Alberi - n 42 - Il respiro della Terra - Università Popolare Mestre
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K ALEIDOS PERIODICO DELL’UNIVERSITÀ POPOLARE MESTRE SOMMARIO 1 Editoriale 22 Una passeggiata a Daniela Zamburlin Mestre... con sorprese Cultura, Formazione, Attualità Donatella Calzavara n.42 – maggio/agosto 2021 2 Stefano Mancuso: Registrazione Tribunale di Venezia n.13 del 10 maggio 2011 "Verde è vita" 24 Il bosco tra passato e ISSN 2240-2691 Franco Rigosi futuro Editore Carlo Zaffalon Università Popolare Mestre 4 Per fare tutto ci vuole Corso del Popolo, 61 30172 Mestre (VE) un fiore 25 L’incanto della voce della Tel. 041 8020639 Martina Gonano Natura kaleidos.upm@libero.it info@univpopmestre.net Lucia Lombardo www.univpopmestre.net 6 La Serenissima, l’acqua Direttrice Editoriale e gli alberi 26 Curiosità mestrine Annives Ferro Nicola Bergamo Passeggiando nel verde Direttrice Responsabile di Mestre attraverso la Daniela Zamburlin 8 Il verde, nonostante… toponomastica di ieri e Redazione Francesco Chico di oggi Laura De Lazzari, Franco Rigosi, Anna Trevisan Brunello Stefano Sorteni A questo numero hanno collaborato Franco Cremasco, Piercesare Crescente, 10 Gli alberi raccontati Agorà Lorenzo Sartori attraverso l’arte 32 Rinnovo degli Organi Chiuso in redazione il 20 aprile 2021 Monica Mazzolini Statutari 2021-2024 Concept grafico e impaginazione Lettera del Presidente Bazzmann Agency 13 Alberi: la poesia come Mario Zanardi ai lettori Via Verdi 10 – 30171 Venezia-Mestre https://bazzmann.agency azione politica di Kaleidos Antonella Barina Stampato presso Pubbliservice S.r.l. — Mogliano Veneto (TV) 15 Il bosco nell’arte: Tiratura 700 copie / Distribuzione gratuita dall’Antica Roma a Pubblicità Inferiore al 10 per cento del Edoardo Tresoldi contenuto pubblicato Angelo Bartuccio Consiglio direttivo UPM Mario Zanardi (presidente), Fiorella Rossi, Sonia Rutka, Oriana Semenzato, Giuseppe Vianello, 16 Alberi, uomini e dei. Il Donatella Calzavara, Lucia Carbone, Laura De Cinema penetra nella Lazzari, Annives Ferro, Maria Luisa Muratore, Realino Natali foresta Revisori dei conti Sandro Marzot, Daniela Laura Cappellesso Pitteri, Carla Silvestri Probiviri Marzia Moretto, Anna Trevisan 18 Alberi in città In copertina: Fotogramma tratto da ECO di Laura Cappellesso, video sperimentale, 43', Luca Mamprin 2021 La pubblicazione si avvale del diritto di 20 L’antica foresta del citazione per testo e immagini come previsto Cansiglio, montagna dall’ articolo 10 della Convenzione di Berna, dall’articolo 70 legge 22 aprile 1941, dal da vivere decreto legge n. 68 del 9 aprile 2003. Michele Boato
Editoriale DANIELA ZAMBURLIN Il primo e forse più famoso albero re radici profonde, trarre nutrimento becco. Velocemente tornò indietro della storia è quello della conoscen- dalla linfa: le metafore linguistiche e lasciò cadere la goccia sull’incen- za, che offriva il suo frutto proibito al sono numerose e confermano la so- dio. Gli altri animali lo guardarono desiderio dei progenitori della stirpe miglianza tra gli alberi e gli uomini. irridendolo. Il leone, re della foresta, umana. In quei tempi mitici e dorati, Non c’è peggior destino, per entram- gli domandò: “Cosa pensi di fare con la sintonia dell’uomo con la natura bi, dell’essere sradicati. una goccia? “Io – rispose – faccio la era totale: la biblica coppia viveva fe- mia parte”. • lice, ma inconsapevole, nel suo para- La presunzione del controllo e do- disiaco idillio. Il primo atto di volontà minio dell’ambiente ha spinto verso e di autocoscienza però, sarà punito e una condotta irrispettosa e miope, darà inizio ad un cammino di difficol- che sta portando al rischio di auto- tà e di contraddizioni. Questa sintesi è distruzione. Uno degli ambienti più la rappresentazione simbolica, valida drammaticamente aggrediti è la fore- non solo per i credenti, di come sia sta. La demolizione sistematica degli necessario per l’individuo essere in alberi sconvolge non solo il clima, ma profonda armonia con l’ambiente. anche gli equilibri tra specie. Mentre gli uomini si difendono migrando – Anche l’uomo d’oggi, così industria- sradicandosi, in un contrappasso fa- lizzato, e allontanato dai suoi più pro- tale – il mondo animale e vegetale su- fondi bisogni spirituali, trovandosi in bisce disequilibri, che si ripercuotono un bosco, in un prato o in un giardi- in modo indiscriminato. L’attuale no, avverte più o meno intensamen- pandemia ne è molto probabilmente te di vivere in una dimensione che un esempio. ha molto a che fare con il suo essere umano. Gli alberi, i fiori e le piante lo La selvaggia deforestazione equato- riportano alle origini della sua vicen- riale, con la conseguente depaupe- da, che è biologica e spirituale ad un razione di habitat per le locali specie tempo, e gli ricordano che all’inizio animali, ha suggerito una chiave in- di tutte le cose c’era la grande madre terpretativa della diffusione dell’at- Terra. tuale pandemia. Per la prima volta è maturata una vasta consapevolezza di E’ l’esperienza mistica di quella che quanto sia elevato il rischio ambien- Mircea Eliade, il grande storico del- tale. La prospettiva è che saremo a le religioni, definisce autoctonia, il lungo coinvolti, e continuamente co- sentimento profondo di essere emer- stretti, a cercare rimedi. Il disagio e la si dal suolo, di essere stati generati paura sono diffusi, ma non c’è ancora dalla Terra, allo stesso modo in cui un cambio di modello culturale. essa ha dato origine, con una fecon- dità inesauribile, a rocce, fiumi, alberi, In questo, come in altri casi, ci sorreg- fiori. L’autoctonia è un sentimento ge la saggezza delle fiabe: se c’è una cosmico che supera la solidarietà fa- speranza di poter cambiare è il loro miliare e il senso di appartenenza ad messaggio che indica il percorso. un luogo specifico. E’ per questo che, quando siamo in contatto con la Ter- Una antica leggenda africana racconta ra, dimentichiamo ogni altro legame che un giorno, nella foresta, scoppiò e non ci sentiamo soli, perché siamo un incendio. Gli animali cominciaro- in comunione con l’essere eterno ed no a fuggire verso la montagna per immortale e, attraverso questo, con mettersi in salvo. I più coraggiosi, tra tutti gli altri esseri. cui il leone, il rinoceronte e l'elefante cominciarono a parlare tra loro, per La Terra ci parla di noi e gli alberi sono trovare una soluzione. Mentre di- il più straordinario simbolo dell’esse- scutevano, un colibrì si diresse verso re umano. Nascere da un ceppo, ave- il lago e mise una goccia d'acqua nel KALEIDOS | 1
Stefano Mancuso: "Verde è vita" FRANCO RIGOSI Le piante rappresentano quasi tutta la massa di quello che è vivo sul no- stro pianeta (solo gli alberi sono 3000 miliardi circa), hanno formato il nostro pianeta e dalla loro vita dipendono animali e uomo. Di loro sap- piamo ancora poco e le consideriamo poco più che cose inorganiche, cioè quasi come pietre, eppure sono basilari per la nostra sopravviven- za e man mano che le studiamo scopriamo che si parlano, si aiutano, sopravvivono in condizioni difficili perché sanno adattarsi, emigrano per crescere, hanno sviluppato il massimo della democrazia perché non hanno diviso i compiti. Gli animali vedono con gli occhi, sentono con le orecchie, respirano coi polmoni, ragionano con il cervello, etc.; le pian- te fanno tutto con tutto il loro corpo. Distribuzione di funzioni invece di concentrazione e specializzazione. E noi abbiamo costruito la nostra società proprio sullo schema del verticismo decisionale gerarchico del nostro corpo, basta togliere un tassello e crolla tutto il sistema. E poi abbiamo imparato fin dalle elementari che le piante operano la fotosintesi clorofilliana. Un processo chimico per mezzo del quale le piante verdi producono sostanze organiche – principalmente carboi- drati – a partire dall'anidride carbonica atmosferica e l'acqua metabo- lica, in presenza di luce solare. Solo che l’anidride carbonica è il veleno che produciamo noi animali con la respirazione e con le combustioni, e i carboidrati costituiscono la base alimentare di tutta la piramide che arriva a nutrirci. Per cui possiamo continuare ad esistere solo se loro continueranno ad esistere. L’uomo, arrivato da poco su questo pianeta, si comporta da padrone ed è riuscito nell’impresa di cambiare le cose così velocemente da renderlo pericoloso per la sua stessa sopravviven- za. Non ha ancora capito le regole che governano l’esistenza di una comunità di esseri viventi e la sua voracità ne fanno un pericolo per il pianeta. Ma le piante sopravvivranno all’uomo. In Italia abbiamo uno dei migliori divulgatori al mondo sul tema alberi e verde, in realtà è un botanico, accademico e saggista che insegna arboricoltura generale e etologia vegetale all’Università di Firenze. Stefano Mancuso è mem- bro dell'Accademia dei Georgofili, membro fondatore della Société inter- nationale pour le signalement et le comportement des plantes e direttore del Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale. Autore di nume- rosi testi sul mondo vegetale, dà una prospettiva completamente nuo- va con cui guardare il mondo delle piante e ridimensiona il nostro ego umano. Produce testi di divulgazione scientifica capaci di far conoscere il mondo delle piante anche ai non addetti ai lavori, ai ragazzini, con uno stile che coinvolge e incuriosisce. Il consiglio è leggere qualcuno dei suoi numerosi libri. • Verde brillante — ed. Giunti 2015 Botanica viaggio nell’universo vegetale — ed. Aboca 2017 Plant Revolution — ed. Giunti 2017 Uomini che amano le piante — ed. Giunti 2018 L’incredibile viaggio delle piante — ed. Laterza 2018 La nazione delle piante — ed. Laterza 2019 Discorso sulle erbe — ed. Aboca 2019 La pianta del mondo — ed. Laterza 2020 KALEIDOS | 2
Per fare tutto ci vuole un fiore MARTINA GONANO Alzi la mano chi nell’ultimo anno capacità tecnologica di cui è dotata come di un “ospite ingombrante”, ha sognato di andare a vivere in una la specie umana. Sebbene ci sia stato quello che non puoi fare a meno di bella villetta di campagna, di quel- nei secoli qualche economista lun- invitare a cena, che si presenta sem- le con l’aia davanti, l’orto di fianco gimirante che ha sottolineato come pre a mani vuote, ma con una lista e tutt’intorno un parco con alberi le attività antropiche possano avere infinita di richieste e di esigenze da grandi e graziose siepi, dove l’occhio conseguenze negative per la soprav- soddisfare e non dà nemmeno un possa spaziare tra l’azzurro del cielo vivenza stessa degli esseri umani, a valore aggiunto alla conversazione. e il verde della natura. In altri tempi tutt’oggi persiste l’idea che il succes- Questa visione sconta sicuramente la campagna e i paesaggi bucolici so della nostra specie coincida con la secoli di modelli in cui il profitto era hanno avuto un fascino limitato, che crescita economica, con il continuo legato alla massimizzazione delle ri- durava il tempo di una vacanza esti- aumento della ricchezza e del profit- sorse e quindi in conflitto con tutti va – o di una scampagnata, appun- to, dei consumi, della produzione di gli elementi che ne potessero limita- to – per cedere poi il passo alla città, merci e di tutte le attività connesse. re lo sfruttamento, fossero essi am- dove si trovano tutti quei servizi che Perché gli aspetti ambientali venga- bientali o sociali; ma forse entra in rendono la vita più semplice, più co- no considerati all’interno dei mo- gioco anche la “cecità vegetale”, un moda, più efficiente, ma anche più delli economici dobbiamo attendere bias cognitivo teorizzato dai botanici piacevole e più interessante. Non mi la seconda metà del Novecento con Elisabeth Schussler e James Wander- riferisco solo a strade, mezzi pubbli- due documenti fondamentali: “The see nel 1998. Secondo i due scien- ci, disponibilità di uffici e di esercizi Limits to Growth” (I limiti dello svi- ziati il nostro cervello tende a non commerciali, ma anche ai teatri, ai luppo), pubblicato nel 1972 dal Club notare o vedere le piante nel loro cinema, all’offerta museale e cultura- di Roma, e il “Rapporto Bruntland” ambiente, percependole come un le: i centri abitati sono il fulcro del- presentato nel 1987 dalla Commis- unico elemento di “verde”; in effetti la società per come la conosciamo e sione Mondiale su Sviluppo e Am- molti di noi saprebbero dire i nomi l’abbiamo sempre concepita fin dalle biente istituita dall’ONU. di almeno un paio di specie animali sue primissime forme. in via di estinzione, ma pochissimi Il primo documento definisce, at- saprebbero citare altrettante specie Questa pandemia, con le restrizioni traverso analisi di dati e proiezioni vegetali minacciate. che ha comportato, ha improvvisa- future, che «le risorse interconnes- mente messo in pausa la nostra vita se della terra probabilmente non Le cause ipotizzate sono varie – dalla sociale e con essa anche le città; il no- possono supportare i tassi attuali di apparente immobilità delle piante a stro campo di vita si è ristretto fino crescita economica e demografica fattori culturali – e le conseguenze di a coincidere con le nostre case, che molto oltre l'anno 2100, anche con questo pregiudizio cognitivo sono spesso non vanno oltre il perimetro la tecnologia avanzata». Il Club di la tendenza a ignorare la diversità delle mura e difficilmente hanno ac- Roma ha rivisto negli anni alcuni de- delle popolazioni vegetali e l’incli- cesso ad uno spazio verde proprio. gli scenari, ma molte delle previsioni nazione a sottostimarne il ruolo non Privati dei piaceri della città, ci siamo fatte allora sono in linea con gli an- solo all’interno dell’ecosistema, ma accorti che anche le piante e il verde damenti attuali. Il secondo è invece anche nell’economia e nella società. ci danno dei benefici di cui spesso il documento dove viene data la defi- Le piante invece svolgono per noi abbiamo un’idea vaga, ma a cui non nizione più comunemente accettata dei veri e propri servizi, che hanno riusciamo a dare un valore preciso: di cosa sia lo ‘sviluppo sostenibile’: impatti anche molto significativi “la natura ci fa bene” è una di quel- «uno sviluppo che soddisfi i bisogni sulla nostra vita. Molti di noi hanno le frasi con cui sicuramente siamo del presente senza compromettere la sperimentato come la temperatura d’accordo, anche se non siamo si- possibilità delle generazioni future si abbassi quando passiamo dal cen- curi di sapere esattamente perché. di soddisfare i propri». A partire da tro cittadino ad un parco ombroso; Siamo in buona compagnia: anche queste pietre miliari sono stati svi- questo è un piccolo esempio di un nel mondo economico per moltis- luppati modelli e teorie economiche servizio che le piante fanno per noi simo tempo l’ambiente è stato con- attraverso le quali l’ambiente è di- e che può avere riscontri sulla nostra siderato non tanto come un valore, ventato sempre più presente all’in- vita, anche a livello economico: un quanto come un insieme di risorse terno delle politiche, ma anche delle edificio costruito all’interno di zone da massimizzare, un vincolo di cui strategie organizzative delle imprese alberate avrà probabilmente minor tenere conto o un limite da superare e delle organizzazioni. Ancora resi- bisogno di essere raffrescato durante attraverso l’incredibile ingegno e la ste però la concezione dell’ambiente l’estate. KALEIDOS | 4
Questo succede anche su scala più una perdita in termini economici: individua azioni per le persone, il ampia; basti pensare all’effetto tam- uno studio pubblicato nel 2012 ha pianeta e la prosperità, con l’obiet- pone che l’ambiente può svolgere stimato che ogni anno gli ecosistemi tivo di ottenere un futuro migliore in caso di eventi climatici dannosi: italiani eroghino beni e servizi per e sostenibile per tutti. Questa tra- ad esempio un territorio dove sono un valore pari a 71,3 miliardi di euro. sformazione avverrà a mio avviso presenti campi, prati e boschi ha una Il contesto storico in cui ci troviamo solo se prenderemo consapevolezza capacità di assorbire l’acqua di un e la situazione pandemica, tanto pre- che, come esseri umani, siamo parte temporale molto maggiore rispet- vedibile quanto inattesa, ha spinto dell’ecosistema terrestre assieme a to a strade, caseggiati e parcheggi. molti di noi a mettere in discussio- tutte le altre specie vegetali e animali Per questo è stato coniato il termine ne il nostro stile di vita, rendendoci e solamente riconoscendo il ruo- “servizi ecosistemici”, che identifica più consapevoli di come la direzione lo di ciascuno potremo mantenere tutti i benefici forniti dai processi che scegliamo di far prendere alla un equilibrio che renda possibile la ecologici agli esseri umani, tra i quali nostra società e alla nostra economia vita per tutte le specie, in primis la la fornitura di risorse e la regolazio- possano esporci a rischi e catastrofi nostra. A ben pensarci ci aveva già ne degli ecosistemi, il supporto agli in grado di minare, in pochissimo spiegato tutto Sergio Endrigo nel habitat e le funzioni estetico-cultu- tempo, le basi del nostro vivere. Le 1974 quando cantava che “le cose di rali. restrizioni ci hanno anche obbligato ogni giorno raccontano segreti / a chi le a rivalutare molti servizi che davamo sa guardare ed ascoltare”: per fare tutto Questi servizi sono utili e necessa- per scontati, anche quelli offerti da ci vuole un fiore. • ri al nostro benessere tanto quanto una passeggiata al parco o dalla pos- quelli creati dalla società e per que- sibilità di combattere la calura spo- sto molti studi stanno cercando di standoci in zone meno antropizzate. quantificarne il valore, sottolinean- do che la loro presenza costituisce Dal 2015 le Nazioni Unite hanno sti- una ricchezza per la specie umana al lato un programma per lo Sviluppo pari del capitale antropico, così come Sostenibile, l’Agenda 2030, che mira la loro scomparsa rappresenta anche a “Trasformare il nostro mondo” e Fiordaliso (Martina Gonano) KALEIDOS | 5
La Serenissima, l’acqua e gli alberi NICOLA BERGAMO Venezia nacque sulle acque e sulle sano, povero di ogni cosa, ma incre- dura che bloccava la foce del Brenta acque trovò la sua fortuna. Giovan- dibilmente protettivo verso coloro presso Fusina. L’acqua in eccesso ni Diacono, la fonte più antica che che ci volevano abitare. Bastava però veniva poi convogliata attraverso un racconta la storia dei “Venetici”, ci poco per finire nuovamente in pe- canale artificiale mentre il delta veni- informa che le comunità insediate in ricolo. Al tempo i fiumi veneti (Sile, va spostato molto più a ovest. Eppu- laguna non ebbero vita facile. Gran Brenta, Adige per citare i più impor- re il fiume continuava a dare proble- parte di esse dovettero combatte- tanti) sfociavano in laguna. Se da un mi seri e per questo motivo furono re per la loro stessa esistenza e non lato furono proprio queste azioni a aggiunte delle chiuse lungo il suo sempre contro un nemico umano, permettere l’esistenza dello stesso corso e assunte nuove persone affin- bensì contro la forza degli eventi at- ecosistema veneziano, dall’altro im- ché si occupassero di seguire queste mosferici, già al tempo distruttori di pediva alla nascitura città lagunare grandi infrastrutture. Venezia aveva, città e di intere popolazioni. La più di prosperare. I Veneziani, infatti, si in questo modo, creato il Magistrato grave fu certamente quella avvenuta erano accorti che i fiumi gettavano delle Acque anche se non si chiamò il 17 ottobre del 589, passato alla sto- in laguna sempre più sabbia e mate- mai ufficialmente così, in grado di ria come “rotta della Cucca” che cam- riale fangoso, rendendo l’ecosistema controllare la situazione dei fiumi e biò radicalmente il panorama geo- sempre più fragile e a rischio spari- dei mari. Una volta che il dominio logico, faunistico e idrologico della zione. laguna. Dopo questo evento l’Adige I primi interven- cambiò il suo alveo e Verona ne subì ti iniziarono nel le conseguenze maggiori, ma a valle XIV secolo, quan- la sua foce non fu più riconoscibile. do la scienza ave- Il Brenta seguì una nuova rotta e si va iniziato a pren- insinuò in zone limitrofe alla città di dere coscienza Padova, allagando zone un tempo sa- del problema e lubri, e così la sua foce, che si spostò aveva permesso da Chioggia verso Fusina. La parte di produrre delle orientale della laguna si interrò, Alti- valide risposte. no, un tempo florido porto romano Il 16 febbraio del non vide più il mare così come Aqui- 1330, il Senato leia. Su questi presupposti si iniziò a della Repubblica popolare tutta la gronda lagunare, e promulgò una non per scelta, ma per obbligo, visto nuova legge in che i Longobardi arrivarono in Italia materia di con- nel 568 d.C. e spinsero la popola- servazione della zione locale dalle antiche città come laguna, e i primi Altino, Padova, Oderzo, Aquileia ver- interventi si con- so la laguna, trasformando a livello centrarono sul antropologico questi ambienti, un fiume più diffi- tempo pressoché disabitati. La capi- cile da gestire: il tale del nuovo ducato venetico subì Brenta e il suo anch’essa la volontà della natura, la delta. Appena prima sede di Civitanova fu presto sei anni dopo fu abbandonata per motivi idrogeolo- scavato un cana- gici, così come Metamauco, che ven- le di supporto, ne spazzata via dal mare. Solo attor- l’Orfano, e nel no al nono secolo si arrivò a costruire 1339 si mise in l’embrione della futura Venezia vici- sicurezza la zona no ad un fiume profondo (Rivo altus) di Mestre con la che permetteva un controllo efficace costruzione di della laguna e una centralità del tutto un lunghissimo Rifacimento dei ponti dell'Osmarin e dei Greci. / Disegno a tratto nuova. Venezia sbocciò in un terreno argine chiamato elaborato da schizzi fatti nel 2014, tecnica sign pen Japan e acquerellatura con china seppia. (Marino Corbetti) non accogliente, in gran parte mal- Argine di Intesta- KALEIDOS | 6
veneziano si estese anche sulla ter- sempre con l’idea che i sedimenti tutelato tramite un ufficio pubblico raferma, si decise di intervenire pure interessassero la laguna, fu devia- creato ad hoc. I boschi si specializ- su altri fiumi che portavano proble- to il corso dell’Adige che, da quella zarono nel fornire alberi per diverse mi in laguna. Il primo fu la Piave, data in poi, sfociò in mare aperto. Poi costruzioni. Il Cansiglio, per esem- come si chiamava al tempo, fiume toccò alla Piave e al Sile che nel 1642 pio, consegnava ogni anno decine di importante e rigoglioso, ma abba- furono definitivamente tolti dalla la- migliaia di alberi per la costruzione stanza anarchico. Nel 1533 uscì dal guna e fatti scaricare in mare aperto di remi. Si pensa che nel momento suo alveo e si spostò su quello del vicino a Musile. Si era così finito il di maggior spinta, ossia tra il 1500 Sile, creando grossi problemi nella grande progetto, Venezia salva, sen- e il 1600, Venezia richiedesse più laguna nord. Per evitare situazioni za più avere il terrore di eventuali di 350mila legni all’anno e tutti ve- simili la Serenissima fece erigere un esondazioni dai quattro fiumi veneti. nivano trasportati, via fiume, dalle bastione importante, intitolato a San Con l’immenso sviluppo del 1300, la montagne fino alla laguna. Qui ve- Marco che risolse in gran parte i pro- città aveva gran bisogno di legname. nivano poi trasferiti via mare in città, blemi. Ma i lavori non si fermarono In principio, quando le isole erano probabilmente dove adesso di trova qui, anzi, il lavoro più articolato e dif- poche e si costruiva solo sulla terra “Barbaria de le tole” e preparati per ficile si concretizzò sul braccio prin- solida, gli alberi attigui potevano ri- essere a loro volta trasportati all’Ar- cipale del Po, quello di Tramontana, spondere alla richiesta. Ma quando senale. Nella fucina dove ribolliva la che fu spostato verso oriente. Questo la comunità iniziò a contare su di- tenace pece(1) un addetto li seleziona- cambiamento ebbe come risultato verse migliaia di abitanti il bisogno va e successivamente li indirizzava una grande espansione del delta del aumentò in maniera esponenziale. dove erano più utili. La prima indu- fiume verso est, aumentando così di Quindi si utilizzò il mercato del sale, stria del legno del mondo medievale molto gli spazi agricoli e le zone abi- di cui i Veneziani erano quasi mono- funzionava come una macchina per- tabili nell’area. Nello stesso periodo, polisti, per comprare legname fuori fetta e aveva al suo interno una gerar- dal piccolo ducato. chia ben definita. Tutto questo per Gli alberi venne- produrre più vascelli possibile in mi- ro utilizzati per nor tempo possibile, e tutto questo costruire sempre era possibile anche per via della ma- più vascelli che poi teria prima. Il legno non serviva solo servivano a com- alla costruzione di vascelli, ma alla merciare il sale e stessa esistenza della città di Venezia portare in città beni che necessitava di robusti pali per il preziosi. Nel nono consolidamento delle fondamenta secolo, i mercanti dei palazzi. L’inserimento di gros- Veneziani erano si legni di quercia e rovere, piantati così ardimentosi molto vicini, permetteva poi all’in- da spingersi a ven- gegneria veneziana di alzare case dere legname pure altissime per l’epoca. Non essendoci agli Egiziani. Gran spazio a sufficienza, si optò per la parte del problema lunghezza e il risultato è ancora sot- dell’approvvigio- to l’occhio di tutti. Furono piantati namento di legno così tanti pali sotto la superficie che si ridusse notevol- possiamo tranquillamente affermare mente con la con- di avere un intero bosco sommerso quista della Dalma- e in perfetto stato di conservazione, zia e delle sue isole, visto che la particolare conformazio- e sparì totalmente ne geofisica dell’ambiente lagunare con l’annessione permette una sostanziale vita eterna della Magnifica al vecchio palo. • Comunità di Cado- re dopo il 1400. A 1) Dante Alighieri, Canto XXI dell’In- quel punto la ma- ferno. teria prima non era solo trasportata a valle tramite una efficientissima rete di zatterieri, ma di- venne un bene così prezioso da essere KALEIDOS | 7
Il verde, nonostante… FRANCESCO "CHICO" BRUNELLO Mestre, negli scorsi anni, è diventata mento. Cemento, tra l’altro, quasi dare spazio all’ennesimo cubo di ce- una tra le città più conosciute d’Italia sempre di ben scarso valore, al punto mento. Sono stati 4 anni di battaglie semplicemente per la sua tangenzia- che la città di Mestre sembra essere quotidiane contro la scellerata visio- le eternamente intasata dal traffico stata costruita a casaccio, senza alcun ne degli amministratori, di raccolte di scorrimento, così come si poteva disegno, da una matita di un qualche di firme di cittadini, di manifesta- ascoltare a qualsiasi ora e in qualsiasi tecnico impazzito, con una grande zioni, feste, proteste, ricorsi alla giu- bollettino radio sul traffico stradale. avversione per il verde. E per fare po- stizia. Non passava quasi giorno che Poi fu l’era del Passante, una nuova sto al cemento, sono sparite grandis- AmicoAlbero non comparisse nella superstrada, e la tangenziale di Me- sime e importanti parti di verde. La stampa locale o nelle emittenti tele- stre, quella che taglia esattamente in ferita più pesante, e che rimane an- visive per le sue fantasiose iniziative due la città, ha perso quel suo triste cora oggi nella mente dei Mestrini, è volte a salvare il prezioso giardino primato. E così Mestre è all’improv- stata la distruzione di un parco, chia- pubblico. Ma cosa può fare un mani- viso diventata meno “famosa”. Ep- mato Parco Ponci, il cui nome deriva polo di cittadini disarmati, senza fi- pure è un luogo importante, consta da una famiglia di farmacisti che lo nanziamenti, ma solo con tanta tena- di quasi 200 mila abitanti. Appartie- avevano fatto nascere, creando via- cia e volontà e nessun secondo fine ne al Comune di Venezia, non ne è letti, laghetti, piccoli corsi d’acqua. In se non la salvaguardia di un giardino una frazione né altro. E’ Venezia. Ma, una notte, tutto è stato raso al suolo pubblico? Ben poco contro il carrar- parimenti, non esistono solo i Vene- per permettere una lottizzazione. Ma mato Comune di Venezia, carrarma- ziani, ma anche i Mestrini, e molti di molte altre ferite si sono poi susse- to che presto si è trasformato in tante essi tengono moltissimo ad essere guite nel tempo, se vogliamo parlare ruspe che hanno abbattuto gli alberi chiamati con il nome che deriva dal del verde e del verde pubblico della esistenti, hanno eliminato i resti ri- loro luogo di origine. C’è da dire che, città di Mestre. Tutto questo, ha cre- trovati ancora intatti pochi centime- un tempo, Mestre faceva comune, ato le basi per la nascita di comitati tri sottoterra di una antica peschiera, poi soppresso per unificarla a Vene- spontanei e asso- zia e dare vita e unicità ad un nuovo ciazioni, alcune luogo: Venezia centro storico, Mar- dedite al recu- ghera con le sue industrie, Mestre pero e alla valo- dormitorio. Ed è questo innaturale rizzazione della matrimonio che, paradossalmente, storia di Mestre ha tenuto saldo per i Mestrini un dalle origini, al- profondo senso di appartenenza alle tre alla difesa del proprie origini. Mestre è infatti una verde e dell’am- città ricca di storia, anche se ai più biente cittadino. potrà sembrare leggenda e non veri- Di queste ultime, tà. Perché Mestre nasce con un castel- una associazione lo romano, chiamato Castelvecchio, che si è maggior- soppiantato successivamente dal Ca- mente spesa in stelnuovo, del quale la raffigurazione questo campo, è oggi più famosa e visibile è la Torre stata l’associazio- dell’Orologio, posta tra via Palazzo e ne AmicoAlbero. piazza Ferretto. Poi è successo di tut- Nasce 14 anni fa, to. Mestre, fantastica cittadina, luogo quando un giar- di villeggiatura dei patrizi veneziani dino pubblico, e importante centro di scambi com- situato nelle vici- merciali, chiamata dal Goldoni “una nanze della Tor- piccola Versailles”, è stata testimone re dell’Orologio, della probabilmente più incredibile sorto sopra le cementificazione mai avvenuta in tracce del fossato una città. E’ sparito quasi tutto, tra del Castello, era gli anni ’40 e ’60: i resti del Castel- stato destinato nuovo, le ville dei Veneziani: tutto dall’amministra- Senza titolo (Franco Cremasco) sepolto da una enorme colata di ce- zione comunale a KALEIDOS | 8
il tracciato dell’antico fossato, oscu- in pratica. Poi cambiano le ammi- le. Fortunatamente, sarà stata la rati i resti di un torresino del castello nistrazioni, cambiano le persone, e grande indignazione dei cittadini o per piazzare le fondamenta del cubo all’improvviso una istituzione con- un ripensamento dell’amministra- di cemento che crescerà in ben sette solidata e ben vista da tutti come il zione, sembra che il verde eliminato piani. Ma questa battaglia persa non Forum del Verde viene messa in un tornerà come prima, se non miglio- ha demoralizzato AmicoAlbero, so- cassetto: si chiude ogni dialogo tra re. Altri abbattimenti ci sono stati prattutto perché è bastato guardarsi l’amministrazione e i cittadini sen- a Malcontenta, in via del Tinto, ad attorno per rendersi conto di quanto sibili a queste problematiche. Nello Altobello, etc. … Il verde della città di prezioso c’era ancora da difendere. stesso tempo iniziano pesantissimi è sempre sotto minaccia e sempre Nel frattempo il Comune di Venezia, abbattimenti di alberature, in zona più rarefatto; la mancanza del Forum con il susseguirsi delle amministra- privata aeroportuale, per dare spazio del Verde non dà alcuna possibilità zioni, mutava l’orientamento nei a parcheggi auto. Si tratta di migliaia ai cittadini di conoscere in anticipo i confronti del Verde e del rapporto di alberi, molti dei quali erano stati progetti e di poter perlomeno espri- con i cittadini. Ed è così che vede la destinati, alla nascita dell’aeroporto, mere la loro opinione, dato che, alla luce una illuminata nuova istituzio- quale fascia di protezione tra l’aero- fine, saranno loro i destinatari delle ne, il Forum del Verde. Nasce con un porto stesso e le abitazioni vicine. innovazioni, pagate con i loro con- suo preciso regolamento che entra I cittadini reagiscono, protestano, tributi in forma di imposte. Varie a fare parte a tutti gli effetti dei re- manifestano, raccolgono firme. Ma zone di Mestre sono purtroppo in golamenti comunali, e come tale da anche in questo caso, la forza del forte criticità, il dialogo con l’ammi- rispettare. Vengono previste periodi- “potere” è implacabile e irrefrenabi- nistrazione è molto difficoltoso, la che riunioni tra gli assessori respon- le, e la sua ascia non ha ancora fini- preoccupazione dei cittadini è alta. sabili, i tecnici del Verde pubblico, i to di colpire. La sete di parcheggi, di Per cercare di ricreare un costruttivo cittadini e le associazioni. Le riunioni asfalto, di facile ritorno economico dialogo il Forum del Verde è stato sono sempre molto partecipate, tal- è troppo forte. Ed è curioso un fat- “autoconvocato” da AmicoAlbero volta i toni sono accesi, ma quello to: mentre nel mondo non si fa che già dallo scorso anno; poi è suben- che è veramente importante è che il parlare di ecologia, di necessità di ri- trato il problema della pandemia che confronto può esserci, che i suggeri- vedere i passati schemi utilizzati, di ha rallentato questo processo, ma menti da parte dei cittadini possono accrescere la sensibilità verso l’am- che recentemente è ripreso con una essere ascoltati e, se possibile, messi biente, nella città di Mestre avviene nuova “autoconvocazione” che ha l’esatto contrario. visto la partecipazione sempre più Non passa gior- numerosa di cittadini. Quale sarà il no che le asso- futuro di questa città troppo spesso ciazioni, tra cui il maltrattata? Noi, che sentiamo qua- sempre in prima si fossero nostre le ferite che le sono linea AmicoAlbe- state inferte, e che non riusciamo ro, non debbano a stare in silenzio ad attendere gli fare sentire la eventi, cercheremo di fare sentire loro voce per ten- sempre le nostre voci per una mag- tare di arginare giore e consapevole valorizzazione l’ennesimo pe- dell’ambiente e della natura, per ricolo per l’am- quanto consapevoli di vivere in una biente e il verde. città e non certo in aperta campagna. Recentemente c’è Ma Mestre ha dalla sua tante fortu- stata una gran- ne: è una vera miniera! Ha vicino de protesta di Venezia, si affaccia su una splendida cittadini i quali, laguna tramite il possente parco di all’alba, hanno San Giuliano, possiede il circuito dei visto arrivare le Forti trincerati, ha una seri di boschi ruspe e radere a nella sua periferia, ha ancora intatti i zero alberi, siepi meandri del rio Cimetto. Non resta e prato in piaz- quindi che sperare e non smettere di zale Cialdini. Il farsi sentire, affinché gli amministra- progetto origina- tori di turno, alle volte poco consape- rio era quello di voli di tanta ricchezza naturale, non creare una piaz- sciupino tutto quanto di bello, ma za lastricata, la- sempre più raro, ancora ci rimane, sciando solo due con uno slancio di lungimiranza. • minuscole aiuo- KALEIDOS | 9
Gli alberi raccontati attraverso l’arte MONICA MAZZOLINI beri incontaminati, soggetti alle regole della natura, piegati dal vento, spezzati dal fulmine e dalla galaverna, contorti dal terreno e dai sassi ma resistenti, come il pino di Ansel Adams (Yose- mite National Park, California - 1940), ma anche “feriti” dal passaggio e dalla mano dell’uomo. Né è un esempio il disboscamento e la denuncia da parte di Sebastião Salgado attraverso la do- cumentazione fotografica della foresta pluviale dell’Amazzonia (2014). Un re- portage umanista che dimostra il lega- me tra gli indigeni e gli alberi secolari oggi distrutti. L’albero è riparo ed abi- tazione, i suoi frutti sono cibo, il suo legno ardendo scalda e se intagliato può diventare utensile da lavoro, ma anche scultura e strumento musicale. E’ simbolo sacro, mistico, trascenden- te, spirituale e profano, essendo sog- getto ricorrente nelle religioni, nella mitologia, nelle favole e nella cultura popolare. E’ spesso definito “Albero della vita” come nel dipinto (1905- 1909) di Gustav Klimt. Sviluppandosi verticalmente, rappresenta il collega- mento tra il piano materiale e quello Fig.1 – “Il giardino ideale” - Frammento dalla spirituale, tra il mondo sotterraneo e tomba di Nebamon quello di superfice; rappresenta il pas- sato, il presente ed il futuro attraverso templazione, meditazione, energia. i cambiamenti e le trasformazioni cui Alberi. Immediatamente pensiamo Gemme e frutti sono gioia, al contra- è sottoposto. Nella storia delle arti vi- alla natura. Abbiamo idea della forma rio la resina, associabile alle lacrime, è sive molte sono le opere che hanno e della funzione. Gli imputiamo un va- tristezza e malinconia. La sua linfa un come soggetto l’albero (e per esten- lore reale ma anche simbolico. Li am- flusso vitale. Ammiriamo la grandez- sione il bosco ed il giardino) che nelle miriamo per la loro bellezza, le emo- za e la robustezza dei solidi fusti, ma diverse epoche viene rappresentato in zioni che trasmettono ed i diversi stati comprendiamo la fragilità evidente maniera differente considerando l’e- d’animo che possono suscitare grazie soprattutto nei piccoli arboscelli. Al- voluzione dello stile, delle conoscen- alle caratteristiche distintive: i colori, le sfumature delle foglie e delle chio- Fig. 2 – Gustave Le Gray - Il faggio della foresta di me che cambiano nelle diverse stagio- Fontainebleau (1856) ni, il groviglio dei rami e delle radici, la rugosità della corteccia, i cerchi dei tronchi che indicano la crescita e sono storia e memoria. Cerchi che hanno un importante significato in botanica come descritto per la prima volta attra- verso disegni e parole da Leonardo da Vinci ma anche soggetto fotografico interpretato da Mario Giacomelli nel suo studio dal titolo “Motivo suggeri- to dal taglio dell’albero” (1967-1969) dove tronchi sezionati rivelano figure umane grazie al fenomeno definito scientificamente pareidolia. L’albero racchiude in sé il ciclo della vita, ne è simbolo ed archetipo: fecondità, na- scita, crescita, morte, rigenerazione, trasformazione. Evoca silenzio, con- KALEIDOS | 10
ze tecniche e del pensiero dell’uomo. Un percorso che passa dal significato di tipo mistico-religioso, alla mimesi dell’ambiente circostante per giun- gere alla descrizione del mondo in- teriore, introspettivo, dove artista e spettatore sono parte dell’opera inter- pretabile in maniera personale. L’uo- mo da sempre ha cercato di descrivere il mondo circostante, a partire dalle prime tracce che sono giunte a noi fin dal paleolitico. Sono qui le prime rap- presentazioni stilizzate dell’albero sulle pareti di una roccia. Lo spazio non è realistico poiché bidimensiona- le nel “giardino ideale”. Si tratta di un dipinto dai colori vividi ritrovato nella tomba di Nebamon (fig.1). La descri- zione degli alberi ordinatamente di- sposti a circondare una vasca ricca di uccelli, pesci e fiori, manca di prospet- tiva, ma è minuziosa tanto da permet- tere il riconoscimento di palme, alberi di acacia ed il sicomoro. Nell’antico Egitto, destinato ad allietare l’anima del defunto, il giardino era un luogo Fig. 3 - Gustave Courbet - La quercia di Flagey molto importante, simbolo di vita, in (1864) cui tutti gli elementi naturali avevano raffigurano scene religiose con l’inten- un complesso significato simbolico. to di educare i fedeli e di cui possiamo ammirarne affreschi in abbazie e cat- utilizzando un taglio molto simile. Il Altri sono i giardini della storia tra i tedrali. Quando nasce la fotografia lo realismo della forma, dei colori e dei quali spicca per la sua bellezza quello scopo diventa quello di rappresentare dettagli sono inconfutabili (fig. 3). Da rappresentato ad affresco nella sala del il più velocemente e fedelmente pos- questo momento assistiamo ad una triclinio di Villa di Livia (Roma, 30- sibile la realtà. Tra i fotografi di spicco rivoluzione nell’ambito della pittura, 20 a.C.) in cui il realismo ed i dettagli Gustave le Gray rende immortale un passando dagli Impressionisti fino ad naturalistici sono sorprendenti. Tra le grande faggio della foresta di Fontai- ottenere alberi surreali, alberi stilizza- molte specie vegetali e avicole molti nebleau (1856) che sembra ancor più ti, quasi astratti come nel caso di Piet sono gli alberi dalla quercia al melo. grande grazie alla scelta dell’inqua- Mondrian, e prim’ancora, del precur- La grande verosimiglianza dei dettagli dratura che non lo mostra per intero sore del cubismo Paul Cézanne fino tuttavia non sottintende un giardino (fig. 2). Non poteva non rimanere af- alla descrizione di uno stato d’animo reale; vi si trovano, infatti, specie che fascinato da questa nuova tecnica Gu- visibile negli arbusti secchi, spogli, non fioriscono nel medesimo perio- stave Courbet, uno dei padri del Reali- sorretti da bastoni e staccionate che do dell’anno. Si tratta pertanto di un smo francese, lui che con le sue opere diventano un autoritratto di Egon catalogo botanico piuttosto che di un ha sempre cercato di essere fedele a Schiele. ritratto che rispecchia l’ecosistema. Alberi simbolici sono anche quelli che ciò che lo circondava e che tra i vari dipinti propone una quercia (1864), In fotografia il percorso non è mol- to dissimile spaziando da Fig. 4 - Caspar David Friedrich - L’abbazia del immagini di documento, querceto (1810) pittoriche, sperimentali e concettuali. Nell’arte con- temporanea arriviamo alle installazioni ed alle sculture come quelle di Giuseppe Pe- none la cui opera, a partire dal 1968, ha lo scopo di ana- lizzare l’interazione tra uomo e natura. Uno dei progetti consiste nell’intervento, ma non nell’interruzione dello sviluppo, sul processo di cre- scita degli alberi. In una del- le opere fissa un calco della propria mano che impugna il tronco in modo che, durante la crescita, rimanga traccia del gesto creando una fusione ed un rapporto di reciprocità. KALEIDOS | 11
Un lavoro in cui il tempo diventa disfacimento che coinvolge le persone elemento imprescindibile perché ed i manufatti. Un processo lento ma “la crescita dell’albero, che è un esse- inesorabile che ritroviamo anche in re che si può percepire come solido, se fotografia come dimostrato da Cesare considerato nella sua crescita nel tem- Di Liborio e nel progetto su Pompei po, diventa una materia fluida e pla- (2001). Qui gli alberi dialogano con smabile”. Tempo, modificazioni ed le rovine classiche. Una relazione tra intervento dell’uomo sul territorio i frammenti delle costruzioni, opera rimandano ai reperti archeologici dell’uomo, e la forza degli alberi che associabili agli alberi come ben rap- crescono laddove tutto è stato sepolto presentato nel dipinto romantico in poche ore e riportato alla luce dopo L’abbazia del querceto (1810) di Ca- secoli (fig. 5). Un rapporto che si può spar David Friedrich. Un paesaggio trasporre al nostro tempo così incerto con una luce simbolica in cui emer- e cagionevole, soggetto al ciclo vitale. gono resti di un’antica abbazia di- Vita e morte osservabile nel quadro strutta in stile gotico, trasformata di Horace Vernet, pittore e fotografo in cimitero e circondata da alberi che, nella prima metà dell’ottocento, scheletrici. Una sorta di danza ma- dipinge in stile romantico e realistico cabra dove s’intravedono dei mo- una palude dove un albero ha il tronco naci con una bara sulle spalle (fig. spezzato (fig. 6) così come rotti sono Fig. 5 - ©Cesare Di Liborio - Pompei #002 (2001) - 4). Il tema delle rovine è frequente gli alberi del territorio friulano (2018) per gentile concessione dell’autore nell’arte come metafora di morte e di Stefano Ciol : mediante una foto- grafia tra il reportage e l’arte descrive questi grandi alberi che un tempo si stagliavano verso il cielo ed ora sono riversi a terra, mostrando un paesag- gio maestoso e gracile dopo un disa- stro causato da eventi atmosferici fuo- ri dall’ordinario (fig. 7). Desolazione e dolore che accompagnano costante- mente la vita dell’uomo come propo- sto dall’illustrazione di Gustave Doré per il primo canto dell’inferno “Dante nella Selva Oscura” (1880). Poiché al- beri e foreste hanno anche un impor- tante significato simbolico positivo vedo in contrapposizione la fotogra- fia di Eugene Smith “A walk to Para- dise garden” (1946) dove l’atmosfera è foriera di positività e speranza. Due bambini che, tenendosi per mano, camminano sicuri nell’intricato giar- dino di casa andando verso la luce. Un simbolo di rinascita per sé ed il proprio tempo che, seppur personale dell’autore, ha un significato univer- sale oggi più che mai attuale. • Fig. 6 - Horace Vernet - Paludi Pontine (1833) Fig. 7 - ©Stefano Ciol - Sopravvissuti dopo la tempesta-Cleulis (2018) - per gentile concessione dell’autore KALEIDOS | 12
Alberi: la poesia come azione politica Un percorso 'glocal' che dura da vent’anni ANTONELLA BARINA Gli alberi sono lo sforzo infinito a catalogarne immagini e significati dopo per le edizioni Tam Tam. della terra per parlare al cielo nelle diverse culture mondiali, quando Il momento. Avvenne che per impedire il in ascolto mi sono imbattuta in un lavoro com- taglio di un albero un abitante di Mar- (Tagore) parativo già fatto, splendido. Peccato ghera vi salì e vi rimase una giornata che l’autore fosse uno degli iniziatori intera. Un abitante di Marghera! Per Un percorso poetico può cambiare la (poi dissociatosi) delle SS tedesche. Il salvare un albero! Niente a confronto sensibilità della gente, di un territorio? trauma fu tale che interruppi lo studio, con la resistenza di mesi degli ambien- Certamente sì. Più di un volantinag- chiedendomi cosa stavo sbagliando. talisti del nord Europa, ma un inedito gio e di un banchetto firme, meno di Chiesi aiuto alla poesia che poteva dar- assoluto per la Città Giardino a ridosso una trasmissione televisiva con il suo mi, attraverso prospettive soggettive, della zona industriale di Venezia. Ero potere ipnotico. In compenso, in tele- risposta a cosa è oggi per noi l’albero. in una casa di Marghera quando arrivò visione la forza della poesia svapora. Contatti personali. Il fatto di aver con- festante un promotore del Comitato Al- Quindi la poesia sta bene dove sta: ai tattato personalmente poeti e poete beri appena costituito. Questo scatenò margini, occasionale, apparentemente spiegando le finalità del percorso ha la reazione uguale e contraria delle isti- effimera, eppure efficace. Il percorso dato forza agli incontri. “Dedicato agli tuzioni deputate al verde pubblico che ‘Dedicato agli Alberi’, la serie venten- Alberi” è stato preceduto da una ricerca indissero un convegno. nale di reading che ho avviato nel 2001, letteraria e poi da un bellissimo anno di Credere nella poesia. Pretesi di interve- documentata nel 2011 da “Alberi: dieci contatti personali, nella buca delle let- nire al convegno portando la voce de- anni di poesia”, libro co-edito che com- tere trovavo poesie recapitate a mano: gli alberi, spiegai bene che avrei letto prende 128 poeti, poi rilanciato dal Co- non è stato lanciato indifferentemente poesie d’altri che tenevano l’albero mune di Venezia, mostra come la poe- in un social o indirizzato ad una rosa in considerazione di creatura vivente. sia possa farsi veicolo di salvaguardia prefissata di poete/i, ma via via che ave- Strano come la poesia sia temuta (al- ambientale affinando le sensibilità e vo occasione di incontrarli. La prima meno quanto è sottovalutata) e il podio cambiando sensibilmente, ad esempio poesia arrivata è stata ‘Una stella’ del- dell’ego sia uno dei modi di esorcizzar- in questo caso, l’idea che i più avevano la cara Sara Zanghì, scrittrice siciliana. la: in una facciata del depliant c’erano i degli alberi. Una visione che oscillava Inizialmente aderirono in 33, dei quali nomi di tutti gli esperti, sull’altra solo dall’opinione benevola per cui l’albe- 32 figurano nel libretto ‘Alberopoesia’ il mio e si diceva che avrei letto solo ro, come nei sussidiari, “è utile perché (2002) che ho curato qualche anno poesie mie. Non che mi mancassero, si fanno le sedie” a quella nettamente ma, come avevo sfavorevole per cui “le foglie sporcano” Copertina del libro co-edito “Alberi: Dieci anni di poesia” (di solito il cemento, perché chi ha un pezzo di verde sa bene quanto vivifichi- no la terra). Oggi si scende in piazza o almeno ci si indigna per il taglio indi- scriminato degli alberi, spesso legato a interessi economici aziendali e per- sonali, che sta denudando città, strade e campagne. Poiché quest’avventura poetica glocal, locale e globale, ha avuto l’esito che si prefiggeva - di far conside- rare non solo i molteplici benefici che ricaviamo dagli alberi (convincimento espresso dal 100% dei poeti/e parteci- panti) e il ‘segno albero’ non soltanto come allegoria e metafora di propri sta- ti interiori (dal 60 al 70%), ma di arriva- re a considerare gli alberi esseri viventi e interlocutori (un 20-30%: è già tanto) - proverò ad analizzare i punti di forza del percorso. La motivazione. La motivazione perso- nale ad investire gratuitamente il pro- prio tempo per, detta con Ginsberg, ‘allargare l’area della coscienza’, deve essere rilevante. Io ero a un punto mor- to con una ricerca sul simbolico del seme e dell’albero: avevo cominciato KALEIDOS | 13
annunciato, lessi solo quelle di altri, Coagula’, e questo non è poi un male: IL RESPIRO DELLA TERRA a cominciare dalla breve degli indiani mantiene la poesia imprendibile. Chippewa che all’albero danno voce Restituire poesia. Fissai la regola che Il respiro della terra nel breve verso: Del vento / soltanto / ho ognuno dei partecipanti a turno pro- lo stormire delle fronde paura. Sentivo di averli vicini (gli india- muovesse un’iniziativa purché non la ni, non gli esperti) e le parole di Garcia ‘capitalizzasse’, ma la ‘restituisse’ al Son sussurri tra le foglie Lorca, di Quasimodo e di Sara erano più gruppo in modo che altri potessero il danzar di spighe bionde forti della relazione con numeri e stati- proseguirla. Seguirono i reading orga- stiche di qualunque esperto. nizzati dai responsabili delle diverse Il respiro della terra La povertà è una ricchezza. Anni prima, componenti poetiche. Ecco perché gli è il volo di un uccello nei mercati del Brasile avevo incontra- incontri erano sempre sorprendenti, È la pioggia sulle palme to la literatura de cordela con la quale uno diverso dall’altro. In fondo, non il vocio del pipistrello le ballate ispirate a fatti di cronaca nel era interesse comune difendere una ri- giro di una settimana erano in tutto il sorsa che per architetti e urbanisti era paese musicate e cantate: piccoli libri su solo una fila di alberelli di plastica con Il respiro della terra carta da zucchero povera appesi ad una cui ingentilire i plastici delle aree lottiz- è lo sguardo delle stelle corda (da qui il termine cordela). Inten- zate? In quel periodo mi giungevano Sono scie di mille mondi devo esporre così le poesie e contattai mail e telefonate che mi chiedevano sono Pleiadi sorelle Renzo Sefino, poeta che a Cison di Val- quale era il mio progetto. Non sapevo marino leggeva ad alta voce le poesie cosa rispondere: io non ho mai un pro- Il respiro della terra disseminate lungo un torrente, scelte getto. Che non siano la poesia, o il tea- è il mare che s’ingrossa dalla gente lungo il percorso. L’occasio- tro. O gli alberi e il loro respiro. ne propizia fu un invito rivoltomi dalla La perdita è sicura. Defezioni? Come Le correnti più profonde disegnatrice botanica Marina Virdis a sempre: c’è chi vuole capitalizzare in che spariscon nella fossa leggere poesie a Venezia per inaugura- consenso elettorale, chi litiga perché re una sua mostra. La mia contropro- mira al progetto europeo, chi corre a Il respiro della terra posta fu di esporre le poesie di tutti nel vendere l’idea per farsi pagare, chi fa il è un’isola che nasce campo di San Francesco della Vigna, portaborse, estrapola le parole più bel- Che ritorna nel profondo davanti alla mostra. Marina veniva dal- le e ne fa slogan, chi aderisce ma non ed un giorno poi rinasce la comunità di Findhorn, che dal 1962 riconosce, chi copia e incolla, chi critica lavora per la salvaguardia del pianeta, e (legittimo) e chi calunnia, chi attribui- accettò. Fu il primo reading. sce frasi non dette e non ne usa di pro- Il respiro della terra La comunione. Stesi delle corde tra gli prie. Finché non ho avuto una visione la montagna che s’incrina alberi del campo (oggi darebbero la completa della casistica, me ne sono La pianura che s’infossa multa, ma si può sempre pagarla) e vi addolorata, poi ho capito: è così che gli nella gola di dolina appesi le poesie che avevo stampato umani fanno circolare le idee. E le idee in tante copie su carta multicolore af- hanno forza propria, soprattutto quelle Il respiro della terra finché sventolassero come preghiere degli alberi che se ne stanno lì, fermi, e tibetane. In apertura feci arrivare un che altro possono fare, se non pensare? è il soffio del vulcano cartone di vino buono, perché la comu- Il Respiro della Terra. Nei dieci anni suc- Sono onde che s’innalzan nione è partecipazione. Stupita da una cessivi i reading sono proseguiti sul fino quasi al terzo piano location mai così allestita, il pubblico tema della palma: la sua diffusione mi sceglieva la poesia e la portava al letto- pareva così evidente da poter aprire gli Il respiro della terra re, così le più significative erano ripetu- occhi agli indifferenti sul surriscalda- son maree sconvolgenti te più e più volte. Allora io ero contraria mento climatico. Questo è quello che Son le acque vomitate al microfono. Andare ‘in acustica’, se la intendo per poesia come azione politi- gente sta bene, avvalora la comunica- ca. In un’altra occasione, a fine 2015, fui fuor dal letto dei torrenti zione. Ma il bello fu che altri poeti si in parte promotrice della manifestazio- aggiunsero, perché il microfono – che ne concomitante all’incontro a Parigi Il respiro della terra non c’era – restò aperto. dei ‘grandi della terra’ che avrebbero è il rotar dell’uragano Creare comunità poetica? A quei tempi dovuto decidere di quanti gradi farla È la danza delle nubi c’erano poeti/e di destra e poeti/e di si- bollire nel prossimo (breve) futuro. sulla testa dell’umano nistra. Riuscii per qualche mese a farli Predicai che non parlassero gli ‘esper- incontrare. A volte erano scintille, pre- ti’, ma chi da tempo si occupava delle valse il mio desiderio di lavorare assie- aree già in crisi e per soli cinque minu- Il respiro della terra me per diffondere una sensibilità tale ti. Riuscii a far passare una meditazione sono oceani lunari da percepire l’essenza vitale degli al- collettiva al centro di un convegno. Ma- Sono echi della luce beri. Le frizioni erano forti e ciascuno/a nifestarono gruppi che non si parlava- sono palpiti stellari aveva proprie modalità di incontro. Le no da più di dieci anni. Nessuno sfasciò segnai tutte su un foglio e quello fu il vetrine. E chissenefrega se l’ho pagata Il respiro della terra programma di massima “Dedicato agli cara. Stavolta scrissi una poesia, che un cantare di civetta Alberi” che portammo dentro e fuori divenne anche una canzone che oggi Venezia. Vorrei poter dire che quegli circola anche sui monti di Sicilia e dalla Mentre l’aquila là in alto incontri crearono comunità poetica, quale prese nome la manifestazione: il ci osserva dalla vetta ma direi una bugia. Le aggregazioni Respiro della Terra. • poetiche sono un continuo ‘Solvi et (Antonella Barina, 2015) KALEIDOS | 14
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