La Copertina d'Artista - Lifelong learning - L ...

Pagina creata da Giulio Zanetti
 
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La Copertina d'Artista - Lifelong learning - L ...
La Copertina d’Artista – Lifelong learning
È senza dubbio un adolescente, quello sulla Copertina d’Artista di questo numero di febbraio del
nostro magazine. Sembra in equilibrio precario, intento in un esercizio di slacklining su di una
fettuccia o in un’evoluzione di parkour su di un asse. Ma, come sempre accade nell’arte
contemporanea, nell’immagine non c’è solo questo, due cose saltano all’occhio: innanzitutto lo
sfondo sembra la lavagna di un’aula piena di formule e diagrammi, o meglio, in realtà sembra il
gigantesco foglio di appunti scarabocchiati durante una noiosa lezione di matematica; in secondo
luogo, più che un asse o una slackline, il ragazzo sembra camminare – forse scivolare – su di un
piano inclinato, come se si trovasse catapultato in un esercizio di fisica a dimensione umana.

L’artista di questo mese si è davvero impegnato ed anche divertito nel declinare il tema del numero
che è “Lifelong learning”, ossia apprendimento permanente o continuo. Il ragazzo dell’opera sembra
dare corpo e sostanza a quella incertezza che gli studenti di ogni ordine e grado e nazionalità hanno
provato l’anno scorso e stanno provando anche in questo 2021, fra scuole chiuse, contagi, varianti
più aggressive del Coronavirus, DAD e incertezza sul loro futuro non solo scolastico.
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numero di Smart Marketing, realizzata da Pino Caputi.
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L’immagine mi fa venire voglia di scomodare il filosofo Nietzsche, e la sua opera più famosa, quel
“Così parlò Zarathustra”, quando il vecchio saggio eremita contempla un funambolo in una fiera e
dice:

  “L’uomo è un cavo teso tra la bestia e il superuomo, – un cavo al di sopra di un abisso.
  Un passaggio pericoloso, un pericoloso essere in cammino, un pericoloso guardarsi
  indietro e un pericoloso rabbrividire e fermarsi. La grandezza dell’uomo è di essere un
  ponte e non uno scopo…”.

Sicuramente Nietzsche non aveva in mente la scuola o la formazione quando ha scritto questo
passaggio, ma credo che esso si adatti bene alla condizione in cui si trovano milioni di studenti, e
non solo, nel mondo. Come sportivi estremi, devono camminare su fettucce traballanti tese su un
abisso fatto di distanza, connessioni internet lente, mancanza di contatti umani e senza quella
necessaria osmosi che si instaura a scuola fra gli studenti e con gli insegnanti. Eppure il ragazzo
nell’opera ha un’aria risoluta, sembra concentrato, calmo e deciso nell’eseguire il suo esercizio, nel
portare a termine il suo compito.
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Ed anche il titolo ci conferma questa nostra impressione, si chiama “The desire to fly…”, voglia (o
volontà) di volare, ed infatti la volontà – termine tanto caro a Nietzsche – di spiccare il volo è quello
che emerge dalla postura del ragazzo. L’artista di questo numero, Pino Caputi, mi ha confessato
che ad ispirarlo è stato il verso di una canzone di Lorenzo Jovanotti, “Mi fido di te”, dove dice:

“…La vertigine non è

Paura di cadere

Ma voglia di volare…”

Ed allora il messaggio dell’opera e dell’artista diventano chiari proprio grazie a Nietzsche e
Jovanotti, che ci parlano sì di paura, incertezza, precarietà e vertigine, ma anche della voglia e della
volontà di superare anche queste prove cui la pandemia ci sta costringendo.

                 Scopri il nuovo numero: Lifelong learning
     In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei
     prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione
                      continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro.

E chissà che noi adulti non dovremmo prendere esempio proprio dai giovani, che stanno affrontando
una didattica e formazione radicalmente cambiate proprio con lo spirito del funambolo, che affronta
il suo compito con coraggio e leggerezza, perché la paura di cadere è sempre vinta dalla volontà di
volare. Ragazzi che, in questo periodo in cui tutti urlano il loro scontento e le loro ragioni, stanno
affrontando un’esperienza fondamentale della loro vita come la scuola, fortemente mortificata, con
un contegno, una serietà ed una risolutezza ammirevoli, che noi adulti non solo non sembriamo
possedere ma, e questo è assai grave, neanche riconoscere in loro.

Come i giovani ci stanno insegnando, meglio di molti adulti, gli esami, le prove ed i compiti non
finiscono mai, sta a noi, e solo a noi, affrontarli con coraggio, leggerezza e fiducia.
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Classe 1968, Pino Caputi è attivo sulla scena
  nazionale da oltre un ventennio. La sua ricerca
  artistica ha attraversato diverse fasi, partendo da
  un “pop” originale e scintillante, che lo fa
  conoscere al grande pubblico, passando per un
  breve, ma fecondo periodo “iperrealista”, fino ad
  approdare allo stile attuale dove figurativo e
  astrattismo sono sempre in bilico, pronti a
  confluire l’uno nell’altro e a contaminarsi
  vicendevolmente. Il suo genere di pittura, per la
  particolarità delle tecniche sperimentate e
  l’audacia dei suoi soggetti, ha attirato l’interesse
  di critici e curatori del calibro di Vito Caiati e
  Philippe Daverio, che maggiormente hanno
  contribuito all’evoluzione della sua ricerca
  espressiva. Pino Caputi ha esposto sia in Italia
  che all’estero, collaborando con importanti
  gallerie ed oggi è considerato uno degli artisti più interessanti della New Wave pugliese.

  Questa è la sua terza copertina per il nostro magazine, la prima è del febbraio 2015, la
  seconda dell’aprile 2019.

  Per informazioni e per contattare l’artista Pino Caputi: pino.caputi@yahoo.it

Ultime mostre:

2019

“ANDY WARHOL, L’Alchimista degli anni ’60”, Palazzo Ducale, Martina Franca (TA).

2016

“News-Cover. Notizie, immagini e visioni al tempo dell’Infotainment” – Matera, Taranto, San Giorgio
Jonico, San Marzano di San Giuseppe;

“New Things” – Next Gallery, Piacenza.

2015

“Italia Moderna” – Consolato Italiano, Edinburgo, Inghilterra.

2014

“Foreign Bodies”- Alpha Art Gallery, Stockbridge, Edinburgo Inghilterra;

“Affordable Art Fair”- Kromatica Arte Contemp, Milano.
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Lifelong learning - L'editoriale di Ivan
Zorico
Per attrarre click e utenti è molto più facile puntare alla pancia delle persone, alle loro paure ed
essere sensazionalistici, piuttosto che dare buone notizie. Non a caso un vecchio adagio giornalistico
dice “Bad news is good news” (“Le cattive notizie sono buone notizie”).

  Questa semplice regola è ampiamente usata e anche noi di Smart Marketing, ovviamente, ne
  eravamo a conoscenza. Per questo motivo possiamo essere considerati dei pazzi se, ormai da più
  di 7 anni, ci ostiniamo a pubblicare soluzioni e idee e non problemi e criticità, come invece in
  molti fanno. Si dice che per ogni problema ci sia una soluzione. Bene, noi ci vogliamo occupare di
  quest’ultima. Questa è la nostra linea editoriale ed è quello che, tra le varie altre cose, ci
  caratterizza.
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E così capita che la notiziabilità di un fatto sia
determinata dal suo aspetto più avverso piuttosto che da
quello più premiante. Di casi da citare ce ne sarebbero
tanti, basta aprire un qualsiasi giornale (online e non) o
guardare un telegiornale per rendersi conto che la maggior
parte delle notizie segue questa prassi.

Il caso di cui vi parlo in questo editoriale, e che si intreccia a doppio filo con l’argomento del mese
(Lifelong learning), è certamente quello relativo agli effetti che la rivoluzione tecnologica avrà sul
mondo del lavoro.

L’avrete sentito più di una volta: il digitale e le nuove
tecnologie metteranno a rischio milioni di posti di lavoro.
Ma quante volte, invece, avete sentito con la medesima forza
che sempre il digitale ne creerà al contempo molti di più?
In questi casi è ricorrente rifarsi ai dati riportati dal World Economic Forum sul futuro del lavoro
che, puntualmente, registra gli andamenti e gli scenari che caratterizzeranno il mondo del lavoro,
anche alla luce delle enormi trasformazioni tecnologiche a cui stiamo assistendo ormai da diversi
anni.

Nel report, è vero che viene riportata la perdita di posti di lavoro nei prossimi anni, ma
anche che altri se ne potranno creare. Nella fattispecie si stima che entro il 2025, 85 milioni di
posti di lavoro potrebbero essere persi e 97 milioni potrebbero generarsi.

Tornando al punto sollevato prima, mi concentrerei sui 97 milioni di nuovi posti (la buona
notizia), piuttosto che sugli 85 milioni persi (la cattiva notizia, quella che danno tutti). E non perché
non mi importa di quelle 85 milioni di persone. Nessuno vorrebbe che i posti di lavoro si perdessero,
ma il fatto di non volere un qualcosa non significa automaticamente che non accada.

La quarta rivoluzione industriale è tra noi e non possiamo
ignorarla. Fingere che non esista o che si possa fermarla è
utopistico, oltre che sbagliato. E quindi cosa fare?
Il mondo cambia, il lavoro cambia e anche noi dobbiamo cambiare (approccio). Sino a non
molti anni fa, le tappe della vita lavorativa erano lineari e semplici: conseguimento di un titolo di
studio, ricerca e svolgimento di un lavoro, e infine la pensione.
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Scopri il nuovo numero: Lifelong learning
  In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei
  prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione
  continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro.

Oggi non è così. Le competenze necessitano di un continuo aggiornamento e saranno quelle, e
solo quelle, le uniche in grado di renderci occupabili. Dovremo sviluppare competenze trasversali
come pensiero critico e problem solving e dovremo confrontarci con professioni ad alto tasso di
digitalizzazione.

La sfida, è inutile dirlo, non è delle più abbordabili. In Italia ci confrontiamo con ritardi storici
sia dal punto di vista formativo e sia dal punto di vista della necessità di automatizzare i processi
produttivi.

L’obiettivo di questo numero – Lifelong learning – è quello di far passare un messaggio: le sfide del
futuro passano da una formazione costante che punti lo sguardo alle nuove tecnologie.
D’altronde noi facciamo informazione, non urlata come detto, ma rivolta alla soluzione. E con questo
numero vogliamo fare la nostra parte per ricercarla. Solo chi conosce può avere gli strumenti
per interpretare il futuro.

  In precedenza ho parlato di ciò che ci caratterizza: parlare degli aspetti positivi e delle
  opportunità. Un altro aspetto è senz’altro la trasversalità dei contenuti ed il pensiero laterale. Non
  a caso le nostre rubriche di Cinema e Libri sono tra le più seguite. In questo senso, abbiamo
  lanciato da un mese un nuovo progetto “Incontri ravvicinati”: un luogo virtuale in cui parlare di
  film, libri e serie Tv, attraverso la lente del marketing, della comunicazione e del business. Ogni
  sabato mattina (al momento questo è il giorno prescelto) siamo live sulla nostra pagina FB per
  parlare di quegli argomenti che, ormai da 7 anni, trattiamo con cura sulle pagine virtuali del
  nostro mensile. Raccogliamo tutte le puntate anche sul nostro canale YouTube, in questo modo
  puoi recuperarle facilmente. Vedrai che anche questo è un modo di fare formazione ed
  aggiornarsi.

Buona lettura,

                                                                                            Ivan Zorico

Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei
commenti. Rispondo sempre.
Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link
giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico
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Lifelong learning – L’editoriale di Raffaello
Castellano

  Era il 21 febbraio 2020 quando in Italia, nell’ospedale
  di Codogno nel lodigiano, veniva confermato il primo
  caso italiano “autoctono” di infezione da Coronavirus.
  Si chiamava Mattia Maestri e il suo contagio era stato
  scoperto qualche ora prima grazie all’anestesista
  Annalisa Malara che, rompendo i protocolli ministeriali,
  aveva chiesto un tampone per quel 38enne, atletico e in
  perfetta salute, che lottava contro una polmonite
  interstiziale,     particolarmente        aggressiva,
  apparentemente inspiegabile.

  Mentre starete leggendo questo editoriale sarà da poco passato un anno da quella data
  che segnerà come in un incubo in time-lapse il succedersi caotico, confuso e drammatico
  della pandemia da Coronavirus che sconvolgerà irrimediabilmente le nostre vite.

Non so voi, ma se ripenso a quei giorni ho la straniante e nauseante sensazione di trovarmi in un
loop temporale, mi sembra, allo stesso tempo, ieri eppure un secolo fa. Non so spiegare questa
sensazione ambivalente, mi ritrovo spaesato e incastrato in un “eterno presente” come Bill
Murray nel film Ricomincio da capo (Groundhog Day) del 1993, diretto da Harold Ramis.
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Proprio come Phil Connors (il protagonista del film interpretato da Bill Murray), mi ritrovo mio
malgrado a vivere un eterno presente dal quale non posso scappare né tantomeno sottrarmi.

Come me credo si sentano milioni di Italiani e tante altre persone nel mondo, la domanda allora che
mi assilla è: come dovremmo impegnare questo surplus di tempo che, nostro malgrado, ci viene
concesso da questo virus implacabile?

Potremmo, per tornare all’esempio del film citato, perseguire biechi interessi personali, anche
criminali, oppure provare a migliorare noi stessi, aiutare il prossimo e, con ciò, migliorare il mondo
attorno a noi?

Prima di rispondervi, fatemi fare un bilancio quanto più possibile
“obbiettivo” dell’anno trascorso; partiamo dalle situazioni negative, così
ci leviamo subito il pensiero.
Come ho detto più volte nei miei editoriali, sono un operatore culturale e questa rappresenta la mia
attività principale, gestisco e coordino insieme a dei colleghi (anzi colleghe), un Laboratorio Urbano,
una sorta di contenitore culturale che produce eventi e corsi di formazione di varia natura; ebbene,
questa attività, come molte altre di questo comparto, come sapete è rimasta pressoché chiusa per
gran parte dell’anno scorso e lo è anche adesso. Quindi dal Laboratorio non ho avuto nessuna
entrata economica nel 2020.

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     In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei
     prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione
                      continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro.

Però, al netto di questa unica, ma significativa perdita, l’anno scorso è
stato contraddistinto da una serie di cose ed attività assai stimolanti.
Durante l’estate ho avuto la possibilità di lavorare come operatore presso un campo scuola con
bambini dai 3 anni e mezzo fino ai 13, inutile dire quanto sia stata formativa per me questa
esperienza: lavorare con i bambini è stato estenuante fisicamente, ma anche umanamente ed
emotivamente costruttivo.

Poi, sempre nei mesi estivi e sempre con il Laboratorio, abbiamo partecipato ad un bando che
prevedeva un piccolo finanziamento per riprendere e rimodulare le attività del Laboratorio stesso
alla luce della crisi sanitaria. A novembre abbiamo appreso che il nostro progetto “Formare al
futuro” è stato accolto e finanziato.
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Sul versante Smart Marketing l’anno appena trascorso ed anche questo inizio 2021 sono stati molto
positivi per una serie di ragioni: la prima è che finalmente e grazie alle varie videochat e aperitivi
web si è creata, con tutta la redazione, una vera comunità, che, oltre a migliorare i rapporti e
l’interazione umana, ha prodotto anche risultati in termini di articoli pubblicati, che hanno visto un
aumento a doppia cifra. Io ad esempio sono passato da circa 30 a 65 articoli all’anno.

Quindi, per rispondere alla domanda di sopra e rimanendo sul piano personale, come ho impegnato
questo surplus di tempo, oltre a raddoppiare la scrittura degli articoli?

Formazione, formazione e formazione è stato il mantra che mi sono
ripetuto per tutto il 2020, ma anche in questo inizio d’anno.
Ho impegnato il mio tempo per cercare di diventare un professionista più preparato, un
comunicatore più versatile, un collega più empatico, un amico più presente, insomma ho provato a
diventare un essere umano migliore.

Innanzitutto ho partecipato ad almeno 3 corsi di formazione per l’aggiornamento professionale dei
giornalisti, a 2 corsi di aggiornamento sui SEO e ad almeno una dozzina di webinar su varie
tematiche legate allo storytelling, al marketing, alle nuove tecnologie, al cinema ed all’economia.

Grazie alla collaborazione con l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale e Radio IT,
la prima podcast radio italiana sull’IT, ho non solo istaurato una proficua partnership, ma anche
aumentato notevolmente la mia dimestichezza con l’Intelligenza Artificiale, prima attraverso
l’ascolto dei singoli podcast de “Alla scoperta dell’Intelligenza Artificiale”, poi attraverso la
stesura di un articolo di accompagnamento per ognuno degli episodi del podcast che mi ha
positivamente “costretto” ad ulteriori ricerche ed approfondimenti.
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Infine la lettura: io sono già quello che, in Italia, si definisce un lettore forte, ogni anno leggo in
media 14 -16 libri, quasi tutti saggi, ma il 2020 sono riuscito a leggere la bellezza di 25 saggi e 6
graphic novel per un totale di 6667 pagine. Un gran risultato che mi ha permesso di imparare tante
cose nuove e scoprire un’infinità di mondi sconosciuti.
Ma, se avete avuto la pazienza di leggere fino a qui, la domanda che forse vi starete ponendo adesso
è: Ma dove vuole andare a parare? Perché ci ha raccontato tutta questa po’ po’ di roba?

Beh, la risposta è semplice, la formazione per me l’anno scorso è stata sia una valvola di sfogo che
una maniera di esorcizzare e controllare questo “eterno presente” dal quale mi sentivo e mi sento
tuttora inghiottito. Potevo fare altro, ciondolare in casa, mangiare snack dolci e salati dalla mattina
alla sera, giocare ai videogiochi come un ossesso, consumare porno come se non ci fosse un domani.
Certo, anche queste appena elencate sono maniere di esorcizzare e controllare il tempo, e non le
giudico, ma siccome, in passato, anche io le ho frequentate, posso dire che alla fine – grazie ad esse
– non solo non avrete nessuno controllo sul tempo, ma nemmeno su voi stessi.

Alla fine non se ne esce, abbiamo, io credo, solo due maniere di affrontare la vita, questo specifico
periodo e il surplus di tempo che ci è dato: o decidiamo di “perdere tempo” o decidiamo di
“guadagnare conoscenza”.

Altre vie, almeno io, non ne vedo.
Migliorare noi stessi è un imperativo morale ed etico, prima che una necessità economica, dobbiamo
evolverci, come sta facendo il coronavirus, diventare più bravi, più competenti, più professionali, più
smart, diventare, passatemi il paragone, varianti più evolute di noi. E per fare questo la via migliore
è la formazione, ecco perché è un tema che non solo preoccupa genitori ed insegnanti, ma è pure al
centro del dibattito politico, alla base del recovery fund ed è il tema su quale abbiamo deciso di
scommettere su questo numero di febbraio 2021, ad un anno esatto dall’inizio del nostro “eterno
presente”.

Perché la formazione sarà nevralgica nella lotta contro il virus e nell’edificare il futuro con più
consapevolezza. Ecco perché non dobbiamo mai ritenerci arrivati, ma dobbiamo migliorarci sempre,
perché mai come adesso la battuta “gli esami non finiscono mai” acquista senso e pregnanza.
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Perché la formazione, almeno quella autentica, come l’esperienza della vita non finisce mai, ecco
perché abbiamo chiamato questo numero “Lifelong learning”.

Solo migliorandoci, aiutando gli altri ed impegnando costruttivamente il tempo che ci è dato, come
imparerà Bill Murray, alias Phil Connors, nel film “Ricomincio da capo” si può o si potrà uscire da
questo “eterno presente” senza spaventarci davanti alle nuove sfide che si pareranno davanti a noi
e senza temere tutto questo surplus di tempo, che se ben impegnato potrà davvero “renderci
migliori”.

Perché, se “andrà tutto bene” alla fine dipenderà dalle nostre decisioni e dalle nostre scelte, anche
quelle in materia di formazione, quelle che abbiamo preso ieri e quelle che prenderemo adesso.

Perché se è vero che i proverbi popolari non sbagliano mai, perché nati dalla necessità e affinati
dall’esperienza, dobbiamo credere a quello che già ci dicevano i nostri nonni e nonne:

“Impara l’arte e mettila da parte”

Buona formazione e buona lettura a tutti voi.
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Formarsi e aggiornarsi: una nuova
esigenza in tutti gli ambiti.
C’è il Coronavirus! Siiiii, lo so.

C’è il distanziamento sociale! Siiiii, lo so.

Bisogna fare tutto a distanza! Siiiiii, lo sooooo.

Così tra i tormentoni del 2020 è comparsa la FAD (formazione a distanza), la DAD
(didattica a distanza) e perchè no, il LAD (lavoro a distanza).

Il fenomeno è stato visto solo dal lato degli ostacoli, delle fatiche, del digital divide, del non è più
come prima e si stava meglio quando si stava peggio, ma la rivoluzione è ben più profonda.

Direi che dopo mesi e mesi dietro uno schermo tutti hanno acquisito familiarità con lo strumento,
tutti sono meno impacciati, alcuni fin troppo poco a disagio tanto da presentarsi in pigiama e sul
divano quando entrano in un’aula virtuale (webcam accesa!)

Le nuove relazioni si sono instaurate anche dietro un monitor perché, soprattutto gli adulti hanno
compreso che si può ascoltare, vedere, ridere e scherzare anche così. Manca l’aspetto umano della
pausa pranzo insieme, delle chiacchiere davanti alla macchinetta del caffè, ma di questi tempi non è
il caso di andarci troppo per il sottile.

Quello che invece ha creato una vera rivoluzione è l’assenza di barriere spaziali, temporali e
di pubblico. Non dovendo effettuare spostamenti è possibile accedere a corsi anche molto distanti
dal proprio domicilio, ampliando all’infinito il bacino di accesso. Inoltre poter rivedere all’infinito le
lezioni registrate e spesso correlate di slide, infografiche e schemi ha portato il discente a non
sentire la necessità di prendere appunti o di concentrarsi al 100% su quell’attività, inficiando in
parte la formazione. Inoltre, all’aula virtuale possono accedere centinaia di persone senza per questo
portare ad aggravi di costi, difficoltà nella gestione o nelle possibilità di intervenire.

Nascono piattaforme di e-learning, si moltiplicano i webinar
su tutti i social, aumenta il materiale gratuito a disposizione
per aggiornarsi.
La difficoltà per l’utente ora è sapersi orientare in questa montagna di informazione su tutti i temi.
Come comprendere se un contenuto sia attendibile o meno? Il rischio è quello di rimanere
delusi. Talvolta non è solo questione di soldi; il web insegna che molte risorse sono gratuite; ma ora
si aggiunge il fattore tempo. La domanda che molti si pongono è: “Quanto tempo ho sprecato in una
attività poco interessante?” E l’elemento temporale, negli ultimi 12 mesi è stato certamente
rivalutato e riconsiderato. Ogni ora deve essere impiegata in modo utile e costruttuvo, tanto
che il tempo libero è diventato un parametro importante per valutare il successo di una persona, a
volte ben oltre la carriera.

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  In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei
  prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione
  continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro.

L’aggiornamento continuo non riguarda solo il lavoro. Anzi! Hobby, casa, lingue, gestione dei
figli, rapporti interpersonali, utilizzo dei social network, creazione di nuovi lavori, sport, sono solo
alcuni dei temi che si possono trovare e approfondire con video corsi. Tutti sono diventati video
maker, tutti sono diventati guru in qualcosa, tutti hanno iniziato a sfruttare un piccolo seguito per
diventare formatori e influencer. Ma se tutti siamo influencer, chi influenziamo?

In ambito lavorativo una opportunità interessante è data dal sistema di fondi regionali ed
europei che permettono, previo rispetto di alcuni parametri, di avere una formazione gratuita e
continua. Le aziende che si sono messe in moto sono davvero molte nell’ultimo anno. Chi per il calo
del lavoro, chi per rifare il look ai dipendenti stanchi, l’offerta formativa alle imprese è diventata
molto appetibile. Ci sono i Fondi Interprofessionali, da cui le aziende possono attingere e destinare
una quota pari allo 0,30% dei contributi versati all’INPS dal monte salario di ogni dipendente (Legge
388/2000). Oppure la Formazione Finanziata dal Fondo Sociale Europeo, sia per gli occupati che per
i disoccupati, dall’Assegno per il Lavoro alle Work Experience che associano aula e stage.

L’importante è che questa formazione porti le persone a diventare qualcosa di nuovo, e non soltanto
ad apprendere.

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Se gli esami non finiscono mai…
facciamoci trovare preparati! Dal “lifelong
learning” al “microlearning”
Nel 1973 il sociologo statunitense Daniel Bell definiva la società post-industriale come la società
della conoscenza e dell’informazione, dove il sapere diventa la risorsa principale, consentendo in tal
modo il passaggio dall’epoca della produzione delle merci a quella nella quale si produce il sapere.
In tale contesto, la risorsa umana assurge ad elemento caratterizzante per ogni impresa, che, se ben
organizzata e coordinata può rappresentare il valore aziendale alla base del vantaggio competitivo,
come sottolineato dall’economista austriaco Joseph Schumpeter.

Sulla medesima scia di idee si afferma la filosofia del “knolewdge management”, termine coniato
da Karl Wiig nel 1983, ossia un processo di apprendimento e circolazione continuo delle
conoscenze all’interno dell’azienda, realizzato attraverso le tecnologie della comunicazione e
dell’informazione, che va ad affiancare alle competenze acquisite durante il percorso di studi delle
competenze trasversali. Da qui emerge l’importanza di una formazione continua del lavoratore,
anche dopo il termine del percorso di studi, che non riguarda solo la mansione strettamente
lavorativa, ma l’inclusione nella società.

                 Scopri il nuovo numero: Lifelong learning
     In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei
     prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione
continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro.

Si parla di “Lifelong learning”, termine introdotto già nella seconda metà del Novecento
dall’Unesco come principio guida per il rinnovamento dell’istruzione, inteso come un processo di
apprendimento fluido e costante nella vita. Nel 1972 l’Unesco pubblica il “Rapporto Faure
Learning To Be”, nel quale si sottolinea l’importanza dell’educazione permanente come canale di
accesso alla società e ad un miglioramento della qualità della vita, che nel decennio successivo si
limita quasi esclusivamente all’ambito professionale, ma che nel 2000, con il Documento di Lavoro
della Commissione Europea “A Memorandum on Lifelong Learning”, cambia visione
sottolineando l’importanza dell’interconnessione di entrambi i paradigmi, sfera personale e
lavorativa, al fine di promuovere lo sviluppo collettivo partendo dalla realizzazione dei singoli.

Il filosofo Karl Popper asseriva che “la nostra conoscenza può essere solo finita, mentre la
nostra ignoranza deve essere necessariamente infinita”, sull’onda di questa massima non
opinabile, il senso di necessità, e al tempo stesso il bisogno, di un apprendimento continuo lungo la
vita, oggi ci conduce verso il concetto di “microlearning”. Quest’ultimo è un processo di
apprendimento continuo personalizzato, basato sulle esigenze dello studente, veicolato attraverso le
tecnologie digitali in unità didattiche di breve durata, combinabili in percorsi di studio fruibili in
modo discontinuo nel tempo e nello spazio, facilmente memorizzabili e adatte alla vita
contemporanea.
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Ed è proprio in questi ultimi mesi di difficoltà che si è notato il massiccio diffondersi dei corsi online
(parliamo di FAD, formazione a distanza), confermato anche dai dati della Cina che, già nel 2019 ha
prodotto da sola il 56% degli investimenti mondiali nelle tecnologie per l’istruzione. L’impossibilità
degli spostamenti a causa della pandemia, ha portato gli enti a riorganizzarsi online, e al contempo
proprio la necessità di restare in casa ha fatto scattare la voglia, in molti, di non sprecare tale
tempo, di renderlo in qualche modo proficuo e di partecipare, seppur virtualmente, ad un momento
di evasione e condivisione del sapere. Con una veloce navigazione online si incappa nei più svariati
corsi, piuttosto economici o in alcuni casi addirittura gratuiti, che rappresentano un’alternativa di
pubblicizzazione dell’azienda stessa che propone il corso. Vista l’alta richiesta del microlearning del
momento, realizzarlo vuol dire per l’azienda essere presente sul mercato, differenziarsi, raggiungere
il cliente nonostante il divieto di movimento.

Il Covid ci ha mostrato quanto la formazione possa viaggiare online, eliminare le distanze e con
poche lezioni di breve durata, accompagnate da link e materiale di approfondimento, spesso anche
da gratificanti certificati di partecipazione, possa stuzzicare la curiosità dell’utente, mantenerne viva
l’attenzione e la presenza. Un modo di fare formazione continua che probabilmente ha già
rivoluzionato l’idea dell’apprendimento che fino a poco tempo fa pensavamo fosse immutabile.

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Le competenze trasversali utili a
promuovere la musica emergente:
intervista al cantautore pugliese Gregucci
Ricordo un tempo, non troppo lontano, in cui se un cantautore alle prime armi voleva condividere le
proprie canzoni e promuovere la sua musica, non doveva far altro che imbracciare la sua chitarra e
suonare, prima tra gli amici, poi magari nel club sotto casa e, man mano che acquistava familiarità
con il proprio pubblico, cominciare a proporre la sua arte sempre più lontano dal suo circondario.

La musica era qualcosa che aveva a che fare con la prossimità e la possibilità di avere spazi per
poterla condividere, poter suonare e, forse, l’unica competenza al di fuori della capacità di saper
suonare o comporre musica e testi era la capacità di relazionarsi con il pubblico, cercando di
instaurare un dialogo che fosse efficace sul piano emotivo.

                 Scopri il nuovo numero: Lifelong learning
     In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei
     prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione
                      continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro.

Lo stesso discorso poteva valere per gli artisti già affermati e che avevano alle spalle una casa
discografica che si occupava interamente della promozione e di conseguenza anche della
comunicazione; l’artista. in questo caso, doveva fare il suo mestiere e non era tenuto ad avere
nessun tipo di competenza nel campo del marketing e della comunicazione.

Questo comportava che solo chi disponeva di uno staff competente riusciva a farsi conoscere e
proporre la propria musica a livello nazionale; gli altri, se erano fortunati, riuscivano ad essere
conosciuti al massimo a livello regionale.

Lo stesso avveniva per la produzione musicale: soltanto le case discografiche erano in grado di
produrre e distribuire la musica su larga scala e sui diversi supporti fisici, così gli artisti emergenti
finivano per non avere le risorse economiche necessarie per produzione e distribuzione delle proprie
canzoni, finendo per riuscire, quando andava bene, a realizzare solo una demo da inviare alle case
discografiche per cercare di attrarre chi potesse fornire loro le risorse necessarie a realizzare il loro
sogno cantautoriale.

Poi sono arrivati i Social Network ed abbiamo assistito ad una vera e propria democratizzazione
della musica, non importava chi era l’artista, dove si trovava fisicamente, chi lo sponsorizzava, tutti
potevano usufruire di una vetrina mondiale in pochi click, un’enorme cassa di risonanza che
rendesse visibile la propria musica ovunque e senza distinzioni.
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re pugliese protagonista di questa video-intervista.

È esploso in questo modo il fenomeno degli Youtuber, in barba alle case discografiche ed alle figure
specializzate, così i musicisti si sono ritrovati ad essere al tempo stesso producer, esperti di
marketing, social media e community manager pur non avendo alcuna competenza specifica, ma, al
tempo stesso, si sono ritrovati a dover acquisire costantemente abilità digitali che prima non erano
richieste e, forse, nemmeno contemplate.

In questo contesto, la musica è diventata liquida e lo streaming ha permesso di fare a meno dei
supporti fisici prima ritenuti indispensabili.

Ad accelerare questo processo che appariva irreversibile è poi arrivata la pandemia da Covid-19,
cancellando i concerti dal vivo e segnando un nuovo paradigma nel modo di fare musica, di cui ci
siamo occupati parlando de “L’evoluzione del mercato della musica dal vivo nel 2020: i
vantaggi dello streaming per utenti ed inserzionisti”.

Di questo, e molto altro, parliamo con Gregucci, al secolo Michele Gregucci, cantautore pugliese
che si è trovato a cavallo tra il vecchio ed il nuovo modo di promuovere e fare musica ed il cui nuovo
progetto musicale, nato prima della pandemia e non ancora concluso, si è realizzato grazie ad una
campagna di crowdfunding.

Il progetto, dal nome casualmente profetico “Andare a piedi in Cina”, il cui singolo “Anche l’Ozio
vuole la sua partner” è finalista a Sanremo Rock, è l’esempio di come un progetto nato dal basso
possa arrivare alla ribalta nazionale grazie al supporto di una community virtuale, ma è anche il
pretesto per analizzare insieme all’autore le competenze laterali che un moderno musicista dovrebbe
acquisire per promuovere la sua arte in modo indipendente dalle etichette discografiche.

  Gregucci, musicista tarantino, collabora a vari progetti
  musicali esibendosi tra club, teatri e piazze in giro per
  l’Italia, contando decine di date. Nel 2017 si trasferisce a
  Milano, in questo periodo scrive “Andare a piedi in Cina”,
  disco sostenuto da una campagna di crowdfunding e
  finanziato da Poste Italiane. Contemporaneamente mette su
  una serie di racconti, poesie, suggestioni racchiusi e
  pubblicati in un libro dal titolo “Raccolti”. Il 2 settembre ha
  presentato “Andare a piedi in Cina”, data 0 risultata sold out,
  e in questo momento sta organizzando un tour live per la
  penisola.

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2021: come è cambiata la formazione
aziendale?
L’anno appena trascorso è stato per molte aziende un anno difficile, tuttavia la formazione aziendale
è rimasta una componente fondamentale per assicurare la crescita e i vantaggi competitivi. La
pandemia ha cambiato le abitudini lavorative portando a soluzioni di smart working, ma anche i
processi formativi sono stati rivoluzionati.

Tante aziende hanno deciso di organizzare corsi di aggiornamento a distanza per i dipendenti e tanti
sono i nuovi trend da tenere in considerazione anche in questo 2021 appena cominciato.

Formazione aziendale e collaborazione a distanza
A causa del distanziamento sociale, la tecnologia ha sostituito non solo le riunioni di persona, ma
anche la formazione tradizionale. Le aziende di tutta Italia si sono evolute adottando strumenti quali
chat, videoconferenza e streaming aziendale. L’ambiente di lavoro è diventato ibrido e anche
per questo 2021 si parlerà di collaborazione senza contatto.

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     In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei
     prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione
                      continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro.

Questa evoluzione non poteva non caratterizzare la formazione aziendale, con i dipendenti che
seguiranno corsi da mobile o saranno riuniti in stanze virtuali. In questo modo si creerà anche un
ambiente più democratico, una maggior condivisione di competenze e la possibilità di rapportarsi
con i formatori per mantenere quello spirito di gruppo necessario all’apprendimento, anche quando
viene meno il contatto fisico.

Fare formazione aziendale con la Realtà Virtuale
Chi avrebbe mai immaginato che un giorno avremmo fatto formazione aziendale con la realtà
virtuale e la realtà aumentata, ma anche con i videogame. Grazie a queste tecnologie si
possono superare le difficoltà organizzative e trovarsi con i colleghi in un’aula virtuale per fare
formazione. Non solo: nel caso della formazione aziendale tecnica si può vedere subito quanto
appreso e mettere in pratica tecniche e teoria, proprio come se si fosse in un vero laboratorio.
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Fare formazione aziendale con i video immersivi
Da sempre il formato video è uno dei più efficaci per comunicare e anche durante la pandemia ha
permesso di rendere interattivi i processi aziendali. Le innovazioni di questo 2021 saranno
sicuramente la teleconferenza 3D o gli oleogrammi 3D, che entreranno nella formazione
aziendale a distanza per renderla più coinvolgente.
Rendere “divertente” la formazione aziendale con la gamification
I vantaggi della gamification per la formazione aziendale sono tanti e in particolare si
integrano nel processo di apprendimento dinamiche ludiche e competitive che possono fare la
differenza nel lungo periodo. Non solo: fare formazione aziendale con la gamification migliora il
lavoro di squadra e aumenta l’interesse per i temi trattati, rendendo più facili da ricordare
anche i concetti più complessi.

Inoltre, un corso di formazione aziendale fatto con la gamification assicura un maggior tasso di
completamente e una maggiore soddisfazione, per cui sicuramente i corsi del 2021 saranno
caratterizzati da questa marcia in più!

Tante sono le novità che si presentano anche nel mondo della formazione, staremo a vedere
l’evoluzione del lifelong learning in questo 2021 ad alto potenziale innovativo.

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Il futuro del mondo del lavoro e il ruolo
della formazione continua. Intervista a
Fabiana Andreani.
Sino a 40 anni fa (ma anche meno), chi entrava nel mondo del lavoro conosceva molto bene le tappe
da seguire. Non era un compito arduo, anzi. Si prendeva un titolo di studio, diploma o laurea, si
ricercava un lavoro, si firmava un contratto (indeterminato praticamente da subito), si svolgeva una
professione e, infine, si arrivava alla pensione. Tutto molto lineare e semplice.

Da qualche tempo questo bel quadretto è stato stravolto.
La rivoluzione digitale (ma non solo) ha sconvolto questo mondo e ha rimescolato le carte. Oggi
infatti non si parla più di semplice posto di lavoro, ma di occupabilità. Chi entra oggi nel mondo
del lavoro sa benissimo che la sua vita lavorativa potrà subire molte variazioni e cambi
direzione e che, più di ogni altra cosa, dovrà lavorare su se stesso. Accrescere ed aggiornare le
proprie competenze è quanto mai necessario per restare competitivi, comprendere i mutamenti e
farsi trovare pronti per le sfide del futuro. Inoltre, qualora non fosse stato abbastanza, a dare una
profonda accelerata a questi fenomeni è intervenuta, come sappiamo, anche una pandemia.

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  In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei
  prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione
  continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro.

Proprio per analizzare il futuro del mondo del lavoro e per capire come fronteggiarlo, abbiamo
parlato con Fabiana Andreani, esperta di formazione e risorse umane nonché influencer per questi
temi su Tik Tok e Instagram. Con lei ci siamo soffermati sul ruolo della formazione continua come
elemento di conoscenza, per poter avere gli strumenti giusti per orientarci in questo nuovo mondo
del lavoro.

Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei
commenti. Rispondo sempre.
Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link
giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico

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Il lifelong learning, un valido aiuto per
affrontare il NEW NORMAL e uscire dalla
pandemia con un bagaglio di esperienze
emozionali positive.

Hai mai sentito parlare di lifelong learning?
Si tratta di un processo di apprendimento continuo durante l’arco della vita, individuale e
intenzionale che mira all’acquisizione di ruoli e competenze, un percorso accattivante e commisurato
alle esigenze della persona. Un apprendimento permanente che nasce dalla contaminazione tra le
conoscenze acquisite attraverso la formazione e quelle derivanti dell’esperienza in tutti gli ambiti
della propria vita e in qualsiasi fase dell’esistenza.

Il Lifelong Learning (LLL), detto anche “apprendimento permanente”, è collegato alla conoscenza
e alle scelte individuali che ciascuna persona in base alle sue esigenze attua per ottenere la propria
realizzazione nel lavoro e nella società. L’idea di fondo è basata sulla consapevolezza delle proprie
conoscenze e delle lacune da colmare che rendono l’apprendimento non una fase più o meno limitata
della propria vita, ma un processo fluido e costante, continuativo in linea con i cambiamenti
della società.

Dopo un anno, da quando abbiamo indossato la prima mascherina celando i sorrisi, abbiamo ritratto
le mani soffocando gli abbracci, abbiamo eliminato i momenti sociali concentrandoci su noi stessi, in
molti hanno “sfruttato” questo periodo per prestare attenzione al proprio sé, alla propria vita
ponderando sulle scelte fatte e quelle ancora da fare. Non parlo di individualismo, ma di attenzione
al proprio essere che in una routine quotidiana fatta di corse e di velocità viene spesso messa da
parte e dimenticata.

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  In un mondo del lavoro in continua trasformazione, l’unica certezza che ci accompagnerà nei
  prossimi anni è che avremo sempre più bisogno di formazione. Solo attraverso la formazione
  continua saremo in grado di affrontare le sfide del futuro.

Un anno in cui abbiamo totalmente stravolto le nostre abitudini per quanto sia stato
sofferente, per certi versi alienante e sicuramente difficile è stato anche un anno che ci ha donato
una grande opportunità, poter rivalutare le priorità, poter rivalutare le aspettative, poter rivalutare
se stessi e i propri sogni.

Ho visto e continuo a vedere professionisti reinventarsi, nuove
professionalità che emergono, nuovi ambiti che la pandemia e il new
normal sta facendo nascere “costringendo” ad una riorganizzazione e ad
una nuova modalità di lavoro. Anche se all’inizio poteva sembrare strana
e difficile, sta ormai diventando normalità perché capaci di averne
appreso le opportunità, ma soprattutto le modalità.
In questo periodo, ho avuto modo di confrontarmi con diverse persone che hanno scoperto di avere
passioni che non conoscevano: chi si è riscoperto artista senza saperlo o scrittore, chi si è
dedicato allo Yoga o alla meditazione quando mai prima avrebbe immaginato di trovarvi giovamento,
chi ha scoperto di essere un esperto ai fornelli e così via. Da questi che possono sembrare hobby, è
nata una nuova ragione di esistenza, a volte una nuova professione, per qualcun altro una nuova
esperienza di vita. Apprendere e approfondire il proprio percorso di lifelong learning prende nel
tempo diverse direzioni perché il bello della vita è che, anche in quella che ci sembra la pura e
semplice quotidianità in realtà c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire dietro l’angolo ma
solamente per chi si appresta con curiosità a volerne vedere qualsiasi prospettiva.

Se ciascuno di noi avesse chiaro il processo di LLL sarebbe più facile sentirsi grati per il
raggiungimento dei risultati man mano colti nel cammino, non si tratta di esperienza
spirituale ma di momenti utili al nostro NOI per sentirci felici e coerenti rispetto alla strada che
abbiamo scelto, consapevoli che se non è più quella la nostra direzione abbiamo gli strumenti per
poter intraprendere un nuovo cammino apprendendo nuove cose e unendole a quanto la nostra
formazione esperienziale ci ha dato già.

Non è mai troppo tardi per approcciarsi a questa modalità di apprendimento
consapevolmente, non è detto che non si possa aiutare oltre alla mente, anche lo spirito e riuscire a
superare questo periodo che ancora non vuole abbandonarci e che continua a metterci a dura prova.

Magari fra un anno, ancora, quando sarà tutto un lontano ricordo ci sentiremo tutti più arricchiti per
aver scoperto passioni, conoscenze ed esperienze che altrimenti non avremmo avuto l’occasione di
provare.

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Formazione continua ed attenzione a
donne ed ambiente alla base del successo
di Avon: intervista a Marida La Gioia, zone
manager di Avon Italia
Avon, azienda leader mondiale del settore cosmetico con 9 miliardi di dollari di fatturato ed oltre
6 milioni di Consulenti di bellezza in 150 paesi, ha affrontato negli ultimi anni un grande
rinnovamento, passando dalla vendita diretta one-to-one all’e-commerce.

Cambiamento accelerato dalla pandemia da Covid-19 che, per forza di cose, ha messo in discussione
e rimodulato soprattutto il lavoro della forza vendita, che si è ritrovata, da un giorno all’altro, ad
adottare il distanziamento sociale a discapito delle vendite, senza poter più offrire, di persona, quella
consulenza di bellezza personalizzata, da sempre punto di forza di un brand conosciuto da 1 donna
su 3 nel mondo.

La rapida capacità di adattamento dell’intera struttura commerciale e la possibilità di spostare il
business sulle piattaforme digitali (già attive prima del lockdown), sfruttando anche le potenzialità
dei social network, ha permesso di mitigare le perdite e, allo stesso tempo, ha portato ad una
crescita del 225% delle vendite e-commerce.

Questo è stato possibile grazie ad un costante e continuo lavoro di formazione e supporto della forza
vendita, accompagnata verso la digitalizzazione del proprio lavoro, ma anche costantemente
supportata da formazione su know-how di vendita e marketing attraverso un approccio misto
all’apprendimento, con formazione face to face, desktop e mobile.

Oltre al costante lavoro di formazione diretta ad opera delle Responsabili di zona, importante anello
di congiunzione tra Consulenti ed azienda, tutte le figure professionali impegnate nella vendita e nel
reclutamento hanno a disposizione una piattaforma di e-learning on-line fruibile 24 ore su 24
insieme ad alcune app dedicate alla vendita ed all’apprendimento.

Questa possibilità di potersi formare in qualsiasi momento della giornata ed in piena autonomia
rientra appieno nella filosofia aziendale di libertà di organizzazione flessibile del lavoro. Inoltre, la
formazione e l’informazione non riguardano soltanto prodotti e tecniche di vendita, ma si allargano,
attraverso una vera e propria sensibilizzazione, sui temi legati alle donne, come tumore al seno e
violenza di genere, spostandosi fino a tutela dell’ambiente, sviluppo sostenibile ed economia
circolare.

Un’attenzione che mira a fornire competenze più laterali e più vaste della semplice capacità di
vendita di un profumo o di un rossetto, ma punta a sviluppare una sensibilità utile in un mondo
sempre più interconnesso, in cui le decisioni ed i comportamenti individuali rispecchiano, molto
spesso, i comportamenti globali.

Ne parliamo con Marida La Gioia, Responsabile di zona per Avon Italia, in una regione come la
Puglia che sta trainando le vendite nazionali con il 10,91% di vendite sul totale e che conta il 10,65%
delle Consulenti italiane.

Com’è cambiato il suo lavoro e quello delle sue consulenti nell’ultimo anno?

Da Marzo dello scorso anno l’emergenza sanitaria ci ha portati a fare un cambio di prospettiva.
Abbiamo rivisto la strategia sulle vendite, ma molto di più abbiamo implementato strumenti digitali
per poter in primo luogo essere vicini alle persone e sostenerle nel cambiamento. Il mio lavoro e
quello di tutte le Avon leader e consulenti si è trasformato, poiché abbiamo sostituito la gran parte
delle relazioni personali, sia in fase di vendita che per la formazione, con incontri in videoconferenza
all’interno dei quali la parola d’ordine rimane “POSITIVITA’”.

Quali strumenti ha messo a disposizione della forza vendita la sua azienda per affrontare la
pandemia?

Avon Italia ha sempre effettuato la vendita diretta utilizzando strumenti cartacei e, in maniera
ancora più efficace, prodotti demo da mostrare dal vivo alle clienti. In questo ultimo anno l’azienda
ha avuto una straordinaria evoluzione digital con nuovissime app, all’interno delle quali ci sono
utilissime piattaforme di training, cataloghi digitali che permettono al cliente stesso di poter
effettuare un ordine in autonomia e riceverlo direttamente a casa, fermo restando il supporto
personalizzato fornito dalla consulente di fiducia. Ancora più importante la spinta all’utilizzo della
piattaforma di e-commerce, che ci permette di essere presenti sul mercato con una veste dinamica
che soddisfa le esigenze di ogni tipologia di cliente e permette alle consulenti una crescita sulle
vendite molto importante, utilizzando un canale che è diventato di fondamentale importanza per
tutto il business.

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Quanto è importante la formazione continua per la sua azienda?

La formazione erogata costantemente da Avon permette davvero di avere una visuale a 360 gradi
delle opportunità di crescita fornite dall’azienda, poiché parte dall’idea di costruire strategie e
obiettivi mirati su ogni singola persona per sviluppare i talenti di ognuno. Il punto di partenza resta
sempre la soddisfazione di poter raggiungere un traguardo per poi sviluppare una crescita che va
ben oltre le aspettative, e per questo occorre avere gli strumenti. Attraverso incontri mirati a
spiegare le opportunità offerte dal piano di business si offre anche un metodo per gestire e
pianificare azioni quotidiane che permettano di arrivare ad essere anche lungimiranti nella visuale
d’insieme ed efficaci nella messa in atto delle strategie.

Oltre alla formazione, Avon si distingue per la sensibilizzazione sui temi legati alle donne
ed all’ambiente, possiamo intendere queste campagne di sensibilizzazione come delle
competenze laterali che mirano a formare le donne del futuro?

Ciò che Avon propone quotidianamente è incentrato sulla opportunità di realizzazione della
PERSONA. Parlando di business non si può evitare di innestarlo nella quotidianità di ciascuno, per
questo la solidarietà per due cause in particolare, lotta e prevenzione del tumore al seno e
associazioni che si occupano di donne vittime di violenza domestica, diventano essenziali per la
completezza delle competenze di ciascuna consulente, come anche la sensibilità per l’ambiente. Solo
rimanendo concretamente accanto alla vita di ciascuno si può arrivare a creare una relazione di
fiducia che diventa supporto soprattutto dal punto di vista umano, e solo creando relazioni
autentiche il business è fecondo e non rimane una sterile attività fine a se stessa.
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