XII Stagione concertistica - OFC

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XII       Stagione              concertistica
OFC
Sabato 23 ottobre si concluderà il programma di Tempo, la XII
Stagione Concertistica della Orchestra Filarmonica Campana
fondata e diretta dal maestro Giulio Marazia. Un evento
speciale, come sempre nella sede del Teatro S. Alfonso di
Pagani, intitolato Tempo Decadente: il violino di Daniela
Cammarano, la direzione di Francesco Ivan Ciampa e un
programma dedicato a Pietro Mascagni (Guglielmo Ratcliff,
intermezzo atto III), Antonìn Dvořák (Romanza in fa minore per
violino e orchestra op. 11) e Piotr Ilych Tchaikovsky
(Sinfonia n. 5 in mi minore op. 64). I due protagonisti della
serata del 23 ottobre sono figure autorevoli e acclamate:
Daniela Cammarano è uno dei riferimenti del violino italiano
nel mondo, Francesco Ivan Ciampa è da tempo alla guida di
grandi produzioni italiane e internazionali. Il tema portante
della serata è il Decadentismo, la cui musica ha ereditato dal
Romanticismo l’ambizione di diventare l’arte per eccellenza,
somma e sintesi di tutte le altre forme artistiche.

Special session “Suoni                                     e
ritmi mediterranei”
Special Session con Suoni e ritmi mediterranei. E’ un concerto
live dai travolgenti ritmi del Mediterraneo e dell’Africa in
particolare quello proposto dalla superband made in Naples in
programma oggi alle ore 22,00 nelle sale del Pub Il Moro di
Cava de’ Tirreni (Sa). Ospiti della rassegna MoroInJazz sul
palcoscenico del locale del Borgo Scacciaventi Antonio
Onorato, musicista straordinariamente sensibile e con un animo
da poeta della chitarra, il percussionista blues Toni Esposito
, Ernesto Vitolo alle tastiere e organo, Gigi De Rienzo al
basso, tutti musicisti accomunati da moltissimi aspetti, ma
soprattutto dalla loro capacità di trasporre nella loro musica
quelle radici napoletane tanto bistrattate, ma innegabilmente
fonte di inimitabile ispirazione. Da sempre impegnato nella
fusione del linguaggio tipicamente afro-americano con quello
della tradizione melodica partenopea, sperimentando nuove
forme musicali e nuovi suoni, Antonio Onorato, musicista
eclettico, compositore fertile ed innovativo, entrato di
diritto nella storia della chitarra italiana, l’unico
musicista al mondo a utilizzare la breath guitar o chitarra a
fiato, uno strumento rivoluzionario e futuristico sarà
affiancato da straordinari musicisti partenopei dando corpo ad
una serata dove si mescoleranno le sonorità di molti Paesi del
mondo con ritmi tribali e melodie tipiche della musica
partenopea. Il concerto, di oggi, con inizio alle ore 22.00,
si terrà nel pieno rispetto della normativa anti Covid-19 con
prenotazione obbligatoria per gli spettatori. Nella sala
concerti e nelle sale interne, si accede solo ed
esclusivamente su Prenotazione con Green Pass o con un Test
molecolare o rapido con risultato negativo Sala concerti
completamente rinnovata #CovidFree con posti a sedere
preassegnati e distanziati. La rassegna musicale jazz, che si
avvale della direzione artistica di Gaetano Lambiase, prosegue
venerdì 29 ottobre con il concerto del trio capitanato da
Benito Gonzales, il pianista venezuelano che ha condiviso il
palco nella sua carriera con grandi nomi della scena jazz
americana del calibro di Kenny Garrett (con cui è stato
nominato al Grammy Awards per l’album “Seeds From the
Underground”), Roy Hargrove e Antonio Sanchez.
Giuseppe Gibboni tra i sei
finalisti del Premio Paganini
Si sono appena concluse al Teatro Carlo Felice le prove
semifinali che hanno impegnato 15 violinisti tra i 16 e i 30
anni nell’esecuzione di musiche di Brahms e Paganini, oltre a
un brano contemporaneo appositamente commissionato a Carlo
Boccadoro e a un lavoro virtuosistico a scelta del
concorrente, tra vari autori dell’800 e del primo ’900. Louisa
Staples, Olga Artyugina, Ava Bahari, Lara Boschkor, Nurie
Chung, Giuseppe Gibboni: sono loro i sei violinisti che
approdano alle finali della 56esima edizione del Premio
Paganini, il prestigioso concorso internazionale che
quest’anno – come già nel 2018 – si svolge con la direzione
artistica di Giuseppe Acquaviva. Sono quattro le donne in
finale, per la prima volta nella storia del Premio, mentre tra
i due uomini abbiamo un italiano, il salernitano Giuseppe
Gibboni, e il concorrente più giovane dell’edizione: Nurie
Chung, classe 2005. Le prove finali si svolgeranno al Teatro
Carlo Felice, sabato e domenica a partire dalle 15. I
finalisti si disputeranno il Premio Paganini esibendosi
insieme all’Orchestra del Carlo Felice, diretta da Sergej
Krylov che è anche presidente della giuria; oltre
all’obbligatorio Concerto n.1 M.S.21 di Paganini, i violinisti
in gara eseguiranno un altro Concerto a scelta fra quelli di
Beethoven, Brahms, Sibelius e Čajkovskij.

Salerno, il maestro Prinzo e
quel ‘seme’ della memoria
di Alessandro Mazzetti*

L’esistenza dell’uomo nel suo lungo ed inesorabile incedere è
caratterizzata da una serie imprevedibile d’incontri. Solo
alcuni di questi hanno il pregio di incidere considerevolmente
nella crescita e nella formazione del fanciullo nel suo
divenire uomo. Uno di questi è stato indubbiamente quando da
imberbe studente liceale ebbi l’enorme piacere di conoscere il
maestro Cosimo Prinzo. Il ricordo mi riporta con spregiudicata
immediatezza a tempi così lontani di foscoliana memoria. Il
luogo dell’incontro non fu né un teatro né un salone di marmo
levigato durante una soirée di musica classica, bensì il
salone della sua abitazione. Un ambiente, quindi, casalingo,
familiare, rilassato. Io molto amico dei due suoi figlioli,
Antonio e Angelo, ero in attesa che il primogenito fosse
pronto per uscire con il nostro amico di sempre Christian
Autuori. In quella circostanza il babbo m’intrattenne in una
gradevolissima conversazione in quel bel salone dove era
possibile respirare un’area di musica e cultura. Ben presto la
gradevolissima chiacchierata affrontò l’importante tema del
ruolo della musica nella storia dell’uomo e dell’umanità. Il
maestro con tono amabile e afflato paterno mi fece notare come
la musica sin dalla genesi dell’umanità ha sempre accompagnato
l’uomo in tutto ciò che era ed è veramente importante.
Nascite, fidanzamenti, matrimoni sono culturalmente
accompagnati dalle note musicali e persino nell’ultimo saluto
la musica ha un ruolo importantissimo, poiché anche in questa
circostanza se accompagnato dal suono della musica
quest’ultimo viaggio certo “non può dirsi solitario”. A
distanza di circa trent’anni mi ricordo ancora con nitida
chiarezza ciò che mi disse: “Vedi, Alessandro, ci sono cose
nella vita come alcuni sentimenti, emozioni, ma anche semplici
aspirazioni che difficilmente le parole riescono a spiegare
nella loro interezza e complessità. La musica ci aiuta a
comprendere meglio quell’intimità che la lingua tradizionale
non riesce ad esternare”. Il discorso s’interruppe poiché
Antonio fu finalmente pronto, e così, raggiunto Christian,
scendemmo. È innegabile che quelle parole hanno avuto un peso
enorme nella mia formazione di uomo, di padre e di studioso.
Non è certo un caso che a trent’anni da quell’incontro nel mio
lavoro storico-geopolitico sull’Italia del primo dopoguerra
esordisco con Verdi e la sua meravigliosa Aida realizzata per
festeggiare degnamente l’apertura del Canale di Suez, ossia, a
tutt’oggi, una delle opere più maestose dell’ingegno umano.
Certo ci furono tanti altri incontri e tante altre
chiacchierate di assoluto interesse, ma quella mi colpì
profondamente, condizionandomi in modo determinante. Una
carica umana e una profondità di pensiero di certo rara che
facevano del maestro Prinzo non solo un professore di musica,
ma ancor più un vero e proprio mentore. Per cui spero con
tutto il cuore che sia accolta la proposta di don Antonio
Toriello e gli venga intitolata l’aula di oboe del Martucci,
poiché è un dovere cittadino, storico, morale, pedagogico non
perdere nelle pieghe del tempo il ricordo degli esempi
migliori. Secondo Tucidide per comprendere il presente e
proiettarsi verso il futuro è necessario conoscere la storia.
Ebbene sono fortemente convinto che non perdere quel
patrimonio morale e umano del maestro Prinzo non solo possa
essere indispensabile per formare musicisti migliori, ma anche
persone migliori.

*storico geopolitico

Su di un ponte di note con
Salerno Classica
Presentato ieri mattina il cartellone della I edizione di
Salerno Classica composta di otto concerti che si svolgeranno
nel periodo che va dal 23 ottobre al 18 dicembre 2021,
descrivendo un ideale percorso tra i grandi monumenti delle
due grandi rettorie di San Benedetto e San Giorgio per
concludersi in Cattedrale, grazie alla benevola disponibilità
della Curia Arcivescovile. Salerno Classica, ideata dalle
Associazioni Gestione Musica e PianoSolo, fa parte di un
progetto più vasto che ha visto l’associazione concorrere e
ottenere il finanziamento dal Fondo unico per lo Spettacolo
nella sezione Nuove Istanze 2021, con il progetto
“Celebrazione, Tradizione, Innovazione”, 15 concerti che
coinvolgono oltre il comune di Salerno, che ha sostenuto la
kermesse, anche le città di Benevento, Amalfi e Brienza. A
presentare l’eterogeneo cartellone, che include tra gli altri
appuntamenti, la XIII edizione del PianoSolo Festival e il
Festival Dicembre Sacro, il Presidente e il Direttore
Artistico dell’ Associazione Gestione Musica nelle persone di
Luigi Lamberti e Francesco D’Arcangelo e il Direttore
Artistico del PianoSolo Festival Paolo Francese. Un
cartellone, questo, che vive del confronto tra le strade
maestre del classicismo viennese e il contemporaneo, poiché vi
sarà una prima esecuzione assoluta, del confronto tra i
giovani strumentisti della Scarlatti e musicisti già affermati
a livello internazionale, tra la musica vocale e quella
strumentale, tra sacro e profano, tra tutti noi che ri-
debuttiamo, organizzatori, musicisti, e soprattutto pubblico,
che torna ad affollare le sale e a ritrovarsi, dopo due anni
di silenzio. Il concerto inaugurale di Salerno Classica è
stato affidato all’ Orchestra Young Scarlatti, fondata e
diretta da Gaetano Russo. Sabato 23 ottobre, alle ore 20.30
nella chiesa di San Benedetto a Salerno, la serata, dal titolo
“Divertissement”, verrà inaugurata dalle prime parti della
formazione con Quartetto per clarinetto e archi in mi bemolle,
una trascrizione della Sonata per violino e pianoforte K
380/374f di Wolfgang Amadeus Mozart e il Divertimento n. 1 per
quintetto di fiati in si bemolle maggiore di Franz Joseph
Haydn, per poi unirsi agli altri strumentisti ed eseguire
musica di D’Indy, Rossini, Brahms e Strauss jr. Si continua
sabato 30 ottobre, in San Giorgio, con le Sonate da Camera, in
cui si ri propone il tema del confronto con due maniere nuove
e rivoluzionarie di concepire la forma della “sonata”,
attraverso il dialogo familiare di Giuseppe Carotenuto e
Alessia Avagliano al violino, Francesco D’Arcangelo al cello e
Luigi Lamberti al contrabbasso, da una parte l’arte e
l’ingegno di Rossini con le sonate a quattro e un ensemble del
tutto originale con due violini, violoncello e contrabbasso e
Ravel con la famosa e affascinante sonata per violino e
violoncello, ricca di colori e linguaggi innovativi. Il mese
di novembre vedrà i tre appuntamenti della XIII edizione del
PianoSolo Festival, ideato e diretto da Paolo Francese,
svolgersi tutti nella chiesa di San Benedetto. S’inizierà il 6
novembre con la serata “Incontri di stili” che saluterà il
confronto del Johann Sebastian Bach del Concerto per
pianoforte e orchestra in Re minore, BVW 1052, che sarà
eseguito da Moira Michelini e dall’Ensemble lirico italiano e
del Ludwig van Beethoven del concerto n°4 per pianoforte e
orchestra op. 58, nella trascrizione di V. Lachner con Anna
D’Errico al pianoforte e il Quintetto dell’Ensemble Lirico
Italiano. Il 13 novembre la serata avrà quale titolo “Prime
assolute”, poiché verrà aperta proprio dalla prima mondiale di
“All’ombra del terebinto” per violino, viola, cello e
pianoforte, di Gianvincenzo Cresta. Il senso della musica di
Cresta sta nelle corrispondenze con i colori, nella sinestesia
dell’esperienza sonora con quella visiva: dobbiamo apprestarci
a un ascolto colorato. A seguire, Paolo Francese si cimenterà
col Concerto per pianoforte e orchestra n. 3 op. 37 nella
trascrizione di V. Lachner, sostenuto dal Quintetto
dell’Ensemble Lirico Italiano. Sabato, 20 novembre gran finale
del PianoSolo Festival, con l’eterno confronto tra Mozart e
Beethoven, ne’ “L’una e l’altra Vienna”. Inizio con il
Concerto in la maggiore KV 414, in tre tempi dei quali, per
ognuno di essi Mozart scrisse la cadenza, improntata ad uno
stile di misurato virtuosismo, nell’esecuzione di Yuri
Bogdanov al pianoforte e il Quintetto dell’ Ensemble Lirico
Italiano e quel “Meraviglioso quadro sonoro… originale,
frappant, anche se spesso percorso da tratti bizzarri e
barocchi che solo la profonda, eccentrica personalità del
geniale Beethoven poteva produrre”, che è il Concerto per
pianoforte e orchestra n. 5 op. 73, “Imperatore”,
nell’esecuzione di Maria Letizia Michielon al pianoforte col
Quintetto dell’Ensemble Lirico Italiano. Il mese di dicembre
sarà dedicato al “sacro”, con taglio del nastro sabato 4
dicembre, nella chiesa di San Giorgio, per il concerto
dedicato a Dante, in occasione delle celebrazioni dei
settecento anni dalla morte dell’ Alighieri, una serata
intitolata “Sonata Dantis”, un concerto-racconto che saluterà
protagonisti l’attore Alfonso Liguori il tenore Daniele
Zanfardino e il baritono Raffaele Pisani e lo stesso Ensemble
lirico Italiano, i quali spazieranno tra le grandi opere dei
compositori italiani che si sono confrontati con il “metter in
musica” i versi più rappresentativi di Dante Alighieri. Il
sabato successivo, l’11 sempre in San Giorgio sarà la serata
Vox, con il controtenore Maurizio Di Maio e l’Apulia Cello
Ensemble in un programma che spazierà da Albinoni ad Haendel,
passando per Vivaldi e Umberto Giordano, fino ad Ennio
Morricone. Salerno Classica si chiuderà in Cattedrale il 18
dicembre con l’Oratorio de Noel di Camille Saint-Saens per un
concerto natalizio di raro ascolto che è appunto l’ oratorio
pro nocte nativitatis Christi, destinato a un quintetto di
cantanti solisti, coro di quattro voci miste, orchestra
d’archi, arpa e organo. I tagliandi d’ingresso per i concerti,
che hanno costo ridotto per studenti e anziani, nonché gratis
per i ragazzi fino a 14 anni, con una variazione da 7 a 8,50
euro, sono disponibili su Go2, mentre il concerto finale del
18 dicembre in cattedrale è gratuito. In conferenza sono
intervenuti anche Don Roberto Piemonte, sottolineando
l’importanza del percorso musicale che sposa quello storico e
artistico attraverso le tre chiese salernitane, nonché quello
religioso, che ci avvicina all’Avvento attraverso la Musica, e
il Dr.Nicolino d’Alessandro, da sempre nel campo musicale con
un forte appello alla partecipazione e divulgazione di questo
Festival, ideato e creato da musicisti.

Nuovi artisti emergenti nel
salernitano
Terminata la fase di produzione del progetto Social Recording
Studio, l’ Associazione Di Promozione Sociale Musikattiva
inizia la pubblicazione dei lavori degli artisti emergenti del
territorio salernitano. Il Social Recording Studio, nato nel
2019, è un pionieristico progetto di produzione e formazione
nell’ambito del mondo musicale, patrocinato dal settore
Politiche Sociali del Comune di Salerno a titolarità dell’APS
Musikattiva. L’iniziativa, attraverso la pratica dello studio
di registrazione e con il supporto di esperti del settore (
musicisti, fonici, produttori e arrangiatori ), punta a
formare giovani fra i 16 e i 35 anni del territorio
Salernitano attraverso due laboratori: – Tecnologie Musicali:
laboratori di pratica delle attrezzature e dei sofwere
musicali, corsi di sound engineer basici ed avanzati. –
Produzione Artisti Emergenti: produzione, arrangiamento,
registrazioni, pubblicazioni e videoclip dei brani di artisti
emergenti. Il percorso è totalmente gratuito per gli utenti ed
è possibile iscriversi al servizio attraverso un bando
pubblicato tra gennaio e Febbraio. Online un nuovo singolodi
ROBERTA GUIDO: DARLIN’ Venerdì 22 Ottobre sarà online in tutte
le piattaforme Digital Store il singolo della cantautrice
Roberta Guido la giovanissima artista classe 2002 si presenta
così :“ Foscolo diceva che l’unico modo per dare un senso alla
nostra esistenza è racchiuderla nella poesia, nell’arte, nella
bellezza in modo tale da essere ricordati, ed è quello a cui
aspiro. Sì, è ambizioso, lo so ,ma è il mio sogno. Canto da
sempre. A 4 anni già cantavo per la mia famiglia, facevo la
solista nelle recite e crescendo ho sempre avuto la voglia e
l’abilità di creare piccoli spettacoli con canto e recitazione
da mostrare ai miei parenti. La mia prima esperienza è stata
come componente del coro della scuola elementare, poi sono
arrivate le scuole medie, anni difficili ma ricchi di musica,
ho partecipato a molti concorsi come pianista componente
dell’orchestra della mia scuola ,raggiungendo anche il 2°
posto 90/100 al Concorso Europeo di esecuzione musicale
“Jacopo Napoli” 2016. Crescendo ho iniziato a scrivere canzoni
dopo non essere riuscita ad entrare al Liceo Musicale,
nonostante tutto ho partecipato al mio primo concorso canoro:
“Festival Del Mare” 1 edizione, nella quale sono arrivata 3°
classificata all’età di 15 anni, ho partecipato molte volte,
con i miei inediti al concorso indetto dal liceo che ho
frequentato, Liceo Alfano 1,I Talenti di Alphanus, arrivando
prima in finale e poi al terzo posto.(2018/2019). Nel 2018 ho
partecipato con il mio inedito “Wakin’up” al Concorso
Internazionale di Esecuzione Musicale città di Airola, nel
quale ho raggiunto il 2 posto 92/100. Un’altra bella ed
importante esperienza è stata quando ho partecipato ai casting
di X-Factor a Roma(Aprile 2019) e quando ho partecipato con il
mio inedito “L’archè” al Concorso Nazionale “Apulia Voice” a
Castellaneta Marina(TA),dove la giuria era composta da Fausto
Donati,Rory Di Benedetto e Maria Grazia Fontana. Anche qui,
sono arrivata, felicemente, tra i primi 5 nella categoria
inediti.(Luglio 2019) Il 27 Ottobre 2019 ho finalmente vinto
il Primo Premio del Concorso Canoro “Destinazione Sanremo”,
categoria inediti, con “L’arché” e nell’ Agosto 2020 ho
raggiunto ,con il medesimo brano, il 2 posto alla prima
edizione del concorso per cantautori “Palco D’Autore”,svoltasi
all’Arena Del Mare di Salerno. Tra il 2020 e il 2021 ho
partecipato ad alcuni casting televisivi ed infine ad inizio
2021 ho partecipato al progetto “Social Recording Studio”
dell’APS Musikattiva di Salerno , grazie al quale il mio
inedito “Darlin'” (scritto e composto nel 2018 a Londra) è
stato realizzato e pubblicato alla fine dell’Ottobre 2021.
Questo è solo l’inizio e mi auguro con tutto il cuore che
sosterrete questa piccola cantautrice di 19 anni con un sogno,
ambizioso, sì, ma bellissimo!. IL VIDEO CLIP La fase finale
della produzione del progetto Social Recording Studio si
conclude con le riprese di un video clip, girato da Federico
Fasulo , e sarà Online Venerdì 22 Ottobre dalle ore 14.00
sulla piattaforma Web YOUTUBE. PROSSIME PUBBLICAZIONI Altri
ragazzi sono in fase di pubblicazione nel progetto S.R.S.
2021, MUSIKATTIVA SOCIAL RECORDS ,l’etichetta di produzione
musicale con fini sociali nata nel 2019 con sede in Viale G.
Verdi 2 “Centro Polifunzionale Arbostella” ne anticipa
qualcuno: Laura Fortino, Carmelo D’amato e Daniela Carignani
giovani talenti di un territorio che troppo spesso dimentica
gli artisti emergenti; il fine del progetto è far si che
questa esperienza possa essere un trampolino di lancio nel
mondo della musica per i giovani coinvolti.

Cosimo Prinzo, maestro                                   di
musica. E di buona vita
di Matteo Gallo

Era il diciannove ottobre del 1995. Il maestro Cosimo Prinzo,
oboista docente e già vicedirettore del Conservatorio di
Salerno, aveva quarantuno anni e una vita ‘nel mezzo del
cammin’. Un attacco di cuore fulminante non gli diede altra
possibilità di incedere nell’esistenza terrena. Si fermò lì,
la sua opera su questo mondo. Improvvisamente e con dolore
immenso di chi nutriva per lui un profondo amore: la sua
famiglia, i suoi amici, i suoi allievi. Mai, però, ne terminò
il ricordo. Una fiaccola sempre accesa che nessuna lacrima,
versata in quel tempo e da quel tempo in poi quando la memoria
mostrava il suo volto più tenero, ha potuto spegnere. “Di mio
marito mi manca tutto” sottolinea Elisa Pelizzari, moglie e
madre dei suoi due figli, Antonio e Angelo, emtrambi
strumentisti (violista il primo, violoncellista il secondo) e
insegnanti di musica. “In modo particolare mi manca il suo
amore verso la famiglia e gli amici. Il suo profondersi per
gli altri, soprattutto i più fragili, al di fuori del suo
contesto famigliare e delle sue conoscenze. Il fine era sempre
il miglioramento di tutte le attività che coinvolgessero
l’operosità didattica, i giovani, la loro formazione e il loro
futuro”. Signora Pelizzari, lei è stata responsabile
amministrativo del Conservatorio di Salerno. Il rapporto con
suo marito è stato segnato, fin dal principio, dal reciproco
amore per la musica. “La musica ci ha dato l’opportunità di
vivere intensamente la nostra unione. Di amare sempre di più
l’arte con tutte le sue espressioni. Non solo quella musicale.
Di arricchire le nostre conoscenze grazie all’incontro con
molte persone di spessore artistico, culturale ed umano. Il
ricordo più bello della vostra vita insieme? “La nascita dei
nostri due figli: Antonio e Angelo. Sul piano professionale,
il giorno in cui il Conservatorio ha ricevuto gli studenti del
Conservatorio di Poznan in Polonia, nell’ambito dello scambio
culturale che mio marito, fortissimamente volle, insieme al
direttore di all’ora, lo stimabilissimo maestro Argenzio Jorio
e il maestro, padre Lupo Ciaglia. Gli studenti furono anche
ricevuti da Karol Wojtyla a Roma dopo aver fatto visita al
Cimitero Militare Polacco di Cassino”. La ferita, invece, mai
rimarginata? “La sua prematura e fulminea scomparsa sul piano
terreno. I miei figli, uno appena maggiorenne e l’altro
diciassettenne furono privati della loro affezionatissima e
importante figura paterna. Ma c’è anche un’altra ferita.
Diversa ma a suo modo dolorosa. Riguarda i tentativi, falliti,
di screditare la figura di mio marito alla fine degli anni
Ottanta e all’inizio degli anni Novanta. Cosimo non volle
sostenere lo spostamento dell’istituzione educativa musicale
nel centro storico in un rinomato palazzo in disuso e da
ristrutturare. Secondo il suo parere, così come quello di
altri colleghi e dell’allora direttore artistico Argenzio
Jorio, era inadeguato. Appagata, sarà l’anima di mio marito,
che il Conservatorio sia rimasto nella sede del fu Umberto I”.
Quasi quindici anni in orfanotrofio: suo marito non ha
certamente avuto una infanzia facile. “Cosimo è entrato
orfanotrofio nel 1960 circa, ne è uscito nel 1973. Aveva sei
anni. In quegli anni poteva far visita alla madre a Natale, a
Pasqua e durante i due mesi delle vacanze estive, ossia luglio
e agosto. I segni di quegli anni difficili sono certa che
Cosimo li ha conservati nel suo cuore che da adulto poi non ha
retto. Così come l’abbandono paterno che subì alla nascita. E’
stato sicuramente un tempo difficile per lui. Parliamo di un
bambino che lascia la sua mamma, la sua piccola casa e il suo
paesino. Siamo nel 1960 circa, per iniziare il suo ciclo
scolastico in primaria, in una nuova città che non conosce e
vedrà poco, perché la maggior parte del tempo la trascorrerà
nell’Orfanotrofio Umberto I, con circa mille tra bambini e
ragazzi seguiti da istitutori e dal presidente Luigi Menna.
Questi fanciulli affrontavano il freddo con grande dignità,
così come la mancanza dei propri affetti e tutto quello di cui
un bambino dovrebbe essere nutrito a quell’età. Questo loro
grande sacrificio era superato grazie all’amore che avevano
per la musica, ed essa sapevano, avrebbe dato loro
l’opportunità di avere un domani una vita propria più
dignitosa e felice sia per loro che per le loro famiglie”.
Così sarà per il maestro Prinzo. Merito del sudore sulla
fronte e del cuore oltre gli ostacoli della vita. “La sua
biografia può essere un esempio per le nuove generazioni che
abbiano la capacità di cogliere il valore dell’impegno, del
sacrificio, del giusto valore della competitività che non è il
primeggiare ad ogni costo ma tentare di superare se stessi,
condividere e trasmettere le proprie conoscenze. Cosimo non
dimenticò mai chi fosse stato. Spesso portava doni ai ragazzi
dell’Istituto e alcuni fine settimana ospitavamo qualche
ragazzo a casa. Prima di morire si prodigò per portare la sua
musica in contesti di comunità per le tossicodipendenze.
Furono esperienze per lui molto toccanti e dense di
significat, cui seguirono riflessioni profonde, studi e
ricerche esistenziali. Fu consapevole che faticosa è la
felicità propria sapendo al mondo altri infelici”. Quale
l’insegnamento più prezioso che suo marito (le) ha lasciato in
eredità? “L’educazione musicale come strumento imprescindibile
per un sano sviluppo dell’individuo nel suo spirito, nella sua
anima e nel suo corpo. Avere interesse e cura per l’altro come
guida sicura per la propria crescita e per un miglioramento
della vita sociale”.

Pino   Marino   e    Carmelo
Pipitone    al    “Cinquanta
spirito italiano”
Domani e sabato 2 grandi appuntamenti con la musica live al
“Cin-quanta – Spirito Italiano”, in via Trento a Pagani. Con
il supporto di BUH Concerti e BTL Prod e la mediapartnership
di Booonzo.it, domani salirà sul palco del cocktail bar
all’italiana il cantautore Pino Ma-rino, mentre sabato sarà il
turno di Carmelo Pipitone, chitarrista e fon-datore dei “Marta
sui Tubi”. Per il suo ventennale discografico, Pino Marino
porterà in scena al “Cinquanta” il suo “Tilt”. Un album che
vede collaborazione con prestigiosi ospiti: Tosca canta “Roma
bella”, canzone per lei scritta in questa occasione; Ginevra
Di Marco duetta con Pino in “Maddalena”; Vinicio Marchioni,
l’attore conosciuto per l’interpretazione del “Freddo” in
Romanzo Criminale – La Serie, a suo modo ricuce e interpreta
tutti i Tilt apparsi in queste canzoni, nella traccia di
chiusura che porta il nome dell’album. Pino Marino è in
attività professionale dalla metà degli anni ’90. È del 1996
la sua prima apparizione sanremese come autore in
collaborazione con il compositore Maurizio Fabrizio, che in
carriera aveva già scritto canzoni come “Almeno tu
nell’universo” per Mia Martini, e l’editore Giancarlo
Lucariello. Pino Marino, già co-fondatore dell’Associazione
Apollo 11 e de L’Orchestra di Piazza Vittorio, è consi-derato
fra i più attivi protagonisti della scena culturale romana e
nazionale, che per anni ha avuto modo di studiare,
sperimentare, accogliere ed esportare decine e de-cine di
produzioni musicali e teatrali, partendo dallo Spazio per le
Arti libere Angelo Mai di Roma, di cui è co-fondatore. Autore
negli anni per vari colleghi fra i quali Niccolò Fabi e Nicki
Nicolai & Stefano Di Battista Jazz Quartet, collabora in varie
produzioni di spettacoli ed eventi culturali con Daniele
Silvestri, Manuel Agnelli e tanti altri colleghi della scena
nazionale. Già autore e regista di spettacoli musicali e
teatrali come “E l’inizio arrivò in coda”, portato in scena
con il già citato Daniele Silvestri nel 2012 in una lunga
tournee na-zionale, oggi lavora in connubio con l’attore e
regista Vinicio Marchioni. Dal loro so-dalizio nascono “Uno
Zio Vanja”, ricontestualizzazione dell’opera di Cechov, in
tour-nee dal 2017 al 2019, il film “Il terremoto di Vanja” e
“I soliti Ignoti”, la prima realizzazione teatrale
dell’omonimo film di Mario Monicelli in tournee 2020/2021.
Sabato invece, grande attesa per Carmelo Pipitone, chitarrista
e cofon-datore del gruppo Marta sui Tubi e membro delle band
O.R.K. e Dunk. Musicista dalla creatività instancabile e dalla
grande originalità compositiva, Pipitone ha fatto della
potenza del suono e di un linguaggio ossimorico e viscerale i
suoi marchi di fabbrica. Pipitone nasce a Marsala nel 1978.
Proprio in Sicilia inizia a partecipare a diversi progetti
musicali, uno su tutti i R.Y.M. Si sposta a Bologna e con
Giovanni Gulino forma i Marta Sui Tubi, progetto che lo vedrà
impegnato per 15 anni, tra dischi e un’intensa attività live
collezionando affollatissime date in Italia e all’estero. Con
i Marta sui Tubi ha pubblicato 6 album in studio e ha
collezionato preziose collaborazioni con artisti del calibro
di Dalla, Battiato, Ruggeri e tappe importanti come il Primo
Maggio a Roma, Italia Wave prima dei Placebo, le apparizioni
legata alla fiction “Romanzo Criminale” e partecipazioni alla
trasmissione “Che Tempo Che Fa”. Nel 2009 Carmelo Pipitone
riceve il Premio Insound come migliore chitarrista acu-stico.
Partecipano al Festival di Sanremo 2013 nella categoria “Big”
con due brani “Dispari” e “Vorrei”, duettando, nella serata
dedicata ai brani storici, con Antonella Ruggiero. Nel 2014
contribuisce alla formazione della superband O.R.K. con
Lorenzo Esposito Fornasari (Hypersomniac, Bersèk) voci e
tastiere, Carmelo Pipitone alle chi-tarre, Colin Edwin
(Porcupine Tree) al basso e Pat Mastelotto (King Crimson) alla
batteria. Band tutt’ora attiva.

E cento trappole prima                                   di
cedere farò giocar
di Olga Chieffi

Tutti noi abbiamo qualche volta provato a canticchiare la
cavatina di Rosina, protagonista del Barbiere rossiniano, la
povera vittima degli usi e delle consuetudini, ma non così
vittima, perché la docilità è femmina, quindi già preparata
dalla nascita a graffiare gli avversari. Rosina è il
personaggio cui è stato affidato il penultimo appuntamento de’
“I mercoledì della lirica” promossi dal Conservatorio
“G.Martucci” di Salerno, ospiti della Chiesa di Santa Maria
de’ Lama. Alle ore 20, riflettori puntati su Camilla Farias
che dedicherà “Una voce poco fa” ad un pubblico che ama da
sempre questo personaggio, con un consenso che non accenna a
diminuire, perché ha trovato qui il Rossini migliore, affidato
ad un soggetto ineguagliabile. Ritorna la Valeria Feola
camerista con il Mozart di “An Chloe”, K. 524, su testo di
J.G. Jacobi, una lirica d’amore nella forma di piccolo rondò,
mosso e sbarazzino, leggiadramente all’italiana. Adriana
Caprio vestirà i panni di Adina dell’Elisir d’amore di Gaetano
Donizetti per “Benedette queste carte” con quelle
ombreggiature minori che non mancano nella cavatina in Mi
maggiore “Della crudele Isotta”, dove tutto e   ̀ parodia, in
primo luogo la scelta di uno scanzonato ritmo di valzer. Ed
ecco Christian d’Aquino per “Je crois entendre encore” da Les
Pecheurs des perles un’opera dove il genio di Georges Bizet
emerge nella cura dei particolari e nella messa a punto della
tinta esotica che attraversa l’intero lavoro. La romanza di
Nadir è una raffinatissima barcarola in 6/8 condotta nel segno
della più estenuante malinconia e del desiderio erotico, che
offre   passaggio     un   esito   drammaturgico-musicale
indimenticabile proprio nel si acuto in pianissimo del tenore.
Dopo aver rifiutato una Maria Antonietta propostagli da
Illica, e una Carlotta Corday da Targioni-Tozzetti e Menasci,
Mascagni aveva però continuato a pensare a un’opera ambientata
nel clima della Rivoluzione Francese, ma non gradiva la
presenza di nessun grande personaggio storico. Ed ecco la
perla della serata che offrirà Giulia Moscato interpretando la
Mariella de’ “Il Piccolo Marat”. Due le arie che regalerà il
soprano, “Ah! Maledetto!” e “La mamma ritrovò”. Mascagni
stesso, il quale con quest’opera datata 1921, chiude il suo
percorso operistico, spiega le novità del suo lavoro: “Il
Piccolo Marat è forte, ha muscoli d’acciaio. La sua forza è
nella sua voce: non parla, non canta; urla! urla! urla! Ho
scritto l’opera coi pugni tesi, come l’anima mia! Non si
cerchi melodia, non si cerchi cultura: nel Marat non c’è che
sangue! È l’inno della mia coscienza”. Un passo indietro con
l’aria di Donna Elvira, dal secondo atto del Don Giovanni di
Mozart, che sarà eseguita da Sara Zito. Donna Elvira è un
personaggio più moderno, o almeno del carattere delineato con
una vivacità tale da renderlo il più vicino ai personaggi del
melodramma romantico che inizierà pochi decenni più tardi.
Personaggio sempre attivo e mutevole a seconda delle
circostanze, maggiormente reattivo in risposta ad ogni evento
della vicenda, in quest’ aria “In quali eccessi … Mi tradì
quell’alma ingrata”, si compongono le due componenti
caratteriali che l’hanno fin qui dominata, amore e vendetta,
si sublimano nell’espressione della più nobile pietà, o meglio
compassione. Ritorniamo alla grande liederestica con
Sommerabend di Johannes Brahms, il primo dei Sechs Lieder
dell’op. 85, scritti tra il 1877 e il 1879, in cui l’autore è
ispirato dal melos popolare di altri paesi, per far ritorno
sempre, salvo che per la ritmica, ai suoi personalissimi modi
d’espressione. Ritorna la Rosina di Camilla Farias per “Contro
un cor che accende amore”, un rondò dall’elaborata e piacevole
coloratura. Il conte d’Almaviva, sempre fingendo di essere il
nuovo insegnante di musica di Rosina, inizia la sua lezione di
canto con lei; si trovano nella sala di musica, e il dottor
Bartolo è li presente e li sorveglia. Rosina sceglie di
cantare l’aria de’ “L’inutile precauzione”, il brano adatto ad
esprimere i sentimenti dei due giovani innamorati attesta che
il vero amore avrà sempre la meglio sulla tirannica
sorveglianza. Daniel Romero de la Rocha sarà il Duca di
Mantova per la sua entrata del secondo atto, “Ella mi fu
rapita”, dove dovrà mantenere purezza di linea tale da
apportare una nuova profondità al ruolo, ovvero uno schiavo
del sesso occasionale, che aspira ora, invece alla fedeltà.
Lucie Monjanel darà voce alla Charlotte del Werther di Jules
Massenet per “Werther! Qui m’aurait dit la place”, l’aria dal
terzo atto, l’aria delle lettere: costei nell’opera ama
consciamente Werther, ed è lacerata tra il desiderio di lui e
i suoi doveri di sposa, che rivela in questa scena e aria di
rara costruzione musicale. Ritorna Adina, con Adriana Caprio,
per l’aria “Prendi, per me sei libero”, un’aria di baule di
Maria Malibran nell’opera di Gaetano Donizetti. Le “arie di
baule” o “di sostituzione” sono state, per molto tempo, una
sorta di biglietto da visita dei virtuosi di canto dei secoli
passati, composte ad hoc dai musicisti più in voga. Molto più
curioso il fatto che una grande interprete sia anche autrice
della musica, lo testimonia un manoscritto originale
conservato presso la Biblioteca Musicale Gaetano Donizetti.
L’inizio del brano suona malinconico e patetico, ma il canto
di Adina diventa sempre più civettuolo. Adina non vuol
dichiararsi per prima per mantenere il punto e lo rivelano le
colorature che riempiono la linea melodica, per ammaliare
Nemorino. Finale rossiniano con Rosita Rendina che impersonerà
Rosina e Maurizio Bove, il barbiere più famoso di Siviglia,
sensale di matrimonio, alla ricerca di un biglietto già
scritto, nel duetto “Dunque, io son”.

Emma   Dante:                      una          Bohème
onirica
Successo di pubblico e critica per il capolavoro pucciniano
che riapre palchi e platea il teatro San Carlo. Applausi anche
per il nostro tenore Daniele Lettieri che ha indossato i panni
di un colorato Parpignol, il giocattolaio

di Rosanna Di Giuseppe

Una Bohème “per aria” quella di Emma Dante andata in scena il
12 ottobre scorso al Teatro San Carlo di Napoli (abbiamo
assistito alla replica del 14 ottobre), più vicina alla
fantasia e ai sogni. I personaggi si muovono sui tetti anziché
nella consueta soffitta, vicino al cielo, con ingressi
costituiti da grandi finestre della mansarda che sanciscono il
passaggio dal dentro al fuori dell’intimità, dall’interiorità
alla sua esternazione, tra i murales dipinti dal pittore
Marcello raffiguranti figure provocatorie di Toulouse Lautrec.
Una curiosità: la citazione della cometa di Banksy in una
delle feritoie dei muri screpolati tra le terrazze, in qualche
modo simbolo di pace da conferire al Natale di Bohème. Sui
tetti di una sorta di condominio si affaccia attraverso altre
finestre una varia umanità che fa da contorno al mondo poetico
e misero dei bohémiens: suore che cuciono abiti da sposa, un
trans che si trucca, una prostituta che se la intende con
Marcello…, mentre il loro contraltare e doppio della scena è
la coppia di ballerini, controfigure dei personaggi
principali, che evoca nel corso dello spettacolo la
visionarietà dell’amore. Quest’ultimo è una favola, un sogno
vissuto con lo stesso spirito dei quadri di Chagall dove le
spose volano mentre sono tenute per mano dal loro innamorato,
citando la sua Promenade. È per questo che i movimenti di
danza leggeri dei ballerini traducono e raddoppiano
quintessenze ed emozioni dei momenti più lirici della musica e
del canto pucciniano, come nel celebre duetto del primo atto,
o come nel momento del commiato conclusivo prima che la morte
tragica di Mimì, su un materasso anch’esso affiancato ai
comignoli, giunga a concludere la favola. Veli trasparenti o
neri si abbinano a queste danze, accompagnando la vicenda
amorosa di Mimì e Rodolfo nelle eleganti coreografie di Sandro
Maria Campagna. I costumi di Vanessa Sannino ora a guisa di
“stracci” ora di tipologie ricercate e fantastiche, variopinti
ma con toni antichi, sono bellissimi e contribuiscono
fortemente all’atmosfera da fiaba dello spettacolo,
richiamando per altri versi alla mente un’umanità sfaccettata
alla Dickens. In armonia le scene di Carmine Maringola e
l’appropriato e suggestivo uso delle luci di Cristian Zucaro.
Il mondo esterno può essere una festa o un luogo freddo e
incantato come quello del terzo atto che fa da sfondo alla
decisione della separazione dei due. L’esplosione della festa
è nella scena del Quartiere Latino, vero tripudio di colori e
di musica preannunciato a sipario chiuso nell’intervallo tra
primo e secondo quadro da figure giocose da circo che
intrattengono il pubblico nell’ insolito entr’acte: un buffo
scimmione, acrobati, pagliacci..che continuano i loro numeri
circensi ad apertura di sipario tra gli interventi del
colorato Parpignol di Daniele Lettieri, accompagnato da un
“precipitato” di giocattoli, e dell’ottimo coro di voci
bianche diretto bravamente da Stefania Rinaldi. Su tutti
discendono a mezz’aria abeti natalizi che addobbano
allegramente la scena. Musicalmente l’orchestra sancarliana ha
dato il meglio di sé sotto la raffinata direzione di Juraj
Valčuha attenta alle sfumature impressioniste e ai coloriti
timbrici della partitura, mentre voci di pregio hanno dato
vita ai personaggi. In primis: la Mimì di Selene Zanetti ha
affascinato per la sua voce estesa e morbidamente accogliente,
degnamente affiancata dal tenore Stephen Costello nei panni di
un Rodolfo sognatore, perfettamente incarnato dal lirismo di
una voce che ha un che di interiore ed intimo. Vocalmente e
scenicamente nel ruolo gli altri bohémiens:Andrzej Filończyk,
un dsinvolto Marcello, Pietro Di Bianco (Shaunard), voce
baritonale dai contorni rotondi, Alessandro Spina (Colline),
abilmente lanciato nelle sue massime filosofiche. Di spicco la
frizzante Musetta di Benedetta Torre, voce pulita ed
espressivamente caratterizzata. A completare il cast: Matteo
Peirone (Benoit/Alcindoro), Mario Thomas (Venditore
ambulante), Sergio Valentino (Sergente dei doganieri), Giacomo
Mercaldo (Doganiere). Una nota di merito va al Coro diretto da
José Luis Basso, sia nella resa sonora che scenica. Applausi
calorosi di gradimento da parte di un pubblico emozionato ed
entusiasta anche per il suo rientro a teatro, per la prima
volta al completo della capienza dopo le tristi chiusure della
pandemia, per cui niente di più adatto poteva capitare di uno
spettacolo così ricco di fantasia e quantomai conforme alla
magia del teatro.
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