Il sonno della Ragione - Smart Marketing

Pagina creata da Riccardo Falcone
 
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Il sonno della Ragione - Smart Marketing
Il sonno della Ragione
Le fake news, o bufale che dir si voglia, sono sempre esistite: dalla donazione di Costantino (che aprì
le porte al potere temporale della Chiesa), alla notizia della morte di Napoleone (per interesse
economici), passando dalla nota “Guerra dei Mondi” di Orson Welles sino a quelle tanto care ai
regimi totalitari del ‘900.

Oggi, come in passato, i motivi della creazione di notizie inventante, o della distorsione della realtà,
sono abbastanza semplici: interessi politici, economici o di parte.

Se dobbiamo fare quindi un paragone con il passato, non dobbiamo farlo sull’esistenza o meno delle
fake news (che come abbiamo visto sono sempre esistite), ma su altro: la loro capacità e velocità di
diffusione. Con il web 2.0 e la proliferazione dei social network, le false informazioni hanno
raggiunto una viralità mai vista prima. Non è un caso che nel 2017 propria l’espressione “fake
news” sia stata proclamata parola dell’anno dal Collins Dictionary.

Ma c’è dell’altro: la post verità.
Le piattaforme social, e l’orizzontalità che ne è conseguita, ci hanno regalato anche un altro
fenomeno quello della post verità. Parola dell’anno 2016 per l’Oxford Dictionaries, per post verità si
intende: “Argomentazione, caratterizzata da un forte appello all’emotività, che basandosi su
credenze diffuse e non su fatti verificati tende a essere accettata come veritiera, influenzando
l’opinione pubblica (fonte: Treccani.it).

In sostanza, i fatti oggettivi appaiano meno influenti delle sensazioni e delle convinzioni personali
nel determinare la realtà delle cose e nel formare una consapevole opinione pubblica su un dato
argomento.

Allora può capitare, e capita di continuo, che il metro di giudizio non siano i fatti, la documentazione,
le fonti o il curriculum accademico, ma i like e le condivisioni. E, ancora, che la personalissima
credenza di una persona qualunque possa diventare più autorevole e rilevante di quella di un
esperto riconosciuto con 20 o 30 anni di studi ed esperienza alle spalle.

È in questo modo che teorie come quella sulla terra piatta, le scie chimiche, sui complottismi, sui
miracoli, contro i vaccini, le cure miracolose e così via, stanno trovando, ahinoi, diritto di
cittadinanza, con conseguenze anche piuttosto gravi.

Il nostro contributo: “Il sonno della ragione.
Date queste premesse e con la voglia di porre un argine alla pseudoscienza ed alla disinformazione
dilagante, noi di Smart Marketing, abbiamo deciso di proporvi una nuova rubrica che abbiamo
chiamato “Il sonno della ragione”, espressione presa a prestito dal titolo di un’opera, che è anche
una massima, del pittore spagnolo Francisco Goya. La novità più interessante di questa nuova
rubrica è che sarà fatta solo di video: periodicamente e in pochi minuti affronteranno un argomento
“caldo” della pseudoscienza, cercando di porre l’accento sui fatti.

Il protagonista della rubrica non poteva che essere il nostro storico collaboratore Armando De
Vincentiis, psicologo, psicoterapeuta, saggista, debunker e socio emerito del CICAP
Il sonno della Ragione - Smart Marketing
(Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulla Pseudoscienza), per il quale si è occupato
spesso di paranormale religioso, anche in programmi televisivi Rai e Mediaset.

Insomma, riassumendo, da oggi il nostro magazine vi offre un altro strumento, o meglio, un vero
utensile per smontare, rimontare e disinnescare le informazioni che ogni giorno ci bombardano,
consci del fatto che non diventeremo tutti artificieri, ma che quantomeno impareremo a distinguere
una vera notizia bomba da una semplice bolla di sapone.

Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei
commenti. Rispondo sempre.
Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link
giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico

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Social Media Strategies: oltre 1.600
partecipanti al più grande evento
formativo italiano per imprese e
professionisti
Si è chiusa al Palacongressi di Rimini con oltre 1.600 partecipanti la 7a edizione del Social Media
Il sonno della Ragione - Smart Marketing
Strategies, il più grande evento formativo italiano dedicato ai social network e al web
marketing – organizzato da Search On Education – business unit di Search On Media Group.

Durante la due giorni social media manager, marketers, blogger, freelance e rappresentanti di
aziende hanno tracciato il proprio percorso formativo all’interno delle 4 sale tematiche in
programma – Advertising, Analisi, Brand Strategy e Creatività - e al contributo di più di 60
speaker esperti del settore.

  L’evento, giunto alla 7a edizione e realizzato da Search On Education, ha offerto due giornate
  dedicate alla formazione delle imprese e dei professionisti dei social network e del web
  marketing. Sul palco della Sala Plenaria, spazio a confronti sull’utilizzo responsabile dei social
  media, agli interventi degli autori di Lercio.it e del comico Paolo Migone.

Il format e il programma di questa 7a edizione sono stati costruiti appositamente per concentrare
l’evento sulla formazione di imprese e professionisti sulle strategie di marketing e dei social
media.
Un’esperienza formativa trasversale e fortemente orientata ai temi, agli strumenti e alle
piattaforme che compongono il mondo dei Social Media e del marketing digitale, con cui tutte le
imprese hanno necessità di interfacciarsi.
L’attenzione è stata posta sulle strategie di promozione degli e-commerce, su personal branding,
social advertising, video e audio marketing, influencer marketing e sulle più importanti novità
relative ai principali social: da Facebook a Instagram passando per Linkedin, Youtube, Twitter e
Tik Tok.

Ampio spazio anche a workshop operativi e a case study riguardanti grandi aziende come
GODaddy, Mini e BMW, Tuttoscuola, Giro d’Italia, Enel Energia, Fatture in Cloud e Cotral
S.p.a.

Non sono mancate inoltre occasioni di business grazie all’Area Espositiva con gli stand di aziende
del mondo digital come Hoepli, Dario Flaccovio Editore, PostPickr, Host.it, Green Click Media,
Ergonet, Polimeni.Legal, Stickermule.

I TEMI E GLI INTERVENTI DELLA SALA PLENARIA
La Sala Plenaria ha ospitato un percorso completo sulle strategie di marketing digitale: Marco
Quadrella (COO Area Consulting di Search On Media Group) ha parlato dell’importanza del
measurement plan, Paolo Iabichino ha posto l’attenzione sulla creatività e le logiche di
responsabilità delle imprese, mentre Augusto Rasori e Andrea Sesta (i fondatori di Lercio.it) hanno
trattato il tema della satira legata al content.
Giorgio Taverniti (Community Manager Search On Media Group) ha poi parlato del futuro dei
social network, Giorgio Soffiato (Marketing Arena Spa) ha posto

l’attenzione sulle strategie di content marketing e Gabriele Benedetti (Web Marketing Expert in
Search On Media Group), ha curato una panoramica dettagliata riguardante l’advertising mix. Sul
palco principale anche lo sketch di
Paolo Migone, che in chiave ironica ha parlato dell’impatto della tecnologia e dei social nelle
relazioni tra le persone.
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All’interno del programma dell’evento, inoltre, spazio al tema dell’utilizzo responsabile dei social
network grazie a interventi e confronti sull’impatto che questi canali hanno sulla quotidianità delle
persone, nel bene e nel male: “Internet e i social network indubbiamente offrono molte occasioni
positive, ma qual è il “fallimento dei social”? Violenza e terrorismo. Ma se c’è violenza, non possiamo
credere sia un problema di internet; siamo noi a dover offrire risposte, più che reazioni” spiega
Giorgio Taverniti, Community Manager di Search On Media Group.

“Non possiamo delegare la risoluzione dei problemi all’intelligenza artificiale. Dobbiamo prenderci le
nostre responsabilità, sia come parte del sistema, sia come essere umani” ha aggiunto Cosmano
Lombardo - CEO e Founder di Search On Media Group – riferendosi al nesso tra tecnologia e
responsabilità sociale.
“L’intelligenza artificiale e la robotica possono arrivare a modificare aspetti quale la genetica e la
linea valoriale dell’essere umano: mai in passato ciò è accaduto. Neanche invenzioni rivoluzionarie
come Internet, la ruota, il fuoco sono arrivate a tanto. Di conseguenza, oggi più che mai, è
fondamentale utilizzare internet, i social e le nuove tecnologie in modo responsabile per direzionare
gli sviluppi di questa rivoluzione in atto in modo sempre più utile per la costruzione del futuro”.

“Questa due giorni rientra all’interno del percorso di diffusione della conoscenza del digitale avviato
in Italia anni fa e che oggi permette di riunire aziende, esperti ed appassionati del mondo digital. Ad
oggi abbiamo contribuito alla formazione di oltre 350.000 tra aziende e professionisti; continueremo
a promuovere la cultura e la conoscenza del digitale in maniera diffusa per sostenere una crescita
virtuosa e sostenibile del ‘Sistema Paese’” ha dichiarato Cosmano Lombardo dal palco della Sala
Plenaria.

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Il sonno della Ragione - Smart Marketing
Good Bye, Lenin! Lo straordinario film di
Wolfgang Becker torna al cinema per il
30ennale della caduta del Muro di Berlino
grazie alla Satine Film
Ci sono film che segnano indelebilmente il nostro immaginario, si fissano nella nostra memoria come
i ricordi, quelli dolorosi, che anche volendo non riusciamo a scordare, diventando veri e propri
tatuaggi emotivi che incidono la nostra viva carne e raccontano di amori passati, perduti e, qualche
volta, ritrovati.

“Good Bye, Lenin!”, lo straordinario film di Wolfgang Becker del 2003, è uno di questi. La storia
di amore fra una madre e un figlio che racconta è senza tempo, il momento storico in cui è
ambientato è unico ed irripetibile (la Germania divisa alla vigilia della caduta del Muro il 9 novembre
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1989), il cast magistrale e perfettamente calato nei rispettivi ruoli.

Un film indimenticabile, almeno per chi scrive, che, come molte chicche, ha scoperto qualche anno
fa, per caso, durante la programmazione di una terza serata televisiva, in una notte dalle ore piccole
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ma dalle grandi emozioni.

La storia del film è originalissima e parla di Christiane Krener (la brava ed intensa Katrin Sass),
fervente sostenitrice ed attivista del socialismo e della DDR (Repubblica Democratica Tedesca), e di
suo figlio Alex (il bravissimo ed ispirato Daniel Brϋhl), che invece appartiene a quella maggioranza
della popolazione, composta soprattutto da giovani, che è ormai insofferente verso il logoro regime
che tiene le redini del Paese fin dal 2° dopoguerra.

Tutto si complica quando la sera del 7 ottobre 1989, due giorni prima della caduta del Muro, mentre
Christiane si reca in auto ad un ricevimento ufficiale in occasione dei festeggiamenti per i
quarant’anni della DDR, la sua vettura viene costretta a fermarsi da un corteo di dimostranti contro
il regime, fra cui c’è anche Alex. La vista del figlio fra i manifestati procura a Christiane un infarto e
un conseguente coma che la farà risvegliare 8 mesi dopo, in un Paese profondamente cambiato. La
sua salute è cagionevole e qualunque stress può causarle un altro infarto, questa volta fatale, spiega
ad Alex e a sua sorella Ariane (l’attrice Maria Simon) un solerte dottore, quindi una lunga degenza
a letto e la mancanza di forti emozioni sono le uniche cose che possono prolungare la vita della
madre.

È a questo punto che Alex ha l’idea di ricostruire nella stanza da letto della madre un pezzo della
Repubblica Democratica Tedesca, ricreando arredi, comprando prodotti ed addirittura filmando finti
telegiornali della Germania dell’Est, coinvolgendo in questa grande pantomima dapprima la sorella e
un suo giovane collega di lavoro ed appassionato di cinema, Denis (l’attore Florian Lukas), ma poi
sempre più vicini ed amici, tutto per non far conoscere la verità alla madre, che probabilmente ne
morirebbe.

Fin qui la trama, della quale non vogliamo raccontarvi più niente per non togliervi il gusto di vedere
il film. E non recuperando il dvd, che per altro in italiano non c’è, perché il film è tornato nelle sale
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italiane dai primi giorni di novembre.

Questa voglia di revival non riguarda solo questo film ed è legato all’anniversario per i 30 anni dalla
caduta del Muro di Berlino, e nei cinema stanno tornando molte pellicole che parlano della Germania
divisa in due blocchi contrapposti, cult veri e propri come: “Il cielo sopra Berlino” di Wim
Wenders, “Le vite degli altri” di Florian Henckel von Donnersmarck e appunto “Good Bye,
Lenin!”, quest’ultimo grazie all’italiana Satine Film di Claudia Bedogni.

La titolare della Satine Film fu l’artefice, nel 2003, quando lavorava per Levi film, della prima
distribuzione nelle sale italiane di “Good Bye, Lenin!”, che aveva visto al Festival di Berlino di
quell’anno. Raggiunta al telefono, Claudia Bedogni ci ha raccontato dell’amore per questa pellicola e
della volontà, dopo 30 anni, di riproporre il film nelle sale in una versione rimasterizzata in digitale,
ma ci ha anche raccontato della sua delusione per il mancato interessamento da parte delle
televisioni e di una parte degli esercenti dei cinema, soprattutto del sud Italia: in Puglia, ad esempio,
il film è disponibile solo in pochissime sale, fra cui Bari, Santeramo in Colle ed Ostuni (a Taranto e
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provincia, nessuna sala proietterà questo film).

“Good Bye, Lenin!” è tuttora uno dei maggiori successi della cinematografia tedesca: costato 4 800
000 euro, il film ha incassato nel mondo 75 320 680 dollari, oltre ad aver ricevuto diversi
riconoscimenti, tra cui 3 European Film Awards, il Premio l’Angelo Azzurro del Festival del cinema
di Berlino, il Premio César come Miglior film dell’Unione Europea, il Premio Goya come Miglior film
europeo, oltre a numerose altre nomination in Festival e Concorsi internazionali.

Cosa altro dire di questo film che, se proiettato nella vostra città (qui trovate la lista aggiornata),
vi consigliamo vivamente di andare a vedere?

Almeno tre cose:

La prima, il film è pieno di citazioni di grandi capolavori del cinema che non vi sveliamo e vi sfidiamo
a scovare.

La seconda, la colonna sonora del film è opera del talentuoso compositore francese Yann Tiersen
(già autore delle musiche de “Il favoloso mondo di Amélie”), tra cui spicca la struggente “Summer
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‘78”, tema del film stesso.

La terza, il film è una delle più belle e riuscite rappresentazioni dell’Ostalgie, il fenomeno
sviluppatosi nei primi anni ’90 e che indica il sentimento nostalgico che colpì i cittadini della
Germania Orientale a seguito della scomparsa della DDR.

Fatevi un regalo, concedetevi questa visione, ne varrà la pena, sarà una maniera originale di
celebrare il 30ennale della Caduta del Muro di Berlino e, ci scommetto, una dei più bei film che
vedrete in questa ricca stagione.

Affiliate EXPO 2020: lavori in corso per la
3° edizione.
Seguire le orme dei professionisti è il primo passo per migliorarsi e distinguersi. Nelle due edizioni
precedenti, lo hanno già fatto oltre 1500 persone. Il prossimo appuntamento è a Roma il 27-28-
29 marzo 2020 , con Affiliate EXPO.

Affiliate EXPO è il più grande evento italiano interamente dedicato all’affiliate marketing nel quale
si da la parola agli affiliate marketers e ai programmi di affiliazione che si sono distinti negli ultimi
anni, in Italia e all’estero.
I preparativi
Gli organizzatori stanno selezionando accuratamente gli Sponsors da presentarvi e gli Speakers da
portare sul palco, con conferenze e case studies che avranno come filo conduttore lui: l’ Affiliate
Marketing , con tutto ciò che ne deriva.

L’obiettivo è quello di radunare i migliori affiliati presenti nel mercato italiano e internazionale.
Networking è la nostra parola chiave. È proprio questo che differenzia Affiliate EXPO e che lo
rende un evento aperto a tutti , con un po’ di sano divertimento, che non ha mai ucciso nessuno.

Affiliate EXPO 2020 è rivolto a chi vuol muovere i primi passi per guadagnare online con le
affiliazioni, ma anche a chi ha già un tuo network e vuol tenersi al passo con i nuovi trend del
mercato e trovare nuovi partner.

Qui si possono trovare tutte le informazioni.

Smart Marketing è felice di essere media partner dell’Affiliate EXPO 2020 e, grazie a questa
partnership, propone ai suoi un codice sconto – SMARK10 – da inserire in questo link per poter
acquistare il biglietto dell’evento ad un prezzo scontato.

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La Copertina d’Artista – Generazione Z
Un’allegra adolescente in salopette e sneakers digita su uno smartphone una serie di like ed
emoticon che, come in un fumetto, vediamo rappresentati sulla sua testa come una nuvoletta, ma
meglio sarebbe dire cloud. Il suo entusiasmo è contagioso, la sua allegria evidente, la sua felicità
tangibile.

L’opera si intitola “#zgeneration”, e per rappresentarla l’’artista di questo numero, Giambo, al
secolo Giovanni Battista Montinaro, ci propone un’immagine che è una sintesi perfetta della
Generazione Z, argomento di questo numero di Smart Marketing.

Una generazione sempre connessa, che gestisce con estrema disinvoltura diversi device elettronici
ed è presente su diversi social network. Una generazione che ha semplificato la sua maniera di
comunicare e che preferisce la velocità e la leggerezza ad una comunicazione scritta e più lenta. Una
generazione sensibile, impegnata, green e politicamente disillusa, per la quale la realtà virtuale e
quella materiale sono la stessa cosa.

            Scopri il nuovo numero > Generazione Z
Lo stile utilizzato dall’artista è un misto di fumetto e illustrazione, e se da un lato il legame ai manga
pare inevitabile, sia per gli occhi grandi che per la composizione in generale, dall’altra non possiamo
non notare riferimenti ed omaggi alti all’arte contemporanea ed ad artisti come Takashi
Murakami, soprattutto alle sue opere come “Miss Ko2” per lo stile della ragazza, ed a “Flower
Ball” per quanto riguarda la nuvoletta di like ed emoticon.
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Giovanni Battista Montinaro (classe 1991) ha studiato presso il liceo scientifico De Ruggeri, per poi
formarsi artisticamente presso “Grafite scuola di grafica e fumetto”. Specializzato in matite e
inchiostrazione tradizionale e digitale, storyboard e sceneggiatura.
Tra i suoi lavori più recenti troviamo le locandine per il Moonwatchers Festival del cortometraggio
di Statte per il 2018 e il 2019 e la pubblicazione con il Grifo editore del fumetto “Leo e Martina a
spasso nel tempo”. Ha curato anche la sezione grafica per una serie tv diretta e scritta da Giorgio
Amato, e lo storyboard e il moodboard per un cortometraggio diretto e scritto da Ivan Saudelli.

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, Giovanni Battista Montinaro, in arte Giambo.

Inoltre ha maturato esperienze di insegnamento come tutor per il corso della scuola Grafite, sezione
Kids, e presso il centro diurno Progetto Popolare cooperativa sociale-onlus di Martina Franca per il
corso di fumetto “Graphic Novel” nel 2017/2018. Attualmente è impegnato nella realizzazione di
alcuni progetti indipendenti.

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Generazione Z - L'editoriale di Ivan Zorico
“Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo
noi…”.
No, non sono Quelli che ben pensano (grandissimo pezzo di
Frankie Hi-Nrg e pietra miliare dell’hip hop italiano) o,
meglio, non lo sono in questo caso.

Sto parlando di una altra categoria di persone. Persone che hanno tratti ben distinguibili,
caratteristiche precise ed esigenze specifiche. Parlo di quelle persone che entro il 2020 (cioè
domani) rappresenteranno, secondo una stima dell’US Chamber of Commerce Foundation, circa il
40% del mercato totale retail e che avranno una capacità di spesa di circa 600 miliardi di
dollari, se consideriamo solo il mercato americano.

Persone nate e cresciute in mezzo alla tecnologia e permeate dal digitale in ogni aspetto della loro
vita. Persone capaci di utilizzare indistintamente 5 differenti device (smartphone, tablet,
desktop, iPod, televisione) e che trascorrono in rete una media di 26 ore settimanali (cfr. più di
un giorno sui 7 disponibili a settimana).
Va bene, ma quindi chi sono queste persone?
Sto parlando della Generazione Z, ossia di quelle persone nate tra il 1995 ed il 2010 e che si
stanno preparando (e in molti casi l’hanno già fatto) a fare il proprio ingresso in società. Come detto,
hanno esigenze e caratteristiche specifiche. La prima, e forse la più importante, è che hanno una
soglia di attenzione bassissima: 8 secondi, conseguenza dell’utilizzo dei tanti dispositivi e del
loro fare più cose contemporaneamente.

           Scopri il nuovo numero > Generazione Z
La Generazione Z è senza dubbio iperconnessa, predilige l’omnicanalità ed è a favore della
sostenibilità (il caso Greta Thunberg è sempre lì a dimostrarlo), del contatto emotivo e della
trasparenza. Sono evidentemente grandi fruitori dei social (soprattutto quelli a forte impatto visivo:
es. Youtube, Instagram e TikTok), sui quali si confrontano e si informano, utilizzando di buon grado i
vari gruppi di discussione.

Come comunicare con la Generazione Z?
Tutti questi elementi distintivi determinano almeno 4 fattori imprescindibili da tenere in forte
considerazione se si vuole avere una strategia di comunicazione efficace con questo specifico target.

1. Stop con la comunicazione “top down”: bisogna dire necessariamente addio alla
   comunicazione dall’alto verso il basso. Questo tipo di strategia di marketing e comunicazione che
   poggia sul marketing tradizionale, ancora tanto utilizzata nel marketing aziendale e che tanto è
   amata da chi concepisce il marketing come una disciplina ferma agli ’80, non può più essere usata
   con questa tipologia di persone. Il paradigma “Io sono l’azienda e dico al consumatore quello che
   deve comprare (e pensare) senza alcun tipo di reciprocità e condivisione” è destinato
   definitivamente ad andare in soffitta, con buona pace di quelli che ancora si ostinano a non
   vedere che il mondo è cambiato. E, ahinoi, sono ancora in tanti.
2. Trasparenza e autenticità: l’epoca dei bei slogan con dietro il nulla cosmico diventerà storia.
   Questa generazione non si ferma alla superficie e, anzi, è molto attenta alla veridicità dei
   messaggi che vengono veicolati. Va pertanto favorito il confronto continuo piuttosto che un
   atteggiamento impositivo. Attraverso uno scambio comunicativo alla pari si potranno giustificare
   anche errori o scelte sbagliate, senza perdere o rovinare la reputazione aziendale: vera moneta di
   scambio dei nostri tempi. Tutti possiamo sbagliare, l’importante è non nasconderlo o mistificarlo:
   questo deve essere il mantra.
3. Piccolo è bello: la Generazione Z vede di buon occhio il piccolo produttore che, attraverso il
   digitale, ha la possibilità di raccontarsi ad un costo contenuto. I media tradizionali sono invece
   ancora appannaggio delle multinazionali o delle grandi aziende, le quali, va detto, vengono viste
   con maggiore diffidenza. Un modo per quest’ultime di uscire da questo cul-de-sac potrebbe essere
   quello di parlare della filiera. In breve, occorre far percepire che il grande è composto dal piccolo,
   e che quest’ultimo viene valorizzato e contribuisce alla costruzione di valore per l’azienda, per il
   consumatore e per la società.
4. Sostenibilità: difficile non citare il fenomeno #fridayforfuture che vede milioni di ragazzi della
   Generazione Z (di cui Greta Thunberg è una riconosciuta autorevole esponente) scendere in
   piazza a manifestare. Un movimento portatore di un messaggio a difesa del clima, dell’ambiente e
   della sostenibilità produttiva. Questa generazione è assolutamente favorevole a tutto quel mondo
che ruota attorno all’economia circolare e a concetti come ,  e
  .

Queste nuove leve appartenenti alla Generazione Z “sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi
siamo noi…” e non possiamo fare finta che non sia così. Stanno arrivando.

Buona lettura.

                                                                                        Ivan Zorico

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Generazione Z – L’editoriale di Raffaello
Castellano
Li abbiamo dispregiati in tutti i modi chiamandoli fanulloni,
ignoranti e più recentemente webeti e gretini. Ma se i
giovanissimi, i nativi digitali, la Generazione Z, quelli nati dal
1995 al 2010 fossero non solo una risorsa fondamentale ma,
addirittura l’unica speranza per la sopravvivenza dell’umanità?

Forse vi sembro troppo apocalittico, ma sono sicuro che questa generazione rappresenti la sola ed
unica possibilità di svolta che ci resta.

I giovanissimi di oggi saranno entro il 2025-2030 non solo il più vasto gruppo di consumatori, ma
anche il 30% della forza lavoro del mondo e basta sentirli parlare fra loro per rendersi conto di
quanto questa generazione sia ben consapevole della realtà che la circonda.

Sono nati in un mondo iperconnesso, utilizzano in media 5 dispositivi elettronici, sono molto sensibili
verso le problematiche ambientali (vedi il fenomeno innescato da Greta Thunberg), estremamente
mobili e pronti a spostarsi in altre nazioni sia per studio che lavoro, sono estremamente aperti verso
le questioni di genere, hanno uno spiccato spirito imprenditoriale, sono consumatori attenti ed
informati, ed hanno dimestichezza naturale verso tutte le nuove tecnologie.

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Insomma, sono tutto ciò che noi 40-45enni, nati fra il 1960 ed il 1980, la cosiddetta Generazione X,
non siamo: razzisti, omofobi, attaccati al posto fisso, pantofolai, un po’ mammoni, poco avvezzi alle
nuove tecnologie, patologicamente legati alla nostra terra di origine, con uno scarsissimo rispetto
dell’ambiente e dei beni comuni.

Eppure, quando si decide la nuova linea politica di un paese, di una regione, di una nazione, siamo
noi 45enni e la generazione precedente, i baby boomer, gente che per intenderci ha più di 65 anni, a
decidere le elezioni e la linea politica. Prendiamo il caso dell’Italia, uno dei Paesi più vecchi
d’Europa: ebbene, oggi il peso politico degli elettori italiani ultra 65enni rappresenta più del 26% e
incentiva politiche a breve termine, che penalizzano i Millennials e la Generazione Z.

Allora, una delle prime cose che questo governo giallo/rosso dovrebbe fare è quello di abbassare
l’età per votare, consentendo anche ai 16enni di farlo. La proposta è stata formulata a fine
settembre, dall’ ex premier, oggi professore dell’Istituto di Studi politici di Parigi, Enrico Letta, e
riportata e commentata dai principali quotidiani ed organi d’informazione.

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Insomma, la nostra visione corta e appannata, le nostre politiche dal fiato corto, il nostro incespicare
incerto e la nostra apatia sono solamente i sintomi dell’età, lasciare davvero spazio ai giovani,
lasciandoli votare a 16 anni, può essere un primo passo concreto verso un ricambio generazionale
che serve al nostro Paese in primis, ma anche all’Europa ed al Mondo.

            Scopri il nuovo numero > Generazione Z
Il gap fra le generazioni è sempre esistito e continuerà anche in futuro, ma un contrasto può essere
costruttivo e fecondo per tutti gli attori coinvolti, vecchi, giovani e giovanissimi.
Tutto quello che oggi diamo per assodato e culturalmente accettato, il rock, il punk, l’hip-hop, il
graffitismo, l’arte pop, la minigonna, i capelli rasta, etc. etc. prima di diventare mainstream erano
controcultura, erano il gesto di ribellione, alle volte anche violento, delle nuove generazioni per
andare contro il sistema, i valori e la cultura dei propri padri e inventare nuove rotte, nuovi percorsi,
nuove coordinate, per scoprire l’isola che non c’è, ma che si sapeva esisteva.

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L’utopia non appartiene alle vecchie generazioni, ma alle nuove, saranno le nuove generazioni
Millennials e Generazione Z quelle che inventeranno, edificheranno ed abiteranno il futuro, al quale
noi potremo contribuire al massimo con la nostra saggezza ed esperienza, le uniche cose che
possiamo e dobbiamo condividere con i nostri figli e nipoti.

Buona lettura.

                                                                               Raffaello Castellano

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Z generation: vento di cambiamento e
carichi pesanti.
C’era una volta Z la formica che era impegnata nella costruzione di un nuovo formicaio. Ma era
nevrotica e insoddisfatta del lavoro che portava ad un annullamento collettivo che non la faceva
sentire realizzata. Dopo molte peripezie il film Antz termina con un senso di compimento e una
morale. “Insomma, finalmente sento di aver trovato il mio posto. E sapete una cosa? E’ proprio dove
ho cominciato ma con la differenza che questa volta l’ho scelto io”.

Inizio con questa storia animal-ambientale che ha molti tratti in comune con i giovanissimi:
acquirenti attenti all’ambiente, animati dallo spirito di cambiamento e informati sull’ecosistema che
hanno ereditato.

L’Osservatorio PwC, basato su un campione di 2424 giovani sottolinea come quelli della
generazione Z sarebbero disposti a pagare un premium price del 5% per un prodotto
responsabile verso l’ambiente ed eticamente sostenibile verso le persone.

Anche Pinterest afferma che le generazioni Under 38 e in particolare la Z siano attenti all’impatto
verso le risorse. Si moltiplicano infatti i Pin per argomenti che riguardano il vivere in modo
sostenibile (+69% nel 2019 rispetto al 2018) riducendo la plastica o i rifiuti, utilizzando utensili e
oggetti di cucina eco-compatibili (+58%), nelle attività ludiche con i bambini (+59%) e nei regali
(+126%).

Un elemento da considerare visto che nel 2019 abbiamo indietreggiato di altri 2 giorni l’Earth
Overshoot day – il giorno in cui si esauriscono le risorse disponibili nell’anno per l’umanità – che
quest’anno è stato identificato il 29 luglio.
Per i nati tra il 1995 e il 2012 le nuove tecnologie sono imprescindibili. In molti sono convinti
che solo grazie a queste il mondo potrà cambiare e migliorare. La velocità è l’altra chiave di lettura
di questi giovani che non vogliono comunque rinunciare al benessere psicofisico.

           Scopri il nuovo numero > Generazione Z
L’altra faccia della medaglia però è un aumento dei disturbi mentali tra i giovanissimi
dovuti probabilmente a un cervello più vulnerabile verso le nuove tecnologie e alla carenza
di sonno. Lo psicologo Jean Twenge, autore del libro “iGen”, ha condotto uno studio su 200.000
adolescenti tra i 12 e i 17 anni e 400.000 giovani adulti per 10 anni. Dalle sue osservazioni emerge
che gli adolescenti depressi sono aumentati del 52% dal 2005 al 2017 e del 63% le persone con età
compresa tra i 18 e 25 anni. Ben il 10,3% dei soggetti intervistati ha affermato di aver
seriamente valutato il suicidio. L’abuso tecnologico influisce negativamente sul cervello in
formazione dei teenager e lo porta a non riuscire ad adattarsi ai cambiamenti e ai nuovi trend
culturali. “Il problema ha dimensioni pandemiche e sarà necessario sviluppare interventi mirati e
capire meglio come la comunicazione digitale favorisca i disturbi dell’umore o addirittura l’ideazione
al suicidio” afferma Graziano Pinna dell’University of Illinois a Chicago.

Secondo uno studio di Sodexo su 4.000 studenti universitari nel nostro Paese, il 62% sono
insoddisfatti e i giovani depressi in Italia sono 800.000. La società Italiana di Farmacia Ospedialiera
afferma che la media nazionale di ricoveri per problemi psichiatrici nei giovani è di 27 al giorno.

Grandi strumenti, grandi sogni per la generazione Z ma forse difficoltà a governali e a sostenere la
fatica e il peso di un mondo in rapido cambiamento. Una dura selezione naturale che farà
sopravvivere solo i più forti? Speriamo di no!

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La comunicazione visuale che colpisce la
Generazione Z.
Tutti ormai, e non solo gli esperti del settore, avranno sentito nominare la definizione “Generazione
Z”, e tutti, almeno una volta, si saranno domandati incuriositi cosa, o meglio chi, indichi questo
appellativo.

La generazione Z, il cui nome è stato scelto con un contest sponsorizzato nel 2012 dal
quotidiano statunitense Usa Today, comprende i giovani digitali che vivono in un’epoca in cui
Internet permea l’intera esistenza, nelle più svariate sfaccettature e attività quotidiane. Per alcuni
sono i giovani nati tra il 1999 e il 2015, per altri tra il 1995 e il 2010, ma, poco importa la data se
consideriamo che è la generazione che utilizza Internet sin dalla nascita, non lo ha visto
entrare nella propria vita in un secondo momento come è accaduto ai Millennials, e che utilizza i
social network come agenti fondamentali nei processi di socializzazione.

Secondo una ricerca dell’agenzia newyorkese di marketing, Sparks and Honey, svolta nel 2014, il
41% degli adolescenti spende più di 3 ore davanti al pc o utilizzando lo smartphone, rispetto al 22%
del 2004, ed è una percentuale ben più alta rispetto alle ore di visione della televisione, un vero
cambiamento epocale rispetto alla precedente generazione.
Alla luce di questi chiari dati, le aziende non posso certo sottovalutare la potenza del mondo
virtuale, e, nella continua ed ossessiva ricerca di nuovi clienti, il marketing aziendale strizza ormai
sempre più spesso l’occhio al nuovo mondo online in cui vivono i ragazzi, per rafforzare la brand
awareness, e di conseguenza aumentare le vendite.

           Scopri il nuovo numero > Generazione Z
Analizzando l’uso dei social network e delle app, appare chiaro che i giovani preferiscono
una comunicazione visuale, che si evidenzia nella propensione a guardare video: l’80% degli
adolescenti guarda abitualmente Youtube, che chiaramente diventa un mezzo per eccellenza da
parte delle aziende per mettersi in contatto con i teenager. E’ una comunicazione sicuramente
veloce, di impatto, che ben si addice alla frenesia della vita contemporanea. Nell’epoca della
generazione abituata al multitasking tecnologico, cioè all’utilizzo di più dispositivi
contemporaneamente, l’azienda deve saper essere presente su più fronti.

Se vi state chiedendo qual è il miglior modo di fare
marketing oggi, potremmo rispondere con certezza che ciò
avviene tramite lo sfruttamento dei social network, in
particolare quelli che permettono una fruizione di contenuti
video.
Youtube è lo strumento principe, utilizzato come una sorta di focus group da parte delle aziende.
Se nel passato il focus group, metodologia di raccolta dati molto utilizzata per le ricerche di mercato,
veniva svolto in presenza fisica, ora, all’insaputa dello spettatore, si realizza attraverso il Tubo, nella
scelta dei video e degli Youtuber da seguire.

  Per approfondire:

  ■   Generazione YouTube

Infatti, non si tratta più di un marketing che crea un messaggio pubblicitario, piuttosto di un
marketing che sceglie gli influencer ai qual far pubblicizzare il proprio prodotto, o più
semplicemente, ai quali chiede di mostrarne l’utilizzo nella loro vita quotidiana. Non è possibile
ignorare che, per la generazione nata nel boom di Internet, siano gli youtuber, gli influencer e i
blogger, le figure sulla cui popolarità le aziende stanno facendo leva, realizzando quello che viene
definito “Influencer Marketing”.

A monte vi è un’attenta e puntuale analisi dei professionisti aziendali nella scelta dell’influencer più
adatto alla propria brand reputation e corporate heritage, cioè ai valori che l’azienda vuol
comunicare, vendere, e al target al quale punta. Gli influencer possono essere scelti tramite
parametri vari, quali ad esempio la qualità dei contenuti, la reputazione o l’engagement sui social.
Spesso vengono realizzate delle vere e proprie partnership, come ad esempio la relazione
commerciale tra il noto brand Liu Jo e il canale per bambini/adolescenti “Me contro Te”, che si
esplica in un accordo per cui l’azienda, con il proprio marchio, vende esclusivamente nei punti
vendita monomarca e sul proprio sito internet il merchandising (scarpe, t-shirt, felpe) con il logo del
canale youtube, che, nello specifico, sta letteralmente facendo impazzire i bambini, generando un
boom di vendite. Già perché la generazione Z guarda video Youtube già dai primi anni di età, non si
tratta più di una tecnologia digitale alla quale approcciarsi in un’età adolescenziale, i nativi digitali
vivono con il web, che non è più solo un mezzo, ma elemento naturale presente nella vita.

Non meno importante risulta essere la comunicazione visuale attualmente creata tramite
Instagram: è consuetudine, nelle cosiddette storie, far pubblicizzare i brand dagli influencer.
Ultimamente proprio a riguardo è esploso un polverone di polemiche relativamente alla necessità di
dichiarare esplicitamente i casi di “advertising” durante le storie stesse, per differenziare appunto il
caso di pubblicizzazione dall’utilizzo personale di un prodotto.

  Per approfondire:

  ■   Cosa rende Instagram così irresistibile? L’evoluzione di una piattaforma dal visual storytelling
      all’e-commerce.
  ■   Instagram e la promozione dei brand di lusso
  ■   Instagram: la piattaforma ideale per la Fashion Industry.

La realtà che, dal 2016, sta letteralmente spopolando tra la Generazione Z è TikTok, un’app
che permette la realizzazione di brevi video musicali, che nel 2018 ha registrato 75 milioni di utenti
nel mondo. Chi si occupa di social media marketing non può certo non considerare questa nuova
opportunità per realizzare strategie di web marketing. Molte company si stanno avvicinando con
varie tecniche, ad esempio McDonald’s Malesia ha utilizzato l’app per organizzare delle sfide tra
utenti, la squadra calcistica Inter ha realizzato un canale a proprio nome; sicuramente è una strada
ancora da percorrere, che mostra forti potenzialità di sviluppo della creatività dei professionisti del
settore.

L’attenzione del marketing alla comunicazione visuale veicolata tramite il web è un
fenomeno che ha riguardato essenzialmente il mondo della moda e della cosmetica, ma che negli
ultimi tempi si sta allargando anche ad altri settori. Ed è per questo motivo che il marketing
aziendale non può ignorarlo, nonostante, al momento, la tipologia di pubblicità più
utilizzata sia ancora quella definita tradizionale, cioè in tv. Non si può non valutare le nuove
opportunità da cogliere che, se ben sfruttate, potrebbero creare un “oceano blu”, come definito da
Chan Kim e Renée Mauborgne nel loro libro che, appunto, esplica consigli per realizzare strategie di
marketing innovativo e alternativo.

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L’economia della felicità. Il contributo
delle imprenditrici di Confcommercio al
Terziario Donna LAB 2019.
Si è tenuto a Palermo dal 24 al 26 ottobre l’incontro chiamato TD LAB 2019, organizzato dal
gruppo di Terziario Donna di Confcommercio. Le quote rosa del commercio organizzano con cadenza
annuale un convegno dai temi di massima attualità e quest’anno è stata trattata l’economia della
felicità. Attraverso dibattiti e discussioni e con gli interventi di massimi esponenti del campo tra cui
il prof. Sandro Formica docente dell’Università della Florida, sono emerse interessanti valutazioni su
come l’uomo moderno affronta il tema della felicità.

Ma che cos’è la felicità?
La felicità è uno stato d’animo di durata variabile che quando arriva permette di vivere un
momento di grande entusiasmo nonostante la presenza di problemi che tuttavia persistono. È
un’emozione in divenire che non può essere né definitiva né permanente ma che spesso viene
utilizzato come obiettivo da raggiungere. La felicità è stata studiata e affrontata nei secoli passati,
cercando sempre di offrire al povero essere umano una modalità per raggiungerla. Già Aristotele ci
informava che la felicità è nelle nostre mani e come lui molti filosofi più recenti hanno
confermato questo potere nelle mani dell’uomo. Altri pensatori e in particolari religiosi rimandano
ad un bene superiore la possibilità di elargire tale sentimento.

In tutti i casi, oggi come oggi, possiamo affermare che la felicità è una competenza. Ci si può
impegnare per raggiungerla e insieme si può dare un senso più profondo al proprio valore. Il
raggiungimento di tale momento di estatico piacere può essere considerato diverso da individuo a
individuo, è una questione puramente personale.

Come posso misurare il mio avvicinamento alla felicità?
Non è una cosa insensata ma assolutamente fattibile. Si tratta di analizzare la propria vita e
rispondere e far luce sulla propria esistenza. Già Maslow, famoso sociologo, aveva trascritto su una
piramide la scalata ai bisogni dell’uomo, dal primario via via salendo nelle sempre più alte
aspettative dell’uomo. Insomma per scoprire se siamo sulla strada giusta per la felicità dobbiamo
farci questa domanda: quali sono i miei bisogni? Li sto soddisfacendo? Spiegata meglio, una
volta che ho soddisfatto i miei bisogni primari di fame, sete, sonno, cosa ritengo necessario per me,
per vivere una vita appagante?

            Scopri il nuovo numero > Generazione Z
La domanda potrebbe a prima vista sembrare banale ma non lo è affatto. Nessuno ci insegna a
strutturare dei desideri reali e realizzabili, e soprattutto nessuno ci aiuta a comprendere il
senso di se stessi e della vita. Uno studio americano ha stimato in 20.000 ore il tempo dedicato
allo studio dalle scuole elementari alla maturità, considerando le ore passate a scuola e 10 minuti
al giorno per i compiti. Sapete quanto di questo tempo è stato dedicato allo studio di se stessi e al
raggiungimento della propria felicità? Zero!

Zero è il tempo che viene dedicato per spiegare alle nuove generazioni, ai bambini, ai ragazzi che
dopo la maturità dovranno affrontare il mondo, qual è il senso della loro vita.

Zero è l’investimento che la scuola, pubblica o privata che sia, attua per formare gli adulti di
domani.

Zero è il valore che viene attribuito alla realizzazione di esseri umani felici e pensanti.
Zero è quello che otterranno le generazioni che verranno dopo di noi se non insegneremo loro a
spegnere il cellulare ed accendere il cervello.

Allora la domanda corretta da fare ai nostri giovani, prima ancora di quali bisogni soddisfare
probabilmente potrebbe essere: conosci te stesso? Hai contezza dei tuoi talenti e delle tue qualità?
Cosa ti fa stare bene veramente ed in modo sano?

Solo fornendogli gli strumenti corretti potremo sperare di crescere ragazzi sani e consapevoli in
grado di affrontare con tenacia, curiosità e motivazione le sfide del futuro.

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Generazione Z: ecco come i Brand
dovrebbero approcciarli
Sia che li vogliamo chiamare iGeneration, kids o centennials i nati tra il 1995 ed il 2010, prendono
per tutti il nome di Generazione Z.
La Z per molti è l’ultima lettera dell’alfabeto, per il marketing diventa la prima. I millennials lasciano
lo scettro della giovinezza ad un target più giovane, nati nell’era dei social media e contraddistinti
da una maggiore visione imprenditoriale della vita e una lotta continua per l’indipendenza.
Fondamentale per le aziende trovare la giusta chiave di lettura per questa nuova generazione, che
proprio per il suo essere sempre connesso con il mondo, ha fatto registrare tratti comuni non
nazionali, ma bensì globali, creando al tempo stesso una nuova identità trasversale simile, se non
uguale, in tutti i Paesi.

Guardiamo, quindi, qualche aspetto fondamentale e come le
aziende devono approcciare a questi nuovi consumatori.
#FAST – È tutto più veloce, ma soprattutto è tutto scontato. Nati nell’era del mobile e delle nuove
tecnologie nulla per loro è nuovo, ma scontato e noioso. Vedono la tecnologia come qualcosa di
obbligatorio in quanto fruitori quotidiani di tutte le piattaforme social e non. I brand hanno solo 8
secondi per convincerli che quello che stanno proponendo possa essere per loro interessante, con
un messaggio che sia qualitativamente accettabile ma soprattutto interattivo.

#GIOCARE ONLINE – Amano i giochi online e i videogiochi classici. Per le aziende entrare
all’interno del gioco potrebbe essere una mossa vincente. È il caso dello spazzolino da denti
Sonicare della Philips che ha ben pensato di introdurlo all’interno del gioco The Sims.

           Scopri il nuovo numero > Generazione Z
#INFEDELI – Proprio per le ragioni che abbiamo già citato in precedenza, si annoiano facilmente in
quanto abituati ad avere il digitale nella loto vita quotidiana. Per le aziende è fondamentale, adesso,
cercare e trovare il canale sociale maggiormente influente nelle loro vite. Facebook? Sicuramente va
utilizzato con strategia e creatività (non bisogna trascurare il un pubblico anche più adulto) ma non
è più sufficiente (basta vedere il calo che ha subito negli ultimi anni). La domanda da farsi è:
“Dove si riunisce (virtualmente?) la Generazione Z”?

#SOLDI e #SALUTE – Chiedimi se sono felice… a questa domanda tutti potremmo rispondere in
maniera differente. La generazione Z risponderà che la felicità è raggiungibile con pochi e chiari
elementi. Avere un salario elevato ed essere in salute. Sono concreti e pratici e lo traslano anche nel
loro modo di pensare. In secondo piano l’autorealizzazione professionale; è tutto legato ad un fattore
economico.

#PASSIONALI – Continuando il discorso precedente, hanno un forte senso imprenditoriale e la
consapevolezza che per affermarsi hanno bisogno di “creare” una professione completamente nuova
ed innovativa. Cercano in tutti i modi di trasformare le loro passioni in lavoro a tempo pieno,
credendo fortemente in loro stessi.

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Nativi digitali, iperconnessi e shopper
omnichannel: è la Generazione Z tra le più
consapevoli delle opportunità che offre la
Digital Transformation
Gli anni passano velocemente e le generazioni si alternano.

E’ il ciclo della vita e ci siamo abituati. Forse, però, non ci siamo resi conto di come il tempo
trascorso tra la generazione tanto “chiacchierata” dei Millennials (nati ‘81-‘96) e la generazione
Z, che stiamo imparando a conoscere, sia stato così breve. Sono loro i consumatori del futuro, nati
tra la seconda metà degli anni Novanta e il primo decennio del secondo millennio che entro il 2020
saranno il più vasto gruppo di consumatori in tutto il mondo.

Nativi digitali per definizione, sono cresciuti con accesso alla rete e alle nuove tecnologie,
multitasking e multi-channel, utilizzano una media di 5 dispositivi. Sono ottimisti e spinti dalle
proprie ambizioni personali. Hanno un arco di attenzione molto breve non più di 8 secondi, in quanto
cresciuti in un continuo bombardamento di informazioni imparando a valutarne velocemente qualità,
utilità e scelta. Comunicano attraverso immagini e video.
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Sono una generazione on-demand, e preferiscono i servizi in streaming come Netflix. Possono
fare a meno di TV e PC, ma non di smartphone e laptop. Nati o cresciuti in piena crisi economica
sono attenti a come spendono il proprio denaro, ricercano prodotti dalle caratteristiche uniche che
valorizzino il loro stile personale. Sono esperti nell’effettuare ricerche online e sono
shopper omnichannel. Non considerano la visita al negozio inutile, non prediligono l’acquisto
esclusivo sul web ma necessitano dell’esperienza d’acquisto all’interno dello store.

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Sono altruisti, ambientalisti, attivisti vogliono occuparsi del mondo, del loro futuro, cercando di
essere protagonisti del cambiamento e del rinnovamento. Sono molto consapevoli e preoccupati per
l’impatto dell’uomo sul pianeta. Sono imprenditori, o almeno hanno il sogno nel cassetto di avviare
una proprio attività. Ogni nuova opportunità deve essere considerata purché sia flessibile,
stimolante, interessante, emozionante.

E’ una generazione nata con la tecnologia a disposizione, connessa in ogni come e dove,
vivendo contesti sociali diversi tra le unioni civili, i flussi migratori, la crescita delle minoranze.
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Si tratta di giovanissimi che hanno mosso i primi passi nel mondo in una società che ha vissuto
eventi disastrosi ed impattanti. Hanno vissuto l’11 Settembre, la crisi finanziaria del 2008 è entrata
nelle loro case, l’elezione di Trump e la Brexit stanno ponendo le basi per un cambiamento globale.

L’incertezza economica, il risentimento degli adulti, la sfiducia nei confronti delle istituzioni e la
possibilità di avere informazioni continue a portata di click, hanno influito nel creare in loro fascino
e curiosità non è più tanto la distanza anagrafica, ma la profonda differenza di comportamento,
di scelte e modalità di consumo, di priorità nella vita e sul posto di lavoro.

Con caratteristiche così spiccate non si può certo essere indifferenti se si pensa che sono i nuovi
consumatori e saranno quelli del domani.

Le aziende devono essere consapevoli di entrare in contatto con consumatori che prestano meno
attenzione, ma sono in grado di filtrare le informazioni più velocemente e sono super-informati.
Vanno generate strategie di engagement e conversioni, per far crescere la fiducia nel proprio brand,
si dovranno studiare strategie ad hoc personalizzate e con forti leve del marketing emozionale.

Potrebbe essere una strategia vincente coinvolgere la Generazione Z nella co-creazione delle
campagne, in quanto si tratta di giovani che sognano una propria attività e vogliono metterci del
loro. Vivono l’esperienza come una parte necessaria nel processo di acquisto, vanno trovati modi
innovativi per attirare la Generazione Z nei negozi e creare relazioni durature.
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