Il sonno della Ragione - Smart Marketing
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Il sonno della Ragione Le fake news, o bufale che dir si voglia, sono sempre esistite: dalla donazione di Costantino (che aprì le porte al potere temporale della Chiesa), alla notizia della morte di Napoleone (per interesse economici), passando dalla nota “Guerra dei Mondi” di Orson Welles sino a quelle tanto care ai regimi totalitari del ‘900. Oggi, come in passato, i motivi della creazione di notizie inventante, o della distorsione della realtà, sono abbastanza semplici: interessi politici, economici o di parte. Se dobbiamo fare quindi un paragone con il passato, non dobbiamo farlo sull’esistenza o meno delle fake news (che come abbiamo visto sono sempre esistite), ma su altro: la loro capacità e velocità di diffusione. Con il web 2.0 e la proliferazione dei social network, le false informazioni hanno raggiunto una viralità mai vista prima. Non è un caso che nel 2017 propria l’espressione “fake news” sia stata proclamata parola dell’anno dal Collins Dictionary. Ma c’è dell’altro: la post verità. Le piattaforme social, e l’orizzontalità che ne è conseguita, ci hanno regalato anche un altro fenomeno quello della post verità. Parola dell’anno 2016 per l’Oxford Dictionaries, per post verità si intende: “Argomentazione, caratterizzata da un forte appello all’emotività, che basandosi su credenze diffuse e non su fatti verificati tende a essere accettata come veritiera, influenzando l’opinione pubblica (fonte: Treccani.it). In sostanza, i fatti oggettivi appaiano meno influenti delle sensazioni e delle convinzioni personali nel determinare la realtà delle cose e nel formare una consapevole opinione pubblica su un dato argomento. Allora può capitare, e capita di continuo, che il metro di giudizio non siano i fatti, la documentazione, le fonti o il curriculum accademico, ma i like e le condivisioni. E, ancora, che la personalissima credenza di una persona qualunque possa diventare più autorevole e rilevante di quella di un esperto riconosciuto con 20 o 30 anni di studi ed esperienza alle spalle. È in questo modo che teorie come quella sulla terra piatta, le scie chimiche, sui complottismi, sui miracoli, contro i vaccini, le cure miracolose e così via, stanno trovando, ahinoi, diritto di cittadinanza, con conseguenze anche piuttosto gravi. Il nostro contributo: “Il sonno della ragione. Date queste premesse e con la voglia di porre un argine alla pseudoscienza ed alla disinformazione dilagante, noi di Smart Marketing, abbiamo deciso di proporvi una nuova rubrica che abbiamo chiamato “Il sonno della ragione”, espressione presa a prestito dal titolo di un’opera, che è anche una massima, del pittore spagnolo Francisco Goya. La novità più interessante di questa nuova rubrica è che sarà fatta solo di video: periodicamente e in pochi minuti affronteranno un argomento “caldo” della pseudoscienza, cercando di porre l’accento sui fatti. Il protagonista della rubrica non poteva che essere il nostro storico collaboratore Armando De Vincentiis, psicologo, psicoterapeuta, saggista, debunker e socio emerito del CICAP
(Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulla Pseudoscienza), per il quale si è occupato spesso di paranormale religioso, anche in programmi televisivi Rai e Mediaset. Insomma, riassumendo, da oggi il nostro magazine vi offre un altro strumento, o meglio, un vero utensile per smontare, rimontare e disinnescare le informazioni che ogni giorno ci bombardano, consci del fatto che non diventeremo tutti artificieri, ma che quantomeno impareremo a distinguere una vera notizia bomba da una semplice bolla di sapone. Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei commenti. Rispondo sempre. Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Social Media Strategies: oltre 1.600 partecipanti al più grande evento formativo italiano per imprese e professionisti Si è chiusa al Palacongressi di Rimini con oltre 1.600 partecipanti la 7a edizione del Social Media
Strategies, il più grande evento formativo italiano dedicato ai social network e al web marketing – organizzato da Search On Education – business unit di Search On Media Group. Durante la due giorni social media manager, marketers, blogger, freelance e rappresentanti di aziende hanno tracciato il proprio percorso formativo all’interno delle 4 sale tematiche in programma – Advertising, Analisi, Brand Strategy e Creatività - e al contributo di più di 60 speaker esperti del settore. L’evento, giunto alla 7a edizione e realizzato da Search On Education, ha offerto due giornate dedicate alla formazione delle imprese e dei professionisti dei social network e del web marketing. Sul palco della Sala Plenaria, spazio a confronti sull’utilizzo responsabile dei social media, agli interventi degli autori di Lercio.it e del comico Paolo Migone. Il format e il programma di questa 7a edizione sono stati costruiti appositamente per concentrare l’evento sulla formazione di imprese e professionisti sulle strategie di marketing e dei social media. Un’esperienza formativa trasversale e fortemente orientata ai temi, agli strumenti e alle piattaforme che compongono il mondo dei Social Media e del marketing digitale, con cui tutte le imprese hanno necessità di interfacciarsi. L’attenzione è stata posta sulle strategie di promozione degli e-commerce, su personal branding, social advertising, video e audio marketing, influencer marketing e sulle più importanti novità relative ai principali social: da Facebook a Instagram passando per Linkedin, Youtube, Twitter e Tik Tok. Ampio spazio anche a workshop operativi e a case study riguardanti grandi aziende come GODaddy, Mini e BMW, Tuttoscuola, Giro d’Italia, Enel Energia, Fatture in Cloud e Cotral S.p.a. Non sono mancate inoltre occasioni di business grazie all’Area Espositiva con gli stand di aziende del mondo digital come Hoepli, Dario Flaccovio Editore, PostPickr, Host.it, Green Click Media, Ergonet, Polimeni.Legal, Stickermule. I TEMI E GLI INTERVENTI DELLA SALA PLENARIA La Sala Plenaria ha ospitato un percorso completo sulle strategie di marketing digitale: Marco Quadrella (COO Area Consulting di Search On Media Group) ha parlato dell’importanza del measurement plan, Paolo Iabichino ha posto l’attenzione sulla creatività e le logiche di responsabilità delle imprese, mentre Augusto Rasori e Andrea Sesta (i fondatori di Lercio.it) hanno trattato il tema della satira legata al content. Giorgio Taverniti (Community Manager Search On Media Group) ha poi parlato del futuro dei social network, Giorgio Soffiato (Marketing Arena Spa) ha posto l’attenzione sulle strategie di content marketing e Gabriele Benedetti (Web Marketing Expert in Search On Media Group), ha curato una panoramica dettagliata riguardante l’advertising mix. Sul palco principale anche lo sketch di Paolo Migone, che in chiave ironica ha parlato dell’impatto della tecnologia e dei social nelle relazioni tra le persone.
All’interno del programma dell’evento, inoltre, spazio al tema dell’utilizzo responsabile dei social network grazie a interventi e confronti sull’impatto che questi canali hanno sulla quotidianità delle persone, nel bene e nel male: “Internet e i social network indubbiamente offrono molte occasioni positive, ma qual è il “fallimento dei social”? Violenza e terrorismo. Ma se c’è violenza, non possiamo credere sia un problema di internet; siamo noi a dover offrire risposte, più che reazioni” spiega Giorgio Taverniti, Community Manager di Search On Media Group. “Non possiamo delegare la risoluzione dei problemi all’intelligenza artificiale. Dobbiamo prenderci le nostre responsabilità, sia come parte del sistema, sia come essere umani” ha aggiunto Cosmano Lombardo - CEO e Founder di Search On Media Group – riferendosi al nesso tra tecnologia e responsabilità sociale. “L’intelligenza artificiale e la robotica possono arrivare a modificare aspetti quale la genetica e la linea valoriale dell’essere umano: mai in passato ciò è accaduto. Neanche invenzioni rivoluzionarie come Internet, la ruota, il fuoco sono arrivate a tanto. Di conseguenza, oggi più che mai, è fondamentale utilizzare internet, i social e le nuove tecnologie in modo responsabile per direzionare gli sviluppi di questa rivoluzione in atto in modo sempre più utile per la costruzione del futuro”. “Questa due giorni rientra all’interno del percorso di diffusione della conoscenza del digitale avviato in Italia anni fa e che oggi permette di riunire aziende, esperti ed appassionati del mondo digital. Ad oggi abbiamo contribuito alla formazione di oltre 350.000 tra aziende e professionisti; continueremo a promuovere la cultura e la conoscenza del digitale in maniera diffusa per sostenere una crescita virtuosa e sostenibile del ‘Sistema Paese’” ha dichiarato Cosmano Lombardo dal palco della Sala Plenaria. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
Good Bye, Lenin! Lo straordinario film di Wolfgang Becker torna al cinema per il 30ennale della caduta del Muro di Berlino grazie alla Satine Film Ci sono film che segnano indelebilmente il nostro immaginario, si fissano nella nostra memoria come i ricordi, quelli dolorosi, che anche volendo non riusciamo a scordare, diventando veri e propri tatuaggi emotivi che incidono la nostra viva carne e raccontano di amori passati, perduti e, qualche volta, ritrovati. “Good Bye, Lenin!”, lo straordinario film di Wolfgang Becker del 2003, è uno di questi. La storia di amore fra una madre e un figlio che racconta è senza tempo, il momento storico in cui è ambientato è unico ed irripetibile (la Germania divisa alla vigilia della caduta del Muro il 9 novembre
1989), il cast magistrale e perfettamente calato nei rispettivi ruoli. Un film indimenticabile, almeno per chi scrive, che, come molte chicche, ha scoperto qualche anno fa, per caso, durante la programmazione di una terza serata televisiva, in una notte dalle ore piccole
ma dalle grandi emozioni. La storia del film è originalissima e parla di Christiane Krener (la brava ed intensa Katrin Sass), fervente sostenitrice ed attivista del socialismo e della DDR (Repubblica Democratica Tedesca), e di suo figlio Alex (il bravissimo ed ispirato Daniel Brϋhl), che invece appartiene a quella maggioranza della popolazione, composta soprattutto da giovani, che è ormai insofferente verso il logoro regime che tiene le redini del Paese fin dal 2° dopoguerra. Tutto si complica quando la sera del 7 ottobre 1989, due giorni prima della caduta del Muro, mentre Christiane si reca in auto ad un ricevimento ufficiale in occasione dei festeggiamenti per i quarant’anni della DDR, la sua vettura viene costretta a fermarsi da un corteo di dimostranti contro il regime, fra cui c’è anche Alex. La vista del figlio fra i manifestati procura a Christiane un infarto e un conseguente coma che la farà risvegliare 8 mesi dopo, in un Paese profondamente cambiato. La sua salute è cagionevole e qualunque stress può causarle un altro infarto, questa volta fatale, spiega ad Alex e a sua sorella Ariane (l’attrice Maria Simon) un solerte dottore, quindi una lunga degenza a letto e la mancanza di forti emozioni sono le uniche cose che possono prolungare la vita della madre. È a questo punto che Alex ha l’idea di ricostruire nella stanza da letto della madre un pezzo della Repubblica Democratica Tedesca, ricreando arredi, comprando prodotti ed addirittura filmando finti telegiornali della Germania dell’Est, coinvolgendo in questa grande pantomima dapprima la sorella e un suo giovane collega di lavoro ed appassionato di cinema, Denis (l’attore Florian Lukas), ma poi sempre più vicini ed amici, tutto per non far conoscere la verità alla madre, che probabilmente ne morirebbe. Fin qui la trama, della quale non vogliamo raccontarvi più niente per non togliervi il gusto di vedere il film. E non recuperando il dvd, che per altro in italiano non c’è, perché il film è tornato nelle sale
italiane dai primi giorni di novembre. Questa voglia di revival non riguarda solo questo film ed è legato all’anniversario per i 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino, e nei cinema stanno tornando molte pellicole che parlano della Germania divisa in due blocchi contrapposti, cult veri e propri come: “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders, “Le vite degli altri” di Florian Henckel von Donnersmarck e appunto “Good Bye, Lenin!”, quest’ultimo grazie all’italiana Satine Film di Claudia Bedogni. La titolare della Satine Film fu l’artefice, nel 2003, quando lavorava per Levi film, della prima distribuzione nelle sale italiane di “Good Bye, Lenin!”, che aveva visto al Festival di Berlino di quell’anno. Raggiunta al telefono, Claudia Bedogni ci ha raccontato dell’amore per questa pellicola e della volontà, dopo 30 anni, di riproporre il film nelle sale in una versione rimasterizzata in digitale, ma ci ha anche raccontato della sua delusione per il mancato interessamento da parte delle televisioni e di una parte degli esercenti dei cinema, soprattutto del sud Italia: in Puglia, ad esempio, il film è disponibile solo in pochissime sale, fra cui Bari, Santeramo in Colle ed Ostuni (a Taranto e
provincia, nessuna sala proietterà questo film). “Good Bye, Lenin!” è tuttora uno dei maggiori successi della cinematografia tedesca: costato 4 800 000 euro, il film ha incassato nel mondo 75 320 680 dollari, oltre ad aver ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui 3 European Film Awards, il Premio l’Angelo Azzurro del Festival del cinema di Berlino, il Premio César come Miglior film dell’Unione Europea, il Premio Goya come Miglior film europeo, oltre a numerose altre nomination in Festival e Concorsi internazionali. Cosa altro dire di questo film che, se proiettato nella vostra città (qui trovate la lista aggiornata), vi consigliamo vivamente di andare a vedere? Almeno tre cose: La prima, il film è pieno di citazioni di grandi capolavori del cinema che non vi sveliamo e vi sfidiamo a scovare. La seconda, la colonna sonora del film è opera del talentuoso compositore francese Yann Tiersen (già autore delle musiche de “Il favoloso mondo di Amélie”), tra cui spicca la struggente “Summer
‘78”, tema del film stesso. La terza, il film è una delle più belle e riuscite rappresentazioni dell’Ostalgie, il fenomeno sviluppatosi nei primi anni ’90 e che indica il sentimento nostalgico che colpì i cittadini della Germania Orientale a seguito della scomparsa della DDR. Fatevi un regalo, concedetevi questa visione, ne varrà la pena, sarà una maniera originale di celebrare il 30ennale della Caduta del Muro di Berlino e, ci scommetto, una dei più bei film che vedrete in questa ricca stagione. Affiliate EXPO 2020: lavori in corso per la 3° edizione. Seguire le orme dei professionisti è il primo passo per migliorarsi e distinguersi. Nelle due edizioni precedenti, lo hanno già fatto oltre 1500 persone. Il prossimo appuntamento è a Roma il 27-28- 29 marzo 2020 , con Affiliate EXPO. Affiliate EXPO è il più grande evento italiano interamente dedicato all’affiliate marketing nel quale si da la parola agli affiliate marketers e ai programmi di affiliazione che si sono distinti negli ultimi anni, in Italia e all’estero.
I preparativi Gli organizzatori stanno selezionando accuratamente gli Sponsors da presentarvi e gli Speakers da portare sul palco, con conferenze e case studies che avranno come filo conduttore lui: l’ Affiliate Marketing , con tutto ciò che ne deriva. L’obiettivo è quello di radunare i migliori affiliati presenti nel mercato italiano e internazionale. Networking è la nostra parola chiave. È proprio questo che differenzia Affiliate EXPO e che lo rende un evento aperto a tutti , con un po’ di sano divertimento, che non ha mai ucciso nessuno. Affiliate EXPO 2020 è rivolto a chi vuol muovere i primi passi per guadagnare online con le affiliazioni, ma anche a chi ha già un tuo network e vuol tenersi al passo con i nuovi trend del mercato e trovare nuovi partner. Qui si possono trovare tutte le informazioni. Smart Marketing è felice di essere media partner dell’Affiliate EXPO 2020 e, grazie a questa partnership, propone ai suoi un codice sconto – SMARK10 – da inserire in questo link per poter acquistare il biglietto dell’evento ad un prezzo scontato. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
La Copertina d’Artista – Generazione Z Un’allegra adolescente in salopette e sneakers digita su uno smartphone una serie di like ed emoticon che, come in un fumetto, vediamo rappresentati sulla sua testa come una nuvoletta, ma meglio sarebbe dire cloud. Il suo entusiasmo è contagioso, la sua allegria evidente, la sua felicità tangibile. L’opera si intitola “#zgeneration”, e per rappresentarla l’’artista di questo numero, Giambo, al secolo Giovanni Battista Montinaro, ci propone un’immagine che è una sintesi perfetta della
Generazione Z, argomento di questo numero di Smart Marketing. Una generazione sempre connessa, che gestisce con estrema disinvoltura diversi device elettronici
ed è presente su diversi social network. Una generazione che ha semplificato la sua maniera di comunicare e che preferisce la velocità e la leggerezza ad una comunicazione scritta e più lenta. Una generazione sensibile, impegnata, green e politicamente disillusa, per la quale la realtà virtuale e quella materiale sono la stessa cosa. Scopri il nuovo numero > Generazione Z Lo stile utilizzato dall’artista è un misto di fumetto e illustrazione, e se da un lato il legame ai manga pare inevitabile, sia per gli occhi grandi che per la composizione in generale, dall’altra non possiamo non notare riferimenti ed omaggi alti all’arte contemporanea ed ad artisti come Takashi Murakami, soprattutto alle sue opere come “Miss Ko2” per lo stile della ragazza, ed a “Flower Ball” per quanto riguarda la nuvoletta di like ed emoticon.
c & b Giovanni Battista Montinaro (classe 1991) ha studiato presso il liceo scientifico De Ruggeri, per poi formarsi artisticamente presso “Grafite scuola di grafica e fumetto”. Specializzato in matite e inchiostrazione tradizionale e digitale, storyboard e sceneggiatura.
Tra i suoi lavori più recenti troviamo le locandine per il Moonwatchers Festival del cortometraggio di Statte per il 2018 e il 2019 e la pubblicazione con il Grifo editore del fumetto “Leo e Martina a spasso nel tempo”. Ha curato anche la sezione grafica per una serie tv diretta e scritta da Giorgio Amato, e lo storyboard e il moodboard per un cortometraggio diretto e scritto da Ivan Saudelli. L ’ a r t i s t a d i q u e s t o n u m e r o , Giovanni Battista Montinaro, in arte Giambo. Inoltre ha maturato esperienze di insegnamento come tutor per il corso della scuola Grafite, sezione Kids, e presso il centro diurno Progetto Popolare cooperativa sociale-onlus di Martina Franca per il corso di fumetto “Graphic Novel” nel 2017/2018. Attualmente è impegnato nella realizzazione di alcuni progetti indipendenti. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con
l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Generazione Z - L'editoriale di Ivan Zorico “Sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi…”. No, non sono Quelli che ben pensano (grandissimo pezzo di Frankie Hi-Nrg e pietra miliare dell’hip hop italiano) o, meglio, non lo sono in questo caso. Sto parlando di una altra categoria di persone. Persone che hanno tratti ben distinguibili, caratteristiche precise ed esigenze specifiche. Parlo di quelle persone che entro il 2020 (cioè domani) rappresenteranno, secondo una stima dell’US Chamber of Commerce Foundation, circa il 40% del mercato totale retail e che avranno una capacità di spesa di circa 600 miliardi di dollari, se consideriamo solo il mercato americano. Persone nate e cresciute in mezzo alla tecnologia e permeate dal digitale in ogni aspetto della loro vita. Persone capaci di utilizzare indistintamente 5 differenti device (smartphone, tablet, desktop, iPod, televisione) e che trascorrono in rete una media di 26 ore settimanali (cfr. più di un giorno sui 7 disponibili a settimana).
Va bene, ma quindi chi sono queste persone? Sto parlando della Generazione Z, ossia di quelle persone nate tra il 1995 ed il 2010 e che si stanno preparando (e in molti casi l’hanno già fatto) a fare il proprio ingresso in società. Come detto, hanno esigenze e caratteristiche specifiche. La prima, e forse la più importante, è che hanno una soglia di attenzione bassissima: 8 secondi, conseguenza dell’utilizzo dei tanti dispositivi e del loro fare più cose contemporaneamente. Scopri il nuovo numero > Generazione Z La Generazione Z è senza dubbio iperconnessa, predilige l’omnicanalità ed è a favore della sostenibilità (il caso Greta Thunberg è sempre lì a dimostrarlo), del contatto emotivo e della trasparenza. Sono evidentemente grandi fruitori dei social (soprattutto quelli a forte impatto visivo: es. Youtube, Instagram e TikTok), sui quali si confrontano e si informano, utilizzando di buon grado i vari gruppi di discussione. Come comunicare con la Generazione Z? Tutti questi elementi distintivi determinano almeno 4 fattori imprescindibili da tenere in forte considerazione se si vuole avere una strategia di comunicazione efficace con questo specifico target. 1. Stop con la comunicazione “top down”: bisogna dire necessariamente addio alla comunicazione dall’alto verso il basso. Questo tipo di strategia di marketing e comunicazione che poggia sul marketing tradizionale, ancora tanto utilizzata nel marketing aziendale e che tanto è amata da chi concepisce il marketing come una disciplina ferma agli ’80, non può più essere usata con questa tipologia di persone. Il paradigma “Io sono l’azienda e dico al consumatore quello che deve comprare (e pensare) senza alcun tipo di reciprocità e condivisione” è destinato definitivamente ad andare in soffitta, con buona pace di quelli che ancora si ostinano a non vedere che il mondo è cambiato. E, ahinoi, sono ancora in tanti. 2. Trasparenza e autenticità: l’epoca dei bei slogan con dietro il nulla cosmico diventerà storia. Questa generazione non si ferma alla superficie e, anzi, è molto attenta alla veridicità dei messaggi che vengono veicolati. Va pertanto favorito il confronto continuo piuttosto che un atteggiamento impositivo. Attraverso uno scambio comunicativo alla pari si potranno giustificare anche errori o scelte sbagliate, senza perdere o rovinare la reputazione aziendale: vera moneta di scambio dei nostri tempi. Tutti possiamo sbagliare, l’importante è non nasconderlo o mistificarlo: questo deve essere il mantra. 3. Piccolo è bello: la Generazione Z vede di buon occhio il piccolo produttore che, attraverso il digitale, ha la possibilità di raccontarsi ad un costo contenuto. I media tradizionali sono invece ancora appannaggio delle multinazionali o delle grandi aziende, le quali, va detto, vengono viste con maggiore diffidenza. Un modo per quest’ultime di uscire da questo cul-de-sac potrebbe essere quello di parlare della filiera. In breve, occorre far percepire che il grande è composto dal piccolo, e che quest’ultimo viene valorizzato e contribuisce alla costruzione di valore per l’azienda, per il consumatore e per la società. 4. Sostenibilità: difficile non citare il fenomeno #fridayforfuture che vede milioni di ragazzi della Generazione Z (di cui Greta Thunberg è una riconosciuta autorevole esponente) scendere in piazza a manifestare. Un movimento portatore di un messaggio a difesa del clima, dell’ambiente e della sostenibilità produttiva. Questa generazione è assolutamente favorevole a tutto quel mondo
che ruota attorno all’economia circolare e a concetti come , e . Queste nuove leve appartenenti alla Generazione Z “sono intorno a noi, in mezzo a noi, in molti casi siamo noi…” e non possiamo fare finta che non sia così. Stanno arrivando. Buona lettura. Ivan Zorico Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei commenti. Rispondo sempre. Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Generazione Z – L’editoriale di Raffaello Castellano
Li abbiamo dispregiati in tutti i modi chiamandoli fanulloni, ignoranti e più recentemente webeti e gretini. Ma se i giovanissimi, i nativi digitali, la Generazione Z, quelli nati dal 1995 al 2010 fossero non solo una risorsa fondamentale ma, addirittura l’unica speranza per la sopravvivenza dell’umanità? Forse vi sembro troppo apocalittico, ma sono sicuro che questa generazione rappresenti la sola ed unica possibilità di svolta che ci resta. I giovanissimi di oggi saranno entro il 2025-2030 non solo il più vasto gruppo di consumatori, ma anche il 30% della forza lavoro del mondo e basta sentirli parlare fra loro per rendersi conto di quanto questa generazione sia ben consapevole della realtà che la circonda. Sono nati in un mondo iperconnesso, utilizzano in media 5 dispositivi elettronici, sono molto sensibili verso le problematiche ambientali (vedi il fenomeno innescato da Greta Thunberg), estremamente mobili e pronti a spostarsi in altre nazioni sia per studio che lavoro, sono estremamente aperti verso le questioni di genere, hanno uno spiccato spirito imprenditoriale, sono consumatori attenti ed informati, ed hanno dimestichezza naturale verso tutte le nuove tecnologie. F o t o d i c h e r y l t 2 3 d a P i xabay
Insomma, sono tutto ciò che noi 40-45enni, nati fra il 1960 ed il 1980, la cosiddetta Generazione X, non siamo: razzisti, omofobi, attaccati al posto fisso, pantofolai, un po’ mammoni, poco avvezzi alle nuove tecnologie, patologicamente legati alla nostra terra di origine, con uno scarsissimo rispetto dell’ambiente e dei beni comuni. Eppure, quando si decide la nuova linea politica di un paese, di una regione, di una nazione, siamo noi 45enni e la generazione precedente, i baby boomer, gente che per intenderci ha più di 65 anni, a decidere le elezioni e la linea politica. Prendiamo il caso dell’Italia, uno dei Paesi più vecchi d’Europa: ebbene, oggi il peso politico degli elettori italiani ultra 65enni rappresenta più del 26% e incentiva politiche a breve termine, che penalizzano i Millennials e la Generazione Z. Allora, una delle prime cose che questo governo giallo/rosso dovrebbe fare è quello di abbassare l’età per votare, consentendo anche ai 16enni di farlo. La proposta è stata formulata a fine settembre, dall’ ex premier, oggi professore dell’Istituto di Studi politici di Parigi, Enrico Letta, e riportata e commentata dai principali quotidiani ed organi d’informazione. F o t o d i S a s i n T i p c h a i d a Pixabay Insomma, la nostra visione corta e appannata, le nostre politiche dal fiato corto, il nostro incespicare incerto e la nostra apatia sono solamente i sintomi dell’età, lasciare davvero spazio ai giovani, lasciandoli votare a 16 anni, può essere un primo passo concreto verso un ricambio generazionale che serve al nostro Paese in primis, ma anche all’Europa ed al Mondo. Scopri il nuovo numero > Generazione Z Il gap fra le generazioni è sempre esistito e continuerà anche in futuro, ma un contrasto può essere costruttivo e fecondo per tutti gli attori coinvolti, vecchi, giovani e giovanissimi.
Tutto quello che oggi diamo per assodato e culturalmente accettato, il rock, il punk, l’hip-hop, il graffitismo, l’arte pop, la minigonna, i capelli rasta, etc. etc. prima di diventare mainstream erano controcultura, erano il gesto di ribellione, alle volte anche violento, delle nuove generazioni per andare contro il sistema, i valori e la cultura dei propri padri e inventare nuove rotte, nuovi percorsi, nuove coordinate, per scoprire l’isola che non c’è, ma che si sapeva esisteva. F o t o d i S a s i n T i p c h a i d a Pixabay L’utopia non appartiene alle vecchie generazioni, ma alle nuove, saranno le nuove generazioni Millennials e Generazione Z quelle che inventeranno, edificheranno ed abiteranno il futuro, al quale noi potremo contribuire al massimo con la nostra saggezza ed esperienza, le uniche cose che possiamo e dobbiamo condividere con i nostri figli e nipoti. Buona lettura. Raffaello Castellano Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam!
Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Z generation: vento di cambiamento e carichi pesanti. C’era una volta Z la formica che era impegnata nella costruzione di un nuovo formicaio. Ma era nevrotica e insoddisfatta del lavoro che portava ad un annullamento collettivo che non la faceva sentire realizzata. Dopo molte peripezie il film Antz termina con un senso di compimento e una morale. “Insomma, finalmente sento di aver trovato il mio posto. E sapete una cosa? E’ proprio dove ho cominciato ma con la differenza che questa volta l’ho scelto io”. Inizio con questa storia animal-ambientale che ha molti tratti in comune con i giovanissimi: acquirenti attenti all’ambiente, animati dallo spirito di cambiamento e informati sull’ecosistema che hanno ereditato. L’Osservatorio PwC, basato su un campione di 2424 giovani sottolinea come quelli della generazione Z sarebbero disposti a pagare un premium price del 5% per un prodotto responsabile verso l’ambiente ed eticamente sostenibile verso le persone. Anche Pinterest afferma che le generazioni Under 38 e in particolare la Z siano attenti all’impatto verso le risorse. Si moltiplicano infatti i Pin per argomenti che riguardano il vivere in modo sostenibile (+69% nel 2019 rispetto al 2018) riducendo la plastica o i rifiuti, utilizzando utensili e oggetti di cucina eco-compatibili (+58%), nelle attività ludiche con i bambini (+59%) e nei regali (+126%). Un elemento da considerare visto che nel 2019 abbiamo indietreggiato di altri 2 giorni l’Earth Overshoot day – il giorno in cui si esauriscono le risorse disponibili nell’anno per l’umanità – che quest’anno è stato identificato il 29 luglio.
Per i nati tra il 1995 e il 2012 le nuove tecnologie sono imprescindibili. In molti sono convinti che solo grazie a queste il mondo potrà cambiare e migliorare. La velocità è l’altra chiave di lettura di questi giovani che non vogliono comunque rinunciare al benessere psicofisico. Scopri il nuovo numero > Generazione Z L’altra faccia della medaglia però è un aumento dei disturbi mentali tra i giovanissimi dovuti probabilmente a un cervello più vulnerabile verso le nuove tecnologie e alla carenza di sonno. Lo psicologo Jean Twenge, autore del libro “iGen”, ha condotto uno studio su 200.000 adolescenti tra i 12 e i 17 anni e 400.000 giovani adulti per 10 anni. Dalle sue osservazioni emerge che gli adolescenti depressi sono aumentati del 52% dal 2005 al 2017 e del 63% le persone con età compresa tra i 18 e 25 anni. Ben il 10,3% dei soggetti intervistati ha affermato di aver seriamente valutato il suicidio. L’abuso tecnologico influisce negativamente sul cervello in formazione dei teenager e lo porta a non riuscire ad adattarsi ai cambiamenti e ai nuovi trend culturali. “Il problema ha dimensioni pandemiche e sarà necessario sviluppare interventi mirati e capire meglio come la comunicazione digitale favorisca i disturbi dell’umore o addirittura l’ideazione al suicidio” afferma Graziano Pinna dell’University of Illinois a Chicago. Secondo uno studio di Sodexo su 4.000 studenti universitari nel nostro Paese, il 62% sono insoddisfatti e i giovani depressi in Italia sono 800.000. La società Italiana di Farmacia Ospedialiera afferma che la media nazionale di ricoveri per problemi psichiatrici nei giovani è di 27 al giorno. Grandi strumenti, grandi sogni per la generazione Z ma forse difficoltà a governali e a sostenere la fatica e il peso di un mondo in rapido cambiamento. Una dura selezione naturale che farà sopravvivere solo i più forti? Speriamo di no! Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
La comunicazione visuale che colpisce la Generazione Z. Tutti ormai, e non solo gli esperti del settore, avranno sentito nominare la definizione “Generazione Z”, e tutti, almeno una volta, si saranno domandati incuriositi cosa, o meglio chi, indichi questo appellativo. La generazione Z, il cui nome è stato scelto con un contest sponsorizzato nel 2012 dal quotidiano statunitense Usa Today, comprende i giovani digitali che vivono in un’epoca in cui Internet permea l’intera esistenza, nelle più svariate sfaccettature e attività quotidiane. Per alcuni sono i giovani nati tra il 1999 e il 2015, per altri tra il 1995 e il 2010, ma, poco importa la data se consideriamo che è la generazione che utilizza Internet sin dalla nascita, non lo ha visto entrare nella propria vita in un secondo momento come è accaduto ai Millennials, e che utilizza i social network come agenti fondamentali nei processi di socializzazione. Secondo una ricerca dell’agenzia newyorkese di marketing, Sparks and Honey, svolta nel 2014, il 41% degli adolescenti spende più di 3 ore davanti al pc o utilizzando lo smartphone, rispetto al 22% del 2004, ed è una percentuale ben più alta rispetto alle ore di visione della televisione, un vero cambiamento epocale rispetto alla precedente generazione. Alla luce di questi chiari dati, le aziende non posso certo sottovalutare la potenza del mondo virtuale, e, nella continua ed ossessiva ricerca di nuovi clienti, il marketing aziendale strizza ormai sempre più spesso l’occhio al nuovo mondo online in cui vivono i ragazzi, per rafforzare la brand awareness, e di conseguenza aumentare le vendite. Scopri il nuovo numero > Generazione Z Analizzando l’uso dei social network e delle app, appare chiaro che i giovani preferiscono una comunicazione visuale, che si evidenzia nella propensione a guardare video: l’80% degli adolescenti guarda abitualmente Youtube, che chiaramente diventa un mezzo per eccellenza da parte delle aziende per mettersi in contatto con i teenager. E’ una comunicazione sicuramente veloce, di impatto, che ben si addice alla frenesia della vita contemporanea. Nell’epoca della generazione abituata al multitasking tecnologico, cioè all’utilizzo di più dispositivi contemporaneamente, l’azienda deve saper essere presente su più fronti. Se vi state chiedendo qual è il miglior modo di fare marketing oggi, potremmo rispondere con certezza che ciò avviene tramite lo sfruttamento dei social network, in particolare quelli che permettono una fruizione di contenuti video. Youtube è lo strumento principe, utilizzato come una sorta di focus group da parte delle aziende. Se nel passato il focus group, metodologia di raccolta dati molto utilizzata per le ricerche di mercato,
veniva svolto in presenza fisica, ora, all’insaputa dello spettatore, si realizza attraverso il Tubo, nella scelta dei video e degli Youtuber da seguire. Per approfondire: ■ Generazione YouTube Infatti, non si tratta più di un marketing che crea un messaggio pubblicitario, piuttosto di un marketing che sceglie gli influencer ai qual far pubblicizzare il proprio prodotto, o più semplicemente, ai quali chiede di mostrarne l’utilizzo nella loro vita quotidiana. Non è possibile ignorare che, per la generazione nata nel boom di Internet, siano gli youtuber, gli influencer e i blogger, le figure sulla cui popolarità le aziende stanno facendo leva, realizzando quello che viene definito “Influencer Marketing”. A monte vi è un’attenta e puntuale analisi dei professionisti aziendali nella scelta dell’influencer più adatto alla propria brand reputation e corporate heritage, cioè ai valori che l’azienda vuol comunicare, vendere, e al target al quale punta. Gli influencer possono essere scelti tramite parametri vari, quali ad esempio la qualità dei contenuti, la reputazione o l’engagement sui social. Spesso vengono realizzate delle vere e proprie partnership, come ad esempio la relazione commerciale tra il noto brand Liu Jo e il canale per bambini/adolescenti “Me contro Te”, che si esplica in un accordo per cui l’azienda, con il proprio marchio, vende esclusivamente nei punti vendita monomarca e sul proprio sito internet il merchandising (scarpe, t-shirt, felpe) con il logo del canale youtube, che, nello specifico, sta letteralmente facendo impazzire i bambini, generando un boom di vendite. Già perché la generazione Z guarda video Youtube già dai primi anni di età, non si tratta più di una tecnologia digitale alla quale approcciarsi in un’età adolescenziale, i nativi digitali vivono con il web, che non è più solo un mezzo, ma elemento naturale presente nella vita. Non meno importante risulta essere la comunicazione visuale attualmente creata tramite Instagram: è consuetudine, nelle cosiddette storie, far pubblicizzare i brand dagli influencer. Ultimamente proprio a riguardo è esploso un polverone di polemiche relativamente alla necessità di dichiarare esplicitamente i casi di “advertising” durante le storie stesse, per differenziare appunto il caso di pubblicizzazione dall’utilizzo personale di un prodotto. Per approfondire: ■ Cosa rende Instagram così irresistibile? L’evoluzione di una piattaforma dal visual storytelling all’e-commerce. ■ Instagram e la promozione dei brand di lusso ■ Instagram: la piattaforma ideale per la Fashion Industry. La realtà che, dal 2016, sta letteralmente spopolando tra la Generazione Z è TikTok, un’app che permette la realizzazione di brevi video musicali, che nel 2018 ha registrato 75 milioni di utenti nel mondo. Chi si occupa di social media marketing non può certo non considerare questa nuova opportunità per realizzare strategie di web marketing. Molte company si stanno avvicinando con
varie tecniche, ad esempio McDonald’s Malesia ha utilizzato l’app per organizzare delle sfide tra utenti, la squadra calcistica Inter ha realizzato un canale a proprio nome; sicuramente è una strada ancora da percorrere, che mostra forti potenzialità di sviluppo della creatività dei professionisti del settore. L’attenzione del marketing alla comunicazione visuale veicolata tramite il web è un fenomeno che ha riguardato essenzialmente il mondo della moda e della cosmetica, ma che negli ultimi tempi si sta allargando anche ad altri settori. Ed è per questo motivo che il marketing aziendale non può ignorarlo, nonostante, al momento, la tipologia di pubblicità più utilizzata sia ancora quella definita tradizionale, cioè in tv. Non si può non valutare le nuove opportunità da cogliere che, se ben sfruttate, potrebbero creare un “oceano blu”, come definito da Chan Kim e Renée Mauborgne nel loro libro che, appunto, esplica consigli per realizzare strategie di marketing innovativo e alternativo. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter L’economia della felicità. Il contributo delle imprenditrici di Confcommercio al Terziario Donna LAB 2019. Si è tenuto a Palermo dal 24 al 26 ottobre l’incontro chiamato TD LAB 2019, organizzato dal
gruppo di Terziario Donna di Confcommercio. Le quote rosa del commercio organizzano con cadenza annuale un convegno dai temi di massima attualità e quest’anno è stata trattata l’economia della felicità. Attraverso dibattiti e discussioni e con gli interventi di massimi esponenti del campo tra cui il prof. Sandro Formica docente dell’Università della Florida, sono emerse interessanti valutazioni su come l’uomo moderno affronta il tema della felicità. Ma che cos’è la felicità? La felicità è uno stato d’animo di durata variabile che quando arriva permette di vivere un momento di grande entusiasmo nonostante la presenza di problemi che tuttavia persistono. È un’emozione in divenire che non può essere né definitiva né permanente ma che spesso viene utilizzato come obiettivo da raggiungere. La felicità è stata studiata e affrontata nei secoli passati, cercando sempre di offrire al povero essere umano una modalità per raggiungerla. Già Aristotele ci informava che la felicità è nelle nostre mani e come lui molti filosofi più recenti hanno confermato questo potere nelle mani dell’uomo. Altri pensatori e in particolari religiosi rimandano ad un bene superiore la possibilità di elargire tale sentimento. In tutti i casi, oggi come oggi, possiamo affermare che la felicità è una competenza. Ci si può impegnare per raggiungerla e insieme si può dare un senso più profondo al proprio valore. Il raggiungimento di tale momento di estatico piacere può essere considerato diverso da individuo a individuo, è una questione puramente personale. Come posso misurare il mio avvicinamento alla felicità? Non è una cosa insensata ma assolutamente fattibile. Si tratta di analizzare la propria vita e rispondere e far luce sulla propria esistenza. Già Maslow, famoso sociologo, aveva trascritto su una piramide la scalata ai bisogni dell’uomo, dal primario via via salendo nelle sempre più alte aspettative dell’uomo. Insomma per scoprire se siamo sulla strada giusta per la felicità dobbiamo farci questa domanda: quali sono i miei bisogni? Li sto soddisfacendo? Spiegata meglio, una volta che ho soddisfatto i miei bisogni primari di fame, sete, sonno, cosa ritengo necessario per me, per vivere una vita appagante? Scopri il nuovo numero > Generazione Z La domanda potrebbe a prima vista sembrare banale ma non lo è affatto. Nessuno ci insegna a strutturare dei desideri reali e realizzabili, e soprattutto nessuno ci aiuta a comprendere il senso di se stessi e della vita. Uno studio americano ha stimato in 20.000 ore il tempo dedicato allo studio dalle scuole elementari alla maturità, considerando le ore passate a scuola e 10 minuti al giorno per i compiti. Sapete quanto di questo tempo è stato dedicato allo studio di se stessi e al raggiungimento della propria felicità? Zero! Zero è il tempo che viene dedicato per spiegare alle nuove generazioni, ai bambini, ai ragazzi che dopo la maturità dovranno affrontare il mondo, qual è il senso della loro vita. Zero è l’investimento che la scuola, pubblica o privata che sia, attua per formare gli adulti di domani. Zero è il valore che viene attribuito alla realizzazione di esseri umani felici e pensanti.
Zero è quello che otterranno le generazioni che verranno dopo di noi se non insegneremo loro a spegnere il cellulare ed accendere il cervello. Allora la domanda corretta da fare ai nostri giovani, prima ancora di quali bisogni soddisfare probabilmente potrebbe essere: conosci te stesso? Hai contezza dei tuoi talenti e delle tue qualità? Cosa ti fa stare bene veramente ed in modo sano? Solo fornendogli gli strumenti corretti potremo sperare di crescere ragazzi sani e consapevoli in grado di affrontare con tenacia, curiosità e motivazione le sfide del futuro. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam! Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Generazione Z: ecco come i Brand dovrebbero approcciarli Sia che li vogliamo chiamare iGeneration, kids o centennials i nati tra il 1995 ed il 2010, prendono per tutti il nome di Generazione Z. La Z per molti è l’ultima lettera dell’alfabeto, per il marketing diventa la prima. I millennials lasciano lo scettro della giovinezza ad un target più giovane, nati nell’era dei social media e contraddistinti da una maggiore visione imprenditoriale della vita e una lotta continua per l’indipendenza.
Fondamentale per le aziende trovare la giusta chiave di lettura per questa nuova generazione, che proprio per il suo essere sempre connesso con il mondo, ha fatto registrare tratti comuni non nazionali, ma bensì globali, creando al tempo stesso una nuova identità trasversale simile, se non uguale, in tutti i Paesi. Guardiamo, quindi, qualche aspetto fondamentale e come le aziende devono approcciare a questi nuovi consumatori. #FAST – È tutto più veloce, ma soprattutto è tutto scontato. Nati nell’era del mobile e delle nuove tecnologie nulla per loro è nuovo, ma scontato e noioso. Vedono la tecnologia come qualcosa di obbligatorio in quanto fruitori quotidiani di tutte le piattaforme social e non. I brand hanno solo 8 secondi per convincerli che quello che stanno proponendo possa essere per loro interessante, con un messaggio che sia qualitativamente accettabile ma soprattutto interattivo. #GIOCARE ONLINE – Amano i giochi online e i videogiochi classici. Per le aziende entrare all’interno del gioco potrebbe essere una mossa vincente. È il caso dello spazzolino da denti Sonicare della Philips che ha ben pensato di introdurlo all’interno del gioco The Sims. Scopri il nuovo numero > Generazione Z #INFEDELI – Proprio per le ragioni che abbiamo già citato in precedenza, si annoiano facilmente in quanto abituati ad avere il digitale nella loto vita quotidiana. Per le aziende è fondamentale, adesso, cercare e trovare il canale sociale maggiormente influente nelle loro vite. Facebook? Sicuramente va utilizzato con strategia e creatività (non bisogna trascurare il un pubblico anche più adulto) ma non è più sufficiente (basta vedere il calo che ha subito negli ultimi anni). La domanda da farsi è: “Dove si riunisce (virtualmente?) la Generazione Z”? #SOLDI e #SALUTE – Chiedimi se sono felice… a questa domanda tutti potremmo rispondere in maniera differente. La generazione Z risponderà che la felicità è raggiungibile con pochi e chiari elementi. Avere un salario elevato ed essere in salute. Sono concreti e pratici e lo traslano anche nel loro modo di pensare. In secondo piano l’autorealizzazione professionale; è tutto legato ad un fattore economico. #PASSIONALI – Continuando il discorso precedente, hanno un forte senso imprenditoriale e la consapevolezza che per affermarsi hanno bisogno di “creare” una professione completamente nuova ed innovativa. Cercano in tutti i modi di trasformare le loro passioni in lavoro a tempo pieno, credendo fortemente in loro stessi. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Stai tranquillo, anche noi odiamo lo spam!
Da noi riceverai SOLO UNA EMAIL AL MESE, in concomitanza con l’uscita del nuovo numero del mensile. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Nativi digitali, iperconnessi e shopper omnichannel: è la Generazione Z tra le più consapevoli delle opportunità che offre la Digital Transformation Gli anni passano velocemente e le generazioni si alternano. E’ il ciclo della vita e ci siamo abituati. Forse, però, non ci siamo resi conto di come il tempo trascorso tra la generazione tanto “chiacchierata” dei Millennials (nati ‘81-‘96) e la generazione Z, che stiamo imparando a conoscere, sia stato così breve. Sono loro i consumatori del futuro, nati tra la seconda metà degli anni Novanta e il primo decennio del secondo millennio che entro il 2020 saranno il più vasto gruppo di consumatori in tutto il mondo. Nativi digitali per definizione, sono cresciuti con accesso alla rete e alle nuove tecnologie, multitasking e multi-channel, utilizzano una media di 5 dispositivi. Sono ottimisti e spinti dalle proprie ambizioni personali. Hanno un arco di attenzione molto breve non più di 8 secondi, in quanto cresciuti in un continuo bombardamento di informazioni imparando a valutarne velocemente qualità, utilità e scelta. Comunicano attraverso immagini e video.
F o t o d i J e s s F o a m i d a P i xabay Sono una generazione on-demand, e preferiscono i servizi in streaming come Netflix. Possono fare a meno di TV e PC, ma non di smartphone e laptop. Nati o cresciuti in piena crisi economica sono attenti a come spendono il proprio denaro, ricercano prodotti dalle caratteristiche uniche che valorizzino il loro stile personale. Sono esperti nell’effettuare ricerche online e sono shopper omnichannel. Non considerano la visita al negozio inutile, non prediligono l’acquisto esclusivo sul web ma necessitano dell’esperienza d’acquisto all’interno dello store. Scopri il nuovo numero > Generazione Z Sono altruisti, ambientalisti, attivisti vogliono occuparsi del mondo, del loro futuro, cercando di essere protagonisti del cambiamento e del rinnovamento. Sono molto consapevoli e preoccupati per l’impatto dell’uomo sul pianeta. Sono imprenditori, o almeno hanno il sogno nel cassetto di avviare una proprio attività. Ogni nuova opportunità deve essere considerata purché sia flessibile, stimolante, interessante, emozionante. E’ una generazione nata con la tecnologia a disposizione, connessa in ogni come e dove, vivendo contesti sociali diversi tra le unioni civili, i flussi migratori, la crescita delle minoranze.
F o t o d i D e a n M o r i a r t y d a Pixabay Si tratta di giovanissimi che hanno mosso i primi passi nel mondo in una società che ha vissuto eventi disastrosi ed impattanti. Hanno vissuto l’11 Settembre, la crisi finanziaria del 2008 è entrata nelle loro case, l’elezione di Trump e la Brexit stanno ponendo le basi per un cambiamento globale. L’incertezza economica, il risentimento degli adulti, la sfiducia nei confronti delle istituzioni e la possibilità di avere informazioni continue a portata di click, hanno influito nel creare in loro fascino e curiosità non è più tanto la distanza anagrafica, ma la profonda differenza di comportamento, di scelte e modalità di consumo, di priorità nella vita e sul posto di lavoro. Con caratteristiche così spiccate non si può certo essere indifferenti se si pensa che sono i nuovi consumatori e saranno quelli del domani. Le aziende devono essere consapevoli di entrare in contatto con consumatori che prestano meno attenzione, ma sono in grado di filtrare le informazioni più velocemente e sono super-informati. Vanno generate strategie di engagement e conversioni, per far crescere la fiducia nel proprio brand, si dovranno studiare strategie ad hoc personalizzate e con forti leve del marketing emozionale. Potrebbe essere una strategia vincente coinvolgere la Generazione Z nella co-creazione delle campagne, in quanto si tratta di giovani che sognano una propria attività e vogliono metterci del loro. Vivono l’esperienza come una parte necessaria nel processo di acquisto, vanno trovati modi innovativi per attirare la Generazione Z nei negozi e creare relazioni durature.
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