Il viaggio di G. Mastorna - Matteo D'Amico - Teatro Alighieri
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Teatro di Tradizione Dante Alighieri Franz Joseph Matteo D’Amico Haydn L’isola Il viaggio disabitata di G. Mastorna
Teatro di Tradizione Dante Alighieri Stagione d’Opera e Danza 2021-2022 Il viaggio di G. Mastorna opera fantastica in un prologo e tredici quadri musica e libretto di Matteo D’Amico tratto dalla omonima sceneggiatura originale di Federico Fellini, Dino Buzzati, Bernardino Zapponi, Brunello Rondi nell’edizione a cura di Ermanno Cavazzoni (Quodlibet Compagnia Extra, 2008) Cesena, Teatro Alessandro Bonci giovedì 4 novembre ore 21
Il viaggio di G. Mastorna opera fantastica in un prologo e tredici quadri musica e libretto di Matteo D’Amico tratto dalla omonima sceneggiatura originale di Federico Fellini, Dino Buzzati, Bernardino Zapponi, Brunello Rondi nell’edizione a cura di Ermanno Cavazzoni (Quodlibet Compagnia Extra, 2008) personaggi e interpreti Narratore / Federico Fellini Valter Malosti Mastorna Luca Grassi La Hostess Yulia Tkachenko Una Vigilessa, un’Infermiera, l’Assistente del Truccatore, Jole, una Parente di Mastorna, coro madrigalistico Vittoria Magnarello L’Amante di un tempo, l’Adelaide, la Madre di Mastorna, coro madrigalistico Eleonora Lué Sommario Un Funzionario, il Giovanottone ubriaco, il Truccatore, il Becchino, un Parente di Mastorna, coro madrigalistico Aslan Halil Ufuk La locandina. ............................................................... pag. 3 Il Portiere, un Colonnello, il Tipo, il prof. De Cercis, il Padre di Mastorna, coro madrigalistico Ken Watanabe Il libretto. ........................................................................ pag. 5 parti recitate Marco Manchisi Armandino Il soggetto...................................................................... pag. 27 Matteo Baiardi il Presentatore, lo Spretato Barbara Martinini una danzatrice Le rovine di Mastorna di Alessandro Taverna .......................................... pag. 29 Orchestra Arcangelo Corelli direttore Jacopo Rivani Il viaggio di G. Mastorna in un sottotitolo, regia Valter Malosti 5 paragrafetti e una conclusione di Marco Leonetti ..................................................... pag. 35 studio in forma semiscenica scene e costumi Davide Amadei I protagonisti .............................................................. pag. 39 light designer Cesare Accetta visual designer Sergio Metalli Coordinamento editoriale direttore di scena Jacopo Squizzato Cristina Ghirardini maestro di sala Alessandro Benigni Grafica Ufficio Edizioni maestro luci/video Clelia Noviello Tommasino Fondazione Ravenna Manifestazioni sovratitoli Enrica Apparuti BH service audio Si ringrazia il Teatro Galli di Rimini per aver messo a disposizione il materiale editoriale. coproduzione Teatro Galli di Rimini, Teatro Alighieri di Ravenna Foto di scena © Zani-Casadio Da un’idea di Cinzia Salvioli e Valerio Tura: un affettuoso omaggio a Federico Fellini nel centenario della nascita (Federico Fellini, Rimini 1920 – Roma 1993) In copertina, Milo Manara, tavola tratta da prima rappresentazione Rimini 23 ottobre 2021 Il Viaggio di G. Mastorna, detto Fernet, Montepulciano, Edizioni del Grifo, 1992 L’editore si rende disponibile per gli eventuali aventi diritto sul materiale utilizzato. Stampa Elios Digital Print, Ravenna 2 3
Il viaggio di G. Mastorna opera fantastica in un prologo e tredici quadri musica e libretto di Matteo D’Amico tratto dalla omonima sceneggiatura originale di Federico Fellini, Dino Buzzati, Bernardino Zapponi, Brunello Rondi nell’edizione a cura di Ermanno Cavazzoni (Quodlibet Compagnia Extra, 2008) PERSONAGGI Federico Fellini voce narrante Giuseppe Mastorna, musicista baritono La Hostess soprano lirico Una Vigilessa, un’Infermiera, l’Assistente del Truccatore, Jole la domestica, una Parente di Mastorna soprano leggero L’Amante di un tempo, l’Adelaide, la Madre di Mastorna mezzosoprano Un Funzionario, il Giovanottone ubriaco, il Truccatore, il Becchino, un Parente di Mastorna tenore Il Portiere, un Colonnello, il Tipo, il prof. De Cercis, il Padre di Mastorna basso-baritono Coro Madrigalistico Armandino Il Presentatore Lo Spretato Una Danzatrice Tre Cori Danteschi, i passeggeri dell’aereo, un sarto e il suo assistente, gente di vari cortei, i viaggiatori in stazione, l’amico morto (Venturini), astanti alla cerimonia del Premio, avventori del caffè e dei night, gli inservienti del becchino, i parenti dei morti, al cimitero, i colleghi dell’orchestra Le parti di testo su sfondo grigio sono state omesse nel presente allestimento. 5
Prologo Quadro primo Hostess Mastorna In aereo: l’atterraggio nel campo di “evenienza”. Sì, un campo d’evenienza. Ma stia tranquillo, Lei è gentile, davvero! Ma sa che più la guardo, Narratore (Federico Fellini) Maestro, è tutto in ordine… più mi sembra che assomigli a qualcuno… Sogno del 7 Marzo 1966. Narratore (Federico Fellini) Volo nella cabina di guida di un aereo, c’è il pilota Siamo in un aereo, un grosso aereo di Mastorna Hostess giovanissimo, molto simpatico. […] Siamo a quota linea che in una notte tempestosa sta Siamo finiti fuori rotta? (interrompendolo, dolcemente) 4000 e non possiamo abbassarci perché quello è il sorvolando una regione di alta montagna. Cerchiamo tutti un nostro “qualcuno”, fondo del nostro corridoio aereo, il limite massimo A bordo c’è del panico, l’aereo attraversa Hostess cerchiamo un viso, degli occhi, un sorriso. consentitoci […]. Seguitare cosi il volo sembra una zona sconquassata da un temporale Non è poi così male, ogni tanto, finire fuori rotta… Forse per ricordare, fermarci un po’, però molto pericoloso, perché l’aria dinnanzi a noi terrificante. Lampi da finimondo squarciano e fare i conti con noi stessi… è piena di palle di neve gelata sospese immobili il buio temporalesco rivelando a tratti una Narratore (Federico Fellini) Ma vada, presto, in albergo la stanno nel vuoto che esplodono violentemente contro agghiacciante visione di nubi e vapori sconvolti Poi di colpo l’impatto tremendo col suolo aspettando, il vetro del muso dell’aereo […]. Da un momento dalla furia dei venti. Alla luce abbagliante di scuote violentemente i passeggeri: con è tutto organizzato. all’altro il vetro potrebbe schiantarsi e sarebbe la un lampo appare, terrificante, l’immagine di scossoni che lo fanno vibrare e sbandare da catastrofe. […] Stiamo rapidamente scendendo montagne paurosamente vicine. L’aereo vibra, tutte le parti, l’apparecchio continua la sua Narratore (Federico Fellini) a terra, c’è una sosta per verifiche e controlli e si scuote, precipita in vuoti d’aria, squassato corsa veloce che i freni stridendo e sibilando Mastorna, tenendosi il cappello con le mani l’aereo deve arrestarsi all’imbocco di una galleria. con spaventosa violenza. cercano disperatamente di rallentare. per le raffiche di vento e serrandosi nel Il pilota è scomparso, tocca a me frenare il potente Al di là degli oblò i palazzi e i grattacieli, cappotto, si avvia verso uno dei pullman il cui apparecchio che corre dritto verso il tunnel, spingo I Passeggeri e gli Assitenti di volo le prospettive delle strade, roteano interno è fiocamente illuminato. Serrato fra il piede sul pedale del freno, che sovrumana fatica! confondendosi vertiginosamente. Con schiene sconosciute, tenta di capire, attraverso [Coro] E riesco a bloccare l’aereo a pochi millimetri prima un ultimo ondoso e vasto movimento, i finestrini del pullman in corsa, che città possa della galleria evitando il disastro, il suo muso – Oh Dio… Cos’è stato? all’improvviso tutto si placa. essere. Ma tutto è chiuso, buio, le strade della d’acciaio si è fermato a breve distanza dalle garitte- – Ah!… Madonna Santissima!… L’aereo è fermo. Tutti i passeggeri, che hanno città completamente deserte. controllo poste a destra e a sinistra dell’inizio – I passeggeri sono pregati di allacciare le sul volto delle smorfie ancora dominate dal del tunnel. Dentro ci sono due vecchie donne (le cinture di sicurezza e di rimanere seduti ai terrore, stentano a credere che la catastrofe sia Parche?) che sferruzzano a maglia. propri posti. stata evitata. Quadro secondo – Ma che succede? Mastorna si accorge che l’aereo è disceso in In Hotel: la hall, il night, la camera da letto. Questa è la storia di uno che è morto e non lo sa. – Un attentato, una bomba!… una vasta piazza di una città sconosciuta del – I passeggeri sono pregati di non alzarsi più Nord. Si intravede, lontana, la sagoma buia di Narratore (Federico Fellini) Primo Coro Dantesco dai propri posti. un’immensa chiesa gotica. Fuori tira vento. Ed ecco il motel: sperduta nel buio di una Qual è colui che suo dannaggio sogna, – Amore, e adesso?… – Niente, non è niente. Nevischio. grande pianura, una costruzione cubica, che sognando desidera sognare, – Mio Dio!… Mai più, mai più!… modernissima ed anonima. Attraverso le ampie sì che quel ch’è, come non fosse, agogna, – È il mio primo volo!… I Passeggeri (Quartetto vocale) pareti di vetro, Mastorna intravede la hall, un tal mi fec’io… – Mia moglie… in sogno… me l’aveva detto… – Siamo salvi… vasto ambiente tutto costellato dalle fiammelle (Dante, Inferno, xxx, 136-139) – Calma! Signori, calma! Per favore… – Un miracolo… vaganti di ceri e candele. – Ho paura! Ho paura!… – Grazie a Dio!… Anche a Mastorna consegnano una candela Narratore (Federico Fellini) – Non voglio morire… – Dove siamo?… accesa con una frase di scuse dette in una Queste strane, allucinanti costruzioni dovevano lingua che non conosce. Inseguendo altri apparire all’inizio di un film che volevo fare e non Narratore (Federico Fellini) Mastorna viaggiatori Mastorna entra nell’atrio e si dirige ho più fatto. Si chiamava Il viaggio di G. Mastorna. A un certo punto, tutto cessa come per Dove siamo? A Colonia? Non è un aeroporto. verso il banco del portiere. L’uomo sorride in Le costruzioni sono rimaste così, inutilizzate e incantesimo: si ode soltanto il prolungato uno scintillio di denti d’oro. deserte, in uno stabilimento cinematografico fruscio dell’aereo che continua la sua discesa, Hostess vicino a Roma. In questa piazza doveva atterrare silenzioso, come se i motori si fossero spenti. Quante domande… È tutto a posto, solo Portiere un aereo dal quale sarebbe sceso l’eroe del film, un’evenienza. Mi spiace, Maestro, siamo senza corrente, un violoncellista… morto. E da questa piazza Hostess causa il maltempo. sarebbe cominciato il suo viaggio attraverso un Il comandante avverte i signori passeggeri che Mastorna paesaggio assurdo, da incubo. Non molto tempo tra pochi minuti, per motivi tecnici, atterreremo Sì, ma devo ripartire: io ho le prove, l’orchestra Mastorna fa sono tornato a rivedere questi luoghi. Mi in un campo di “evenienza”. che mi aspetta! Non posso mancare!… Capisco. Mi può chiamare questo numero? sembravano più belli, così abbandonati, cadenti, È un po’ tardi, lo so. Ma devo avvisare mia pieni di erbacce. Questo è Mastorna, l’eroe del Mastorna Hostess moglie. mio film, un violoncellista… Doveva cominciare Campo di “evenienza”? Ha detto campo di Non si preoccupi, Maestro, vedrà che farà in così, con un atterraggio di fortuna… In una piazza “evenienza”?… tempo: si fa sempre in tempo… strana… da sogno. 6 7
Portiere Hostess di un abito. Lei può scegliere: una divisa, un Hostess Non è possibile ora, il vento.., e questo La nascita, la morte, il ciclo della vita, che si costume, un mantello. Il nostro sarto è qui per Ma è già domattina! temporale. La linea telefonica è interrotta, rinnova sempre, per l’eternità. le misure. Escono come la corrente. Mastorna Mastorna Mastorna (frastornato) (seccato) Quadro terzo (sbottando, ironico) Mi sento strano, la testa… Ma che diavolo c’era Grazie, grazie, ma non mi sembra il caso… La città, i cortei, la vigilessa. Bene, benissimo! Ma io domani devo essere a in quel cocktail? Devo riposare, mi scusi… Firenze, ho le prove, e il concerto… Portiere Narratore (Federico Fellini) Narratore (Federico Fellini) Mi creda, non può rifiutare: solo un momento, Esterno. Strada. Giorno. Portiere Interno camera albergo. Notte. La camera per le misure. Là, dove la sera prima c’era una landa piatta Domattina potrete ripartire. Intanto, mentre è immersa in una fitta penombra, a malapena (Mastorna non ha voglia di farsi prendere e deserta, c’è una strada illuminatissima, nella portano su i bagagli, si accomodi al bar, beva rischiarata da un chiarore lattiginoso, come di luce le misure. Ma i tre tipi sono implacabili ed avviene quale ribolle con grande agitazione festosa qualcosa, prego, da quella parte. al neon, che proviene dalle fessure della finestra una scena assurda. Una vera colluttazione. I due una folla eterogenea. Dovunque si accalca una chiusa. A tentoni Mastorna cerca l’interruttore aiutanti sono piombati addosso a Mastorna moltitudine irrequieta e smaniosa. Echi confusi Narratore (Federico Fellini) della luce. Lo accende. Appare una stanza da letto e lottano con lui per tenerlo fermo, mentre il sarto di musiche non ben definite, suoni di flauti, Mastorna scende i gradini che immettono in arredata con sobria eleganza. In un angolo, la col suo metro gli misura le spalle, la vita, le gambe. tamburi, campane, lunghi squilli di tromba. un night-club avvolto da una densa penombra custodia del violoncello, con i suoi fianchi rotondi, Confusamente ma in un modo ineluttabile, In mezzo a questa folla che sembra sciamare e molto affollato. Mastorna vi si attarda, beve ritto in piedi, come una fantomatica presenza. Mastorna avverte che deve far qualcosa per per ogni dove, Mastorna avanza a fatica, lungo un cocktail offertogli dal barista. Che strano sfuggire a quella incredibile situazione. Lotta il marciapiede, gremito fino all’inverosimile sapore. Al centro, su di una pedana, due attori, Mastorna si avvicina, apre la custodia, toglie il furiosamente colpendo con selvaggia violenza di gente che va in tutte le direzioni. un uomo e una donna, stanno esibendosi in violoncello con premura, con amore, come si i suoi assalitori. Ed infine riesce ad avere A un tratto, Mastorna vede il facchino che lo un numero molto comico a giudicare dalle trattasse di una persona viva. Prova con l’arco il sopravvento. I tre escono dalla stanza, malconci, accompagna allontanarsi portando via le sue risate e dagli applausi del pubblico. Ma il senso qualche nota, lo accorda, lisciandone con la mano ansanti, profondendosi in scuse) valige. Lo ha perso di vista, ma ogni tanto gli umoristico di tutto ciò che fanno e dicono il ventre lucido. Riprende a suonare, tentando sembra di vedere, più avanti, spuntare alta i due comici resta indecifrabile per Mastorna. qualche passaggio più sonoro e intenso. Narratore (Federico Fellini) sulla folla la custodia del suo violoncello. Come Un applauso fragoroso si propaga per tutta la (Improvvisamente bussano alla porta: è il Mastorna, disteso sul letto, si è assopito. risucchiato dai movimenti della gente, si guarda sala. (pausa) portiere, accompagnato da altri due componenti Si agita nel sonno, inquieto, le labbra si da una parte e dall’altra. Non riesce più Sulla pedana si svolge ora un numero ancora lo staff dell’hotel. Uno di loro, a giudicare dagli muovono come se parlassero, il respiro a scorgere il motel, che pure doveva chiudere più misterioso. Una stupenda odalisca oggetti che porta con sé, sembra un sarto.) è affannoso. Fuggevoli immagini di sogno gli la strada, laggiù in fondo. seminuda esegue una danza molto sensuale, ripropongono antiche memorie, episodi della La strada è fiancheggiata da chiese, antiche che via via si trasforma in una serie di Portiere sua vita che aveva completamente dimenticato. e moderne, chiese cristiane, gotiche, barocche, convulsioni sempre più folli, atroci. E infine (entrando nella stanza con altre due persone. moschee, pagode, sinagoghe, templi buddisti. l’odalisca partorisce un bambino. Lassù sulla Una di esse è visibilmente un sarto. L’altra ha (Una presenza, un rumore, e Mastorna riapre Si formano di continuo processioni e cortei, pedana, qualcuno, sollevando alte le braccia, l’aria di un assistente.) gli occhi di soprassalto. Al centro della stanza portando in giro immagini sacre dei più strani mostra il corpicino nudo di un bambino Buonasera, le ho portato il nostro sarto. c’è la Hostess, con il suo sorriso confortante) culti. Sulla soglia dei vari edifici, sacerdoti appena nato e annuncia a gran voce che è un imboniscono la folla con appelli stentorei, che si maschio. Tutti applaudono intensamente, con Mastorna Hostess alternano a cori di pellegrini ricolmi di devozione. commozione. Molti lanciano fiori verso la bella (allibito) (entrando d’improvviso) odalisca, che giace sulla pedana, sfinita da Il vostro sarto? È pronto Maestro? Sono venuti a prendere (la voce del narratore si perde nel canto del coro un’immensa stanchezza. i suoi bagagli. dei pellegrini) (Da una tenda, sbuca la Hostess, che si avvicina Portiere a Mastorna) Sì! Ogni tanto è necessario curare un po’ la Mastorna Corteo di religiosi nostra immagine, mettersi in ordine, e il nostro (Mastorna riapre gli occhi di soprassalto) (è un corteo di pellegrini, anime pie, vesti Hostess miglior sarto… I bagagli? Perché? castigate, si battono il petto) Che bel numero, vero? Sanctissima... colombissima... (sussurra invitante all’orecchio di Mastorna). Mastorna Hostess purissima... issima... Ogni volta che lo vedo, mi commuovo. Ma quale immagine, quale ordine!… Ci teneva così tanto a ripartire! Siam qui per il premio ch’eterno speriamo, Mastorna Portiere Mastorna la via conosciamo, Ma che spettacolo è? Cosa significa? Non è d’accordo, mi pare di capire. Deve sapere Ma come? Di già? Non era per domattina? la canta il salterio. però che è nostra usanza fare omaggio ai clienti Sia gloria a Lui, santo, 8 9
che luce ci dà, Mastorna Hostess Primo Viaggiatore è fede, è l’incanto, L’ho rinnovato da due mesi. Dove vuole andare? Ho urgente bisogno di notizie dalla Francia! di sua Majestà. Sanctissima …issima Vigilessa Mastorna Secondo Viaggiatore Santa Maestà. Ma il passaporto non mi dice… A Firenze. Devo andare a Firenze. Vede? Questo è mio figlio! Sanctissima …issima Santa Maestà. Mastorna Hostess Terzo Viaggiatore (alterandosi) Non ha capito? Se lei non dice dove deve Il capitano de Louvot! Qualcuno l’ha Mastorna Ma cosa va insinuando? andare, è inutile che faccia la fila. incontrato? (disorientato, cerca aiuto chiedendo ad una vigilessa) Vigilessa Mastorna Mastorna Mi scusi tanto, chi sono questi? Cosa cantano? … la sua vera identità. Ma cosa dicono gli avvisi? Che c’è scritto Ma veramente, non ne so nulla… in quei tabelloni? Di che parlano? Vigilessa Mastorna Primo Viaggiatore (con un certo entusiasmo) Guardi la foto, i timbri, le firme… Hostess Mi scusi, è di Digione, o viene per caso di lì? È gente sicura, che ha fede. Hanno sempre (sorridendo appena) un futuro, dove non conta: basta essere in tanti, Vigilessa Se parlassero di lei, li capirebbe. Secondo Viaggiatore e gridare più forte. Ha bisogno d’aiuto? (su di tono anche lei) Mio figlio m’ha chiamata, io l’ho sentito. Caro signore, non ha qualche cos’altro? Questo Voce fuori scena Mastorna non basta per dirmi, lei, chi è. Voglio aiutarla, (dagli altoparlanti che rimbombano sotto Terzo Viaggiatore Mi sono perso, cercavo la stazione, per andare ma lei mi dica, mi spieghi… le volte della stazione). È persona ben nota il capitano: possibile mai?… in aeroporto. Mi dica, per favore… Proibito partire portando bagagli. Lasciate Mastorna le valige ai depositi. Mastorna Vigilessa Stiamo scherzando, con quale autorità? Ma io che c’entro, son come voi alla ricerca… Posso aiutarla, però… Contro ogni regola, è un’illegalità! Protesterò Narratore (Federico Fellini) in ambasciata, è il colmo!… Preso in un’onda di folla Mastorna viene spinto Primo Viaggiatore Mastorna davanti a un grandissimo basso banco dove – Mi dica, la prego… (Al termine del duetto, sono entrambi Per la stazione? Per l’aeroporto? Mi dica… senza complimenti – degli inservienti brutali esasperati. Per porre fine alla questione, la tolgono le valige, le borse, di mano a tutti, Secondo Viaggiatore vigilessa riconsegna il passaporto a Mastorna.) [Duetto del passaporto] gettandole in un grande mucchio che sta sopra Mio figlio, lo vede? una pedana mobile. Quelli ai quali le valige sono Vigilessa Vigilessa state strappate si ribellano, o si lamentano, Terzo Viaggiatore Vada pure. Ma mi ascolti: si sforzi di ricordare Mi dica lei: chi è? e protestano. Altri si aggirano tra la folla Eppure, mi creda… com’è arrivato qui, anche i particolari, con smarriti, cercando parenti o conoscenti. buona volontà. Ecco: questa è la stazione, Mastorna Mastorna cerchi il suo treno. Perché? Che cosa c’è? [Coro] Mi scusi, mi lasci, non sono… Primo Viaggiatore Vigilessa Narratore (Federico Fellini) Quadro Quarto (un giovane, visibilmente agitato) Un documento, per favore. Esasperato, furioso, Mastorna tenta di salire La stazione. C’è qualcuno che arriva da Digione? su un treno qualunque, ma viene respinto dai Mastorna controllori perché senza biglietto. Grida, urla, Narratore (Federico Fellini) Secondo Viaggiatore Io sono in viaggio, ieri un atterraggio… e dai finestrini assiepati di volti, innumerevoli Sì, quella è una vera stazione. Ecco i binari, (una signora anziana in lacrime) viaggiatori lo fissano in silenzio, con quei i treni in partenza, i controllori e, tra gli ululati Mio figlio… mio figlio! Vigilessa terribili occhi senza sguardo. Ed ecco, il treno strazianti delle locomotive e il frastuono degli Le generalità? parte, è un treno a quattro piani, e sfila via altoparlanti, il brusio assordante, inarrestabile Terzo Viaggiatore davanti a Mastorna, che un attimo prima di di tutta quella folla frettolosa, indaffarata. (un tizio dall’aria inquisitoria) Mastorna vederlo sparire riconosce tra quei volti quello Sì, è una vera stazione. Ma i nomi delle città Charles de Louvot! Charles de Louvot! Ho il passaporto, eccolo qua. di un amico, e rimane come impietrito. Fissa scritti sugli enormi tabelloni degli arrivi e delle la pallida immagine del viaggiatore che lo ha partenze sono indecifrabili. Mastorna spaesato, Mastorna Vigilessa salutato e che il treno sta portando via: un suo si rivolge a un casotto per le informazioni. (frastornato, schermendosi) Va bene, sì, però… amico carissimo, un violinista, morto dieci anni No, io no. prima, ma il treno è già lontano. 10 11
(Risuona in orchestra una melodia lugubre Quadro quinto Infermiera continua a sbeffeggiare, con alzate di spalle, e solenne, simile al Dies Irae, e poi quella Il consulto. Simpatico, simpaticissimo! È una prova molto smorfie e dinieghi, ciò che gli altri stanno dell’inno Te lucis ante terminum.) convincente. Amore è vita! dicendo nella stanza. Tira fuori la lingua, come Narratore (Federico Fellini) un Pulcinella. Fa pernacchie, gesti osceni, e il Mastorna Quando Mastorna ritorna in sé, si trova Colonnello suo invito a Mastorna di venir via, di seguirlo, Dio mio! È Venturini! È Venturini! Ma è morto, nell’ufficio del commissariato della stazione. (un po’ spazientito) piantandoli tutti, è perentorio.) è morto più di trent’anni fa!… È disteso su una brandina d’infermeria. Un Caro Mastorna, ho voluto incontrarti perché (Gli altri, nella stanza, non sembrano essersi funzionario delle Ferrovie, dall’aspetto cordiale, ti conosco meglio degli altri. (Mastorna, fulminato dalla rivelazione, accorti di quella presenza) gli parla con un tono di bonaria sufficienza, al colmo dell’affanno, si ferma, disperato. come ad un bambino. Un’infermiera gli ha Funzionario Lo sconvolgente sospetto di essere morto gli fà [Terzettino] denudato il braccio e gli sta praticando Ecco, appunto, proprio per questo… scoppiare il cuore e il cervello.) un’iniezione. Funzionario Colonnello Basterebbe trovare un momento, un piccolo Mastorna Funzionario E se avessi potuto, avrei portato con me Pelizzi, momento della sua vita… No… non può essere… non sono morto! Con un po’ di calma, lei capirà che noi vogliamo Rivalta… (scandisce questi nomi con tono Non posso essere morto! (si tocca la faccia e le soltanto aiutarla. La faccenda è più semplice di enfatico, mascherando virilmente una certa Colonnello braccia) Io mi tocco… mi sento… sono fatto di quanto ci si possa immaginare. Se non si fida di commozione) … Longobardi. Dì, Mastorna, … ma bada, un momento anche qualunque, carne… il mio cuore batte… non può essere, me, le ho portato qualcuno che lei ben conosce. ti ricordi di Longobardi? insignificante… riportatemi indietro! Io vedo… io sento… ho sete… ho fame… ho voglia di fare l’amore! (Girando lentamente la testa verso il muro, Colonnello Infermiera come rifiutando di accettare la realtà di quelle (È comparsa accanto a lui di nuovo la Hostess. Caro Mastorna, tu mi conosci, non sono uno Un momento, in cui lui sia stato se stesso, persone che gli stanno attorno, fiocamente, Mastorna la vede, le afferra un braccio, la stringe che vuol rendere le cose complicate. Ma pure veramente se stesso… Mastorna inizia a parlare.) a sé.) tu, devi capire… Tutti e tre Mastorna Mastorna Funzionario Un piccolo momento… una volta almeno… una Non credo a una parola di quello che dite. (con trasporto) Da qui, lei può raggiungere qualsiasi sola… Non voglio riconoscervi. Sto sognando, e mi Dimmi, dimmi! Vorrei baciarti, se fossi morto? destinazione. È necessario, però, che lei sveglierò presto. E, se non posso ancora (Mastorna si alza, un po’ barcollante, e si avvia Ne avrei voglia? Rispondi! Rispondi! presenti dei documenti validi, e che dichiari svegliarmi, voglio cambiar sogno. Da bambino alla porta. Nessuno si muove per trattenerlo. con chiarezza dove vuole andare. Questo ò un riuscivo a mutare il corso dei miei sogni. Nessuno dice una parola. Narratore (Federico Fellini) diritto, ma anche un suo dovere! Mastorna apre la porta, e si trova direttamente E, golosamente, Mastorna tuffa le mani nei Infermiera in strada) biondi capelli della hostess, la bacia, le morde Colonnello (dolcissima, materna, sussurrando all’orecchio le labbra. Riflessa nelle sue pupille azzurre, Capisci, Mastorna? Bisogna essere chiari! di Mastorna) Mastorna vede, come su uno schermo, una Che cosa vorrebbe sognare?… Quadro sesto scena orrenda. Il crinale di una montagna Infermiera (con tono affettuoso) Armandino, la cabina telefonica, il mago. ricoperta di neve. Si distinguono i particolari Colonnello di un ghiacciaio sconvolto dai crepacci; tra un Ma lui l’ha detto, poverino. Vuole andare a Firenze. È bene registrare la sua situazione: (Mastorna, uscito in strada, viene subito crepaccio e l’altro una strana macchia nera: tutto dipende da questa sistemazione, raggiunto dall’ometto ammiccante.) è il rottame di un grande aeroplano. Intorno ai Colonnello o “individuazione”, per esser più precisi. Se no, rottami corpi dilaniati, anneriti, accartocciati. A Firenze?… sarà difficile farlo proseguire. Armandino Ecco un uomo supino: la testa riversa indietro, Funzionario (parlato) la fronte sfondata. Ma il volto è ancora intatto, Funzionario Ah! Gesù sia lodato! Siete stato bravissimo, la bocca e gli occhi semiaperti: è lui, Mastorna. A Firenze?… Giusto, è così. Anche se, ad onor del vero, mi complimento molto. Come avete detto? Io vi Tutto ciò che è rimasto del suo povero corpo. c’è stato qualcuno che ne ha fatto a meno: ho sentito. “Non credo una parola di quello che Le lunghe ciglia della hostess si abbassano Infermiera è partito lo stesso, ma dov’è arrivato? dite, non voglio riconoscervi”. Ah, ah, ah! lievemente, l’atroce visione affonda e sparisce Sì! A Firenze. (l’ometto accompagna la risata con una nel liquore azzurrino dello sguardo. E Mastorna Infermiera pernacchia e un gesto osceno del braccio.) perde i sensi, crollando sul marciapiede della Funzionario È vero, è successo… Non può rifiutare. E io pure ci stavo per cascare, come no! banchina. Ma lei lo sa, colonnello, che questo bel signorino voleva fare l’amore con una delle nostre hostess, (Imitando le voci dei controllori). E dove volete (Un picchiettare ai vetri delle finestre attira andare, e chi siete, chi siete veramente (con uno in stazione, davanti a tutti? (scoppia a ridere) l’attenzione di Mastorna. scatto). Ma come chi sono? Sono Armandino. Così, per provare di essere vivo. Al di là della finestra, una faccetta ammiccante Armandino Proboscide. E chi devo essere? 12 13
Qui tutti mi conoscono. Mi vogliono bene tutti, idiota! Io sono Mastorna. Giuseppe Mastorna. Chi Secondo Coro Dantesco Mastorna e, agitando una mano laudativamente perché hanno capito che non sono fesso, e non è al telefono? Che significa? Pronto?… Pronto?… (Il coro, preferibilmente, fuori scena, nell’aria, gli fa cenno di avvicinarsi. mi faccio fare fesso. Dice “siete morto!” E va si sovrapporrà alla prima parte della battuta (La comunicazione si chiude.) bene. E con questo? Intanto questo fatto non è del Narratore che segue) Armandino (Mastorna ricompone il numero ma, ancora sicuro, perché io sono qui da parecchio tempo, Vieni, vieni! Gli ho già detto tutto io. Luisa prima di averlo finito, un sibilo fastidioso lo Com’io tenea levate in lor le ciglia, caro signore, e mangio e bevo, fumo e… si chiama, vero, tua moglie? Che bel nome! assorda. Poi si ode come uno scatto, una voce e un serpente con sei piè si lancia (Con un ammiccamento scurrile fa capire che fa Che distinzione! metallica, con tono impersonale, evidentemente dinanzi a l’uno, e tutto a lui s’appiglia. anche l’amore.) registrata su nastro, annuncia: Ma ammettiamo, per non fare discussione, Ellera abbarbicata mai non fue Il Tipo – II numero da lei composto… che siamo morti. Ma è quello il modo… ad alber sì, come l’orribil fiera Si concentri su un sentimento disteso, lineare, Di nuovo il sibilo, uno scampanio, l’ingresso E i paroloni difficili di tutti quei cacadubbi? per l’altrui membra avviticchiò le sue. senza sopraffazioni: con puro, semplice amore. violento di un brano musicale a pieno volume e, “L’individuazione, l’identificazione”. Ma, dico Poi s’appiccar, come di calda cera (pausa) Non sia tanto timido. Non sento niente, in questo frastuono, si sovrappone di nuovo, ma io, non vi viene in mente che ad un povero fossero stati, e mischiar loro colore, finora. solo per un attimo, la voce metallica: figlio di mamma, che non sa che cacchio gli né l’un né l’altro già parea quel ch’era… (Il frastuono della musica e il baccano di quel – non è consigliabile insistere, se prima… sta capitando, che si trova in un paese che lugubre carnevale sono giunti al colmo.) Il sibilo si fa acutissimo, ricoprendo la voce Già eran li due capi un divenuti, non conosce, una lingua che non capisce, È inutile. Se lei non si concentra, se non prova registrata. Mastorna picchia freneticamente quando n’apparver due figure miste (con occhi lucidi di commozione da guitto)… autentico amore. Mi dia le mani. Chiami con il gancio del ricevitore, per tentare di avere in una faccia, ov’eran due perduti. non vi viene in mente, dico, che un povero cristo me: Luisa! via libera, e ricompone il numero, lentamente, Fersi le braccia due di quattro liste; vuol parlare con casa sua? Vuol sentire la voce mordendosi le labbra, la fronte bagnata di le cosce con le gambe e ’l ventre e ’l casso della mamma, della moglie, di una mignotta Mastorna sudore. Lo squillo ripetuto del telefono che divenner membra che non fuor mai viste. qualunque a cui vuol bene? (in uno sforzo di concentrazione) chiama.) (Dante, Inferno, xxv, 49-51, 58-63, 70-75) Luisa! Mastorna Mastorna Narratore (Federico Fellini) (interrompendolo) Il Tipo Pronto? È il 572.420? Sì?… Buonasera signora, Esterno: strada. Insieme, si avviano lungo Ecco, appunto, mi serve un telefono, devo Più forte, più forte. Luisaaa! cercavo mia moglie, Luisa. Lei è una sua amica? una strada fitta di lumi, di luci, di insegne chiamare subito mia moglie, Luisa. (ad Armandino e agli altri che lo attorniano.) Luisa è in casa?… Come? I nuovi inquilini? Ha luminose, che scattano, si muovono, formano Aiutatemi anche voi. cambiato casa? Dopo… dopo la disgrazia?… figure, di donne, nude, danzanti, facce di clown, Armandino Ma tu sei nato con la camicia! Qua c’è di animali, di maghi e diavoli. Armandino (Mastorna riaggancia, attaccandosi quasi Armandino Proboscide, che ti fa parlare con Interno: Night club. Notte. Luisaaaa! all’apparecchio, affranto e sconsolato qual è. tua moglie. Ecco, vedi, questi sono i gettoni. Armandino entra, trascinandosi dietro Armandino lo soccorre, pieno di premura.) Hai visto quanti? Ti ricordi il numero di casa Mastorna. Dentro la calca è assurda. La gente, Il Tipo tua? Presto, entra qua… Chiama casa tua. immobile, perfino in piedi sulle seggiole, Luisa, ti amo! Armandino Io aspetto fuori. guarda nella luce concentrata e cruda di Tu non sei riuscito a parlare con tua moglie, molti riflettori, verso il centro di una pista di Mastorna vero? Ma io ti ci faccio parlare lo stesso. Narratore (Federico Fellini) un altro night, che è da qui però invisibile, Luisa, ti amo! Conosco un tale che non sta a domandare il Interno: cabina telefonica. Mastorna, solo, ma nel quale si deve svolgere una primigenia, perché e il percome. E, attraverso di lui, tu ci ripete a fior di labbra, febbrilmente, il numero orrenda cerimonia di accoppiamenti bestiali, Il Tipo puoi parlare. Meglio che al telefono. Perché di casa, e le dita gli tremano. Visto da vicino il a giudicare dall’avida, assorbita attenzione Più forte, tutti insieme! senti qualcosa anche nel cuore. Mi vuole bene. telefono, che è in tutto simile ad un normale di tutti e da un rumore di guaiti, di latrati, L’anno scorso, per esempio, mi ha fatto parlare telefono, presenta un inconveniente: sulla dall’andare e venire d’un groviglio di capelli Armandino con mio fratello. Che litigata, che abbiamo tabella rotante dell’apparecchio i numeri biondi e code di cane. Luisa, ti amo! fatto! E poi Greta… era un’olandese, faceva sono quasi completamente cancellati e quei l’amore con l’urlo. Sì quando godeva urlava (da solo, senza il coro) pochi che si leggono appaiono come cifre come una tigre. Una sera, mi venne in mente Armandino scopre, rannicchiato ad un tavolo Tutti sconosciute, indecifrabili ideogrammi. Greta. Che farà…? Si ricorderà di me? E sono buio, d’angolo, il tipo così affannosamente (Ora anche gli altri clienti del night si uniscono ai Mastorna introduce i gettoni nella fessura e, stato da lui. Ah, ma tu vedrai, è straordinario. cercato. Una faccia molle e cadente, da Oscar tre in un coro sgangherato e beffardo.) freneticamente, gira la rotella. Ha una macchinetta, una sua invenzione. E tu Wilde, due labbra gonfie piegate agli angoli in Luisa, ti amo! Oh, come ti amo! Ah, quanto ti senti proprio, nel cuore, dentro il cuore, questa un immobile sorriso, i capelli lunghi e unti, che amo! Mastorna persona che ti parla. Ti giuro, quella sera lì, io, scendono a metà collo. (Il tipo fa un gesto con la mano, come per far Pronto, chi parla? È casa Mastorna? Con chi con Greta, ci ho fatto quasi l’amore. Andiamo, Girandogli alle spalle, Armandino si china verso tacere tutti, ed invita Mastorna a concentrarsi parlo? Sono Giuseppe Mastorna… Come?… vieni con me. di lui, gli mostra con l’indice Mastorna e gli dice sull’ascolto.) Mastorna è lei? Ma cosa dice!… Che scherzo qualcosa con zelo all’orecchio, strizza l’occhio a 14 15
Il Tipo e materia cerebrale. Rimane per qualche scomposto, e sul comodino il paralume Mastorna Forse è possibile. La sento arrivare. Ascolti secondo così, quindi salta su, come una molla, ricoperto da un velo scuro per creare una Ma cosa dici? Quale premio? riconosce la voce di sua moglie? vivo, giovane, aitante, più di prima. penombra più dolce e voluttuosa. Quelli del night, usciti anche loro sulla terrazza, L’Amante Narratore (Federico Fellini) si tuffano nel vuoto, in buffe pose, e – con tonfi Il premio! Il premio! Adesso devi andare. Addio, Il volto coperto di sudore gelido, Mastorna sinistri – si sfracellano di sotto, per rialzarsi Quadro settimo amore mio, creatura mia… ascolta spasmodicamente, cercando di in pochi secondi, intatti e felici. Si aprono L’Amante di un tempo. percepire la voce remotissima e tanto amata. altre finestre, grida e saluti, tutti si lanciano Ma si sente solo un rauco gorgoglìo, che non si nell’impossibile suicidio. Anche Mastorna, ora, L’Amante Quadro ottavo può riconoscere, che non si può ascoltare, e fa è sul terrazzo del night. Si sporge a guardare, Peppino amore mio… Son venuta lo stesso, sai, La cerimonia del Premio. impazzire di nausea e di terrore. intorno a sé, in basso, la teoria ininterrotta di al tuo funerale, anche se tua moglie aveva detto E il gorgoglìo continua, dilatandosi in suoni molli, gente che spicca un salto, si tuffa, si sfracella al a tutti che mi avrebbe presa a schiaffi. Peppino Narratore (Federico Fellini) fangosi, insopportabili all’udito e al cuore di suolo, si risolleva. caro, vita mia, cuore mio ti sono rimasta fedele. Interno: sala della premiazione. Mastorna che, travolto da una nausea profonda, Allora una bella ragazza dall’aria decisa fa un Mai più, mai più, con nessuno. Trascinato da Armandino, Mastorna entra non regge a tanto strazio e dà di stomaco. passo avanti, guarda in basso, strizza l’occhio nella sala: un’immensa platea gremita fino (Ma ecco un giovanottone, corpulento e a Mastorna e gli dice, tendendogli una mano: Mastorna all’inverosimile di uomini e donne di ogni età potente, irrompere nel locale, con impeto. La Vieni! Su, insieme! (sorpreso, incredulo) e di ogni condizione sociale. Tutto intorno camicia aperta sul davanti mostra un torace Esitante, Mastorna si lascia prendere la mano, La nostra stanza. È tutto uguale… Tutto come pendono bandiere, migliaia di riflettori, di luci, carnoso, vasto e sudato. Ha gli occhi stralunati, poi, chiudendo gli occhi, si tuffa, assieme alla l’ultima volta… di lampadari. Laggiù in fondo, il palcoscenico, come di chi ha bevuto molto e, in preda ad ragazza che, ridendo, lancia un acuto grido, invaso di luce bianca, sul quale un presentatore un’allegria selvaggia, sbraita eccitatissimo.) battendosi la mano sulla bocca, come i bambini L’Amante in frac sgrana al microfono un rosario di che imitano le pellirosse. Mastorna e la ragazza Te la ricordi? Non ho toccato niente, sai? Tutto spiritosaggini insulse. Ha di fronte a sé un Il Giovanottone volano giù, allegramente, precipitando sul selciato è rimasto come allora… la tua vestaglia, il tuo cofanetto con alcune buste chiuse, che si Evviva, alleluja! Sono morto, ce l’ho fatta! e sfracellandosi come due pere mature. Il sangue pigiama, le tue pantofole. appresta ad aprire per annunciare il nome dei Non mi fregano più, non ho paura di niente! schizza, in modo addirittura decorativo, su tutta premiati. Finalmente! E voi, che fate ancora qui? Perché la strada ma, con sua stessa grande sorpresa, Mastorna non fate festa? Non c’è più nulla da temere. Mastorna riesce subito a rialzarsi, sentendosi (travolto dalla commozione) Il Presentatore Tutta la vita con quel pensiero! Bastava meglio di prima e con una gran voglia di correre Come sei bella. Come sono belle le tue spalle, (effetto sala grande) una febbre, un dolore, ed era persa la pace. su di nuovo, e di nuovo lanciarsi a capofitto. Così i tuoi occhi, i tuoi capelli, il tuo seno… Ognuno di noi ha il cuore in gola, anch’io, non (avvicinandosi a Mastorna) E tu, perché sei così infatti fa e, nella grande ed entusiastica fretta, nel nascondo, sono emozionato, perché anch’io triste? Non ti vergogni? Non hai capito che non benessere che gli cresce nel cuore, arriva al punto L’Amante potrei ricevere un premio o un castigo. E quale puoi più morire? Di cosa hai paura? L’aereo, il di togliersi giacca e cravatta per gettarsi giù più No Peppino, no, ci vedono! Ah, tu sai quanto peggior castigo di non ricevere un premio? treno, il cancro, gl’incidenti: era sempre paura! liberamente. Guardatelo, sta precipitando ancora vorrei, ma non si può, è pieno di occhi che ci E quale miglior premio di non ricevere un Adesso è finita! Finitaaaa! Facciamo festa! una volta a testa in giù, allegrissimo. spiano… castigo? (Ride) Anche mia mamma è nervosa Venite fuori, venite tutti con me! è una notte Ma, tre finestre più sotto, un bel donnone (sussurrando a Mastorna): in un palco. Per me e per sé. E anche le vostre stupenda, venite a giocare anche voi! seminudo, grasso e sudato, che sta facendosi Vedi quello? È il nostro santo benedetto. Puoi mamme sono nervose, le vostre fidanzate, le vento con un ventaglio di trine, sporge rapida domandargli tutto quello che vuoi. Domandagli vostre sorelle: perché, lo sapete, il nome di chi Narratore (Federico Fellini) una mano e lo ghermisce per un lembo della del premio, domandaglielo… sarà premiato sta scritto qua, in queste buste, Mastorna come invaso a sua volta dalla camicia. Misteriosamente la caduta si arresta, segreto. Segretissimo. contagiosa, sfrenata esuberanza del Mastorna rimane sospeso nell’aria, a testa in giù. Mastorna (Mentre iniziano a succedersi sul palco i giovanottone, lo segue d’impeto, uscendo “Uè, ma che fai? figlio bello? Sei tutto sudato. Ma quale premio? premiati, Mastorna, spinto da Armandino, viene su una immensa terrazza in mezzo ad uno Ti prendi un malanno; vieni dentro, riposati un condotto in un angolo dell’immenso salone, scenario movimentato di tetti, camini, terrazzi, po’. Non dar retta a quelle cape ’e provola. Alla L’Amante dinanzi ad un tavolo sormontato di specchi tutti pieni di gente: anche le finestre sono tua età! Guarda come sei combinato! Ma chi te Santo benedetto, Peppino ha meritato illuminati da potenti lampade. formicolanti di teste. lo fa fare? Ti pagano forse per fare i tuffi? Entra il premio? E perché non dovrebbe? Che male ha Un tipo con i capelli ricci, unti di brillantina Ridendo come un matto il giovanottone spicca dentro!” fatto? Ha vissuto la sua vita. Che altro doveva e i baffetti scintillanti, costringe Mastorna a un salto oltre la balaustra e si precipita a Fluttuando lentamente, scivola dentro la fare? Muovi gli occhi, santo benedetto, muovi sedere su una poltroncina da barbiere. Subito capofitto, con un urlo di gioia, da un’altezza stanza. Il donnone scompare. gli occhi. una ragazza che indossa un camice gli si di otto piani. Un colpo orribile. L’uomo si è Mastorna entra e intravede l’accogliente stanza (emozionatissima) avvicina mettendogli intorno al collo un ampio spiaccicato a testa in giù, sul selciato della dei suoi amori clandestini, la tappezzeria a fiori Ah!!! Miracolo! Ti danno il premio, amore mio! asciugamano.) strada sottostante. Il corpo rimane immobile, sulle pareti, lo specchio del grande armadio Il premio! Il premio!!! contorto in modo atroce, in un lago di sangue situato proprio davanti al letto, il vasto lettone 16 17
L’Assistente L’Assistente (Mastorna si alza di scatto e, pulendosi con Sarebbe questa la seconda vita, la vera vita? Come dev’essere truccato? Troppo altezzoso! Non è abbastanza umile! rabbia la faccia con l’asciugamano, si avvia Questo il traguardo dopo anni di paure, di ansie, verso il palco. Applausi, musica solenne.) di solitudine? Armandino Il Truccatore Questa la favolosa Morte? In questo regno di Dio, È un bravo figliolo, un grande artista, Meglio così… ti pare? Il Presentatore ogni cosa è confusa, tutto è incomprensibile. un maestro di musica. Avvicinati, maestro di armonia, artefice Deve pur esserci qualcosa di diverso, diverso da Armandino di incantesimi sonori, ti aspettavamo! Alla ciò che c’era prima. Il Truccatore Ma così è una faccia da fesso! timida voce del tuo strumento palpitavano Ero venuto con fiducia ed umiltà, (nervoso, impaziente) le foglie, l’uomo oscuro e afflitto si sentiva per pagare il conto delle mie azioni. Capisco. Ma il motivo del Premio, qual è? Il Truccatore chiamato al paradiso, il musicofilo assaporava Solo una parola chiedevo in cambio, Io devo saperlo. Intellettuale? l’esaudimento delle sue pretese estetiche. un poco di chiarezza, una sistemazione, Tu ci onori, maestro, con la tua presenza, tu una certezza. Armandino L’Assistente ci conforti, accettando il tangibile segno della E invece mi si dà una medaglietta, Non lo so, so solo che è un artista. Carino, carino! nostra inesausta ammirazione! una medaglietta!… Nessuno mi conosce, nessuno sa chi sono, (Sul grande schermo che fa da fondale sul Il Truccatore Il Truccatore neanche voi giudici, che tutto dovreste sapere palcoscenico è apparsa un’immagine che Che tipo di artista? Ispirato, maledetto?… Scostante? di me! dovrebbe essere quella di Mastorna. Ma non Non c’è giudizio, non c’è premio, non castigo. è Mastorna. L’immagine ritrae uno squallido L’Assistente L’Assistente Io dico no! No! Piangere per la delusione, tipetto insaccato in un frac troppo grande, che …romantico, mistico? Bellissimo!… per l’amarezza, per il dolore? Sarebbe troppo sorride con aria sciocca, immobilizzato con la poco! mano alzata in un gesto di saluto) Il Truccatore Armandino Io sputo su questo Tribunale assente e pazzo, Il pubblico deve capire dal trucco che il Premio Così è un idiota… (Tutti applaudono fragorosamente) e disprezzo il suo silenzio. è giusto. Per cosa lo merita? (La fine dello sfogo di Mastorna è accolta da Il Truccatore Mastorna vivacissime reazioni contrastanti: c’è chi applaude Armandino Faccia da ipocrita… (indicando l’immagine) freneticamente, chi urla di sdegno, chi piange di Te l’ho già detto, per la sua arte! Ma quello non sono io! entusiasmo, chi invoca maledizioni su Mastorna) L’Assistente (con voce strozzata dalla rabbia) (Alla scena del trucco si sovrappongono dal Vigliacco! Quello non sono io! Non v’accorgete che è Voci dei presenti palco, rimbombando attraverso gli altoparlanti, l’immagine di un altro? (Coro parlato) gli annunci stentorei del Presentatore.) Armandino – Ha ragione! Cocco di mamma… Armandino – Fatelo smettere! Il Presentatore (a bassa voce) – È uno scandalo! Come sempre, lo sapete bene (la perfezione L’Assistente E che t’importa? Lascia perdere! Pigliati – Finalmente uno che parla giusto! non ammette novità), noi proietteremo su Eroe! il premio. È buono, similoro, una medaglietta – Ha ragione, che cosa siamo morti a fare, allora? questo schermo le scene esemplari della vita che ha anche un suo valore artistico. Pigliatela! – Spiegazioni! dei premiati. Questo dovrà servire, se non da Il Truccatore – Dateci spiegazioni! esempio – visto che quello che uno fa non è Ladro! Il Presentatore – Diteci una buona volta di cosa si tratta! detto che sappia farlo anche un altro – almeno Siamo felici di deporre nelle sue mani il segno da giustificazione per la scelta che è stata fatta. Armandino tangibile della nostra stima, l’aureo simulacro (Tra la gente, si fa largo a braccia aperte un Uno stronzo! a cui si volgono i sogni di tanti. Che tu possa tipo panciuto, scamiciato, con un basco in (Attorno a Mastorna il truccatore, la sua trascorrere qui tra noi un’eternità felice! testa, due baffi ribelli sotto il naso, un sigaro in assistente e Armandino discutono con grande Truccatore e Assistente bocca. Parla con spiccato accento emiliano e, vivacità, ciascuno suggerendo e provando Così non va! Non va bene, troppo spaventato!… Mastorna nonostante la corpulenza, ha mosse e gesti di un tipo di trucco: cerone, nerofumo, matita, Felicità eterna? Qui? Con voi? In questo circo, una vivacità epilettica: con impeto si stringe al rossetto, pettine e persino una barba e dei Ed ecco che si ode il Presentatore scandire in questa confusione? petto Mastorna, abbracciandolo ripetutamente. baffi…) il nome di Mastorna chiamandolo a ricevere Ma io ne faccio a meno della vostra eternità! È il suo professore di filosofia dei tempi del liceo, il Premio. si chiama De Cercis) [Terzetto del trucco] [Aria di Mastorna] Il Presentatore Il Truccatore Non è possibile! Non è possibile che la morte De Cercis Ed ora, chiamiamo sul palco Giuseppe Ma nno! Non mi piace. È troppo duro! sia questa! E bravo Mastorna! Gliene hai cantate quattro a Mastorna, violoncellista. Non dobbiamo accettarla, non possiamo accettarla! tutti questi minchioni! Vieni qua, fatti abbracciare! 18 19
Mastorna di stecca sulle biglie, la sala dei vitelloni, De Cercis , L’Adelaide, Lo Spretato, e gli altri Dopo un attimo di esitazione De Cercis si avvia, (sorpreso, commosso) degli intellettuali, degli amici di De Cercis, (insieme) tenendo un braccio pesante sulle spalle di Professore, professor De Cercis! rimbombante di urla, di risate, di pernacchie. Adelaide. Sembra aver perso un po’ della sua [Coretto a una voce] Ed eccola là, l’Adelaide, dietro il banco: è una baldanza; come se non fosse più sicuro di sé, De Cercis bella donna, dalle forme potenti, sudata, con Siccome ha studiato e non sapesse che direzione prendere. Ah! Ti ricordi di me, allora! una leggera peluria sulle labbra, gli occhi siccome ha votato Il fondo delle strade deserte si confonde nella (cantando a mo’ di filastrocca, e invitando bianchi, da leonessa. alfine gli hanno dato… nebbia. Si ode soltanto il rumore dei passi Mastorna a seguirlo) – l’Oscar del Padreterno! che risuonano nella notte e dietro lo scalpiccio “In testa, sul cappello, un metro sopra…” De Cercis Siccome si è sposato… frusciante del gregge. (con un urlaccio) ed ha cornificato Mastorna Guardate chi vi ho portato, Giuseppino alfine gli hanno dato… De Cercis (rispondendo a tono) Mastorna! E sapete dove stava? In quel – l’Oscar del Padreterno! Adelaide sì che è un bel cielo! Vasto, materno, “… solo correnti d’aria, non c’è niente…” pataccaio vociante, alla fiera dei sogni perenne. Siccome ha intrallazzato quando spalanca occhi e braccia e cosce! (a Mastorna) siccome ha meritato Quello è il rifugio! E a lei snocciolo volentieri De Cercis e Mastorna Noi non crediamo all’immortalità dell’anima, siccome si è pentito le mie preghiere. Non è così, Adelaide? “… e chi si alza in piedi su a cercare, rischia non è seriamente documentabile, quindi, alfine gli hanno dato… Rispondi, non è così? di prendersi un bel raffreddore!” Ah, ah, ah! non mi interessa, credo invece all’immortalità – l’Oscar del Padreterno! (ridono di gusto) del corpo. (risate, applausi) L’Adelaide La verità è un’apprensione diretta: non una (sbadigliando) De Cercis scala di concetti mentali. E l’Adelaide, in quanto De Cercis Ho sonno, ho tanto sonno… Abbasso la metafisica, giusto? Evviva l’“homo ad apprensioni, me ne procura come un Io sono un “homo humanus”, e tengo conto humanus”! Bravo Mastorna, ho temuto che terremoto: quindi Adelaide è la verità. soltanto dell’Uomo! De Cercis anche tu avresti fatto come gli altri pecoroni, (inquieto, intimorito) che avresti preso, contento, la medaglietta… Eugenio lo Spretato Mastorna Che fai Adelaide, svegliati! Apri gli occhi! (con uno scatto) Animelle, vigliacchi, fascisti! Mi fa piacere che tu sia dei nostri. Eri un Ma sì, cosa vogliamo andare a chiedere (trema di paura) Ma no, Cristo, non puoi Cosa andate cianciando di premi e punizioni? ragazzino, ma vedo che ti ricordi di me. a questo Dio, a questo Trascendente? addormentarti, non devi! Mastorna, aiutami, Non c’è premio più grande di quello che non possiamo lasciarla qui. (disperato è “l’uomo all’uomo”! (a voce più bassa)… De Cercis Lo Spretato balbettando) È una maledizione. Questo gran o ancora meglio, “la donna all’uomo”… (risata Abbraccialo, Mastorna, è un fratello. (con baldanza) sonno che prende tutti, prima o poi. Ma bisogna e pacca sulla spalla di Mastorna). Dobbiamo Se è Trascendente, lasciamolo lì dov’è! Che ci resistere. Non ci si deve addormentare. (livido stare insieme, caro Mastorna. Siamo in pochi, L’Adelaide scavalchi pure, che vaghi sulle nostre teste! di paura, avvertendo anche lui il sonno che purtroppo, ma siamo un gruppo. Tutte le sere Ti ricordi che scandalo in paese quando (applausi di consenso) arriva) Aiutami! Tienimi sveglio, ti supplico, ci vediamo da Raoul: te lo ricordi, il caffè di don-Eu-ge-nio-Ter-liz-zi una bella mattina ha fammi camminare: non devo addormentarmi! Raoul? Te la ricordi l’Adelaide? C’è anche lei! visto chiaro e ha buttato la sottana alle ortiche? L’Adelaide Dicono che, se dormi, arrivano dei fascisti, Sempre là, dietro il banco, con le sue tette che È il più caro dei nostri compagni, il vecchio La vita è una questione per uomini adulti, e chi altri se no? E ti caricano su un camion, le sbatte in faccia a tutti. Ma non parlare di mia Eugenio, lo Spretato. Abbraccialo! un affare da professionisti, e proprio non c’è il maledetti! e non si sa dove ti portano. (Con un moglie davanti all’Adelaide. Sai… mia moglie… tempo di scherzare o di farsi passeggiare i grilli urlo) Io non ci credo! (si sente l’eco della sua gran brava donna, poveretta, insegna sempre Eugenio lo Spretato in testa, anche se cantano bene, sissignore voce). Non ci credo! Non riesco più a tenere religione, ma a letto, porcaccia la miseria, (a bassa voce, nervosamente) anche se ti fan quasi svenire, tanto cantano gli occhi aperti Mastorna… (in un borbottio è come il Messia, non viene mai! Non si può negare che molti materialisti bene. La vita è un affare da uomini!… confuso) non credo a niente niente (La voce convinti, i quali, pur non dubitando mai del muore in un soffio rauco.) completo annientamento alla morte del corpo, De Cercis Quadro nono vivono una vita altruistica sacrificandosi in una Adelaide, togliti la parannanza! Andiamo a fare Narratore (Federico Fellini) Il caffè, la passeggiata notturna, il grande sonno. dedizione impersonale all’umano progresso, quattro passi con il nostro Mastorna. De Cercis dorme profondamente, nella diano prova di vera nobiltà, più del devoto posizione fetale, accanto ad Adelaide, A terra Narratore (Federico Fellini) credente, la cui moralità ha bisogno delle paure (Spalanca la porta del caffè ed esce, seguito da molti altri corpi. Sembrano dei giganteschi E, spalancando una porta a vetri, De Cercis fa dell’inferno e delle promesse del cielo. Mastorna e dall’Adelaide.) feti. Mastorna si trova solo in strada: i portoni entrare Mastorna nel vecchio caffè di provincia chiusi, tutte le finestre chiuse. E si ode come dove Mastorna da ragazzo andava a giocare De Cercis Narratore (Federico Fellini) un rumore di camion che si avvicinano. Poi un a biliardo. Tutto è uguale ad allora: i vetri Bravo Terlizzi! Ah, ci fanno ridere quelli che Esterno strade e piazze città di provincia. cigolio di freni. appannati dai vapori e dal freddo. L’atmosfera pretendono di essere decorati sul campo: e la Fuori è buio, si è alzata la nebbia. Le strade Laggiù sulla piazza è apparso un autocarro densa di fumo, gli schiocchi sonori dei colpi motivazione, poi? “Ha obbedito a tutte le norme”. e le piazze sono deserte e silenziose. gigantesco; tre o quattro figure con i camici 20 21
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