La Copertina d'Artista - Lifelong learning - L ...
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La Copertina d’Artista – Lifelong learning È senza dubbio un adolescente, quello sulla Copertina d’Artista di questo numero di febbraio del nostro magazine. Sembra in equilibrio precario, intento in un esercizio di slacklining su di una fettuccia o in un’evoluzione di parkour su di un asse. Ma, come sempre accade nell’arte contemporanea, nell’immagine non c’è solo questo, due cose saltano all’occhio: innanzitutto lo sfondo sembra la lavagna di un’aula piena di formule e diagrammi, o meglio, in realtà sembra il gigantesco foglio di appunti scarabocchiati durante una noiosa lezione di matematica; in secondo luogo, più che un asse o una slackline, il ragazzo sembra camminare – forse scivolare – su di un piano inclinato, come se si trovasse catapultato in un esercizio di fisica a dimensione umana. L’artista di questo mese si è davvero impegnato ed anche divertito nel declinare il tema del numero che è “Lifelong learning”, ossia apprendimento permanente o continuo. Il ragazzo dell’opera sembra dare corpo e sostanza a quella incertezza che gli studenti di ogni ordine e grado e nazionalità hanno provato l’anno scorso e stanno provando anche in questo 2021, fra scuole chiuse, contagi, varianti più aggressive del Coronavirus, DAD e incertezza sul loro futuro non solo scolastico.
L a C o p e r t i n a d ’ A r t i s t a , F e b b r a i o 2 0 2 1 , d e l l ’ 8 2 ° numero di Smart Marketing, realizzata da Pino Caputi.
L’immagine mi fa venire voglia di scomodare il filosofo Nietzsche, e la sua opera più famosa, quel “Così parlò Zarathustra”, quando il vecchio saggio eremita contempla un funambolo in una fiera e dice: “L’uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo, – un cavo al di sopra di un abisso. Un passaggio pericoloso, un pericoloso essere in cammino, un pericoloso guardarsi indietro e un pericoloso rabbrividire e fermarsi. La grandezza dell’uomo è di essere un ponte e non uno scopo…”. Sicuramente Nietzsche non aveva in mente la scuola o la formazione quando ha scritto questo passaggio, ma credo che esso si adatti bene alla condizione in cui si trovano milioni di studenti, e non solo, nel mondo. Come sportivi estremi, devono camminare su fettucce traballanti tese su un abisso fatto di distanza, connessioni internet lente, mancanza di contatti umani e senza quella necessaria osmosi che si instaura a scuola fra gli studenti e con gli insegnanti. Eppure il ragazzo nell’opera ha un’aria risoluta, sembra concentrato, calmo e deciso nell’eseguire il suo esercizio, nel portare a termine il suo compito.
Ed anche il titolo ci conferma questa nostra impressione, si chiama “The desire to fly…”, voglia (o volontà) di volare, ed infatti la volontà – termine tanto caro a Nietzsche – di spiccare il volo è quello che emerge dalla postura del ragazzo. L’artista di questo numero, Pino Caputi, mi ha confessato che ad ispirarlo è stato il verso di una canzone di Lorenzo Jovanotti, “Mi fido di te”, dove dice: “…La vertigine non è Paura di cadere Ma voglia di volare…” Ed allora il messaggio dell’opera e dell’artista diventano chiari proprio grazie a Nietzsche e Jovanotti, che ci parlano sì di paura, incertezza, precarietà e vertigine, ma anche della voglia e della volontà di superare anche queste prove cui la pandemia ci sta costringendo. Scopri il nuovo numero: Lifelong learning In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro. E chissà che noi adulti non dovremmo prendere esempio proprio dai giovani, che stanno affrontando una didattica e formazione radicalmente cambiate proprio con lo spirito del funambolo, che affronta il suo compito con coraggio e leggerezza, perché la paura di cadere è sempre vinta dalla volontà di volare. Ragazzi che, in questo periodo in cui tutti urlano il loro scontento e le loro ragioni, stanno affrontando un’esperienza fondamentale della loro vita come la scuola, fortemente mortificata, con un contegno, una serietà ed una risolutezza ammirevoli, che noi adulti non solo non sembriamo possedere ma, e questo è assai grave, neanche riconoscere in loro. Come i giovani ci stanno insegnando, meglio di molti adulti, gli esami, le prove ed i compiti non finiscono mai, sta a noi, e solo a noi, affrontarli con coraggio, leggerezza e fiducia.
Classe 1968, Pino Caputi è attivo sulla scena nazionale da oltre un ventennio. La sua ricerca artistica ha attraversato diverse fasi, partendo da un “pop” originale e scintillante, che lo fa conoscere al grande pubblico, passando per un breve, ma fecondo periodo “iperrealista”, fino ad approdare allo stile attuale dove figurativo e astrattismo sono sempre in bilico, pronti a confluire l’uno nell’altro e a contaminarsi vicendevolmente. Il suo genere di pittura, per la particolarità delle tecniche sperimentate e l’audacia dei suoi soggetti, ha attirato l’interesse di critici e curatori del calibro di Vito Caiati e Philippe Daverio, che maggiormente hanno contribuito all’evoluzione della sua ricerca espressiva. Pino Caputi ha esposto sia in Italia che all’estero, collaborando con importanti gallerie ed oggi è considerato uno degli artisti più interessanti della New Wave pugliese. Questa è la sua terza copertina per il nostro magazine, la prima è del febbraio 2015, la seconda dell’aprile 2019. Per informazioni e per contattare l’artista Pino Caputi: pino.caputi@yahoo.it Ultime mostre: 2019 “ANDY WARHOL, L’Alchimista degli anni ’60”, Palazzo Ducale, Martina Franca (TA). 2016 “News-Cover. Notizie, immagini e visioni al tempo dell’Infotainment” – Matera, Taranto, San Giorgio Jonico, San Marzano di San Giuseppe; “New Things” – Next Gallery, Piacenza. 2015 “Italia Moderna” – Consolato Italiano, Edinburgo, Inghilterra. 2014 “Foreign Bodies”- Alpha Art Gallery, Stockbridge, Edinburgo Inghilterra; “Affordable Art Fair”- Kromatica Arte Contemp, Milano.
Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Lifelong learning - L'editoriale di Ivan Zorico Per attrarre click e utenti è molto più facile puntare alla pancia delle persone, alle loro paure ed essere sensazionalistici, piuttosto che dare buone notizie. Non a caso un vecchio adagio giornalistico dice “Bad news is good news” (“Le cattive notizie sono buone notizie”). Questa semplice regola è ampiamente usata e anche noi di Smart Marketing, ovviamente, ne eravamo a conoscenza. Per questo motivo possiamo essere considerati dei pazzi se, ormai da più di 7 anni, ci ostiniamo a pubblicare soluzioni e idee e non problemi e criticità, come invece in molti fanno. Si dice che per ogni problema ci sia una soluzione. Bene, noi ci vogliamo occupare di quest’ultima. Questa è la nostra linea editoriale ed è quello che, tra le varie altre cose, ci caratterizza.
E così capita che la notiziabilità di un fatto sia determinata dal suo aspetto più avverso piuttosto che da quello più premiante. Di casi da citare ce ne sarebbero tanti, basta aprire un qualsiasi giornale (online e non) o guardare un telegiornale per rendersi conto che la maggior parte delle notizie segue questa prassi. Il caso di cui vi parlo in questo editoriale, e che si intreccia a doppio filo con l’argomento del mese (Lifelong learning), è certamente quello relativo agli effetti che la rivoluzione tecnologica avrà sul mondo del lavoro. L’avrete sentito più di una volta: il digitale e le nuove tecnologie metteranno a rischio milioni di posti di lavoro. Ma quante volte, invece, avete sentito con la medesima forza che sempre il digitale ne creerà al contempo molti di più? In questi casi è ricorrente rifarsi ai dati riportati dal World Economic Forum sul futuro del lavoro che, puntualmente, registra gli andamenti e gli scenari che caratterizzeranno il mondo del lavoro, anche alla luce delle enormi trasformazioni tecnologiche a cui stiamo assistendo ormai da diversi anni. Nel report, è vero che viene riportata la perdita di posti di lavoro nei prossimi anni, ma anche che altri se ne potranno creare. Nella fattispecie si stima che entro il 2025, 85 milioni di posti di lavoro potrebbero essere persi e 97 milioni potrebbero generarsi. Tornando al punto sollevato prima, mi concentrerei sui 97 milioni di nuovi posti (la buona notizia), piuttosto che sugli 85 milioni persi (la cattiva notizia, quella che danno tutti). E non perché non mi importa di quelle 85 milioni di persone. Nessuno vorrebbe che i posti di lavoro si perdessero, ma il fatto di non volere un qualcosa non significa automaticamente che non accada. La quarta rivoluzione industriale è tra noi e non possiamo ignorarla. Fingere che non esista o che si possa fermarla è utopistico, oltre che sbagliato. E quindi cosa fare? Il mondo cambia, il lavoro cambia e anche noi dobbiamo cambiare (approccio). Sino a non molti anni fa, le tappe della vita lavorativa erano lineari e semplici: conseguimento di un titolo di studio, ricerca e svolgimento di un lavoro, e infine la pensione.
Scopri il nuovo numero: Lifelong learning In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro. Oggi non è così. Le competenze necessitano di un continuo aggiornamento e saranno quelle, e solo quelle, le uniche in grado di renderci occupabili. Dovremo sviluppare competenze trasversali come pensiero critico e problem solving e dovremo confrontarci con professioni ad alto tasso di digitalizzazione. La sfida, è inutile dirlo, non è delle più abbordabili. In Italia ci confrontiamo con ritardi storici sia dal punto di vista formativo e sia dal punto di vista della necessità di automatizzare i processi produttivi. L’obiettivo di questo numero – Lifelong learning – è quello di far passare un messaggio: le sfide del futuro passano da una formazione costante che punti lo sguardo alle nuove tecnologie. D’altronde noi facciamo informazione, non urlata come detto, ma rivolta alla soluzione. E con questo numero vogliamo fare la nostra parte per ricercarla. Solo chi conosce può avere gli strumenti per interpretare il futuro. In precedenza ho parlato di ciò che ci caratterizza: parlare degli aspetti positivi e delle opportunità. Un altro aspetto è senz’altro la trasversalità dei contenuti ed il pensiero laterale. Non a caso le nostre rubriche di Cinema e Libri sono tra le più seguite. In questo senso, abbiamo lanciato da un mese un nuovo progetto “Incontri ravvicinati”: un luogo virtuale in cui parlare di film, libri e serie Tv, attraverso la lente del marketing, della comunicazione e del business. Ogni sabato mattina (al momento questo è il giorno prescelto) siamo live sulla nostra pagina FB per parlare di quegli argomenti che, ormai da 7 anni, trattiamo con cura sulle pagine virtuali del nostro mensile. Raccogliamo tutte le puntate anche sul nostro canale YouTube, in questo modo puoi recuperarle facilmente. Vedrai che anche questo è un modo di fare formazione ed aggiornarsi. Buona lettura, Ivan Zorico Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei commenti. Rispondo sempre. Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico
Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Lifelong learning – L’editoriale di Raffaello Castellano Era il 21 febbraio 2020 quando in Italia, nell’ospedale di Codogno nel lodigiano, veniva confermato il primo caso italiano “autoctono” di infezione da Coronavirus. Si chiamava Mattia Maestri e il suo contagio era stato scoperto qualche ora prima grazie all’anestesista Annalisa Malara che, rompendo i protocolli ministeriali, aveva chiesto un tampone per quel 38enne, atletico e in perfetta salute, che lottava contro una polmonite interstiziale, particolarmente aggressiva, apparentemente inspiegabile. Mentre starete leggendo questo editoriale sarà da poco passato un anno da quella data che segnerà come in un incubo in time-lapse il succedersi caotico, confuso e drammatico della pandemia da Coronavirus che sconvolgerà irrimediabilmente le nostre vite. Non so voi, ma se ripenso a quei giorni ho la straniante e nauseante sensazione di trovarmi in un loop temporale, mi sembra, allo stesso tempo, ieri eppure un secolo fa. Non so spiegare questa sensazione ambivalente, mi ritrovo spaesato e incastrato in un “eterno presente” come Bill Murray nel film Ricomincio da capo (Groundhog Day) del 1993, diretto da Harold Ramis.
Proprio come Phil Connors (il protagonista del film interpretato da Bill Murray), mi ritrovo mio malgrado a vivere un eterno presente dal quale non posso scappare né tantomeno sottrarmi. Come me credo si sentano milioni di Italiani e tante altre persone nel mondo, la domanda allora che mi assilla è: come dovremmo impegnare questo surplus di tempo che, nostro malgrado, ci viene concesso da questo virus implacabile? Potremmo, per tornare all’esempio del film citato, perseguire biechi interessi personali, anche criminali, oppure provare a migliorare noi stessi, aiutare il prossimo e, con ciò, migliorare il mondo attorno a noi? Prima di rispondervi, fatemi fare un bilancio quanto più possibile “obbiettivo” dell’anno trascorso; partiamo dalle situazioni negative, così ci leviamo subito il pensiero. Come ho detto più volte nei miei editoriali, sono un operatore culturale e questa rappresenta la mia attività principale, gestisco e coordino insieme a dei colleghi (anzi colleghe), un Laboratorio Urbano, una sorta di contenitore culturale che produce eventi e corsi di formazione di varia natura; ebbene, questa attività, come molte altre di questo comparto, come sapete è rimasta pressoché chiusa per gran parte dell’anno scorso e lo è anche adesso. Quindi dal Laboratorio non ho avuto nessuna entrata economica nel 2020. Scopri il nuovo numero: Lifelong learning In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro. Però, al netto di questa unica, ma significativa perdita, l’anno scorso è stato contraddistinto da una serie di cose ed attività assai stimolanti. Durante l’estate ho avuto la possibilità di lavorare come operatore presso un campo scuola con bambini dai 3 anni e mezzo fino ai 13, inutile dire quanto sia stata formativa per me questa esperienza: lavorare con i bambini è stato estenuante fisicamente, ma anche umanamente ed emotivamente costruttivo. Poi, sempre nei mesi estivi e sempre con il Laboratorio, abbiamo partecipato ad un bando che prevedeva un piccolo finanziamento per riprendere e rimodulare le attività del Laboratorio stesso alla luce della crisi sanitaria. A novembre abbiamo appreso che il nostro progetto “Formare al futuro” è stato accolto e finanziato.
F o t o d i C h a r l o t t e M a y d a P e x e l s . Sul versante Smart Marketing l’anno appena trascorso ed anche questo inizio 2021 sono stati molto positivi per una serie di ragioni: la prima è che finalmente e grazie alle varie videochat e aperitivi
web si è creata, con tutta la redazione, una vera comunità, che, oltre a migliorare i rapporti e l’interazione umana, ha prodotto anche risultati in termini di articoli pubblicati, che hanno visto un aumento a doppia cifra. Io ad esempio sono passato da circa 30 a 65 articoli all’anno. Quindi, per rispondere alla domanda di sopra e rimanendo sul piano personale, come ho impegnato questo surplus di tempo, oltre a raddoppiare la scrittura degli articoli? Formazione, formazione e formazione è stato il mantra che mi sono ripetuto per tutto il 2020, ma anche in questo inizio d’anno. Ho impegnato il mio tempo per cercare di diventare un professionista più preparato, un comunicatore più versatile, un collega più empatico, un amico più presente, insomma ho provato a diventare un essere umano migliore. Innanzitutto ho partecipato ad almeno 3 corsi di formazione per l’aggiornamento professionale dei giornalisti, a 2 corsi di aggiornamento sui SEO e ad almeno una dozzina di webinar su varie tematiche legate allo storytelling, al marketing, alle nuove tecnologie, al cinema ed all’economia. Grazie alla collaborazione con l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale e Radio IT, la prima podcast radio italiana sull’IT, ho non solo istaurato una proficua partnership, ma anche aumentato notevolmente la mia dimestichezza con l’Intelligenza Artificiale, prima attraverso l’ascolto dei singoli podcast de “Alla scoperta dell’Intelligenza Artificiale”, poi attraverso la stesura di un articolo di accompagnamento per ognuno degli episodi del podcast che mi ha positivamente “costretto” ad ulteriori ricerche ed approfondimenti.
P h o t o b y A n n i e S p r a t t o n U n s p l a s h . Infine la lettura: io sono già quello che, in Italia, si definisce un lettore forte, ogni anno leggo in media 14 -16 libri, quasi tutti saggi, ma il 2020 sono riuscito a leggere la bellezza di 25 saggi e 6 graphic novel per un totale di 6667 pagine. Un gran risultato che mi ha permesso di imparare tante cose nuove e scoprire un’infinità di mondi sconosciuti.
Ma, se avete avuto la pazienza di leggere fino a qui, la domanda che forse vi starete ponendo adesso è: Ma dove vuole andare a parare? Perché ci ha raccontato tutta questa po’ po’ di roba? Beh, la risposta è semplice, la formazione per me l’anno scorso è stata sia una valvola di sfogo che una maniera di esorcizzare e controllare questo “eterno presente” dal quale mi sentivo e mi sento tuttora inghiottito. Potevo fare altro, ciondolare in casa, mangiare snack dolci e salati dalla mattina alla sera, giocare ai videogiochi come un ossesso, consumare porno come se non ci fosse un domani. Certo, anche queste appena elencate sono maniere di esorcizzare e controllare il tempo, e non le giudico, ma siccome, in passato, anche io le ho frequentate, posso dire che alla fine – grazie ad esse – non solo non avrete nessuno controllo sul tempo, ma nemmeno su voi stessi. Alla fine non se ne esce, abbiamo, io credo, solo due maniere di affrontare la vita, questo specifico periodo e il surplus di tempo che ci è dato: o decidiamo di “perdere tempo” o decidiamo di “guadagnare conoscenza”. Altre vie, almeno io, non ne vedo. Migliorare noi stessi è un imperativo morale ed etico, prima che una necessità economica, dobbiamo evolverci, come sta facendo il coronavirus, diventare più bravi, più competenti, più professionali, più smart, diventare, passatemi il paragone, varianti più evolute di noi. E per fare questo la via migliore è la formazione, ecco perché è un tema che non solo preoccupa genitori ed insegnanti, ma è pure al centro del dibattito politico, alla base del recovery fund ed è il tema su quale abbiamo deciso di scommettere su questo numero di febbraio 2021, ad un anno esatto dall’inizio del nostro “eterno presente”. Perché la formazione sarà nevralgica nella lotta contro il virus e nell’edificare il futuro con più consapevolezza. Ecco perché non dobbiamo mai ritenerci arrivati, ma dobbiamo migliorarci sempre, perché mai come adesso la battuta “gli esami non finiscono mai” acquista senso e pregnanza.
F o t o d a P e x e l s . Perché la formazione, almeno quella autentica, come l’esperienza della vita non finisce mai, ecco perché abbiamo chiamato questo numero “Lifelong learning”. Solo migliorandoci, aiutando gli altri ed impegnando costruttivamente il tempo che ci è dato, come imparerà Bill Murray, alias Phil Connors, nel film “Ricomincio da capo” si può o si potrà uscire da questo “eterno presente” senza spaventarci davanti alle nuove sfide che si pareranno davanti a noi e senza temere tutto questo surplus di tempo, che se ben impegnato potrà davvero “renderci migliori”. Perché, se “andrà tutto bene” alla fine dipenderà dalle nostre decisioni e dalle nostre scelte, anche quelle in materia di formazione, quelle che abbiamo preso ieri e quelle che prenderemo adesso. Perché se è vero che i proverbi popolari non sbagliano mai, perché nati dalla necessità e affinati dall’esperienza, dobbiamo credere a quello che già ci dicevano i nostri nonni e nonne: “Impara l’arte e mettila da parte” Buona formazione e buona lettura a tutti voi. Raffaello Castellano Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.
Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Formarsi e aggiornarsi: una nuova esigenza in tutti gli ambiti. C’è il Coronavirus! Siiiii, lo so. C’è il distanziamento sociale! Siiiii, lo so. Bisogna fare tutto a distanza! Siiiiii, lo sooooo. Così tra i tormentoni del 2020 è comparsa la FAD (formazione a distanza), la DAD (didattica a distanza) e perchè no, il LAD (lavoro a distanza). Il fenomeno è stato visto solo dal lato degli ostacoli, delle fatiche, del digital divide, del non è più come prima e si stava meglio quando si stava peggio, ma la rivoluzione è ben più profonda. Direi che dopo mesi e mesi dietro uno schermo tutti hanno acquisito familiarità con lo strumento, tutti sono meno impacciati, alcuni fin troppo poco a disagio tanto da presentarsi in pigiama e sul divano quando entrano in un’aula virtuale (webcam accesa!) Le nuove relazioni si sono instaurate anche dietro un monitor perché, soprattutto gli adulti hanno compreso che si può ascoltare, vedere, ridere e scherzare anche così. Manca l’aspetto umano della pausa pranzo insieme, delle chiacchiere davanti alla macchinetta del caffè, ma di questi tempi non è il caso di andarci troppo per il sottile. Quello che invece ha creato una vera rivoluzione è l’assenza di barriere spaziali, temporali e
di pubblico. Non dovendo effettuare spostamenti è possibile accedere a corsi anche molto distanti dal proprio domicilio, ampliando all’infinito il bacino di accesso. Inoltre poter rivedere all’infinito le lezioni registrate e spesso correlate di slide, infografiche e schemi ha portato il discente a non sentire la necessità di prendere appunti o di concentrarsi al 100% su quell’attività, inficiando in parte la formazione. Inoltre, all’aula virtuale possono accedere centinaia di persone senza per questo portare ad aggravi di costi, difficoltà nella gestione o nelle possibilità di intervenire. Nascono piattaforme di e-learning, si moltiplicano i webinar su tutti i social, aumenta il materiale gratuito a disposizione per aggiornarsi. La difficoltà per l’utente ora è sapersi orientare in questa montagna di informazione su tutti i temi. Come comprendere se un contenuto sia attendibile o meno? Il rischio è quello di rimanere delusi. Talvolta non è solo questione di soldi; il web insegna che molte risorse sono gratuite; ma ora si aggiunge il fattore tempo. La domanda che molti si pongono è: “Quanto tempo ho sprecato in una attività poco interessante?” E l’elemento temporale, negli ultimi 12 mesi è stato certamente rivalutato e riconsiderato. Ogni ora deve essere impiegata in modo utile e costruttuvo, tanto che il tempo libero è diventato un parametro importante per valutare il successo di una persona, a volte ben oltre la carriera. Scopri il nuovo numero: Lifelong learning In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro. L’aggiornamento continuo non riguarda solo il lavoro. Anzi! Hobby, casa, lingue, gestione dei figli, rapporti interpersonali, utilizzo dei social network, creazione di nuovi lavori, sport, sono solo alcuni dei temi che si possono trovare e approfondire con video corsi. Tutti sono diventati video maker, tutti sono diventati guru in qualcosa, tutti hanno iniziato a sfruttare un piccolo seguito per diventare formatori e influencer. Ma se tutti siamo influencer, chi influenziamo? In ambito lavorativo una opportunità interessante è data dal sistema di fondi regionali ed europei che permettono, previo rispetto di alcuni parametri, di avere una formazione gratuita e continua. Le aziende che si sono messe in moto sono davvero molte nell’ultimo anno. Chi per il calo del lavoro, chi per rifare il look ai dipendenti stanchi, l’offerta formativa alle imprese è diventata molto appetibile. Ci sono i Fondi Interprofessionali, da cui le aziende possono attingere e destinare una quota pari allo 0,30% dei contributi versati all’INPS dal monte salario di ogni dipendente (Legge 388/2000). Oppure la Formazione Finanziata dal Fondo Sociale Europeo, sia per gli occupati che per i disoccupati, dall’Assegno per il Lavoro alle Work Experience che associano aula e stage. L’importante è che questa formazione porti le persone a diventare qualcosa di nuovo, e non soltanto ad apprendere. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.
Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Se gli esami non finiscono mai… facciamoci trovare preparati! Dal “lifelong learning” al “microlearning” Nel 1973 il sociologo statunitense Daniel Bell definiva la società post-industriale come la società della conoscenza e dell’informazione, dove il sapere diventa la risorsa principale, consentendo in tal modo il passaggio dall’epoca della produzione delle merci a quella nella quale si produce il sapere. In tale contesto, la risorsa umana assurge ad elemento caratterizzante per ogni impresa, che, se ben organizzata e coordinata può rappresentare il valore aziendale alla base del vantaggio competitivo, come sottolineato dall’economista austriaco Joseph Schumpeter. Sulla medesima scia di idee si afferma la filosofia del “knolewdge management”, termine coniato da Karl Wiig nel 1983, ossia un processo di apprendimento e circolazione continuo delle conoscenze all’interno dell’azienda, realizzato attraverso le tecnologie della comunicazione e dell’informazione, che va ad affiancare alle competenze acquisite durante il percorso di studi delle competenze trasversali. Da qui emerge l’importanza di una formazione continua del lavoratore, anche dopo il termine del percorso di studi, che non riguarda solo la mansione strettamente lavorativa, ma l’inclusione nella società. Scopri il nuovo numero: Lifelong learning In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione
continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro. Si parla di “Lifelong learning”, termine introdotto già nella seconda metà del Novecento dall’Unesco come principio guida per il rinnovamento dell’istruzione, inteso come un processo di apprendimento fluido e costante nella vita. Nel 1972 l’Unesco pubblica il “Rapporto Faure Learning To Be”, nel quale si sottolinea l’importanza dell’educazione permanente come canale di accesso alla società e ad un miglioramento della qualità della vita, che nel decennio successivo si limita quasi esclusivamente all’ambito professionale, ma che nel 2000, con il Documento di Lavoro della Commissione Europea “A Memorandum on Lifelong Learning”, cambia visione sottolineando l’importanza dell’interconnessione di entrambi i paradigmi, sfera personale e lavorativa, al fine di promuovere lo sviluppo collettivo partendo dalla realizzazione dei singoli. Il filosofo Karl Popper asseriva che “la nostra conoscenza può essere solo finita, mentre la nostra ignoranza deve essere necessariamente infinita”, sull’onda di questa massima non opinabile, il senso di necessità, e al tempo stesso il bisogno, di un apprendimento continuo lungo la vita, oggi ci conduce verso il concetto di “microlearning”. Quest’ultimo è un processo di apprendimento continuo personalizzato, basato sulle esigenze dello studente, veicolato attraverso le tecnologie digitali in unità didattiche di breve durata, combinabili in percorsi di studio fruibili in modo discontinuo nel tempo e nello spazio, facilmente memorizzabili e adatte alla vita contemporanea.
F o t o d i J u l i a M C a m e r o n d a P e x e l s Ed è proprio in questi ultimi mesi di difficoltà che si è notato il massiccio diffondersi dei corsi online (parliamo di FAD, formazione a distanza), confermato anche dai dati della Cina che, già nel 2019 ha
prodotto da sola il 56% degli investimenti mondiali nelle tecnologie per l’istruzione. L’impossibilità degli spostamenti a causa della pandemia, ha portato gli enti a riorganizzarsi online, e al contempo proprio la necessità di restare in casa ha fatto scattare la voglia, in molti, di non sprecare tale tempo, di renderlo in qualche modo proficuo e di partecipare, seppur virtualmente, ad un momento di evasione e condivisione del sapere. Con una veloce navigazione online si incappa nei più svariati corsi, piuttosto economici o in alcuni casi addirittura gratuiti, che rappresentano un’alternativa di pubblicizzazione dell’azienda stessa che propone il corso. Vista l’alta richiesta del microlearning del momento, realizzarlo vuol dire per l’azienda essere presente sul mercato, differenziarsi, raggiungere il cliente nonostante il divieto di movimento. Il Covid ci ha mostrato quanto la formazione possa viaggiare online, eliminare le distanze e con poche lezioni di breve durata, accompagnate da link e materiale di approfondimento, spesso anche da gratificanti certificati di partecipazione, possa stuzzicare la curiosità dell’utente, mantenerne viva l’attenzione e la presenza. Un modo di fare formazione continua che probabilmente ha già rivoluzionato l’idea dell’apprendimento che fino a poco tempo fa pensavamo fosse immutabile. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Le competenze trasversali utili a promuovere la musica emergente: intervista al cantautore pugliese Gregucci
Ricordo un tempo, non troppo lontano, in cui se un cantautore alle prime armi voleva condividere le proprie canzoni e promuovere la sua musica, non doveva far altro che imbracciare la sua chitarra e suonare, prima tra gli amici, poi magari nel club sotto casa e, man mano che acquistava familiarità con il proprio pubblico, cominciare a proporre la sua arte sempre più lontano dal suo circondario. La musica era qualcosa che aveva a che fare con la prossimità e la possibilità di avere spazi per poterla condividere, poter suonare e, forse, l’unica competenza al di fuori della capacità di saper suonare o comporre musica e testi era la capacità di relazionarsi con il pubblico, cercando di instaurare un dialogo che fosse efficace sul piano emotivo. Scopri il nuovo numero: Lifelong learning In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro. Lo stesso discorso poteva valere per gli artisti già affermati e che avevano alle spalle una casa discografica che si occupava interamente della promozione e di conseguenza anche della comunicazione; l’artista. in questo caso, doveva fare il suo mestiere e non era tenuto ad avere nessun tipo di competenza nel campo del marketing e della comunicazione. Questo comportava che solo chi disponeva di uno staff competente riusciva a farsi conoscere e proporre la propria musica a livello nazionale; gli altri, se erano fortunati, riuscivano ad essere conosciuti al massimo a livello regionale. Lo stesso avveniva per la produzione musicale: soltanto le case discografiche erano in grado di produrre e distribuire la musica su larga scala e sui diversi supporti fisici, così gli artisti emergenti finivano per non avere le risorse economiche necessarie per produzione e distribuzione delle proprie canzoni, finendo per riuscire, quando andava bene, a realizzare solo una demo da inviare alle case discografiche per cercare di attrarre chi potesse fornire loro le risorse necessarie a realizzare il loro sogno cantautoriale. Poi sono arrivati i Social Network ed abbiamo assistito ad una vera e propria democratizzazione della musica, non importava chi era l’artista, dove si trovava fisicamente, chi lo sponsorizzava, tutti potevano usufruire di una vetrina mondiale in pochi click, un’enorme cassa di risonanza che rendesse visibile la propria musica ovunque e senza distinzioni.
M i c h e l e G r e g u c c i , i l c a n t a u t o re pugliese protagonista di questa video-intervista. È esploso in questo modo il fenomeno degli Youtuber, in barba alle case discografiche ed alle figure specializzate, così i musicisti si sono ritrovati ad essere al tempo stesso producer, esperti di marketing, social media e community manager pur non avendo alcuna competenza specifica, ma, al tempo stesso, si sono ritrovati a dover acquisire costantemente abilità digitali che prima non erano richieste e, forse, nemmeno contemplate. In questo contesto, la musica è diventata liquida e lo streaming ha permesso di fare a meno dei supporti fisici prima ritenuti indispensabili. Ad accelerare questo processo che appariva irreversibile è poi arrivata la pandemia da Covid-19, cancellando i concerti dal vivo e segnando un nuovo paradigma nel modo di fare musica, di cui ci siamo occupati parlando de “L’evoluzione del mercato della musica dal vivo nel 2020: i vantaggi dello streaming per utenti ed inserzionisti”. Di questo, e molto altro, parliamo con Gregucci, al secolo Michele Gregucci, cantautore pugliese che si è trovato a cavallo tra il vecchio ed il nuovo modo di promuovere e fare musica ed il cui nuovo progetto musicale, nato prima della pandemia e non ancora concluso, si è realizzato grazie ad una
campagna di crowdfunding. Il progetto, dal nome casualmente profetico “Andare a piedi in Cina”, il cui singolo “Anche l’Ozio vuole la sua partner” è finalista a Sanremo Rock, è l’esempio di come un progetto nato dal basso possa arrivare alla ribalta nazionale grazie al supporto di una community virtuale, ma è anche il pretesto per analizzare insieme all’autore le competenze laterali che un moderno musicista dovrebbe acquisire per promuovere la sua arte in modo indipendente dalle etichette discografiche. Gregucci, musicista tarantino, collabora a vari progetti musicali esibendosi tra club, teatri e piazze in giro per l’Italia, contando decine di date. Nel 2017 si trasferisce a Milano, in questo periodo scrive “Andare a piedi in Cina”, disco sostenuto da una campagna di crowdfunding e finanziato da Poste Italiane. Contemporaneamente mette su una serie di racconti, poesie, suggestioni racchiusi e pubblicati in un libro dal titolo “Raccolti”. Il 2 settembre ha presentato “Andare a piedi in Cina”, data 0 risultata sold out, e in questo momento sta organizzando un tour live per la penisola. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
2021: come è cambiata la formazione aziendale? L’anno appena trascorso è stato per molte aziende un anno difficile, tuttavia la formazione aziendale è rimasta una componente fondamentale per assicurare la crescita e i vantaggi competitivi. La pandemia ha cambiato le abitudini lavorative portando a soluzioni di smart working, ma anche i processi formativi sono stati rivoluzionati. Tante aziende hanno deciso di organizzare corsi di aggiornamento a distanza per i dipendenti e tanti sono i nuovi trend da tenere in considerazione anche in questo 2021 appena cominciato. Formazione aziendale e collaborazione a distanza A causa del distanziamento sociale, la tecnologia ha sostituito non solo le riunioni di persona, ma anche la formazione tradizionale. Le aziende di tutta Italia si sono evolute adottando strumenti quali chat, videoconferenza e streaming aziendale. L’ambiente di lavoro è diventato ibrido e anche per questo 2021 si parlerà di collaborazione senza contatto. Scopri il nuovo numero: Lifelong learning In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro. Questa evoluzione non poteva non caratterizzare la formazione aziendale, con i dipendenti che seguiranno corsi da mobile o saranno riuniti in stanze virtuali. In questo modo si creerà anche un ambiente più democratico, una maggior condivisione di competenze e la possibilità di rapportarsi con i formatori per mantenere quello spirito di gruppo necessario all’apprendimento, anche quando viene meno il contatto fisico. Fare formazione aziendale con la Realtà Virtuale Chi avrebbe mai immaginato che un giorno avremmo fatto formazione aziendale con la realtà virtuale e la realtà aumentata, ma anche con i videogame. Grazie a queste tecnologie si possono superare le difficoltà organizzative e trovarsi con i colleghi in un’aula virtuale per fare formazione. Non solo: nel caso della formazione aziendale tecnica si può vedere subito quanto appreso e mettere in pratica tecniche e teoria, proprio come se si fosse in un vero laboratorio.
F o t o d i K a r o l i n a G r a b o w s k a d a P e x e l s Fare formazione aziendale con i video immersivi Da sempre il formato video è uno dei più efficaci per comunicare e anche durante la pandemia ha permesso di rendere interattivi i processi aziendali. Le innovazioni di questo 2021 saranno sicuramente la teleconferenza 3D o gli oleogrammi 3D, che entreranno nella formazione aziendale a distanza per renderla più coinvolgente.
Rendere “divertente” la formazione aziendale con la gamification I vantaggi della gamification per la formazione aziendale sono tanti e in particolare si integrano nel processo di apprendimento dinamiche ludiche e competitive che possono fare la differenza nel lungo periodo. Non solo: fare formazione aziendale con la gamification migliora il lavoro di squadra e aumenta l’interesse per i temi trattati, rendendo più facili da ricordare anche i concetti più complessi. Inoltre, un corso di formazione aziendale fatto con la gamification assicura un maggior tasso di completamente e una maggiore soddisfazione, per cui sicuramente i corsi del 2021 saranno caratterizzati da questa marcia in più! Tante sono le novità che si presentano anche nel mondo della formazione, staremo a vedere l’evoluzione del lifelong learning in questo 2021 ad alto potenziale innovativo. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Il futuro del mondo del lavoro e il ruolo della formazione continua. Intervista a Fabiana Andreani. Sino a 40 anni fa (ma anche meno), chi entrava nel mondo del lavoro conosceva molto bene le tappe da seguire. Non era un compito arduo, anzi. Si prendeva un titolo di studio, diploma o laurea, si
ricercava un lavoro, si firmava un contratto (indeterminato praticamente da subito), si svolgeva una professione e, infine, si arrivava alla pensione. Tutto molto lineare e semplice. Da qualche tempo questo bel quadretto è stato stravolto. La rivoluzione digitale (ma non solo) ha sconvolto questo mondo e ha rimescolato le carte. Oggi infatti non si parla più di semplice posto di lavoro, ma di occupabilità. Chi entra oggi nel mondo del lavoro sa benissimo che la sua vita lavorativa potrà subire molte variazioni e cambi direzione e che, più di ogni altra cosa, dovrà lavorare su se stesso. Accrescere ed aggiornare le proprie competenze è quanto mai necessario per restare competitivi, comprendere i mutamenti e farsi trovare pronti per le sfide del futuro. Inoltre, qualora non fosse stato abbastanza, a dare una profonda accelerata a questi fenomeni è intervenuta, come sappiamo, anche una pandemia. Scopri il nuovo numero: Lifelong learning In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro. Proprio per analizzare il futuro del mondo del lavoro e per capire come fronteggiarlo, abbiamo parlato con Fabiana Andreani, esperta di formazione e risorse umane nonché influencer per questi temi su Tik Tok e Instagram. Con lei ci siamo soffermati sul ruolo della formazione continua come elemento di conoscenza, per poter avere gli strumenti giusti per orientarci in questo nuovo mondo del lavoro. Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei commenti. Rispondo sempre. Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Il lifelong learning, un valido aiuto per affrontare il NEW NORMAL e uscire dalla pandemia con un bagaglio di esperienze emozionali positive. Hai mai sentito parlare di lifelong learning? Si tratta di un processo di apprendimento continuo durante l’arco della vita, individuale e intenzionale che mira all’acquisizione di ruoli e competenze, un percorso accattivante e commisurato alle esigenze della persona. Un apprendimento permanente che nasce dalla contaminazione tra le conoscenze acquisite attraverso la formazione e quelle derivanti dell’esperienza in tutti gli ambiti della propria vita e in qualsiasi fase dell’esistenza. Il Lifelong Learning (LLL), detto anche “apprendimento permanente”, è collegato alla conoscenza e alle scelte individuali che ciascuna persona in base alle sue esigenze attua per ottenere la propria realizzazione nel lavoro e nella società. L’idea di fondo è basata sulla consapevolezza delle proprie conoscenze e delle lacune da colmare che rendono l’apprendimento non una fase più o meno limitata della propria vita, ma un processo fluido e costante, continuativo in linea con i cambiamenti della società. Dopo un anno, da quando abbiamo indossato la prima mascherina celando i sorrisi, abbiamo ritratto le mani soffocando gli abbracci, abbiamo eliminato i momenti sociali concentrandoci su noi stessi, in molti hanno “sfruttato” questo periodo per prestare attenzione al proprio sé, alla propria vita ponderando sulle scelte fatte e quelle ancora da fare. Non parlo di individualismo, ma di attenzione al proprio essere che in una routine quotidiana fatta di corse e di velocità viene spesso messa da parte e dimenticata. Scopri il nuovo numero: Lifelong learning In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro. Un anno in cui abbiamo totalmente stravolto le nostre abitudini per quanto sia stato sofferente, per certi versi alienante e sicuramente difficile è stato anche un anno che ci ha donato una grande opportunità, poter rivalutare le priorità, poter rivalutare le aspettative, poter rivalutare se stessi e i propri sogni. Ho visto e continuo a vedere professionisti reinventarsi, nuove
professionalità che emergono, nuovi ambiti che la pandemia e il new normal sta facendo nascere “costringendo” ad una riorganizzazione e ad una nuova modalità di lavoro. Anche se all’inizio poteva sembrare strana e difficile, sta ormai diventando normalità perché capaci di averne appreso le opportunità, ma soprattutto le modalità. In questo periodo, ho avuto modo di confrontarmi con diverse persone che hanno scoperto di avere passioni che non conoscevano: chi si è riscoperto artista senza saperlo o scrittore, chi si è dedicato allo Yoga o alla meditazione quando mai prima avrebbe immaginato di trovarvi giovamento, chi ha scoperto di essere un esperto ai fornelli e così via. Da questi che possono sembrare hobby, è nata una nuova ragione di esistenza, a volte una nuova professione, per qualcun altro una nuova esperienza di vita. Apprendere e approfondire il proprio percorso di lifelong learning prende nel tempo diverse direzioni perché il bello della vita è che, anche in quella che ci sembra la pura e semplice quotidianità in realtà c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire dietro l’angolo ma solamente per chi si appresta con curiosità a volerne vedere qualsiasi prospettiva. Se ciascuno di noi avesse chiaro il processo di LLL sarebbe più facile sentirsi grati per il raggiungimento dei risultati man mano colti nel cammino, non si tratta di esperienza spirituale ma di momenti utili al nostro NOI per sentirci felici e coerenti rispetto alla strada che abbiamo scelto, consapevoli che se non è più quella la nostra direzione abbiamo gli strumenti per poter intraprendere un nuovo cammino apprendendo nuove cose e unendole a quanto la nostra formazione esperienziale ci ha dato già. Non è mai troppo tardi per approcciarsi a questa modalità di apprendimento consapevolmente, non è detto che non si possa aiutare oltre alla mente, anche lo spirito e riuscire a superare questo periodo che ancora non vuole abbandonarci e che continua a metterci a dura prova. Magari fra un anno, ancora, quando sarà tutto un lontano ricordo ci sentiremo tutti più arricchiti per aver scoperto passioni, conoscenze ed esperienze che altrimenti non avremmo avuto l’occasione di provare. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy
Iscriviti alla newsletter Formazione continua ed attenzione a donne ed ambiente alla base del successo di Avon: intervista a Marida La Gioia, zone manager di Avon Italia Avon, azienda leader mondiale del settore cosmetico con 9 miliardi di dollari di fatturato ed oltre 6 milioni di Consulenti di bellezza in 150 paesi, ha affrontato negli ultimi anni un grande rinnovamento, passando dalla vendita diretta one-to-one all’e-commerce. Cambiamento accelerato dalla pandemia da Covid-19 che, per forza di cose, ha messo in discussione e rimodulato soprattutto il lavoro della forza vendita, che si è ritrovata, da un giorno all’altro, ad adottare il distanziamento sociale a discapito delle vendite, senza poter più offrire, di persona, quella consulenza di bellezza personalizzata, da sempre punto di forza di un brand conosciuto da 1 donna su 3 nel mondo. La rapida capacità di adattamento dell’intera struttura commerciale e la possibilità di spostare il business sulle piattaforme digitali (già attive prima del lockdown), sfruttando anche le potenzialità dei social network, ha permesso di mitigare le perdite e, allo stesso tempo, ha portato ad una crescita del 225% delle vendite e-commerce. Questo è stato possibile grazie ad un costante e continuo lavoro di formazione e supporto della forza vendita, accompagnata verso la digitalizzazione del proprio lavoro, ma anche costantemente supportata da formazione su know-how di vendita e marketing attraverso un approccio misto all’apprendimento, con formazione face to face, desktop e mobile. Oltre al costante lavoro di formazione diretta ad opera delle Responsabili di zona, importante anello di congiunzione tra Consulenti ed azienda, tutte le figure professionali impegnate nella vendita e nel reclutamento hanno a disposizione una piattaforma di e-learning on-line fruibile 24 ore su 24 insieme ad alcune app dedicate alla vendita ed all’apprendimento. Questa possibilità di potersi formare in qualsiasi momento della giornata ed in piena autonomia
rientra appieno nella filosofia aziendale di libertà di organizzazione flessibile del lavoro. Inoltre, la formazione e l’informazione non riguardano soltanto prodotti e tecniche di vendita, ma si allargano, attraverso una vera e propria sensibilizzazione, sui temi legati alle donne, come tumore al seno e violenza di genere, spostandosi fino a tutela dell’ambiente, sviluppo sostenibile ed economia circolare. Un’attenzione che mira a fornire competenze più laterali e più vaste della semplice capacità di vendita di un profumo o di un rossetto, ma punta a sviluppare una sensibilità utile in un mondo sempre più interconnesso, in cui le decisioni ed i comportamenti individuali rispecchiano, molto spesso, i comportamenti globali. Ne parliamo con Marida La Gioia, Responsabile di zona per Avon Italia, in una regione come la Puglia che sta trainando le vendite nazionali con il 10,91% di vendite sul totale e che conta il 10,65% delle Consulenti italiane. Com’è cambiato il suo lavoro e quello delle sue consulenti nell’ultimo anno? Da Marzo dello scorso anno l’emergenza sanitaria ci ha portati a fare un cambio di prospettiva. Abbiamo rivisto la strategia sulle vendite, ma molto di più abbiamo implementato strumenti digitali per poter in primo luogo essere vicini alle persone e sostenerle nel cambiamento. Il mio lavoro e quello di tutte le Avon leader e consulenti si è trasformato, poiché abbiamo sostituito la gran parte delle relazioni personali, sia in fase di vendita che per la formazione, con incontri in videoconferenza all’interno dei quali la parola d’ordine rimane “POSITIVITA’”. Quali strumenti ha messo a disposizione della forza vendita la sua azienda per affrontare la pandemia? Avon Italia ha sempre effettuato la vendita diretta utilizzando strumenti cartacei e, in maniera ancora più efficace, prodotti demo da mostrare dal vivo alle clienti. In questo ultimo anno l’azienda ha avuto una straordinaria evoluzione digital con nuovissime app, all’interno delle quali ci sono utilissime piattaforme di training, cataloghi digitali che permettono al cliente stesso di poter effettuare un ordine in autonomia e riceverlo direttamente a casa, fermo restando il supporto
personalizzato fornito dalla consulente di fiducia. Ancora più importante la spinta all’utilizzo della piattaforma di e-commerce, che ci permette di essere presenti sul mercato con una veste dinamica che soddisfa le esigenze di ogni tipologia di cliente e permette alle consulenti una crescita sulle vendite molto importante, utilizzando un canale che è diventato di fondamentale importanza per tutto il business. Scopri il nuovo numero: Lifelong learning In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro. Quanto è importante la formazione continua per la sua azienda? La formazione erogata costantemente da Avon permette davvero di avere una visuale a 360 gradi delle opportunità di crescita fornite dall’azienda, poiché parte dall’idea di costruire strategie e obiettivi mirati su ogni singola persona per sviluppare i talenti di ognuno. Il punto di partenza resta sempre la soddisfazione di poter raggiungere un traguardo per poi sviluppare una crescita che va ben oltre le aspettative, e per questo occorre avere gli strumenti. Attraverso incontri mirati a spiegare le opportunità offerte dal piano di business si offre anche un metodo per gestire e pianificare azioni quotidiane che permettano di arrivare ad essere anche lungimiranti nella visuale d’insieme ed efficaci nella messa in atto delle strategie. Oltre alla formazione, Avon si distingue per la sensibilizzazione sui temi legati alle donne ed all’ambiente, possiamo intendere queste campagne di sensibilizzazione come delle competenze laterali che mirano a formare le donne del futuro? Ciò che Avon propone quotidianamente è incentrato sulla opportunità di realizzazione della PERSONA. Parlando di business non si può evitare di innestarlo nella quotidianità di ciascuno, per questo la solidarietà per due cause in particolare, lotta e prevenzione del tumore al seno e associazioni che si occupano di donne vittime di violenza domestica, diventano essenziali per la completezza delle competenze di ciascuna consulente, come anche la sensibilità per l’ambiente. Solo rimanendo concretamente accanto alla vita di ciascuno si può arrivare a creare una relazione di fiducia che diventa supporto soprattutto dal punto di vista umano, e solo creando relazioni autentiche il business è fecondo e non rimane una sterile attività fine a se stessa.
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