La Copertina d'Artista - Il Natale che verrà 2019

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La Copertina d'Artista - Il Natale che verrà 2019
La Copertina d’Artista – Il Natale che verrà
2019
Una mano tesa è alla deriva. Cerca di richiamare la nostra attenzione suonando un campanello. Ma
l’allarme e la richiesta d’aiuto forse resteranno inascoltate. La campana suona per questo povero
naufrago, ma a sentire bene suona anche per noi.

È un’immagine alquanto strana quella che capeggia sulla Copertina d’Artista di questo numero del
nostro magazine. Uno strano essere formato da gambe umane e, al posto del resto del corpo, una
mano gigante che suona una campanella. Un ibrido, anzi una mutazione, forse figlia dei tempi
moderni, nei quali gli smartphone stanno rendendo, di fatto, la digitazione, eseguita appunto con la
mano, predominante rispetto ad altre funzioni, rendendo tutto il resto dei nostri corpi, se non
proprio superflui, quanto meno trascurabili. I biologi evoluzionisti e gli antropologi ci dicono che fu
proprio lo sviluppo di una mano con pollice opponibile, insieme ad altri fattori, a favorire lo sviluppo
quantitativo e qualitativo del nostro cervello. Senza una mano complessa, insomma, il nostro cervello
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sarebbe molto meno potente, creativo ed intelligente.

Sia come sia, la visione dell’immagine di questa Copertina d’Artista a me ha suscitato altre
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riflessioni, forse meno scontate, ma che si sono imposte alla mia attenzione da subito e in maniera
ridondante. Quindi non posso fare a meno di condividerle con i nostri lettori. L’opera mi ricorda i
famosi versi del poeta, religioso e saggista inglese John Donne:

“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una
parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe
diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di
amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono
parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.”

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rt Marketing, Domenico Velletri.

Ravviso diversi elementi di contatto tra l’immagine e la poesia di John Donne: tanto per cominciare
questo strano essere è posto su una piattaforma, ma potrebbe essere una zattera che galleggia su di
una distesa d’acqua che potrebbe essere il mare; l’essere è nudo come certi naufraghi, e suona una
campana, che è sì un simbolo natalizio (questo numero del nostro mensile si intitola “Il Natale che
verrà”), ma è pure uno strumento usato da sempre per avvertire dei pericoli e di situazioni di
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emergenza. Come spesso accade, quando le opere, come in questo caso, sono stratificate e dense di
simboli e significati, è il titolo che ci tira d’impaccio e ci chiarisce qualche dubbio: l’opera si intitola
“Only the music is at sea level” (Solo la musica è a livello del mare) e forse definisce, almeno in
parte, la comunione d’intenti fra il nostro artista e John Donne.

Quindi cosa vuole dirci l’artista di questo numero di Smart Marketing, al secolo Domenico Velletri
(classe 1973)?

Forse la sua è una critica a questo Natale 2019, nel quale, presi e persi come siamo dalle promozioni
delle grandi catene di distribuzione e dai colossi dell’e-commerce, stiamo dimenticando i naufragi
giornalieri, e le morti, che avvengono nei nostri mari, che le centinaia di migranti sono altrettante
“mani” tese che ci chiedono aiuto, che la morte di ogni migrante diminuisce la nostra umanità, e non
solo la nostra, ma anche quella dell’Italia e dell’Europa, che, come dice John Donne, ne saranno
diminuite e mutilate.

Insomma, lo strano essere che va alla deriva su di una zattera e suona la campana ci ricorda solo che
è Natale?

O che il pericolo è reale e che ogni morte ci rende meno umani, come ci ricorda John Donne alla fine
della poesia: “… La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte
dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”?

Ed allora forse Domenico Velletri rincara la dose, dicendoci che se fingiamo di non sentire la
campana rimarrà “solo la musica – e la sua eco – al livello del mare”.

Non so se la mia interpretazione sia quella giusta, o sia solo una di quelle possibili, ma come ci
ricorda un altro celebre poeta, Rainer Maria Rilke: “una volta realizzata, l’opera non è più
dell’artista, ma appartiene all’umanità, all’eternità ed alla storia”; e mi piace pensare che Domenico
Velletri abbia voluto richiamare la nostra attenzione sul vero significato del Natale, su quei
sentimenti di comunione, integrazione e amore per il prossimo che questa festa porta con sé e che
spesso e volentieri dimentichiamo.
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La Copertina d'Artista - Il Natale che verrà 2019
Domenico Velletri è nato a Bisceglie in provincia di Bari. Artista a tutto tondo o, TONDODOMI
(Domenico a tutto tondo) come a lui piace definirsi, dopo un diploma di Decorazione Pittorica
conseguito nel 1992 presso l’Istituto “Pino Pascali” di Bari, frequenta prima la sezione di Grafica
Editoriale e Pubblicitaria dell’Istituto Europeo di Design di Pescara, poi nel 1995 consegue un
secondo diploma di Grafica Editoriale e Pubblicitaria a Modugno (BA). Artista eclettico, sperimenta
tutti i campi dell’arte, dalla grafica alla pittura, dall’animazione alla scultura, dalla scenografia
all’illustrazione, collaborando con agenzie pubblicitarie, programmi televisivi, enti ecclesiastici e
compagnie teatrali. Diverse le docenze in istituti professionali, scolastici e presso associazioni.

Un suo altorilievo in bronzo di Aldo Moro è affisso dal 2016 sulla strada omonima di Bisceglie
dedicata al grande statista.

Iconico ed ironico, l’artista è molto attivo sui social, il suo profilo Instagram, sul quale pubblica tutte
le sue opere, conta quasi 15mila follower.

L’opera “Only the music is at sea level” fa parte della serie “5ENSES”, realizzata con la penna a
sfera. Il primo nucleo di questa opere ha visto nel 2016 un’importante mostra personale presso il
prestigioso “Palazzo Tupputi – Laboratorio Urbano” di Bisceglie.
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Ultime mostre:

2016

“International Musical Art”, Palazzo Ducale, Martina Franca (TA);

“5ENSES – Metamorfosi romantica nel tratto a sfera”, personale, Palazzo Tupputi, Bisceglie (BA).
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2014

“Sinfonie d’Autunno”, Arsensum, Trani;

“Trani d’amore”, Palazzo Palmieri, Trani;

“Notte dei Musei di Cremona”, Museo Civico Ala Ponzone, Cremona;

“Esposizione di Pittura”, Fuori Salone Milano, Super Studio Più, Milano;

“A Cena con l’Autore”, personale, Bisceglie.

Il Natale che verrà - L'editoriale di Ivan
Zorico
Il Natale arriva il 25 di dicembre.
In televisione il Natale arriva circa un mese prima.
Per chi si occupa di comunicazione e marketing,
soprattutto in ambito digitale, il Natale arriva (o almeno
dovrebbe) a settembre.

Mi spiego.
Il Natale, oltre ad essere ovviamente un evento dalla forte spiritualità, è anche il momento dell’anno
nel quale si concentrano i maggiori sforzi commerciali da parte delle aziende e dei brand.

Le strade e i balconi delle nostre case sono illuminate a festa, le vetrine dei negozi vengono allestite
con impeccabile cura ed anche sui luoghi di lavoro non si parla d’altro. In questi giorni tutto viene
ricondotto ad un grande conto alla rovescia e tutti i principali mass e new media ne
scandiscono il tempo. Da un lato si sogna l’arrivo dell’agognata tredicesima, e dall’altro, giorno
dopo giorno, scatta la corsa per l’acquisto dei regali.
La Copertina d'Artista - Il Natale che verrà 2019
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Le condizioni per fare delle efficaci campagne di comunicazione e promozionali sembrerebbero
esserci tutte: il contesto mediatico, la pressione sociale e la disponibilità a spendere. Dico
sembrerebbero perché partire oggi, a pochi giorni dal Natale, con la nostra bella campagna
promozionale potrebbe essere se non troppo tardi, certamente molto difficile. Infatti l’efficacia
della nostra campagna è condizionata anche da altri fattori: il tempo e il costo.

Il tempo.
Riuscire a convertire un contatto in breve tempo non è proprio così scontato e non è proprio alla
portata di tutte le aziende. Occorre infatti pianificare una campagna e delle azioni capaci di
farci arrivare ad un mese dal Natale con dati utili e contatti sensibilizzati alla nostra
proposta commerciale ed alla nostra azienda. Partendo prima, a settembre appunto, ci ritroveremo a
lavorare in questo periodo su contatti di qualità e maggiormente interessati alle nostre
comunicazioni.

Il costo.
Una campagna di advertising su Facebook in questo periodo costa mediamente il 20% in
più rispetto ad un altro mese dell’anno; situazione tra l’altro analoga più o meno a tutti gli altri
media per il più classico dei principi della domanda e dell’offerta. Questo è un dato da non
sottovalutare soprattutto se non si hanno grandissimi budget di spesa.
Ancora una volta, pianificare per tempo delle campagne di comunicazione tematiche, anche solo in
organico, ci consentirà di ottimizzare gli sforzi a dicembre.

Lavorare tanto prima, per lavorare meglio poi.

Bene, il Natale è ormai alle porte.
Il mio regalo è più che altro un consiglio (per gli acquisti): l’anno prossimo ricordatevi che noi
uomini e donne di marketing dobbiamo iniziare a pianificare una strategia per il Natale di
ritorno dalle ferie estive. Cosicché, quando tutti gli altri si ritroveranno al centro del turbinio
natalizio, noi saremo lì, pronti, a goderne i frutti.

Buona lettura.

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Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link
giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico

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Il Natale che verrà – L’editoriale di
Raffaello Castellano
Con il 29 novembre, e l’arrivo del Black Friday, possiamo dire
anche noi che il Natale 2019 è veramente iniziato.

Anche se, a dire il vero, sono settimane che, sulla scia delle grandi compagnie di e-commerce, molte
catene di supermercati, abbigliamento, elettronica, etc., ci bombardano con campagne promozionali
incentrate sul Black Friday.

Insomma, una ricorrenza tutta americana, che segue il Giorno del Ringraziamento (l’ultimo giovedì
di novembre), che ha attecchito nel nostro paese da poco più di 10 anni ed è diventata popolare da
meno di 4, sta trasformando la ricorrenza del Natale in un appuntamento sempre più connotato dal
consumismo più sfrenato. Il tutto a scapito di quella ricerca di spiritualità, vicinanza, comunione,
condivisione e amore che il Natale dovrebbe innescare e favorire in tutti noi.

Allora, cosa vuol dire? Che la nostra vita è oramai segnata, che anche queste feste natalizie 2019
saranno l’occasione per riempire le nostre pance senza ritegno, stordirci con brindisi pantagruelici,
svuotare i nostri portafogli e riempire i conti in banca delle solite multinazionali?

Purtroppo ho paura di si! E credo, onestamente, che a nulla serviranno i consigli alla moderazione,
gli inviti ad uno stile di vita più austero o gli appelli alla ricerca di spiritualità, comunione e
condivisione.

Infatti, se volete vedere la vittoria più schiacciante che il consumismo più sfrenato ottiene sui valori
più autentici dell’uomo, allora dovete volgere lo sguardo proprio al periodo natalizio.

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Mai come in questo periodo dell’anno la pubblicità, i negozi, i brand, le vetrine, le luci e tutto il resto
della scenografia operano per dimostraci che la “felicità” non sia qualcosa che vada ricercato,
attratto, scoperto o costruito; no, la felicità è qualcosa che posso acquistare alla modica cifra che le
mie finanze mi possono consentire. La felicità un tanto al chilo insomma, più o meno cara, a seconda
delle mie disponibilità finanziarie, una felicità prêt à porter, d’alta gamma o super lusso, tutto
comodamente a portata del mio smartphone e del mio conto in banca.

Inutile dire che questa felicità è effimera, illusoria e, quando non è amara, quantomeno di sicuro è
salatissima.

Ma chi mi conosce sa bene quanto sia testardo, quindi io non mi arrendo e, benché sia consapevole
che i miei consigli rimarranno per lo più inascoltati, ve li voglio dare lo stesso. Saranno pochi e
semplici, ma come tutte le cose semplici saranno i più difficili da mettere in pratica.

Consiglio n°1: approfittate del Natale per riunirvi con la vostra famiglia, quella
di sangue, quella nucleare, quella allargata, quella degli amici o quella della
vostra comunità, non importa, ma circondatevi delle persone che amate, sono
loro il regalo più grande che farete quest’anno e il più grande che riceverete.

Consiglio n°2: fate i vostri regali con il cuore, non con i vostri portafogli, cercate
di ricordare quanto era bello quando eravate bambini e confezionavate i regali
per la mamma e il papà a scuola con le maestre. Si, sto parlando di quegli
orribili centrotavola o svuota tasche fatti con le mollette o le stecche dei gelati.
Erano bruttini, ma per i vostri genitori, e per voi, erano la misura più grande che
il vostro amore poteva colmare, erano strutture fragili, ma contenevano tutto il
vostro cuore.

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Consiglio n° 3: se proprio dovete acquistare degli oggetti, fatelo con attenzione,
non comprate d’impulso ma con la testa, ricordate che il vostro cervello
contiene, con buona pace di Google, ancora l’algoritmo più complesso del
Mondo. E soprattutto ricordate che le commesse ed i commessi dei negozi sono
esseri umani come voi, rispettateli e trattateli con gentilezza; questo mese di
shopping sfrenato esaurisce non solo i vostri conti ma anche la loro pazienza.

Consiglio n°4: approfittate delle feste per miglioravi umanamente, fate
esperienze nuove, la settimana bianca è out, impegnatevi in una qualche opera
sociale: servire il pasto ad una mensa dei poveri potrebbe essere l’esperienza più
significativa e trascendentale della vostra vita. Insomma, se donerete voi stessi
quello sì che sarà un regalo vero ed originale.
Consiglio n°5: in ultimo, le feste natalizie possono essere l’occasione per
accrescere i propri orizzonti culturali, approfittate di film, libri, teatro e musica
a più non posso, e osate, non battete sempre gli stessi sentieri, non abbiate
paura, il viaggio di scoperta, quello vero, comincia quando vi siete persi e
cercate la strada per tornare a casa. Perché ciò che in definitiva vi fa crescere,
maturare, migliorare ed evolvere è il viaggio stesso.
Cosa altro dirvi, se non augurarvi buona lettura con i nostri articoli e Buone Feste di vero cuore?

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Uno storytelling sotto l’albero: la
promozione natalizia diventa narrazione
Non si può negare che il periodo di Natale sia senza dubbio il momento più ghiotto per le aziende,
sia per aumentare le vendite, che per migliorare la propria awareness, cioè la notorietà del brand e
dell’azienda stessa. È il momento migliore per comunicare l’immagine e i valori aziendali,
coinvolgere, emozionare e permettere l’immedesimazione dei clienti nei buoni ideali
dell’azienda. Il mercato aziendale ha ormai compreso che non c’è periodo migliore per parlare al
cuore dei clienti, di quelli amanti del Natale ma anche di quelli che si definiscono dei Grinch, perché
è un periodo nel quale si diventa emozionalmente più vulnerabili. Il marketing diventa quindi
emozionale, si rivolge alla parte emotiva del consumatore, cercando di superare la
componente razionale, essenzialmente servendosi dello “storytelling”.

Ma cos’è effettivamente lo storytelling?
È una forma comunicativa con forte carica emozionale che, attraverso una vera e propria narrazione
permette di veicolare l’identità dell’impresa tramite un racconto, per comunicare la personalità e il
carattere del brand, e i valori perpetuati nel tempo dall’azienda stessa. In un’epoca in cui i
consumatori sono bombardati da una miriade di stimoli pubblicitari, probabilmente più di quelli che
una mente è in grado di elaborare, è necessario realizzare un’attenzione selettiva da parte dei
fruitori, ed è questo il motivo per cui la comunicazione e il marketing aziendale sono in
continua evoluzione, sempre proiettati verso la ricerca di nuove formule per catturare la priorità
degli individui. Lo storytelling, ormai già da diverso tempo, rappresenta una delle nuove tipologie di
comunicazione, utilizzato soprattutto nelle campagne web-marketing, per comunicare il valore di un
prodotto attraverso il racconto di principi universali e condivisibili.

       Scopri il nuovo numero > Il Natale che verrà
Narrare una buona storia può fare la differenza in termini di vendite e diventa facile intuire
che il periodo delle festività natalizie sia un momento perfetto per realizzare una comunicazione di
questo tipo, il periodo dell’anno in cui l’amore, la condivisione e la bontà sono presenti nell’aria. In
Gran Bretagna lo storytelling natalizio è molto utilizzato, si direbbe quasi una tradizione, ogni anno
infatti lo spot dei grandi magazzini John Lewis & Partner, viene atteso per dare il via al periodo più
magico dell’anno.

Nel 2018, sfruttando la grande attenzione che annualmente gli viene riservata, l’azienda ha
affiancato al classico racconto sotto forma di spot, un’azione di co-marketing, raccontando l’infanzia
del celebre cantante Elton John, utilizzando delle scene dell’inedito docufilm autobiografico, uscito
poi nelle sale nel corso del 2019. Altrettanto tipico è lo storytelling della catena di supermarket
Marks & Spencer che, nel 2017, si è servito dell’iconico orsacchiotto Paddington che, tra varie
peripezie, riesce a diventare l’aiutante di Santa Claus durante la notte di Natale, permettendo di
mettere bene in vista i prodotti alimentari del marchio.

Ma veniamo alla pubblicità di casa nostra.
Anche le aziende italiane stanno ben sfruttando il grande potenziale offerto da questa creativa forma
di comunicazione, essenzialmente veicolata attraverso la piattaforma Youtube, che permette di
realizzare dei veri corti e, in alcuni casi, trasmessi in forma ridotta sulle reti della televisione.
Esemplare è stato il corto dal titolo “Oltre le pagine”, realizzato nel 2017 da Paolo Genovese per la
casa editrice Feltrinelli, della durata di 4 minuti, diffuso su Youtube dove, si segue la giornata tipo di
una ragazza che, tra i mille impegni quotidiani trova dei libri (editi dalla casa editrice, ovviamente
dal nome bene in mostra), regalatigli da un anonimo.

Il corto termina con lo sconosciuto che si palesa alla ragazza sotto la tipica atmosfera natalizia della
neve. Nello stesso anno Paolo Genovese è stato autore anche di un altro spot natalizio, quello della
Bauli, che oltre a rappresentare un’ottima forma di comunicazione-racconto, ha saputo coinvolgere
attivamente il pubblico. La narrazione raccontava della lite di due sorelle per l’ultima fetta di
pandoro, tanto che una delle due schiaffeggerà l’altra prima di arrivare al lieto fine, ossia la
condivisione del dolce, in linea con lo spirito natalizio.

L’azienda ha inoltre realizzato uno slogan da condividere con un hashtag, invitando i consumatori a
lasciare sul proprio sito aziendale un messaggio per una persona speciale. I migliori messaggi sono
stati affissi nelle città di Roma e Milano, e sul sito pubblicato il video del momento in cui le persone
interessate leggevano il messaggio affisso. La campagna è stata un successo, oltre milione di
visualizzazioni su Youtube, circa 900000 visualizzazioni Facebook, migliaia di commenti, positivi ma
anche di disappunto per la scena dello schiaffo da alcuni ritenuto eccessivo e violento.

Il periodo natalizio è ormai arrivato, non ci resta che vedere cosa la creatività delle aziende ha
preparato per quest’anno, e se riusciranno, ancora una volta, a sorprenderci.

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Sono solo fantasmi - Il Film
Sono solo fantasmi di Christian e Brando De Sica, è una curiosa contaminazione tra horror e
commedia brillante, un po’ sulla falsariga di alcuni esempi ibridi tipo Tempi duri per i vampiri
(1959), dove il comico nostrano Renato Rascel era inserito in una bizzarra parodia degli horror
movies della Hammers con Christopher Lee nel ruolo di Dracula. Ma ancora di più Sono solo
fantasmi guarda a Ghostbusters (1983) di Ivan Reitman, per gli effetti speciali e agli zoombie
movies. Ma ancora di più è debitore, nella leggerezza e nello stile, allo splendido Fantasmi a Roma
(1961), di Antonio Pietrangeli. Ma è ancora di più un omaggio di Christian De Sica alla figura del
padre Vittorio; ma non passi inosservato neanche che il personaggio interpretato da Gianmarco
Tognazzi si chiami Ugo.

La sequenza finale, in bianco e nero, con Christian De Sica che assume le sembianze del padre, è da
pelle d’oca, mentre sulla discesa del palazzo del Giudizio Universale, saluta il pubblico nella classica
posa del padre.

       Scopri il nuovo numero > Il Natale che verrà
La trama è presto detta. E’ la storia di tre fratelli: Thomas (Christian De Sica), Carlo (Carlo
Buccirosso) e Ugo (Gianmarco Tognazzi), i quali alla morte del padre, Vittorio De Paola (!!! neanche
questo un caso), scoprono che lui aveva sperperato al gioco tutte le sue ricchezze. Per salvare
l’antico palazzo di famiglia, scelgono quindi di sfruttare la superstizione popolare degli abitanti di
Napoli per mettere in piedi una redditizia attività di acchiappafantasmi.

Molto scettici in principio, strane apparizioni e voci convincono presto i fratelli a prendere molto più
sul serio l’intera faccenda, arrivando a intuire che la profezia del risveglio di una terribile strega – la
janara del folklore locale – arsa viva secoli prima e pronta a scatenare la sua furia su Napoli, sia
tutt’altro che da prendere sotto gamba. Saranno aiutati dal fantasma del loro padre (sempre
Christian De Sica), sconfiggeranno la maledizione e salveranno la città partenopea dalla distruzione.
Un film insolitamente serio: potrebbe essere definito un black-umor, che in alcuni casi addirittura
sorprende, sia per l’ambientazione, sia quando il film si fa serio. Ma anche quando il film verte sul
più classico lato “comedy”, sembra azzeccato, soprattutto nel connubio dell’insolito trio composto
dallo stesso Christian De Sica nei suo soliti ruoli da fanfarone; da Carlo Buccirosso, il fratello
trapiantato a Milano, che vive all’ombra del ricco suocero; e da Gianmarco Tognazzi, il fratello
“ritrovato”, tontolotto e perennemente in bilico tra il grottesco e il tragicomico.

Per tutte queste ragioni il film è da vedere, impreziosito dallo squarcio di poesia finale, che dà
davvero l’impressione che quello sullo schermo sia Vittorio, cui De Sica-figlio dà il corpo, la
somiglianza, le movenze e la voce, quasi come se fossimo di fronte ad un Ghost di casa nostra. A chi
ha amato e ama De Sica-padre, forse una lacrimuccia ci scapperà, riscattando magari il giudizio sul
film, che, per la verità, anche avulso da questo commovente omaggio, non è affatto deprecabile.

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Natale sui social: come fare la campagna
perfetta
Ormai nelle case e per le strade si respira già aria di Natale e nei supermercati cominciano ad
apparire i primi panettoni. Bello vero, ma cosa ne pensano i social media manager che si trovano a
ottimizzare le campagne natalizie e vorrebbero, almeno per una volta, trascorrere il Natale senza
troppo stress? Soprattutto, quali sono i segreti per la campagna social di successo? Vediamolo
assieme in questo articolo.

Aziende, brand e periodo di Natale
Natale, oggi più che mai, è un periodo propizio per l’acquisizione di nuovi clienti dato che sui social
media ed in particolare su Facebook l’attività si intensifica sia in termini di contenuti caricati sulla
piattaforma, sia in termini di interazioni.

Il Natale, quindi, è il periodo più social che mai ed il miglior momento per fare proposte, sconti,
offerte anche se il consumatore di oggi è sempre più esigente. Ecco perché, soprattutto durante le
feste, brand ed aziende devono sapersi presentare con una veste nuova e mai banale.

Ad esempio, se l’obiettivo è quello di differenziarvi ma non sapete davvero come fare, il consiglio che
voglio dare ad aziende e brand è quello di essere se stessi, dato che semplicità ed autenticità
vincono sempre, anche e soprattutto sui social. Mostrare i vostri volti in un video di auguri, fate
vedere l’ufficio addobbato e scegliete post coinvolgenti. Il risultato è assicurato!

Creare desideri nei follower
Non aspettate che i fan e i follower abbiano bisogno del vostro prodotto o servizio, ma siate voi
stessi a dare suggerimenti, aggiornamenti e idee per il Natale 2019, dato che molti di loro
usano i social media proprio per trovare il regalo perfetto. La risposta, in questo caso dovrete essere
voi e in particolare la campagna social di successo punterà ai migliori destinatari per i vostri
prodotti.

Potrete, ad esempio, amplificare post tematici dal vostro blog sui social media con i consigli per i
regali e le spese natalizie e puntare su infografiche e Stories per aumentare il coinvolgimento e le
interazioni online, magari aggiungendo un link al sito o alla landing page.

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Via libera alla creatività (in fondo è Natale)
Sicuramente nel periodo natalizio il lavoro per il Social Media Manager è veramente tanto, ma non
per questo meno piacevole. Appaiono, infatti, contenuti e attività a forte engagement come contest,
hashtag tematici, calendari dell’avvento online e tanto altro.

Ma soprattutto il vero protagonista del Natale sui social media sono le immagini ad alto impatto
emotivo. Un dato confermato anche dalle statistiche per cui l’80% degli italiani condivide
maggiormente fotografie proprio durante il periodo natalizio.

I soggetti più apprezzati? Sicuramente un grande classico è l’albero di Natale, seguito dai piatti
tipici delle feste e saper usare sapientemente belle immagini a tema natalizio vi permetterà di
attrarre l’attenzione dei follower e, magari, portarli a visitare il vostro sito o la landing page con
l’offerta speciale per questo Natale 2019.

       Scopri il nuovo numero > Il Natale che verrà
Storytelling, promozioni, visual natalizio, campagne sponsorizzate ad hoc, infografiche con la
declinazione dei prodotti e servizi in tema Natale 2019, video di prodotto e istituzionali… le idee e gli
spunti per chi fa social media marketing in questo periodo dell’anno sono veramente tantissimi e
molti consigli vengono soprattutto dalle case studies dei grandi brand.
In conclusione, festeggiare il Natale da social media manager significa proporre qualcosa di
importante ed originale, ma soprattutto regalare agli utenti un premio, un’offerta o un’emozione per
quello che è il periodo più magico dell’anno.

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Innovation Manager: l’innovazione non
bussa alla porta

Siamo pronti a regalarci un futuro digitale?
Ricordo ancora con il sorriso la mia prima macchina da scrivere.
Una “Hermes Baby” arancio vivo che, fino a diversi anni fa e proprio in questi periodi dell’anno, con
solerzia rispolveravo per avanzare le mie richieste natalizie.

Ne ho scritte tante di lettere.
Alcune richieste sono state soddisfatte, altre no. Come giusto che fosse, d’altronde.

Sono passati un paio di decenni e quel fantastico strumento è ancora lì nel suo splendore d’annata.
Manca l’inchiostro, qualche lettera fa fatica ad alzarsi, alcuni tasti paiono incepparsi al solo toccarli.

Cosa potrei scrivere oggi su quelle lettere a Babbo Natale?
A metà strada tra i trenta e quarant’anni, ovviamente le richieste sarebbero davvero tante.
Tuttavia, andando un po’ oltre i desiderata personali, mi piacerebbe soffermare su un aspetto che
interessa molto da vicino chi fa impresa, chi si occupa di marketing e, in generale, tutti noi: oggi più
che mai l’innovazione corre veloce e, come ricorda Luca Tomassini, non chiede permesso,
condiziona la nostra quotidianità e ci pone delle sfide importanti. Coglierle è il regalo che ogni
imprenditore, consulente o dirigente può farsi oggi.

Abbiamo solo due strade in realtà. Lasciarci travolgere dal
futuro digitale oppure contribuire alla sua realizzazione.
E, devo dire la verità, la recente iniziativa messa in campo dal MISE, mi ha lasciato piacevolmente
sorpreso: istituzionalizzare la figura del Manager dell’innovazione (Innovation Manager)
attraverso voucher per le imprese con l’obiettivo di sostenere i processi di trasformazione
tecnologica e digitale delle PMI e delle reti di impresa di tutto il territorio nazionale.

       Scopri il nuovo numero > Il Natale che verrà
Al netto di alcuni limiti sostanziali (fondi vs iscritti), una gran bel regalo per le piccole e media
imprese italiane che potranno avvalersi di figure manageriali in grado di sostenerle
nell’implementare le tecnologie abilitanti previste dal Piano Nazionale Impresa 4.0, nonché nell’
ammodernare gli assetti gestionali e organizzativi dell’impresa, compreso l’accesso ai mercati
finanziari e dei capitali.

I Voucher per la consulenza in Innovazione rappresentano
una gran bella opportunità di sviluppo per le PMI.
Considerando i tempi e la dirompenza delle trasformazioni tecnologiche in atto, la speranza è
davvero che le imprese possano e vogliano regalarsi questa opportunità di sviluppo: la capacità di
reggere le nuove sfide del mercato dipendono in gran parte ora dalla capacità di leggere ed
interpretare le coordinate del cambiamento, adeguando processi, strumenti e paradigmi.

Ovviamente, l’iniziativa del MISE rappresenta ancora un piccolo passo che tuttavia indica una
strada, una direzione. A ben vedere, il focus è anche molto centrato su aspetti molto tecnici e
operativi: la consulenza, infatti, deve essere finalizzata a indirizzare e supportare i processi di
innovazione, trasformazione tecnologica e digitale negli ambiti dei big data, quantum computing,
cyber security, realtà virtuale, IoT, open innovation robotica, NPR, sistemi cyber fisici, interfaccia
uomo macchina, programmi di digital marketing.

Attualmente sono circa novemila i consulenti che a vario titolo sono entranti a far parte dell’albo del
MISE e, come si evince dalla tabella, gran parte di questi è specializzato nei processi di
digitalizzazione: la speranza è che ci possa essere spazio e tempo per tutti quegli aspetti legati alle
capacità creative che da sempre distinguono i manager italiani e che da sempre rappresentano il
collante necessario tra il saper essere e il saper fare.
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: vetrina degli ambiti di specializzazione. Fonte: MISE (www.mise.gov.it)

Perché se è vero che il digitale è un insieme di nuovi strumenti, di nuove prassi e di nuovi approcci,
è anche e soprattutto un nuovo modo di essere azienda.

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Grinch è trendy? Il Natale degli anti-
Natale
Anche quest’anno mi hanno fatto notare che iniziare ad addobbare casa a metà novembre con delle
luminarie da stadio sia uno spreco di energia.

Ma il Natale “consumistico” sarà davvero così peggiore?
Come in tutte le ricorrenze il DIY (do it yourself) va per la maggiore. Si apprezzano sempre di
più i materiale di riciclo, i centrotavola con le pigne, gli addobbi con le foglie del bosco. Poi però si
finisce per comprare il necessario su Amazon perchè le pigne “da campo” sono troppo imperfette e
le foglie degli alberi troppo gialle e umide. Così anche il riciclo diventa business.

L’altro grande cavallo di battaglia del consumismo sono i
regali, da fare per forza.
Non so quante persone ricevano doni tutto il tempo dell’anno, ma di solito servono le feste per far
pensare a qualcuno ad un presente. E se non ci fossero queste occasioni, non si darebbe tutto per
scontato?
Nessuno di noi ormai ha più davvero “bisogno” di qualcosa, quindi come è possibile fare a
meno di questi 10 miliardi di introiti, milione più milione meno (Dati Codacons) che amplificano i
consumi e aiutano a pagare la tredicesima di così tante persone?

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Aggiungo poi che il nostro Smart Marketing è uno dei pochi magazine che non ha una
sezione dedicata alla “Dieta dopo le feste” che è diventata un must di gennaio. Amazon
annovera oltre 40.000 libri dedicati mentre IBS supera i 5.000. L’Associazione Italiana Distrurbi
dell’Alimentazione e del Peso valuta il business del dimagrimento pari a 55 miliardi di dollari a
livello mondiale.

Se poi aggiungiamo gli abiti per le feste, gli introiti per i locali, pranzi e cenoni, che mondo
sarebbe senza il Natale? Ora anche il maglione trash è diventato motivo di orgoglio durante le
cene aziendali con tutte le campagne marketing dei produttori.
Accendere la TV e vedere tutti questi spot innevati e tintinnosi mette di buon umore. A volte il
problema, lo ammetto, è quando inizia il film. Sempre quello, sempre quelli, con i soliti protagonisti
usciti dagli Anni ’80-’90.

Ma la vera festa è quella che parte dal cuore, non
dall’esteriorità, ribattono in molti.
Quindi sì, alla beneficenza. Ma senza scomodarmi troppo. Uno dei punti che spesso si leggono
sui siti no profit è la detraibilità fiscale delle donazioni. Insomma, scelgo il bene per gli altri che fa
bene anche a me. E poi, c’è sempre il bilancio sociale e la web reputation.
Il Natale poi è diventato la festa del politically correct.
Augurare Buon Natale, con un chiaro riferimento religioso, sembra demodè se non addirittura
offensivo per le altre culture. Sarà, ma a me sembra che a tutti piaccia stare a casa dal lavoro
per le “Vacanze di Natale”.

E dove li mettiamo tutti i buoni propositi per l’anno nuovo?
Certo, non possiamo rispettarli tutti! Altrimenti in questi millenni di storia avremmo imparato a
rispettarci e non farci più la guerra.

Quindi, sapete che vi dico, anche quest’anno accendo le mie luminarie da stadio, ma con
l’energia che proviene da fonti rinnovabili, costruisco le casette del Presepe con le scatole delle
scarpe, accendo a tutto volume le canzoni del Natale e aspetto che Gesù Bambino porti i doni. E
spero che questo basti a scaldare il cuore a tanti (finti) Grinch.

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E se fosse un Natale, questo, all’insegna
delle emozioni?
E anche quest’anno volge al termine e mentre luci sfavillanti e addobbi di ogni genere compaiono ad
ogni angolo della città e la gente comincia la corsa ai regali partendo da un black friday alla ricerca
dello sconto, mi guardo intorno.

Una donna esce dal negozio con l’ultimo acquisto tra le mani, di corsa verso la macchina dopo una
intensa giornata di lavoro, un uomo corre indaffarato nel suo abito scuro con la sua 24 ore per
sparire all’angolo della strada, un bambino attende sull’uscio della scuola una mamma imbottigliata
nel traffico, da una finestra del centro storico una nonna è al tavolo da pranzo da sola con un piatto
fumante.

Sono qui alla fermata del tram con il mio smartphone a farmi compagnia e mi fermo un istante a
pensare: è il tempo il regalo più bello che ci possiamo fare!

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Nel tram-tram quotidiano dell’era del digitale dove tutto è di corsa, all’epoca delle chat e delle
intelligenze artificiali dove si cerca con le macchine di rispondere ad ogni necessità, mi chiedo se
non sia necessario riscoprire i due valori più importanti che rischiamo di perdere: il tempo e le
emozioni.

       Scopri il nuovo numero > Il Natale che verrà
Una massima sul tempo mi ricorda che è la cosa più preziosa che l’uomo può spendere alla quale,
forse, non diamo la giusta importanza. Pensiamo di averne in quantità infinita e solo quando ne
abbiamo gli ultimi istanti a disposizione vorremmo, invece, che fosse per sempre.

E prendo in prestito pensieri profondi da FOTORICORDO (brano dei Gemelli Diversi)
“… Cerco su ogni volto, un ricordo,

E sembra che il tempo non sia mai trascorso

E un brivido chiude lo stomaco rimango incredulo e so

Che le emozioni non muoiono mai…”

E mi ritrovo qui, nella solitudine di una affollata città metropolitana, ad immaginare le storie di
ciascuno di noi; se invece delle consuete priorità giornaliere, che ci lasciano sempre un po’ più soli,
il tempo e le emozioni avessero il primo posto nella scala delle priorità?

Quella donna abbraccia il suo bambino all’uscita della scuola felice di ricevere un dono per il suo
compleanno, quella nonna divide la sua minestra con il nipote nel suo abito scuro che ha preso
un’ora di permesso per godere entrambi della reciproca compagnia.

Ed io sono ancora qui nella solitudine di una affollata città metropolitana addobbata a festa ma,
questa volta mi sono fermata, respirando le sue emozioni tutto intorno… ed è il momento di
ascoltarle tutte vivendo appieno il mio tempo!

Poso lo smartphone e cammino… in compagnia soltanto di me!

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I film italiani in sala a Natale 2019
Ogni fine anno ritorna implacabilmente il Natale, e con esso, tutto un movimento collaterale che si
muove intorno. Consumismo, viaggi, corsa all’ultimo regalo, magari alle 20 del 24 dicembre: frenesie
che rendono qui 20 giorni che viaggiano intorno al Natale, un piccolo agosto in salsa invernale.
Anche il cinema partecipa a questa frenesia collettiva, questa ubriacatura “magica” quale è il
Natale. Il periodo che va dalla metà di novembre alla metà di gennaio è quello più amato dal
pubblico del cinematografo e perciò quello più frequentato dalle grosse produzioni popolari del
cinema italiano. Il cinema è, in fondo, un’occasione per uscire di casa, per riunirsi con vecchi amici,
per appassionarsi con la propria compagna, e vivere per qualche ora un’atmosfera magica e
sognante.

Non vedremo in sala, il classico “cinepanettone”, sepolto dai mutati gusti del pubblico, in quanto
ormai è una formula abusata e non più proponibile oggi. Certamente, c’è chi ne ha fatto parte e chi,
in qualche modo, ha saputo riciclarsi in prodotti ben più centrati. E’ il caso di Christian De Sica,
che con la morte di Carlo Croccolo, è diventato l’attore italiano in vita ad aver interpretato più film:
140, probabilmente il primo, in questa speciale classifica, anche a livello mondiale. Christian De
Sica, infatti, è stato in sala, a partire dal 14 novembre con il suo “Sono solo fantasmi”, una curiosa
contaminazione tra horror e commedia brillante. Un film insolitamente serio: potrebbe essere
definito un black-umor, che in alcuni casi addirittura sorprende, sia per l’ambientazione, sia quando
il film si fa serio. Ma è ancora di più un omaggio di Christian De Sica alla figura del padre Vittorio.

La sequenza finale, in bianco e nero, con Christian De Sica che assume le sembianze del padre, è da
pelle d’oca, mentre sulla discesa del palazzo del “Giudizio Universale”, saluta il pubblico nella
classica posa del padre. La trama è presto detta. E’ la storia di tre fratelli: Thomas (Christian De
Sica), Carlo (Carlo Buccirosso) e Ugo (Gianmarco Tognazzi), i quali alla morte del padre, Vittorio
De Paola (!!! neanche questo un caso), scoprono che lui aveva sperperato al gioco tutte le sue
ricchezze. Per salvare l’antico palazzo di famiglia, scelgono quindi di sfruttare la superstizione
popolare degli abitanti di Napoli per mettere in piedi una redditizia attività di acchiappafantasmi.

       Scopri il nuovo numero > Il Natale che verrà
Molto scettici in principio, strane apparizioni e voci convincono presto i fratelli a prendere molto più
sul serio l’intera faccenda, arrivando a intuire che la profezia del risveglio di una terribile strega- la
janara del folklore locale- arsa viva secoli prima e pronta a scatenare la sua furia su Napoli, sia
tutt’altro che da prendere sotto gamba.

Saranno aiutati dal fantasma del loro padre (sempre Christian De Sica), sconfiggeranno la
maledizione e salveranno la città partenopea dalla distruzione. Qualche giorno prima era uscito
l’ennesimo tentativo cinematografico di Alessandro Siani, ancora una volta con la snaturata
convinzione di essere il nuovo Massimo Troisi, con la pellicola “Il giorno più bello del mondo”.
E allora appare più azzeccato il terzo capitolo (“Cetto c’è, senzadubbiamente”) targato Giulio
Manfredonia-Antonio Albanese, sulle avventure del corrotto e bigotto politico calabrese Cetto
LaQualunque, maschera terrificante nel suo “verismo” aberrante. Nel mese di dicembre saranno
attesissimi tre film, molto diversi tra loro, ma già parecchio chiacchierati. Il 12 dicembre esce in sala
“Il primo Natale”, sesta fatica da registi e attori della coppia composta da Salvatore Ficarra e
Valentino Picone. Il loro ultimo lavoro esce esattamente due anni dopo “L’ora legale”, film dotato
di una comicità intelligente e dissacrante, arricchito da un grande successo di pubblico e critica.

Anche “Il primo Natale” però, promette bene, raccontando la storia di Salvo e Valentino,
rispettivamente un ladro ed un prete. I due si ritrovano a viaggiare indietro nel tempo di 2000 anni,
proprio all’epoca della nascita di Gesù. Facile immaginare la quantità di gag e risate che una simile
situazione, nelle mani dei due comici, può scatenare. Il 19 dicembre esce nelle sale il “Pinocchio” di
Matteo Garrone, ennesima versione cinematografica dell’omonima fiaba di Carlo Collodi. Nei panni
che furono di Nino Manfredi, nel “Pinocchio” di Luigi Comencini, troveremo Roberto Benigni,
che interpreta Geppetto. Il Gatto e la Volpe sono invece rispettivamente Rocco Papaleo e Massimo
Ceccherini. C’è anche Gigi Proietti che interpreta Mangiafuoco. Quello di Garrone sarà un film
d’autore a grandezza di bambino, adatto a tutte le età.

Il primo gennaio 2020, allo scoccare del nuovo anno, uscirà in sala quello che si preannuncia come
un vero e proprio evento, ovvero il nuovo film di Checco Zalone, dal titolo “Tolo tolo”. Il ritorno al
cinema dell’attore pugliese, dopo quattro anni di assenza, fa presagire un nuovo boom al botteghino.
Si racconta la storia di un comico minacciato da un boss criminale, che fugge in Africa e dovrà
affrontare varie disavventure. Come al solito nel cinema di Zalone, non è la sceneggiatura il suo
punto di forza; ma piuttosto la sua istrionica verve comica, capace di calamitare il pubblico alla
stregua dei più grandi comici della storia del cinema italiano. A gennaio sarà poi molto atteso il
ritorno cinematografico del trio composto da Aldo, Giovanni & Giacomo, anche loro dopo ben 4
anni di assenza dalle sale. Il titolo del film è “Odio l’estate”, girato interamente sulle assolate
spiagge di Puglia.

Più in là (data ancora non ufficializzata) uscirà un film che, presentato in concorso in anteprima
assoluta al Torino Film Festival, ha già ottenuto scroscianti applausi, fino a consentire a Stefano
Fresi e Giuseppe Battiston di aggiudicarsi il premio ex-aequo come migliori interpreti maschili
della prestigiosa kermesse internazionale. Il titolo è “Il grande passo”, una strepitosa commedia
lunare, opera seconda del regista veneto Antonio Padovan, che si serve della classe interpretativa
di Stefano Fresi e Giuseppe Battiston e della loro incredibile somiglianza fisica. Un film ricco di
ingredienti, situazioni e personaggi fuori dal comune che ruota, però, attorno ad un unico grande
sogno: raggiungere la luna solo con le proprie forze. Un fratello ostinato, tanto da costruire un vero
e proprio razzo spaziale nella sua cascina di campagna; ed un altro, bonario, accomodante,
comprensivo, che ha a cuore le sorti del fratello, che ha visto pochissimo nella sua vita, ma che è
l’unico in grado di comprendere il suo malessere. Battiston e Fresi spaziano perfettamente tra il
toccante e l’esilarante, tra il grottesco e il surrealismo, regalandoci scampoli di quella che può
essere definita la “nuova” coppia del cinema impegnato. Già perché la pellicola è davvero una
spanna sopra la media delle commedie all’italiana attuali. Il sogno dello spazio e dalla vita
extraterrestre sono ben descritti, così come la capacità di questo film, di far sognare il pubblico, ed
infondere positività, strappando risate amare, ma intelligenti. Il talento dei suoi due protagonisti e
un finale davvero sorprendente ed azzeccato, rendono la pellicola, per chi ama davvero il cinema
italiano d’autore, una gemma preziosa, che all’uscita nelle sale, meriterebbe ampi apprezzamenti e
riconoscimenti unanimi. Provare per credere!

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Intervista con Giuliano Trenti, CEO &
Founder, Neurexplore
Neurexplore è una realtà giovane con degli obiettivi interessanti e tratta di una materia
prettamente scientifica e psicologica. Tu sei laureato in Management, vuoi raccontarci
come è nato il tuo interesse per il neuromarketing?

Da 6 anni mi sono dedicato a Neurexplore in modo totale, fa eccezione qualche collaborazione con
l’Università. Il percorso che ho creato è stato frutto della casualità più assoluta. Ho partecipato,
quando ero uno studente universitario, ad alcuni esperimenti di ricerca in laboratorio all’interno del
dipartimento di economia comportamentale dell’Università di Trento. Facevo proprio la cavia per lo
studio di alcuni comportamenti umani, considera che quello di Trento è il più vecchio laboratorio di
economia comportamentale d’Italia, fondato nel 1992. Qui scopro che c’è una branca dell’economia
che si occupa di predire i comportamenti umani e riesce a capire cosa influenza le decisioni di
acquisto delle persone, nel modo più affidabile possibile, con un approccio scientifico capace di
individuare precisamente il rapporto di causa – effetto. Mi innamoro completamente, vengo folgorato
da questa cosa, ma la metto in un cassetto e vado avanti nel mio cammino. Tornerà anni dopo,
mentre decidevo la mia tesi di laurea e contemporaneamente collaboravo con una cantina di vini
locali collegata all’attività agricola dei miei genitori. Questa cantina doveva lanciare un nuovo
prodotto sul mercato e versava in grosse difficoltà finanziarie, successive al primo lancio dello stesso
vino, che aveva portato risultati disastrosi dal punto di vista del marketing. Ho deciso quindi di
sviluppare la mia tesi sull’applicazione delle regole di neuromarketing a questa cantina, scoprendo
che nel 2007 non c’era nulla di applicativo ma solo teoria e simulazioni nei laboratori di ricerca. Con
il sostegno del capo del dipartimento cominciai l’applicazione di alcune procedure e i risultati furono
talmente sorprendenti da non avere riscontro neanche nella letteratura scientifica di quegli anni.
Grazie al contributo privato di alcune aziende incuriosite ed interessate dai risultati ho potuto
portare avanti un Dottorato di ricerca presso l’Università.

       Scopri il nuovo numero > Il Natale che verrà
Oggi faccio quello che faccio con l’obiettivo di ridurre i rischi imprenditoriali, considerato che oggi
giorno su 10 progetti di marketing che vengono lanciati, 9 falliscono. Il mio sogno è avere risposte
più precise, capaci di dare maggiore possibilità di successo alle aziende e maggiore sicurezza negli
investimenti.

Come mai una tecnologia talmente all’avanguardia e che minimizza i rischi non ha
un’applicazione più ampia?

I vantaggi delle neuroscienze nella pratica sono interessanti, ma hanno un difetto di applicazione. Si
scontrano con gli standard lavorativi delle aziende con cui ci si interfaccia. La tecnologia del
neuromarketing interviene nello studio del comportamento del mercato quando ormai qualcosa è già
stato creato o lanciato a livello di prodotto. Queste procedure si insinuano quando ormai
l’investimento più grosso per la messa sul mercato del nuovo prodotto è già stato fatto. Accogliere le
valutazioni della ricerca e dell’indagine significa fare un passo indietro, ricominciare tutto da capo,
bruciare centinaia di euro già investiti in marketing. Dal punto di vista pratico non va bene. Non
perché la tecnologia non funzioni, ma perché il modus operandi con cui si applicano non è
soddisfacente nel management odierno.

E allora cosa si può fare per ovviare a questo problema?

Serve ribaltare il paradigma. L’applicazione è comunque utile, ma se arrivi alla fine è tardi. Serve un
modo per arrivare prima, per applicare queste tecnologie in una fase diversa di creazione del
prodotto. Abbiamo così trovato dei metodi alternativi che ci permettono di applicare all’inizio, o
quasi, del processo di lancio di un nuovo prodotto le nostre conoscenze, venendo incontro alle
necessità reali delle aziende. Le ricerche veramente interessanti sono svolte in autofinanziamento in
Neurexplore, non c’è nessuna grande o piccola impresa che è ad oggi disposta a finanziare una
indagine di questo tipo.

Quindi siamo noi che prima facciamo i ricercatori e poi ci proponiamo con i risultati da applicare
nelle aziende. Riusciamo ad orientare il lavoro del marketing in maniera mirata rispetto a quello che
si riesce a fare con metodologie standard e dare un supporto sia alla creatività, sia alla gestione
manageriale, sia al reparto vendita e digital. Questo procedimento riesce in buona parte a riparare
l’azienda dai rischi a cui è esposta quando non conosce cosa davvero pensano i propri clienti nella
fase dell’acquisto.

Quali sono allora i progetti per il futuro di Neurexplore?

Abbiamo applicato su di noi le stesse metodologie che applichiamo agli altri, per constatare come ci
vedono i nostri potenziali clienti e cosa si aspettano da noi. In questo modo riusciamo a conquistare
molte aziende. In futuro ci piacerebbe applicare queste tecnologie su cose più utili nel concreto alla
vita delle persone. In generale i nostri progetti per il futuro sono due:

■   Studiare l’induzione ad un comportamento di risparmio. Si studia come impulsi dati a livello
    conscio o inconscio riescano a modificare i comportamenti, portando la gente a fare cose che sono
    utili al loro futuro, al loro portafogli, al loro benessere, che altrimenti non farebbero.

■   Sviluppare la formazione utilizzando strumenti digitali per far si che queste ricerche si propaghino
    su larga scala, aumentando l’utilizzo e la considerazione che le tecniche di neuromarketing hanno
    nel mercato attuale.

Sono queste le realtà italiane che ci piace raccontare. Giovani, dinamiche, con solidi ideali
e che aiutino a migliorare il mondo.

Allora in bocca al lupo! E teneteci informati su tutto.

Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Faccelo sapere nei
commenti. Rispondiamo sempre.
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