P LIEDRO - RESURREZIONE - mensile dell'Arcidiocesi di Palermo
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P LIEDRO mensile dell’Arcidiocesi di Palermo SOMMARIO marzo 2021 numero 26 anno quinto 1 Editoriale La pandemia e non solo, sperare contro ogni speranza via Matteo Bonello, 2 90134 Palermo c/o Arcidiocesi di Palermo Nuccio Vara www.diocesipa.it 2 Messaggio per la Pasqua 2021 Mons. Corrado Lorefice Direttore Responsabile Nuccio Vara 6 La Pasqua del Signore Una lettura escatologica Redazione Michelangelo Nasca Antonio Di Giovanni (photo), Giuseppe Notarstefano, Pino Grasso, 9 Quaresima Gli itinerari nei Vangeli Adele Di Trapani, Luigi Perollo, Michelangelo Nasca, Roberto Immesi, Pino Toro, Don Antonio Mancuso Giuseppe Savagnone, Marco La Grassa, Guglielmo Francavilla (social media) 11 Vaccini, viaggio serale nell’hub della speranza Roberto Puglisi Coordinamento editoriale Luigi Perollo 14 Il Covid lungo dei giovani Progetto grafico e impaginazione e degli anziani Roberto Villino Marco Guccione Referenze Fotografiche 17 L’Io e l’Altro, il pensiero umano Archivio Poliedro, Antonio Di Giovanni, dopo la pandemia Vatican Media, Guglielmo Francavilla, Giuseppe Mannino Maria Saccone/Archivio Pappalardo, Pino Grasso, Giovanni Villino 23 Una proposta per la scuola e i giovani Hanno collaborato a questo numero: Valentina Chinnici Maria Saccone, Antonio Mancuso, Roberto Puglisi, Valentina Chinnici, 25 L’ora di religione al tempo Marco Guccione, Giuseppe Mannino del Coronavirus Adele Di Trapani In collaborazione con Ufficio diocesano per le Comunicazioni Sociali 27 Documenti Ufficio Stampa Il Papa in Iraq Sulle orme di Abramo Autorizzazione Tribunale di Palermo 32 Giuseppe n. 17 del 2/10/2017 Protagonista silenzioso Roberto Immesi 36 Vampe e Angeli San Giuseppe nella cultura popolare EVENTO REALIZZATO CON I FONDI DELL’8x1000 Pino Grasso ALLA CHIESA CATTOLICA 38 La Pandemia e l’incubo della «fine del mondo» Stampa Nuccio Vara Officine Tipografiche Aiello & Provenzano Via del Cavaliere, 93 - 90011 Bagheria (Pa) Tel. 091902385 - 091903327 - Fax 091909419 40 “Cristo risorto dai morti... più non muore” Maria Saccone
editor E ditoriale LA PANDEMIA E NON SOLO, SPERARE CONTRO OGNI SPERANZA Nuccio Vara Q uella che sta per arrivare è la seconda Pa- squa che siamo costretti a vivere in un con- testo implacabilmente segnato dalla terza ondata ze. Per parlare, a mò di esempio, della Sicilia, nella nostra regione a tutt’oggi sono state iniet- tate solo l’86% delle dosi disponibili e, tra gli ul- della pandemia di Coronavirus, da dolori e lut- traottantenni (i soggetti più fragili), in pochi, il ti, da restrizioni delle nostre libertà individuali, 37%, sono riusciti sinora ad essere vaccinati. Il nonché da una strisciante crisi economica sino paradosso è che mentre i cittadini attendono con ad ora solo parzialmente contenuta dalle misure ansia di venir immunizzati le dosi, ovunque, sia varate prima dal governo Conte-bis e successi- al Nord sia al Sud, sono sempre più insufficien- vamente dall’esecutivo guidato da Mario Draghi. ti. Certo, Draghi sta tentando di correre ai ripari. Segni di scoramento, di stanchezza e talvolta di Ha intimato all’Ue misure risolutive attaccando incontrollabile nervosismo, sono rinvenibili ad i contratti precedentemente stipulati con le Big occhio nudo nella vita delle persone, principal- Pharma; e proprio mentre scrivo si è conclusa la mente tra i giovani e tra gli anziani, nonostante riunione del Consiglio Europeo nel corso della la campagna di vaccinazioni abbia dischiuso, pur quale il presidente americano Biden, che vi ha nel quadro di evidenti falle organizzative, le por- partecipato in videoconferenza, si è impegnato te alla speranza. Ben oltre la confusione generata a dare una mano: “L’America” – ha affermato – dalle diverse azioni messe in campo dalle regio- “appena potrà condividerà le dosi con l’Europa”. ni nella gestione delle vaccinazioni (arbitrarietà Intanto cresce il disagio economico e sociale, nella selezione dei destinatari del farmaco con anche nella nostra Palermo. Un gran numero di preferenze accordate a privilegiate categorie pro- commercianti, impoveriti dalle chiusure forzate fessionali) un dato è emerso inconfutabilmente: e dal mancato arrivo dei ristori (o dei sostegni la non linearità mostrata dai vertici dell’UE nel che dir si voglia), hanno nei giorni scorsi espres- reperimento dei flaconi necessari per immuniz- so platealmente la loro disperazione in un sit-in zare la totalità dei cittadini europei. Nei contrat- davanti a Palazzo dei Normanni; e non può non ti siglati dalla commissione di Bruxelles con le aver colpito la storia (raccontata su Repubbli- case farmaceutiche vi è stata- come si sa- scarsa ca-Palermo da Giorgio Ruta) di una commessa accortezza nella stesura delle clausole di applica- che, dopo aver perso il posto di lavoro a causa zione, il che ha comportato gli enormi ritardi che dell’emergenza Covid, è stata costretta (anche ancora oggi si registrano, non soltanto in Italia perché separata dal marito pure lui disoccupato) ma anche in altri paesi del vecchio continente, a vendere il suo corpo per poter pagare affitto e nella somministrazione del siero vaccinale. Su- bollette e dar da mangiare ai suoi figli. Per lei e perato lo scoglio, meglio l’incubo, Astrazeneca, per i tantissimi resi ancora più poveri dalle disa- le persone, accertata la sicurezza e l’efficacia an- strose conseguenze sociali prodotte dalla pande- che di questo medicinale, malgrado tutto, mal- mia, questa che arriva non potrà che essere per- grado i casi letali attribuiti (pare erroneamente tanto una Pasqua triste e dolorosa. Tuttavia, e ad secondo il verdetto dell’Ema) agli effetti colla- imporcelo è la dinamica morte-resurrezione che terali che esso può generare, hanno proseguito è insita nel mistero del Cristo Vivente, occorre a far la fila per averlo finalmente inoculato. Ma continuare a sperare contro ogni speranza, Spes non sono mancate le distorsioni e le incongruen- contra spem per dirla con San Paolo. 1
Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo MESSAGGIO PER LA PASQUA 2021 D esta meraviglia ogni anno la tenacia degli aranci che, con caparbia resilienza, affronta- no e attraversano il freddo dell’inverno, pronti a ora con la Pasqua di Cristo. La Pasqua che torna anche dentro questo inverno, talvolta all’appa- renza minacciosamente interminabile, in cui ci far esplodere la zagara e a liberarne nell’aria l’in- ha trascinati il Covid-19. La Pasqua che irrompe confondibile profumo. Così pure accade ai semi anche in questo tempo sospeso, incerto e caotico, di grano, costretti a rimanere sotterra, spesso so- della pandemia imperterrita. vrastati dalla neve, che producono la spiga ricol- ma di chicchi solo dopo aver accettato di marcire. Quest’anno, nel metterci così duramente Dal fiore di zagara nasce il frutto stupendo giun- alla prova, ci ha anche regalato la rugiada del- to attraverso gli Arabi nei nostri assolati giardini. la Presenza compassionevole di Dio e della sua Dal chicco di grano emerge la spiga per il pane imprevedibile provvidenza, la prossimità con gli che sostiene il vigore dell’uomo (cfr Sal 103,15). afflitti e i poveri, la fortezza nella resilienza, il balsamo della preghiera comune, la condivisione Un inverno sfidato. Una sepoltura asse- della speranza, la gioia del volto ‘altro’ e dell’af- condata. Una fecondità sospesa. Un silenzioso, fetto fraterno, il bene della cura vicendevole, il paziente travaglio. Una lunga attesa, gravida di perdono reciproco, la creatività dei doni condivi- speranza. Perché sempre, nonostante tutte le si. intemperie, la vita prevale. E similmente, dopo l’arduo ed impegnativo percorso quaresimale - Sono questi i germogli della Pasqua di iniziato con la cenere sulla testa e con il solo pane Cristo. Tutto quello che nel cuore delle donne e essenziale che esce dalla bocca di Dio custodito degli uomini muove verso la fiducia nella prova nella bisaccia della fraternità e della speranza - e verso la solidarietà nella precarietà, ogni volta sopraggiunge la Pasqua. che la vicinanza prevale sull’indifferenza, l’amo- re sull’odio, la riconciliazione sulla divisione, la Ecco, la vicenda del fiore di zagara e quel- gratuità sull’interesse, la misericordia sulla con- la del chicco di grano a primavera dispiegano il danna, la vita sulla morte, l’accoglienza sul re- senso della possente energia che deflagra anche spingimento e il noi sull’io, ha come sorgente la 2
Pasqua di Cristo. mitati nella loro dignità e libertà, nei loro corpi, nel loro spirito. La forza rivoluzionaria della Pasqua che trasfigura l’intera storia umana, emana dall’albe- La Pasqua di Cristo e il dono messianico dello ro della Croce di Cristo vertice di una vita - come Spirito - del Respiro di Dio (Ruah, Pneuma) da- ci ricordano i Vangeli - vissuta facendo proprie le tore di vita ad essa legato -, secondo Rm 8,17, ci sofferenze degli uomini e delle donne, fino a sen- rendono «figli, eredi di Dio, coeredi di Cristo, se tirne il dolore nelle viscere, fino alla ‘com-passio- veramente partecipiamo alle sue sofferenze per ne’. Gesù, Cristo, è il Messia che ha custodito un partecipare anche alla sua gloria». cuore capace di farsi attraversare dal dolore del mondo. E noi cristiani a Pasqua rinnoviamo il de- siderio e l’impegno di prendere parte al gemito Questo è l’‘inedito’ amore di Dio-Amore dello Spirito che presiede il travaglio dell’intera (cfr 1Gv 4,8) che vince sulla croce, l’amore che ha creazione, «che nutre la speranza di essere lei il potere di sconfiggere anche la morte perché ha pure liberata dalla schiavitù della corruzione, sgominato la menzogna dell’egoismo e dell’auto- per entrare nella libertà della gloria dei figli di latria. Dio» (Rm 8,20-21). «Questo venir trascinati nella sofferenza Lo rinnoviamo, a maggior ragione, al tem- messianica di Dio in Gesù Cristo» (D. Bonhoef- po di questa pandemia, dentro e al termine di fer) è la potenza della Pasqua che agisce nel vis- questo lungo inverno. Gioiosi di condividere con suto ordinario della vita dei cristiani che ne fan- ogni donna e ogni uomo la responsabilità della no memoria con azzimi di sincerità, ma anche in casa comune. Pronti ad essere lievito di speranza tutte le donne e gli uomini che custodiscono un e di fraternità, in un mondo minacciato dall’in- cuore capace di creativa e generosa donazione dividualismo dei singoli, dei gruppi, delle nazio- per il bene di altri, soprattutto di quanti sono li- ni, ma chiamato al contempo a sperimentare e 3
ad accogliere il messaggio di Papa Francesco: se non concepiremo l’umanità come un popolo di fratelli avremo mancato l’appello del nostro tem- po. «Sappiamo - ha ricordato Papa France- sco nella sua recente visita in Iraq - quanto sia facile essere contagiati dal virus dello scoraggia- mento che a volte sembra diffondersi intorno a noi. Eppure il Signore ci ha dato un vaccino effi- cace contro questo brutto virus: è la speranza». La primavera di questa Pasqua, la fragranza en- tusiasmante della resurrezione di Gesù Cristo, ci spingono a «rinnovare la nostra fiducia nella forza della Croce e del suo messaggio salvifico di perdono, riconciliazione e rinascita. Il cristiano infatti è chiamato a testimoniare l’amore di Cri- sto ovunque e in ogni tempo. Questo è il Van- gelo da proclamare e incarnare […]. Cristo è an- nunciato soprattutto dalla testimonianza di vite trasformate dalla gioia del Vangelo» (Baghdad, 5 marzo 2021). Sia questa Pasqua difficile e sofferta, il grembo di una nuova umanità senza barriere - sin da una vera campagna vaccinale per tutti, per i popoli più poveri anzitutto -, dimostriamo di aver capito di voler camminare insieme. Come Maddalena, sentinelle delle periferie esistenzia- li, le nostre comunità portino l’odore delle case nella santa assemblea perché, in restituzione, si- ano raggiunte dal balsamo della compassione e dell’amore di Dio. A Pasqua esala il profumo dell’unguento della prossimità e della cura sparso dai cristiani. Quanti portano il nome di Cristo, del Crocifisso Risorto, sono inviati come e con Lui a portare consolazione e speranza ai poveri e a fasciare le piaghe inflitte nei corpi dei vinti della storia. Ci accompagna Maria, la Vergine che sta accanto al Figlio che muore e ad ogni uomo e ogni donna che soffre, per ricordarci con i Suoi occhi di luce e di amore che dentro ogni morte è stato ormai piantato e vibra un seme di Vita: il corpo morto e risorto di Gesù di Nazareth. Il Patriarca S. Giuseppe ci insegni «che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. […] Lui ha sempre uno sguardo più grande» (Papa Francesco, Patris corde). 4
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LA PASQUA DEL SIGNORE UNA LETTURA ESCATOLOGICA Michelangelo Nasca Una riflessione sulla Pasqua scaturita da una breve conversazione con don Salvatore Priola, rettore e parroco del Santuario Mariano diocesano di Altavilla Milicia. La celebrazione della Pasqua rappresenta il cuore di tutto l’anno liturgico, nel quale si sviluppa l’intera vita sacramentale del- la Chiesa. Come possiamo spiegare que- sta importante prospettiva di fede? Il Triduo pasquale è certamente il centro di tut- to l’anno liturgico, come ci insegna la Chiesa e, se l’incarnazione del Figlio di Dio riconosciuto e accolto in Gesù di Nazaret rappresenta il “corpo” del kerigma cristiano, la resurrezione di Cristo ne è come la sua “anima”. Il mistero dell’incarna- zione e della risurrezione di Gesù costituiscono l’unità sostanziale sulla quale si regge la natura della Chiesa e la sua azione evangelizzatrice. Per questo esiste la Chiesa, di questo vive, questo annuncia, questo testimonia, in ogni tempo e in ogni luogo, ad ogni uomo e ad ogni donna; que- sto è il motivo della sua insopprimibile gioia e della sua ineludibile passione, che la conforma, per l’azione dello Spirito Santo, al suo unico Si- gnore e Maestro. Come ebbe a dire un monaco del secolo scorso, grande testimone della fede: «Vedete come tutto nel Cristianesimo sia di una semplicità estrema, ma insieme di una ricchezza infinita perché rendere testimonianza del Cristo vuol dire rendere testimonianza dell’Incarnazio- ne, della morte di Croce, della resurrezione del Cristo; e vuol dire rendere testimonianza di un amore infinito che ci salva» (da una meditazione sulla Pasqua di don Divo Barsotti). 6
«In nessun altro argomento – asseriva S. giudizio, inferno e paradiso, senza dimenticare il Agostino – la fede cristiana incontra tan- purgatorio. Eppure credo che la sacra Scrittura ta opposizione come a proposito della ri- sia inequivocabile su tali questioni. Mi permetto surrezione della carne». La centralità del di richiamare un testo, tra i tanti, molto esplicito cristianesimo è, infatti, determinata dal in tal senso: «Con lui [Cristo] infatti siete stati mistero della risurrezione di Cristo, e la sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete straordinarietà di questo avvenimento in- stati insieme risuscitati per la fede nella poten- cide a tal punto nella vita dell’uomo (par- za di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui tecipe del mistero di Cristo) che la fede Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti cristiana mette in relazione la risurrezio- per i vostri peccati e per l’incirconcisione della ne di Cristo con quella nostra. Quali sono vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, an- le sue considerazioni? nullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha L’opposizione alla missione della Chiesa è la tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; avendo nota caratteristica della sua fedele e operosa ob- privato della loro forza i Principati e le Potestà bedienza a Cristo crocifisso e risorto. Al contra- ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo rio, è il consenso e il plauso del mondo che deve trionfale di Cristo» (Col 2,12-15). suscitare preoccupazione e discernimento evan- gelico delle vicende umane nelle quali la Chiesa è Il bene e il male – potremmo dire – s’in- coinvolta. Non ci deve preoccupare tanto “l’odio contrano sulla terra del Golgota, bagna- del mondo” quanto l’apprezzamento nel senso ta dal sangue di Cristo; l’uno è di fronte proprio del termine, cioè quale “prezzo” il mon- all’altro, in attesa del grande “duello” che do pensa di poter attribuire alla presenza della la liturgia annuncia nel giorno di Pasqua, Chiesa nel mondo. Il diffuso spirito anticristia- «Mors et vita duello conflixere miran- no, che permea larga parte della cultura contem- do…», e dove Cristo è l’unico trionfatore. poranea, si mostra particolarmente insofferente, Anche oggi il cristiano fa esperienza di fino a esprimere forme di irrisione e di emargi- questa lotta? nazione dall’agorà culturale, quando la Chiesa presenta fedelmente i contenuti del Vangelo, La lotta per l’affermazione della vita sulla morte, soprattutto relativi ai “novissimi”, cioè morte, del bene sul male, l’uomo la vive innanzitutto in 7
sé stesso, la sperimenta nella propria “carne”: neiste sotto il suo letto. L’assurdità della morte di pensieri, nei desideri, nei progetti, negli istinti da quel piccolo innocente che, essendo molto ma- quali è mosso e si lascia guidare. Il nemico prin- gro, agonizzò per più di mezz’ora, suscitò un in- cipale lo portiamo dentro di noi, è il nostro ego terrogativo sconfortante: «Dov’è dunque Dio? E debordante e autocratico, e ne conosciamo l’a- io sentivo in me – egli scrive – una voce che gli stuzia e la potenza ogni volta che ci sforziamo di rispondeva: Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella scegliere la vita e il bene e, invece, ci ritroviamo forca». Wiesel che aveva accusato Dio di essere a far morire e ad “ammalare”, volgere al male, stato assente e muto di fronte alla tragedia della noi stessi e ogni relazione che strutturiamo con shoah, comprende invece che Egli è, ancora una gli altri nel mondo. Siamo facilmente inclini a volta, fedele alla sua shekinah, cioè alla sua im- individuare fuori di noi, intorno a noi, il nemico manenza nel suo popolo. Al di là del racconto di da combattere, ma nessuno di noi sarà davvero Wiesel, nessuno meglio di Han Jonas ha sapu- vincitore contro la morte e il male se non si af- to offrire una riflessione filosofica sul silenzio di franca dalle schiavitù imposte dal “dittatore” che Dio rispetto agli orrori commessi a Buna, piutto- ci portiamo dentro. Il duello vinto da Cristo sullasto che ad Auschwitz o a Birkenau e pochi hanno croce è la ragione della nostra speranza, è l’unicaraggiunto le profondità della meditazione filoso- efficace motivazione alla lotta perché anche noi, fica di Hannah Arendt circa l’insensata banali- uniti con il sacrificio di noi stessi al sacrificio d’a- tà del male. Mi scuso per questi veloci agganci more di Cristo, possiamo essere vittoriosi per noi a questi tre pensatori, ma credo che non ci sia e, di conseguenza, per gli altri. Il duello continua migliore addentellato di questo per abbozzare nella sequela del discepolo del Crocifisso-risorto,una risposta da parte mia. Dov’è Dio nel dolo- con la consapevolezza che chi è morto con Lui, re? È lì dove c’è un uomo che soffre, che muore con lui anche risorgerà. Questa testimonianza colpito ingiustamente, violato nella sua dignità, dobbiamo rendere attraverso stili di vita credibi- negato nella sua umanità, oppresso nella sua li- li, che annunciano già nel presente quanto si re- bertà, ingannato nella ricerca della verità, deriso, alizzerà in pienezza alla fine dei tempi. Ecco, nonosteggiato e perseguitato per la sua relazione con possiamo perdere di vista questa tensione esca- Dio. Così, il nostro pensiero corre a quella am- tologica: la lotta tra vita e morte, bene e male, pia parte dell’umanità, scartata ed abusata, che non troverà soluzione nell’orizzonte intramon- langue e soffre a causa delle persecuzioni e delle dano. Essa sarà sempre precaria e fragile, corag- violenze perpetrate da parte di chi usa persino giosa e pavida allo stesso tempo, ammirevole per Dio come paravento, dietro il quale nascondersi. l’eroicità di alcuni e scandalosa e per la viltà diIn particolare non possiamo che far riecheggiare altri, questo finché non sorgerà cielo nuovo e ter-il grido di dolore, spesse volte soffocato con la ra nuova (cf. Ap. 21,1) nella parusia, cioè quando complicità dei media occidentali, di tanti nostri farà ritorno «quel che abbiamo di più caro: Gesù fratelli e sorelle, che subiscono ogni sorta di mal- Cristo» come ebbe a scrivere Solov’ëv nel suo trattamento, fino all’ uccisione, a causa della loro racconto dell’Anticristo. fede in Gesù e della loro appartenenza alla sua Chiesa. Per loro e per ogni discepolo del Signore Dov’è Dio nel dolore? E in che senso pos- è la beatitudine che leggiamo nel Vangelo: «Bea- siamo parlare di un dolore in Dio, soprat- ti voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno tutto nelle numerose persecuzioni contro e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro chi si professa cristiano e di cui spesso di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, non si ha notizia? perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di Di fronte a questa domanda, mi torna imme- voi» (Mt 5,11-12). diatamente in mente quanto scrisse Elie Wiesel (1928-2016), sopravvissuto ad Auschwitz, gior- nalista, scrittore e premio Nobel per la Pace, che ci ha trasmesso la sua drammatica esperienza nell’opera La Notte (1986). Ad un certo punto del suo racconto, narra dell’impiccagione di Pi- pel, «un bambino dal volto fine e bello» tredi- cenne, perché le SS trovarono delle armi nasco- 8
QUARESIMA GLI ITINERARI NEI VANGELI Antonio Mancuso I l miglior cammino verso la Pasqua, la miglio- re preparazione per la Pasqua, penso possa essere considerata la Quaresima, il periodo che cordato che esistono le tentazioni (quest’an- no abbiamo letto la versione marciana, Mc 1,12- 15). Sono convinto, infatti, che la tentazione abbiamo appena vissuto e che possiamo provare possa essere considerata una lente di ingrandi- a ripercorrere; e come strada da percorre scel- mento su una possibile grazia di Dio. Mi spiego go quella dei Vangeli, dal Mercoledì delle Ceneri meglio: quando il maligno ci tenta, forse vuole fino alla quinta domenica di Quaresima, secon- toglierci un possibile dono di Dio. Se ci facciamo do una mia personale interpretazione. Ritengo, caso, le vere e più grandi tentazioni non sono mai infatti, che questo itinerario possa essere con- nelle cose piccole e stupide” della vita, ma nelle siderato un cammino di crescita spirituale per- situazioni più importanti, più preziose, in quelle sonale e comunitario. Ogni quaresima, infatti, situazioni che ci “parlano” di Dio. Siamo tentati inizia proprio con il Vangelo del Mercoledì delle nelle relazioni fondamentali della nostra vita: il Ceneri (Mt 6,1-6.16-18) e mi piace pensare che matrimonio, il rapporto con i figli, nelle amicizie la Chiesa, all’inizio di questo momento forte, vo- più importanti. Del resto, al maligno interessa glia ricordarci, per la nostra crescita spirituale, farci lo sgambetto, toglierci la possibilità di di- di concentrare la nostra attenzione su tre ventare santi, di sperimentare il cielo, di crescere relazioni: relazione con Dio (preghiera), rela- nelle virtù. Ecco, all’inizio di un momento così zione con se stessi (digiuno), relazione con i beni forte e importante dell’anno liturgico, all’inizio e con gli altri (elemosina). Un messaggio chiaro: di un momento che può davvero rappresentare è necessario lavorare su queste relazioni se desi- una possibilità di crescita spirituale, la Chiesa ci deriamo crescere spiritualmente. ricorda che saremo tentati. Poiché la Quaresima è un tempo forte per eccel- E, giacché non siamo mai lasciati soli in balia del lenza, un tempo di maggiore ascolto, meditazio- maligno, nella seconda domenica di Quaresima, ne, e possibilità di crescita spirituale, ogni prima ogni anno, ci viene ricordato come resistere domenica di quaresima, ogni anno, ci viene ri- alla tentazione, come vivere il combattimento 9
spirituale. Ogni anno, infatti, nella seconda do- oltre la nostra sofferenza. Diciamolo chiaramen- menica di Quaresima leggiamo il vangelo della te, una certa tendenza al vittimismo è sempre trasfigurazione (quest’anno Mc 9,2-10), nel qua- dietro l’angolo. Il pericolo\tentazione di concen- le Gesù si mostra glorioso, fa vedere ai discepoli trarci solo su ciò che non va, perdendo di vista qual è la meta della loro vita, e questa esperien- la bellezza di persone, relazioni, situazioni che il za li “ricarica”, dà loro la forza per affrontare le Signore ci mette accanto come suoi doni e sue fatiche del cammino. L’insegnamento è chiaro: carezze, è sempre dietro la porta del nostro cuo- per vincere le tentazioni, per sostenere il com- re. Alzare lo sguardo verso il Crocifisso, allora, battimento spirituale, facciamo memoria della potrebbe non solo ricordarci che Lui si è caricato nostra destinazione, dello scopo della nostra vita delle nostre croci, ma potrebbe anche servire per di fede. Fare memoria della meta (la gloria, la re- aiutarci a distogliere la vista da ciò che non va surrezione, la felicità piena) ci darà la forza per nella nostra vita per andare oltre, per guardare vincere le fatiche del cammino, proprio come il anche e soprattutto il bello che comunque abbia- pensare al traguardo, alla cima del monte, alla mo, che mai il Signore ci fa mancare. bellezza di una destinazione, ci dà la forza per af- frontare le fatiche di una gara, di un’escursione Infine, l’ultima tappa del nostro percorso, la in montagna, delle stanchezze di un viaggio. quinta domenica di quaresima (Gv 12,20-33) si apre con una richiesta che diventa per noi una Come abbiamo sperimentato, dalla terza dome- verifica del cammino fin qui fatto. I greci, infatti, nica di Quaresima in poi, i “temi” del Vangelo chiedono agli apostoli “vogliamo vedere Gesù”. cambiano di anno in anno. Quest’anno ci viene E noi, a conclusione del nostro itinerario, siamo ricordato come il nostro rapporto con il Si- in grado di fare vedere Gesù con la nostra vita? gnore vada continuamente purificato da Non si tratta di sapere parlare di Gesù, non si tutte quelle idee distorte che, a volte, si creano tratta di dare risposte o spiegazioni, si tratta di dentro il nostro cuore: occorre sempre elimina- vivere come il chicco di grano, di portare frutto re, in modo particolare, l’idea di mercanteggiare donando noi stessi. Si tratta di morire a noi stes- con Dio (Gv 2,13-25). Detto così sembra che il si, ai nostri egoismi, ai nostri schemi per donare problema non riguardi nessuno di noi che siamo tempo, vita, speranza, tenerezza a chi ci sta ac- avanti nel cammino di fede. Ma siamo proprio canto e lì dove ci troviamo. Dopo queste cinque certi che quando accade qualcosa di doloroso e domeniche, siamo in grado di vivere da chicchi spiacevole non si insinua dentro di noi la doman- di grano nel terreno della nostra quotidianità, lì da: “perché a me Signore?”. Una piccola doman- dove viviamo, nelle relazioni della nostra vita? da spontanea che tradisce un’idea di Dio non proprio corretta. Una domanda “stringata” che Non scoraggiamoci se ancora, a conclusione di nella sua piena formulazione sarebbe: “Signore, questo percorso, non ci riusciamo pienamente. perché mi hai mandato questo dolore… proprio La Settimana Santa, infatti, sarà un’ulteriore op- a me che vado a messa e cerco di comportarmi portunità che la Chiesa ci offre per meditare in bene con gli altri…”. Una domanda che, quindi, modo ancora più intenso gli stessi argomenti che tradisce l’idea di un Dio che ogni tanto manda abbiamo affrontato durante le settimane prece- disgrazie per “saggiare” la fede, per mettere alladenti. E così nella passione, nella crocifissione e prova i suoi figli. nella resurrezione, rivivremo i temi della tenta- zione ma anche dell’innalzamento e della gloria E proprio sul tema delle sofferenze, delle diffi- per riscoprire, ancora una volta, il volto di un Dio coltà nella nostra vita quotidiana, la quarta do- che ha donato suo Figlio per noi ma anche per menica ci mostra un’icona utile: Gesù innalzato riscoprire il nostro volto, il volto di coloro che sulla Croce (Gv 3,14-21). È importante, infatti, valgono il sangue di Cristo. prendere coscienza del fatto che ogni volta che nelle nostre difficoltà ci rivolgiamo a Gesù, lui Non dimentichiamolo mai, noi valiamo il san- risponde alla nostra preghiera da quella posizio- gue di Cristo che “si è fatto” peccato per noi, per ne scomoda della Croce. Una posizione scomoda donarci, nella risurrezione, la vita piena, la vita e “temporanea” (per dirla con le parole di don felice, la vita eterna. Questa è la nostra Pasqua! Tonino Bello). E forse alzare lo sguardo po- Buon cammino! trebbe servire anche per ricordarci di guardare 10
VACCINI VIAGGIO SERALE NELL’HUB DELLA SALVEZZA Roberto Puglisi L a sera porta fotografie. E non le scegli tu. Arrivano secondo un ordine imperscrutabi- le. Prima fotografia. Certe tavolate familiari di si strusciavano. Magari un panno verde. Maga- ri qualcuno che ha una cartella soltanto e grida: “Tombola!”, nelle silenti, corrucciate e bonarie uno stare insieme che sembra tramontato. Ora maledizioni di tutti gli altri. Da quando non en- guardi gli assembramenti in un film, magari una triamo in due dentro un ascensore, fingendo di pellicola sullo sbarco in Normandia, e, inebetito, osservare la targhetta o lo smartphone, con una domandi a te stesso: perché stanno così vicini? attenzione da radiologi, per non scambiare paro- Perché non si sparano con il giusto distanzia- le nella felicità un po’ molesta della prossimità? mento? Perché, negli assalti alla baionetta, non indossano la prescritta mascherina? E, a pen- Il cammino verso la Fiera del Mediterraneo, hub sarci, mentre ci pensi, capisci. Ma c’era, prima vaccinale di Palermo, è lungo, dopo che hai po- che la necessaria prudenza – per alcuni, non per steggiato la macchina più in là, per dribblare la tutti – scegliesse di allontanarsi dai riti della vi- calca. Ed ecco che piomba la seconda fotografia cinanza, quell’orizzonte familiare. Per esempio, serale. Gente che sorride, senza l’ornamento sa- a Natale o a Pasqua. L’ingresso in un portone e nitario che copre la bocca. Niente, in questo rac- poi in un ascensore cigolante. Il campanello. Un conto, è rivendicazione o stupida protesta contro atrio per appendere inquietudini e cappotti. E ciò che va fatto. E che va fatto senza indugi. Non un salone fumigante di persone che, lietamente, è salutare dimenticare una sciagura in corso. 11
Non è umano rimuovere le ombre che si sono riparo, comprendo i disagi. Quello che ha davve- addormentate, da sole, in una stanza d’ospedale. ro importanza è vaccinare, vaccinare, vaccinare. Quello che va fatto va, appunto, fatto. Ma quanto Le categorie prioritarie vedono un abbattimento può risultare amara, nell’anima, la pillola della della loro presenza in ospedale e della gravità dei necessità. casi. Parlo degli over ottanta, degli insegnanti, delle forze dell’ordine, degli anziani che stiamo La Fiera somiglia a un teatro dell’assurdo nella coprendo. I risultati si confermano importanti. sera punteggiata di glicini a Palermo. Era il tem- Lo dico di nuovo: vaccinare, vaccinare, vaccina- pio dello svago un po’ sboccato, tra clacsonate, re. E’ essenziale prendere il Covid in contropiede parcheggi in tripla fila, arancine, interminabili e sbatterlo al tappeto”. calzoni fritti, ottovolanti e tunnel dell’orrore che non mettevano paura a nessuno. Ora è il monu- Renato Costa è un uomo di sinistra, già segre- mento involontario di un tempo diverso e inim- tario della Cgil medici. Un governo di centrode- maginabile. E lo stiamo vivendo. stra lo ha collocato al timone del contrasto alla Siamo nell’epicentro della cronaca pandemica. pandemia a Palermo. Qualcuno lo ha definito un I giornali hanno raccontato le lunghe code, il caporale, o un sergente di ferro, per la sua atti- disagio, il complesso equilibrio tra la maggiore tudine alla sintesi sbrigativa. E non sembra un vaccinazione gestibile e la migliore accoglienza complimento. Lui capovolge la narrazione: “La possibile. Il 17 marzo, durante la vaccinazione nostra è una organizzazione orizzontale. Io sono dei cosiddetti ‘vulnerabili’, abbiamo annotato il capo soltanto quando devo prendermi delle scene indimenticabili. Ed è rimasta impressa la critiche e mi va bene così, è una parte del ruolo. tenerezza per Stefania, una signora con i capel- Vorrei offrire il caffè, dare comodità assoluta a li bianchi, che si è accoccolata sul marciapiede, chi viene a trovarci. Ma il mio compito è un al- sfinita dall’attesa. Siamo al crocevia della rabbia tro e glielo ripeto per la terza volta: vaccinare, e della speranza. Aspettare costa fatica, ma poi, vaccinare, vaccinare senza indugio. Ogni som- una volta superato il cancello, quando si porge il ministrazione in più può salvare una vita. Poi, è braccio per la ‘punturina’ con la dose di vaccino, chiaro che tutto si migliora e che stiamo affron- perfino il cipiglio più adirato si scioglie in un sor- tando una vicenda estrema. Certe volte, mi pare riso di liberazione. di abitare in una specie di film senza fine, dentro un incubo. E dico a me stesso: ora chiudo gli oc- Il dottore Renato Costa, commissario per l’e- chi e mi sveglio e siamo al cinema, o in un risto- mergenza Covid a Palermo e provincia, raccon- rante, o dove vuole lei. Allora, chiudo gli occhi ta la campagna vaccinale, come è già accaduto e li riapro. Però, purtroppo, il Covid c’è sempre. ogni volta che è stato utile spiegarla: “Dobbiamo Io voglio bene ai ragazzi in camice che sono qua, proteggere tutti quelli che possiamo mettere al dalla mattina alla sera, senza risparmiarsi. Sono 12
loro che ci stanno salvando. Sono loro che vinceranno la guerra con sacrificio e abnegazione, sommini- strazione dopo somministrazione”. Lo sbarco nella pandemia per con- quistare la serenità. Ma quanto sembra infinita la sera di Palermo con le sue fotografie. Nel vorticare dei ritagli, non capisci più quali siano i volti della cronaca e quelli della storia. Il papà con la figlia disabile che la attende all’uscita, aguz- zando gli occhi. L’ha accompagnata qui per l’ottovolante o per la dose di Pfizer? L’omone che cammina, su e giù, con la moglie paziente oncologica che si attarda. La signora in carrozzina che si è addormentata. Nessuno la sveglia, per timore di sforbiciarle un sogno. E altre om- bre che si addensano, come per fissare la nostra fragilità dal buco di una serratura metafisica. C’è qualcuno che continua a gridare “tombola” in un familiari, senza mascheri- sottoscala dalla memoria. O forse è un lontano ne, né gel, né timori di domani. Tor- rimbalzo di glicini a sparigliare i profumi e i ri- neranno. Fratelli di questa sera e della mattina cordi. C’erano una volta quelle belle tavolate dopo, l’ascensore ci aspetterà. 13
IL COVID LUNGO DEI GIOVANI E DEGLI ANZIANI Marco Guccione Psicologo, psicoterapeuta, Didatta della Scuola di psicoterapia della Gestalt “HCC Italy”, Presidente della Associazione Jonas Palermo N el gennaio 2020 se avessimo incontrato una persona in una qualunque via del centro con indosso una mascherina chirurgica avremmo pensato: ma che ci fa questo conciato così? Nel mese attuale (aprile 2021, per darci un tempo) se incrociassimo una persona senza un qualsiasi tipo di mascherina la osserveremmo con disap- punto e con facilità la inviteremmo a fare atten- zione a quel che fa. Nelle code per le vaccinazioni o semplicemen- te alle casse del supermercato, probabilmente, il tono di questo richiamo diventerebbe duro, perentorio, a volte aspro o di rimprovero vero e proprio, seguito dal mormorio di disapprovazio- ne delle persone che si trovano vicine. Il nostro mondo è cambiato. Le nostre abitudi- ni sono cambiate. Le nostre emozioni e i nostri vissuti sono cambiati. La percezione del tempo è cambiata. Il nostro modo di incontrarci è cam- biato. La nostra cerchia di amici, contatti e mo- dalità di mantenere le relazioni sono cambiati. E quello che sembrava una eccezione, nella pri- ma metà del 2020, comincia, verso la fine dello stesso anno, a divenire una intermittente e in- controllabile condanna: stare in casa e non usci- re se non per lavoro o per poche altre “valide e comprovate” necessità, non potersi concedere alcune delle ormai consuete occasioni sociali che si coniugavano con l’aperitivo: rinforzato, ape- ricena, happy hour ecc. che avevano in comu- ne sempre una cosa. Nessuno lo faceva da solo. E anche quei pochi che lo sorseggiavano senza 14
compagnia, li vedevamo impegnati allo smar- tphone a contattare qualcuno, a chattare, man- GENNAIO 2020 / GENNAIO 2021 dare immagini o semplicemente a scrutare cosa +60% INCREMENTO succedeva nelle piazze virtuali. Era il momento DELLE RICHIESTE simbolo della socialità, fisica e virtuale. DI SUPPORTO PSICOLOGICO Se in un primo tempo la rinuncia era compensa- ta dalla sensazione della emergenza e della mi- naccia comune, che ad un certo punto si è iden- tificata con la carovana dei camion militari che portavano le bare nel bergamasco o le immagini gambe, sulle braccia, pensieri suicidali intrusivi di fosse comuni nelle Americhe, in un secondo ecc.), che incidono soprattutto sulla fascia adole- tempo essa ha perso questa forza immaginifica e scenziale e giovanile. si è fatta strada la speranza del vaccino, l’ottimi- E stiamo parlando di persone che non necessa- smo della vicina vittoria contro il grande nemi- riamente sono state contagiate dal COVID, ma co insieme a questa inspiegata nuova ondata di che sviluppano sintomi anche per il semplice contagi e diffusione: ma non stavamo vincendo? fatto di essere sottoposte alle pressioni dell’in- Non era arrivata l’ora della rinascita? formazione e al clima intriso di paura e talvolta No. Nuovamente chiusi e impotenti ad aspettare di panico che si percepisce nell’ambiente di vita, i tempi di qualcuno che stavolta sembrava fosse nella polis reale e nelle piazze virtuali globali. dalla nostra parte, il governo, le case farmaceu- Funziona come per gli attacchi di panico: anche tiche che ritardano, le mille voci negazioniste e se non si sono sperimentati gli effetti o se se ne riduzioniste. ha avuto uno solo nella vita, il timore di poterne Confusione e disorientamento si sono fatte stra- avere un altro (ovvero appunto di poter contrar- da in quest’ultimo periodo, in modo evidente e re il virus) è debilitante, pervasivo e getta nello crescente, allargando la ferita iniziale della pau- sconforto di non sapere come difendersi, se non ra del contagio. con una alienazione dal rischio, dal mondo so- Un clima sociale, amplificato da tutti i mezzi di ciale. comunicazione, non poteva non avere effetto Il contagio ormai pervade il nostro immaginario. sulla salute psichica della popolazione, con un Osservare questo fenomeno in prospettiva ci insieme di effetti specie su alcune fasce partico- impone di guardare ai possibili scenari che si larmente fragili o già intaccate dalla instabilità prospettano: nel tempo la sintomatologia fisica sociopolitica dei nostri tempi (fino a pochi anni e fisiologica da COVID 19 ha delle conseguenze fa era considerata disorientante già la caduta del ben oltre quelle della malattia, spesso identificati muro di Berlino, quale simbolo della fine delle come Long COVID. contrapposizioni “chiare”). “Stanchezza, difficoltà respiratorie, problemi di I risvolti più evidenti fino ad oggi sono visibili memorizzazione e una sorta di “nebbia nel cer- sulla popolazione anziana, la più colpita dal CO- vello”. Ma anche insonnia, perdita del gusto e VID e della sua aggressività, e su quella giovani- dell’olfatto e rash cutanei: anche mesi dopo l’in- le, la più colpita dall’incubo degli effetti collate- fezione da Sars-Cov-2 i pazienti continuano a rali della difesa dal contagio. presentare dei sintomi”, sono la sintesi di quan- Gli effetti attuali, come aumento dei casi rilevati to afferma il Quotidiano della Sanità. tra gennaio 2020 e gennaio 2021, nelle richieste Il National Institute for Health Research (Nihr), di supporto a Jonas Palermo, effetti condivisi agenzia governativa inglese, ha prodotto un anche dagli altri centri Jonas di tutta Italia, sono rapporto sulla persistenza dei sintomi della Co- di due tipi: incremento del numero di richieste di vid-19, individuando le sindromi da terapia in- supporto psicologico (60% di richieste in più nel tensiva, da danni cronici e da fatica post virale le periodo, di cui oltre la metà da parte di persone possibili conseguenze a lungo termine, includen- comprese tra i 15 ed i 30 anni) do nella prima anche sintomatologie post trau- La prevalenza delle richieste fa capo a sintomi matiche, depressive ed ansiose. ansiosi, attacchi di panico, insonnia, depres- Ma non possiamo ignorare gli effetti a lungo ter- sione, somatizzazioni, ma i segnali di disagio in mine di un tempo sospeso, vissuto in emergenza forte e preoccupante incremento sono quelli con e che scopre la difficoltà di comunicare attraver- risvolti e comportamenti autolesivi (cutting sulle so uno schermo o una mascherina, in un clima 15
sociale dove anche il sorriso rischia di diventare celare il viso privo di motivazioni religiose. immaginato, non sicuro. Come del resto sarà importante, in questa pro- In parallelo, infatti, è possibile identificare diver- spettiva di lungo termine, riappropriarsi della si scenari per le giovani generazioni che stanno importanza della funzione educativa, su cui tanto vivendo le difficoltà legate alle misure restrittive si è dibattuto in questi mesi, concordando sulla ed al clima generale di paura. Anche i non con- indispensabilità di una didattica in presenza che tagiati potranno continuare a sviluppare dipen- sembra contrapporsi ad una didattica in assenza denze tecnologiche, sintomi claustrofilici e auto- (ovviamente del corpo). lesivi, temendo la ripresa di una vita sociale più Educare in senso etimologico, portare fuori, con- aperta e più all’aperto, continuando a percepire dividendo quella che un importante pedagogista l’ambiente come pericoloso, minaccioso. contemporaneo, Herbert Franta, soleva indicare, Alcuni soggetti probabilmente la vivranno in facendone il titolo di un suo libro, “L’arte dell’in- modo ambiguo e ambivalente: come integra- coraggiamento”. Incoraggiare i ragazzi a uscire re il desiderio di incontrare nuovamente l’altro dai gusci con il proprio tempo, senza correre, nell’ambiente con le ansie e i timori che hanno senza fuggire, senza mitizzare la propria nicchia dilagato nei mesi precedenti. Altri potrebbero domestica salvifica e riaprirsi al mondo con il co- avere un atteggiamento opposto e sfidante: ine- raggio di chi, dopo aver affrontato un pericolo, briarsi di vita fino a perdere il senso del confine, riapre gli occhi, rialza la testa e ricomincia a sen- una volta aperte le gabbie della chiusura gene- tire tutta la propria vitalità nell’andare nuova- rale. mente incontro al proprio ambiente, al proprio Non basta etichettare i maggiori target di questo mondo. disagio come “generazione COVID”, anzi questa Incoraggiare e sostenere ma ricordare e ricono- è una modalità patologizzante che ne accentue- scere da quale clima e quali difficoltà si proviene, rebbe le difficoltà: bisogna ridare il senso e la rifondando il senso della socialità e ricostruendo dimensione della importanza della fatica, del il clima di fiducia nel prossimo, nell’ambiente, sacrificio, della difficoltà e guardarla come una nella vita. “more safe generation”, dove la parola “safe” è intesa nei due sensi, di sicurezza e salvezza, i veri obiettivi della chiusura, del distanziamento e del 16
L’IO E L’ALTRO IL PENSIERO UMANO DOPO LA PANDEMIA Giuseppe Mannino Ha fatto irruzione in maniera inattesa la pandemia del COVID-19, che ha messo in luce le nostre false sicurezze. Al di là delle varie risposte che hanno dato i diversi Paesi, è apparsa evidente l’in- capacità di agire insieme. Malgrado si sia iper-connessi, si è verificata una frammentazione che ha reso più difficile risolvere i problemi che ci toccano tutti. Se qualcuno pensa che si tratti solo di far funzionare meglio quello che già facevamo, o che l’unico messaggio sia che dobbiamo miglio- rare i sistemi e le regole già esistenti, sta negando la realtà. (Papa Francesco, 2020) Siamo relazione. Siamo cultura, siamo intercon- La forma sociale dell’homo sapiens nel 2020 nessi tutti e tutto. Questo ci sta confermando il sembra essere il “brodo primordiale” di cultura Covid-19 che ci ha costretti alla quarantena al e proliferazione ideale del Covid-19, che al pari distanziamento, a volte all’isolamento… e ci ha di ogni essere vivente o comunque ogni altro consentito/imposto, insieme a molti altri stra- organismo evolutivo, svolge il proprio naturale volgimenti nella nostra vita, di fermarci e di ri- compito darwiniano di sopravvivenza per adat- flettere sulla nostra esistenza. tamento ed evoluzione. Proprio come tutte le specie viventi, incluso l’essere umano. Il mentale è tornato alla ribalta rispet- Dovremo dunque dare battaglia a questo to al sociale, la famiglia rispetto o ad uno degli altri innumerevoli al gruppo, le relazioni rispetto virus che quotidianamente supe- agli oggetti. Ciascuno di noi è rano le soglie di allarme e sal- stato spinto in qualche modo to di specie? Ovvero possiamo ad arrangiarsi con ciò che pensare di ricostruire una par- aveva accanto, senza più la tecipazione dell’essere umano possibilità di evadere, cercare al cerchio della vita in chiave di altrove. cura, inclusione, tolleranza, con- vivenza e coabitazione? Stiamo in qualche modo ridefinendo La presente riflessione desidera fare le modalità di sviluppo della specie sa- luce sulle forme di relazione soggettuale piens, rispondendo alle logiche del virus in ot- ed ecosistemica-ambientale che generano forme tica di pacifica coabitazione? Un virus che evi- del pensiero e realtà concrete. In altre parole, dentemente “ama” l’essere umano nella forma se la forma sociale di relazione attuale, seppur di relazione sociale costruita dalla specie sapiens con le sue molteplici differenze antropologiche nel corso dei millenni, sino ad arrivare all’attua- locali, ha consentito il generarsi della pandemia le società della seconda decade del 2000… me- da covid19, la mia proposta e nostra speranza è tropoli iperaffollate, assembramenti sociali di data dal ridefinire le forme di relazione attivan- ogni genere, enormi diseguaglianze ed accesso do conseguentemente nuove forme del pensiero, alle risorse, abuso ambientale sono solo alcuni e rinnovate realtà concrete, a partire dalla quali- dei temi di attualità che costituiscono in sé l’am- tà sapiens per definizione: la capacità di insatu- biente specie specifico di sopravvivenza e perfet- rare il pensiero, creare resilienza, adattamento, ta proliferazione del covid19 e di molti altri pato- sopravvivenza, convivenza pacifica, cultura. geni naturali, artefatti e sociali. 17
Per argomentare al meglio queste affermazioni plice di un modello complesso, atto a risponde- mi occorre fare qualche premessa, proporre al re alle domande poste, a partire da un modello lettore qualche momento di autocoscienza e ri- eco-bio-psico-socio-culturale di fondazione e flessione profonda: chi siamo “noi”? Chi sono sviluppo della mente individuale su una matrice “io”? E soprattutto… “Che cosa è io”? biogenetica-esistenziale, mente-corpo, transper- sonale, relazionale, sistemica, e conseguente- “Dare un senso alla vita, può condurre a follia” mente proporrò una formula semplice del com- scriveva E.Lee Master, ma una vita senza sen- plesso fenomeno, che descrive il meccanismo so è la tortura dell’inquietudine e del vano de- generativo della realtà concreta quotidiana ed sidero… continuava…, onde dunque provare a evolutiva a partire dalla peculiarità culturale del- colmare inquietudine ed angoscia esistenziale la percezione e generazione di realtà della specie desidero offrire al lettore una rivisitazione sem- sapiens, cui tutti i lettori fanno certamente parte. Form. 1. – Il meccanismo generativo della realtà quotidiana ed evolutiva Rgen= Frel Φ E Frel= Δ RapR Φ Δ Sc (Δ sc Φ RapR) RapR=RapSp-RapSx-RapSo E= RapR-A-T-L-C Rgen= Frel E RapR=RapSp-RapSx-RapSo La relazione generativa del mio io, come dell’io La rappresentazione della realtà è dunque ope- sociale ed anche per la struttura genetica di un rata dal soggetto proponente Sp- in rapporto virus o di qualsiasi realtà vivente o artefatto, è sistemico con s/oggetti plurimi Sx- immerso/i una funzione, un rapporto tra forme della rela- nella rappresentazione sociale So-), in un Eco- zione ed ecosistema dove sistema dato dal rapporto tra rappresentazione della realtà, ambiente, tempo, luoghi, contesto. Frel= Δ RapR Φ Δ Sc E= RapR-A-T-L-C Le forme di relazione sono date da un delta di variazione di Rappresentazione della Realtà Entro certi limiti, questo rapporto percettivo, in (memoria, interpretazione, percezione) e con- senso interattivo e generativo rimane valido an- seguenti delta di variazione Strutturale e Com- che per gli oggetti, i minerali, la chimica, la realtà portamentale e dove, al contempo, cosiddetta oggettiva. In altri termini e seguendo una argomentazione Δ Sc Φ RapR antropologica (ed insieme universale) è attraver- so le relazioni fondamentali (filialità, maternità, il Δ di variazione Strutturale, Comportamenta- paternità, fraternità) familiari e comunitarie, an- le è funzione a sua volta della Rappresentazione tropologiche e universali che è possibile impara- della Realtà, in un circolo ermeneutico ricorsivo re, gestire, modificare, utilizzare, “la grammatica tra testo ed interprete, genetica ed epigenetica, e la semantica della vita stessa” (cit.I.Punzo) sociale e mondo interno, auto ed eteropercezio- ne del proprio sé in rapporto al sé sociale ed al sé altrui, cultura generante e realtà generata, ma- ternità e filialità ricorsive cogeneranti. 18
Tornando dunque alle domande di partenza (chi siamo “noi”? Chi sono “io”? E soprattut- to… “Che cosa è io”?) posso proporre una pi- sta di atterraggio e ripartenza: io sono storia, epifenomenica, sistemica, rapporto di relazio- ni. Io sono relazione. Io sono io ma sei anche tu, fratello uomo, fratello mondo, fratello eco- sistema, figlio e padre. La genetica è storia di “PRENDERSI CURA relazione, è forma della relazione. Il popolo, la famiglia, la società sono storia, cultura, forma DEL MONDO CHE di relazione. E dunque: Io sono? Noi siamo? L’ecosistema è?... una forma dinamica, relazio- CI CIRCONDA nale, sistemica, generativa. E CI SOSTIENE, Questa fondazione relazionale inizia con la genetica di tutti gli esseri viventi in relazione SIGNIFICA PRENDERSI CURA sistemica anch’essi con ogni elemento del mul- tiverso animato ed inanimato che tutto inclu- de e dunque con le possibili forme relazionali fenotipiche frutto di tale relazione contestuale, epigenetica, transpersonale, fenotipicamente DI NOI STESSI” almeno trigenerazionale e genotipicamente ri- PAPA FRANCESCO salente all’origine della creazione del tutto, alla polvere del big bang multiversale (se mai scop- pio iniziale fu dato o ad un tempo comunque ancor precedente, risalente alla prima reazione sistemica impressa alla e dalla energia/materia in uno spazio/tempo). Form. 2: processo generativo ecosistemico Ne consegue che se le forme della relazione sono funzione della rappresentazione della realtà e della variazione strutturale-comportamentale, (Frel= RapR Φ ΔSc) al contempo, le variazio- ni strutturali, sistemiche e comportamentali, sono funzione della rappresentazione della realtà e dunque delle forme di relazione (Δsc= RapR Φ Frel) essendo la rappresentazione della realtà legata tanto alle forme della relazione quanto alla variazione struttturale comportamentale. (Rap R= Frel Φ ΔSc). Agiamo e ci sviluppiamo sulla base di cosa percepiamo, soggetti ed oggetti in rapporto al sistema nel quale siamo inseriti che modifichiamo con la nostra presenza e la nostra stessa esistenza, (consape- vole o meno) modificando in tal modo la relazione generativa in senso circolare. Dunque, l’Ecosistema è funzione e causa al contempo, Relazione Sistemica (Rs), vincolo e risorsa di ogni elemento animato ed inanimato, secondo il processo che include ambiente (A), tempo (T), luogo (L), contesto (C) , … in funzione, a causa… e con effetto,… di forme relazionali. E= Rs [RapR-A-T-L-C] Φ Frel 19
Se dunque ogni cosa è relazione, ricordo, tradi- generare aiuto, sostegno, ricostruzione sociale, zione fatta corpo, parola, cultura generata e ge- insegnamento, modifica stabile della realtà: per nerante, possiamo apprezzare la grande possi- risollevarti almeno un po’ dalle insaturazioni bilità che oggi come in ogni tempo è offerta alla mentali proposte, dunque, e provare ad allevia- specie sapiens, di intervento culturale sistemico re la stanchezza che ti ho generato, non posso sul fluire degli eventi. In ogni fase del ciclo vitale che richiamarmi al più grande alleato strutturale sono i membri di almeno tre generazioni (a livel- della generazione del senso: la fondazione cultu- lo macro-fenotipico) che, per affrontare specifici rale della specie sapiens, la neotenia, l’immaturi- compiti evolutivi, si adattano, attraverso reci- tà fisiologica che predispone all’apprendimento proche relazioni tra esseri viventi. Diceva Bate- dal gruppo, l’interconnessione dinamica tra sog- son (1989) che «noi pensiamo per storie perché getti e sistemi, la forza delle relazioni che è sem- siamo costituiti da storie, immersi in storie, fatti pre maggiore della forza del singolo “genio” di di storie». qualsiasi specie, il desiderio di trasmettere cul- «Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci tura che va oltre il bisogno, la carità intellettuale, sostiene significa prendersi cura di noi stessi» il donare ad altri, il rendere sacra la conoscenza afferma G. Bergoglio (Papa Francesco, 2020) per rendere sacra la realtà. offrendo il senso di questa mia riflessione, sul- la necessità della ricostruzione socioeducativa La possibilità di osservare imitare, generare cul- oggi, cui vorrei affiancare un breve scritto della tura, stili, apprendimenti nasce dall’autenticità Madre Luigia Tincani, fondatrice della Universi- dei valori vissuti e modellati attraverso il com- tà Lumsa… dal testo “Educare è amare”, provan- portamento. Il nostro comportamento, infatti, è do al contempo ad attualizzarlo ad oggi, alle le- frutto delle nostre percezioni, della saturazione zioni in video, a distanza, blended, in dad, did; al o insaturazione del nostro spazio mentale che sostegno psicologico, al valore sanitario del fare genera e rigenera modalità operative. In questo una buona lezione, al valore sociale e pedagogico senso, interpretare la realtà genera la realtà! L’io di contribuire alla ricostruzione di una nuova so- è una relazione interpretativa, ermeneutica, con- cietà, cui discende una rinnovata specie sapiens, testuale, generativa! una nuova forma della relazione…. il ruolo della carità intellettuale, il valore della cultura, come Tenendo costantemente a mente i principi si- sostegno all’umano. “La lezione deve essere cir- stemici appena descritti possiamo rivolgere la condata… di una cura sacra, perché si tratta di nostra attenzione all’emergenza, alla sfida edu- avere uno dei più alti adempimenti che si possa- cativa e sociale cui siamo chiamati con forza nel no avere sulla terra… Considera l’insegnamento contesto pandemico attuale, come educatori, come vera comunicazione della verità, figlia e ri- padri, madri, adulti di riferimento di una specie velatrice di Dio, alle anime” (Luigia Tincani). in grado di modellare la realtà propria e di altre Ogni generazione vivente dipende dalle genera- specie come della realtà inanimata. zioni precedenti; ogni organizzazione inanimata attuale dipende dalle precedenti o comunque da Dopo aver descritto genesi e funzionamento quelle contestualmente collegate: la fondazione dell’io in analogia sistematica con il multiver- del reale come del mentale, la strutturazione del- so, possiamo concentrarci sulla metafora antro- la realtà è una ricerca di senso: “è una nave che pologica di eros e thanatos, bene e male, cura anela al mare eppure lo teme”, secondo E. Lee e distruzione di noi e del fuori da noi, l’energia Masters (1986); è una nave che esiste per navi- psichica che genera o rallenta ogni volontaria in- gare un mare cui dona senso, navigandolo; uno fluenza nel sistema. studente che dona senso al suo docente ascol- tandolo; un figlio che genera il padre, venendo La quantità di potenziale distruttivo presente al mondo. nelle persone e nelle specie viventi tutte è spesso correlata alla misura in cui viene limitata l’esu- Comprendo perfettamente il probabile senso di beranza della vita. Per quanto riguarda le realtà incertezza interpretativa che sto generando in inanimate, pur con determinati limiti concettua- te, lettore, che starai probabilmente ancora ri- li, tale relazione sistemica parrebbe confermata flettendo sulla strana formula presentata, ma- dalle leggi fisiche universali sinora osservate. gari chiedendoti in che modo tutto questo possa Non mi riferisco alle frustrazioni individuali di 20
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