, in un periodo fra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso in cui l’America cercava di riprendersi dalla grande depressione. I protagonisti sono una delle coppie d’oro del cinema classico, James Stewart (nei panni di George Bailey) e Donna Reed (nei panni di Mary Hatch Bailey), con l’angelo di seconda classe Clarence interpretato da un Henry Travers, neanche a dirlo, in stato di grazia. Il film riceverà 5 candidature agli Oscar e il suo impatto culturale sarà immenso. Due esempi fra i tanti possibili: l’Enciclopedia Britannica ha inserito questo film fra i sinonimi della parola Natale; nel 1987 un giudice della Florida ordinò la visione del film, come parte della pena, ad un imputato che aveva ucciso la moglie gravemente malata e aveva tentato poi il suicidio. Un film da vedere e rivedere, che pone al centro del suo sguardo la sacralità dell’individuo. 4) Babbo bastardo (di Terry Zwigoff, USA-Germania, 2003)
Qui siamo di fronte ad un film sul Natale sui generis e politicamente scorretto. La pellicola narra della coppia di ladri specializzati nel derubare centri commerciali il giorno di Natale, facendosi assumere come Babbo Natale ed elfo. Marcus (l’attore Tony Cox) è affetto da nanismo ed è il basista della squadra e naturalmente l’elfo; Willie (uno straordinario Billy Bob Thornton) invece interpreta un Babbo Natale con gravi problemi di alcolismo. Decisi a svaligiare l’ennesimo centro commerciale, i due balordi, fattisi assumere, cominciano a studiare planimetrie, orari e abitudini degli altri impiegati. Le cose prendono una piega diversa quando un giorno, fra i bambini venuti ad incontrare Babbo Natale, arriva Thurman Merman (l’attore Brett Kelly), ingenuo, credulone e con problemi di obesità, che instaurerà con Babbo Natale (credendolo vero) un rapporto che piano piano diverrà autentico e trasformerà, in meglio, entrambi i protagonisti. Il film dapprima prende in giro il buonismo tipicamente natalizio, ma poi mette in scena la trasformazione, anzi l’evoluzione dei due protagonisti, che imparano ad affrontare le sfide della vita o i propri demoni interiori attraverso una vera amicizia. All’inizio il ruolo di Babbo Natale doveva essere affidato a Bill Murray, che non poté accettare perché aveva firmato il contratto per Lost in Translation. Il ruolo da protagonista fu poi offerto a Jack Nicholson che, benché interessato, dovette rifiutare sempre per problemi di lavoro. Billy Bob Thornton regalerà al personaggio un carattere cinico, disincantato e perfido al punto giusto, che farà la fortuna del film e darà una decisa impennata alla sua carriera. Il lungometraggio merita una visione proprio in virtù della sua originalità, una commedia nera che rappresenta quasi un unicum nel settore delle pellicole natalizie: si ride tanto e si riflette abbastanza, cosa volere di più da un film? 5) Nightmare Before Christmas (di Henry Selick e Tim Burton, USA, 1993) Anche qui siamo di fronte ad un grande classico. Questo film di animazione in stop motion è nato dalla mente geniale di Tim Burton quando ancora lavorava come animatore per la Disney. Burton disse che l’idea per il soggetto gli venne un giorno, quando vide un negoziante, all’approssimarsi delle festività natalizie, che rimuoveva le decorazioni di Halloween per fare spazio a quelle di Natale. Fu in quel momento che prese forma il soggetto di un film che combinasse entrambe le festività. All’inizio la storia divenne una poesia illustrata che l’autore propose alla Disney, che la rifiutò a causa dei temi e dei toni decisamente dark che non si ritennero adatti ad un pubblico di bambini. Dopo il successo di pellicole come Edward mani di forbice (1990) e Batman – Il ritorno (1992), Burton rimise mani al progetto di Nightmare Before Christmas, affidando la regia al suo amico e socio Henry Selick, che girò il film con l’intento di realizzare un classico di Natale. La storia narrata è quella del paese immaginario di Halloween, dove risiedono tutti i mostri della festività. Questo paese è governato dal re delle zucche, Jack Skeletron, uno scheletro alto due metri con la testa a forma di zucca trapuntata, il cui compito principale è organizzare ogni anno la festa di Halloween. Negli ultimi tempi però Jack è stanco ed annoiato di organizzare sempre la stessa festa e di seguire lo stesso copione ed un giorno si imbatte per caso in un portale che lo trasporta in un altro mondo, il nostro, dove vede gli esseri umani intenti ai preparativi per le feste di Natale. Jack rimane folgorato dal clima e dallo spirito natalizio e, tornato nel suo mondo, decide di organizzare insieme a tutti i suoi abitanti la prima festa di Natale nel paese di Halloween. Ovviamente i risultati saranno comici e del tutto imprevedibili.
Il film fu un ottimo successo di botteghino sia nel mercato statunitense che nel resto del mondo e, da allora, è diventato un classico dei palinsesti natalizi, registrando sempre ottimi indici d’ascolto ad ogni passaggio televisivo. Il film merita di essere visto perché miscela grottesco e poesia, toni dark e buoni sentimenti, in perfetto stile burtoniano. Questi 5 sono secondo noi i film natalizi che dovete assolutamente vedere: certo nella lista mancano tanti altri classici del Natale, ma, si sa, ogni lista è, per forza di cose, una sintesi e qualche volta rimangono fuori grandi capolavori. Noi di Smart Marketing vi abbiamo proposto un elenco che contiene: l’immancabile tormentone (Una poltrona per due); la storia natalizia che mette in scena il dualismo avere o essere (The Family Man); il classico di Natale per antonomasia (La vita è meravigliosa); la storia più politicamente scorretta e sui generis sul Natale (Babbo bastardo); uno dei più originali e magici film di animazione a tema natalizio (Nightmare Before Christmas). E voi? Quale è la vostra top 5? Quale è il film di Natale che vi ha fatto sognare, tornare bambini e divertito? Fatecelo sapere. Il Natale che verrà - L'editoriale di Ivan Zorico
Il Natale arriva il 25 di dicembre. In televisione il Natale arriva circa un mese prima. Per chi si occupa di comunicazione e marketing, soprattutto in ambito digitale, il Natale arriva (o almeno dovrebbe) a settembre. Mi spiego. Il Natale, oltre ad essere ovviamente un evento dalla forte spiritualità, è anche il momento dell’anno nel quale si concentrano i maggiori sforzi commerciali da parte delle aziende e dei brand. Le strade e i balconi delle nostre case sono illuminate a festa, le vetrine dei negozi vengono allestite con impeccabile cura ed anche sui luoghi di lavoro non si parla d’altro. In questi giorni tutto viene ricondotto ad un grande conto alla rovescia e tutti i principali mass e new media ne scandiscono il tempo. Da un lato si sogna l’arrivo dell’agognata tredicesima, e dall’altro, giorno dopo giorno, scatta la corsa per l’acquisto dei regali. Scopri il nuovo numero > Il Natale che verrà Le condizioni per fare delle efficaci campagne di comunicazione e promozionali sembrerebbero esserci tutte: il contesto mediatico, la pressione sociale e la disponibilità a spendere. Dico sembrerebbero perché partire oggi, a pochi giorni dal Natale, con la nostra bella campagna promozionale potrebbe essere se non troppo tardi, certamente molto difficile. Infatti l’efficacia della nostra campagna è condizionata anche da altri fattori: il tempo e il costo. Il tempo. Riuscire a convertire un contatto in breve tempo non è proprio così scontato e non è proprio alla portata di tutte le aziende. Occorre infatti pianificare una campagna e delle azioni capaci di farci arrivare ad un mese dal Natale con dati utili e contatti sensibilizzati alla nostra proposta commerciale ed alla nostra azienda. Partendo prima, a settembre appunto, ci ritroveremo a lavorare in questo periodo su contatti di qualità e maggiormente interessati alle nostre comunicazioni. Il costo. Una campagna di advertising su Facebook in questo periodo costa mediamente il 20% in più rispetto ad un altro mese dell’anno; situazione tra l’altro analoga più o meno a tutti gli altri media per il più classico dei principi della domanda e dell’offerta. Questo è un dato da non
sottovalutare soprattutto se non si hanno grandissimi budget di spesa. Ancora una volta, pianificare per tempo delle campagne di comunicazione tematiche, anche solo in organico, ci consentirà di ottimizzare gli sforzi a dicembre. Lavorare tanto prima, per lavorare meglio poi. Bene, il Natale è ormai alle porte. Il mio regalo è più che altro un consiglio (per gli acquisti): l’anno prossimo ricordatevi che noi uomini e donne di marketing dobbiamo iniziare a pianificare una strategia per il Natale di ritorno dalle ferie estive. Cosicché, quando tutti gli altri si ritroveranno al centro del turbinio natalizio, noi saremo lì, pronti, a goderne i frutti. Buona lettura. Ivan Zorico Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei commenti. Rispondo sempre. Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
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