AI WEEK 2023: ecco il programma dell'evento di scena a Rimini e organizzato da "IA spiegata semplice" insieme a Italian Exhibition Group

Pagina creata da Gabriel Franchi
 
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AI WEEK 2023: ecco il programma dell'evento di scena a Rimini e organizzato da "IA spiegata semplice" insieme a Italian Exhibition Group
AI   WEEK  2023:   ecco   il
programma   dell’evento   di
scena a Rimini e organizzato
da “IA spiegata semplice”
insieme a Italian Exhibition
Group
 Quasi 1.000 imprenditori e manager italiani, più di 150
 speaker e postazioni deputate al networking B2B, oltre 100
 sponsor e workshop, 80 aziende coinvolte e persino 50 demo
 dimostrative: ecco alcuni dei numeri più rappresentativi
 dell’evento in programma dal 17 al 21 aprile, giunto alla sua
 quarta edizione. Dietro all’organizzazione di questa
 settimana “addicted to AI” ci sono Giacinto Fiore e Pasquale
 Viscanti, fondatori IA Spiegata Semplice, che per l’occasione
 collaboreranno con IEG.

“Quest’evento è dedicato a tutti gli imprenditori che vogliono
scoprire le potenzialità dell’IA”, afferma Fiore, “Un’azienda
che utilizza l’intelligenza artificiale sfrutta fino a 40
volte in più il suo potenziale”, aggiunge Viscanti, co-founder
di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice, la più grande
community italiana dedicata alla scoperta dell’IA, annunciando
la quarta edizione dell’AI Week.

L’evento è dedicato alla tecnologia del momento e, dal punto
di vista organizzativo, sraà suddiviso in due fasi: dal 17 al
19 aprile, infatti, ci saranno una serie di appuntamenti da
remoto, disponibili sulla piattaforma AI Play, mentre il 20 e
il 21 aprile il Palacongressi di Rimini sarà la capitale
dell’intelligenza artificiale per due giornate intere. Il
tutto prenderà forma grazie anche alla collaborazione
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strategica instaurata da IA Spiegata Semplice insieme a
Italian Exhibition Group, realtà leader nel settore delle
manifestazioni fieristiche.

“A livello nazionale solo il 6% delle aziende italiane
utilizza l’intelligenza artificiale per accrescere il proprio
business e migliorare i servizi operativi – afferma Giacinto
Fiore, co-founder di Intelligenza Artificiale Spiegata
Semplice e organizzatore dell’AI Week – Insieme possiamo
invertire il trend: siamo chiamati a vivere il presente con
coraggio e positività e, a questo proposito, l’IA è la
tecnologia all’avanguardia di cui abbiamo bisogno, anche e,
soprattutto, per correre a tutta velocità verso il futuro”.

 Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori IA Spiegata
 Semplice ed organizzatori dell’AI WEEK.

Dal punto di vista logistico, le due giornate organizzate
presso il Palacongressi di Rimini saranno così strutturate: a
partire dalle 8.30, ci sarà una colazione di benvenuto a
favore degli ospiti che, un’ora più tardi, verranno chiamati a
prendere posto all’interno della sala principale per seguire
gli interventi degli speaker internazionali presenti tra i
quali emergono rappresentanti del Responsible AI Institute,
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dell’Agenzia Spaziale Europea, del Dipartimento di
Programmazione Economica del Governo e del Centro di Ricerche
Semeion. In seguito, ci sarà un momento soft durante il quale
sarà possibile pranzare e, dalle 14.30 in poi, sono previsti
dei workshop in 2 sale e, allo stesso tempo, dei veri e propri
momenti di networking insieme a possibili prospect, fornitori
e clienti. Per concludere, non poteva mancare un concerto rock
con tanto di spritz party.

“Saranno 5 giorni totalmente dedicati all’intelligenza
artificiale – dichiara Pasquale Viscanti, co-founder di
Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice – Le tematiche
trattate, grazie alla presenza di spokesperson di livello
assoluto, saranno innumerevoli: dall’automotive alla
sostenibilità, dalla robotica al fintech fino al metaverso. E
ancora, non mancheranno spunti e analisi riguardanti il mondo
dell’istruzione, del turismo, della sanità, dell’editoria, del
food, dell’arte e del design, del fashion, della cybersecurity
e, infine, dei big data e del retail”.

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M3GAN, il film diretto da
Gerard Johnstone, è l’horror
che NON dovete vedere se già
le AI generative tipo ChatGPT
vi spaventano
Diciamolo subito, M3GAN, il film diretto da Gerard Johnstone,
arriva al momento giusto.

Da mesi non si sente parlare d’altro che delle performance
delle AI Generative tipo Midjourney e soprattutto ChatGPT, che
sono in grado di creare immagini, la prima, e testi, la
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seconda, estremamente coerenti e originali.

Il che ha fatto venire più di qualche brivido lungo la schiena
di molti professionisti, giornalisti, scrittori ed artisti.

Il film, il cui soggetto si deve, almeno in parte, a James Wan
(anche fra i produttori), rielabora il tops della bambola
assassina immergendolo in un contesto ipertecnologico, dove
un’AI prende il posto dell’entità maligna, del fantasma o
della presenza inquietante. Qui abbiamo un’Intelligenza
artificiale calata in un androide “Model 3 Generative
Android”, M3gan appunto, ossia un robot con sembianze umane, o
in questo caso di una bambola, che sembra umana quanto basta
per esserci simpatica e “diversa” ed artificiale quel tanto
per metterci a disagio.

Insomma, M3gan è un riuscitissimo mix fra le AI più cattive
del nostro immaginario cinematografico come il computer Hall
9000 e Terminator e delle bambole assassine dei più famosi
film horror alla Chucky e Annabelle, con un pizzico di quelle
bambole di porcellana con gli occhi vitrei delle nostre nonne
che da piccoli non ci facevano dormire.

Ma al netto della paura che il film sembra ispirare, più che
suscitare, sono le tematiche sociali e le dinamiche familiari
sullo sfondo che ci mettono a disagio e ci inquietano ben
oltre l’ora e 40 minuti della sua durata.

Tutto comincia con un incidente, nel quale la piccola Cady (la
brava Violet McGraw) perde entrambi i genitori e di
conseguenza viene affidata a sua zia Gemma (interpretata da
una Allison Williams perfettamente a fuoco), che è una single
convinta, una vera nerd e una ricercatrice ed esperta di
Intelligenza Artificiale e robotica presso la Funki,
un’azienda di giocattoli all’avanguardia, nella quale è
impegnata nello sviluppo di un progetto super avveniristico,
M3GAN (interpretata in parte da Amie Donald, con la voce di
Jenna Davis), una bambola dall’intelligenza artificiale
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realistica progettata per essere una compagna fedele del
bambino per cui è programmata e un alleato dei suoi genitori o
custodi.

Gemma ha difficoltà a fare da genitore, perché il lavoro è la
sua più grande priorità, e Cady dall’altra parte è una bambina
difficile che fatica ad affrontare la perdita dei suoi
genitori. Da qui Gemma ha l’intuizione di subappaltare proprio
a M3gan il suo ruolo di genitore e tutore, perchè, si sa,
conciliare lavoro e famiglia è difficile e quindi perchè non
approfittare dell’ultimo ritrovato tecnologico, ancor di più
se, facendo questo, riesco a fare anche una ”beta test” di
questo nuovo prodotto?

Senza voler svelare niente altro di un film che è meno horror
di quanto il trailer prometta, ma più inquietante e filosofico
di quanto ci potremmo aspettare, volevo soffermarmi brevemente
sulle tematiche sociali e le dinamiche familiari cui accennavo
prima.

Prima parliamo delle dinamiche familiari: nel film zia Gemma,
almeno all’inizio, sembra non voglia fare nessuno sforzo per
interpretare il suo nuovo ruolo di tutore di una bambina né
assumersi la responsabilità e l’onere che fare il genitore
comporta.
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Tornano alla mente i tanti genitori in carriera degli anni ‘80
del secolo scorso, che, dopo aver pagato la baby sitter,
rientrati a casa di pomeriggio o sera ci “parcheggiavano”
davanti alla televisione, per stare tranquilli.

O ancora i genitori degli anni ‘90 e del 2000, che invece ci
compravano la consolle di videogiochi per lo stesso fine.

O, per venire ai giorni nostri, quando il regalo più
desiderato e regalato, in età sempre più acerba, è l’ultimo
modello di smartphone, sempre per surrogare il proprio ruolo
genitoriale all’ultimo ritrovato tecnologico; ebbene, M3gan ci
ricorda in maniera cruda ed inquietante che questa potrebbe
essere, e forse già lo è, una strada che ci porta in un futuro
distopico e autodistruttivo.

Ma veniamo alle tematiche sociali: M3gan è una riflessione
acuta sul pericolo della scienza e della nostra dipendenza
dalle macchine. Ma è anche un film tutto al femminile, un film
quasi militante per come distingue il genere femminile da
quello maschile: tutte le protagoniste, dotate di un certo
spessore psicologico e con le personalità più sfaccettate sono
donne, gli uomini, quei pochi che hanno un ruolo importante,
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sono disegnati con pochissimi tratti identitari se non come
vere e proprie macchiette. Ad uno sviluppo della storia, solo
all’apperenza femminista, potrebbe aver contribuito la
sceneggiatura di Akela Cooper, ed infatti in M3gan si
intravedono in controluce molti caratteri di Madison, la
protagonista di Malignant, scritto, anche questo, dalla
Cooper.

Ma dimenticatevi figure di donne amorevoli e materne, le donne
del film, in primis Gemma, hanno i medesimi difetti degli
uomini, e tratteggiano una società in cui la performance,
soprattutto lavorativa, è più importante della famiglia, in
cui il successo professionale è più importante di quello
relazionale e in cui siamo tutti, bambini, giovani ed adulti,
pronti a rincorrere ed affidarci all’ultimo ritrovato
tecnologico, senza interrogarci se sia o meno una scelta
saggia e/o necessaria.

La critica sociale di M3gan è acuta e amara e traspare potente
da quelle scene “quasi” inaspettate e destabilizzanti, come
quando la bambola canta una versione neomelodica di “Titanium”
di David Guetta o balla e twerka come una influencer di
TikTok.

Gli occhi vitrei di M3gan, come già l’obbiettivo rosso di Hall
9000, poi ripreso e omaggiato dal Terminator di
Schwarzenegger, sono più che degli occhi degli specchi,
specchi che riflettono la nostra immagine reale, ma che noi
continuiamo a percepire come deformata, imputando il difetto
al mezzo più che al soggetto e non riuscendo quasi più a
capire dove finisca l’uno e cominci l’altro.

M3gan, per concludere, è uno dei film più interessanti di
questo 2023, una pellicola di forte critica sociale travestita
da horror atipico, che tormenterà, più che i nostri incubi
notturni, tutti quei sogni che facciamo ad occhi aperti.
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Il     caso        dell’AI         LaMda        e
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dell’ingegnere Blake Lemoine:
Ma le AI sognano pecore
elettriche?    Intervista   a
Antonio Lieto ricercatore
informatico      e    membro
dell’AIxIA
La notizia che tiene banco in questi giorni in fatto di
intelligenza artificiale riguarda Blake Lemoine, ingegnere
informatico di Google e LaMda (Language Model for Dialogue
Applications),     un’AI   conversazionale     sviluppata
sull’architettura di rete neurale open source “Transformer”
dal colosso di Mountain View che, stando alle parole e agli
stralci di conversazioni pubblicate da Lemoine, sarebbe
diventata senziente.

Notizia bomba, ma prima di commentarla, facciamo un po’
di ordine.
Le AI conversazionali spesso vengono confuse, soprattutto dai
media non specializzati, con i chatbot, ma attenzione, anche
se è vero che i chatbot e le AI tipo LaMDA sono entrambi
software di intelligenza artificiale conversazionale e come
tali sono in grado di condurre conversazioni con gli utenti
per fornire loro risposte o guidarli attraverso un processo,
ci sono notevoli differenze fra le due tecnologie.

Li dove i tipici chatbot sono addestrati su insiemi di dati
specifici per argomento, forniscono risposte estratte solo dai
dati di addestramento e hanno un flusso di conversazione
limitato, Ie AI conversazionali tipo LaMDA, invece, vengono
addestrate con molti più dati provenienti da fonti Internet
multi-contenuto (anche e soprattutto dai social media),
recuperano le risposte e gli argomenti in base al flusso del
dialogo e sono quindi in grado di intrattenere conversazioni
aperte ed estremamente fluide e naturali.

Sono AI, per semplificare, che nelle loro conversazioni con
gli utenti tendono ad imitare il linguaggio ed a simulare
l’intelligenza umana.

Negli    ultimi    anni,   visto   lo   sviluppo    poderoso
dell’Intelligenza Artificiale, questo tipo di notizie si sta
moltiplicando a dismisura, non passa mese che qualche
ricercatore informatico non dia notizia di una nuova AI super
intelligente, magari artista, piuttosto che scrittrice, che
pare sia diventata senziente.

Insomma, il desiderio tutto umano di dare “vita” e “coscienza”
a qualcosa di artificiale che però sia vivo ed intelligente è
vecchio quanto la nostra storia.

Gran parte della letteratura fantastica e fantascientifica,
per non parlare dei fumetti, dei videogiochi e dei film di
fantascienza, pone molte volte al centro della trama una
qualche super intelligenza artificiale che, divenuta
cosciente, decide di intraprendere una guerra senza esclusione
di colpi e senza quartiere contro il genere umano: AI super
cattive come HAL 9000 di 2001 Odissea nello Spazio, Skynet del
media franchise Terminator o la mega simulazione Matrix
dell’omonimo film.

La verità, come qualunque studente dei primi anni di scienze
informatiche potrà confermare, è che le intelligenze
artificiali ci hanno già superato in molteplici campi ed
ambiti lavorativi caratterizzati da ripetitività ed
estremamente specifici, lavori che gli esperti definiscono di
tipo algoritmico appunto, mentre quei lavori definiti
“euristici” e che richiedono una grande capacità di
adattamento, innovazione, creatività e capacità pratiche siamo
noi umani ancora i migliori a svolgerli.
La capacità per un AI di sviluppare una coscienza è una cosa,
se non impossibile,     estremamente difficile, ci dice la
scienza, non fosse altro che sul concetto di “coscienza” noi
umani non siamo ancora concordi su una definizione universale.
Quello che le reti neurali, il machine learning e il deep
learning, tre delle tecnologie dell’AI che maggiori risultati
stanno dando negli ultimi 20 anni, riescono a fare è una
simulazione e/o imitazione dell’intelligenza e coscienza
umana, ma attenzione, simulare e/o imitare una cosa non vuol
dire comprenderla.

Insomma, il caso di Blake Lemoine, LaMda e Google ha riportato
alla ribalta molte preoccupazioni ed ansie dei cittadini e
molte “cattive letture” e mistificazioni dei media generalisti
sempre pronti ai titoloni e poco avvezzi all’approfondimento.

Questa notizia non solo è stata data nella maniera sbagliata,
ma è stata letta e spiegata ancora peggio e si è sprecata
l’occasione di porre sulle capacità delle AI le giuste
domande.

Noi di Smart Marketing abbiamo deciso di aspettare che la
notizia si “sgonfiasse” dal punto di vista mediatico prima di
affrontarla e per farlo abbiamo chiesto il parere di un
esperto indicatoci dall’AIxIA l’Associazione Italiana per
l’Intelligenza Artificiale (con la quale in passato abbiamo
già collaborato), il dott. Antonio Lieto, ricercatore di
Informatica presso il Dipartimento di Informatica
dell’Università di Torino e ricercatore associato
dell’Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni (ICAR) del
CNR di Palermo.

Con il dott. Antonio Lieto nella bella video intervista
abbiamo parlato di coscienza, scienza e fantascienza delle AI
e del caso di Blake Lemoine/LaMda, e fra le altre cose egli ha
precisato:

“Il caso dell’attribuzione di “capacità senzienti” al modello
linguistico LaMDA (Language Model for Dialogue Applications”),
sviluppato da Google, rappresenta un tipico esempio di errore
di attribuzione di facoltà cognitive di alto livello ai
risultati ottenuti da questi sistemi artificiali di nuova
generazione. La famiglia di modelli linguistici di cui LaMDA
fa parte (che include anche GPT-3) non ha – infatti – alcuna
capacità di comprensione della materia linguistica che
maneggia (le parole e i loro significati) ma riesce a fare
bene il compito che è chiamata a fare (la generazione
automatica di frasi) mediante una procedure di
“autocompletamento” basata sull’estrazione di milioni di
correlazioni statistiche estratte da terabytes di dati
testuali su cui tali sistemi sono stati “addestrati”.
Nonostante l’esibizione di queste performance, però, questi
sistemi sono sostanzialmente dei “pappagalli linguistici” (un
po’ alla stregua di uno dei primi sistemi di dialogo
sviluppati in Intelligenza Artificiale: ELIZA). In sostanza:
non fanno altro che rimacinare l’enorme quantità di testo che
hanno in memoria in modo che possa sembrare plausibile ad un
interlocutore umano. Tuttavia, non hanno alcuna “competenza”
linguistica né tantomeno alcuna capacità che possa in qualche
modo rientrare sotto l’alveo di quella che comunemente
definiamo “coscienza” (che implicherebbe una capacità di
comprensione e meta-analisi tipica degli esseri umani, ma che
è assolutamente assente in tutti i sistemi di intelligenza
artificiale).”

Per saperne di più e scoprire tante altre informazioni sullo
stato dell’arte delle AI, guardatevi l’interessante video
intervista.

 Questo contenuto è stato realizzato grazie alla
 collaborazione dell’AIxIA (Associazione Italiana per
 l’Intelligenza Artificiale) e all’Agenzia Doppia Elica che ne
 cura i rapporti con la stampa e la comunicazione e con la
 quale noi di Smart Marketing abbiamo una lunga tradizione di
 collaborazione. Un particolare ringraziamento alla Senior PR
Account Gloria Dal Molin per la professionalità e la
 disponibilità.

                           Antonio Lieto è membro di AIxIA
                           (Ass.Italiana per l’Intelligenza
                           Artificiale), ricercatore di
                           Informatica presso il Dipartimento
                           di Informatica dell’Università di
                           Torino e ricercatore associato
                           dell’Istituto di calcolo e reti ad
                           alte prestazioni (ICAR) del CNR di
                           Palermo. I suoi interessi di
                           ricerca si focalizzano su modelli
 computazionali della cognizione, ragionamento di senso comune
 e architetture cognitive per agenti intelligenti e robot. E’
 attualmente Vice Presidente dell’Associazione Italiana di
 Scienze Cognitive. Nel 2020 è stato nominato ACM
 Distinguished Speaker dall’ Association for Computing
 Machinery e nel 2018 è stato insignito del “Outstanding
 Research Award” dalla società scientifica americana BICA
 (Biologically Inspired Cognitive Architecture Society) per il
 suo contributo nell’area dei sistemi artificiali di
 ispirazione cognitiva. E’ autore del libro “Cognitive Design
 for Artificial Minds” (Routledge/Taylor & Francis, 2021).

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The next level                  of AI –
L’editoriale di                 Raffaello
Castellano
Se vi dico la parola Intelligenza
                        Artificiale, che cosa vi viene in
                        mente?

 Se siete nati negli anni ‘70 come me, le prime cose saranno
 quasi sicuramente Skynet, il Terminator ed Arnold
 Schwarzenegger, giusto?

 Magari se siete nati negli anni ‘80 potreste aggiungere la
 multinazionale OCP, il super poliziotto RoboCop e Peter
 Weller.

 Oppure, infine, sia che siate nati negli anni ‘70, ‘80 o ‘90
 del secolo scorso, forse il film che più di tutti vi verrà in
 mente sarà “The Matrix” (qui trovate la mia recensione),
 diretto dagli allora fratelli Andy e Larry Wachowski, con uno
 strepitoso Keanu Reeves nel ruolo dell’eletto Neo e tre
 comprimari del calibro di Laurence Fishburne, Carrie-Anne
 Moss e Hugo Weaving.

Oppure, se siete dei cinefili più navigati, vi potrebbero
venire in mente altri film come “2001 Odissea nello spazio”
(1968), “Tron” (1982), “A.I. – Intelligenza artificiale”
(2001) o “S1m0ne” (2002) (qui trovate un approfonimento su
questo film).

Tutto questo per dire che quando si parla di Intelligenza
Artificiale, così come avviene per tante altre cose, il nostro
immaginario è prevalentemente cinematografico: come essere
umani siamo geneticamente attratti sia dalle immagini che
dalle storie, ed il cinema che le contiene e “racconta”
ottimamente entrambe è il serbatoio privilegiato in cui
andiamo a recuperare sogni, visioni, immaginari, così come
pure incubi, distopie e apocalissi varie.

Una persona con cultura media, che abbia dai 25 ai 50 anni, ha
quindi una visione ed una conoscenza prevalentemente
cinematografica dell’Intelligenza Artificiale, che guarda caso
è quasi sempre rappresentata cattiva, capricciosa, assassina
o,       quando        va       bene,        manipolatoria.

In cuor nostro crediamo, senza volerlo ammettere, che quando
le intelligenze artificiali diventeranno più “intelligenti” di
quella umana, per noi sarà finita, nel migliore dei casi
saremo trasformati in batterie umane immerse in una vasca e
collegate ad una gigantesca simulazione virtuale (Matrix
docet).

Invece i progressi dell’IA sono molto più sottili e pervasivi
di quello che immaginiamo: le reti neurali che simulano le
connessioni dei neuroni nei cervelli umani, il machine
learning,    ossia l’apprendimento automatico, e il deep
learning, l’apprendimento profondo, hanno permesso alle
intelligenze artificiali negli ultimi 20-25 anni di diventare
più efficienti e performanti di noi “umani” in svariati, ma
specifici, campi o compiti.
Nessuno di noi (almeno la maggior parte) alla domanda posta in
cima a questo editoriale avrebbe pensato a tre date: 10
febbraio 1996, 16 febbraio 2011 o 31 dicembre 2019, eppure per
l’Intelligenza Artificiale sono date fondanti ed
paradigmatiche.

Il 10 Febbraio 1996 il super computer Deep Blue dell’IBM
sconfigge per la prima volta in una partita a scacchi l’allora
campione mondiale di questo sport Garry Kasparov.

Il 16 Febbraio 2011 il super computer Watson, sempre dell’IBM,
vince al quiz televisivo di cultura generale Jeopardy!,
battendo i due campioni storici più forti di questo format,
Brad Rutter e Ken Jennings.

Il 31 Dicembre 2019 BlueDot, una start-up con sede a Toronto,
ha inviato il primo avviso di COVID-19 attraverso il suo
sistema di allerta precoce per focolai di malattie basato
sull’intelligenza artificiale che combina algoritmi, big data
ed equazioni di epidemiologia matematica. Sarebbero passati
altri sette giorni prima che l’Organizzazione Mondiale della
Sanità annunciasse l’emergere di un nuovo coronavirus in Cina.

 Il super computer Watson durante la sua partecipazione al
quiz Jeopardy! nel Febbraio 2011.

Tre date delle quali, forse escludendo la prima, sappiamo poco
o nulla, eppure ci dimostrano che in alcuni specifici campi le
macchine ci hanno già superato, senza, per questo, averci
asservito e ridotti in schiavitù.

Questo numero di Smart Marketing con il quale festeggiamo il
nostro 9° anno di vita è dedicato all’IA prossima ventura , ma
anche a quella che già permea le nostre esistenze e della
quale molto spesso neanche ci accorgiamo. L’idea ci è venuta
grazie alla partecipazione, in qualità di media partner,
all’AI WEEK Settimana Italiana dell’Intelligenza Artificiale,
creata e promossa da Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti,
durante la quale chi scrive è stato anche moderatore di una
bella tavola rotonda sul tema “L’Intelligenza Artificiale per
il Marketing e la Vendita”, animata da grandi specialisti
dell’AI come Maurizio Sanarico, Giorgio Vizzarri, Giovanni
Bennato, Luca Rodolfi, Alessandro Antonucci, Max Brigida e
Federico Neri.

  Scopri il nuovo numero: “The next level
                  of AI”
    Le reti neurali, il machine learning e il deep learning,
    hanno permesso alle intelligenze artificiali negli ultimi
  20-25 anni di diventare più efficienti e performanti di noi
  umani in svariati, ma specifici, campi o compiti. Saremo mai
                   sostituiti dalle macchine?

In questo numero, insieme ai nostri contributor, vogliamo fare
il punto sullo stato dell’arte dell’Intelligenza Artificiale
attraverso alcune interviste a specialisti del settore,
attraverso le serie TV a tema più discusse del momento e
attraverso i nostri approfondimenti. Io e Ivan, inoltre, in
accordo con AI WEEK, abbiamo ricontattato i partecipanti della
tavola rotonda per sviluppare delle interviste più
approfondite, che finiranno in una nuova rubrica che stiamo
apportando; abbiamo cominciato con Federico Neri, Specialist
Director AI e Data di Deloitte Italia, e Max Brigida, Co-
founder e CEO di AdaOnCloud.
La Copertina d’Artista del 97° numero di Smart Marketing
realizzata dall’artista Antonella Gallo.
In ultimo permettetemi di parlarvi brevemente della bella ed
evocativa Copertina d’Artista di questo numero, realizzata
dalla talentuosa Antonella Gallo: si intitola “Diventerò un
principe…”, l’artista ha centrato perfettamente il tema con
un’immagine fortemente evocativa e suggestiva che ci fa
sperare che, almeno per quanto riguarda la creatività
artistica, le IA siano ancora lontane dalle capacità umane,
anche se in questi mesi le realizzazioni di IA come Deep
Dream, Midjourney e Dall.E 2 hanno fatto scendere qualche
brivido lungo la schiena non solo agli artisti, ma a tutti gli
appassionati di arte.

Buona lettura!

                                       Raffaello Castellano

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Intelligenza artificiale e
machine             learning,
dall’algoretica     al   meta
verso, cosa ci prospetterà il
futuro della sanità
Il machine learning è una delle più promettenti branche
dell’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence, AI) e
la sua diffusione in campo sanitario sta producendo una
radicale trasformazione nel modo in cui vengono erogate le
cure. Le organizzazioni sanitarie hanno accumulato negli anni
enormi quantità di dati, fra cartelle cliniche, diagnostica
per immagini, studi clinici e dati sulla popolazione. Le
potenti tecnologie oggi disponibili consentono di ‘esplorare’
queste immense moli di dati rivelando dinamiche di
comportamento, modelli e informazioni che il cervello umano
non sarebbe in grado di individuare. Gli algoritmi
dell’intelligenza artificiale aiuteranno le organizzazioni
sanitarie a prendere decisioni aziendali e cliniche sempre più
accurate, con un impatto sul miglioramento dei servizi
offerti, sulla bontà delle cure e sulla qualità di vita dei
pazienti.

I vantaggi che ne derivano sono diversi:
Grazie all’intelligenza artificiale, partendo dalla gestione
dei dati, le strutture sanitarie potranno trovare rapidamente
informazioni puntuali e accurate e fornire esperienze
incentrate sull’utente, ma potranno anche sfruttare al meglio
le loro risorse, aumentando l’efficienza e migliorando le
prestazioni dei flussi di lavoro clinici e operativi, dei
processi e delle operazioni finanziarie, collegando dati
diversi in un quadro coerente che integri tutti gli attori
coinvolti.

Abbiamo chiesto a Rita Zilich, Transparent machine learning
expert, di aiutarci a comprendere un po’ meglio le dinamiche e
le evoluzioni che si stanno realizzando in ambito healthcare.

Parliamo tanto di intelligenza artificiale. Realmente di cosa
si tratta e quale può esserne il valore?
Ormai la definizione d’intelligenza artificiale è piuttosto
diffusa e metabolizzata, nello specifico   si tratta di
algoritmi in grado di apprendere dall’esperienza passata
accumulata nei dati e, a fronte di questo apprendimento,
essere in grado di prevedere determinati esiti, riferiti al
fenomeno studiato… Questo concetto di base, apparentemente
“semplice”, in realtà ha implicazioni importanti e un enorme
potenziale di pervasività.

Cercando di semplificare il concetto, possiamo dire che l’era
degli algoritmi predittivi, dal punto di vista
dell’innovazione scientifica, è già molto matura nonostante le
applicazioni pratiche siano ancora agli inizi, in quanto le
applicazioni pratiche sono infinite.

Allo stesso tempo c’è un altro fenomeno che si è affacciato da
poco ma sta evolvendo a gran velocità: si tratta della realtà
immersiva e di tutto il nuovo mondo abilitato dal metaverso…
alla base vi è comunque l’intelligenza artificiale, ma con un
ruolo che va molto oltre la pura creazione di algoritmi
predittivi; arriveremo alla vera e propria costruzione di
ambienti virtuali che potranno complementare e arricchire la
nostra realtà di tutti giorni.

 Foto di Pavel Danilyuk da Pexels.

In che modo l’intelligenza artificiale può essere di supporto
al mondo della salute?
Abbiamo assistito e stiamo assistendo alla fase in cui gli
algoritmi vengono utilizzati con grandi potenzialità in ambito
diagnostico. Il fatto che gli algoritmi possano “macinare“
quantità d’informazioni che per un cervello umano sono
assolutamente ingestibili consente loro di poter produrre
ipotesi diagnostiche basate su un’elevatissima mole di dati.
Sarebbe come dire che un medico che ha studiato, preso ottimi
voti e ha anche tanti anni di esperienza ha delle risorse in
più rispetto a un altro medico che tutta quell’esperienza non
ce l’ha…

Innanzitutto, possiamo fare due esempi “banali”, su argomenti
di cui abbiamo sentito parlare un po’ tutti:

 1) il mondo dell’imaging, che sarà sicuramente molto
impattato dall’utilizzo di algoritmi in grado di riconoscere
dalla diagnostica per immagini dei particolari che l’occhio
umano non riesce a percepire;

 2) un altro esempio è quello della telemedicina, dove vi sono
già in atto moltissime iniziative e progetti, anche di sanità
pubblica, per monitorare i pazienti e fornire un primo livello
di supporto a distanza;

3) un altro ambito di applicazione, meno scontato e
conosciuto, è rappresentato dalla complessità crescente nel
fare diagnosi e curare in modo sempre più personalizzato,
partendo addirittura dalle caratteristiche genetiche di un
individuo e tenendo conto di una molteplicità di fattori che
possono avere combinazioni infinite fra loro e che, nel loro
insieme, caratterizzano l’unicità della persona… Se a tutto
questo aggiungiamo il fatto che con l’allungarsi delle
aspettative di vita aumenta la probabilità che siano presenti
plurime patologie in uno stesso paziente, possiamo comprendere
quanto diventi complesso trattare ogni individuo al meglio,
visto che attualmente le sperimentazioni farmacologiche non
possono tener conto di questa enorme eterogeneità, ma si
basano su ’pazienti tipo’ per studiare l’efficacia dei
farmaci;

4) un ultimo esempio, un po’ futuristico, ma che sicuramente
potrebbe rappresentare una risorsa enorme rispetto alla
necessità impellente e imprescindibile di sviluppare una
sanità territoriale capillare e di qualità, è rappresentato
dalla creazione di soluzioni virtuali in cui il paziente possa
interagire con l’avatar di un medico in una sorta di ospedale
virtuale,   ricreando l’esperienza di una visita medica che
riprodurrà, anche solo in parte, alcuni aspetti di “contatto
umano“, “sensazione di vicinanza” e “possibilità di interagire
fisicamente“     che   rappresentano     degli   ingredienti
imprescindibili in una relazione di cura.

Il quadro prospettato dalla Zilich vede diverse opportunità,
prima tra tutte il miglioramento e l’evoluzione di un comparto
che ci sta particolarmente a cuore considerando la necessità
per ciascuno di noi di poter tutelare la propria salute e
aspirare a una migliore qualità di vita. Come accennava la
nostra esperta in materia non si può escludere che sempre di
più l’intelligenza artificiale possa in qualche modo
supportare lo specialista, ma anche, pur se in un futuro
remoto, pensare di ‘estenderne e potenziarne la presenza’
tramite un avatar. Per cui, come qualcuno direbbe, la domanda
sorge spontanea:

Sarà davvero tutta un’opportunità o ci aspettiamo lati grigi
che ancora andrebbero approfonditi?
Tutti sappiamo che bisognerà trovare un compromesso fra le
possibilità offerte dai big data e dall’intelligenza
artificiale rispetto all’esigenza di tutelare le persone e la
loro privacy. Inoltre, anche con l’automazione di tutta una
serie di azioni attraverso l’intelligenza artificiale
bisognerà garantire che vengano prese decisioni che tengano
conto della valenza etica. Moltissime decisioni in campo
medico devono ricercare il miglior compromesso fra vari
fattori quali, per esempio, i risultati di cura attesi e la
qualità di vita dell’individuo. A salvaguardia dell’etica
bisognerà garantire che lo sviluppo di sistemi basati
sull’intelligenza artificiale tenga sempre in considerazione
due prospettive: la prima, forse più scontata, è che si
pretenda di lavorare con algoritmi trasparenti, ovvero
algoritmi che esplicitino la logica alla base del
funzionamento del software; la seconda, un po’ più innovativa
in termini di consapevolezza e concezione, riguarda la
necessità di integrare, proprio all’interno dei sistemi
computazionali, i principi etici che devono guidare le scelte,
prioritariamente, sopra qualsiasi altra logica insita nei
risultati degli algoritmi applicativi.          Questa nuova
prospettiva si chiama: algoretica.

  Scopri il nuovo numero: “The next level
                  of AI”
    Le reti neurali, il machine learning e il deep learning,
    hanno permesso alle intelligenze artificiali negli ultimi
  20-25 anni di diventare più efficienti e performanti di noi
  umani in svariati, ma specifici, campi o compiti. Saremo mai
                   sostituiti dalle macchine?

Cosa potremmo immaginarci tra cinque anni in questo mondo che
cambia alla velocità della luce? Trasformerà l’intelligenza
artificiale la medicina come la conosciamo oggi? Può farci
qualche esempio?
Cinque anni da ora, con quella che è la velocità di sviluppo e
di adozione di tecnologie e nuove soluzioni, sono quasi un’era
geologica… Direi che in cinque anni non ci si chiederà più
cosa si può fare con l’intelligenza artificiale, ma essa sarà,
esattamente come è successo per Internet tanti anni fa, e con
l’invenzione dell’elettricità ancora prima, uno strumento
imprescindibile del funzionamento della nostra società. La
daremo per scontata. Inoltre, fra cinque anni, probabilmente
considereremo normale integrare nella nostra esperienza
quotidiana momenti di “realtà vera“ ad altri momenti di
“realtà virtuale“ e di “realtà immersiva“… E il “metaverso”
passerà direttamente dall’essere un termine quasi sconosciuto
ai più, come oggi, all’aver modificato la nostra vita di tutti
giorni… D’altronde, assistiamo già nella realtà odierna ai
concerti delle star della musica e alle partite di calcio che
si svolgono in questi mondi, apparentemente lontani e in
realtà (virtuale) così vicini.

Non sarà necessario aspettare cinque anni è certo, siamo ormai
abituati a un’accelerazione tale che non ci sconvolge più
vedere cambiamenti a distanza di mesi per essere catapultati
in esperienze totalmente nuove che fino a qualche tempo prima
erano inimmaginabili. Che è ciò che succederà a questo
articolo tra qualche anno, lo si leggerà quasi come fosse un
reperto storico che racconta di un’epoca che si affacciava
alla forte innovazione che di lì a poco sarebbe diventata un
must.

                           Rita Zilich – Transparent machine
                           learning expert Application of
                           transparent machine learning to
                           translate hidden knowledge into
                           actionable    know-how.    Focus:
                           healthcare Main expertise: machine
                           learning applied to diabetes,
                           hyperlipidemia, oncology, obesity.

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“L’Intelligenza Artificiale &
le Reti Neurali” ci racconta
la storia di Watson, l’AI
dell’IBM,    e    di   quando
partecipò al quiz Jeopardy!
nel 2011. Una storia che
dovremmo conoscere e studiare
Anche quest’anno vi propongo un libro al mese, forse due, per
raccontare chi siamo, da dove veniamo, dove vorremmo andare e
come ci vogliamo arrivare. Perché la lettura può essere
svago, intrattenimento, ma anche un valido esercizio per
imparare a pensare e sviluppare una certa idea del mondo.

Un libro al mese, in piccole schede, in poche battute, per
decidere se vale la pena comprarlo e soprattutto leggerlo.
 Perché la lettura, come diceva Woody Allen, è anche un
 esercizio di legittima difesa.

Nel gennaio del 2011, negli studi televisivi del programma
Jeopardy!, a Culver City in California, si consumò quella che
sarebbe diventata una pietra miliare nello sviluppo delle
Intelligenze Artificiali.

Il team guidato da David Gondek, che aveva sviluppato
l’Intelligenza Artificiale Watson per l’IBM, stava per
esordire in diretta televisiva contro i due campioni umani più
importanti del programma, Ken Jennings e Bard Rutter. Il primo
deteneva il record per il maggior numero di puntate vinte con
74 puntate consecutive; il secondo era il concorrente che
aveva vinto più soldi in tutta la storia del programma, ben 5
milioni di dollari. Erano veramente i due avversari più
temibili che Watson potesse incontrare.

Dal canto suo Watson rappresentava l’apice dello sviluppo
dell’Intelligenza Artificiale di IBM fino a quel momento e
poteva contare su un software ed un hardware davvero
impressionanti.

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    Le reti neurali, il machine learning e il deep learning,
    hanno permesso alle intelligenze artificiali negli ultimi
  20-25 anni di diventare più efficienti e performanti di noi
  umani in svariati, ma specifici, campi o compiti. Saremo mai
                   sostituiti dalle macchine?

Il software si chiamava DeepQA (da Question Answering,
letteralmente risposta alla domanda) ed era stato sviluppato
sulla base di tecnologie relative all’elaborazione del
linguaggio naturale, al recupero delle informazioni, alla
rappresentazione delle conoscenze, al ragionamento automatico
e soprattutto all’apprendimento automatico o machine learning,
di cui all’epoca rappresentava uno dei risultati migliori.

L’hardware era altrettanto impressionante: watson disponeva di
90 server IBM Power 750, ciascuno con 8 core, inoltre poteva
contare su 16 Terabyte di memoria RAM, che gli consentivano di
acquisire e conservare in memoria più di 200 milioni di pagine
e processare l’equivalente di 1 milione di libri al secondo.

Il racconto di questa epica sfida insieme a tutta la scienza e
tecnologia sottese è al centro del libro “L’Intelligenza
Artificiale & le Reti Neurali – Come IBM ha simulato il
cervello umano al computer”, 5° volume de “La Matematica che
trasforma il Mondo”, pubblicazione a volumi per le edicole
dell’editore RBA.

                          L’Intelligenza Artificiale &
                                le Reti Neurali

       Come IBM ha simulato il cervello umano al computer
 Autore: Ignasi Belda Reig e Sergio Parra Castillo

 Editore: RBA
Anno: 6 novembre 2020

 Pagine: 142

 Isbn: NO

 Prezzo: € 9,99

 (Ordinabile online sul sito dell’editore)

Un libro che ci introduce in quelli che sono i settori dell’AI
che stanno cercando di simulare e superare il cervello e
l’intelligenza umana non solo in compiti specifici, ma anche
in compiti complessi come la partecipazione ad un quiz di
cultura generale.

Perché dovremmo leggere “L’Intelligenza Artificiale & le Reti
Neurali – Come IBM ha simulato il cervello umano al computer”?

Il libro ci racconta attraverso una storia realmente accaduta
cosa ha portato le AI agli incredibili sviluppi di oggi,
spiegando concetti come reti neurali, l’apprendimento
supervisionato, il deep learning, l’apprendimento non
supervisionato, l’ottimizzazione numerica, la logica booleana,
il machine learning e tutta la matematica insita in questi
termini.

Il libro è un’ottima introduzione per comprendere come
ragionano ed operano le Intelligenze Artificiali e benché sia
un manuale tecnico, nello spirito della collana “La Matematica
che trasforma il Mondo” (di cui ho già parlato in un altro
articolo), la narrazione è avvincente come quella di un
romanzo.

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Inizia l’AI WEEK Settimana
Italiana   dell’Intelligenza
Artificiale
Comincia oggi e durerà fino al 13 Maggio l’AI WEEK Settimana
Italiana dell’Intelligenza Artificiale, della quale noi di
Smart Marketing siamo media partner.

Fra le innovazioni tecnologiche più impattanti negli ultimi
anni l’Intelligenza Artificiale la fa sicuramente da padrone.
Da quando reti neurali e big data da una parte e machine
learning e deep learning dall’altra hanno cominciato a
liberare parte del loro potenziale, ciò che sembrava
fantascienza comincia a perdere corpo intorno a noi.

 Nei giorni scorsi io e il mio socio Ivan Zorico abbiamo fatto
 una video-chiacchierata con i due fondatori ed organizzatori
 dell’evento, Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, con i quali
 abbiamo parlato della genesi, della storia e del programma
 2022 dell’AI WEEK Settimana Italiana dell’Intelligenza
 Artificiale; andate a scoprire di cosa abbiamo parlato nel
 video che trovate in fondo a questo articolo.

Certo, nel nostro immaginario cresciuto a fumetti, romanzi e
film di fantascienza quello che vorremmo vedere ed allo stesso
tempo temiamo è il classico robot umanoide alla Terminator, ma
lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, in realtà, più che
costruire robot dalle fattezze sempre più umanoidi (ricerca
che, per inciso, comunque procede e sta dando ottimi
risultati) si è specializzato molto di più nel creare IA che
svolgono compiti e risolvono problemi specifici molto meglio
degli umani.

Le scienze statistiche, il riconoscimento di immagini, il
riconoscimento e comprensione della voce umana, la traduzione
dei testi, il riconoscimento di pattern comportamentali e le
previsioni di specifici comportamenti sono solo alcune delle
aree dove gli algoritmi dell’IA non solo sono più efficienti e
veloci dell’uomo, ma anche assai più precisi.

Il marketing, la medicina, le ricerche di mercato, ma pure la
domotica, l’automotive e le tecnologie dei nostri smartphone
stanno beneficiando di questa “nuova primavera dell’AI”, come
l’ha definita nel suo intervento di apertura “La ricerca e
l’ecosistema   produttivo  Italiano   dell’Intelligenza
Artificiale” Gianluigi Greco, Presidente dell’AIxIA –
Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale.

Gianluigi Greco nel suo intervento ha ribadito più volte che
il progresso dell’IA , fin dalla fine degli anni ‘60 del
secolo scorso, è sempre proceduto per primavere ed inverni, ma
che anche nei periodi in cui i progressi tecnologici “pratici”
erano pochi la ricerca pura non si è arrestata, ma anzi ha
ragionato su nuove applicazioni e testato nuove strade di
sviluppo per gli algoritmi dell’AI.

Anche noi comuni mortali ci ricordiamo almeno un paio di date
“emblematiche” nelle quali sembrava che i computer e le
intelligenze artificiali dovessero prendere il sopravvento e
diventare una sorta di Skynet, come nella saga cinematografica
di Terminator.

Io personalmente ne ricordo almeno due: la prima è datata 10
febbraio 1996, quando il supercomputer Deep Blue della IBM
vinse la prima partita a scacchi contro il campione del mondo
in carica Garry Kasparov (il campione russo comunque vincerà
il torneo con il punteggio di 4 a 2), il che dimostrò che le
AI potevano battere gli umani al gioco di strategia ed
intelligenza più famoso.

La seconda, guarda caso sempre targata IBM, avvenne nei tre
giorni che vanno dal 14 al 16 febbraio 2011, quando i due più
grandi campioni umani del famoso quiz di cultura generale
statunitense “Jeopardy!”, Brad Rutter e Ken Jennings, furono
battuti e surclassati dalla sofisticata AI Watson.

E voi quali date ricordate?

Quando avete pensato che l’intelligenza artificiale
avrebbe soppiantato quella umana?
Fatecelo sapere nei commenti, e comunque, se volte saperne di
più sui sviluppi odierni dell’AI, sulle aziende e le startup
italiane, e sui campi di ricerca futuri dell’AI, non vi resta
che partecipare all’AI WEEK 2022; in qualità di media partner
noi di Smart Marketing possiamo offrire ai nostri lettori un
vantaggioso codice sconto MARKETING20, vi basterà inserirlo
negli appositi spazi al momento dell’acquisto del ticket che
potete trovare qui.

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Torna dal 9 al 13 maggio l’AI
Week – Settimana Italiana
dell’Intelligenza
Artificiale: l’evento che
mette    insieme    aziende,
università, associazioni e
professionisti dell’AI
Tutto pronto per la terza edizione dell’AI WEEK – Settimana
Italiana dell’Intelligenza Artificiale, che torna in modalità
“esclusivamente” online dal 9 al 13 maggio 2022.

Forte di una prima e seconda edizione che hanno raccolto
l’interesse ed il favore di più di 10.000 partecipanti ed
oltre 75 speaker, l’AI Week si conferma come l’evento
nazionale di riferimento, dove la domanda di tecnologie AI
incontra l’offerta delle tante aziende e startup che operano
nel   settore, come ribadito dagli organizzatori, Giacinto
Fiore e Pasquale Viscanti: “l’AI WEEK è un luogo nel quale le
soluzioni delle imprese in ambito Artificial Intelligence
possano essere raccontate ai manager imprenditori che cercano
soluzioni di AI applicate al loro business”.

L’edizione 2022 vede ospiti illustri tra cui: Luciano Floridi,
Ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione presso
l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford, dove è
direttore del Digital Ethics Lab, nonché professore di
Sociologia della comunicazione presso l’Università di Bologna;
Federico Faggin, inventore e imprenditore italiano
naturalizzato statunitense, capo progetto dell’Intel 4004 e
responsabile dello sviluppo dei microprocessori 8008, 4040 e
8080 e delle relative architetture; Massimo Chiriatti, Chief
Technical & Innovation Officer di Lenovo; Barbara Cominelli,
CEO di JLL Italy; Alessio Lorusso, CEO e Founder di Roboze.

AI Week 2022 – promo from IA Spiegata Semplice on Vimeo.

Un appuntamento imperdibile per tutte quelle aziende che
producono soluzioni di intelligenza artificiale, ma anche per
manager, imprenditori, liberi professionisti di ogni parte
d’Italia che lavorano ed hanno a che fare quotidianamente con
il vasto mondo dell’AI.

Cinque giornate piene, tutte dedicate a use cases di numerosi
speaker che, risolti, saranno offerti agli attori di questa
edizione per la soluzione di loro specifici problemi. Uno
speech di 25 minuti spiegherà in quale modo è stata trovata la
soluzione e con quali risultati.

“Le aree che accolgono gli use cases – ha spiegato Giacinto
Fiore – sono Marketing e vendita, AI business intelligence,
Customer service, Manutenzione predittiva, Produzione”.

Tutte aree nelle quali l’Artificial Intelligence trova oggi
grandi applicazioni, da quelle che cercano nuovi potenziali
clienti a quelle che generano i contenuti grazie ad algoritmi
di GPT-3, a quelle che forniscono agli algoritmi della AI i
dati aziendali per vedere restituita la possibilità di
prendere le decisioni più accurate, anche prevedendo quale
impatto avranno. Ancora, quelle che hanno a cuore la gestione
del rapporto con i clienti, fino ad essere il loro “orecchio
artificiale” capace di interpretare una telefonata, una e-
mail, una chat che intercetti le intenzioni, ma anche le
emozioni del cliente, in modo da suggerire all’”operatore
umano” la risposta più giusta.
Supporto all’uomo, dunque. E intervento per modificare, ad
esempio in un impianto o un macchinario, la produzione di un
servizio, di un prodotto.
Pasquale Viscanti ha dichiarato: “Nella settimana
dell’intelligenza artificiale verrà data a tante e tante
aziende l’opportunità di cercare propri use cases.
Partecipando all’AI Week, imprenditori e manager possono
scoprire cosa l’intelligenza artificiale può concretamente
fare per loro. Zero teoria, solo casi pratici, numerosi use
cases nelle cinque macrocategorie menzionate”.

La terza edizione dell’AI Week vede il supporto di prestigiose
associazioni di categoria, tra le quali Anitec Assinform ed
Assintel, che tirano dentro giganti come Confindustria e
Confcommercio, e Angi, l’Associazione Nazionale Giovani
Innovatori.

 In qualità di media partner dell’evento, possiamo
 offrire ai nostri lettori uno sconto sul prezzo del
 biglietto dell’AI WEEK. Utilizza il codice MARKETING20
 per acquistarlo qui.

Inoltre, dal mese di marzo e tuttora in corso, si stanno
organizzando degli incontri propedeutici all’evento vero e
proprio, le Tavole rotonde “Ore 16,00”, format online, dove
discutere e mettere a confronto il mondo delle aziende che
producono soluzioni di AI, il mondo della ricerca
universitaria, il mondo delle associazioni di categoria, il
mondo delle Enterprises.

Insomma, l’AI WEEK di quest’anno, come già nelle precedenti
edizioni, sarà un vero e proprio evento ponte tra la domanda e
l’offerta di tecnologie di Intelligenza Artificiale, fra i
problemi dei manager ed imprenditori e le soluzioni offerte
dalle aziende e dalle startup,oltre a fare il punto,
attraverso ricercatori, professori universitari ed innovatori,
sullo stato dell’arte dell’AI in Italia e nel mondo.

Noi di Smart Marketing siamo felici di essere media partner
dell’AI Week – Settimana Italiana dell’Intelligenza
Artificiale, ed oltre a seguire e raccontarvi l’evento saremo
anche i moderatori di una delle Tavole rotonde “Ore 16,00”,
quella del 27 Aprile 2022, che farà un focus su Marketing e
Vendite ed il ruolo dell’Intelligenza Artificiale.

Maggiori informazioni, date e orari degli interventi sono
disponibili sulla piattaforma www.aiweek.it

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Il podcast che ti fa scoprire
l’A.I.    –   L’intelligenza
artificiale in azienda? La si
porta   così.   Con    Marina
Geymonat
Tutti, o quasi, conosciamo la regola mnemonica per il
gioco del Poker per ricordare il valore dei semi delle
carte.
È la famosa “Come Quando Fuori Piove” dove le iniziali delle
quattro parole “C – Q – F – P” ci aiutano a ricordare la
gerarchia del valore dei singoli semi “Cuori Quadri Fiori
Picche”.

Ma anche quando parliamo di Intelligenza Artificiale questa
tecnica mnemonica può tornarci utile per comprendere, in
particolare, a cosa stare attenti quando decidiamo di
adoperare l’I.A. in azienda, soprattutto nella forma più
comunemente utilizzata dalle imprese, ossia quella della
machine learning.

A spiegarci in che maniera il “Come Quando Fuori Piove” possa
tornarci utile prima di investire i nostri budget in sistemi
di Intelligenza Artificiale è Marina Geymonat, una grande
esperta del mondo aziendale (infatti è Responsabile
Piattaforme di Intelligenza Artificiale per TIM) che, insieme
al giornalista di Radio IT Igor Principe, ci guiderà in questo
interessantissimo 11° episodio del podcast “Alla scoperta
dell’Intelligenza     Artificiale”,     ideato   e   promosso
Puoi anche leggere