AI WEEK 2023: ecco il programma dell'evento di scena a Rimini e organizzato da "IA spiegata semplice" insieme a Italian Exhibition Group
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AI WEEK 2023: ecco il programma dell’evento di scena a Rimini e organizzato da “IA spiegata semplice” insieme a Italian Exhibition Group Quasi 1.000 imprenditori e manager italiani, più di 150 speaker e postazioni deputate al networking B2B, oltre 100 sponsor e workshop, 80 aziende coinvolte e persino 50 demo dimostrative: ecco alcuni dei numeri più rappresentativi dell’evento in programma dal 17 al 21 aprile, giunto alla sua quarta edizione. Dietro all’organizzazione di questa settimana “addicted to AI” ci sono Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori IA Spiegata Semplice, che per l’occasione collaboreranno con IEG. “Quest’evento è dedicato a tutti gli imprenditori che vogliono scoprire le potenzialità dell’IA”, afferma Fiore, “Un’azienda che utilizza l’intelligenza artificiale sfrutta fino a 40 volte in più il suo potenziale”, aggiunge Viscanti, co-founder di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice, la più grande community italiana dedicata alla scoperta dell’IA, annunciando la quarta edizione dell’AI Week. L’evento è dedicato alla tecnologia del momento e, dal punto di vista organizzativo, sraà suddiviso in due fasi: dal 17 al 19 aprile, infatti, ci saranno una serie di appuntamenti da remoto, disponibili sulla piattaforma AI Play, mentre il 20 e il 21 aprile il Palacongressi di Rimini sarà la capitale dell’intelligenza artificiale per due giornate intere. Il tutto prenderà forma grazie anche alla collaborazione
strategica instaurata da IA Spiegata Semplice insieme a Italian Exhibition Group, realtà leader nel settore delle manifestazioni fieristiche. “A livello nazionale solo il 6% delle aziende italiane utilizza l’intelligenza artificiale per accrescere il proprio business e migliorare i servizi operativi – afferma Giacinto Fiore, co-founder di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice e organizzatore dell’AI Week – Insieme possiamo invertire il trend: siamo chiamati a vivere il presente con coraggio e positività e, a questo proposito, l’IA è la tecnologia all’avanguardia di cui abbiamo bisogno, anche e, soprattutto, per correre a tutta velocità verso il futuro”. Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori IA Spiegata Semplice ed organizzatori dell’AI WEEK. Dal punto di vista logistico, le due giornate organizzate presso il Palacongressi di Rimini saranno così strutturate: a partire dalle 8.30, ci sarà una colazione di benvenuto a favore degli ospiti che, un’ora più tardi, verranno chiamati a prendere posto all’interno della sala principale per seguire gli interventi degli speaker internazionali presenti tra i quali emergono rappresentanti del Responsible AI Institute,
dell’Agenzia Spaziale Europea, del Dipartimento di Programmazione Economica del Governo e del Centro di Ricerche Semeion. In seguito, ci sarà un momento soft durante il quale sarà possibile pranzare e, dalle 14.30 in poi, sono previsti dei workshop in 2 sale e, allo stesso tempo, dei veri e propri momenti di networking insieme a possibili prospect, fornitori e clienti. Per concludere, non poteva mancare un concerto rock con tanto di spritz party. “Saranno 5 giorni totalmente dedicati all’intelligenza artificiale – dichiara Pasquale Viscanti, co-founder di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice – Le tematiche trattate, grazie alla presenza di spokesperson di livello assoluto, saranno innumerevoli: dall’automotive alla sostenibilità, dalla robotica al fintech fino al metaverso. E ancora, non mancheranno spunti e analisi riguardanti il mondo dell’istruzione, del turismo, della sanità, dell’editoria, del food, dell’arte e del design, del fashion, della cybersecurity e, infine, dei big data e del retail”. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della
comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter M3GAN, il film diretto da Gerard Johnstone, è l’horror che NON dovete vedere se già le AI generative tipo ChatGPT vi spaventano Diciamolo subito, M3GAN, il film diretto da Gerard Johnstone, arriva al momento giusto. Da mesi non si sente parlare d’altro che delle performance delle AI Generative tipo Midjourney e soprattutto ChatGPT, che sono in grado di creare immagini, la prima, e testi, la
seconda, estremamente coerenti e originali. Il che ha fatto venire più di qualche brivido lungo la schiena di molti professionisti, giornalisti, scrittori ed artisti. Il film, il cui soggetto si deve, almeno in parte, a James Wan (anche fra i produttori), rielabora il tops della bambola assassina immergendolo in un contesto ipertecnologico, dove un’AI prende il posto dell’entità maligna, del fantasma o della presenza inquietante. Qui abbiamo un’Intelligenza artificiale calata in un androide “Model 3 Generative Android”, M3gan appunto, ossia un robot con sembianze umane, o in questo caso di una bambola, che sembra umana quanto basta per esserci simpatica e “diversa” ed artificiale quel tanto per metterci a disagio. Insomma, M3gan è un riuscitissimo mix fra le AI più cattive del nostro immaginario cinematografico come il computer Hall 9000 e Terminator e delle bambole assassine dei più famosi film horror alla Chucky e Annabelle, con un pizzico di quelle bambole di porcellana con gli occhi vitrei delle nostre nonne che da piccoli non ci facevano dormire. Ma al netto della paura che il film sembra ispirare, più che suscitare, sono le tematiche sociali e le dinamiche familiari sullo sfondo che ci mettono a disagio e ci inquietano ben oltre l’ora e 40 minuti della sua durata. Tutto comincia con un incidente, nel quale la piccola Cady (la brava Violet McGraw) perde entrambi i genitori e di conseguenza viene affidata a sua zia Gemma (interpretata da una Allison Williams perfettamente a fuoco), che è una single convinta, una vera nerd e una ricercatrice ed esperta di Intelligenza Artificiale e robotica presso la Funki, un’azienda di giocattoli all’avanguardia, nella quale è impegnata nello sviluppo di un progetto super avveniristico, M3GAN (interpretata in parte da Amie Donald, con la voce di Jenna Davis), una bambola dall’intelligenza artificiale
realistica progettata per essere una compagna fedele del bambino per cui è programmata e un alleato dei suoi genitori o custodi. Gemma ha difficoltà a fare da genitore, perché il lavoro è la sua più grande priorità, e Cady dall’altra parte è una bambina difficile che fatica ad affrontare la perdita dei suoi genitori. Da qui Gemma ha l’intuizione di subappaltare proprio a M3gan il suo ruolo di genitore e tutore, perchè, si sa, conciliare lavoro e famiglia è difficile e quindi perchè non approfittare dell’ultimo ritrovato tecnologico, ancor di più se, facendo questo, riesco a fare anche una ”beta test” di questo nuovo prodotto? Senza voler svelare niente altro di un film che è meno horror di quanto il trailer prometta, ma più inquietante e filosofico di quanto ci potremmo aspettare, volevo soffermarmi brevemente sulle tematiche sociali e le dinamiche familiari cui accennavo prima. Prima parliamo delle dinamiche familiari: nel film zia Gemma, almeno all’inizio, sembra non voglia fare nessuno sforzo per interpretare il suo nuovo ruolo di tutore di una bambina né assumersi la responsabilità e l’onere che fare il genitore comporta.
Tornano alla mente i tanti genitori in carriera degli anni ‘80 del secolo scorso, che, dopo aver pagato la baby sitter, rientrati a casa di pomeriggio o sera ci “parcheggiavano” davanti alla televisione, per stare tranquilli. O ancora i genitori degli anni ‘90 e del 2000, che invece ci compravano la consolle di videogiochi per lo stesso fine. O, per venire ai giorni nostri, quando il regalo più desiderato e regalato, in età sempre più acerba, è l’ultimo modello di smartphone, sempre per surrogare il proprio ruolo genitoriale all’ultimo ritrovato tecnologico; ebbene, M3gan ci ricorda in maniera cruda ed inquietante che questa potrebbe essere, e forse già lo è, una strada che ci porta in un futuro distopico e autodistruttivo. Ma veniamo alle tematiche sociali: M3gan è una riflessione acuta sul pericolo della scienza e della nostra dipendenza dalle macchine. Ma è anche un film tutto al femminile, un film quasi militante per come distingue il genere femminile da quello maschile: tutte le protagoniste, dotate di un certo spessore psicologico e con le personalità più sfaccettate sono donne, gli uomini, quei pochi che hanno un ruolo importante,
sono disegnati con pochissimi tratti identitari se non come vere e proprie macchiette. Ad uno sviluppo della storia, solo all’apperenza femminista, potrebbe aver contribuito la sceneggiatura di Akela Cooper, ed infatti in M3gan si intravedono in controluce molti caratteri di Madison, la protagonista di Malignant, scritto, anche questo, dalla Cooper. Ma dimenticatevi figure di donne amorevoli e materne, le donne del film, in primis Gemma, hanno i medesimi difetti degli uomini, e tratteggiano una società in cui la performance, soprattutto lavorativa, è più importante della famiglia, in cui il successo professionale è più importante di quello relazionale e in cui siamo tutti, bambini, giovani ed adulti, pronti a rincorrere ed affidarci all’ultimo ritrovato tecnologico, senza interrogarci se sia o meno una scelta saggia e/o necessaria. La critica sociale di M3gan è acuta e amara e traspare potente da quelle scene “quasi” inaspettate e destabilizzanti, come quando la bambola canta una versione neomelodica di “Titanium” di David Guetta o balla e twerka come una influencer di TikTok. Gli occhi vitrei di M3gan, come già l’obbiettivo rosso di Hall 9000, poi ripreso e omaggiato dal Terminator di Schwarzenegger, sono più che degli occhi degli specchi, specchi che riflettono la nostra immagine reale, ma che noi continuiamo a percepire come deformata, imputando il difetto al mezzo più che al soggetto e non riuscendo quasi più a capire dove finisca l’uno e cominci l’altro. M3gan, per concludere, è uno dei film più interessanti di questo 2023, una pellicola di forte critica sociale travestita da horror atipico, che tormenterà, più che i nostri incubi notturni, tutti quei sogni che facciamo ad occhi aperti.
Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Il caso dell’AI LaMda e
dell’ingegnere Blake Lemoine: Ma le AI sognano pecore elettriche? Intervista a Antonio Lieto ricercatore informatico e membro dell’AIxIA La notizia che tiene banco in questi giorni in fatto di intelligenza artificiale riguarda Blake Lemoine, ingegnere informatico di Google e LaMda (Language Model for Dialogue Applications), un’AI conversazionale sviluppata sull’architettura di rete neurale open source “Transformer” dal colosso di Mountain View che, stando alle parole e agli stralci di conversazioni pubblicate da Lemoine, sarebbe diventata senziente. Notizia bomba, ma prima di commentarla, facciamo un po’ di ordine. Le AI conversazionali spesso vengono confuse, soprattutto dai media non specializzati, con i chatbot, ma attenzione, anche se è vero che i chatbot e le AI tipo LaMDA sono entrambi software di intelligenza artificiale conversazionale e come tali sono in grado di condurre conversazioni con gli utenti per fornire loro risposte o guidarli attraverso un processo, ci sono notevoli differenze fra le due tecnologie. Li dove i tipici chatbot sono addestrati su insiemi di dati specifici per argomento, forniscono risposte estratte solo dai dati di addestramento e hanno un flusso di conversazione limitato, Ie AI conversazionali tipo LaMDA, invece, vengono addestrate con molti più dati provenienti da fonti Internet multi-contenuto (anche e soprattutto dai social media),
recuperano le risposte e gli argomenti in base al flusso del dialogo e sono quindi in grado di intrattenere conversazioni aperte ed estremamente fluide e naturali. Sono AI, per semplificare, che nelle loro conversazioni con gli utenti tendono ad imitare il linguaggio ed a simulare l’intelligenza umana. Negli ultimi anni, visto lo sviluppo poderoso dell’Intelligenza Artificiale, questo tipo di notizie si sta moltiplicando a dismisura, non passa mese che qualche ricercatore informatico non dia notizia di una nuova AI super intelligente, magari artista, piuttosto che scrittrice, che pare sia diventata senziente. Insomma, il desiderio tutto umano di dare “vita” e “coscienza” a qualcosa di artificiale che però sia vivo ed intelligente è vecchio quanto la nostra storia. Gran parte della letteratura fantastica e fantascientifica, per non parlare dei fumetti, dei videogiochi e dei film di fantascienza, pone molte volte al centro della trama una qualche super intelligenza artificiale che, divenuta cosciente, decide di intraprendere una guerra senza esclusione di colpi e senza quartiere contro il genere umano: AI super cattive come HAL 9000 di 2001 Odissea nello Spazio, Skynet del media franchise Terminator o la mega simulazione Matrix dell’omonimo film. La verità, come qualunque studente dei primi anni di scienze informatiche potrà confermare, è che le intelligenze artificiali ci hanno già superato in molteplici campi ed ambiti lavorativi caratterizzati da ripetitività ed estremamente specifici, lavori che gli esperti definiscono di tipo algoritmico appunto, mentre quei lavori definiti “euristici” e che richiedono una grande capacità di adattamento, innovazione, creatività e capacità pratiche siamo noi umani ancora i migliori a svolgerli.
La capacità per un AI di sviluppare una coscienza è una cosa, se non impossibile, estremamente difficile, ci dice la scienza, non fosse altro che sul concetto di “coscienza” noi umani non siamo ancora concordi su una definizione universale. Quello che le reti neurali, il machine learning e il deep learning, tre delle tecnologie dell’AI che maggiori risultati stanno dando negli ultimi 20 anni, riescono a fare è una simulazione e/o imitazione dell’intelligenza e coscienza umana, ma attenzione, simulare e/o imitare una cosa non vuol dire comprenderla. Insomma, il caso di Blake Lemoine, LaMda e Google ha riportato alla ribalta molte preoccupazioni ed ansie dei cittadini e molte “cattive letture” e mistificazioni dei media generalisti sempre pronti ai titoloni e poco avvezzi all’approfondimento. Questa notizia non solo è stata data nella maniera sbagliata, ma è stata letta e spiegata ancora peggio e si è sprecata l’occasione di porre sulle capacità delle AI le giuste domande. Noi di Smart Marketing abbiamo deciso di aspettare che la notizia si “sgonfiasse” dal punto di vista mediatico prima di affrontarla e per farlo abbiamo chiesto il parere di un esperto indicatoci dall’AIxIA l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (con la quale in passato abbiamo già collaborato), il dott. Antonio Lieto, ricercatore di Informatica presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino e ricercatore associato dell’Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni (ICAR) del CNR di Palermo. Con il dott. Antonio Lieto nella bella video intervista abbiamo parlato di coscienza, scienza e fantascienza delle AI e del caso di Blake Lemoine/LaMda, e fra le altre cose egli ha precisato: “Il caso dell’attribuzione di “capacità senzienti” al modello
linguistico LaMDA (Language Model for Dialogue Applications”), sviluppato da Google, rappresenta un tipico esempio di errore di attribuzione di facoltà cognitive di alto livello ai risultati ottenuti da questi sistemi artificiali di nuova generazione. La famiglia di modelli linguistici di cui LaMDA fa parte (che include anche GPT-3) non ha – infatti – alcuna capacità di comprensione della materia linguistica che maneggia (le parole e i loro significati) ma riesce a fare bene il compito che è chiamata a fare (la generazione automatica di frasi) mediante una procedure di “autocompletamento” basata sull’estrazione di milioni di correlazioni statistiche estratte da terabytes di dati testuali su cui tali sistemi sono stati “addestrati”. Nonostante l’esibizione di queste performance, però, questi sistemi sono sostanzialmente dei “pappagalli linguistici” (un po’ alla stregua di uno dei primi sistemi di dialogo sviluppati in Intelligenza Artificiale: ELIZA). In sostanza: non fanno altro che rimacinare l’enorme quantità di testo che hanno in memoria in modo che possa sembrare plausibile ad un interlocutore umano. Tuttavia, non hanno alcuna “competenza” linguistica né tantomeno alcuna capacità che possa in qualche modo rientrare sotto l’alveo di quella che comunemente definiamo “coscienza” (che implicherebbe una capacità di comprensione e meta-analisi tipica degli esseri umani, ma che è assolutamente assente in tutti i sistemi di intelligenza artificiale).” Per saperne di più e scoprire tante altre informazioni sullo stato dell’arte delle AI, guardatevi l’interessante video intervista. Questo contenuto è stato realizzato grazie alla collaborazione dell’AIxIA (Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale) e all’Agenzia Doppia Elica che ne cura i rapporti con la stampa e la comunicazione e con la quale noi di Smart Marketing abbiamo una lunga tradizione di collaborazione. Un particolare ringraziamento alla Senior PR
Account Gloria Dal Molin per la professionalità e la disponibilità. Antonio Lieto è membro di AIxIA (Ass.Italiana per l’Intelligenza Artificiale), ricercatore di Informatica presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino e ricercatore associato dell’Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni (ICAR) del CNR di Palermo. I suoi interessi di ricerca si focalizzano su modelli computazionali della cognizione, ragionamento di senso comune e architetture cognitive per agenti intelligenti e robot. E’ attualmente Vice Presidente dell’Associazione Italiana di Scienze Cognitive. Nel 2020 è stato nominato ACM Distinguished Speaker dall’ Association for Computing Machinery e nel 2018 è stato insignito del “Outstanding Research Award” dalla società scientifica americana BICA (Biologically Inspired Cognitive Architecture Society) per il suo contributo nell’area dei sistemi artificiali di ispirazione cognitiva. E’ autore del libro “Cognitive Design for Artificial Minds” (Routledge/Taylor & Francis, 2021). Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.
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Se vi dico la parola Intelligenza Artificiale, che cosa vi viene in mente? Se siete nati negli anni ‘70 come me, le prime cose saranno quasi sicuramente Skynet, il Terminator ed Arnold Schwarzenegger, giusto? Magari se siete nati negli anni ‘80 potreste aggiungere la multinazionale OCP, il super poliziotto RoboCop e Peter Weller. Oppure, infine, sia che siate nati negli anni ‘70, ‘80 o ‘90 del secolo scorso, forse il film che più di tutti vi verrà in mente sarà “The Matrix” (qui trovate la mia recensione), diretto dagli allora fratelli Andy e Larry Wachowski, con uno strepitoso Keanu Reeves nel ruolo dell’eletto Neo e tre comprimari del calibro di Laurence Fishburne, Carrie-Anne Moss e Hugo Weaving. Oppure, se siete dei cinefili più navigati, vi potrebbero venire in mente altri film come “2001 Odissea nello spazio” (1968), “Tron” (1982), “A.I. – Intelligenza artificiale” (2001) o “S1m0ne” (2002) (qui trovate un approfonimento su questo film). Tutto questo per dire che quando si parla di Intelligenza Artificiale, così come avviene per tante altre cose, il nostro immaginario è prevalentemente cinematografico: come essere umani siamo geneticamente attratti sia dalle immagini che dalle storie, ed il cinema che le contiene e “racconta” ottimamente entrambe è il serbatoio privilegiato in cui
andiamo a recuperare sogni, visioni, immaginari, così come pure incubi, distopie e apocalissi varie. Una persona con cultura media, che abbia dai 25 ai 50 anni, ha quindi una visione ed una conoscenza prevalentemente cinematografica dell’Intelligenza Artificiale, che guarda caso è quasi sempre rappresentata cattiva, capricciosa, assassina o, quando va bene, manipolatoria. In cuor nostro crediamo, senza volerlo ammettere, che quando le intelligenze artificiali diventeranno più “intelligenti” di quella umana, per noi sarà finita, nel migliore dei casi saremo trasformati in batterie umane immerse in una vasca e collegate ad una gigantesca simulazione virtuale (Matrix docet). Invece i progressi dell’IA sono molto più sottili e pervasivi di quello che immaginiamo: le reti neurali che simulano le connessioni dei neuroni nei cervelli umani, il machine learning, ossia l’apprendimento automatico, e il deep learning, l’apprendimento profondo, hanno permesso alle intelligenze artificiali negli ultimi 20-25 anni di diventare più efficienti e performanti di noi “umani” in svariati, ma specifici, campi o compiti.
Nessuno di noi (almeno la maggior parte) alla domanda posta in cima a questo editoriale avrebbe pensato a tre date: 10 febbraio 1996, 16 febbraio 2011 o 31 dicembre 2019, eppure per l’Intelligenza Artificiale sono date fondanti ed paradigmatiche. Il 10 Febbraio 1996 il super computer Deep Blue dell’IBM sconfigge per la prima volta in una partita a scacchi l’allora campione mondiale di questo sport Garry Kasparov. Il 16 Febbraio 2011 il super computer Watson, sempre dell’IBM, vince al quiz televisivo di cultura generale Jeopardy!, battendo i due campioni storici più forti di questo format, Brad Rutter e Ken Jennings. Il 31 Dicembre 2019 BlueDot, una start-up con sede a Toronto, ha inviato il primo avviso di COVID-19 attraverso il suo sistema di allerta precoce per focolai di malattie basato sull’intelligenza artificiale che combina algoritmi, big data ed equazioni di epidemiologia matematica. Sarebbero passati altri sette giorni prima che l’Organizzazione Mondiale della Sanità annunciasse l’emergere di un nuovo coronavirus in Cina. Il super computer Watson durante la sua partecipazione al
quiz Jeopardy! nel Febbraio 2011. Tre date delle quali, forse escludendo la prima, sappiamo poco o nulla, eppure ci dimostrano che in alcuni specifici campi le macchine ci hanno già superato, senza, per questo, averci asservito e ridotti in schiavitù. Questo numero di Smart Marketing con il quale festeggiamo il nostro 9° anno di vita è dedicato all’IA prossima ventura , ma anche a quella che già permea le nostre esistenze e della quale molto spesso neanche ci accorgiamo. L’idea ci è venuta grazie alla partecipazione, in qualità di media partner, all’AI WEEK Settimana Italiana dell’Intelligenza Artificiale, creata e promossa da Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, durante la quale chi scrive è stato anche moderatore di una bella tavola rotonda sul tema “L’Intelligenza Artificiale per il Marketing e la Vendita”, animata da grandi specialisti dell’AI come Maurizio Sanarico, Giorgio Vizzarri, Giovanni Bennato, Luca Rodolfi, Alessandro Antonucci, Max Brigida e Federico Neri. Scopri il nuovo numero: “The next level of AI” Le reti neurali, il machine learning e il deep learning, hanno permesso alle intelligenze artificiali negli ultimi 20-25 anni di diventare più efficienti e performanti di noi umani in svariati, ma specifici, campi o compiti. Saremo mai sostituiti dalle macchine? In questo numero, insieme ai nostri contributor, vogliamo fare il punto sullo stato dell’arte dell’Intelligenza Artificiale attraverso alcune interviste a specialisti del settore, attraverso le serie TV a tema più discusse del momento e attraverso i nostri approfondimenti. Io e Ivan, inoltre, in accordo con AI WEEK, abbiamo ricontattato i partecipanti della
tavola rotonda per sviluppare delle interviste più approfondite, che finiranno in una nuova rubrica che stiamo apportando; abbiamo cominciato con Federico Neri, Specialist Director AI e Data di Deloitte Italia, e Max Brigida, Co- founder e CEO di AdaOnCloud.
La Copertina d’Artista del 97° numero di Smart Marketing realizzata dall’artista Antonella Gallo.
In ultimo permettetemi di parlarvi brevemente della bella ed evocativa Copertina d’Artista di questo numero, realizzata dalla talentuosa Antonella Gallo: si intitola “Diventerò un principe…”, l’artista ha centrato perfettamente il tema con un’immagine fortemente evocativa e suggestiva che ci fa sperare che, almeno per quanto riguarda la creatività artistica, le IA siano ancora lontane dalle capacità umane, anche se in questi mesi le realizzazioni di IA come Deep Dream, Midjourney e Dall.E 2 hanno fatto scendere qualche brivido lungo la schiena non solo agli artisti, ma a tutti gli appassionati di arte. Buona lettura! Raffaello Castellano Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email *
Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Intelligenza artificiale e machine learning, dall’algoretica al meta verso, cosa ci prospetterà il futuro della sanità Il machine learning è una delle più promettenti branche dell’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence, AI) e la sua diffusione in campo sanitario sta producendo una radicale trasformazione nel modo in cui vengono erogate le cure. Le organizzazioni sanitarie hanno accumulato negli anni enormi quantità di dati, fra cartelle cliniche, diagnostica per immagini, studi clinici e dati sulla popolazione. Le potenti tecnologie oggi disponibili consentono di ‘esplorare’ queste immense moli di dati rivelando dinamiche di comportamento, modelli e informazioni che il cervello umano non sarebbe in grado di individuare. Gli algoritmi dell’intelligenza artificiale aiuteranno le organizzazioni sanitarie a prendere decisioni aziendali e cliniche sempre più accurate, con un impatto sul miglioramento dei servizi offerti, sulla bontà delle cure e sulla qualità di vita dei
pazienti. I vantaggi che ne derivano sono diversi: Grazie all’intelligenza artificiale, partendo dalla gestione dei dati, le strutture sanitarie potranno trovare rapidamente informazioni puntuali e accurate e fornire esperienze incentrate sull’utente, ma potranno anche sfruttare al meglio le loro risorse, aumentando l’efficienza e migliorando le prestazioni dei flussi di lavoro clinici e operativi, dei processi e delle operazioni finanziarie, collegando dati diversi in un quadro coerente che integri tutti gli attori coinvolti. Abbiamo chiesto a Rita Zilich, Transparent machine learning expert, di aiutarci a comprendere un po’ meglio le dinamiche e le evoluzioni che si stanno realizzando in ambito healthcare. Parliamo tanto di intelligenza artificiale. Realmente di cosa si tratta e quale può esserne il valore? Ormai la definizione d’intelligenza artificiale è piuttosto diffusa e metabolizzata, nello specifico si tratta di algoritmi in grado di apprendere dall’esperienza passata accumulata nei dati e, a fronte di questo apprendimento, essere in grado di prevedere determinati esiti, riferiti al fenomeno studiato… Questo concetto di base, apparentemente “semplice”, in realtà ha implicazioni importanti e un enorme potenziale di pervasività. Cercando di semplificare il concetto, possiamo dire che l’era degli algoritmi predittivi, dal punto di vista dell’innovazione scientifica, è già molto matura nonostante le applicazioni pratiche siano ancora agli inizi, in quanto le applicazioni pratiche sono infinite. Allo stesso tempo c’è un altro fenomeno che si è affacciato da poco ma sta evolvendo a gran velocità: si tratta della realtà immersiva e di tutto il nuovo mondo abilitato dal metaverso… alla base vi è comunque l’intelligenza artificiale, ma con un
ruolo che va molto oltre la pura creazione di algoritmi predittivi; arriveremo alla vera e propria costruzione di ambienti virtuali che potranno complementare e arricchire la nostra realtà di tutti giorni. Foto di Pavel Danilyuk da Pexels. In che modo l’intelligenza artificiale può essere di supporto al mondo della salute? Abbiamo assistito e stiamo assistendo alla fase in cui gli algoritmi vengono utilizzati con grandi potenzialità in ambito diagnostico. Il fatto che gli algoritmi possano “macinare“ quantità d’informazioni che per un cervello umano sono assolutamente ingestibili consente loro di poter produrre ipotesi diagnostiche basate su un’elevatissima mole di dati. Sarebbe come dire che un medico che ha studiato, preso ottimi voti e ha anche tanti anni di esperienza ha delle risorse in più rispetto a un altro medico che tutta quell’esperienza non ce l’ha… Innanzitutto, possiamo fare due esempi “banali”, su argomenti
di cui abbiamo sentito parlare un po’ tutti: 1) il mondo dell’imaging, che sarà sicuramente molto impattato dall’utilizzo di algoritmi in grado di riconoscere dalla diagnostica per immagini dei particolari che l’occhio umano non riesce a percepire; 2) un altro esempio è quello della telemedicina, dove vi sono già in atto moltissime iniziative e progetti, anche di sanità pubblica, per monitorare i pazienti e fornire un primo livello di supporto a distanza; 3) un altro ambito di applicazione, meno scontato e conosciuto, è rappresentato dalla complessità crescente nel fare diagnosi e curare in modo sempre più personalizzato, partendo addirittura dalle caratteristiche genetiche di un individuo e tenendo conto di una molteplicità di fattori che possono avere combinazioni infinite fra loro e che, nel loro insieme, caratterizzano l’unicità della persona… Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che con l’allungarsi delle aspettative di vita aumenta la probabilità che siano presenti plurime patologie in uno stesso paziente, possiamo comprendere quanto diventi complesso trattare ogni individuo al meglio, visto che attualmente le sperimentazioni farmacologiche non possono tener conto di questa enorme eterogeneità, ma si basano su ’pazienti tipo’ per studiare l’efficacia dei farmaci; 4) un ultimo esempio, un po’ futuristico, ma che sicuramente potrebbe rappresentare una risorsa enorme rispetto alla necessità impellente e imprescindibile di sviluppare una sanità territoriale capillare e di qualità, è rappresentato dalla creazione di soluzioni virtuali in cui il paziente possa interagire con l’avatar di un medico in una sorta di ospedale virtuale, ricreando l’esperienza di una visita medica che riprodurrà, anche solo in parte, alcuni aspetti di “contatto umano“, “sensazione di vicinanza” e “possibilità di interagire fisicamente“ che rappresentano degli ingredienti
imprescindibili in una relazione di cura. Il quadro prospettato dalla Zilich vede diverse opportunità, prima tra tutte il miglioramento e l’evoluzione di un comparto che ci sta particolarmente a cuore considerando la necessità per ciascuno di noi di poter tutelare la propria salute e aspirare a una migliore qualità di vita. Come accennava la nostra esperta in materia non si può escludere che sempre di più l’intelligenza artificiale possa in qualche modo supportare lo specialista, ma anche, pur se in un futuro remoto, pensare di ‘estenderne e potenziarne la presenza’ tramite un avatar. Per cui, come qualcuno direbbe, la domanda sorge spontanea: Sarà davvero tutta un’opportunità o ci aspettiamo lati grigi che ancora andrebbero approfonditi? Tutti sappiamo che bisognerà trovare un compromesso fra le possibilità offerte dai big data e dall’intelligenza artificiale rispetto all’esigenza di tutelare le persone e la loro privacy. Inoltre, anche con l’automazione di tutta una serie di azioni attraverso l’intelligenza artificiale bisognerà garantire che vengano prese decisioni che tengano conto della valenza etica. Moltissime decisioni in campo medico devono ricercare il miglior compromesso fra vari fattori quali, per esempio, i risultati di cura attesi e la qualità di vita dell’individuo. A salvaguardia dell’etica bisognerà garantire che lo sviluppo di sistemi basati sull’intelligenza artificiale tenga sempre in considerazione due prospettive: la prima, forse più scontata, è che si pretenda di lavorare con algoritmi trasparenti, ovvero algoritmi che esplicitino la logica alla base del funzionamento del software; la seconda, un po’ più innovativa in termini di consapevolezza e concezione, riguarda la necessità di integrare, proprio all’interno dei sistemi computazionali, i principi etici che devono guidare le scelte, prioritariamente, sopra qualsiasi altra logica insita nei risultati degli algoritmi applicativi. Questa nuova
prospettiva si chiama: algoretica. Scopri il nuovo numero: “The next level of AI” Le reti neurali, il machine learning e il deep learning, hanno permesso alle intelligenze artificiali negli ultimi 20-25 anni di diventare più efficienti e performanti di noi umani in svariati, ma specifici, campi o compiti. Saremo mai sostituiti dalle macchine? Cosa potremmo immaginarci tra cinque anni in questo mondo che cambia alla velocità della luce? Trasformerà l’intelligenza artificiale la medicina come la conosciamo oggi? Può farci qualche esempio? Cinque anni da ora, con quella che è la velocità di sviluppo e di adozione di tecnologie e nuove soluzioni, sono quasi un’era geologica… Direi che in cinque anni non ci si chiederà più cosa si può fare con l’intelligenza artificiale, ma essa sarà, esattamente come è successo per Internet tanti anni fa, e con l’invenzione dell’elettricità ancora prima, uno strumento imprescindibile del funzionamento della nostra società. La daremo per scontata. Inoltre, fra cinque anni, probabilmente considereremo normale integrare nella nostra esperienza quotidiana momenti di “realtà vera“ ad altri momenti di “realtà virtuale“ e di “realtà immersiva“… E il “metaverso” passerà direttamente dall’essere un termine quasi sconosciuto ai più, come oggi, all’aver modificato la nostra vita di tutti giorni… D’altronde, assistiamo già nella realtà odierna ai concerti delle star della musica e alle partite di calcio che si svolgono in questi mondi, apparentemente lontani e in realtà (virtuale) così vicini. Non sarà necessario aspettare cinque anni è certo, siamo ormai abituati a un’accelerazione tale che non ci sconvolge più vedere cambiamenti a distanza di mesi per essere catapultati
in esperienze totalmente nuove che fino a qualche tempo prima erano inimmaginabili. Che è ciò che succederà a questo articolo tra qualche anno, lo si leggerà quasi come fosse un reperto storico che racconta di un’epoca che si affacciava alla forte innovazione che di lì a poco sarebbe diventata un must. Rita Zilich – Transparent machine learning expert Application of transparent machine learning to translate hidden knowledge into actionable know-how. Focus: healthcare Main expertise: machine learning applied to diabetes, hyperlipidemia, oncology, obesity. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome
Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter “L’Intelligenza Artificiale & le Reti Neurali” ci racconta la storia di Watson, l’AI dell’IBM, e di quando partecipò al quiz Jeopardy! nel 2011. Una storia che dovremmo conoscere e studiare Anche quest’anno vi propongo un libro al mese, forse due, per raccontare chi siamo, da dove veniamo, dove vorremmo andare e come ci vogliamo arrivare. Perché la lettura può essere svago, intrattenimento, ma anche un valido esercizio per imparare a pensare e sviluppare una certa idea del mondo. Un libro al mese, in piccole schede, in poche battute, per
decidere se vale la pena comprarlo e soprattutto leggerlo. Perché la lettura, come diceva Woody Allen, è anche un esercizio di legittima difesa. Nel gennaio del 2011, negli studi televisivi del programma Jeopardy!, a Culver City in California, si consumò quella che sarebbe diventata una pietra miliare nello sviluppo delle Intelligenze Artificiali. Il team guidato da David Gondek, che aveva sviluppato l’Intelligenza Artificiale Watson per l’IBM, stava per esordire in diretta televisiva contro i due campioni umani più importanti del programma, Ken Jennings e Bard Rutter. Il primo deteneva il record per il maggior numero di puntate vinte con 74 puntate consecutive; il secondo era il concorrente che aveva vinto più soldi in tutta la storia del programma, ben 5 milioni di dollari. Erano veramente i due avversari più temibili che Watson potesse incontrare. Dal canto suo Watson rappresentava l’apice dello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale di IBM fino a quel momento e poteva contare su un software ed un hardware davvero impressionanti. Scopri il nuovo numero: “The next level of AI” Le reti neurali, il machine learning e il deep learning, hanno permesso alle intelligenze artificiali negli ultimi 20-25 anni di diventare più efficienti e performanti di noi umani in svariati, ma specifici, campi o compiti. Saremo mai sostituiti dalle macchine? Il software si chiamava DeepQA (da Question Answering, letteralmente risposta alla domanda) ed era stato sviluppato sulla base di tecnologie relative all’elaborazione del
linguaggio naturale, al recupero delle informazioni, alla rappresentazione delle conoscenze, al ragionamento automatico e soprattutto all’apprendimento automatico o machine learning, di cui all’epoca rappresentava uno dei risultati migliori. L’hardware era altrettanto impressionante: watson disponeva di 90 server IBM Power 750, ciascuno con 8 core, inoltre poteva contare su 16 Terabyte di memoria RAM, che gli consentivano di acquisire e conservare in memoria più di 200 milioni di pagine e processare l’equivalente di 1 milione di libri al secondo. Il racconto di questa epica sfida insieme a tutta la scienza e tecnologia sottese è al centro del libro “L’Intelligenza Artificiale & le Reti Neurali – Come IBM ha simulato il cervello umano al computer”, 5° volume de “La Matematica che trasforma il Mondo”, pubblicazione a volumi per le edicole dell’editore RBA. L’Intelligenza Artificiale & le Reti Neurali Come IBM ha simulato il cervello umano al computer Autore: Ignasi Belda Reig e Sergio Parra Castillo Editore: RBA
Anno: 6 novembre 2020 Pagine: 142 Isbn: NO Prezzo: € 9,99 (Ordinabile online sul sito dell’editore) Un libro che ci introduce in quelli che sono i settori dell’AI che stanno cercando di simulare e superare il cervello e l’intelligenza umana non solo in compiti specifici, ma anche in compiti complessi come la partecipazione ad un quiz di cultura generale. Perché dovremmo leggere “L’Intelligenza Artificiale & le Reti Neurali – Come IBM ha simulato il cervello umano al computer”? Il libro ci racconta attraverso una storia realmente accaduta cosa ha portato le AI agli incredibili sviluppi di oggi, spiegando concetti come reti neurali, l’apprendimento supervisionato, il deep learning, l’apprendimento non supervisionato, l’ottimizzazione numerica, la logica booleana, il machine learning e tutta la matematica insita in questi termini. Il libro è un’ottima introduzione per comprendere come ragionano ed operano le Intelligenze Artificiali e benché sia un manuale tecnico, nello spirito della collana “La Matematica che trasforma il Mondo” (di cui ho già parlato in un altro articolo), la narrazione è avvincente come quella di un romanzo. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.
Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Inizia l’AI WEEK Settimana Italiana dell’Intelligenza Artificiale Comincia oggi e durerà fino al 13 Maggio l’AI WEEK Settimana Italiana dell’Intelligenza Artificiale, della quale noi di
Smart Marketing siamo media partner. Fra le innovazioni tecnologiche più impattanti negli ultimi anni l’Intelligenza Artificiale la fa sicuramente da padrone. Da quando reti neurali e big data da una parte e machine learning e deep learning dall’altra hanno cominciato a liberare parte del loro potenziale, ciò che sembrava fantascienza comincia a perdere corpo intorno a noi. Nei giorni scorsi io e il mio socio Ivan Zorico abbiamo fatto una video-chiacchierata con i due fondatori ed organizzatori dell’evento, Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, con i quali abbiamo parlato della genesi, della storia e del programma 2022 dell’AI WEEK Settimana Italiana dell’Intelligenza Artificiale; andate a scoprire di cosa abbiamo parlato nel video che trovate in fondo a questo articolo. Certo, nel nostro immaginario cresciuto a fumetti, romanzi e film di fantascienza quello che vorremmo vedere ed allo stesso tempo temiamo è il classico robot umanoide alla Terminator, ma lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, in realtà, più che costruire robot dalle fattezze sempre più umanoidi (ricerca che, per inciso, comunque procede e sta dando ottimi risultati) si è specializzato molto di più nel creare IA che svolgono compiti e risolvono problemi specifici molto meglio degli umani. Le scienze statistiche, il riconoscimento di immagini, il riconoscimento e comprensione della voce umana, la traduzione dei testi, il riconoscimento di pattern comportamentali e le previsioni di specifici comportamenti sono solo alcune delle aree dove gli algoritmi dell’IA non solo sono più efficienti e veloci dell’uomo, ma anche assai più precisi. Il marketing, la medicina, le ricerche di mercato, ma pure la domotica, l’automotive e le tecnologie dei nostri smartphone stanno beneficiando di questa “nuova primavera dell’AI”, come l’ha definita nel suo intervento di apertura “La ricerca e
l’ecosistema produttivo Italiano dell’Intelligenza Artificiale” Gianluigi Greco, Presidente dell’AIxIA – Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale. Gianluigi Greco nel suo intervento ha ribadito più volte che il progresso dell’IA , fin dalla fine degli anni ‘60 del secolo scorso, è sempre proceduto per primavere ed inverni, ma che anche nei periodi in cui i progressi tecnologici “pratici” erano pochi la ricerca pura non si è arrestata, ma anzi ha ragionato su nuove applicazioni e testato nuove strade di sviluppo per gli algoritmi dell’AI. Anche noi comuni mortali ci ricordiamo almeno un paio di date “emblematiche” nelle quali sembrava che i computer e le intelligenze artificiali dovessero prendere il sopravvento e diventare una sorta di Skynet, come nella saga cinematografica di Terminator. Io personalmente ne ricordo almeno due: la prima è datata 10 febbraio 1996, quando il supercomputer Deep Blue della IBM vinse la prima partita a scacchi contro il campione del mondo in carica Garry Kasparov (il campione russo comunque vincerà il torneo con il punteggio di 4 a 2), il che dimostrò che le AI potevano battere gli umani al gioco di strategia ed intelligenza più famoso. La seconda, guarda caso sempre targata IBM, avvenne nei tre giorni che vanno dal 14 al 16 febbraio 2011, quando i due più grandi campioni umani del famoso quiz di cultura generale statunitense “Jeopardy!”, Brad Rutter e Ken Jennings, furono battuti e surclassati dalla sofisticata AI Watson. E voi quali date ricordate? Quando avete pensato che l’intelligenza artificiale avrebbe soppiantato quella umana? Fatecelo sapere nei commenti, e comunque, se volte saperne di più sui sviluppi odierni dell’AI, sulle aziende e le startup
italiane, e sui campi di ricerca futuri dell’AI, non vi resta che partecipare all’AI WEEK 2022; in qualità di media partner noi di Smart Marketing possiamo offrire ai nostri lettori un vantaggioso codice sconto MARKETING20, vi basterà inserirlo negli appositi spazi al momento dell’acquisto del ticket che potete trovare qui. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Torna dal 9 al 13 maggio l’AI Week – Settimana Italiana dell’Intelligenza Artificiale: l’evento che mette insieme aziende, università, associazioni e professionisti dell’AI Tutto pronto per la terza edizione dell’AI WEEK – Settimana Italiana dell’Intelligenza Artificiale, che torna in modalità “esclusivamente” online dal 9 al 13 maggio 2022. Forte di una prima e seconda edizione che hanno raccolto l’interesse ed il favore di più di 10.000 partecipanti ed oltre 75 speaker, l’AI Week si conferma come l’evento nazionale di riferimento, dove la domanda di tecnologie AI incontra l’offerta delle tante aziende e startup che operano nel settore, come ribadito dagli organizzatori, Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti: “l’AI WEEK è un luogo nel quale le soluzioni delle imprese in ambito Artificial Intelligence possano essere raccontate ai manager imprenditori che cercano soluzioni di AI applicate al loro business”. L’edizione 2022 vede ospiti illustri tra cui: Luciano Floridi, Ordinario di Filosofia ed Etica dell’informazione presso l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford, dove è direttore del Digital Ethics Lab, nonché professore di Sociologia della comunicazione presso l’Università di Bologna; Federico Faggin, inventore e imprenditore italiano
naturalizzato statunitense, capo progetto dell’Intel 4004 e responsabile dello sviluppo dei microprocessori 8008, 4040 e 8080 e delle relative architetture; Massimo Chiriatti, Chief Technical & Innovation Officer di Lenovo; Barbara Cominelli, CEO di JLL Italy; Alessio Lorusso, CEO e Founder di Roboze. AI Week 2022 – promo from IA Spiegata Semplice on Vimeo. Un appuntamento imperdibile per tutte quelle aziende che producono soluzioni di intelligenza artificiale, ma anche per manager, imprenditori, liberi professionisti di ogni parte d’Italia che lavorano ed hanno a che fare quotidianamente con il vasto mondo dell’AI. Cinque giornate piene, tutte dedicate a use cases di numerosi speaker che, risolti, saranno offerti agli attori di questa edizione per la soluzione di loro specifici problemi. Uno speech di 25 minuti spiegherà in quale modo è stata trovata la soluzione e con quali risultati. “Le aree che accolgono gli use cases – ha spiegato Giacinto Fiore – sono Marketing e vendita, AI business intelligence, Customer service, Manutenzione predittiva, Produzione”. Tutte aree nelle quali l’Artificial Intelligence trova oggi grandi applicazioni, da quelle che cercano nuovi potenziali clienti a quelle che generano i contenuti grazie ad algoritmi di GPT-3, a quelle che forniscono agli algoritmi della AI i dati aziendali per vedere restituita la possibilità di prendere le decisioni più accurate, anche prevedendo quale impatto avranno. Ancora, quelle che hanno a cuore la gestione del rapporto con i clienti, fino ad essere il loro “orecchio artificiale” capace di interpretare una telefonata, una e- mail, una chat che intercetti le intenzioni, ma anche le emozioni del cliente, in modo da suggerire all’”operatore umano” la risposta più giusta.
Supporto all’uomo, dunque. E intervento per modificare, ad esempio in un impianto o un macchinario, la produzione di un servizio, di un prodotto.
Pasquale Viscanti ha dichiarato: “Nella settimana dell’intelligenza artificiale verrà data a tante e tante aziende l’opportunità di cercare propri use cases. Partecipando all’AI Week, imprenditori e manager possono scoprire cosa l’intelligenza artificiale può concretamente fare per loro. Zero teoria, solo casi pratici, numerosi use cases nelle cinque macrocategorie menzionate”. La terza edizione dell’AI Week vede il supporto di prestigiose associazioni di categoria, tra le quali Anitec Assinform ed Assintel, che tirano dentro giganti come Confindustria e Confcommercio, e Angi, l’Associazione Nazionale Giovani Innovatori. In qualità di media partner dell’evento, possiamo offrire ai nostri lettori uno sconto sul prezzo del biglietto dell’AI WEEK. Utilizza il codice MARKETING20 per acquistarlo qui. Inoltre, dal mese di marzo e tuttora in corso, si stanno organizzando degli incontri propedeutici all’evento vero e proprio, le Tavole rotonde “Ore 16,00”, format online, dove discutere e mettere a confronto il mondo delle aziende che producono soluzioni di AI, il mondo della ricerca universitaria, il mondo delle associazioni di categoria, il mondo delle Enterprises. Insomma, l’AI WEEK di quest’anno, come già nelle precedenti edizioni, sarà un vero e proprio evento ponte tra la domanda e l’offerta di tecnologie di Intelligenza Artificiale, fra i problemi dei manager ed imprenditori e le soluzioni offerte dalle aziende e dalle startup,oltre a fare il punto, attraverso ricercatori, professori universitari ed innovatori, sullo stato dell’arte dell’AI in Italia e nel mondo. Noi di Smart Marketing siamo felici di essere media partner dell’AI Week – Settimana Italiana dell’Intelligenza
Artificiale, ed oltre a seguire e raccontarvi l’evento saremo anche i moderatori di una delle Tavole rotonde “Ore 16,00”, quella del 27 Aprile 2022, che farà un focus su Marketing e Vendite ed il ruolo dell’Intelligenza Artificiale. Maggiori informazioni, date e orari degli interventi sono disponibili sulla piattaforma www.aiweek.it Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Il podcast che ti fa scoprire l’A.I. – L’intelligenza artificiale in azienda? La si porta così. Con Marina Geymonat Tutti, o quasi, conosciamo la regola mnemonica per il gioco del Poker per ricordare il valore dei semi delle carte. È la famosa “Come Quando Fuori Piove” dove le iniziali delle quattro parole “C – Q – F – P” ci aiutano a ricordare la gerarchia del valore dei singoli semi “Cuori Quadri Fiori Picche”. Ma anche quando parliamo di Intelligenza Artificiale questa tecnica mnemonica può tornarci utile per comprendere, in particolare, a cosa stare attenti quando decidiamo di adoperare l’I.A. in azienda, soprattutto nella forma più comunemente utilizzata dalle imprese, ossia quella della machine learning. A spiegarci in che maniera il “Come Quando Fuori Piove” possa tornarci utile prima di investire i nostri budget in sistemi di Intelligenza Artificiale è Marina Geymonat, una grande esperta del mondo aziendale (infatti è Responsabile Piattaforme di Intelligenza Artificiale per TIM) che, insieme al giornalista di Radio IT Igor Principe, ci guiderà in questo interessantissimo 11° episodio del podcast “Alla scoperta dell’Intelligenza Artificiale”, ideato e promosso
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