XII Stagione concertistica - OFC
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XII Stagione concertistica OFC Sabato 23 ottobre si concluderà il programma di Tempo, la XII Stagione Concertistica della Orchestra Filarmonica Campana fondata e diretta dal maestro Giulio Marazia. Un evento speciale, come sempre nella sede del Teatro S. Alfonso di Pagani, intitolato Tempo Decadente: il violino di Daniela Cammarano, la direzione di Francesco Ivan Ciampa e un programma dedicato a Pietro Mascagni (Guglielmo Ratcliff, intermezzo atto III), Antonìn Dvořák (Romanza in fa minore per violino e orchestra op. 11) e Piotr Ilych Tchaikovsky (Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64). I due protagonisti della serata del 23 ottobre sono figure autorevoli e acclamate: Daniela Cammarano è uno dei riferimenti del violino italiano nel mondo, Francesco Ivan Ciampa è da tempo alla guida di grandi produzioni italiane e internazionali. Il tema portante della serata è il Decadentismo, la cui musica ha ereditato dal Romanticismo l’ambizione di diventare l’arte per eccellenza, somma e sintesi di tutte le altre forme artistiche. Special session “Suoni e ritmi mediterranei” Special Session con Suoni e ritmi mediterranei. E’ un concerto live dai travolgenti ritmi del Mediterraneo e dell’Africa in particolare quello proposto dalla superband made in Naples in programma oggi alle ore 22,00 nelle sale del Pub Il Moro di Cava de’ Tirreni (Sa). Ospiti della rassegna MoroInJazz sul palcoscenico del locale del Borgo Scacciaventi Antonio
Onorato, musicista straordinariamente sensibile e con un animo da poeta della chitarra, il percussionista blues Toni Esposito , Ernesto Vitolo alle tastiere e organo, Gigi De Rienzo al basso, tutti musicisti accomunati da moltissimi aspetti, ma soprattutto dalla loro capacità di trasporre nella loro musica quelle radici napoletane tanto bistrattate, ma innegabilmente fonte di inimitabile ispirazione. Da sempre impegnato nella fusione del linguaggio tipicamente afro-americano con quello della tradizione melodica partenopea, sperimentando nuove forme musicali e nuovi suoni, Antonio Onorato, musicista eclettico, compositore fertile ed innovativo, entrato di diritto nella storia della chitarra italiana, l’unico musicista al mondo a utilizzare la breath guitar o chitarra a fiato, uno strumento rivoluzionario e futuristico sarà affiancato da straordinari musicisti partenopei dando corpo ad una serata dove si mescoleranno le sonorità di molti Paesi del mondo con ritmi tribali e melodie tipiche della musica partenopea. Il concerto, di oggi, con inizio alle ore 22.00, si terrà nel pieno rispetto della normativa anti Covid-19 con prenotazione obbligatoria per gli spettatori. Nella sala concerti e nelle sale interne, si accede solo ed esclusivamente su Prenotazione con Green Pass o con un Test molecolare o rapido con risultato negativo Sala concerti completamente rinnovata #CovidFree con posti a sedere preassegnati e distanziati. La rassegna musicale jazz, che si avvale della direzione artistica di Gaetano Lambiase, prosegue venerdì 29 ottobre con il concerto del trio capitanato da Benito Gonzales, il pianista venezuelano che ha condiviso il palco nella sua carriera con grandi nomi della scena jazz americana del calibro di Kenny Garrett (con cui è stato nominato al Grammy Awards per l’album “Seeds From the Underground”), Roy Hargrove e Antonio Sanchez.
Giuseppe Gibboni tra i sei finalisti del Premio Paganini Si sono appena concluse al Teatro Carlo Felice le prove semifinali che hanno impegnato 15 violinisti tra i 16 e i 30 anni nell’esecuzione di musiche di Brahms e Paganini, oltre a un brano contemporaneo appositamente commissionato a Carlo Boccadoro e a un lavoro virtuosistico a scelta del concorrente, tra vari autori dell’800 e del primo ’900. Louisa Staples, Olga Artyugina, Ava Bahari, Lara Boschkor, Nurie Chung, Giuseppe Gibboni: sono loro i sei violinisti che approdano alle finali della 56esima edizione del Premio Paganini, il prestigioso concorso internazionale che quest’anno – come già nel 2018 – si svolge con la direzione artistica di Giuseppe Acquaviva. Sono quattro le donne in finale, per la prima volta nella storia del Premio, mentre tra i due uomini abbiamo un italiano, il salernitano Giuseppe Gibboni, e il concorrente più giovane dell’edizione: Nurie Chung, classe 2005. Le prove finali si svolgeranno al Teatro Carlo Felice, sabato e domenica a partire dalle 15. I finalisti si disputeranno il Premio Paganini esibendosi insieme all’Orchestra del Carlo Felice, diretta da Sergej Krylov che è anche presidente della giuria; oltre all’obbligatorio Concerto n.1 M.S.21 di Paganini, i violinisti in gara eseguiranno un altro Concerto a scelta fra quelli di Beethoven, Brahms, Sibelius e Čajkovskij. Salerno, il maestro Prinzo e
quel ‘seme’ della memoria di Alessandro Mazzetti* L’esistenza dell’uomo nel suo lungo ed inesorabile incedere è caratterizzata da una serie imprevedibile d’incontri. Solo alcuni di questi hanno il pregio di incidere considerevolmente nella crescita e nella formazione del fanciullo nel suo divenire uomo. Uno di questi è stato indubbiamente quando da imberbe studente liceale ebbi l’enorme piacere di conoscere il maestro Cosimo Prinzo. Il ricordo mi riporta con spregiudicata immediatezza a tempi così lontani di foscoliana memoria. Il luogo dell’incontro non fu né un teatro né un salone di marmo levigato durante una soirée di musica classica, bensì il salone della sua abitazione. Un ambiente, quindi, casalingo, familiare, rilassato. Io molto amico dei due suoi figlioli, Antonio e Angelo, ero in attesa che il primogenito fosse pronto per uscire con il nostro amico di sempre Christian Autuori. In quella circostanza il babbo m’intrattenne in una gradevolissima conversazione in quel bel salone dove era possibile respirare un’area di musica e cultura. Ben presto la gradevolissima chiacchierata affrontò l’importante tema del ruolo della musica nella storia dell’uomo e dell’umanità. Il maestro con tono amabile e afflato paterno mi fece notare come la musica sin dalla genesi dell’umanità ha sempre accompagnato l’uomo in tutto ciò che era ed è veramente importante. Nascite, fidanzamenti, matrimoni sono culturalmente accompagnati dalle note musicali e persino nell’ultimo saluto la musica ha un ruolo importantissimo, poiché anche in questa circostanza se accompagnato dal suono della musica quest’ultimo viaggio certo “non può dirsi solitario”. A distanza di circa trent’anni mi ricordo ancora con nitida chiarezza ciò che mi disse: “Vedi, Alessandro, ci sono cose nella vita come alcuni sentimenti, emozioni, ma anche semplici aspirazioni che difficilmente le parole riescono a spiegare nella loro interezza e complessità. La musica ci aiuta a
comprendere meglio quell’intimità che la lingua tradizionale non riesce ad esternare”. Il discorso s’interruppe poiché Antonio fu finalmente pronto, e così, raggiunto Christian, scendemmo. È innegabile che quelle parole hanno avuto un peso enorme nella mia formazione di uomo, di padre e di studioso. Non è certo un caso che a trent’anni da quell’incontro nel mio lavoro storico-geopolitico sull’Italia del primo dopoguerra esordisco con Verdi e la sua meravigliosa Aida realizzata per festeggiare degnamente l’apertura del Canale di Suez, ossia, a tutt’oggi, una delle opere più maestose dell’ingegno umano. Certo ci furono tanti altri incontri e tante altre chiacchierate di assoluto interesse, ma quella mi colpì profondamente, condizionandomi in modo determinante. Una carica umana e una profondità di pensiero di certo rara che facevano del maestro Prinzo non solo un professore di musica, ma ancor più un vero e proprio mentore. Per cui spero con tutto il cuore che sia accolta la proposta di don Antonio Toriello e gli venga intitolata l’aula di oboe del Martucci, poiché è un dovere cittadino, storico, morale, pedagogico non perdere nelle pieghe del tempo il ricordo degli esempi migliori. Secondo Tucidide per comprendere il presente e proiettarsi verso il futuro è necessario conoscere la storia. Ebbene sono fortemente convinto che non perdere quel patrimonio morale e umano del maestro Prinzo non solo possa essere indispensabile per formare musicisti migliori, ma anche persone migliori. *storico geopolitico Su di un ponte di note con
Salerno Classica Presentato ieri mattina il cartellone della I edizione di Salerno Classica composta di otto concerti che si svolgeranno nel periodo che va dal 23 ottobre al 18 dicembre 2021, descrivendo un ideale percorso tra i grandi monumenti delle due grandi rettorie di San Benedetto e San Giorgio per concludersi in Cattedrale, grazie alla benevola disponibilità della Curia Arcivescovile. Salerno Classica, ideata dalle Associazioni Gestione Musica e PianoSolo, fa parte di un progetto più vasto che ha visto l’associazione concorrere e ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo nella sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto “Celebrazione, Tradizione, Innovazione”, 15 concerti che coinvolgono oltre il comune di Salerno, che ha sostenuto la kermesse, anche le città di Benevento, Amalfi e Brienza. A presentare l’eterogeneo cartellone, che include tra gli altri appuntamenti, la XIII edizione del PianoSolo Festival e il Festival Dicembre Sacro, il Presidente e il Direttore Artistico dell’ Associazione Gestione Musica nelle persone di Luigi Lamberti e Francesco D’Arcangelo e il Direttore Artistico del PianoSolo Festival Paolo Francese. Un cartellone, questo, che vive del confronto tra le strade maestre del classicismo viennese e il contemporaneo, poiché vi sarà una prima esecuzione assoluta, del confronto tra i giovani strumentisti della Scarlatti e musicisti già affermati a livello internazionale, tra la musica vocale e quella strumentale, tra sacro e profano, tra tutti noi che ri- debuttiamo, organizzatori, musicisti, e soprattutto pubblico, che torna ad affollare le sale e a ritrovarsi, dopo due anni di silenzio. Il concerto inaugurale di Salerno Classica è stato affidato all’ Orchestra Young Scarlatti, fondata e diretta da Gaetano Russo. Sabato 23 ottobre, alle ore 20.30 nella chiesa di San Benedetto a Salerno, la serata, dal titolo “Divertissement”, verrà inaugurata dalle prime parti della formazione con Quartetto per clarinetto e archi in mi bemolle,
una trascrizione della Sonata per violino e pianoforte K 380/374f di Wolfgang Amadeus Mozart e il Divertimento n. 1 per quintetto di fiati in si bemolle maggiore di Franz Joseph Haydn, per poi unirsi agli altri strumentisti ed eseguire musica di D’Indy, Rossini, Brahms e Strauss jr. Si continua sabato 30 ottobre, in San Giorgio, con le Sonate da Camera, in cui si ri propone il tema del confronto con due maniere nuove e rivoluzionarie di concepire la forma della “sonata”, attraverso il dialogo familiare di Giuseppe Carotenuto e Alessia Avagliano al violino, Francesco D’Arcangelo al cello e Luigi Lamberti al contrabbasso, da una parte l’arte e l’ingegno di Rossini con le sonate a quattro e un ensemble del tutto originale con due violini, violoncello e contrabbasso e Ravel con la famosa e affascinante sonata per violino e violoncello, ricca di colori e linguaggi innovativi. Il mese di novembre vedrà i tre appuntamenti della XIII edizione del PianoSolo Festival, ideato e diretto da Paolo Francese, svolgersi tutti nella chiesa di San Benedetto. S’inizierà il 6 novembre con la serata “Incontri di stili” che saluterà il confronto del Johann Sebastian Bach del Concerto per pianoforte e orchestra in Re minore, BVW 1052, che sarà eseguito da Moira Michelini e dall’Ensemble lirico italiano e del Ludwig van Beethoven del concerto n°4 per pianoforte e orchestra op. 58, nella trascrizione di V. Lachner con Anna D’Errico al pianoforte e il Quintetto dell’Ensemble Lirico Italiano. Il 13 novembre la serata avrà quale titolo “Prime assolute”, poiché verrà aperta proprio dalla prima mondiale di “All’ombra del terebinto” per violino, viola, cello e pianoforte, di Gianvincenzo Cresta. Il senso della musica di Cresta sta nelle corrispondenze con i colori, nella sinestesia dell’esperienza sonora con quella visiva: dobbiamo apprestarci a un ascolto colorato. A seguire, Paolo Francese si cimenterà col Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 op. 37 nella trascrizione di V. Lachner, sostenuto dal Quintetto dell’Ensemble Lirico Italiano. Sabato, 20 novembre gran finale del PianoSolo Festival, con l’eterno confronto tra Mozart e Beethoven, ne’ “L’una e l’altra Vienna”. Inizio con il
Concerto in la maggiore KV 414, in tre tempi dei quali, per ognuno di essi Mozart scrisse la cadenza, improntata ad uno stile di misurato virtuosismo, nell’esecuzione di Yuri Bogdanov al pianoforte e il Quintetto dell’ Ensemble Lirico Italiano e quel “Meraviglioso quadro sonoro… originale, frappant, anche se spesso percorso da tratti bizzarri e barocchi che solo la profonda, eccentrica personalità del geniale Beethoven poteva produrre”, che è il Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 op. 73, “Imperatore”, nell’esecuzione di Maria Letizia Michielon al pianoforte col Quintetto dell’Ensemble Lirico Italiano. Il mese di dicembre sarà dedicato al “sacro”, con taglio del nastro sabato 4 dicembre, nella chiesa di San Giorgio, per il concerto dedicato a Dante, in occasione delle celebrazioni dei settecento anni dalla morte dell’ Alighieri, una serata intitolata “Sonata Dantis”, un concerto-racconto che saluterà protagonisti l’attore Alfonso Liguori il tenore Daniele Zanfardino e il baritono Raffaele Pisani e lo stesso Ensemble lirico Italiano, i quali spazieranno tra le grandi opere dei compositori italiani che si sono confrontati con il “metter in musica” i versi più rappresentativi di Dante Alighieri. Il sabato successivo, l’11 sempre in San Giorgio sarà la serata Vox, con il controtenore Maurizio Di Maio e l’Apulia Cello Ensemble in un programma che spazierà da Albinoni ad Haendel, passando per Vivaldi e Umberto Giordano, fino ad Ennio Morricone. Salerno Classica si chiuderà in Cattedrale il 18 dicembre con l’Oratorio de Noel di Camille Saint-Saens per un concerto natalizio di raro ascolto che è appunto l’ oratorio pro nocte nativitatis Christi, destinato a un quintetto di cantanti solisti, coro di quattro voci miste, orchestra d’archi, arpa e organo. I tagliandi d’ingresso per i concerti, che hanno costo ridotto per studenti e anziani, nonché gratis per i ragazzi fino a 14 anni, con una variazione da 7 a 8,50 euro, sono disponibili su Go2, mentre il concerto finale del 18 dicembre in cattedrale è gratuito. In conferenza sono intervenuti anche Don Roberto Piemonte, sottolineando l’importanza del percorso musicale che sposa quello storico e
artistico attraverso le tre chiese salernitane, nonché quello religioso, che ci avvicina all’Avvento attraverso la Musica, e il Dr.Nicolino d’Alessandro, da sempre nel campo musicale con un forte appello alla partecipazione e divulgazione di questo Festival, ideato e creato da musicisti. Nuovi artisti emergenti nel salernitano Terminata la fase di produzione del progetto Social Recording Studio, l’ Associazione Di Promozione Sociale Musikattiva inizia la pubblicazione dei lavori degli artisti emergenti del territorio salernitano. Il Social Recording Studio, nato nel 2019, è un pionieristico progetto di produzione e formazione nell’ambito del mondo musicale, patrocinato dal settore Politiche Sociali del Comune di Salerno a titolarità dell’APS Musikattiva. L’iniziativa, attraverso la pratica dello studio di registrazione e con il supporto di esperti del settore ( musicisti, fonici, produttori e arrangiatori ), punta a formare giovani fra i 16 e i 35 anni del territorio Salernitano attraverso due laboratori: – Tecnologie Musicali: laboratori di pratica delle attrezzature e dei sofwere musicali, corsi di sound engineer basici ed avanzati. – Produzione Artisti Emergenti: produzione, arrangiamento, registrazioni, pubblicazioni e videoclip dei brani di artisti emergenti. Il percorso è totalmente gratuito per gli utenti ed è possibile iscriversi al servizio attraverso un bando pubblicato tra gennaio e Febbraio. Online un nuovo singolodi ROBERTA GUIDO: DARLIN’ Venerdì 22 Ottobre sarà online in tutte le piattaforme Digital Store il singolo della cantautrice Roberta Guido la giovanissima artista classe 2002 si presenta così :“ Foscolo diceva che l’unico modo per dare un senso alla
nostra esistenza è racchiuderla nella poesia, nell’arte, nella bellezza in modo tale da essere ricordati, ed è quello a cui aspiro. Sì, è ambizioso, lo so ,ma è il mio sogno. Canto da sempre. A 4 anni già cantavo per la mia famiglia, facevo la solista nelle recite e crescendo ho sempre avuto la voglia e l’abilità di creare piccoli spettacoli con canto e recitazione da mostrare ai miei parenti. La mia prima esperienza è stata come componente del coro della scuola elementare, poi sono arrivate le scuole medie, anni difficili ma ricchi di musica, ho partecipato a molti concorsi come pianista componente dell’orchestra della mia scuola ,raggiungendo anche il 2° posto 90/100 al Concorso Europeo di esecuzione musicale “Jacopo Napoli” 2016. Crescendo ho iniziato a scrivere canzoni dopo non essere riuscita ad entrare al Liceo Musicale, nonostante tutto ho partecipato al mio primo concorso canoro: “Festival Del Mare” 1 edizione, nella quale sono arrivata 3° classificata all’età di 15 anni, ho partecipato molte volte, con i miei inediti al concorso indetto dal liceo che ho frequentato, Liceo Alfano 1,I Talenti di Alphanus, arrivando prima in finale e poi al terzo posto.(2018/2019). Nel 2018 ho partecipato con il mio inedito “Wakin’up” al Concorso Internazionale di Esecuzione Musicale città di Airola, nel quale ho raggiunto il 2 posto 92/100. Un’altra bella ed importante esperienza è stata quando ho partecipato ai casting di X-Factor a Roma(Aprile 2019) e quando ho partecipato con il mio inedito “L’archè” al Concorso Nazionale “Apulia Voice” a Castellaneta Marina(TA),dove la giuria era composta da Fausto Donati,Rory Di Benedetto e Maria Grazia Fontana. Anche qui, sono arrivata, felicemente, tra i primi 5 nella categoria inediti.(Luglio 2019) Il 27 Ottobre 2019 ho finalmente vinto il Primo Premio del Concorso Canoro “Destinazione Sanremo”, categoria inediti, con “L’arché” e nell’ Agosto 2020 ho raggiunto ,con il medesimo brano, il 2 posto alla prima edizione del concorso per cantautori “Palco D’Autore”,svoltasi all’Arena Del Mare di Salerno. Tra il 2020 e il 2021 ho partecipato ad alcuni casting televisivi ed infine ad inizio 2021 ho partecipato al progetto “Social Recording Studio”
dell’APS Musikattiva di Salerno , grazie al quale il mio inedito “Darlin'” (scritto e composto nel 2018 a Londra) è stato realizzato e pubblicato alla fine dell’Ottobre 2021. Questo è solo l’inizio e mi auguro con tutto il cuore che sosterrete questa piccola cantautrice di 19 anni con un sogno, ambizioso, sì, ma bellissimo!. IL VIDEO CLIP La fase finale della produzione del progetto Social Recording Studio si conclude con le riprese di un video clip, girato da Federico Fasulo , e sarà Online Venerdì 22 Ottobre dalle ore 14.00 sulla piattaforma Web YOUTUBE. PROSSIME PUBBLICAZIONI Altri ragazzi sono in fase di pubblicazione nel progetto S.R.S. 2021, MUSIKATTIVA SOCIAL RECORDS ,l’etichetta di produzione musicale con fini sociali nata nel 2019 con sede in Viale G. Verdi 2 “Centro Polifunzionale Arbostella” ne anticipa qualcuno: Laura Fortino, Carmelo D’amato e Daniela Carignani giovani talenti di un territorio che troppo spesso dimentica gli artisti emergenti; il fine del progetto è far si che questa esperienza possa essere un trampolino di lancio nel mondo della musica per i giovani coinvolti. Cosimo Prinzo, maestro di musica. E di buona vita di Matteo Gallo Era il diciannove ottobre del 1995. Il maestro Cosimo Prinzo, oboista docente e già vicedirettore del Conservatorio di Salerno, aveva quarantuno anni e una vita ‘nel mezzo del cammin’. Un attacco di cuore fulminante non gli diede altra possibilità di incedere nell’esistenza terrena. Si fermò lì, la sua opera su questo mondo. Improvvisamente e con dolore immenso di chi nutriva per lui un profondo amore: la sua
famiglia, i suoi amici, i suoi allievi. Mai, però, ne terminò il ricordo. Una fiaccola sempre accesa che nessuna lacrima, versata in quel tempo e da quel tempo in poi quando la memoria mostrava il suo volto più tenero, ha potuto spegnere. “Di mio marito mi manca tutto” sottolinea Elisa Pelizzari, moglie e madre dei suoi due figli, Antonio e Angelo, emtrambi strumentisti (violista il primo, violoncellista il secondo) e insegnanti di musica. “In modo particolare mi manca il suo amore verso la famiglia e gli amici. Il suo profondersi per gli altri, soprattutto i più fragili, al di fuori del suo contesto famigliare e delle sue conoscenze. Il fine era sempre il miglioramento di tutte le attività che coinvolgessero l’operosità didattica, i giovani, la loro formazione e il loro futuro”. Signora Pelizzari, lei è stata responsabile amministrativo del Conservatorio di Salerno. Il rapporto con suo marito è stato segnato, fin dal principio, dal reciproco amore per la musica. “La musica ci ha dato l’opportunità di vivere intensamente la nostra unione. Di amare sempre di più l’arte con tutte le sue espressioni. Non solo quella musicale. Di arricchire le nostre conoscenze grazie all’incontro con molte persone di spessore artistico, culturale ed umano. Il ricordo più bello della vostra vita insieme? “La nascita dei nostri due figli: Antonio e Angelo. Sul piano professionale, il giorno in cui il Conservatorio ha ricevuto gli studenti del Conservatorio di Poznan in Polonia, nell’ambito dello scambio culturale che mio marito, fortissimamente volle, insieme al direttore di all’ora, lo stimabilissimo maestro Argenzio Jorio e il maestro, padre Lupo Ciaglia. Gli studenti furono anche ricevuti da Karol Wojtyla a Roma dopo aver fatto visita al Cimitero Militare Polacco di Cassino”. La ferita, invece, mai rimarginata? “La sua prematura e fulminea scomparsa sul piano terreno. I miei figli, uno appena maggiorenne e l’altro diciassettenne furono privati della loro affezionatissima e importante figura paterna. Ma c’è anche un’altra ferita. Diversa ma a suo modo dolorosa. Riguarda i tentativi, falliti, di screditare la figura di mio marito alla fine degli anni Ottanta e all’inizio degli anni Novanta. Cosimo non volle
sostenere lo spostamento dell’istituzione educativa musicale nel centro storico in un rinomato palazzo in disuso e da ristrutturare. Secondo il suo parere, così come quello di altri colleghi e dell’allora direttore artistico Argenzio Jorio, era inadeguato. Appagata, sarà l’anima di mio marito, che il Conservatorio sia rimasto nella sede del fu Umberto I”. Quasi quindici anni in orfanotrofio: suo marito non ha certamente avuto una infanzia facile. “Cosimo è entrato orfanotrofio nel 1960 circa, ne è uscito nel 1973. Aveva sei anni. In quegli anni poteva far visita alla madre a Natale, a Pasqua e durante i due mesi delle vacanze estive, ossia luglio e agosto. I segni di quegli anni difficili sono certa che Cosimo li ha conservati nel suo cuore che da adulto poi non ha retto. Così come l’abbandono paterno che subì alla nascita. E’ stato sicuramente un tempo difficile per lui. Parliamo di un bambino che lascia la sua mamma, la sua piccola casa e il suo paesino. Siamo nel 1960 circa, per iniziare il suo ciclo scolastico in primaria, in una nuova città che non conosce e vedrà poco, perché la maggior parte del tempo la trascorrerà nell’Orfanotrofio Umberto I, con circa mille tra bambini e ragazzi seguiti da istitutori e dal presidente Luigi Menna. Questi fanciulli affrontavano il freddo con grande dignità, così come la mancanza dei propri affetti e tutto quello di cui un bambino dovrebbe essere nutrito a quell’età. Questo loro grande sacrificio era superato grazie all’amore che avevano per la musica, ed essa sapevano, avrebbe dato loro l’opportunità di avere un domani una vita propria più dignitosa e felice sia per loro che per le loro famiglie”. Così sarà per il maestro Prinzo. Merito del sudore sulla fronte e del cuore oltre gli ostacoli della vita. “La sua biografia può essere un esempio per le nuove generazioni che abbiano la capacità di cogliere il valore dell’impegno, del sacrificio, del giusto valore della competitività che non è il primeggiare ad ogni costo ma tentare di superare se stessi, condividere e trasmettere le proprie conoscenze. Cosimo non dimenticò mai chi fosse stato. Spesso portava doni ai ragazzi dell’Istituto e alcuni fine settimana ospitavamo qualche
ragazzo a casa. Prima di morire si prodigò per portare la sua musica in contesti di comunità per le tossicodipendenze. Furono esperienze per lui molto toccanti e dense di significat, cui seguirono riflessioni profonde, studi e ricerche esistenziali. Fu consapevole che faticosa è la felicità propria sapendo al mondo altri infelici”. Quale l’insegnamento più prezioso che suo marito (le) ha lasciato in eredità? “L’educazione musicale come strumento imprescindibile per un sano sviluppo dell’individuo nel suo spirito, nella sua anima e nel suo corpo. Avere interesse e cura per l’altro come guida sicura per la propria crescita e per un miglioramento della vita sociale”. Pino Marino e Carmelo Pipitone al “Cinquanta spirito italiano” Domani e sabato 2 grandi appuntamenti con la musica live al “Cin-quanta – Spirito Italiano”, in via Trento a Pagani. Con il supporto di BUH Concerti e BTL Prod e la mediapartnership di Booonzo.it, domani salirà sul palco del cocktail bar all’italiana il cantautore Pino Ma-rino, mentre sabato sarà il turno di Carmelo Pipitone, chitarrista e fon-datore dei “Marta sui Tubi”. Per il suo ventennale discografico, Pino Marino porterà in scena al “Cinquanta” il suo “Tilt”. Un album che vede collaborazione con prestigiosi ospiti: Tosca canta “Roma bella”, canzone per lei scritta in questa occasione; Ginevra Di Marco duetta con Pino in “Maddalena”; Vinicio Marchioni, l’attore conosciuto per l’interpretazione del “Freddo” in Romanzo Criminale – La Serie, a suo modo ricuce e interpreta tutti i Tilt apparsi in queste canzoni, nella traccia di
chiusura che porta il nome dell’album. Pino Marino è in attività professionale dalla metà degli anni ’90. È del 1996 la sua prima apparizione sanremese come autore in collaborazione con il compositore Maurizio Fabrizio, che in carriera aveva già scritto canzoni come “Almeno tu nell’universo” per Mia Martini, e l’editore Giancarlo Lucariello. Pino Marino, già co-fondatore dell’Associazione Apollo 11 e de L’Orchestra di Piazza Vittorio, è consi-derato fra i più attivi protagonisti della scena culturale romana e nazionale, che per anni ha avuto modo di studiare, sperimentare, accogliere ed esportare decine e de-cine di produzioni musicali e teatrali, partendo dallo Spazio per le Arti libere Angelo Mai di Roma, di cui è co-fondatore. Autore negli anni per vari colleghi fra i quali Niccolò Fabi e Nicki Nicolai & Stefano Di Battista Jazz Quartet, collabora in varie produzioni di spettacoli ed eventi culturali con Daniele Silvestri, Manuel Agnelli e tanti altri colleghi della scena nazionale. Già autore e regista di spettacoli musicali e teatrali come “E l’inizio arrivò in coda”, portato in scena con il già citato Daniele Silvestri nel 2012 in una lunga tournee na-zionale, oggi lavora in connubio con l’attore e regista Vinicio Marchioni. Dal loro so-dalizio nascono “Uno Zio Vanja”, ricontestualizzazione dell’opera di Cechov, in tour-nee dal 2017 al 2019, il film “Il terremoto di Vanja” e “I soliti Ignoti”, la prima realizzazione teatrale dell’omonimo film di Mario Monicelli in tournee 2020/2021. Sabato invece, grande attesa per Carmelo Pipitone, chitarrista e cofon-datore del gruppo Marta sui Tubi e membro delle band O.R.K. e Dunk. Musicista dalla creatività instancabile e dalla grande originalità compositiva, Pipitone ha fatto della potenza del suono e di un linguaggio ossimorico e viscerale i suoi marchi di fabbrica. Pipitone nasce a Marsala nel 1978. Proprio in Sicilia inizia a partecipare a diversi progetti musicali, uno su tutti i R.Y.M. Si sposta a Bologna e con Giovanni Gulino forma i Marta Sui Tubi, progetto che lo vedrà impegnato per 15 anni, tra dischi e un’intensa attività live collezionando affollatissime date in Italia e all’estero. Con
i Marta sui Tubi ha pubblicato 6 album in studio e ha collezionato preziose collaborazioni con artisti del calibro di Dalla, Battiato, Ruggeri e tappe importanti come il Primo Maggio a Roma, Italia Wave prima dei Placebo, le apparizioni legata alla fiction “Romanzo Criminale” e partecipazioni alla trasmissione “Che Tempo Che Fa”. Nel 2009 Carmelo Pipitone riceve il Premio Insound come migliore chitarrista acu-stico. Partecipano al Festival di Sanremo 2013 nella categoria “Big” con due brani “Dispari” e “Vorrei”, duettando, nella serata dedicata ai brani storici, con Antonella Ruggiero. Nel 2014 contribuisce alla formazione della superband O.R.K. con Lorenzo Esposito Fornasari (Hypersomniac, Bersèk) voci e tastiere, Carmelo Pipitone alle chi-tarre, Colin Edwin (Porcupine Tree) al basso e Pat Mastelotto (King Crimson) alla batteria. Band tutt’ora attiva. E cento trappole prima di cedere farò giocar di Olga Chieffi Tutti noi abbiamo qualche volta provato a canticchiare la cavatina di Rosina, protagonista del Barbiere rossiniano, la povera vittima degli usi e delle consuetudini, ma non così vittima, perché la docilità è femmina, quindi già preparata dalla nascita a graffiare gli avversari. Rosina è il personaggio cui è stato affidato il penultimo appuntamento de’ “I mercoledì della lirica” promossi dal Conservatorio “G.Martucci” di Salerno, ospiti della Chiesa di Santa Maria de’ Lama. Alle ore 20, riflettori puntati su Camilla Farias che dedicherà “Una voce poco fa” ad un pubblico che ama da sempre questo personaggio, con un consenso che non accenna a
diminuire, perché ha trovato qui il Rossini migliore, affidato ad un soggetto ineguagliabile. Ritorna la Valeria Feola camerista con il Mozart di “An Chloe”, K. 524, su testo di J.G. Jacobi, una lirica d’amore nella forma di piccolo rondò, mosso e sbarazzino, leggiadramente all’italiana. Adriana Caprio vestirà i panni di Adina dell’Elisir d’amore di Gaetano Donizetti per “Benedette queste carte” con quelle ombreggiature minori che non mancano nella cavatina in Mi maggiore “Della crudele Isotta”, dove tutto e ̀ parodia, in primo luogo la scelta di uno scanzonato ritmo di valzer. Ed ecco Christian d’Aquino per “Je crois entendre encore” da Les Pecheurs des perles un’opera dove il genio di Georges Bizet emerge nella cura dei particolari e nella messa a punto della tinta esotica che attraversa l’intero lavoro. La romanza di Nadir è una raffinatissima barcarola in 6/8 condotta nel segno della più estenuante malinconia e del desiderio erotico, che offre passaggio un esito drammaturgico-musicale indimenticabile proprio nel si acuto in pianissimo del tenore. Dopo aver rifiutato una Maria Antonietta propostagli da Illica, e una Carlotta Corday da Targioni-Tozzetti e Menasci, Mascagni aveva però continuato a pensare a un’opera ambientata nel clima della Rivoluzione Francese, ma non gradiva la presenza di nessun grande personaggio storico. Ed ecco la perla della serata che offrirà Giulia Moscato interpretando la Mariella de’ “Il Piccolo Marat”. Due le arie che regalerà il soprano, “Ah! Maledetto!” e “La mamma ritrovò”. Mascagni stesso, il quale con quest’opera datata 1921, chiude il suo percorso operistico, spiega le novità del suo lavoro: “Il Piccolo Marat è forte, ha muscoli d’acciaio. La sua forza è nella sua voce: non parla, non canta; urla! urla! urla! Ho scritto l’opera coi pugni tesi, come l’anima mia! Non si cerchi melodia, non si cerchi cultura: nel Marat non c’è che sangue! È l’inno della mia coscienza”. Un passo indietro con l’aria di Donna Elvira, dal secondo atto del Don Giovanni di Mozart, che sarà eseguita da Sara Zito. Donna Elvira è un personaggio più moderno, o almeno del carattere delineato con una vivacità tale da renderlo il più vicino ai personaggi del
melodramma romantico che inizierà pochi decenni più tardi. Personaggio sempre attivo e mutevole a seconda delle circostanze, maggiormente reattivo in risposta ad ogni evento della vicenda, in quest’ aria “In quali eccessi … Mi tradì quell’alma ingrata”, si compongono le due componenti caratteriali che l’hanno fin qui dominata, amore e vendetta, si sublimano nell’espressione della più nobile pietà, o meglio compassione. Ritorniamo alla grande liederestica con Sommerabend di Johannes Brahms, il primo dei Sechs Lieder dell’op. 85, scritti tra il 1877 e il 1879, in cui l’autore è ispirato dal melos popolare di altri paesi, per far ritorno sempre, salvo che per la ritmica, ai suoi personalissimi modi d’espressione. Ritorna la Rosina di Camilla Farias per “Contro un cor che accende amore”, un rondò dall’elaborata e piacevole coloratura. Il conte d’Almaviva, sempre fingendo di essere il nuovo insegnante di musica di Rosina, inizia la sua lezione di canto con lei; si trovano nella sala di musica, e il dottor Bartolo è li presente e li sorveglia. Rosina sceglie di cantare l’aria de’ “L’inutile precauzione”, il brano adatto ad esprimere i sentimenti dei due giovani innamorati attesta che il vero amore avrà sempre la meglio sulla tirannica sorveglianza. Daniel Romero de la Rocha sarà il Duca di Mantova per la sua entrata del secondo atto, “Ella mi fu rapita”, dove dovrà mantenere purezza di linea tale da apportare una nuova profondità al ruolo, ovvero uno schiavo del sesso occasionale, che aspira ora, invece alla fedeltà. Lucie Monjanel darà voce alla Charlotte del Werther di Jules Massenet per “Werther! Qui m’aurait dit la place”, l’aria dal terzo atto, l’aria delle lettere: costei nell’opera ama consciamente Werther, ed è lacerata tra il desiderio di lui e i suoi doveri di sposa, che rivela in questa scena e aria di rara costruzione musicale. Ritorna Adina, con Adriana Caprio, per l’aria “Prendi, per me sei libero”, un’aria di baule di Maria Malibran nell’opera di Gaetano Donizetti. Le “arie di baule” o “di sostituzione” sono state, per molto tempo, una sorta di biglietto da visita dei virtuosi di canto dei secoli passati, composte ad hoc dai musicisti più in voga. Molto più
curioso il fatto che una grande interprete sia anche autrice della musica, lo testimonia un manoscritto originale conservato presso la Biblioteca Musicale Gaetano Donizetti. L’inizio del brano suona malinconico e patetico, ma il canto di Adina diventa sempre più civettuolo. Adina non vuol dichiararsi per prima per mantenere il punto e lo rivelano le colorature che riempiono la linea melodica, per ammaliare Nemorino. Finale rossiniano con Rosita Rendina che impersonerà Rosina e Maurizio Bove, il barbiere più famoso di Siviglia, sensale di matrimonio, alla ricerca di un biglietto già scritto, nel duetto “Dunque, io son”. Emma Dante: una Bohème onirica Successo di pubblico e critica per il capolavoro pucciniano che riapre palchi e platea il teatro San Carlo. Applausi anche per il nostro tenore Daniele Lettieri che ha indossato i panni di un colorato Parpignol, il giocattolaio di Rosanna Di Giuseppe Una Bohème “per aria” quella di Emma Dante andata in scena il 12 ottobre scorso al Teatro San Carlo di Napoli (abbiamo assistito alla replica del 14 ottobre), più vicina alla fantasia e ai sogni. I personaggi si muovono sui tetti anziché nella consueta soffitta, vicino al cielo, con ingressi costituiti da grandi finestre della mansarda che sanciscono il passaggio dal dentro al fuori dell’intimità, dall’interiorità alla sua esternazione, tra i murales dipinti dal pittore Marcello raffiguranti figure provocatorie di Toulouse Lautrec.
Una curiosità: la citazione della cometa di Banksy in una delle feritoie dei muri screpolati tra le terrazze, in qualche modo simbolo di pace da conferire al Natale di Bohème. Sui tetti di una sorta di condominio si affaccia attraverso altre finestre una varia umanità che fa da contorno al mondo poetico e misero dei bohémiens: suore che cuciono abiti da sposa, un trans che si trucca, una prostituta che se la intende con Marcello…, mentre il loro contraltare e doppio della scena è la coppia di ballerini, controfigure dei personaggi principali, che evoca nel corso dello spettacolo la visionarietà dell’amore. Quest’ultimo è una favola, un sogno vissuto con lo stesso spirito dei quadri di Chagall dove le spose volano mentre sono tenute per mano dal loro innamorato, citando la sua Promenade. È per questo che i movimenti di danza leggeri dei ballerini traducono e raddoppiano quintessenze ed emozioni dei momenti più lirici della musica e del canto pucciniano, come nel celebre duetto del primo atto, o come nel momento del commiato conclusivo prima che la morte tragica di Mimì, su un materasso anch’esso affiancato ai comignoli, giunga a concludere la favola. Veli trasparenti o neri si abbinano a queste danze, accompagnando la vicenda amorosa di Mimì e Rodolfo nelle eleganti coreografie di Sandro Maria Campagna. I costumi di Vanessa Sannino ora a guisa di “stracci” ora di tipologie ricercate e fantastiche, variopinti ma con toni antichi, sono bellissimi e contribuiscono fortemente all’atmosfera da fiaba dello spettacolo, richiamando per altri versi alla mente un’umanità sfaccettata alla Dickens. In armonia le scene di Carmine Maringola e l’appropriato e suggestivo uso delle luci di Cristian Zucaro. Il mondo esterno può essere una festa o un luogo freddo e incantato come quello del terzo atto che fa da sfondo alla decisione della separazione dei due. L’esplosione della festa è nella scena del Quartiere Latino, vero tripudio di colori e di musica preannunciato a sipario chiuso nell’intervallo tra primo e secondo quadro da figure giocose da circo che intrattengono il pubblico nell’ insolito entr’acte: un buffo scimmione, acrobati, pagliacci..che continuano i loro numeri
circensi ad apertura di sipario tra gli interventi del colorato Parpignol di Daniele Lettieri, accompagnato da un “precipitato” di giocattoli, e dell’ottimo coro di voci bianche diretto bravamente da Stefania Rinaldi. Su tutti discendono a mezz’aria abeti natalizi che addobbano allegramente la scena. Musicalmente l’orchestra sancarliana ha dato il meglio di sé sotto la raffinata direzione di Juraj Valčuha attenta alle sfumature impressioniste e ai coloriti timbrici della partitura, mentre voci di pregio hanno dato vita ai personaggi. In primis: la Mimì di Selene Zanetti ha affascinato per la sua voce estesa e morbidamente accogliente, degnamente affiancata dal tenore Stephen Costello nei panni di un Rodolfo sognatore, perfettamente incarnato dal lirismo di una voce che ha un che di interiore ed intimo. Vocalmente e scenicamente nel ruolo gli altri bohémiens:Andrzej Filończyk, un dsinvolto Marcello, Pietro Di Bianco (Shaunard), voce baritonale dai contorni rotondi, Alessandro Spina (Colline), abilmente lanciato nelle sue massime filosofiche. Di spicco la frizzante Musetta di Benedetta Torre, voce pulita ed espressivamente caratterizzata. A completare il cast: Matteo Peirone (Benoit/Alcindoro), Mario Thomas (Venditore ambulante), Sergio Valentino (Sergente dei doganieri), Giacomo Mercaldo (Doganiere). Una nota di merito va al Coro diretto da José Luis Basso, sia nella resa sonora che scenica. Applausi calorosi di gradimento da parte di un pubblico emozionato ed entusiasta anche per il suo rientro a teatro, per la prima volta al completo della capienza dopo le tristi chiusure della pandemia, per cui niente di più adatto poteva capitare di uno spettacolo così ricco di fantasia e quantomai conforme alla magia del teatro.
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