Alberi - n 42 - Il respiro della Terra - Università Popolare Mestre

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Alberi - n 42 - Il respiro della Terra - Università Popolare Mestre
n° 42
                                     Maggio–Agosto 2021

                                   Alberi
                         Il respiro della Terra

CULTURA • FORMAZIONE • ATTUALITÀ
Alberi - n 42 - Il respiro della Terra - Università Popolare Mestre
K ALEIDOS
PERIODICO DELL’UNIVERSITÀ POPOLARE MESTRE
                                                        SOMMARIO

                                                     1 Editoriale                 22 Una passeggiata a
                                                       Daniela Zamburlin             Mestre... con sorprese
Cultura, Formazione, Attualità
                                                                                     Donatella Calzavara
n.42 – maggio/agosto 2021                            2 Stefano Mancuso:
Registrazione Tribunale di Venezia
n.13 del 10 maggio 2011
                                                       "Verde è vita"             24 Il bosco tra passato e
ISSN 2240-2691                                         Franco Rigosi                 futuro
Editore
                                                                                     Carlo Zaffalon
Università Popolare Mestre                           4 Per fare tutto ci vuole
Corso del Popolo, 61
30172 Mestre (VE)
                                                       un fiore                   25 L’incanto della voce della
Tel. 041 8020639                                       Martina Gonano                Natura
kaleidos.upm@libero.it
info@univpopmestre.net
                                                                                     Lucia Lombardo
www.univpopmestre.net                                6 La Serenissima, l’acqua
Direttrice Editoriale
                                                       e gli alberi               26 Curiosità mestrine
Annives Ferro                                          Nicola Bergamo                Passeggiando nel verde
Direttrice Responsabile
                                                                                     di Mestre attraverso la
Daniela Zamburlin                                    8 Il verde, nonostante…         toponomastica di ieri e
Redazione
                                                       Francesco Chico               di oggi
Laura De Lazzari, Franco Rigosi, Anna Trevisan         Brunello                      Stefano Sorteni
A questo numero hanno collaborato
Franco Cremasco, Piercesare Crescente,              10 Gli alberi raccontati         Agorà
Lorenzo Sartori
                                                       attraverso l’arte          32 Rinnovo degli Organi
Chiuso in redazione il 20 aprile 2021                  Monica Mazzolini              Statutari 2021-2024
Concept grafico e impaginazione
                                                                                     Lettera del Presidente
Bazzmann Agency                                     13 Alberi: la poesia come        Mario Zanardi ai lettori
Via Verdi 10 – 30171 Venezia-Mestre
https://bazzmann.agency
                                                       azione politica               di Kaleidos
                                                       Antonella Barina
Stampato presso
Pubbliservice S.r.l. — Mogliano Veneto (TV)
                                                    15 Il bosco nell’arte:
Tiratura 700 copie / Distribuzione gratuita
                                                       dall’Antica Roma a
Pubblicità Inferiore al 10 per cento del               Edoardo Tresoldi
contenuto pubblicato
                                                       Angelo Bartuccio
Consiglio direttivo UPM
Mario Zanardi (presidente), Fiorella Rossi, Sonia
Rutka, Oriana Semenzato, Giuseppe Vianello,
                                                    16 Alberi, uomini e dei. Il
Donatella Calzavara, Lucia Carbone, Laura De           Cinema penetra nella
Lazzari, Annives Ferro, Maria Luisa Muratore,
Realino Natali
                                                       foresta
Revisori dei conti Sandro Marzot, Daniela              Laura Cappellesso
Pitteri, Carla Silvestri
Probiviri Marzia Moretto, Anna Trevisan
                                                    18 Alberi in città
In copertina: Fotogramma tratto da ECO
di Laura Cappellesso, video sperimentale, 43',
                                                       Luca Mamprin
2021

La pubblicazione si avvale del diritto di
                                                    20 L’antica foresta del
citazione per testo e immagini come previsto           Cansiglio, montagna
dall’ articolo 10 della Convenzione di Berna,
dall’articolo 70 legge 22 aprile 1941, dal
                                                       da vivere
decreto legge n. 68 del 9 aprile 2003.                 Michele Boato
Alberi - n 42 - Il respiro della Terra - Università Popolare Mestre
Editoriale
DANIELA ZAMBURLIN

Il primo e forse più famoso albero           re radici profonde, trarre nutrimento        becco. Velocemente tornò indietro
della storia è quello della conoscen-        dalla linfa: le metafore linguistiche        e lasciò cadere la goccia sull’incen-
za, che offriva il suo frutto proibito al    sono numerose e confermano la so-            dio. Gli altri animali lo guardarono
desiderio dei progenitori della stirpe       miglianza tra gli alberi e gli uomini.       irridendolo. Il leone, re della foresta,
umana. In quei tempi mitici e dorati,        Non c’è peggior destino, per entram-         gli domandò: “Cosa pensi di fare con
la sintonia dell’uomo con la natura          bi, dell’essere sradicati.                   una goccia? “Io – rispose – faccio la
era totale: la biblica coppia viveva fe-                                                  mia parte”. •
lice, ma inconsapevole, nel suo para-        La presunzione del controllo e do-
disiaco idillio. Il primo atto di volontà    minio dell’ambiente ha spinto verso
e di autocoscienza però, sarà punito e       una condotta irrispettosa e miope,
darà inizio ad un cammino di difficol-       che sta portando al rischio di auto-
tà e di contraddizioni. Questa sintesi è     distruzione. Uno degli ambienti più
la rappresentazione simbolica, valida        drammaticamente aggrediti è la fore-
non solo per i credenti, di come sia         sta. La demolizione sistematica degli
necessario per l’individuo essere in         alberi sconvolge non solo il clima, ma
profonda armonia con l’ambiente.             anche gli equilibri tra specie. Mentre
                                             gli uomini si difendono migrando –
Anche l’uomo d’oggi, così industria-         sradicandosi, in un contrappasso fa-
lizzato, e allontanato dai suoi più pro-     tale – il mondo animale e vegetale su-
fondi bisogni spirituali, trovandosi in      bisce disequilibri, che si ripercuotono
un bosco, in un prato o in un giardi-        in modo indiscriminato. L’attuale
no, avverte più o meno intensamen-           pandemia ne è molto probabilmente
te di vivere in una dimensione che           un esempio.
ha molto a che fare con il suo essere
umano. Gli alberi, i fiori e le piante lo    La selvaggia deforestazione equato-
riportano alle origini della sua vicen-      riale, con la conseguente depaupe-
da, che è biologica e spirituale ad un       razione di habitat per le locali specie
tempo, e gli ricordano che all’inizio        animali, ha suggerito una chiave in-
di tutte le cose c’era la grande madre       terpretativa della diffusione dell’at-
Terra.                                       tuale pandemia. Per la prima volta è
                                             maturata una vasta consapevolezza di
E’ l’esperienza mistica di quella che        quanto sia elevato il rischio ambien-
Mircea Eliade, il grande storico del-        tale. La prospettiva è che saremo a
le religioni, definisce autoctonia, il       lungo coinvolti, e continuamente co-
sentimento profondo di essere emer-          stretti, a cercare rimedi. Il disagio e la
si dal suolo, di essere stati generati       paura sono diffusi, ma non c’è ancora
dalla Terra, allo stesso modo in cui         un cambio di modello culturale.
essa ha dato origine, con una fecon-
dità inesauribile, a rocce, fiumi, alberi,   In questo, come in altri casi, ci sorreg-
fiori. L’autoctonia è un sentimento          ge la saggezza delle fiabe: se c’è una
cosmico che supera la solidarietà fa-        speranza di poter cambiare è il loro
miliare e il senso di appartenenza ad        messaggio che indica il percorso.
un luogo specifico. E’ per questo che,
quando siamo in contatto con la Ter-         Una antica leggenda africana racconta
ra, dimentichiamo ogni altro legame          che un giorno, nella foresta, scoppiò
e non ci sentiamo soli, perché siamo         un incendio. Gli animali cominciaro-
in comunione con l’essere eterno ed          no a fuggire verso la montagna per
immortale e, attraverso questo, con          mettersi in salvo. I più coraggiosi, tra
tutti gli altri esseri.                      cui il leone, il rinoceronte e l'elefante
                                             cominciarono a parlare tra loro, per
La Terra ci parla di noi e gli alberi sono   trovare una soluzione. Mentre di-
il più straordinario simbolo dell’esse-      scutevano, un colibrì si diresse verso
re umano. Nascere da un ceppo, ave-          il lago e mise una goccia d'acqua nel

                                                                                                                       KALEIDOS | 1
Alberi - n 42 - Il respiro della Terra - Università Popolare Mestre
Stefano Mancuso: "Verde è vita"
               FRANCO RIGOSI

               Le piante rappresentano quasi tutta la massa di quello che è vivo sul no-
               stro pianeta (solo gli alberi sono 3000 miliardi circa), hanno formato il
               nostro pianeta e dalla loro vita dipendono animali e uomo. Di loro sap-
               piamo ancora poco e le consideriamo poco più che cose inorganiche,
               cioè quasi come pietre, eppure sono basilari per la nostra sopravviven-
               za e man mano che le studiamo scopriamo che si parlano, si aiutano,
               sopravvivono in condizioni difficili perché sanno adattarsi, emigrano
               per crescere, hanno sviluppato il massimo della democrazia perché non
               hanno diviso i compiti. Gli animali vedono con gli occhi, sentono con le
               orecchie, respirano coi polmoni, ragionano con il cervello, etc.; le pian-
               te fanno tutto con tutto il loro corpo. Distribuzione di funzioni invece
               di concentrazione e specializzazione. E noi abbiamo costruito la nostra
               società proprio sullo schema del verticismo decisionale gerarchico del
               nostro corpo, basta togliere un tassello e crolla tutto il sistema.

               E poi abbiamo imparato fin dalle elementari che le piante operano
               la fotosintesi clorofilliana. Un processo chimico per mezzo del quale le
               piante verdi producono sostanze organiche – principalmente carboi-
               drati – a partire dall'anidride carbonica atmosferica e l'acqua metabo-
               lica, in presenza di luce solare. Solo che l’anidride carbonica è il veleno
               che produciamo noi animali con la respirazione e con le combustioni,
               e i carboidrati costituiscono la base alimentare di tutta la piramide che
               arriva a nutrirci. Per cui possiamo continuare ad esistere solo se loro
               continueranno ad esistere. L’uomo, arrivato da poco su questo pianeta,
               si comporta da padrone ed è riuscito nell’impresa di cambiare le cose
               così velocemente da renderlo pericoloso per la sua stessa sopravviven-
               za. Non ha ancora capito le regole che governano l’esistenza di una
               comunità di esseri viventi e la sua voracità ne fanno un pericolo per il
               pianeta. Ma le piante sopravvivranno all’uomo. In Italia abbiamo uno
               dei migliori divulgatori al mondo sul tema alberi e verde, in realtà è
               un botanico, accademico e saggista che insegna arboricoltura generale
               e etologia vegetale all’Università di Firenze. Stefano Mancuso è mem-
               bro dell'Accademia dei Georgofili, membro fondatore della Société inter-
               nationale pour le signalement et le comportement des plantes e direttore del
               Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale. Autore di nume-
               rosi testi sul mondo vegetale, dà una prospettiva completamente nuo-
               va con cui guardare il mondo delle piante e ridimensiona il nostro ego
               umano. Produce testi di divulgazione scientifica capaci di far conoscere
               il mondo delle piante anche ai non addetti ai lavori, ai ragazzini, con
               uno stile che coinvolge e incuriosisce. Il consiglio è leggere qualcuno
               dei suoi numerosi libri. •

               Verde brillante — ed. Giunti 2015
               Botanica viaggio nell’universo vegetale — ed. Aboca 2017
               Plant Revolution — ed. Giunti 2017
               Uomini che amano le piante — ed. Giunti 2018
               L’incredibile viaggio delle piante — ed. Laterza 2018
               La nazione delle piante — ed. Laterza 2019
               Discorso sulle erbe — ed. Aboca 2019
               La pianta del mondo — ed. Laterza 2020

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Alberi - n 42 - Il respiro della Terra - Università Popolare Mestre
Senza titolo (Anna Trevisan)

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Alberi - n 42 - Il respiro della Terra - Università Popolare Mestre
Per fare tutto ci vuole un fiore
MARTINA GONANO

Alzi la mano chi nell’ultimo anno           capacità tecnologica di cui è dotata       come di un “ospite ingombrante”,
ha sognato di andare a vivere in una        la specie umana. Sebbene ci sia stato      quello che non puoi fare a meno di
bella villetta di campagna, di quel-        nei secoli qualche economista lun-         invitare a cena, che si presenta sem-
le con l’aia davanti, l’orto di fianco      gimirante che ha sottolineato come         pre a mani vuote, ma con una lista
e tutt’intorno un parco con alberi          le attività antropiche possano avere       infinita di richieste e di esigenze da
grandi e graziose siepi, dove l’occhio      conseguenze negative per la soprav-        soddisfare e non dà nemmeno un
possa spaziare tra l’azzurro del cielo      vivenza stessa degli esseri umani, a       valore aggiunto alla conversazione.
e il verde della natura. In altri tempi     tutt’oggi persiste l’idea che il succes-   Questa visione sconta sicuramente
la campagna e i paesaggi bucolici           so della nostra specie coincida con la     secoli di modelli in cui il profitto era
hanno avuto un fascino limitato, che        crescita economica, con il continuo        legato alla massimizzazione delle ri-
durava il tempo di una vacanza esti-        aumento della ricchezza e del profit-      sorse e quindi in conflitto con tutti
va – o di una scampagnata, appun-           to, dei consumi, della produzione di       gli elementi che ne potessero limita-
to – per cedere poi il passo alla città,    merci e di tutte le attività connesse.     re lo sfruttamento, fossero essi am-
dove si trovano tutti quei servizi che      Perché gli aspetti ambientali venga-       bientali o sociali; ma forse entra in
rendono la vita più semplice, più co-       no considerati all’interno dei mo-         gioco anche la “cecità vegetale”, un
moda, più efficiente, ma anche più          delli economici dobbiamo attendere         bias cognitivo teorizzato dai botanici
piacevole e più interessante. Non mi        la seconda metà del Novecento con          Elisabeth Schussler e James Wander-
riferisco solo a strade, mezzi pubbli-      due documenti fondamentali: “The           see nel 1998. Secondo i due scien-
ci, disponibilità di uffici e di esercizi   Limits to Growth” (I limiti dello svi-     ziati il nostro cervello tende a non
commerciali, ma anche ai teatri, ai         luppo), pubblicato nel 1972 dal Club       notare o vedere le piante nel loro
cinema, all’offerta museale e cultura-      di Roma, e il “Rapporto Bruntland”         ambiente, percependole come un
le: i centri abitati sono il fulcro del-    presentato nel 1987 dalla Commis-          unico elemento di “verde”; in effetti
la società per come la conosciamo e         sione Mondiale su Sviluppo e Am-           molti di noi saprebbero dire i nomi
l’abbiamo sempre concepita fin dalle        biente istituita dall’ONU.                 di almeno un paio di specie animali
sue primissime forme.                                                                  in via di estinzione, ma pochissimi
                                            Il primo documento definisce, at-          saprebbero citare altrettante specie
Questa pandemia, con le restrizioni         traverso analisi di dati e proiezioni      vegetali minacciate.
che ha comportato, ha improvvisa-           future, che «le risorse interconnes-
mente messo in pausa la nostra vita         se della terra probabilmente non           Le cause ipotizzate sono varie – dalla
sociale e con essa anche le città; il no-   possono supportare i tassi attuali di      apparente immobilità delle piante a
stro campo di vita si è ristretto fino      crescita economica e demografica           fattori culturali – e le conseguenze di
a coincidere con le nostre case, che        molto oltre l'anno 2100, anche con         questo pregiudizio cognitivo sono
spesso non vanno oltre il perimetro         la tecnologia avanzata». Il Club di        la tendenza a ignorare la diversità
delle mura e difficilmente hanno ac-        Roma ha rivisto negli anni alcuni de-      delle popolazioni vegetali e l’incli-
cesso ad uno spazio verde proprio.          gli scenari, ma molte delle previsioni     nazione a sottostimarne il ruolo non
Privati dei piaceri della città, ci siamo   fatte allora sono in linea con gli an-     solo all’interno dell’ecosistema, ma
accorti che anche le piante e il verde      damenti attuali. Il secondo è invece       anche nell’economia e nella società.
ci danno dei benefici di cui spesso         il documento dove viene data la defi-      Le piante invece svolgono per noi
abbiamo un’idea vaga, ma a cui non          nizione più comunemente accettata          dei veri e propri servizi, che hanno
riusciamo a dare un valore preciso:         di cosa sia lo ‘sviluppo sostenibile’:     impatti anche molto significativi
“la natura ci fa bene” è una di quel-       «uno sviluppo che soddisfi i bisogni       sulla nostra vita. Molti di noi hanno
le frasi con cui sicuramente siamo          del presente senza compromettere la        sperimentato come la temperatura
d’accordo, anche se non siamo si-           possibilità delle generazioni future       si abbassi quando passiamo dal cen-
curi di sapere esattamente perché.          di soddisfare i propri». A partire da      tro cittadino ad un parco ombroso;
Siamo in buona compagnia: anche             queste pietre miliari sono stati svi-      questo è un piccolo esempio di un
nel mondo economico per moltis-             luppati modelli e teorie economiche        servizio che le piante fanno per noi
simo tempo l’ambiente è stato con-          attraverso le quali l’ambiente è di-       e che può avere riscontri sulla nostra
siderato non tanto come un valore,          ventato sempre più presente all’in-        vita, anche a livello economico: un
quanto come un insieme di risorse           terno delle politiche, ma anche delle      edificio costruito all’interno di zone
da massimizzare, un vincolo di cui          strategie organizzative delle imprese      alberate avrà probabilmente minor
tenere conto o un limite da superare        e delle organizzazioni. Ancora resi-       bisogno di essere raffrescato durante
attraverso l’incredibile ingegno e la       ste però la concezione dell’ambiente       l’estate.

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Questo succede anche su scala più          una perdita in termini economici:         individua azioni per le persone, il
ampia; basti pensare all’effetto tam-      uno studio pubblicato nel 2012 ha         pianeta e la prosperità, con l’obiet-
pone che l’ambiente può svolgere           stimato che ogni anno gli ecosistemi      tivo di ottenere un futuro migliore
in caso di eventi climatici dannosi:       italiani eroghino beni e servizi per      e sostenibile per tutti. Questa tra-
ad esempio un territorio dove sono         un valore pari a 71,3 miliardi di euro.   sformazione avverrà a mio avviso
presenti campi, prati e boschi ha una      Il contesto storico in cui ci troviamo    solo se prenderemo consapevolezza
capacità di assorbire l’acqua di un        e la situazione pandemica, tanto pre-     che, come esseri umani, siamo parte
temporale molto maggiore rispet-           vedibile quanto inattesa, ha spinto       dell’ecosistema terrestre assieme a
to a strade, caseggiati e parcheggi.       molti di noi a mettere in discussio-      tutte le altre specie vegetali e animali
Per questo è stato coniato il termine      ne il nostro stile di vita, rendendoci    e solamente riconoscendo il ruo-
“servizi ecosistemici”, che identifica     più consapevoli di come la direzione      lo di ciascuno potremo mantenere
tutti i benefici forniti dai processi      che scegliamo di far prendere alla        un equilibrio che renda possibile la
ecologici agli esseri umani, tra i quali   nostra società e alla nostra economia     vita per tutte le specie, in primis la
la fornitura di risorse e la regolazio-    possano esporci a rischi e catastrofi     nostra. A ben pensarci ci aveva già
ne degli ecosistemi, il supporto agli      in grado di minare, in pochissimo         spiegato tutto Sergio Endrigo nel
habitat e le funzioni estetico-cultu-      tempo, le basi del nostro vivere. Le      1974 quando cantava che “le cose di
rali.                                      restrizioni ci hanno anche obbligato      ogni giorno raccontano segreti / a chi le
                                           a rivalutare molti servizi che davamo     sa guardare ed ascoltare”: per fare tutto
Questi servizi sono utili e necessa-       per scontati, anche quelli offerti da     ci vuole un fiore. •
ri al nostro benessere tanto quanto        una passeggiata al parco o dalla pos-
quelli creati dalla società e per que-     sibilità di combattere la calura spo-
sto molti studi stanno cercando di         standoci in zone meno antropizzate.
quantificarne il valore, sottolinean-
do che la loro presenza costituisce        Dal 2015 le Nazioni Unite hanno sti-
una ricchezza per la specie umana al       lato un programma per lo Sviluppo
pari del capitale antropico, così come     Sostenibile, l’Agenda 2030, che mira
la loro scomparsa rappresenta anche        a “Trasformare il nostro mondo” e

 Fiordaliso (Martina Gonano)

                                                                                                                  KALEIDOS | 5
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La Serenissima, l’acqua e gli alberi
NICOLA BERGAMO

Venezia nacque sulle acque e sulle         sano, povero di ogni cosa, ma incre-           dura che bloccava la foce del Brenta
acque trovò la sua fortuna. Giovan-        dibilmente protettivo verso coloro             presso Fusina. L’acqua in eccesso
ni Diacono, la fonte più antica che        che ci volevano abitare. Bastava però          veniva poi convogliata attraverso un
racconta la storia dei “Venetici”, ci      poco per finire nuovamente in pe-              canale artificiale mentre il delta veni-
informa che le comunità insediate in       ricolo. Al tempo i fiumi veneti (Sile,         va spostato molto più a ovest. Eppu-
laguna non ebbero vita facile. Gran        Brenta, Adige per citare i più impor-          re il fiume continuava a dare proble-
parte di esse dovettero combatte-          tanti) sfociavano in laguna. Se da un          mi seri e per questo motivo furono
re per la loro stessa esistenza e non      lato furono proprio queste azioni a            aggiunte delle chiuse lungo il suo
sempre contro un nemico umano,             permettere l’esistenza dello stesso            corso e assunte nuove persone affin-
bensì contro la forza degli eventi at-     ecosistema veneziano, dall’altro im-           ché si occupassero di seguire queste
mosferici, già al tempo distruttori di     pediva alla nascitura città lagunare           grandi infrastrutture. Venezia aveva,
città e di intere popolazioni. La più      di prosperare. I Veneziani, infatti, si        in questo modo, creato il Magistrato
grave fu certamente quella avvenuta        erano accorti che i fiumi gettavano            delle Acque anche se non si chiamò
il 17 ottobre del 589, passato alla sto-   in laguna sempre più sabbia e mate-            mai ufficialmente così, in grado di
ria come “rotta della Cucca” che cam-      riale fangoso, rendendo l’ecosistema           controllare la situazione dei fiumi e
biò radicalmente il panorama geo-          sempre più fragile e a rischio spari-          dei mari. Una volta che il dominio
logico, faunistico e idrologico della      zione.
laguna. Dopo questo evento l’Adige         I primi interven-
cambiò il suo alveo e Verona ne subì       ti iniziarono nel
le conseguenze maggiori, ma a valle        XIV secolo, quan-
la sua foce non fu più riconoscibile.      do la scienza ave-
Il Brenta seguì una nuova rotta e si       va iniziato a pren-
insinuò in zone limitrofe alla città di    dere coscienza
Padova, allagando zone un tempo sa-        del problema e
lubri, e così la sua foce, che si spostò   aveva permesso
da Chioggia verso Fusina. La parte         di produrre delle
orientale della laguna si interrò, Alti-   valide risposte.
no, un tempo florido porto romano          Il 16 febbraio del
non vide più il mare così come Aqui-       1330, il Senato
leia. Su questi presupposti si iniziò a    della Repubblica
popolare tutta la gronda lagunare, e       promulgò una
non per scelta, ma per obbligo, visto      nuova legge in
che i Longobardi arrivarono in Italia      materia di con-
nel 568 d.C. e spinsero la popola-         servazione della
zione locale dalle antiche città come      laguna, e i primi
Altino, Padova, Oderzo, Aquileia ver-      interventi si con-
so la laguna, trasformando a livello       centrarono sul
antropologico questi ambienti, un          fiume più diffi-
tempo pressoché disabitati. La capi-       cile da gestire: il
tale del nuovo ducato venetico subì        Brenta e il suo
anch’essa la volontà della natura, la      delta.     Appena
prima sede di Civitanova fu presto         sei anni dopo fu
abbandonata per motivi idrogeolo-          scavato un cana-
gici, così come Metamauco, che ven-        le di supporto,
ne spazzata via dal mare. Solo attor-      l’Orfano, e nel
no al nono secolo si arrivò a costruire    1339 si mise in
l’embrione della futura Venezia vici-      sicurezza la zona
no ad un fiume profondo (Rivo altus)       di Mestre con la
che permetteva un controllo efficace       costruzione di
della laguna e una centralità del tutto    un lunghissimo           Rifacimento dei ponti dell'Osmarin e dei Greci. / Disegno a tratto
nuova. Venezia sbocciò in un terreno       argine chiamato          elaborato da schizzi fatti nel 2014, tecnica sign pen Japan e
                                                                    acquerellatura con china seppia. (Marino Corbetti)
non accogliente, in gran parte mal-        Argine di Intesta-

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veneziano si estese anche sulla ter-         sempre con l’idea che i sedimenti           tutelato tramite un ufficio pubblico
raferma, si decise di intervenire pure       interessassero la laguna, fu devia-         creato ad hoc. I boschi si specializ-
su altri fiumi che portavano proble-         to il corso dell’Adige che, da quella       zarono nel fornire alberi per diverse
mi in laguna. Il primo fu la Piave,          data in poi, sfociò in mare aperto. Poi     costruzioni. Il Cansiglio, per esem-
come si chiamava al tempo, fiume             toccò alla Piave e al Sile che nel 1642     pio, consegnava ogni anno decine di
importante e rigoglioso, ma abba-            furono definitivamente tolti dalla la-      migliaia di alberi per la costruzione
stanza anarchico. Nel 1533 uscì dal          guna e fatti scaricare in mare aperto       di remi. Si pensa che nel momento
suo alveo e si spostò su quello del          vicino a Musile. Si era così finito il      di maggior spinta, ossia tra il 1500
Sile, creando grossi problemi nella          grande progetto, Venezia salva, sen-        e il 1600, Venezia richiedesse più
laguna nord. Per evitare situazioni          za più avere il terrore di eventuali        di 350mila legni all’anno e tutti ve-
simili la Serenissima fece erigere un        esondazioni dai quattro fiumi veneti.       nivano trasportati, via fiume, dalle
bastione importante, intitolato a San        Con l’immenso sviluppo del 1300, la         montagne fino alla laguna. Qui ve-
Marco che risolse in gran parte i pro-       città aveva gran bisogno di legname.        nivano poi trasferiti via mare in città,
blemi. Ma i lavori non si fermarono          In principio, quando le isole erano         probabilmente dove adesso di trova
qui, anzi, il lavoro più articolato e dif-   poche e si costruiva solo sulla terra       “Barbaria de le tole” e preparati per
ficile si concretizzò sul braccio prin-      solida, gli alberi attigui potevano ri-     essere a loro volta trasportati all’Ar-
cipale del Po, quello di Tramontana,         spondere alla richiesta. Ma quando          senale. Nella fucina dove ribolliva la
che fu spostato verso oriente. Questo        la comunità iniziò a contare su di-         tenace pece(1) un addetto li seleziona-
cambiamento ebbe come risultato              verse migliaia di abitanti il bisogno       va e successivamente li indirizzava
una grande espansione del delta del          aumentò in maniera esponenziale.            dove erano più utili. La prima indu-
fiume verso est, aumentando così di          Quindi si utilizzò il mercato del sale,     stria del legno del mondo medievale
molto gli spazi agricoli e le zone abi-      di cui i Veneziani erano quasi mono-        funzionava come una macchina per-
tabili nell’area. Nello stesso periodo,      polisti, per comprare legname fuori         fetta e aveva al suo interno una gerar-
                                                                dal piccolo ducato.      chia ben definita. Tutto questo per
                                                                Gli alberi venne-        produrre più vascelli possibile in mi-
                                                                ro utilizzati per        nor tempo possibile, e tutto questo
                                                                costruire sempre         era possibile anche per via della ma-
                                                                più vascelli che poi     teria prima. Il legno non serviva solo
                                                                servivano a com-         alla costruzione di vascelli, ma alla
                                                                merciare il sale e       stessa esistenza della città di Venezia
                                                                portare in città beni    che necessitava di robusti pali per il
                                                                preziosi. Nel nono       consolidamento delle fondamenta
                                                                secolo, i mercanti       dei palazzi. L’inserimento di gros-
                                                                Veneziani      erano     si legni di quercia e rovere, piantati
                                                                così ardimentosi         molto vicini, permetteva poi all’in-
                                                                da spingersi a ven-      gegneria veneziana di alzare case
                                                                dere legname pure        altissime per l’epoca. Non essendoci
                                                                agli Egiziani. Gran      spazio a sufficienza, si optò per la
                                                                parte del problema       lunghezza e il risultato è ancora sot-
                                                                dell’approvvigio-        to l’occhio di tutti. Furono piantati
                                                                namento di legno         così tanti pali sotto la superficie che
                                                                si ridusse notevol-      possiamo tranquillamente affermare
                                                                mente con la con-        di avere un intero bosco sommerso
                                                                quista della Dalma-      e in perfetto stato di conservazione,
                                                                zia e delle sue isole,   visto che la particolare conformazio-
                                                                e sparì totalmente       ne geofisica dell’ambiente lagunare
                                                                con l’annessione         permette una sostanziale vita eterna
                                                                della      Magnifica     al vecchio palo. •
                                                                Comunità di Cado-
                                                                re dopo il 1400. A       1) Dante Alighieri, Canto XXI dell’In-
                                                                quel punto la ma-        ferno.
                                                                teria prima non era
                                                                solo trasportata a
                                                                valle tramite una
                                                                efficientissima rete
                                                                di zatterieri, ma di-
                                                                venne un bene così
                                                                prezioso da essere

                                                                                                                      KALEIDOS | 7
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Il verde, nonostante…
FRANCESCO "CHICO" BRUNELLO

Mestre, negli scorsi anni, è diventata     mento. Cemento, tra l’altro, quasi                dare spazio all’ennesimo cubo di ce-
una tra le città più conosciute d’Italia   sempre di ben scarso valore, al punto             mento. Sono stati 4 anni di battaglie
semplicemente per la sua tangenzia-        che la città di Mestre sembra essere              quotidiane contro la scellerata visio-
le eternamente intasata dal traffico       stata costruita a casaccio, senza alcun           ne degli amministratori, di raccolte
di scorrimento, così come si poteva        disegno, da una matita di un qualche              di firme di cittadini, di manifesta-
ascoltare a qualsiasi ora e in qualsiasi   tecnico impazzito, con una grande                 zioni, feste, proteste, ricorsi alla giu-
bollettino radio sul traffico stradale.    avversione per il verde. E per fare po-           stizia. Non passava quasi giorno che
Poi fu l’era del Passante, una nuova       sto al cemento, sono sparite grandis-             AmicoAlbero non comparisse nella
superstrada, e la tangenziale di Me-       sime e importanti parti di verde. La              stampa locale o nelle emittenti tele-
stre, quella che taglia esattamente in     ferita più pesante, e che rimane an-              visive per le sue fantasiose iniziative
due la città, ha perso quel suo triste     cora oggi nella mente dei Mestrini, è             volte a salvare il prezioso giardino
primato. E così Mestre è all’improv-       stata la distruzione di un parco, chia-           pubblico. Ma cosa può fare un mani-
viso diventata meno “famosa”. Ep-          mato Parco Ponci, il cui nome deriva              polo di cittadini disarmati, senza fi-
pure è un luogo importante, consta         da una famiglia di farmacisti che lo              nanziamenti, ma solo con tanta tena-
di quasi 200 mila abitanti. Appartie-      avevano fatto nascere, creando via-               cia e volontà e nessun secondo fine
ne al Comune di Venezia, non ne è          letti, laghetti, piccoli corsi d’acqua. In        se non la salvaguardia di un giardino
una frazione né altro. E’ Venezia. Ma,     una notte, tutto è stato raso al suolo            pubblico? Ben poco contro il carrar-
parimenti, non esistono solo i Vene-       per permettere una lottizzazione. Ma              mato Comune di Venezia, carrarma-
ziani, ma anche i Mestrini, e molti di     molte altre ferite si sono poi susse-             to che presto si è trasformato in tante
essi tengono moltissimo ad essere          guite nel tempo, se vogliamo parlare              ruspe che hanno abbattuto gli alberi
chiamati con il nome che deriva dal        del verde e del verde pubblico della              esistenti, hanno eliminato i resti ri-
loro luogo di origine. C’è da dire che,    città di Mestre. Tutto questo, ha cre-            trovati ancora intatti pochi centime-
un tempo, Mestre faceva comune,            ato le basi per la nascita di comitati            tri sottoterra di una antica peschiera,
poi soppresso per unificarla a Vene-       spontanei e asso-
zia e dare vita e unicità ad un nuovo      ciazioni, alcune
luogo: Venezia centro storico, Mar-        dedite al recu-
ghera con le sue industrie, Mestre         pero e alla valo-
dormitorio. Ed è questo innaturale         rizzazione della
matrimonio che, paradossalmente,           storia di Mestre
ha tenuto saldo per i Mestrini un          dalle origini, al-
profondo senso di appartenenza alle        tre alla difesa del
proprie origini. Mestre è infatti una      verde e dell’am-
città ricca di storia, anche se ai più     biente cittadino.
potrà sembrare leggenda e non veri-        Di queste ultime,
tà. Perché Mestre nasce con un castel-     una associazione
lo romano, chiamato Castelvecchio,         che si è maggior-
soppiantato successivamente dal Ca-        mente spesa in
stelnuovo, del quale la raffigurazione     questo campo, è
oggi più famosa e visibile è la Torre      stata l’associazio-
dell’Orologio, posta tra via Palazzo e     ne AmicoAlbero.
piazza Ferretto. Poi è successo di tut-    Nasce 14 anni fa,
to. Mestre, fantastica cittadina, luogo    quando un giar-
di villeggiatura dei patrizi veneziani     dino pubblico,
e importante centro di scambi com-         situato nelle vici-
merciali, chiamata dal Goldoni “una        nanze della Tor-
piccola Versailles”, è stata testimone     re dell’Orologio,
della probabilmente più incredibile        sorto sopra le
cementificazione mai avvenuta in           tracce del fossato
una città. E’ sparito quasi tutto, tra     del Castello, era
gli anni ’40 e ’60: i resti del Castel-    stato destinato
nuovo, le ville dei Veneziani: tutto       dall’amministra-          Senza titolo (Franco Cremasco)
sepolto da una enorme colata di ce-        zione comunale a

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il tracciato dell’antico fossato, oscu-     in pratica. Poi cambiano le ammi-           le. Fortunatamente, sarà stata la
rati i resti di un torresino del castello   nistrazioni, cambiano le persone, e         grande indignazione dei cittadini o
per piazzare le fondamenta del cubo         all’improvviso una istituzione con-         un ripensamento dell’amministra-
di cemento che crescerà in ben sette        solidata e ben vista da tutti come il       zione, sembra che il verde eliminato
piani. Ma questa battaglia persa non        Forum del Verde viene messa in un           tornerà come prima, se non miglio-
ha demoralizzato AmicoAlbero, so-           cassetto: si chiude ogni dialogo tra        re. Altri abbattimenti ci sono stati
prattutto perché è bastato guardarsi        l’amministrazione e i cittadini sen-        a Malcontenta, in via del Tinto, ad
attorno per rendersi conto di quanto        sibili a queste problematiche. Nello        Altobello, etc. … Il verde della città
di prezioso c’era ancora da difendere.      stesso tempo iniziano pesantissimi          è sempre sotto minaccia e sempre
Nel frattempo il Comune di Venezia,         abbattimenti di alberature, in zona         più rarefatto; la mancanza del Forum
con il susseguirsi delle amministra-        privata aeroportuale, per dare spazio       del Verde non dà alcuna possibilità
zioni, mutava l’orientamento nei            a parcheggi auto. Si tratta di migliaia     ai cittadini di conoscere in anticipo i
confronti del Verde e del rapporto          di alberi, molti dei quali erano stati      progetti e di poter perlomeno espri-
con i cittadini. Ed è così che vede la      destinati, alla nascita dell’aeroporto,     mere la loro opinione, dato che, alla
luce una illuminata nuova istituzio-        quale fascia di protezione tra l’aero-      fine, saranno loro i destinatari delle
ne, il Forum del Verde. Nasce con un        porto stesso e le abitazioni vicine.        innovazioni, pagate con i loro con-
suo preciso regolamento che entra           I cittadini reagiscono, protestano,         tributi in forma di imposte. Varie
a fare parte a tutti gli effetti dei re-    manifestano, raccolgono firme. Ma           zone di Mestre sono purtroppo in
golamenti comunali, e come tale da          anche in questo caso, la forza del          forte criticità, il dialogo con l’ammi-
rispettare. Vengono previste periodi-       “potere” è implacabile e irrefrenabi-       nistrazione è molto difficoltoso, la
che riunioni tra gli assessori respon-      le, e la sua ascia non ha ancora fini-      preoccupazione dei cittadini è alta.
sabili, i tecnici del Verde pubblico, i     to di colpire. La sete di parcheggi, di     Per cercare di ricreare un costruttivo
cittadini e le associazioni. Le riunioni    asfalto, di facile ritorno economico        dialogo il Forum del Verde è stato
sono sempre molto partecipate, tal-         è troppo forte. Ed è curioso un fat-        “autoconvocato” da AmicoAlbero
volta i toni sono accesi, ma quello         to: mentre nel mondo non si fa che          già dallo scorso anno; poi è suben-
che è veramente importante è che il         parlare di ecologia, di necessità di ri-    trato il problema della pandemia che
confronto può esserci, che i suggeri-       vedere i passati schemi utilizzati, di      ha rallentato questo processo, ma
menti da parte dei cittadini possono        accrescere la sensibilità verso l’am-       che recentemente è ripreso con una
essere ascoltati e, se possibile, messi     biente, nella città di Mestre avviene       nuova “autoconvocazione” che ha
                                                                 l’esatto contrario.    visto la partecipazione sempre più
                                                                 Non passa gior-        numerosa di cittadini. Quale sarà il
                                                                 no che le asso-        futuro di questa città troppo spesso
                                                                 ciazioni, tra cui il   maltrattata? Noi, che sentiamo qua-
                                                                 sempre in prima        si fossero nostre le ferite che le sono
                                                                 linea AmicoAlbe-       state inferte, e che non riusciamo
                                                                 ro, non debbano        a stare in silenzio ad attendere gli
                                                                 fare sentire la        eventi, cercheremo di fare sentire
                                                                 loro voce per ten-     sempre le nostre voci per una mag-
                                                                 tare di arginare       giore e consapevole valorizzazione
                                                                 l’ennesimo pe-         dell’ambiente e della natura, per
                                                                 ricolo per l’am-       quanto consapevoli di vivere in una
                                                                 biente e il verde.     città e non certo in aperta campagna.
                                                                 Recentemente c’è       Ma Mestre ha dalla sua tante fortu-
                                                                 stata una gran-        ne: è una vera miniera! Ha vicino
                                                                 de protesta di         Venezia, si affaccia su una splendida
                                                                 cittadini i quali,     laguna tramite il possente parco di
                                                                 all’alba, hanno        San Giuliano, possiede il circuito dei
                                                                 visto arrivare le      Forti trincerati, ha una seri di boschi
                                                                 ruspe e radere a       nella sua periferia, ha ancora intatti i
                                                                 zero alberi, siepi     meandri del rio Cimetto. Non resta
                                                                 e prato in piaz-       quindi che sperare e non smettere di
                                                                 zale Cialdini. Il      farsi sentire, affinché gli amministra-
                                                                 progetto origina-      tori di turno, alle volte poco consape-
                                                                 rio era quello di      voli di tanta ricchezza naturale, non
                                                                 creare una piaz-       sciupino tutto quanto di bello, ma
                                                                 za lastricata, la-     sempre più raro, ancora ci rimane,
                                                                 sciando solo due       con uno slancio di lungimiranza. •
                                                                 minuscole aiuo-

                                                                                                                     KALEIDOS | 9
Gli alberi raccontati attraverso l’arte
   MONICA MAZZOLINI

                                                                                                       beri incontaminati, soggetti alle regole
                                                                                                       della natura, piegati dal vento, spezzati
                                                                                                       dal fulmine e dalla galaverna, contorti
                                                                                                       dal terreno e dai sassi ma resistenti,
                                                                                                       come il pino di Ansel Adams (Yose-
                                                                                                       mite National Park, California - 1940),
                                                                                                       ma anche “feriti” dal passaggio e dalla
                                                                                                       mano dell’uomo. Né è un esempio il
                                                                                                       disboscamento e la denuncia da parte
                                                                                                       di Sebastião Salgado attraverso la do-
                                                                                                       cumentazione fotografica della foresta
                                                                                                       pluviale dell’Amazzonia (2014). Un re-
                                                                                                       portage umanista che dimostra il lega-
                                                                                                       me tra gli indigeni e gli alberi secolari
                                                                                                       oggi distrutti. L’albero è riparo ed abi-
                                                                                                       tazione, i suoi frutti sono cibo, il suo
                                                                                                       legno ardendo scalda e se intagliato
                                                                                                       può diventare utensile da lavoro, ma
                                                                                                       anche scultura e strumento musicale.
                                                                                                       E’ simbolo sacro, mistico, trascenden-
                                                                                                       te, spirituale e profano, essendo sog-
                                                                                                       getto ricorrente nelle religioni, nella
                                                                                                       mitologia, nelle favole e nella cultura
                                                                                                       popolare. E’ spesso definito “Albero
                                                                                                       della vita” come nel dipinto (1905-
                                                                                                       1909) di Gustav Klimt. Sviluppandosi
                                                                                                       verticalmente, rappresenta il collega-
                                                                                                       mento tra il piano materiale e quello
Fig.1 – “Il giardino ideale” - Frammento dalla                                                         spirituale, tra il mondo sotterraneo e
tomba di Nebamon                                                                                       quello di superfice; rappresenta il pas-
                                                                                                       sato, il presente ed il futuro attraverso
                                                 templazione, meditazione, energia.
                                                                                                       i cambiamenti e le trasformazioni cui
   Alberi. Immediatamente pensiamo               Gemme e frutti sono gioia, al contra-
                                                                                                       è sottoposto. Nella storia delle arti vi-
   alla natura. Abbiamo idea della forma         rio la resina, associabile alle lacrime, è
                                                                                                       sive molte sono le opere che hanno
   e della funzione. Gli imputiamo un va-        tristezza e malinconia. La sua linfa un
                                                                                                       come soggetto l’albero (e per esten-
   lore reale ma anche simbolico. Li am-         flusso vitale. Ammiriamo la grandez-
                                                                                                       sione il bosco ed il giardino) che nelle
   miriamo per la loro bellezza, le emo-         za e la robustezza dei solidi fusti, ma
                                                                                                       diverse epoche viene rappresentato in
   zioni che trasmettono ed i diversi stati      comprendiamo la fragilità evidente
                                                                                                       maniera differente considerando l’e-
   d’animo che possono suscitare grazie          soprattutto nei piccoli arboscelli. Al-
                                                                                                       voluzione dello stile, delle conoscen-
   alle caratteristiche distintive: i colori,
   le sfumature delle foglie e delle chio-           Fig. 2 – Gustave Le Gray - Il faggio della foresta di
   me che cambiano nelle diverse stagio-             Fontainebleau (1856)
   ni, il groviglio dei rami e delle radici,
   la rugosità della corteccia, i cerchi dei
   tronchi che indicano la crescita e sono
   storia e memoria. Cerchi che hanno
   un importante significato in botanica
   come descritto per la prima volta attra-
   verso disegni e parole da Leonardo da
   Vinci ma anche soggetto fotografico
   interpretato da Mario Giacomelli nel
   suo studio dal titolo “Motivo suggeri-
   to dal taglio dell’albero” (1967-1969)
   dove tronchi sezionati rivelano figure
   umane grazie al fenomeno definito
   scientificamente pareidolia. L’albero
   racchiude in sé il ciclo della vita, ne è
   simbolo ed archetipo: fecondità, na-
   scita, crescita, morte, rigenerazione,
   trasformazione. Evoca silenzio, con-

  KALEIDOS | 10
ze tecniche e del pensiero dell’uomo.
Un percorso che passa dal significato
di tipo mistico-religioso, alla mimesi
dell’ambiente circostante per giun-
gere alla descrizione del mondo in-
teriore, introspettivo, dove artista e
spettatore sono parte dell’opera inter-
pretabile in maniera personale. L’uo-
mo da sempre ha cercato di descrivere
il mondo circostante, a partire dalle
prime tracce che sono giunte a noi fin
dal paleolitico. Sono qui le prime rap-
presentazioni stilizzate dell’albero
sulle pareti di una roccia. Lo spazio
non è realistico poiché bidimensiona-
le nel “giardino ideale”. Si tratta di un
dipinto dai colori vividi ritrovato nella
tomba di Nebamon (fig.1). La descri-
zione degli alberi ordinatamente di-
sposti a circondare una vasca ricca di
uccelli, pesci e fiori, manca di prospet-
tiva, ma è minuziosa tanto da permet-
tere il riconoscimento di palme, alberi
di acacia ed il sicomoro. Nell’antico
Egitto, destinato ad allietare l’anima
del defunto, il giardino era un luogo                                                            Fig. 3 - Gustave Courbet - La quercia di Flagey
molto importante, simbolo di vita, in                                                            (1864)
cui tutti gli elementi naturali avevano            raffigurano scene religiose con l’inten-
un complesso significato simbolico.                to di educare i fedeli e di cui possiamo
                                                   ammirarne affreschi in abbazie e cat-         utilizzando un taglio molto simile. Il
Altri sono i giardini della storia tra i
                                                   tedrali. Quando nasce la fotografia lo        realismo della forma, dei colori e dei
quali spicca per la sua bellezza quello
                                                   scopo diventa quello di rappresentare         dettagli sono inconfutabili (fig. 3). Da
rappresentato ad affresco nella sala del
                                                   il più velocemente e fedelmente pos-          questo momento assistiamo ad una
triclinio di Villa di Livia (Roma, 30-
                                                   sibile la realtà. Tra i fotografi di spicco   rivoluzione nell’ambito della pittura,
20 a.C.) in cui il realismo ed i dettagli
                                                   Gustave le Gray rende immortale un            passando dagli Impressionisti fino ad
naturalistici sono sorprendenti. Tra le
                                                   grande faggio della foresta di Fontai-        ottenere alberi surreali, alberi stilizza-
molte specie vegetali e avicole molti
                                                   nebleau (1856) che sembra ancor più           ti, quasi astratti come nel caso di Piet
sono gli alberi dalla quercia al melo.
                                                   grande grazie alla scelta dell’inqua-         Mondrian, e prim’ancora, del precur-
La grande verosimiglianza dei dettagli
                                                   dratura che non lo mostra per intero          sore del cubismo Paul Cézanne fino
tuttavia non sottintende un giardino
                                                   (fig. 2). Non poteva non rimanere af-         alla descrizione di uno stato d’animo
reale; vi si trovano, infatti, specie che
                                                   fascinato da questa nuova tecnica Gu-         visibile negli arbusti secchi, spogli,
non fioriscono nel medesimo perio-
                                                   stave Courbet, uno dei padri del Reali-       sorretti da bastoni e staccionate che
do dell’anno. Si tratta pertanto di un
                                                   smo francese, lui che con le sue opere        diventano un autoritratto di Egon
catalogo botanico piuttosto che di un
                                                   ha sempre cercato di essere fedele a          Schiele.
ritratto che rispecchia l’ecosistema.
Alberi simbolici sono anche quelli che             ciò che lo circondava e che tra i vari
                                                   dipinti propone una quercia (1864),           In fotografia il percorso non è mol-
                                                                                                         to dissimile spaziando da
 Fig. 4 - Caspar David Friedrich - L’abbazia del                                                         immagini di documento,
 querceto (1810)                                                                                         pittoriche, sperimentali e
                                                                                                         concettuali. Nell’arte con-
                                                                                                         temporanea arriviamo alle
                                                                                                         installazioni ed alle sculture
                                                                                                         come quelle di Giuseppe Pe-
                                                                                                         none la cui opera, a partire
                                                                                                         dal 1968, ha lo scopo di ana-
                                                                                                         lizzare l’interazione tra uomo
                                                                                                         e natura. Uno dei progetti
                                                                                                         consiste nell’intervento, ma
                                                                                                         non nell’interruzione dello
                                                                                                         sviluppo, sul processo di cre-
                                                                                                         scita degli alberi. In una del-
                                                                                                         le opere fissa un calco della
                                                                                                         propria mano che impugna il
                                                                                                         tronco in modo che, durante
                                                                                                         la crescita, rimanga traccia del
                                                                                                         gesto creando una fusione ed
                                                                                                         un rapporto di reciprocità.

                                                                                                                                    KALEIDOS | 11
Un lavoro in cui il tempo diventa                  disfacimento che coinvolge le persone
                                                            elemento imprescindibile perché                    ed i manufatti. Un processo lento ma
                                                            “la crescita dell’albero, che è un esse-           inesorabile che ritroviamo anche in
                                                            re che si può percepire come solido, se            fotografia come dimostrato da Cesare
                                                            considerato nella sua crescita nel tem-            Di Liborio e nel progetto su Pompei
                                                            po, diventa una materia fluida e pla-              (2001). Qui gli alberi dialogano con
                                                            smabile”. Tempo, modificazioni ed                  le rovine classiche. Una relazione tra
                                                            intervento dell’uomo sul territorio                i frammenti delle costruzioni, opera
                                                            rimandano ai reperti archeologici                  dell’uomo, e la forza degli alberi che
                                                            associabili agli alberi come ben rap-              crescono laddove tutto è stato sepolto
                                                            presentato nel dipinto romantico                   in poche ore e riportato alla luce dopo
                                                            L’abbazia del querceto (1810) di Ca-               secoli (fig. 5). Un rapporto che si può
                                                            spar David Friedrich. Un paesaggio                 trasporre al nostro tempo così incerto
                                                            con una luce simbolica in cui emer-                e cagionevole, soggetto al ciclo vitale.
                                                            gono resti di un’antica abbazia di-                Vita e morte osservabile nel quadro
                                                            strutta in stile gotico, trasformata               di Horace Vernet, pittore e fotografo
                                                            in cimitero e circondata da alberi                 che, nella prima metà dell’ottocento,
                                                            scheletrici. Una sorta di danza ma-                dipinge in stile romantico e realistico
                                                            cabra dove s’intravedono dei mo-                   una palude dove un albero ha il tronco
                                                            naci con una bara sulle spalle (fig.               spezzato (fig. 6) così come rotti sono
Fig. 5 - ©Cesare Di Liborio - Pompei #002 (2001) -          4). Il tema delle rovine è frequente               gli alberi del territorio friulano (2018)
per gentile concessione dell’autore                         nell’arte come metafora di morte e                 di Stefano Ciol : mediante una foto-
                                                                                                               grafia tra il reportage e l’arte descrive
                                                                                                               questi grandi alberi che un tempo si
                                                                                                               stagliavano verso il cielo ed ora sono
                                                                                                               riversi a terra, mostrando un paesag-
                                                                                                               gio maestoso e gracile dopo un disa-
                                                                                                               stro causato da eventi atmosferici fuo-
                                                                                                               ri dall’ordinario (fig. 7). Desolazione e
                                                                                                               dolore che accompagnano costante-
                                                                                                               mente la vita dell’uomo come propo-
                                                                                                               sto dall’illustrazione di Gustave Doré
                                                                                                               per il primo canto dell’inferno “Dante
                                                                                                               nella Selva Oscura” (1880). Poiché al-
                                                                                                               beri e foreste hanno anche un impor-
                                                                                                               tante significato simbolico positivo
                                                                                                               vedo in contrapposizione la fotogra-
                                                                                                               fia di Eugene Smith “A walk to Para-
                                                                                                               dise garden” (1946) dove l’atmosfera
                                                                                                               è foriera di positività e speranza. Due
                                                                                                               bambini che, tenendosi per mano,
                                                                                                               camminano sicuri nell’intricato giar-
                                                                                                               dino di casa andando verso la luce.
                                                                                                               Un simbolo di rinascita per sé ed il
                                                                                                               proprio tempo che, seppur personale
                                                                                                               dell’autore, ha un significato univer-
                                                                                                               sale oggi più che mai attuale. •

Fig. 6 - Horace Vernet - Paludi Pontine (1833)

Fig. 7 - ©Stefano Ciol - Sopravvissuti dopo la tempesta-Cleulis (2018) - per gentile concessione dell’autore

    KALEIDOS | 12
Alberi: la poesia come azione politica
Un percorso 'glocal' che dura da vent’anni
ANTONELLA BARINA

Gli alberi sono lo sforzo infinito            a catalogarne immagini e significati                 dopo per le edizioni Tam Tam.
della terra per parlare al cielo              nelle diverse culture mondiali, quando               Il momento. Avvenne che per impedire il
in ascolto                                    mi sono imbattuta in un lavoro com-                  taglio di un albero un abitante di Mar-
(Tagore)                                      parativo già fatto, splendido. Peccato               ghera vi salì e vi rimase una giornata
                                              che l’autore fosse uno degli iniziatori              intera. Un abitante di Marghera! Per
Un percorso poetico può cambiare la           (poi dissociatosi) delle SS tedesche. Il             salvare un albero! Niente a confronto
sensibilità della gente, di un territorio?    trauma fu tale che interruppi lo studio,             con la resistenza di mesi degli ambien-
Certamente sì. Più di un volantinag-          chiedendomi cosa stavo sbagliando.                   talisti del nord Europa, ma un inedito
gio e di un banchetto firme, meno di          Chiesi aiuto alla poesia che poteva dar-             assoluto per la Città Giardino a ridosso
una trasmissione televisiva con il suo        mi, attraverso prospettive soggettive,               della zona industriale di Venezia. Ero
potere ipnotico. In compenso, in tele-        risposta a cosa è oggi per noi l’albero.             in una casa di Marghera quando arrivò
visione la forza della poesia svapora.        Contatti personali. Il fatto di aver con-            festante un promotore del Comitato Al-
Quindi la poesia sta bene dove sta: ai        tattato personalmente poeti e poete                  beri appena costituito. Questo scatenò
margini, occasionale, apparentemente          spiegando le finalità del percorso ha                la reazione uguale e contraria delle isti-
effimera, eppure efficace. Il percorso        dato forza agli incontri. “Dedicato agli             tuzioni deputate al verde pubblico che
‘Dedicato agli Alberi’, la serie venten-      Alberi” è stato preceduto da una ricerca             indissero un convegno.
nale di reading che ho avviato nel 2001,      letteraria e poi da un bellissimo anno di            Credere nella poesia. Pretesi di interve-
documentata nel 2011 da “Alberi: dieci        contatti personali, nella buca delle let-            nire al convegno portando la voce de-
anni di poesia”, libro co-edito che com-      tere trovavo poesie recapitate a mano:               gli alberi, spiegai bene che avrei letto
prende 128 poeti, poi rilanciato dal Co-      non è stato lanciato indifferentemente               poesie d’altri che tenevano l’albero
mune di Venezia, mostra come la poe-          in un social o indirizzato ad una rosa               in considerazione di creatura vivente.
sia possa farsi veicolo di salvaguardia       prefissata di poete/i, ma via via che ave-           Strano come la poesia sia temuta (al-
ambientale affinando le sensibilità e         vo occasione di incontrarli. La prima                meno quanto è sottovalutata) e il podio
cambiando sensibilmente, ad esempio           poesia arrivata è stata ‘Una stella’ del-            dell’ego sia uno dei modi di esorcizzar-
in questo caso, l’idea che i più avevano      la cara Sara Zanghì, scrittrice siciliana.           la: in una facciata del depliant c’erano i
degli alberi. Una visione che oscillava       Inizialmente aderirono in 33, dei quali              nomi di tutti gli esperti, sull’altra solo
dall’opinione benevola per cui l’albe-        32 figurano nel libretto ‘Alberopoesia’              il mio e si diceva che avrei letto solo
ro, come nei sussidiari, “è utile perché      (2002) che ho curato qualche anno                    poesie mie. Non che mi mancassero,
si fanno le sedie” a quella nettamente                                                                                  ma, come avevo
sfavorevole per cui “le foglie sporcano”
                                                  Copertina del libro co-edito “Alberi: Dieci anni di poesia”
(di solito il cemento, perché chi ha un
pezzo di verde sa bene quanto vivifichi-
no la terra). Oggi si scende in piazza o
almeno ci si indigna per il taglio indi-
scriminato degli alberi, spesso legato
a interessi economici aziendali e per-
sonali, che sta denudando città, strade
e campagne. Poiché quest’avventura
poetica glocal, locale e globale, ha avuto
l’esito che si prefiggeva - di far conside-
rare non solo i molteplici benefici che
ricaviamo dagli alberi (convincimento
espresso dal 100% dei poeti/e parteci-
panti) e il ‘segno albero’ non soltanto
come allegoria e metafora di propri sta-
ti interiori (dal 60 al 70%), ma di arriva-
re a considerare gli alberi esseri viventi
e interlocutori (un 20-30%: è già tanto)
- proverò ad analizzare i punti di forza
del percorso.
La motivazione. La motivazione perso-
nale ad investire gratuitamente il pro-
prio tempo per, detta con Ginsberg,
‘allargare l’area della coscienza’, deve
essere rilevante. Io ero a un punto mor-
to con una ricerca sul simbolico del
seme e dell’albero: avevo cominciato

                                                                                                                                KALEIDOS | 13
annunciato, lessi solo quelle di altri,       Coagula’, e questo non è poi un male:           IL RESPIRO DELLA TERRA
a cominciare dalla breve degli indiani        mantiene la poesia imprendibile.
Chippewa che all’albero danno voce            Restituire poesia. Fissai la regola che         Il respiro della terra
nel breve verso: Del vento / soltanto / ho    ognuno dei partecipanti a turno pro-            lo stormire delle fronde
paura. Sentivo di averli vicini (gli india-   muovesse un’iniziativa purché non la
ni, non gli esperti) e le parole di Garcia    ‘capitalizzasse’, ma la ‘restituisse’ al        Son sussurri tra le foglie
Lorca, di Quasimodo e di Sara erano più       gruppo in modo che altri potessero              il danzar di spighe bionde
forti della relazione con numeri e stati-     proseguirla. Seguirono i reading orga-
stiche di qualunque esperto.                  nizzati dai responsabili delle diverse          Il respiro della terra
La povertà è una ricchezza. Anni prima,       componenti poetiche. Ecco perché gli            è il volo di un uccello
nei mercati del Brasile avevo incontra-       incontri erano sempre sorprendenti,             È la pioggia sulle palme
to la literatura de cordela con la quale      uno diverso dall’altro. In fondo, non           il vocio del pipistrello
le ballate ispirate a fatti di cronaca nel    era interesse comune difendere una ri-
giro di una settimana erano in tutto il       sorsa che per architetti e urbanisti era
paese musicate e cantate: piccoli libri su    solo una fila di alberelli di plastica con      Il respiro della terra
carta da zucchero povera appesi ad una        cui ingentilire i plastici delle aree lottiz-   è lo sguardo delle stelle
corda (da qui il termine cordela). Inten-     zate? In quel periodo mi giungevano             Sono scie di mille mondi
devo esporre così le poesie e contattai       mail e telefonate che mi chiedevano             sono Pleiadi sorelle
Renzo Sefino, poeta che a Cison di Val-       quale era il mio progetto. Non sapevo
marino leggeva ad alta voce le poesie         cosa rispondere: io non ho mai un pro-          Il respiro della terra
disseminate lungo un torrente, scelte         getto. Che non siano la poesia, o il tea-
                                                                                              è il mare che s’ingrossa
dalla gente lungo il percorso. L’occasio-     tro. O gli alberi e il loro respiro.
ne propizia fu un invito rivoltomi dalla      La perdita è sicura. Defezioni? Come            Le correnti più profonde
disegnatrice botanica Marina Virdis a         sempre: c’è chi vuole capitalizzare in          che spariscon nella fossa
leggere poesie a Venezia per inaugura-        consenso elettorale, chi litiga perché
re una sua mostra. La mia contropro-          mira al progetto europeo, chi corre a           Il respiro della terra
posta fu di esporre le poesie di tutti nel    vendere l’idea per farsi pagare, chi fa il      è un’isola che nasce
campo di San Francesco della Vigna,           portaborse, estrapola le parole più bel-        Che ritorna nel profondo
davanti alla mostra. Marina veniva dal-       le e ne fa slogan, chi aderisce ma non
                                                                                              ed un giorno poi rinasce
la comunità di Findhorn, che dal 1962         riconosce, chi copia e incolla, chi critica
lavora per la salvaguardia del pianeta, e     (legittimo) e chi calunnia, chi attribui-
accettò. Fu il primo reading.                 sce frasi non dette e non ne usa di pro-        Il respiro della terra
La comunione. Stesi delle corde tra gli       prie. Finché non ho avuto una visione           la montagna che s’incrina
alberi del campo (oggi darebbero la           completa della casistica, me ne sono            La pianura che s’infossa
multa, ma si può sempre pagarla) e vi         addolorata, poi ho capito: è così che gli       nella gola di dolina
appesi le poesie che avevo stampato           umani fanno circolare le idee. E le idee
in tante copie su carta multicolore af-       hanno forza propria, soprattutto quelle
                                                                                              Il respiro della terra
finché sventolassero come preghiere           degli alberi che se ne stanno lì, fermi, e
tibetane. In apertura feci arrivare un        che altro possono fare, se non pensare?         è il soffio del vulcano
cartone di vino buono, perché la comu-        Il Respiro della Terra. Nei dieci anni suc-     Sono onde che s’innalzan
nione è partecipazione. Stupita da una        cessivi i reading sono proseguiti sul           fino quasi al terzo piano
location mai così allestita, il pubblico      tema della palma: la sua diffusione mi
sceglieva la poesia e la portava al letto-    pareva così evidente da poter aprire gli        Il respiro della terra
re, così le più significative erano ripetu-   occhi agli indifferenti sul surriscalda-        son maree sconvolgenti
te più e più volte. Allora io ero contraria   mento climatico. Questo è quello che
                                                                                              Son le acque vomitate
al microfono. Andare ‘in acustica’, se la     intendo per poesia come azione politi-
gente sta bene, avvalora la comunica-         ca. In un’altra occasione, a fine 2015, fui     fuor dal letto dei torrenti
zione. Ma il bello fu che altri poeti si      in parte promotrice della manifestazio-
aggiunsero, perché il microfono – che         ne concomitante all’incontro a Parigi           Il respiro della terra
non c’era – restò aperto.                     dei ‘grandi della terra’ che avrebbero          è il rotar dell’uragano
Creare comunità poetica? A quei tempi         dovuto decidere di quanti gradi farla           È la danza delle nubi
c’erano poeti/e di destra e poeti/e di si-    bollire nel prossimo (breve) futuro.            sulla testa dell’umano
nistra. Riuscii per qualche mese a farli      Predicai che non parlassero gli ‘esper-
incontrare. A volte erano scintille, pre-     ti’, ma chi da tempo si occupava delle
valse il mio desiderio di lavorare assie-     aree già in crisi e per soli cinque minu-       Il respiro della terra
me per diffondere una sensibilità tale        ti. Riuscii a far passare una meditazione       sono oceani lunari
da percepire l’essenza vitale degli al-       collettiva al centro di un convegno. Ma-        Sono echi della luce
beri. Le frizioni erano forti e ciascuno/a    nifestarono gruppi che non si parlava-          sono palpiti stellari
aveva proprie modalità di incontro. Le        no da più di dieci anni. Nessuno sfasciò
segnai tutte su un foglio e quello fu il      vetrine. E chissenefrega se l’ho pagata         Il respiro della terra
programma di massima “Dedicato agli           cara. Stavolta scrissi una poesia, che
                                                                                              un cantare di civetta
Alberi” che portammo dentro e fuori           divenne anche una canzone che oggi
Venezia. Vorrei poter dire che quegli         circola anche sui monti di Sicilia e dalla      Mentre l’aquila là in alto
incontri crearono comunità poetica,           quale prese nome la manifestazione: il          ci osserva dalla vetta
ma direi una bugia. Le aggregazioni           Respiro della Terra. •
poetiche sono un continuo ‘Solvi et                                                           (Antonella Barina, 2015)

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