LA SCELTA DI SEVERINA - LA RELIGIONE NEL TERZO MILLENNIO

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        LA SCELTA DI                                               SEVERINA

          LA RELIGIONE NEL TERZO MILLENNIO

“ La religione ha manifestatamente reso alla civiltà umana grandi servigi, ha contribuito in misura
notevole... a tenere a bada le pulsioni asociali. Governando la società umana per millenni ha avuto tutto il
tempo di dimostrare ciò di cui è capace . . .
E’ da prevedere che l’ abbandono della religione debba aver luogo con l’ inesorabilità fatale di tutti i
processi di crescita e che ora ci troviamo in pieno proprio in questa fase di sviluppo”.

Sigmund Freud, “L’ avvenire di un’ illusione”, Vienna 1927.

                                    La religione nel terzo millennio pag. 1
INDICE

PREFAZIONE

PRIMA PARTE :           IL PR OB LE MA

                        1.1    CHI SONO

                        1.2    DIO E LA RELIGIONE

                        1.3    TECNICA E GLOBALIZZAZIONE

                        1.4    CRISTIANESIMO E MODERNITÀ

SECONDA PARTE :         U NA    L E T T U R A:

                               I L PAS SAT O

                        2.1    LA SITUAZIONE: DATI E FATTI

                        2.2    LA STORIA RELIGIOSA DELL ‘ UMANITÀ

                        2.3    LE RELIGIONI STORICHE

TERZA PARTE :           U NA    RIFLESSIONE:

                               IL PRESENTE

                        3.1    IL RAPPORTO RELIGIONE / CULTURA

                        3.2    IL PROBLEMA DI DIO OGGI

                        3.3    LA NON - RELIGIONE DEL VILLAGGIO GLOBALE

QUARTA PARTE:           U N ‘I P O T E S I O P E R A T I V A:

                                        IL FUTURO

                        4.1    UNO SGUARDO SUL FUTURO

                        4.2    LA RELIGIONE CHE NON PUÒ MORIRE

                        4.3    L ‘ ATTO DI FEDE

                        4.4    UN DIVERSO MONDO SIMBOLICO

QUINTA PARTE:     CREDERE IN DIO IN UN TEMPO COMPLETAMENTE POST - RELIGIOSO

                        5.1    LA TRINITÀ COME ORIZZONTE TEOLOGICO

                        5.2    IL SACRO SENZA MEDIAZIONE

                        5.3    LA MISTICA ?

                        5.4    LA FEDE ?

                        5.5    LA COMUNITÀ

EPILOGO
PREFAZIO N E

“NON C’E’ PIÙ' RELIGIONE” si diceva una volta di fronte a fatti particolarmente gravi. Oggi abbiamo
mille motivi per ripetere questo detto ed esso assume significati più profondi e più veri.
        La religione è morta da parecchio tempo, ma simbolicamente dopo l’undici settembre del 2001 essa
è crollata con le torri di New York: se alcuni, sia pur strumentalizzando e profanando la loro divinità, in
nome del loro credo fondamentalista orchestrano la distruzione di una città e di un intero stato, allora
l’umanità non può che farla finita con la religione e progettare un futuro senza di essa. Come a dire: “Se un
credente, o comunque uno che si ritiene tale, è capace di tanto, allora è meglio essere “atei”, almeno come
lo erano i primi cristiani” Questo utopico progetto di un mondo tutto e completamente secolare e dunque
tutto e completamente umano, è già da lungo tempo in atto nel così detto mondo industrializzato
dell’occidente. Questo progetto - e questo solo ! - è il progetto del villaggio globale.
        Come è dunque possibile che il Papa Wojtyla si sorprenda per l’esclusione delle religioni in
generale e del cristianesimo in particolare dalla carta costituzionale europea ?
        “Lo irrita e lo amareggia il fatto che le religioni, e specie il cristianesimo, siano state finora escluse
dal patrimonio genetico dell’Europa Unita”. (Marco Politi, in La Repubblica del 11 gennaio 2002). Marco
Politi fa riferimento al discorso inaugurale tenuto per l’intero corpo degli ambasciatori accreditati presso il
Vaticano. Il Pontefice si riferisce al summit europeo di Laeken e alla sua Dichiarazione finale: qui il
cristianesimo è finito negli “eccetera” e siamo in Europa! La dichiarazione recita infatti: “Per allargare il
dibattito all’insieme dei cittadini sarà avviato un forum aperto alle organizzazioni della società civile
(sindacati, imprenditori, organizzazioni non governative, accademici, eccetera)”. E’ probabile che si ottenga
un riconoscimento storico anche per l’augusta anzianità dell’interlocutore, ma nulla più. Il fatto è altamente
significativo, anche se si trattasse di una semplice svista o dimenticanza. Del resto ancora oggi, come si
vede per esempio in Irlanda, il cristianesimo non sembra dare un apporto significativo all’unità europea.

        La religione, proprio quella biblico-cristiana che è il top di ogni religione, non ha forse mostrato il
suo fallimento epocale proprio a Gerusalemme, che è la capitale dell’intero mondo religioso del villaggio
globale ?
        Perché dobbiamo attendere altri segnali ?

        “La qualifica di cristiano mi pesa ... Non sono che un uomo. Chi ancora si professa ateo, o marxista,
o laico e ha bisogno di un cristiano per completare la serie delle rappresentanze sul proscenio della cultura,
non mi cerchi. Io non sono che un uomo.” ( Ernesto Balducci, “L’uomo planetario”, Brescia 1985, pag. 201
- 203).
        Suonano profetiche queste parole scritte da un prete molti anni fa !

                                            PRIMA          PAR T E

                                            IL    PROBLEMA

1.1 CHI SONO
Una regola fondamentale e classica della comunicazione vuole che chi parla - in questo caso chi scrive -
metta le carte in tavolo presentando se stesso in riferimento a ciò di cui intende parlare o scrivere. Per
questo devo chiarire la mia posizione nel campo religioso che intendo appunto discutere e indagare in
questo lavoro.

                                      La religione nel terzo millennio pag. 3
Mi considero un credente cristiano: lo sono sempre stato ! Non è una scelta “razionale” fatta solo dalla
testa, è una realtà più grande e più complessa che possiede la mia vita e la mia persona, o meglio è una
realtà a cui io totalmente appartengo. Forse non la posso neanche discutere più di tanto e non capisco
neppure come si faccia a discutere queste cose sia da destra che da sinistra. Be’: quand’ero giovane le ho
discusse anch’io, anche con tanto vigore, ma poi ho compreso che non si possono discutere senza creare
malintesi: non c’è lo spazio epistemologico per alcune discussioni! Ed è una grande fortuna: bisogna
accettare la complessità e la molteplicità senza la tentazione della riduzione ad unum.
     Ho una buona preparazione teologica: sono infatti dottore in teologia. Quei pochi pazienti lettori - di
manzoniana memoria - che vogliono proseguire tengano conto di questo nel raccogliere quelle provocazioni
che uso quotidianamente nella mia comunicazione.
     Non sono un credente secondo le regole canoniche di una qualche chiesa particolare: se tale fossi stato
la mia vita sarebbe stata completamente diversa, sicuramente più monotona.
     Devo aggiungere, sempre per farmi capire, che per tutta la vita mi sono sempre occupato con passione
del “sacro” nella sua duplice versione di religione - credenza in un Essere superiore che propone ai suoi
adepti una via di salvezza e insegnando una dottrina organica e dando luogo a comunità stabili
istituzionalmente organizzate (cfr. René Rèmond, “La secolarizzazione” Bari 1999 ) - e di divino, come
realtà invisibile e impronunziabile a cui la religione, quando va bene, può solo semplicemente alludere.
     Credo in Gesù, detto il Cristo: mi sono sempre rifatto a lui, trovo che sia un punto cruciale per il
cammino religioso dell’ umanità, sia per quello che ha fatto sia per quello che ha detto. Sono convinto che
molte delle sue intuizioni vadano ben oltre la religione storica che si rifà al suo nome e siano quindi
fondamentali per costruire una fede in Dio nel tempo post religioso che ci sta davanti.

1.2 DIO E LA RELIGIONE

        A. Per liberare il nostro discorso da pericolosi equivoci dobbiamo subito saper distinguere il
problema di Dio ( la sua esistenza, la sua natura, il suo eventuale rapporto con il mondo e con gli
uomini ) dal problema della religione. Dio è infatti più grande e sta oltre ogni possibile religione passata e
futura. Dio non può perciò essere coinvolto nel fallimento della religione: per quanto suoni ridicolo e
puerile è giunto il tempo di difendere Dio dalla religione ed evitare che il tracollo della religione appaia ai
più come negazione immediata del divino. Storicamente questa confusione è già avvenuta, ma ora si fa
strada una possibile alternativa.
Per il pensiero greco - occidentale solo Dio è eterno e la religione appartiene quindi alla caducità umana.

Si tratta insieme e contemporaneamente di una premessa metodologica chiarificatrice e di una tesi
ambiziosa che andrò enucleando e dimostrando all’ interno della presente ricerca. In questa impostazione la
religione è sempre e comunque un prodotto storico legato alla cultura di un determinato popolo. E’ un
prodotto dell’uomo sempre e comunque anche quando pretende di essere “rivelata”.
Questo vale evidentemente anche per il cristianesimo. Questo vale anche per la “fede” barthiana che
pretende di stare oltre la religione. La fede - quando è la fede di un uomo e di una donna - è sempre e
necessariamente un prodotto umano storicamente condizionato: è la fede all’ interno di un “qui” e dentro
un “oggi” drammaticamente segnati dalla storia.

    Ribadisce questa distinzione anche un vescovo cattolico quando scrive: “L’ argomento di questo libro
non è né Dio, né la sua esistenza, anzi, muove dalla convinzione che la religione e Dio debbano essere
tenuti separati dalla ricerca di principi etici generali” ( Richard Holloway, “Una morale senza Dio”, Milano
2001 ).

   Ricordiamoci sempre e costantemente che :
Uomo è il prete che celebra il rito,
uomo è il rabbino che legge la bibbia,
uomo è l’ imam che fa la predica.

L’ uomo ha scritto la Bibbia,
l’ uomo ha scritto il Corano,
l’ uomo ha scritto i Veda.

Uomo è Buddha,
uomo è Maometto,
uomo è il profeta che parla in nome di Dio.

Uomo è Gesù !

        B. Questa fondamentale distinzione ne elimina un’altra: si può essere contro la religione, o contro
una determinata religione, senza essere “contro” Dio. E’ mia ferma convinzione che nella famiglia umana,
globalmente intesa, non ci sono uomini / donne che credono e altri che non credono: molto più
semplicemente alcuni credono in “determinate cose” e altri in “cose” magari meno determinate. Le
storiche contrapposizioni tra i così detti “credenti” e i “non-credenti” risalgono ad altro, derivano da altri
problemi. Il Sacro è stato storicamente strumentalizzato per altre economie e per altre rivalità. Si litiga per
il proprio Dio, ma la posta in gioco è un’altra, non solo nella direzione della lettura di Marx, ma anche
nelle proiezioni simboliche culturali di Geertz. L’attentato alle torri gemelle di New York, quand’anche
perpetrato dai fanatici fondamentalisti religiosi utilizzati proprio per la loro fede, trae la sua violenza e le
sue paradossali “ragioni” da ben altre fonti e direzioni.

1.3 RECNICA E GLOBALIZZAZIONE
In questo tempo storico - il terzo millennio - due eventi significativi hanno sconvolto il ruolo, il compito e
la concezione stessa della religione fin qui praticata dalla famiglia umana. Questi eventi sono : l’imporsi
della tecnica e l’avvento unificatore del villaggio globale.

        A. la tecnica, come prodotto finale dell’ evoluzione scientifica dell’ epoca moderna, sostituisce - nei
meccanismi simbolico-proiettivi - a livello mondiale il compito e il ruolo che le religioni hanno svolto per i
nostri predecessori. Questa sostituzione avviene anzi con maggior incisività e con maggior profitto per
l’uomo stesso. La tecnica culla perfino l’immaginario escatologico dell’ umanità e annulla lo spazio della
religione!
La tecnica infatti è un modo alternativo alla religione di gestire la realtà universalmente intesa: l’immensità
del cielo e dello spazio , la profondità della terra, le meraviglie del microcosmo e perfino l’interiorità
romantica del soggetto sono esplorati senza pudori dalla tecnica. E’ uno sguardo nuovo e diverso che
investe il mondo e la creazione prosegue proprio in nome della stessa tecnica.
Da un fare pratico scientifico la tecnica è diventata la gestione onnicomprensiva e filosofica della realtà,
esattamente ciò che le religioni hanno fatto nei secoli scorsi. La tecnica fa quindi da supporto alla non -
religione del villaggio globale, o meglio è essa stessa la non-religione della nuova umanità.

    Il fenomeno culturale della tecnica ha restituito all’ uomo del villaggio globale tutte le realtà mondane e
sociali : il creato è definitivamente nelle mani dell’ uomo nel bene e nel male, ma anche la morale, ma
anche la vita e la morte. Perfino il “povero” è stato restituito all’ uomo divenendo puro e semplice
“barbone”, quel povero che per molti era l’ ultimo umile posticino di Dio, quel povero presso il quale si

                                      La religione nel terzo millennio pag. 5
era rifugiata l’ umana verità ( Ignazio Silone ! ), quel povero in cui Gesù si era identificato secondo il
racconto di Matteo sul giudizio universale. Anche quella “natura”, che alcuni verdi coprono di misticismo
annusando le ultime tracce del divino, è tornata drasticamente nel potere dell’ uomo, potere ovviamente
spesso corrotto e irresponsabile.

         B. Il villaggio globale - realtà indiscutibile, al di là del giudizio che ciascuno ne può dare - pone
le religioni di fronte ai problemi qualitativamente nuovi e le obbliga a una trasformazione radicale a cui non
possono sottrarsi e alla quale non sono in grado di far fronte. Lo spazio, culturalmente delimitato, di una
religione non esiste più, è a un tempo esploso e invaso da altri. Che cosa è una religione senza la sua casa
culturale se non un profeta completamente muto?
E’ infatti vero che il buddismo può in qualche modo sopravvivere anche in America, ma si tratta sempre
di un trapianto che a lungo andare porta una religione a ridursi a un semplice museo folcloristico più o
meno interiorizzato. Qualcosa di diverso avviene solo con una radicale colonizzazione che spazza via ogni
precedente cultura: è per esempio ciò che è avvenuto per il cristianesimo in America latina.
La molteplicità religiosa inoltre mette necessariamente in crisi la “mia religione”. Il moltiplicarsi delle
religioni implica il fallimento della religione: dire che in Italia ci sono più di seicento religioni non equivale
a dire che in fondo non c’ è alcuna religione che “tiene” ?

    Il villaggio globale è infine per di più occupato culturalmente dalla non-religione che ne è il simbolo
principale: le religioni non possono neppure ecumenicamente associarsi e imporsi. La storia dimostra che
non riescono a coordinarsi, perché ognuna è di fatto in possesso della verità e perciò stesso contro tutte
le altre.

1.4 CRISTIANESIMO E MODERNITA’
Si noti inoltre bene: entrambi questi due eventi ( la tecnica e il villaggio globale ) sono il frutto più
significativo di un cammino storico compiuto dalla stessa cristianità in occidente. Il cristianesimo infatti è
arrivato a questi storici risultati non perché ha perso, per così dire, la sua bussola, ma proprio perché ha
seguito e portato a compimento una missione e un annuncio partiti due mila anni fa. Non si tratta, a mio
modo di vedere, di una deriva , ma di una grandiosa realizzazione. Paradossalmente uno degli obiettivi
principali del messaggio evangelico è l'autosufficienza dell’uomo, ossia il suo poter esistere “senza dei”.
    Per chiarire queste intuizioni sono costretto ad aprire una lunga parentesi storica : chiedo al lettore un
po’ di pazienza. Devo parlare dell’ avventura - che potrebbe anche impropriamente chiamarsi disavventura
- del Cristianesimo in occidente.
“ Fra tutti i continenti, l’Europa presenta nei riguardi del fatto religioso un’originalità che è un fatto
capitale: è il solo che sia stato totalmente cristianizzato” (René Rémond “la secolarizzazione” Bari 1999,
pag.26).

        A. Il cristianesimo giunge in Europa molto presto, anche se l’Europa non fu il primo continente ad
essere cristianizzato. Già nell’era apostolica ci sono presenze significative. che si sviluppano molto
rapidamente. L’iniziale avversità dell’impero romano ne accentua la forza e finisce con l’aiutarne la
diffusione attraverso il fascino della “cosa proibita”. Il messaggio cristiano cade per altro in un vuoto
culturale-religioso impressionante. L’editto di Costantino del 313 - proprio a Milano ! - e il successivo
editto di Teodosio il grande nel 392 fanno del cristianesimo la religione ufficiale dello stato romano e
mettono le premesse per una diffusione rapida, e in molti casi forzata, del cristianesimo in tutto l’impero
romano e quindi in una buona parte dell’Europa. Con l’incoronazione del barbaro Carlo Magno nella notte
di Natale dell’800 nella basilica romana di San Pietro, possiamo simbolicamente e storicamente considerare
concluso il processo di cristianizzazione dell’Europa occidentale. Questo almeno nel senso che nessun’altra
religione aveva la possibilità di esistere, neppure in quel modo sotterraneo che il cristianesimo aveva
utilizzato nei suoi brevi primordi proprio a Roma.
     La cristianizzazione del resto dell’Europa si compirà in una seconda ondata: nei secoli IX e X i sovrani
di Polonia, Ungheria, Russia e Scandinavia convertendosi al cristianesimo trascinano con sé i propri popoli
al battesimo. L’entrata di queste nazioni nell’Europa cristiana porta a termine la cristianizzazione del
continente. Per quanto tardiva sia - si fa per dire tardiva! - la loro conversione rispetto ai primi popoli
evangelizzati non c’è oggi paese europeo la cui adesione al cristianesimo non dati da almeno un millennio.
L’Europa è così' il più vecchio continente cristiano. In questo continente dunque il cristianesimo ha messo
alla prova se stesso e qui deve essere giudicato.

    B. Praticamente - e sociologicamente - assolutamente nulla esula dal cristianesimo che dà luogo a una
cultura ad esso completamente e radicalmente coesa. Ciò che è al di fuori del cristianesimo non può essere
accettato ed è rigettato come opera del demonio, l’antagonista di Dio, che si identifica invece nella chiesa e
nella società cristiana. L’identificazione è profonda e passa attraverso tutte le coscienze individuali: anche
chi diverge o dissente non mette in discussione il criterio di misura o il valore cristiano, ma si dichiara
consapevolmente peccatore. Tutto questo non intende mettere in discussione l’eventuale bellezza o
perfezione o godibilità della società medioevale.
    In breve :
        - non vi è sapere che esuli dalla religione e che non sia da essa informato;
        - non vi è scienza, arte , musica, poesia, filosofia che non trovino nella religione il proprio statuto;
        - i costumi sociali, la morale individuale e pubblica sono tutti “cristiani cattolici”;
        - non vi è potere politico ( il re con tutte le sue emanazioni ) che non venga consacrato dal papa;
        - il tempo è il calendario gregoriano, è l’anno liturgico;
        - lo spazio è esorcizzato con specifiche benedizioni e scandito in proprietà consacrate.
    Un discorso parzialmente diverso ( ma quanto poi !) si potrebbe fare solo per il diritto che mantiene
in parte una tradizione romana, ma viene animato dalla fede cristiana.

    Bisogna aggiungere che non fu assolutamente un’operazione di facciata: in tutti i processi umani c’è
qualche “eccezione”, ma nell’intera storia non si riscontra un esempio di penetrazione religioso così'
radicale e così' totalizzante. A scanso di equivoci aggiungo che quella operazione fu, dal punto di vista
storico e culturale, un’opera grandiosa, un’opera d’arte.

    C. Convenzionalmente si prende la data della rivoluzione francese ( 1789 ) come lo spartiacque che
pone fine in Europa al regime della cristianità sopra descritto: si tratta di una scelta convenzionale legata al
fatto che la rivoluzione francese fu in gran parte una rivoluzione contro il vecchio regime cristiano e anche
apertamente contro la chiesa. Alcuni fatti nei due secoli precedenti avevano dato luogo a correnti che ,
partite adagio adagio quasi in sordina, si erano poi ingrossate portando a una rottura che a ben vedere si sta
consumando solo e completamente ora, proprio sotto i nostri occhi.

    D. Il cristianesimo, innestato nella cultura ellenistica-romana, crea a partire dal 1200 una cultura
antropologicamente centrata, dove l’io viene progressivamente messo al centro e al primo posto. Si tratta
della “conversione antropologica del pensiero occidentale”, frutto primogenito e gloria del cristianesimo.
Qui infatti si proclama che l’uomo è figlio di Dio ed è uguale a Dio e da Dio ha in consegna la creazione
e può - forse deve ! - continuare la creazione portandola a termine. Così': mentre il mondo biblico è
teocentrico e il pensiero greco è ancora cosmocentrico, la cultura europea che nasce per merito del
cristianesimo è antropocentrica.
    Questa cultura antropocentrica pone le condizioni e le possibilità perché nasca per la prima volta nella
storia dell’umanità la scienza moderna. Nata timidamente nei conventi, cresciuta adagio adagio nei borghi e
nelle università, la scienza si impone come valore supremo in tutto l’occidente con la rivoluzione
industriale. Nella seconda metà di questo secolo la scienza consegna il suo impero alla tecnica, che esercita
un dominio più assoluto e più onnicomprensivo.

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Essa è una vera e propria forma di pensiero che non dà spazio a null’altro, neppure alla religione, anzi
intende proprio sostituirsi alla religione come è stata finora intesa. ( si veda, per fare solo un esempio, E.
Severino “Il destino della tecnica” Milano 1998 ).
    Con una bella metafora si dice che Il cristianesimo ha tolto le catene a Prometeo, l’inventore delle
tecniche, che il mito greco manteneva legato alle rocce del Caucaso per volere di Zeus. Ma una volta
liberato Prometeo ha dissolto lo scenario in cui il cristianesimo ( la religione ) collocava il senso del
mondo, del tempo e dell’uomo. (U.Galimberti, “Psiche e techne”, Milano 1999, pag. 488).
    Per comprendere questo capovolgimento bisogna ricordare la dimensione protologica del mito ( il
mito è ricerca delle origini ) e la dimensione escatologica del cristianesimo (annuncio di redenzione nel
futuro ), le cui figure sono la speranza e la fede in ciò che ha da venire.
    Dunque nel primo medioevo, proprio come risultato di un’autentica evangelizzazione cristiana prende
origine una cultura che finirà con lo stravolgere il cristianesimo. Tutto questo è interessantissimo per
l’analisi e la comprensione del presente: l’attuale situazione europea (secolarizzazione) può essere
considerata come il frutto più originale e più autentico dell’annuncio cristiano.

    E. Tutto questo non venne allora percepito nella sua portata significativa, solo con la rivoluzione
industriale la cultura europea entrò in conflitto con il cristianesimo. Altri fatti intaccarono la pretesa
assolutistica della religione nel secondo medioevo.
    Paradossalmente infatti fu lo stesso cristianesimo che fece esplodere le prime cariche contro se stesso :

   - la rottura tra la chiesa d’oriente e la chiesa d’occidente del 1453 : una rottura “fuori casa “;

   - la rottura della riforma del 1517 : un disastro “in casa”, ribadito dallo scisma anglicano del 1534.

    Fu la scoperta che “il re è nudo”! Mentre la scienza andava togliendo terreno al cristianesimo ( quantità
di “cose” ) le rotture religiose intaccarono la qualità della verità religiosa nel suo stesso fondamento.
    Progressivamente si andò staccando dalla religione in modo logico e a cascata naturale praticamente
tutto. Il sapere umano ha rivendicato la propria autonomia e indipendenza:

   Il risultato di tutto questo è l’attuale società !
   Il risultato di tutto questo è l’attuale Cristianesimo !

               -   la filosofia
               -   le varie scienze
               -   la politica
               -   le arti
               -   il diritto
               -   la morale
               -   i costumi sociali
               -   il tempo
               -   la vita e la morte
               -   e paradossalmente ora anche il divino.

Negli ultimi trecento anni la chiesa cattolica ( il cristianesimo occidentale ) ha affannosamente inseguito
questo mondo moderno che le ha saccheggiato praticamente tutto, e qualche volta é perfino riuscita a
recuperare parte del bottino, ma solo in parte e solo per breve tempo. In questa corsa dietro al mondo
inoltre, secondo una lettura “conservatrice” o fondamentalista, la chiesa si sarebbe però smarrita , avrebbe
cioè perso il senso della sua missione
Non si può non ricordare a questo proposito l’aforisma del pazzo Nietzsche : “che altro sono ancora
queste chiese, se non e fosse e i sepolcri di Dio ?” ( La gaia scienza, Weimar 1881 ).
     L’ ultimo gradino di questo progressivo spogliamento della religione è costituito dalla separazione della
morale individuale dalla religione, il distacco di quella sociale si è già consumato da tempo. Basti qui citare
il lavoro del vescovo cattolico Richard Holloway “Una morale senza Dio per tener fuori la religione
dall’ etica”, Milano 2001. Le argomentazioni di R. Holloway, vescovo di Edimburgo, sono semplici e
convincenti e non possono che raccogliere il consenso unanime, oltre che la controprova schiacciante dei
fatti quotidiani. Oggi perfino la funzione “evasivo - compensativa”, nel senso positivo del termine, è svolta
nelle attuali complesse società da altri apparati e strutture antropologiche e sociali.
     Ma che cosa è una religione quando cessa di essere una norma di comportamento sia sociale che
individuale ? Semplicemente cessa di essere una religione nel senso classico e forte del termine e diviene,
lo sappia o meno, un’ altra cosa. La religione - va ribadito con estrema onestà e chiarezza - ha svolto il suo
compito magnificamente, ha portato a termine la sua missione in modo eccellente: ma ora non ha un
avvenire e l’ eventuale “rapporto” con il divino prende un’ altra strada. Questa almeno è in breve l’ipotesi
di lavoro di questa ricerca.
     Secondo il racconto mitologico della Genesi “Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di
alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della
conoscenza del bene e del male” (Gen. 2,9 ). Per la fonte di questo testo i due alberi citati dovevano essere
riservati al Sacro e dunque alla religione che gestisce il sacro. Con il peccato originale l’uomo stende la
mano sull’ albero della conoscenza e con l’ attuale biotecnologia lo stesso uomo stende la mano sull’ albero
della vita. Altamente profetico sembra dunque il testo della Genesi quando recita: “Il Signore Dio disse
allora: “Ecco l’ uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora egli non
stenda più la mano e non prenda anche dell’ albero della vita, ne mangi e viva sempre !”” ( Gen. 3,22 ). Il
tempo della religione scade emblematicamente con la creazione in laboratorio della prima cellula umana.

                                        SECONDA               PAR T E

                                           UNA        LETTU RA

2.1 LA SITUAZIONE

E’ necessario, prima di formulare ipotesi interpretative e prima di ipotizzare possibili scenari futuri, fare
una concreta e “attendibile” lettura del fenomeno religioso nel villaggio globale del terzo millennio.
L’impresa non è per nulla facile: siamo infatti di fronte a provocazioni molto diverse e perfino
contraddittorie. Da una parte si è più volte e ripetutamente parlato di un eclisse del sacro e dall’altra di un
ritorno della religione.
Per fare una buona ricerca bisogna seguire due piste diverse:

       - a livello individuale: verificando l’appartenenza delle singole persone fisiche
         a una determinata religione. Questo presuppone l’elaborazione di un criterio
          di appartenenza, che non è un’operazione di facile soluzione, perché non
          esiste un criterio accettato da tutti.
          Si tratta di una ricerca numerico - quantistica.

                                      La religione nel terzo millennio pag. 9
- a livello sociale: cogliendo il peso o l’importanza che una religione svolge
         o esercita in una società colta nella sua totalità e globalità.
         Si tratta qui invece di una ricerca qualitativo - funzionale.

                          A       LA RICERCA NUMERICO - QUANTISTICA

Sembra facile: ma è praticamente di una tale complessità che non riesce a mettere tutti d’accordo.
Immaginiamo infatti di rivolgere al così detto uomo della strada la domanda : “Lei è un credente ?”. Come
prima cosa c’è un po’ di imbarazzo: la persona sembra non saper rispondere con immediatezza, forse non
inquadra perfettamente i termini del problema, probabilmente pensa che l’ intervistatore dia ai termini un
significato che non condivide. Ma poi: più a fondo il nostro uomo della strada non sa bene se è credente o
non credente, molto spesso si trova, contemporaneamente o in momenti diversi, nelle due posizioni quasi
avesse due anime. La risposta più corretta sarebbe dunque: “Non lo so”. Ma che figura si fa a non sapere
una cosa apparentemente tanto semplice da essere nota a tutta l’ umana famiglia universale ?
    “Sono cattolico, ma non pratico”, “Sono cattolico, ma non sono d’accordo con la Chiesa”, “Sono
cattolico, ma sono contro i preti”, “Sono credente a modo mio”, “Sono cristiano a modo mio” (cfr.
“Enciclopedia delle religioni in Italia”, Torino 2001, pag. 17 ).
    Va aggiunto che “scientificamente !” non vi è un accordo operativo comune sullo stesso concetto di
religione: “Non esiste oggi, nelle scienze sociali e nello studio delle religioni in genere, una definizione
condivisa di ‘religione’” (Enciclopedia citata pag. 15 ).
    Bisogna infine ricordare che in alcuni stati europei le diverse chiese ricevono finanziamenti governativi
in proporzione al numero dei loro fedeli o iscritti: questo può evidentemente inquinare l’ autenticità
dell’adesione interiore e soprattutto l’ attendibilità della dichiarazione statistica.
    Infine: le ricerche difficilmente cercano il nuovo, perché utilizzano termini e concetti già circolanti sul
mercato. Così, per stare su questa ricerca, pochi hanno scandagliato la coesistenza sociologica di un
credente post religioso o non - religioso.
    Per evitare fenomeni stagionali di moda, veri o indotti semplicemente dai mass media, è importante
tendere a guardare l’ orizzonte globale dell’ intero secolo che si è appena consumato. Ove possibile bisogna
capire che cosa è avvenuto dal 1900 al 2000, cogliendo il più esattamente possibile la differenza tra
l’inizio e la fine del secolo.

Mi sembra opportuno fare tre campionature: Italia, Europa e villaggio globale.
Confrontando le tre realtà si possono più facilmente evitare errori e avere un quadro molto vicino alla
realtà.

                                                1. L ‘ ITALIA

Faccio riferimento a due ricerche recenti:

               *       ENCICLOPEDIA DELLE RELIGIONI IN ITALIA
                       ELLEDICI 2001.

               *       RELIGIONI IN ITALIA
                       EMI 2001.

Entrambe le opere presentano il fiorente pluralismo religioso in Italia come il segno di una ripresa del
religioso, contro il manifesto della secolarizzazione, presentato a suo tempo da H. Cox in “ La città
secolare “ del 1965, che si dà come manifesto obsoleto e chiaramente superato.

     Personalmente penso che, al di là del fenomeno dell’ immigrazione che va valutato a parte, il fatto che
in Italia - paese cristiano - cattolico oltre il 95% - esistano “ 616 modi di dire ‘Io credo’” manifesti
palesemente il fallimento della religione unica che deteneva il monopolio sul mercato. Come a dire : gli
italiani abbandonano il prodotto nazionale storico per rivolgersi ai prodotti esoterici.

    Ma il dato più significativo non è ancora questo : il quaranta per cento degli italiani lascia, in qualche
modo, il credo cristiano - cattolico per passare o a un nulla di fatto o a un generico “credere senza
appartenere” ( Enciclopedia pag. 17 ). Si tratta di un fenomeno nuovo, classificato come “ religione fai -
da - te ” ( Carlo Fiore “Religione tra storia e attualità”, Torino 1999, pag. 200 ).

    Le due opere a cui faccio riferimento non citano la realtà cattolica, che è data comunque ampiamente
oltre il 90 %, in riferimento ai registri di battesimo esistenti presso ogni parrocchia italiana.

    L’ enciclopedia delle religioni in Italia riconosce che complessivamente - tra cristiani e praticanti di
altre religioni - gli italiani che hanno una regolare frequenza ai riti religiosi non superano però il 40 %
della popolazione totale. Calcolando, sempre secondo la stessa enciclopedia, che un altro 20 % abbia un
riferimento “occasionale” con la struttura ecclesiastica, rimane che il 40 % degli italiani sono “credenti
senza appartenenza” o, come li andiamo definendo in questa ricerca “ non - religiosi ”, nel senso di non
appartenenti a una religione storica.

Su una popolazione italiana arrotondata a 58.000.000 unità risulterebbe il seguente quadro:

CREDENTI                 53%                          30.740.000
CATTOLICI PRATICANTI 35%                              20.300.000
CREDENTI SENZA APPARTENENZA                            2.976.000
AGNOSTICI            12%                               6.960.000
MINORANZE RELIGIOSE                                    1.110.300
MUSULMANI                                              1.000.000
PROTESTANTI                                              363.000
ORTODOSSI                                                150.000
BUDDISTI                                                  74.000
EBREI                                                     35.000
AREA ESOTERICA                                            13.500

Alcuni dati si intrecciano con altri: i cattolici praticanti sono compresi nei credenti, gli agnostici sono da
altri considerati credenti senza appartenenza. Ciò che conta è il quadro d’ insieme e la consapevolezza che
si tratta comunque di stime.
Per il discorso che andiamo svolgendo il dato interessante è quello dei

                      “CREDENTI SENZA APPARTENENZA”,

che     mi     sembra analogo e più o meno in linea con il dato dei

                      “ NON - RELIGIOSI ” del villaggio globale.

“IL LIBRO DEI FATTI” edizione 2002 riporta per l’Italia una ricerca che risulta molto interessante

                                    La religione nel terzo millennio pag. 11
proprio per la sua diversità. Confrontando infatti diverse fonti, o leggendo un fenomeno da diverse
angolature, la probabilità di errori diminuisce.
La ricerca di questo testo va a controllare la frequenza ai luoghi di culto delle persone che hanno più di
undici anni di vita: ecco i risultati generali riportati a pagina 828.

TUTTI I GIORNI                                  2,2%
QUALCHE VOLTA A SETTIMANA                       7,9%
UNA VOLTA A SETTIMANA                          25,8%
QUALCHE VOLTA AL MESE                          16,7%
QUALCHE VOLTA ALL ‘ ANNO                       30,0%
MAI                                            14,4%

    Per il discorso che io vado svolgendo credo si possano sommare gli ultimi due dati: non c’è alcuna
  sostanziale differenza tra coloro che non frequentano mai un luogo di culto e coloro che lo frequentano
qualche volta all’anno ( Natale, Pasqua, matrimonio di un amico, un funerale.)Si ottiene un 44,4% che dà:

                                                   25.752.000

Il dato non è molto lontano da “credenti senza appartenenza” della fonte riportata nelle pagine precedente.

                                                2. L ‘ EUROPA

Utilizzo    “IL LIBRO DEI FATTI 2002” e lascio l’ “ENCICLOPEDIA MONDIALE DEL
CRISTIANESIMO” all’analisi del villaggio globale.
Su una popolazione complessiva dei quindici paesi dell’ UE. di 376.455.000, riportata a pag. 305,
troviamo le seguenti aliquote globali che sono costretto a integrare con le precedenti edizioni della stessa
fonte.

I CREDENTI TOTALI     282.341.255 =           75%
I CRISTIANI SONO      271.047.600 =           72%
                      di cui cattolici 173.037.600
                      protestanti       62.830.000
                      anglicani         24.930.000
                      ortodossi         10.250.000
GLI AGNOSTICI         94.113.750        =    25%
I NON - RELIGIOSI SONO 15.058.200       =      4%
ALTRE CONFESSIONI     90.349.200        =    24%

Anche qui i dati si intrecciano ulteriormente: le altre confessioni, gli agnostici e i non - religiosi
rappresentano le stesse persone diversamente lette e interpretate. Si fa una grossa confusione tra “ateo”
(posizione prevalentemente teorico-filosofica in forte declino nell’attuale cultura prassistica, funzionale e
consumistica ) e “non-religioso”, nel senso di non appartenente a una determinata religione o non
interessato alla religione. Per fare un esempio molto importante : i così detti “laici”, sia italiani che europei,
non si definiscono “atei”, ma non per questo possono essere considerati credenti, quand’anche siano
battezzati e facciano magari battezzare i loro figli. Essi sono una nuova categoria che bisogna
sociologicamente analizzare con strumenti specifici. Essi sono in ogni caso “non religiosi”.Il dato centrale
che interessa il discorso che andiamo svolgendo risulta comunque attestato almeno attorno al 29%
( agnostici + non religiosi ), pari complessivamente a

                                                 109.171.950

                                      3. IL VILLAGGIO GLOBALE

Qui i dati non mancano: nel campo religioso è sicuramente l’ ambito più studiato. Riporto tre fonti diverse
che complessivamente danno l’ idea esatta della situazione.

        A. Secondo L.R. Kurtz (“Le religioni nell’ era della globalizzazione” Bologna 2000) “Se un gruppo
di 10 persone fosse scelto per rappresentare le comunità religiose nel mondo:

   *   3 si identificherebbero come cristiani
   *   2 come musulmani
   *   2 sarebbero non - religiosi o non - credenti
   *   1 indù
   *   1 buddista
   *   1 rappresenterebbe ogni altro gruppo.

Arrotondando per difetto la popolazione terrestre ai sei miliardi questo vuol dire che:

   * I Cristiani sono                 1.800.000.000
   * I Musulmani sono                 1.200.000.000
   * I “Non - religiosi” sono         1.200.000.000
   * Gli Indù sono                      600.000.000
    * I Buddisti sono                   600.000.000
    * Tutti gli altri:
               Religioni primitive
               Nuove religioni
                              sono      600.000.000

Nonostante questi dati il credente Lester R. Kurtz

 ( “Sono figlio di un predicatore metodista ... Continuo ad essere un cristiano praticante nonostante abbia
interpretato alcune delle dottrine della Chiesa a modo mio ... Mia mogli e le mie due figlie sono ebree:
andiamo regolarmente a incontri dei quaccheri oltre a frequentare cerimonie religiose di fede diversa”
opera citata pag. 9 )

sostiene che nel terzo millennio le religioni continueranno a svolgere la loro missione e il loro ruolo nel
villaggio globale rimane grosso modo uguale a quello dei secoli passati. “La vita religiosa non si è spenta
nel mondo moderno, come invece si aspettavano molti studiosi” ( o. c. pag. 282 ).

B. Non molto diversi sono i dati pubblicati recentemente da Repubblica, in data 23/01/2002 . Cito questo

                                     La religione nel terzo millennio pag. 13
giornale per portare una campionatura dei dati circolanti nei comuni mass - media. La fonte deve però
essere L’enciclopedia che riporto qui di seguito.

 CRISTIANI                    1.999.566.000                   33%
di cui:
cattolici                     1.063.608.000                 17,6%
Protestanti/Anglicani           720.829.000                 11,9%
Ortodossi/ Orientali            215.129.000                  3,5%
MUSULMANI                     1.188.240.000                 19,6%
INDUISTI                         811.337.000        13,4%
ALTRE RELIGIONI                  404.990.000                 6,7%
BUDDISTI                         359.982.000                 5,9%
RELIGIONI TRIBALI                228.367.000                 3,8%
NUOVE RELIGIONI                  102.356.000                 1,7%
SIKH                              23.258.000                 0,4%
GIANISTI                           4.270.000                 0,1%
NON CREDENTI                     916.249.000                15,2%

I “non credenti” non sono gli atei, non sono neppure quelli che non credono in nulla: sono tutti quelli che
non appartengono a una religione. Si possono quindi più propriamente chiamare “non religiosi”.

        C. La fonte più autorevole in fatto di numeri sulle religiosità umana è sicuramente l’ équipe diretta
da David B. Berret: essa studia il fenomeno religioso umano in modo continuo e nella sua evoluzione
storica facendo anche delle proiezioni sui prossimi cinquant’ anni. Questa équipe ha curato l’
“ENCICLOPEDIA MONDIALE DEL CRISTIANESIMO”, due volumi per complessive 1.800 pagine di
dati, edita dalla Oxford University Press 2001.

Ecco la situazione del 2000.

       CRISTIANI                     1.999.564.000
       MUSULMANI                     1.188.243.000
       INDU’                           811.336.000
       BUDDISTI                        359.982.000
       ETNO-RELIGIOSI                  228.367.000
       ZOROASTRIANI                       2.544.000
       JANISTI                            4.218.000
       BAHA’I                             7.107.000
       EBREI                             14.434.000
       SIKH                             23.258.000

Questo gruppo di ricerca universitaria conta anche i “NON - RELIGIOSI” .
Essi sarebbero oggi complessivamente al terzo posto nell’ ordine di grandezza mondiale:
                                               920.000.000

Ma il dato ancora più interessante, che questa équipe fornisce, è che i non credenti nel 1900 erano solo lo
0,2% della popolazione mondiale, nel 1980 erano già il 15%. Ogni anno, secondo questa ricerca, i non
credenti aumentano di 8 milioni e mezzo. Si conferma l’ idea che questa è la vera novità “religiosa”
assoluta del ventesimo secolo: bisogna, come scrive J. Ratzinger, prenderne onestamente atto. “Nel
frattempo i più ammettono la diminuzione della percentuale di cristiani battezzati nell’Europa di oggi. In
una città come Magdeburgo la percentuale dei cristiani è solo dell’ 8% della popolazione complessiva,
comprendendo - si badi bene - tutte le confessioni cristiane. I dati statistici mostrano tendenze
inconfutabili. In questo senso si riduce la possibilità di identificazione tra popolo e chiesa in determinate
aree culturali, ad esempio da noi. Dobbiamo semplicemente prenderne atto”. ( J. Ratzinger “Dio e il
mondo”, Alba 2001, pag. 403 - 404)
Il dato dei “ non - credenti ” coincide inoltre, più o meno, con la ricerca di L. R. Kurtz. Questo gruppo
non va assolutamente confuso con gli “atei”: è un gruppo che si è sviluppato praticamente solo nel
ventesimo secolo e costituisce quindi la vera e sola novità del secolo. Data l’incertezza della
strumentazione analitica tradizionale e tenuto conto della “leggerezza” con la quale molti credenti nelle
diverse religioni vivono attualmente la loro esperienza religiosa, si può realisticamente ritenere che questo
gruppo stia al primo posto - superiore quindi agli stessi cristiani - nel villaggio globale. Inoltre c’è un
costante e quotidiano movimento dalle confessioni verso questo gruppo, anche se difficilmente
quantificabile. Si può in conclusione quantificare che nel mondo industrializzato occidentale questo gruppo
sfiori il 40% della popolazione - dato rilevato per esempio in Italia, che in Europa rimane comunque il
paese più “ religioso ” - per attestarsi attorno al 30% nel villaggio globale.
Nello stesso terzo mondo - dove i cristiani sono attualmente in aumento considerevole - quando si imporrà
la cultura occidentale dominata dalla tecnica avverrà lo stesso processo di rapido declino che ha già
storicamente interessato l’ occidente.
Al di là quindi della “scomparsa” o del “ritorno” stagionali del sacro il fenomeno macroscopico che
caratterizza la storia umana dal 1900 al 2000 è l’imporsi a livello di masse di un abbandono della religione
tradizionale come strumento inadeguato a reggere la vita umana. Si noti bene: non si fa una discussione
ideologica teoretica. E’ la dura legge del mercato che si impone anche nel settore religioso: il prodotto che
non “funziona” viene abbandonato.
    Poiché l’ avvenire del villaggio globale sembra ripercorrere la strada della tecnologia occidentale, nel
futuro rimane questa la realtà mondiale con cui fare i conti.

                         B      LA RICERCA QUALITATIVO - FUNZIONALE

Questa seconda ricerca è meno documentabile: si tratta di leggere, interpretare, cogliere sensazioni e
guardarsi intorno con molta attenzione. E’ facile sbagliarsi.

Analizzando diversi segnali la mia ferma convinzione è che il cristianesimo in occidente non riesca più a
interpellare le coscienze individuali e tanto meno la collettività nel suo insieme. Il messaggio cristiano
diventa di giorno in giorno sempre meno significativo, incapace di parlare e di interpellare esistenzialmente
il singolo, la società e le culture specifiche di questo tempo. Una religione è tale solo se riesce a fecondare
attivamente e dialetticamente le culture che le stanno attorno. Continuando a usare un brutto termine
commerciale si potrebbe dire che in occidente il cristianesimo non “funziona” più e la gente cerca altri
prodotti, che in genere sono purtroppo qualitativamente peggiori.

Quando il vescovo di Como, Alessandro Maggiolini, parla di “abbandono per noia” dice una cosa
terribile per il cattolicesimo europeo: da una religione ci si distacca solo con “violenza” sbattendo la porta,
come ci si separa da un amore profondo. Così avveniva del resto nei tempi passati. L’abbandono per noia
sta a indicare la morte lenta e progressiva non solo della cristianità - come sostiene il vescovo di Como -
ma del cristianesimo presente in Europa. ( A. Maggiolini, “FINE DELLA NOSTRA CRISTIANITÀ'”,
Piemme 2001)

Paradossalmente l’insignificanza del cristianesimo appare al vertice, nella stessa figura di Giovanni
Paolo II°. Egli parla, scrive, manda messaggi, viaggia in tutto il mondo: tutti lo sentono, molti lo
applaudono, praticamente nessuno lo ascolta con quella profondità del cuore che meriterebbe la sua
funzione. Simbolicamente l’intera chiesa cattolica è in questa figura piegata, traballante, tremante, che
suscita tenerezza, che nessuno ascolta. Non lo ascoltano le nazioni perché sono laiche, non lo ascoltano gli

                                     La religione nel terzo millennio pag. 15
individui perché non potendo accettare alcune cose rigettano tutto il suo discorso. Ma poi : neppure
rigettano il suo discorso, semplicemente lasciano perdere, che è francamente molto peggio. In parte questo
è dovuto anche alle comunicazioni di massa: la notizia di oggi copre e oblitera quella di ieri. Il Vaticano le
ha cavalcate con entusiasmo, ma ne subisce anche le inevitabili conseguenze negative.

“Sopravviverà la chiesa nel terzo millennio?”: è il titolo di un libro di P.M. Girola e G.L. Mazzini edito
dalle Paoline nel 1999. Ovviamente la risposta è positiva, ma il solo fatto di porsi questa domanda da parte
dell’ortodossia cattolica la dice lunga.


     Ma la crisi si consuma in periferia, nella piccola parrocchia, dove mancano i preti e quelli che ci sono
non sanno più che cosa dire e ciascuno “inventa” un suo messaggio.
“Devo purtroppo sottolineare come un processo senza precedenti di erosione dell’autorità ecclesiastica
sia all’opera in molti paesi, accompagnato da un allontanamento dalla chiesa e da una diffusa indifferenza;
tutto questo unito a un atteggiamento ostile nei confronti della chiesa da parte dei mezzi di comunicazione e
della gente in generale... Dal tempo del concilio, il numero dei frequentatori regolari della chiesa, dei
giovani coinvolti in attività e dei matrimoni celebrati con rito cattolico è calato di due terzi e il numero dei
battesimi della metà. Il numero dei candidati al sacerdozio ha raggiunto il suo minimo storico e la metà
delle sedi parrocchiali non è più occupata.” ( H. Küng “La chiesa cattolica” Milano 2001, pag. 260 ).

F. Nietzsche fu il primo a teorizzare la “morte di Dio” per l’ occidente e in occidente nel 1883 in “Così
parlò Zarathustra”. Nessuno lo prese sul serio anche per il contesto polemico e anticlericale in cui
Nietzsche si pose. Ma il suo pensiero non era sporadico o semplicemente folle: basti pensare alle due
opere del 1888 “Crepuscolo degli idoli” e “L’ anticristo”.


Non tutti sono d’accordo su questa assenza qualitativa della religione, anche perché c’é un “parlare
pubblico” molto intenso da parte, per esempio, della chiesa cattolica. Quasi quotidianamente i mezzi di
comunicazione portano nelle case la voce della chiesa sotto diverse angolazioni e su svariati temi. Ho già
riportato sopra il parere di Lester R. Kurtz che, pur registrando un calo numerico significativo, pensa che le
religioni mantengano intatta la loro funzione. Il cardinale J. Ratzinger, nell’opera che ho più volte citato,
ritiene che nel futuro la chiesa cattolica non potrà più essere una “chiesa di massa” almeno in molti paesi,
vivrà per lo più in piccole comunità, ma “continuerà a esprimere il suo punto di vista nell’ambito del
processo di produzione legislativa e a riproporre i grandi valori umani universali quali stelle polari nel
processo di costruzione di un corpo sociale umano” (pag. 405 ). Si può ritenere che questa sia la posizione
unanime di tutta la gerarchia cattolica, condensabile nel motto “sale della pasta” e “luce del mondo”.
Alcune recenti ricerche, condotte al di fuori delle chiese, sostengono la tesi di un radicale
ridimensionamento della secolarizzazione e di un ricupero della religione proprio verso la sfera pubblica.
Ne prendo in esame due: una americana e una italiana.

José Casanova, “OLTRE LA SECOLARIZZAZIONE Le religioni alla riconquista della sfera
pubblica”, Bologna 2000. L’edizione originale è dell’università di Chicago ed è del 1994. Si tratta di uno
studio scientifico molto denso: la tesi abbastanza lineare è ben condensata nella presentazione del libro che
mi sembra opportuno riportare letteralmente.
“Negli ultimi anni si è assistito a una crescente “deprivatizzazione” della religione, che ha portato diverse
tradizioni religiose in tutto il mondo ad acquistare spazio fuori dalla sfera privata e all’interno di quella
pubblica. Ciò che sembrava un esito consolidato della modernizzazione - la secolarizzazione della società -
viene sorprendentemente messo in questione. Quattro percorsi in apparenza indipendenti, ma quasi
simultanei, hanno contribuito a catapultare la religione nell’arena pubblica: la rivoluzione islamica in Iran,
il movimento Solidarnosc in Polonia, il coinvolgimento del cattolicesimo nella rivoluzione sandinista e in
altri conflitti politici latinoamericani, il prepotente risveglio del fondamentalismo protestante negli Stati
Uniti... L’inizio del nuovo millennio vede le istituzioni religiose tradizionali confrontarsi sempre più -
spesso in modo molto conflittuale - con le forze sociali, politiche e culturali dominanti, incrinando la
pretesa neutralità dello stato sul piano dei valori, nonché la distinzione fra etica pubblica ed etica privata. E
nelle ultrasecolarizzate società occidentali la voce delle tradizioni religiose è tornata a parlare forte sulla
scena pubblica: stiamo forse andando verso una nuova epoca in cui le religioni sfideranno la legittimità e
l’autonomia di sfere secolari primarie, come lo stato e l’economia di mercato?”
“La vera novità degli anni ottanta è stato il fatto che, simultaneamente, tradizioni religiose così diverse
come l’ebraismo e l’Islam, il cattolicesimo e il protestantesimo, l’induismo e il buddismo, si sono rifiutate
di rimanere entro i limiti della sfera privata... Le religioni hanno molte probabilità di continuare a svolgere
ruoli pubblici di primaria importanza nel processo di costruzione del mondo moderno attualmente in corso”
( pag. 11 - 12 ).

Evidentemente sono possibili diverse letture, e lo stesso J. Casanova parla di “probabilità”. Il merito
fondamentale dell’opera è di ribadire che non bisogna dare per scontato alcunché. Tuttavia bisogna notare
che, escluso il fondamentalismo protestante d’America, i pilastri di prova, che J. Casanova porta a sostegno
delle sue tesi, appartengono a paesi - Iran, Polonia e America latina - non seriamente e radicalmente
coinvolti nel grande processo di secolarizzazione della modernità. Inoltre: la forza autentica di una religione
sta principalmente e fondamentalmente nella sua capacità di parlare alle coscienze, sia individuali che
collettive. Una religione si impone con l’autorità e l’autorevolezza del divino. Ora è proprio questo che le
religioni non riescono più a fare ! Non dovrebbe stupire quindi se esse inventano altri sistemi di presenza e
acquisiscono ruoli pubblici da forze sociali, sposando il dissenso al villaggio capitalistico globale. Ossia: la
deprivatizzazione delle religioni è la loro debolezza e non la loro rivincita.
Un pensiero di J. Casanova mi ha molto colpito: “Sarebbe profondamente ironico se, dopo tutte le
sconfitte che ha subito dalla modernità, la religione finisse per aiutare la modernità - al di là delle proprie
intenzioni - a salvare se stessa” ( pag. 415 ). Per me è proprio quello che sta avvenendo ed è l’ipotesi
complessiva di questo lavoro.

Vittorio Possenti, “RELIGIONE E VITA CIVILE Il cristianesimo nel postmoderno”, Roma 2001.

2.2 LA STORIA RELIGIOSA DELL’UMANITA’

Il fenomeno religioso, se guardato nell’ ampio arco temporale della sua esistenza, mostra dei cambiamenti
radicali forse addirittura più consistenti di quelli che eventualmente gli starebbero ora di fronte.
Sinteticamente questi cambiamenti possono essere così schematicamente riassunti.

         A. La religione non nasce con l’umanità, ma sorge forse solo 30.000 / 60.000 anni fa con lo
svilupparsi dell’ attività simbolica nel cervello umano. Si tratta però di semplici ipotesi interpretative che
tentano di affondare lo sguardo dove non si può veder alcunché per mancanza di dati o reperti. Agli inizi la
famiglia umana sarebbe dunque vissuta per un lungo periodo senza religione e forse senza credere in
qualcosa di superiore. Nonostante le incertezze questa ipotesi potrebbe essere significativa per il discorso
che vado sviluppando: se è esistito un lungo periodo storico senza religione, non si vede perché ciò
non possa / debba verificarsi di nuovo. Questo vale però in ogni caso, anche a prescindere da un tempo
storico iniziale privo di religione: quella struttura antropologica sociale che oggi chiamiamo religione si
codifica infatti propriamente solo con l’avvento del monoteismo.
Per questo si impone anche un altro drammatico interrogativo: perché la religione dovrebbe essere l’ultimo
stadio della storia umana ? Non sembra più possibile pensare che proprio con noi, in questi ultimi millenni,
la storia umana abbia raggiunto il suo apice insuperabile.

                                     La religione nel terzo millennio pag. 17
B. Le più antiche testimonianze finora rinvenute dimostrano inoltre che la religione nasce all’ inizio
solo come culto dei morti e ai morti in un primo tempo si limita. Il gruppo umano pensa che i “suoi
morti” non scompaiono nel nulla - concetto per altro molto difficile da concepire - ma vivano in qualche
modo da qualche parte. Questa credenza ha un risvolto immediato molto utile: i propri morti possono,
magari in situazioni eccezionali, aiutare il gruppo umano. Su di loro si può dunque contare nelle “lotta” e
nella fatica quotidiana. Quando la situazione si fa davvero tragica “i morti del clan” intervengono. Ma i
morti non sono alleati scontati, per averli costantemente dalla propria parte bisogna fare qualcosa per loro:
ecco la pratica “religiosa” che si struttura con piccoli rituali, preghiere e offerte attorno ai morti e per i
morti.
    Mi interessa far notare che la religione nasce per un bisogno e per una necessità: serve a qualcosa e
deve assolvere un compito. Il gruppo umano - e anche questo va sottolineato: non si tratta del singolo ma
sempre di una “comunità” - ricorre ai suoi morti per risolvere problemi difficili, praticamente insolubili
senza l’aiuto dei defunti. Crede ovviamente, si potrebbe dire dati alla mano, che i morti siano intervenuti in
quella determinata situazione e intervengano ancora.
    Di questa prima fase religiosa ci sono ancora tracce significative nel “cervello” umano, forse così
come in noi ci sono tracce dell’ uomo di Neanderthal. Molti infatti sono tuttora convinti che il padre, o la
madre, defunti li abbiano salvati in determinati frangenti catastrofici. Non è detto che abbiano torto! Ma la
questione fondamentale è ancora un volta un’ altra: quanto questa credenza aiuti concretamente ad
affrontare situazioni catastrofiche coloro che ad essa si affidano. In altre parola: si tratta di vedere se e
quanto “funziona”.

    C. In un secondo tempo lo sguardo intellettuale dell’ uomo si amplifica e si estende a tutto l’ ambiente
circostante per giungere fino all’ intero cosmo che viene diversamente pensato e diversamente gestito.
Anche qui la religione è la padrona di casa e manifesta per la prima volta tutte le sue potenzialità a servizio
del gruppo umano.
    E’ la stagione dell’animismo e della magia: si tratta di una stagione molto lunga che sopravvive in
alcune culture come fattore dominante e in altre come semplice residuo arcaico difficile da superare in
modo completo. In breve: si pensa che dentro le “cose” ci sia un’ anima, un principio vitale, uno spirito.
Questa intuizione “filosofica” è immediatamente e strettamente legata a un’altra realtà tipicamente
“religiosa”: conoscendo determinate pratiche (riti) e precise formule è possibile piegare quello spirito alle
proprie necessità e al proprio volere. Il mago è “il sacerdote” della situazione che può agire sugli “spiriti”
presenti in natura. A questo livello la classica danza dell’ acqua è una “pratica magica” che ottiene
necessariamente e “scientificamente” l’acqua. Il così detto malocchio agisce necessariamente e
infallibilmente per una sua intrinseca potenza, che una volta messa in atto non si può più fermare se non
con un contro malocchio. Bisogna rivalutare infatti le possibilità secolari, “laiche” e para scientifiche di
queste forme religiose: in qualche modo l’uomo crede di dominare il creato con la magia, che è infatti
considerata un’ anticipazione della scienza. La magia è un “potere” nelle mani dell’ uomo, almeno così egli
pensa. Questo potere non lo implora con clemenza e misericordia dalla divinità, ma lo scopre e lo gestisce
da sé conoscendo la formula e il rito giusto. Tuttavia l’ umanità riconosce e in qualche modo rispetta il
mondo degli spiriti.
    Su questo tronco si svilupperanno molti anni dopo le grandi religioni cosmico - mistiche dell’Asia. E’
quasi inutile aggiungere che molto di tutta questa visione è ampiamente presente nelle attuali culture. Non
è infatti facile lasciarsi completamente questo mondo alle spalle in modo definitivo. Così come non è
stato facile per grosse comunità umane arrendersi all’ evidenza dei fatti e accettare di non poter
dominare alcune forze. Consideriamo infatti il caso che se si sia fatta una particolare pratica magica per far
morire un proprio avversario: o presto o tardi egli morirà e sarà praticamente impossibile stabilire se è
morto per la pratica magica o per processi naturali del tutto indipendenti dalla magia. Quando risulta
proprio evidente che la pratica magica non ha funzionato si può sempre dire che non è stata confezionata in
modo “ortodosso”. Al limite si può perfino far cadere la responsabilità dell’insuccesso sul “cliente” stesso,
che non ha sufficiente fiducia nella magia o oppone una qualche inconsapevole resistenza. Quello che
sembra certo è che furono propri gli “stregoni” a rendersi conto che quella “religione” non funzionava, ma
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