Il Richiamo della Foresta: recensione del film di Chris Sanders con Harrison Ford - Il Discorso
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
Il Richiamo della Foresta: recensione del film di Chris Sanders con Harrison Ford Buck è un cane di grossa taglia, molto forte e dal cuore generoso. Vive in una tranquilla cittadina e il suo padrone è il giudice Miller, per cui vive una vita tranquilla nell’assolata California, e le sue esuberanze sono sempre tollerate dagli umani che lo circondano. Tuttavia un losco figuro lo rapisce, sottraendolo alla sua spensierata esistenza, per venderlo come cane da slitta. Buck si ritrova catapultato in una realtà completamente diversa e ostile, dove conosce il lato oscuro dell’uomo, e viene ridotto all’obbedienza a bastonate. La dura “legge della zanna e del bastone”. Si ritrova a spingere la slitta, facente parte una muta di cani, nelle innevate montagne dello Yukon, in Canada, dove la corsa all’oro sta richiamando molta gente in cerca di fortuna. Riesce a imporsi come capo della muta, guadagnandosi il rispetto e la fiducia non solo degli altri cani, ma anche degli uomini per cui lavora, impegnati a trasportare la posta negli sperduti villaggi persi tra le vette ricoperte di neve. L’arrivo del telegrafo rende obsoleto l’uso delle lettere cartacee come mezzo di comunicazione, per cui la muta di cani alla quale appartiene Buck viene venduta a uno spregiudicato cercatore d’oro. Costui tratta gli animali in modo orribile, arrivando quasi a uccidere Buck. Questi viene salvato in extremis da un vecchio solitario, John Thornton (impersonato da un ottimo Harrison Ford), che lo porterà con sé in un viaggio che per Buck sarà una riscoperta delle sue radici e della sua anima.
Il Richiamo della Foresta: l’ennesimo adattamento del romanzo di Jack London Il film è liberamente tratto dall’omonimo capolavoro di Jack London, pubblicato nel lontano 1904, che ha conosciuto innumerevoli adattamenti per il grande e per il piccolo schermo. Il protagonista della storia è indubbiamente il cane Buck, mentre gli esseri umani sono in definitiva dei comprimari, anche quando vengono interpretati da un mito del cinema come Harrison Ford. La storia ruota intorno all’eterno dualismo tra natura e cultura, declinata in questo caso come opposizione tra la vita nelle selvagge foreste del Klondike, dura ma coerente con le aspirazioni interiori di Buck, e l’esistenza tranquilla e agiata, ma inconsistente e vacua, che il giudice Miller potrebbe garantirgli nella sua tranquilla magione. Il viaggio dall’assolata California alle tempeste di neve dello Jukon è una metafora di quello interiore del personaggio, che da goffo cane di compagnia diventa un rispettato e temuto capo di un branco di lupi, nel quale troverà anche la sua compagna. Le prove da superare sono molto dure: Buck non deve solo sopravvivere ai trattamenti spesso inumani a lui riservati dagli uomini, ma deve anche scoprire e affrontare le difficoltà della natura selvaggia, meravigliosa ma ostile, alla quale in realtà appartiene. A cominciare dal capo della muta, Spitz, che dovrà affrontare in uno scontro mortale. Nel libro Buck deve ucciderlo, mentre in questa versione è Spitz ad allontanarsi dal gruppo, dopo essere stato battuto. L’essere umano in questa storia ha una funzione ambivalente. Ci sono figure bonarie, come il giudice Miller, ci sono personaggi del tutto negativi, ma c’è anche John Thornton, la cui figura è per Buck una guida verso la scoperta di sé stesso. Difficile non immedesimarsi nel protagonista di questo racconto, che in definitiva è nato come romanzo di formazione.
Il Richiamo della Foresta: un uso intelligente ed equilibrato della computer grafica La CGI (Computer Generated Imagery) ha permesso di umanizzare i personaggi canini, a cominciare da Buck, quel tanto che basta per rendere molto più facile immedesimarsi nel protagonista della storia. Senza eccessi, però. Certo, viene spontaneo chiedersi se sia necessario usare animali creati al computer. In fondo in molte pellicole del passato erano stati utilizzati animali addestrati, con risultati non disprezzabili. Ma bisogna ammettere che in questo film i cani, specie nei primi piani, hanno espressioni quasi umane, che nessun animale potrebbe mai riprodurre, rendendoli molto più credibili come personaggi, specie per quanto riguarda Buck. Inoltre c’è un altro aspetto apprezzabile: utilizzare animali virtuali permette di realizzare scene molto impegnative senza ferire o metter a rischio creature viventi, aspetto di non poco conto quando si tratta di girare scene dove queste ultime soffrono, vengono ferite o maltrattate. Indubbiamente la computer grafica ha inoltre contribuito non poco a rendere quasi magiche le scene dove la natura è la vera protagonista, contribuendo a facilitare l’immersione dello spettatore nella storia narrata. Il Richiamo della Foresta: un buon film per famiglie Ci sono diversi motivi per pensare che questo film rapisca il pubblico per il quale è stato concepito, che sono i bambini e i loro genitori. Innanzitutto questa pellicola è sorretta da una storia che funziona, che è stata scritta più di cent’anni fa e che non per niente è diventata un classico della letteratura mondiale. Questo racconto di formazione veicola anche un forte messaggio di rispetto della natura e degli animali, che questa versione digitalizzata ha reso molto più umani, cosa che probabilmente
sarà molto gradita dai più piccoli. Il film è inoltre sorretto da un buon ritmo, è molto equilibrato e scorre piacevolmente sullo schermo. Non per niente è stato girato da un regista, Chris Sanders, che finora ha realizzato solo film di animazione. Apprezzabile anche l’interpretazione di Harrison Ford, che finalmente sembra avere accettato l’idea che il tempo passa per tutti, e non è possibile impersonare solo personaggi giovanili, dinamici e vincenti. Dopo avere fatto una comparsata nel mediocre Star Wars: l’Ascesa di Skywalker, nel quale interpretava per l’ennesima volta un improbabile e sempiterno Han Solo, in questa pellicola finalmente è un vecchio con la barba bianca incolta, con il volto attraversato da rughe profonde, che lasciano trasparire i suoi tormenti interiori. E lo fa in maniera convincente. Era ora. Insomma il Richiamo della Foresta è un buon film per famiglie, fatto con mestiere, che magari verrà apprezzato anche da qualche adulto che, ancora per una volta, vorrà rivivere una storia che già lo aveva fatto sognare tanti anni fa, quando era un bambino. Magie del cinema. Mosaic Young Talent premiati i vincitori del concorso promosso dall’associazione Naonis di Pordenone
Stefano Marroffino – autore di Frank Sinatra Sono Enzo Subiaz e Stefano Marroffino – autori rispettivamente dei ritratti di Al Pacino e di Frank Sinatra – i vincitori del primo premio ex equo Mosaic Young Talent 2020 promosso dall’associazione Naonis di Pordenone, impegnata nella valorizzazione dei giovani mosaicisti allievi della Scuola Mosaicisti del Friuli. Il premio speciale della giuria è andato invece a Sabrina Kudic per la sua Alicia Keys. La premiazione si è svolta al Museo di Storia Naturale di Pordenone durante l’inaugurazione della mostra Icons of art, progetto espositivo di associazione Naonis supportato dal Comune di Pordenone, realizzato in collaborazione con Scuola Mosaicisti del Friuli col contributo di Regione Friuli Venezia Giulia e Fondazione Friuli e col sostegno di Confartigianato e Bcc Pordenonese e Monsile.
Enzo Subiaz autore di Al Pacino La collezione di ritratti musivi, di cui fanno parte i lavori premiati, è dedicata agli artisti italoamericani e si compone di una decina di opere: 5 realizzati appunto nell’ambito della quinta edizione del concorso Mosaic Young Talent; 5 realizzati nell’ambito del Bando nazionale “Per Chi Crea”, indetto da SIAE e MiBACT. Secondo la giuria il lavoro di Enzo Subiaz “inquadra un’espressione intensa di Al Pacino e, nell’aderenza al tratto fisionomico dell’attore, ne interpreta liberamente l’indole fissandola in un atteggiamento ironico e irriverente, mostrando un’apprezzabile capacità di penetrazione psicologica dell’autore”. Il Frank Sinatra di Stefano Marroffino – dove coesistono materiali naturali e frammenti di vinile, mastici e carta, ceramica e juta – è stato invece apprezzato perché “sembra suggerire un dialogo virtuale con il fruitore, aggettando da un fondo che con la sua minima consistenza affidata per lo più alla carta si pone in un dialettico equilibrio con la matericità variegata della figura”. In merito all’Alicia Keys di Sabrina Kurdic la giuria ha sottolineato la sapienza costruttiva in una combinazione di materiali molto diversi: da quelli tradizionali (smalti veneziani, marmi) agli inserimenti (il foulard, frammenti d’oro, cerniere) capaci di sperimentare il nuovo senza rinunciare al tradizionale”. Diplomato in letteratura, Enzo
Subiaz è laureato in affresco e mosaico alla Oliviers de Serres a Parigi. Stefano Marrofino, prima di approdare alla Scuola Mosaicisti del Friuli ha studiato al Liceo artistico Enrico e Umberto Nordio di Trieste, dove ha sviluppato le basi della arti figurative. Sabrina Kurdic, dopo aver intrapreso studi economici e di ragioneria, ha scoperto la propria vocazione artistica, trovando la sua forma espressiva ideale nel mosaico. Alla premiazione hanno presenziato l’assessore alla cultura Pietro Tropeano, il direttore e il presidente della Scuola Mosaicisti del Friuli (Gian Piero Brovedani e Stefano Lovison) e il direttore artistico Guglielmo Zanette, che ha voluto sottolineare l’importanza di valorizzare il talento dei giovani. “Porteremo le loro opere in America – ha promesso – dando delle borse di studio ai più meritevoli”. Geumhyung Jeong Upgrade in Progress 29 feb-2giu. FMAV – Palazzina dei Giardini, Modena L’esposizione presenta una nuova installazione site-specific commissionata da Fondazione Modena Arti Visive, incentrata sul progetto più recente di Geumhyung Jeong. L’artista si è distinta a livello internazionale nell’ambito delle arti performative per le sue coreografie allo stesso tempo divertenti e inquietanti in cui si esibisce con apparecchi elettronici con sembianze umanoidi. Combinando diversi mezzi
espressivi – danza, teatro, film e scultura – l’artista realizza le sue opere con una varietà di dispositivi protesici, strumenti hardware meccanici e tecnologici, cosmetici, manichini medici, inserendo performance dal vivo che “dimostrano” come i suoi oggetti poss ano essere utilizzati. Quando li presenta in contesti dedicati alle arti visive, l’artista dispone gli oggetti secondo strane sequenze e li ordina su piedistalli all’interno di ambienti molto illuminati, imitando gli archivi scientifici e le collezioni museali. Nata nel 1980 a Seoul, dove vive e lavora, Jeong ha studiato recitazione alla Hoseo University di Asan (Corea del Sud), danza e performance alla Korean National University of Arts e cinema di animazione alla Korean Academy of Film Arts (entrambe a Seoul). Fin dall’inizio della sua carriera, l’artista ha dedicato il suo lavoro allo studio del rapporto tra il corpo umano e gli oggetti quotidiani inanimati attraverso delle produzioni che combinano linguaggi e tecniche provenienti dagli ambiti della danza contemporanea, del teatro di figura e delle arti visive. La sua pratica performativa prevede movimenti ordinari e riduce al minimo indispensabile i codici specifici e le convenzioni dell’arte e del teatro. Durante l’interazione fisica tra il suo corpo e gli oggetti, è sempre più ambiguo chi controlla chi. Ciò che invece diventa evidente è l’indagine compiuta dall’artista sull’inesorabile legame tra il nostro corpo e la tecno-sfera contemporanea, ovvero il modello dominante attraverso cui facciamo esperienza della nostra quotidianità. Mettendo in discussione la falsa convinzione secondo cui saremmo in grado di controllare la realtà, le opere di Jeong analizzano il modo in cui si
manifestano le inafferrabili e mutevoli sfumature dello sviluppo tecnologico, che modellano la nostra percezione, condizionano le nostre scelte e ci fanno fare esperienza del tempo e dello spazio. Upgrade in Progress è l’ulteriore sviluppo di Homemade RC Toy, una serie di sculture meccaniche a controllo remoto realizzate dall’artista nel 2019 per la sua personale alla Kunsthalle Basel, e di Small Upgrade, presentato lo stesso anno alla 5° Ural Industrial Biennial of Contemporary Art (Russia). Per via della loro realizzazione fai-da-te con componenti acquistati online, e avendo Jeong imparato da autodidatta codici meccanici e di programmazione, i suoi “robot” risultano estremamente amatoriali e i movimenti ad essi infusi alchemicamente dall’artista appaiono imprevedibili e sgraziati. Come suggerisce il titolo della mostra, questo nuovo gruppo di opere è il prosieguo di una narrativa allegorica intrapresa lo scorso anno. I robot meccanici a controllo remoto sono costruiti con caratteristiche visive e strutturali simili a quelle dei “modelli” precedenti, ma possiedono una maggiore varietà di movimenti grazie a una progettazione che, oltre ad aumentarne la flessibilità, controlla anche lo strano aspetto di alcune parti del loro corpo. Le sculture sono collocate su una serie di piani di lavoro modulariche trasformano le sale della Palazzina dei Giardini in un unico palcoscenico e al tempo stesso in un’officina che l’artista utilizzerà concretamente nel corso della mostra. Grazie a questa specifica ambientazione spaziale, l’opera non è solo una statica rappresentazione del luogo in cui Jeong svolge test ed esperimenti sui propri “giocattoli”, ma si trasferisce,
tramite l’azione dell’artista, in una serie di video che agiscono come tutorial, appositamente prodotti e disposti lungo il percorso espositivo. Come sottolinea la curatrice Diana Baldon, “trasformando questa scenografia ipertecnologica con il solo potere dell’immaginazione creativa, la mostra di Jeong rivela ciò che sta oltre la profonda materialità del corpo tecnologico: una gabbia che ha bisogno di riappropriarsi sia del corpo mortale che del suo controllo, di cui però solo la mente dell’artista ha la chiave”. Domenica 1 e 29 marzo alle ore 17, l’artista metterà in scena un live demonstration tour pensatoappositamente per Upgrade in Progress, in cui interagirà con gli oggetti che compongono l’installazione alla Palazzina dei Giardini. In parallelo alla mostra modenese, il focus su Geumhyung Jeong si estende su Bologna attraverso la collaborazione con Live Arts Week IX (26 marzo > 4 aprile 2020), evento dedicato alle live arts a cura di Xing, che presenta per la prima volta in Italia la performance Rehab Training (26 e 27 marzo ore 19presso la galleria P420). Un’occasione per ampliare lo sguardo su un’artista che interroga la relazione tra il proprio corpo e le tecnologie con delicata ossessione e forte sensualità. Nel caso di questa performance, si tratta di apparecchiature sanitarie utilizzate nella formazione degli infermieri con cui l’artista accompagna (o manipola?) un manichino per l’intero ciclo. La riabilitazione è un viaggio in una relazione intima e perturbante in cui sfuma il confine tra soggetto e oggetto (info e prenotazioni: www.liveartsweek.it). Geumhyung Jeong (Seoul, 1980) è artista e coreografa. Le sue ultime mostre personali in istituzioni di arte contemporanea internazionali comprendono: Homemade RC Toy, Kunsthalle Basel,
Basilea (2019); Private Collection: Unperformed Objects, Delfina Foundation, Londra (2017); Tate Live: Geumhyung Jeong, Tate Modern Tanks, London (2017); Private Collection, Atelier Hermès, Seoul (2016). Ha anche preso parte a numerose mostre collettive tra cui: Immortality, la 5° Ural Industrial Biennial of Contemporary Art, Ekaterinburg (2019); la 9° Asia Pacific Triennial, Brisbane (2018); ANTI, Athens Biennale, Atene (2018); The Public Body 02, Artspace, Sydney (2017); The Promise of Total Automation, Kunsthalle Wien, Vienna (2016); Surround Audience: New Museum Triennial 2015, New Museum, New York (2015); The Beast and the Sovereign, MACBA Museu d’Art Contemporani de Barcelona, Barcellona (2015); East Asia Feminism: FANTasia, Seoul Museum of Art, Seoul (2015); Gesture, Württembergischer Kunstverein, Stoccarda (2014); Burning Down the House, 10° Gwangju Biennale, Gwangju (2014). Nel ruolo di coreografa ha partecipato a prestigiosi festival di arti performative a livello internazionale tracui Kunstenfestivaldesarts, Bruxelles (2019); Kyoto Experiment(2018); BOUGE B Festival, deSigel, Anversa (2018); Theater Spektakel, Zurigo (2017); La Bienal de Performance, Buenos Aires (2017); Time-Based Art Festival, Portland Institute for Contemporary Art, Portland (2016); Tanz im August, Berlino(2015); Oslo Internasjonale Teaterfestival (2015); ImPulsTanz Festival, Vienna (2014); Spielart Festival, Monaco (2013); Festival Bo:m, Seoul (2009). Nel 2016 Jeong ha vinto il premio Award by Hermès Foundation Missulsang e nel 2009 il premio Excellence Award for Alternative Vision al Seoul New Media Art Festival. Geumhyung Jeong. Upgrade in Progress A cura di
Diana Baldon Sede Fondazione Modena Arti Visive Palazzina dei Giardini | Corso Cavour 2, Modena Press preview Giovedì 27 febbraio 2020, ore 11.30 Inaugurazione Venerdì 28 febbraio 2020, ore 18 Date 29 febbraio – 2 giugno 2020 Live Demonstration Tour 1 e 29 marzo, ore 17 Orari Mercoledì, giovedì e venerdì: 11-13 / 16-19; sabato, domenica e festivi: 11-19 Sabato 16 maggio, apertura straordinaria fino alle ore 24 e ingresso libero dalle ore 19 (in occasione della notte bianca “Nessun Dorma”) Ingresso Intero € 6,00| Ridotto € 4,00 Ingresso libero: mercoledì | prima domenica del mese
Acquista online su Vivaticket Informazioni Tel. +39 059 2033166 (in orario di mostra) | www.fmav.org 24 aprile / 2 maggio 2020 – Udine – Teatro Nuovo & Visionario IL FAR EAST FILM FESTIVAL 22 SI FARÀ Il Far East Film Festival si farà: ecco le sette parole che l’affezionatissimo pubblico internazionale della manifestazione stava aspettando e che stavano aspettando anche i cittadini friulani e italiani. L’emergenza del Coronavirus, cioè un’emergenza a livello globale, vincola necessariamente questo annuncio alle normative istituzionali in materia e all’evolversi della situazione, questo è chiaro, ma la ventiduesima edizione del FEFF si farà. «È dal 1999 che il Far East Film Festival porta centinaia e centinaia di filmmaker e artisti asiatici qui in Regione – commentano Sabrina Baracetti e Thomas Bertacche, i due fondatori e responsabili del FEFF – e la prospettiva di non poterlo fare anche quest’anno, o per lo meno di dover rinunciare agli ospiti di area cinese, ci crea ovviamente un grande dispiacere. Per fortuna viviamo in un’epoca ipertecnologica e, ove mai le cose non dovessero prefigurarsi in modo positivo, garantiremo comunque la loro presenza attraverso i collegamenti digitali». Aggiunge Tiziana Gibelli,
Assessore regionale alla Cultura: «Nel 2001, pochi giorni dopo la tragedia del World Trade Center, la società della quale ero allora Amministratore Delegato realizzò dalla Scuola Grande di San Rocco a Venezia la presentazione mondiale dell’album di Andrea Bocelli. Andò molto bene allora, che si era alla preistoria del digitale via satellite, andrà benissimo anche adesso, con il FEFF 2020, perché nella peggiore delle ipotesi ci collegheremo con estrema facilità con chi dal Far East non riuscirà a raggiungerci e anche con chi da lì vorrà seguirci. Anzi, potremo anche aprire una nuova strada per raggiungere il pubblico che vuole seguire i film del proprio paese che partecipano a un festival europeo così importante». «Il Comune di Udine – conclude Fabrizio Cigolot, Assessore comunale alla Cultura – garantirà al Festival tutto l’appoggio necessario affinché questa importante manifestazione consegua il grande successo delle edizioni precedenti». Se la questione-ospiti rimane, dunque, obbligatoriamente in stand-by (le presenze verranno confermate solo a ridosso dell’inizio, cioè il prossimo 24 aprile), tutto lo staff del FEFF 22 è già operativo da mesi e sta lavorando ogni giorno per dare forma all’attesissima edizione 2020. Alessandro Marotta La storia della batteria raccontata e suonata da Christian Meyer Venerdì 21
febbraio, ore 21, Biasin Concert Hall, Azzano Decimo La storia della batteria raccontata e suonata da Christian Meyer, già batterista di Elio e le Storie Tese Venerdì 21 febbraio, ore 21, Biasin Concert Hall, Azzano Decimo Ingresso libero La storia della batteria attraverso i generi, dagli anni 30 in poi, è al centro del seminario gratuito in programma venerdì 21 febbraio alla Biasin Concert Hall di Azzano Decimo alle 21. A condurlo con Christian Meyer, già batterista di Elio e le storie Tese. Sarà dunque un excursus piacevole e divertente dal Jazz a Elio e le Storie Tese, durante il quale Meyer racconterà la storia dei suoi eroi suonando e facendo ascoltare generi diversi. Meyer definito genio dei tamburi, per la sua fantasia, stile e ricerca dei suoni è molto apprezzato anche per la sua capacità comunicativa e simpatia. Da diversi anni è consulente per la Yamaha Japan nell’evoluzione del suono dei tamburi moderni. Tre le sue collaborazioni figurano Gianni Morandi, Giorgia, Ike Willis (F. Zappa), James Taylor, Lucio Dalla, Mina, Ornella Vanoni, Paolo Fresu, Renzo Arbore, Santana, Sister Sledge, Steve Lukather (Toto), Tino Tracanna, Gigi Cifarelli, Enrico Rava, Gianluigi Trovesi.
Barcelona Gipsy balKan Orchestra (BGKO) 25 febbraio al Teatro Miela Trieste Ritornano martedì 25 dicembre alle ore 21.30 i Barcelona Gipsy balKan Orchestra un ensemble internazionale con base a Barcellona e ormai famosissimi a Trieste dove hanno entusiasmato il pubblico negli scorsi anni con ben due sold- out al Teatro Miela. Nel frattempo si sono affermati pienamente a livello internazionale, diventando un punto di riferimento della musica prodotta nella capitale catalana. Abbiamo accolto il loro desiderio di riproporsi a Trieste a febbraio e abbiamo pensato di fissare come data il martedì grasso di carnevale, per una serata fortemente orientata alla festa e al ballo ma con la possibilità di godersi lo spettacolo anche da seduti. La loro è una musica che va direttamente al cuore, senza trucchi e senza inganni, il loro sound unico e contemporaneo è una reinterpretazione genuina che deriva dalla loro appassionata e inarrestabile esplorazione dei suoni e dei timbri della musica rom, klezmer, balkan e mediterranea, inteso come un insieme di tradizioni musicali e culture multietniche che va oltre ogni confine geografico. Il gruppo stesso mescola le differenze artistiche e di provenienza dei vari membri, arricchito dalla vibrante scena musicale di Barcelona: dalla tradizione catalana, greca, italiana, russa e mediorientale alle vibrazioni del jazz manouche e del rockabilly.
La BGKO è composta da: Mattia Schirosa (fisarmonica, Italia), Julien Chanal (chitarra, Francia), Ivan Kovacević (contrabbasso, Serbia), Stelios Togias (percussioni, Grecia), Dani Carbonell (clarinetto, Catalogna-Spagna), Pere Nolasc Turu (violino, Catalogna-Spagna), Margherita Abita (voce, Italia). Quindi con una nuova cantante e figura femminile, dopo che la cantante Sandra Sangiao ha deciso di lasciare il gruppo nell’ottobre 2019 con un intenso ultimo concerto insieme il 30 ottobre 2019 alla mitica Sala Apolo di Barcellona, circondati da fan e amici. Un addio sicuramente meditato e sofferto ma consensuale, dal momento che la cantante ha espresso il desiderio di avere più tempo a disposizione e non voler continuare a cantare con questo ritmo di lavoro. Ecco allora, a sostituirla degnamente, la bella e brava Margherita Abita, lanciando il gruppo verso un nuovo repertorio, desiderosi di ricercare nuove sonorità ed estendere la lunga lista di luoghi in cui esibirsi, fare esperienze, crescere e stringere nuove collaborazioni. Organizzazione: Bonawentura – Teatro Miela Prevendita c/o biglietteria del teatro (tel. 0403477672) tutti i giorni dalle 17.00 alle 19.00 e su www.vivaticket.it
Elfyn Evans vince un atipico Rally di Svezia, Kalle Rovanperä stupisce e sale per la prima volta sul podio nel WRC Elfyn Evans al Rally Monte- Carlo 2020 con la Toyota Yaris Wrc (credits Dario Furlan) Atipico, ma anche anomalo oppure pazzoide, tanti sono gli aggettivi che si potrebbero utilizzare per descrivere l’edizione del Rally di Svezia appena conclusa. Atipico per la quasi totale mancanza di neve in una regione che a metà febrraio dovrebbe regalare paesaggi fiabeschi di boschi ammantati da una coltre bianca e che causa la mancanza dell’elemento caratterizante la gara scandinava ha visto quasi
dimezzarsi già prima del via il chilometraggio totale per poi assotigliarsi ulteriormente in corso d’opera; anomalo per la norma che ha imposto comunque l’utilizzo di gomme chiodate pur in assenza quasi totale di neve con il risultato che i chiodi si distruggessero nei primi chilometri di sterrato con le conseguenti difficoltà per i piloti di governare le vetture quando poi si trovavano nei tratti ghiacciati o parzialmente innevati; pazzoide per il risultato finale che ha visto trionfare il britannico Elfyn Evans, vera sorpresa di questa stagione, dopo una gara condotta tutta all’attacco con la Toyota Yaris Wrc e che ha visto anche l’exploit del giovanissimo figlio d’arte Kalle Rovanperä con la sua prima vittoria in Power Stage ed il terzo posto finale. Elfyn Evans in azione con la Ford Fiesta Wrc di M-Sport al Rally di Sardegna 2019 (credits Dario Furlan) A onor del vero Evans negli anni scorsi aveva già fatto vedere delle buone cose alla guida della Ford Fiesta Wrc della M- Sport di Malcolm Wilson ma il passaggio quest’anno in Toyota sembra avergli dato quella sicurezza che ancora non gli aveva
permesso di cogliere un risultato prestigioso come questo. Da rilevare che pure al Monte-Carlo il ragazzotto britannico si era comportato egregiamente arrivando vicinissimo alla vittoria poi sfumata per la furiosa rimonta di Thierry Neuville nell’ultima tappa della gara monegasca. Il giovanissimo Kalle Rovanperä (credits Dario Furlan) Anche il “pischello” Kalle Rovanperä ha stupito per la sua condotta di gara, sempre velocissimo e determinato a dispetto della sua giovane età (19 anni) e senza alcun timore reverenziale nei confronti dei big del mondiale, il ragazzino ha fatto il capolavoro in Svezia aggiudicandosi la Power Stage davanti a Thierry Neuville, Ott Tanak e Sebastien Ogier, dei veri mostri sacri del rally che ora dovranno guardare attentamente gli specchietti retrovisori delle loro vetture per l’incalzare di questa promessa delle corse su strada. E a proposito di Neuville, Tanak e Ogier vediamo come è andato il loro Rally di Svezia: Ott Tanak ha chiuso al secondo posto della classifica generale con la sua Hyundai i20 Coupè Wrc, un
risultato che comunque lo rinfranca dopo lo spaventoso volo patito al Monte-Carlo; Tanak in Svezia ha anche fatto registrare la velocità media in prova più alta con ben 137 km/h nella SS 12 quando il limite imposto dalla Federazione è di 130 km/h, questo per la mancanza di neve che se fosse stata presente come il periodo prevede avrebbe contribuito a mantenere le velocità entro i limiti previsti, gli organizzatori sono così stati costretti ad annullare la prova incriminata per il superamento della media oraria. Sebastien Ogier ha condotto una gara regolare senza però mai riuscire ad emergere, forse i terreni scandinavi non sono il suo forte ma considerando lo score di tre vittorie in Svezia potrebbe aver invece patito la mancanza di feeling con la Toyota Yaris Wrc che guida solo da questa stagione e che ha portato infine al quarto posto della classifica generale. Discorso diverso per Thierry Neuville, la vettura la conosce bene ma non è mai stato in grado di tenere il passo dei primi se non nel finale di gara quando si è aggiudicato la penultima prova e si è piazzato secondo nella Power Stage classificandosi infine al sesto posto nella generale, un risultato al di sotto delle aspettative ma che potrà comunque tornare utile in ottica campionato. Ottimo il quinto posto di Esapekka Lappi che ha confermato le sue doti velocistiche ma soprattutto funamboliche, primo fra i piloti Ford ha divertito il pubblico con le sue acrobazioe al volante portando punti preziosi alla squadra. E i nostri connazionali? Vorremmo soffermarci un attimo sulle prestazioni degli italiani in gara che purtroppo ritornano a casa, ovviamente con i dovuti distinguo, con un bilancio sicuramente negativo. Andolfi è uscito di scena nella SS5, mentre Pollara, Oldrati e Ciuffi – anche a causa di problemi diversi, primo fra tutti la mancanza di test su questo fondo specifico – non sono mai riusciti a dimostrare tutto il loro potenziale ed hanno dovuto accontentarsi degli ultimi posti
della classifica generale; i nostri connazionali pagano dazio nei confronti dei piloti del resto dell’Europa vuoi per mancanza di programmazione ma anche perchè in Italia sono ancora troppo poche le gare su terra dove farsi le ossa e perchè manca la consapevolezza delle difficoltà che i nostri piloti incontrano nei confronti con i loro omologhi esteri ma soprattutto pare non ci sia alba della direzione da intraprendere per dare nuovamente lustro alla nostra nazione nel campionato del mondo più bello che ci sia per gli appassionati di questo sport. Servizio e foto di repertorio: Dario Furlan Sabato 22 feb. all’Associazione Archeosofica di Siena : Gli angeli nella tradizione: viaggio tra arte, storia e letteratura Gli angeli nella tradizione”: sarà un ricco viaggio pieno di letteratura, arte, storia e curiosità quello che porterà il pubblico senese alla scoperta dell’iconografia angelica. Arriva anche a Siena presso la sede cittadina dell’Associazione Archeosofica il ciclo di conferenze – ad ingresso libero – che tanto successo ha riscosso nelle città italiane dove è stato presentato.
Dalla poesia di Dante Alighieri, fino alle opere che artisti di ogni epoca hanno dedicato a queste figure, saranno tanti i temi approfonditi nei sei incontri che, dal 22 febbraio al 4 aprile, avranno luogo ogni sabato pomeriggio (inizio ore 17.30), presso la sala conferenze di via Banchi di Sopra 72. La figura dell’angelo accompagna le più diverse tradizioni che affidano a esseri ammantati di luce il ruolo di intermediari tra cielo e terra. Dalle civiltà orientali più antiche fino a quelle occidentali, il ruolo degli angeli è sempre stato di primaria importanza. L’arte, in tutte le sue espressioni, ha celebrato questi esseri alati consegnandoli all’immaginario collettivo: l’iconografia angelica è tra le più ricche che il passato ci consegna, a partire dalle rappresentazioni del periodo paleocristiano quando gli angeli sono creature simili ad uomini con abiti del tempo, fino a quelle del periodo bizantino in cui appaiono in tutta la loro maestosità di esseri alati luminosi o a quelle medioevali che li raffigurano come emissari di Dio con in mano cartigli recanti i versi della sacra scrittura o come musicisti delle sfere spirituali. Al mondo degli Angeli e alla sua essenza misteriosissima e segreta, sarà dedicata la prima
delle sei conferenze del ciclo “Gli angeli nella tradizione”. Sabato 22 febbraio alle ore 17.30, Daniela Datteri, studiosa di filosofia e teologia, guiderà il pubblico alla scoperta di simboli e raffigurazioni che raccontano la natura di queste creature celesti, offrendo suggestioni utili per comprendere ciò che non ha forma. Pittura, scultura, poesia, sono le opere di alcuni artisti ispirati, che ci si offrono come particolari chiavi di lettura per conoscenze non immediatamente accessibili, se non mediante l’intuizione artistica. Gli incontri proseguiranno poi con un calendario che vede sabato 29 febbraio Luca Molinario parlare di “Angeli e demoni”. Quindi sabato 14 marzo Franco Naldoni tratterà di “Divina Commedia-Libro degli Angeli” mentre sabato 21 marzo Chiara Jaeger interverrà sul tema “L’Arcangelo Michele e i luoghi delle apparizioni”. Sabato 28 marzo Germano Barbagli e Elisabetta Tronconi presenteranno “Le Gerarchie Angeliche”. Sabato 4 aprile sarà infine Elena Meacci a concludere il ciclo di incontri con il tema “Gli Angeli nell’arte”. In occasione delle sei conferenze, nella sede dell’Associazione Archeosofica saranno esposte le opere realizzate dai laboratori artistici promossi dalla stessa associazione e dedicati all’iconografia angelica. IL CALENDARIO 22 febbraio Daniela Datteri “Gli Angeli nella Tradizione” 29 febbraio Luca Molinario “Angeli e demoni” 14 marzo Franco Naldoni “Divina Commedia-Libro degli Angeli” 21 marzo Chiara Jaeger “L’Arcangelo Michele e i luoghi delle apparizioni” 28 marzo Germano Barbagli e Elisabetta Tronconi “Le Gerarchie
Angeliche” 4 aprile Elena Meacci “Gli Angeli nell’arte” Gli incontri avranno inizio alle ore 17.30 presso la sede dell’Associazione Archeosofica a Siena in via Banchi di Sopra, 72 Ingresso libero Per informazioni: 3661897344; info.siena@boxletter.net Teatro Verdi Gorizia 21 febbraio : Trenta acrobati del Circus-Theatre Elysium raccontano Alice in wonderland Trenta atleti acrobati e ballerini professionisti racconteranno attraverso la più innovativa delle arti circensi la fiaba di Alice nel mondo delle meraviglie: ginnastica acrobatica, recitazione e danza saranno gli ingredienti di Alice in wonderland, spettacolo inserito nel cartellone Eventi Musical Family show che lascerà a bocca aperta il pubblico. A metterlo in scena sarà il Circus-Theatre Elysium, venerdì 21 febbraio alle 20.45 al Teatro Verdi di Gorizia. I personaggi della leggendaria storia di Lewis Carroll, quindi Alice, il Cappellaio Matto, il Coniglio, il Gatto del Cheshire e la Regina Nera, appariranno davanti al pubblico nella loro interpretazione circense, sullo sfondo di impressionanti scene
3D. Inoltre la storia di Alice si arricchirà dell’amore, in quanto si innamorerà del Principe Azzurro e con lui dovrà superare ostacoli inimmaginabili. Il Circus-Theatre Elysium è stato fondato nel 2012, come circo collettivo che abbraccia i più esperti produttori, i migliori registi e attori. Un progetto artistico nato dall’ispirazione di Oleg Apelfed, capace di raccogliere intorno a sé un cast di professionisti di respiro internazionale e di dar vita adun circo moderno mostrandone per primo le mille sfaccettature e le possiblità di rappresentazione scenica. Determinante è anche l’apporto di Maria Remneva, direttrice del Circo Nazionale dell’Ucraina che, forte di più di vent’anni di esperienza, ha vinto molteplici premi, tra cui tla competizione internazionale degli artisti circensi a Parigi. C.L. Al via il seminario “Arte per
la liturgia, iconografia e iconologia di opere dell’area madonita” promosso dalla Diocesi di Cefalù e da BCsicilia Giovedì 20 feb, Giovedì 20 febbraio 2020 alle ore 17,30 avrà inizio il ciclo di seminario su “Arte per la Liturgia. Iconografia e iconologia di opere dell’area madonita” promosso dalla Diocesi di Cefalù – Ufficio Pastorale Cultura, Scuola e IRC e da BCsicilia. Le relazioni, tenute dal prof. Salvatore Grisanti, si terranno presso la Chiesa SS. Sacramento a Cefalù. La relazione di apertura è dedicata a “L’Immagine nella Tradizione ecclesiale”. Prima della lezione di Grisanti interverranno l’arch. Massimo Trobia, Segretario della Consulta Beni Culturali della Diocesi di Cefalù e il dott. Alfonso Lo Cascio, Presidente regionale di BCsicilia. Cinque in tutto gli appuntamenti sul patrimonio d’arte per la liturgia di grande vastità e straordinario interesse artistico culturale dell’area madonita e della diocesi di Cefalù, purtroppo sconosciuto ai più, o al massimo fruito quasi esclusivamente a livello devozionale. Certo la devozione e il culto esprimono ed esaltano la identità dell’arte per la liturgia, ma purtroppo in genere non si percepisce la portata culturale-teologica di queste opere, veri scrigni di tesori di teologia e di spiritualità. Il seminario: Dopo una presentazione della problematica relativa alla riflessione e all’uso dell’immagine nella tradizione ecclesiale, il seminario si sofferma su una lettura iconologica della cattedrale di Cefalù sia del suo linguaggio architettonico, sia del suo discorso musivo. Attraverso un
excursus storico si evidenzieranno le peculiarità teologiche delle rappresentazione di croci e crocifissi e come queste si sono stratificate nel ricco patrimonio delle nostre croci dipinte e dei crocifissi scolpiti. L’evoluzione che porta dall’antependium alla pala d’altare ci introduce alla comprensione di autentici capolavori quali sono i polittici di Polizzi e di Castelbuono, e alla comprensione di tele “impegnative e impegnatissime” dei pittori gangitani. La Cappella Coccia di Isnello ci offre infine la possibilità di individuare il criterio tipologico che ne governa tutta la decorazione e di scoprire la verità e la bellezza del detto di Agostino: “Il nuovo testamento è nascosto nel Vecchio; il Vecchio testamento si rende manifesto nel Nuovo”. Il relatore: Il prof. Salvatore Grisanti dopo gli studi secondari effettuati presso il Seminario di Cefalù, dal 1968 al 1978 ha vissuto a Roma dove ha frequentato il corso accademico della facoltà di teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ha conseguito la licenza e ha seguito i corsi di laurea, interessandosi particolarmente all’ecclesiologia orientale e studiando particolarmente l’ecclesiologo russo Nicolai Afanassieff. Presso l’Università degli studi “La Sapienza” di Roma ha conseguito la laurea in filosofia con una tesi riguardante la ristrutturazione normanna delle chiese di Sicilia. A Roma ha iniziato la sua attività di docente proseguita a partire dal 1978 nel territorio madonita. Ha insegnato materie letterarie per un breve periodo presso l’Istituto Magistrale di Petralia Sottana e dal 1981 al 2006 presso il Liceo Scientifico Tedaldi Failla di Castelbuono. È stato docente di teologia dommatica nell’Istituto di Scienze religiose “Mons. Mariano Campo” fin dalla sua fondazione, sia nella sede di Cefalù che in quella di Petralia, dove ha curato la formazione dei futuri docenti di religione cattolica. Ha insegnato teologia nella scuola di formazione per i diaconi permanenti e nella scuola diocesana di formazione teologica (teologia di base). Nel 1990 è stato nominato direttore dell’Ufficio Scuola e
responsabile dell’insegnamento della religione cattolica della diocesi di Cefalù (primo laico in Italia a rivestire questo ruolo), incarico che ha svolto fino al 2011. A partire dagli anni 80 ha collaborato attivamente alla apertura e alla gestione della Casa di Riposo “Di Martino Abbate” di Isnello, e dal 2012 ne è direttore responsabile. Negli ultimi tempi i suoi interessi culturali sono rivolti all’arte per la liturgia e ai rapporti tra teologia e scienza. Calendario appuntamenti: 20 febbraio 2020 – L’Immagine nella Tradizione ecclesiale; 12 Marzo 2020 – La Cattedrale di Cefalù; 24 Aprile 2020 – Croci e crocifissi: le croci pensili di Cefalù, Castelbuono, Collesano, Isnello e i Crocifissi di frate Umile; 7 Maggio 2020 – Pale d’Altare e tele: Il Trittico fiammingo di Polizzi; i polittici di Castelbuono; tele di Giuseppe Salerno; 21 Maggio 2020 – La tipologia: la Cappella Coccia di Isnello. La partecipazione al corso è gratuita. Per informazioni: BCsicilia Tel. 320.6468568 – Email: cefalu@bcsicilia.it. Facebook: BCsicilia.
Puoi anche leggere