Puglia e dal Segretariato Italiano Giovani Medici - Smart Marketing
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E se l’informazione scientifica fosse easy, smart e fast come una storia di Instagram? Ecco a voi le “Pillole d’Informazione” ideate dal Gruppo giovanile dei Lions Puglia e dal Segretariato Italiano Giovani Medici. È indubbio che in questo periodo di pandemia da Coronavirus, dove il distanziamento sociale pare l’unica maniera, fino ad ora, per contenere i contagi e la conseguente clausura forzata, ci sta facendo riscoprire l’importanza di tutta una serie di cose che davamo per scontate. Ma, forse, ancora più rilevante è l’importanza che il web, internet e i social media stanno assumendo, nel bene e nel male, nelle nostre nuove vite di segregati in casa. Se di smart working, webinar, lavoro a distanza, lezioni a distanza, esami in video conferenza, dirette di concerti via social e simili ne hanno parlato un po’ tutti, l’aspetto più interessante e preponderante di questa situazione è l’importanza ancora più massiva che tutta la galassia di internet si è presa nell’informazione. Mai come ora è un proliferare di blog, podcast, post, video che cercano di tenerci informati 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, sui progressi della pandemia e sugli sviluppi della scienza. Ma si sa, un surplus d’informazione non ci garantisce nulla della sua attendibilità e veridicità, e quindi a fianco dei Bollettini Ufficiali della Protezione Civile, dell’Istituto Superiore della Sanità, delle testate giornalistiche e radiotelevisive serie, si sono moltiplicati i siti ed i blog di complottisti, e il proliferare incontrollato di bufale e fake news.
È in questo clima di infodemia, di caos mediatico e di disinformazione di massa che molti giovani fra professionisti, attivisti, giornalisti, si stanno mobilitando per promuovere una corretta informazione medico-scientifica, mai così necessaria come adesso. Fra le tante, una delle iniziative più originali e pregnanti è quella organizzata dal Gruppo giovani LIONS di Puglia e dal SIGM (Segretariato Italiano Giovani Medici) che stanno promuovendo dai primi giorni di marzo una serie di brevi video denominati “Pillole d’Informazione”, che, condivise nelle storie di Instagram e Facebook, stanno riscuotendo un successo sempre maggiore, arrivando ad oltre 4000 view a storia su Instagram. Noi di Smart Marketing, da sempre fautori di una corretta informazione scientifica e attenti osservatori dei fenomeni della rete, abbiamo intervistato i due responsabili delle due organizzazioni che hanno promosso questa importante iniziativa. Loro sono la dott.ssa Adriana Stringaro, Presidente regionale Giovani LIONS, e la dott.ssa Martina Tarantini, referente regionale per il SIGM. A d r i a n a S t r i n g a r o , T e c n i c o d i r a d
iologia, Presidente del Distretto LEO 108 Ab – Puglia, componente giovanile LIONS. Domanda: Innanzitutto la domanda più scontata ma pure la più necessaria, che in realtà è composta da tre domande fra loro connesse, come vi è venuta in mente questa originale iniziativa, come mai avete scelto il format del breve video e soprattutto perché avete optato per le storie di Instagram? Adriana Stringaro: In questa situazione surreale ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare per dare il nostro contributo come associazione di servizio giovanile per aiutare a contrastare il Covid- 19; così è nata l’idea (semplice, ma assolutamente non scontata!) di contrastare fake news e bufale da cui siamo inondati e quindi di divulgare – nella maniera più diretta possibile – le corrette informazioni, tramite un canale che si riferisse in particolar modo ai giovani. Per questo abbiamo scelto Instagram – il social più in voga del momento – con la modalità delle storie. Ci è venuto naturale pensare di coinvolgere gli amici del SIGM, con i quali avevamo già collaborato in passato, per far sì che il messaggio arrivasse ancora più forte, perché veicolato da medici giovani e dinamici, così da essere ancora più d’impatto sul target al quale ci stiamo riferendo. L’iniziativa sta avendo così tanta risonanza da essere stata inserita nel palinsesto social #DistantiMaUniti, promosso dal Ministero per le Politiche Giovanili e lo Sport e dall’Agenzia Nazionale Giovani. Martina Tarantini: L’emergenza Covid 19 è stata caratterizzata da un forte impatto mediatico e, purtroppo, dalla circolazione di informazioni eccessive e contradditorie. Ciò, ancor prima che l’OMS avesse dichiarato la pandemia, ha determinato l’esplosione di un’infodemia. Si è resa necessaria da parte della comunità scientifica una comunicazione strategica basata su fonti affidabili e certe. Nel nostro piccolo, abbiamo voluto contribuire a questo scopo con una comunicazione veloce e che avesse un impatto immediato sull’ascoltatore. Quale miglior veicolo se non Instagram, la piattaforma più usata dai giovani e dagli influencer, soprattutto ora che si ha più tempo libero? Noi del Sigm abbiamo messo a disposizione la nostra giovane esperienza scientifica e curato i contenuti. Tutte le informazioni diffuse sono basate su fonti ministeriali, riviste scientifiche e sulle indicazioni dei principali istituti di sanità. Il Leo Club, invece, ha curato la parte social del progetto. Da questa comunione d’intenti è nata “Pillole di comunicazione”.
D: Quanto è importante, secondo voi, in questo particolare momento storico, una informazione scientifica corretta, rigorosa, verificata e, come nel caso delle vostre “Pillole d’Informazione”, anche divulgativa e facile da comprendere? Martina Tarantini: È importantissimo. In questo momento continuano a proliferare informazioni di ogni genere, troppo spesso fake news, che generano confusione e dubbi. La popolazione, invece, per proteggersi adeguatamente necessita di informazioni affidabili. I nostri video sono delle piccole certezze che rassicurano gli ascoltatori: sono brevi, diretti, vengono promossi da organizzazioni note e i giovani medici protagonisti di ogni video ci mettono la faccia. Per sconfiggere questa infodemia consigliamo di verificare la fonte delle informazioni e di non soffermarsi solo sui titoli degli articoli, poiché potrebbero essere fuorvianti rispetto al loro contenuto e nascondere informazioni importanti. Adriana Stringaro: In questo contesto non solo storico, ma anche mediaticamente complesso, è fondamentale! Siamo bombardati da fake news, che trovano terreno fertile in una generazione che, spesso, invece di volersi informare, vuole sentirsi informata. Mi spiego meglio: l’utilizzo di internet ci permette di essere aggiornati su ogni argomento o evento di attualità, ma quanto veramente sappiamo di questi argomenti? Basta un titolo o un messaggio veicolato su WhatsApp per far sì che io mi senta informato, che possa a mia volta divulgare quell’idea o concetto, senza senso critico, senza approfondire se quello che sto leggendo sia vero o falso. Anche per questo le nostre “pillole” partono sempre da una domanda sul Covid19 a cui rispondiamo con vero o falso, così anche chi si fermerà “al titolo” potrà, comunque, essere correttamente informato. Scopri il nuovo numero > Tutto andrà bene (?) Questo particolare momento necessita di una azione collettiva che vada oltre il semplice ottimismo che da solo non basta, anche se comunque aiuta. Solo insieme si può uscire da questa situazione. D: La pandemia di Coronavirus sta impartendo lezioni importantissime al genere umano, prima fra tutte quella di non dare per scontate neanche le cose più banali della nostra quotidianità. Ma fra le lezioni più importanti, di sicuro c’è la “riscoperta” tardiva dell’importanza della Sanità per un sistema Paese. Oggi tutti chiamano, con un po’ troppa retorica, “EROI” tutti quei medici, infermieri, OSS, e volontari che operano nei nostri ospedali e che fino a ieri venivano trattati con sufficienza, fastidio, se non proprio con aggressività, come la cronaca ci ha spesso riportato. Come state vivendo voi questo radicale cambio di percezione delle vostre attitudini e funzioni? Adriana Stringaro: Spero solo che quello che stiamo vivendo oggi ci insegni a rispettare l’altro ed il suo lavoro, a dare valore a tutto ciò che di veramente importante c’è nelle nostre vite, prima fra tutte la salute. Purtroppo, gli operatori sanitari subiscono un attacco continuo, dovuto in particolar modo alla mancanza di personale, di risorse strumentali ed economiche e questo si riversa sul livello assistenzialistico che un ospedale può offrire. Non siamo “Eroi”, ma non vogliamo nemmeno essere capro espiatorio delle mille problematiche che affliggono il nostro Sistema Sanitario Nazionale; noi cerchiamo di fare tutto il possibile, con i mezzi che abbiamo, per aiutare i nostri pazienti… ieri come oggi!
Martina Tarantini: Con rammarico registriamo che la pandemia ha accresciuto la considerazione dei cittadini e delle istituzioni nei confronti della classe medica. Serviva una pandemia a far comprendere il valore della classe medica? Il nostro Paese da anni non investe le risorse necessarie a sostenere il Servizio Sanitario nazionale. Infatti, come spesso la nostra associazione di giovani medici sottolinea, mentre in tv si parla di mancanza di medici, in realtà mancano medici specialisti. Non investendo in maniera adeguata sulla formazione medica, il nostro Paese ha consentito che migliaia di “camici grigi” (medici abilitati alla professione senza sbocchi formativi) rimanessero nel così detto “imbuto formativo”. Speriamo, dunque, che gli sforzi compiuti dai nostri colleghi oggi non vengano vanificati e che si pensi subito ad una seria programmazione volta ad incrementare il numero di professionisti sul territorio nazionale per far fronte non solo alla crisi odierna, ma anche alle ordinarie difficoltà di ogni struttura sanitaria. M a r t i n a T a r a n t i n i , M e d i c o i n f o r mazione specialistica in Neuropsichiatria Infantile, Segretario del Sigm Bari e Coordinatore del Dipartimento Specializzandi – Sigm. D: Un’ultima domanda. Spesso e volentieri si sente parlare, soprattutto da parte degli over 50, della propensione dei “giovani” a perdere troppo tempo sui social, alimentando la falsa
credenza di una generazione, quella dei “Millennials”, che non è in grado di vedere, né tantomeno confrontarsi, con i problemi reali della contemporaneità. Insomma di non pensare alle cose “concrete” della vita vera, preferendo la vita virtuale. Come rispondete a queste critiche, neanche troppo velate, che perfino i nostri politici vi muovono contro? Martina Tarantini: I social network sono ormai parte integrante della nostra vita quotidiana. È vero che non sempre se ne fa un uso consapevole ed equilibrato. Tuttavia, le piattaforme di libera condivisione hanno numerosi vantaggi che abbiamo valorizzato con questa iniziativa. Le nostre pillole di comunicazione dimostrano che social come Instagram possono essere lo strumento idoneo ad una divulgazione globale, accessibile a tutti, gratuita, semplice da utilizzare e d’impatto. Le Instagram stories, inoltre, hanno permesso a molti utenti di interagire direttamente con gli autori delle pillole. Possiamo considerare i social, quando usati nel modo giusto, dei preziosi sensibilizzatori sociali. Adriana Stringaro: Ogni generazione ha le sue caratteristiche; i ragazzi di oggi hanno accesso a tecnologie che 10 anni fa non esistevano nemmeno ed è normale che questo cambi i modi di fare ed agire. Un nativo digitale avrà competenze tecnologiche e capacità di codificare i messaggi virtuali quasi innate, che noi abbiamo sviluppato molto dopo. La tecnologia è uno strumento potentissimo se utilizzato correttamente, lo dico senza retorica alcuna. Il virtuale in questo momento storico ci sta salvando, mi permette di vedere la mia famiglia e i miei amici, di sentirmi meno sola nell’isolamento collettivo. Non è mai un oggetto ad essere dannoso, ma sono sempre le intenzioni che muovono l’utilizzatore a renderlo meraviglioso o distruttivo. Ecco perché mi piacerebbe che si realizzasse il cosiddetto “umanesimo digitale”, nella misura in cui le tecnologie diventano strumento per migliorare la vita di ciascuno. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter
I 5 migliori film italiani sulla Pasqua + 1 film “alternativo” Considerata la festa religiosa più importante del Cristianesimo, la Santa Pasqua celebra la risurrezione di Gesù. Moltissimi sono i film che raccontano la vita del Messia e la maggior parte di essi girati proprio nel nostro Paese, soprattutto nel sud-Italia, ricco di quei paesaggi brulli, di quelle gole scavate dal tempo e dalla siccità, similari a quelle originarie della Palestina. Ovviamente girare in Italia, significava abbattere i costi, tanto per le produzioni nazionali, tanto per quelle estere, con la possibilità di realizzare il film in un Paese dove non mancava certo la manodopera attoriale, anche e soprattutto nelle innumerevoli comparse. Già perché, la caratteristica dei film, in qualche modo incentrati su Gesù, dalla sua nascita alla sua morte in croce e della sua resurrezione, hanno fin dagli albori del cinema, attirato l’attenzione di cineasti e produttori. Scopri la nostra rubrica dedicata al Cinema. Tra kolossal di chiaro stampo hollywoodiano, cinema d’autore italiano e internazionale, numerosissime sono state le rappresentazioni cinematografiche di uno degli episodi più sentiti della storia del Cristianesimo; ma pochi sono stati quelli definibili “capolavori” sia da un punto di vista storico-sociologico, sia dal punto di vista figurativo. Certamente non possono mancare le opere di Pier Paolo Pasolini, scrittore e intellettuale laico, che da laico ha offerto quella che anche dal mondo della Chiesa è ritenuto il più bel film sulla vita di Gesù, ovvero Il vangelo secondo Matteo; e poi non va scordato il tormentato Gesù di Martin Scorsese, oppure la cruenta pellicola di Mel Gibson o il nazareno di Franco Zeffirelli. Insomma, tante visioni differenti, di un momento cruciale della storia del mondo e del cristianesimo, che prendono spunto sia dal Vangelo, che dal Nuovo Testamento, ma anche da romanzi ispirati alla vità di Gesù Cristo. E non solo, non mancano pellicole ambientate nei tempi moderni, che in qualche modo raccontano la Pasqua, sia da un punto di vista simbolico che commerciale, ma anche bizzarre ed innovative. Quelle che citeremo quì sono 6 pellicole italiane, le quali investono tutti i sottogeneri sopra indicati e rappresentano un’esaustiva selezione per comprendere l’autorialità nazionale di intendere la Pasqua. Si noti bene, come specificato sopra, si parla di Pasqua in tutte le sue innumerevoli declinazioni, anche ma non esclusivamente la descrizione storica della crocefissione di Gesù. https://youtu.be/P7RjM67QFRU 1. Il Vangelo secondo Matteo (1964), di Pier Paolo Pasolini Il film del maestro Pasolini restituisce la forza dirompente e “scandalosa” della parola di Gesù senza gli orpelli della iconografia tradizionale. Fa il tutto rimanendo fedele alla versione dell’apostolo Matteo, raccontando la storia di Gesù, dall’annunciazione alla Madonna, all’angelo che annuncia la sua resurrezione. Sceglie volti di non professionisti, gira tra i Sassi di Matera e gli aridi paesaggi delle Gravine di Massafra e Ginosa, e riesce a catturare, da laico, il mistero del sacro. Lo stile
alterna la macchina da presa a mano che insegue il volto dei personaggi a composizioni memori della pittura quattrocentesca, la brutalità realistica (gli indemoniati, il lebbroso, la crocifissione), all’elegia estatica (il battesimo, l’annuncio finale, qui proposto). Bello ed emozionante come nessun film che sia mai stato trattato dai Vangeli, al di là delle intenzioni d’autore e delle polemiche che lo accompagnarono. Nel cinquantenario della sua uscita, la Chiesa Cattolica, lo ha ritenuto il miglior film sulla vita di Gesù, interpretato dall’allora sconosciuto attore spagnolo Enrique Irazoqui e reso in maniera sublime dal genio di un uomo dichiaratamente laico, ma che ha saputo capire l’essenza dell’essere Cristiano, ben più di molti che si ritengono tali. https://youtu.be/PTTjjhJTpRc 2. Gesù di Nazareth (1977), di Franco Zeffirelli Probabilmente un po’ troppo melenso nel suo messaggio di fondo e certamente inferiore al capolavoro pasoliniano, questa versione della vita di Gesù, diretta da Franco Zeffirelli ebbe un enorme successo di pubblico. Concepito inizialmente solo per la televisione, era infatti diviso in sei puntate, ottenne una riduzione cinematografica forse migliore di quella televisiva, perché epurata di parti “inutili”, venendo trasmessa in tutto il mondo. Interessante anche per le numerose comparse famose che presero parte al film. https://youtu.be/RsC2Y1lNmUw 3. Non c’è pace tra gli ulivi (1950), di Giuseppe De Santis Ritratto di un mondo arcaico, segnato dalla storia ed assolutamente originale in un periodo storico in cui il “Neorealismo” era il genere più affermato nel panorama cinematografico italiano, il film di De Santis è legato alla Pasqua dal suo simbolismo. Ovvero quello che, 70 anni fa, ma anche oggi è tipico dell’Italia rurale e delle sue antiche tradizioni: quando è Pasqua significa che ormai per gli ulivi è tempo di fioritura. La vicinanza alla simbologia pasquale di questo raffinato film bucolico che è un intenso melodramma sociale, lo rende uno dei più interessanti legati ad una visione contadina della festività religiosa.
P r i m a c o m u n i o n e ( 1 9 5 0 ) , d i Alessandro Blasetti 4. Prima comunione (1950), di Alessandro Blasetti Supportato da un Aldo Fabrizi a dir poco magistrale e diretto con mano sapiente dal maestro Alessandro Blasetti, il film in perfetta commistione tra commedia e neorealismo narra della mattina di Pasqua travagliata di un commendatore che deve ritirare il vestito della prima comunione di sua figlia. Gliene succederanno di tutti i colori, affrontando contrattempi di ogni tipo. Il commendatore interpretato da Fabrizi è particolarmente azzeccato nella sua pretesa di risolvere ogni problema estraendo il portafoglio, sintomo ancora ai “primordi” di un’Italia pronta a farsi travolgere dal consumismo frenetico, quale è al giorno d’oggi anche una festa religiosa. https://youtu.be/ky67jMDAXhg 5. Volere volare (1991), di Maurizio Nichetti Uno scioglilingua cinematografico che presenta un ammiccamento puro e metaforico alla maschera da cartoon, ovvero un magistrale esempio di comicità intelligente e non volgare. Questo è Volere volare, bizzarro film diretto ed interpretato da Maurizio Nichetti, risposta italiana a Roger Rabbit. Il protagonista che di lavoro sonorizza cartoni animati, ad un certo punto si trasforma in cartoon e il film va avanti così, con una riuscita e fantasiosa tecnica mista tra realtà e animazione. Dinamico, irrazionale, divertentissimo, supportato da una bravissima Angela Finocchiaro e dai suoi fidi cartoon, il film è basato tutto sull’estro di Nichetti, che riesce a tirare fuori di tutto e di più dalle situazioni quotidiane, con una sfrenata allegria infantile. E siccome si tratta di qualcosa che ha a che fare con
l’istinto fanciullesco che ognuno ha nascosto dentro di sé, nel film sono presenti, in numerose scene le uova di Pasqua, simbolo, oltre che del consumismo, di quella spensieratezza fiabesca tipica dell’animo candido dei bambini: il cioccolato, la gioia della sorpresa, l’affetto dei propri cari. Ed eccoci al film alternativo enunciato anche nel titolo. https://youtu.be/e-k0B5nc1LA 6. White Pop Jesus (1979), di Luigi Petrini Un bizzarro, trash e atipico musical moderno interpretato da Awana Gana. Il suo personaggio è Jesus, un giovane, fuggito da un manicomio, convinto di essere il Messia, ritornato sulla terra: emerge dalle acque del mare a Taranto, vestito di bianco e va in giro per la città a professare. Parodia di Jesus Christ Superstar, film di Norman Jewison del 1973, il film di Petrini è una sorta di musical che ripercorre la vita di un moderno Gesù Cristo. Il tutto per le strade di Taranto, nelle quali si riconoscono il Lungomare, la Villa Peripato e tutto il Borgo. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Il sonno della Ragione: Coronavirus, psicologia, comunicazione, fake news e dintorni. Nonostante il lockdown imposto dai vari decreti governativi che si sono succeduti dal 4 marzo, noi di Smart Marketing non abbiamo voluto interrompere la nostra rubrica video “Il sonno della
Ragione”, e, grazie ad una felice intuizione del nostro Direttore Editoriale Ivan Zorico, ed ad una delle innumerevoli app per video conferencing e web conferencing disponibili, abbiamo registrato il nostro 3° Speciale sul Coronavirus. Non aspettatevi la solita puntata, questa volta si tratta di una video intervista che ha coinvolto tre persone, ognuna dal chiuso della propria casa, ma con la mente e le orecchie ben aperte sulle complessità, anche quelle meno scontate, che questa pandemia da Coronavirus porta con sé. Guarda le altre puntate: ■ Il sonno della Ragione: pregiudizio e coronavirus. Quando l’epidemia viaggia sui social. ■ Il sonno della Ragione. Coronavirus e comunicazione paradossale: effetti collaterali. Anche in questo terzo speciale ci siamo soffermati sulle tematiche care alla nostra rubrica: fake news, bufale, aspetti psicologici della comunicazione, comunicazione paradossale, complottismo, ma anche sul particolare vocabolario bellico che il Coronavirus sta favorendo. Abbiamo registrato la puntata il 29 marzo scorso e, come sapete, la situazione è in costante evoluzione, ma gli specifici aspetti comunicativi e psicologici che affrontiamo non sono influenzati dal passare del tempo e rimangono di stringente attualità. Scopri il nuovo numero > Tutto andrà bene (?) Questo particolare momento necessita di una azione collettiva che vada oltre il semplice ottimismo che da solo non basta, anche se comunque aiuta. Solo insieme si può uscire da questa situazione. Ne parlano, nel terzo speciale della nostra nuova rubrica video “Il sonno della Ragione”, il Direttore Responsabile Raffaello Castellano e il nostro esperto, lo Psicologo Armando De Vincentiis, socio emerito del Cicap, direttore della collana “Scientia et Causa” C1Vedizioni, divulgatore scientifico e debunker, intervistati, per l’occasione, dal giornalista Ivan Zorico. https://youtu.be/6_WTzRwSJqo Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome
Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Storie dal "fronte": intervista al Dr. Giuseppe Caroli dallo Spallanzani. Il Covid-19 ha catapultato il nostro mondo in uno scenario bellico, dove la sopravvivenza altrui dipende dalle azioni di tutti, azioni insignificanti come uscire di casa a fare jogging o mangiare un gelato con gli amici. Il nemico invisibile, di cui tutti parlano ma di cui pochi sanno davvero qualcosa, ha sconvolto le certezze di tutti e messo a dura prova ognuno di noi. Ci siamo arrabbiati, spaventati, abbiamo inneggiato all’Italia non si ferma e poi inesorabilmente ci siamo fermati, tutti o quasi. Quasi perché ci sono poche decine di migliaia di persone che il nostro Paese lo stanno mandando avanti e che lottano in trincea tutti i giorni per sconfiggerlo il nemico invisibile: i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari. Scopri il nuovo numero > Tutto andrà bene (?) Questo particolare momento necessita di una azione collettiva che vada oltre il semplice ottimismo che da solo non basta, anche se comunque aiuta. Solo insieme si può uscire da questa situazione. Oggi scherzavo con mio fratello maggiore Diego, medico in emergenza Covid-19 a Padova, sposato con Paola, medico legale nella stessa situazione, di un articolo pubblicato su nostro padre, che da lunedì è allo Spallanzani per aprire un nuovo reparto da 60 posti letto, i primi 20 dopo Pasqua. Lui mi scriveva “Siamo family anti Covid-19” e io gli rispondevo “Salvate il soldato Ryan”. Da ridere però non c’era nulla perché in Italia i contagi sono 80mila e i morti non li voglio neanche nominare. Non ero certa se scrivere questa intervista, perché una figlia che interroga il padre in un momento così particolare su un argomento così delicato, mi sembrava troppo. Poi ho pensato che il nostro Paese ha bisogno di unità, di capire che non esistono regioni, fazioni, colori, esistiamo solo noi italiani, che siamo una forza indomita e non ci facciamo abbattere da niente, neanche da un nemico invisibile.
Vorrei che tutti capiscano che dobbiamo fare la nostra parte, anche solo stando a casa e aiutando chi è in difficoltà. Se mio padre a 70 anni e in pensione, ha risposto alla chiamata della Regione Lazio e ha lasciato la sua famiglia in Veneto, per dare speranza agli ammalati di Coronavirus che lottano tra la vita e la morte, allora per ognuno di noi non deve essere difficile rispettare le regole e usare il buon senso, quello vero. D r . G i u s e p p e C aroli D. Qual è il progetto dello Spallanzani? R. La Regione Lazio mi ha chiamato per aprire il padiglione all’interno dell’area Spallanzani che era già stato terminato nel 2017 dalla Protezione Civile, dedicato alle malattie infettive e che di fatto non era mai stato utilizzato. Sono previsti 20 posti per terapia intensiva appena dopo Pasqua e 40 entro la fine di maggio, oltre a laboratori BS3 e BS4 per scoprire come combattere questo virus.È importante che adesso le imprese che lavorano per l’edilizia ospedaliera siano libere di farlo in modo efficace ed efficiente, non solo, tutte le aziende che sembrano non essere utili in questo momento ma che per noi sono cruciali, devo avere il via libera. D. Come si potrà debellare il virus, oltre restando a casa e non creando occasioni di contagio? R. Dobbiamo usare tutti il buon senso e seguire le direttive sull’igiene quindi lavarsi le mani spesso, proteggersi con mascherine e guanti se andiamo al supermercato, tenere le distanze di 1mt. Il vaccino ci permetterà di sconfiggere il virus e di avere gli anticorpi necessari a rafforzare il nostro sistema immunitario. Molti stanno cercando di creare il vaccino, l’America è in prima linea nella sperimentazione. Si cercano anche farmaci e combinazioni di essi che possa dare risultati positivi per la guarigione. Possiamo comunque supporre realisticamente che ci sarà a breve una svolta. D. Con quale spirito si risponde alla chiamata di un Paese che lotta contro un nemico invisibile, sapendo i rischi che ci sono? R. Da medico si giura sulle orme di Ippocrate e la missione di ogni medico è curare il prossimo,
senza se e senza ma. Ci troviamo di fronte ad un’epidemia differente da tutte quelle a cui abbiamo già assistito e lavoriamo tutti in trincea con un obiettivo comune. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter La Copertina d’Artista – Tutto andrà bene (?) Una strana immagine fa da copertina al nostro magazine questo mese. Si tratta di una macchina assemblata con diversi pezzi, un curioso Frankenstein composto da una caffettiera moka, una maschera antigas, la sezione trasversale ed esplosa di un motore a scoppio e la motrice di un camion. La cosa sorprendente è che, per quanto bizzarra, questa macchina impossibile ha una sua compiutezza stilistica, una sua logica intrinseca, una sua elegante complessità. Più la guardiamo e più ci rendiamo conto che deve avere sicuramente un suo funzionamento, una sua ragion d’essere, un suo perché. Ma, cosa mai possono avere a che fare tra loro elementi così
eterogenei?
Proviamo ad analizzarli uno ad uno, forse ne verremo a capo. L’elemento predominante è la caffettiera moka, che conosciamo fin troppo bene, la vediamo ed adoperiamo almeno due volte al giorno. Sappiamo che è un simbolo dell’italianità, cosa c’è di più italiano del caffè fatto con la moka? Il secondo elemento che salta all’occhio è la maschera antigas che fa da base alla caffettiera: in periodo da epidemia di Coronavirus, questo elemento ci è fin troppo familiare. La maschera che vediamo però è una di quelle militari, denominate Anti – NBC (Nucleare Biologica Chimica), pensate per quegli scenari di guerra dove vengono usati agenti patogeni, chimici e radioattivi. Scopri il nuovo numero > Tutto andrà bene (?) Questo particolare momento necessita di una azione collettiva che vada oltre il semplice ottimismo che da solo non basta, anche se comunque aiuta. Solo insieme si può uscire da questa situazione. Il terzo elemento degno di nota è la motrice del camion che sorregge e trasporta tutti gli altri elementi. Un camion normale che ricorda le motrici degli autotreni. Infine, l’ultimo elemento, la sezione trasversale ed esplosa (ossia aperta su di un lato per vedere gli elementi interni ed il funzionamento degli stessi) di un motore a scoppio. Simbolo della mobilità, della motricità e della potenza.
L ’ A r t i s t a d i q u e s t o n u m e r o R i c c a rdo Antonelli. L’opera e gli elementi che la compongono sembrano il progetto per un assemblage artistico come quelli molto in voga degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Ma l’opera richiama anche i giochi della nostra infanzia, quando smontavamo (in realtà rompevamo) i nostri giocattoli e ci divertivamo ad rassembrarli con grande fantasia, creando giochi e scenari tutti nuovi dove farli muovere ed agire. Ed è proprio l’elemento fanciullesco che emerge prepotente nell’opera che ha anche un titolo ironico e divertito, “Un Caffè e si riparte”, realizzata, nonostante gli elementi meccanici che la compongono, con grande sensibilità e delicatezza da Riccardo Antonelli, l’artista di questo mese. Nell’opera, l’Antonelli ha profuso in una sintesi sublime tanti elementi della più stringente quotidianità: la maschera antigas che ci parla di rischio contagio da Coronavirus; la caffettiera moka che ci parla di Made in Italy, di Italia; il motore a scoppio che ci parla di trasformazione, energia, calore e movimento; il camion che ci parla di strade da percorrere, ripartenze, viaggi. Insomma, l’artista ci parla di tutti quegli elementi che saranno decisivi per far ripartire questo
nostro Paese ad emergenza finita, e ne inserisce un altro: questa macchina impossibile, questo giocattolo Frankenstein ci dice che per ripartire avremo bisogno anche di creatività, gioco e spensieratezza. C a f f è c o m p l e s s o , 2 0 1 8 , d e l l a s e r ie Impossible Machine. Avremo bisogno di riscoprire questo strano Mondo post Coronavirus con gli occhi sorpresi e gioiosi propri dei bambini, o degli artisti, perché è solo ripensando il nostro rapporto con gli altri, la malattia, la tecnologia, la natura ed il mondo che eviteremo che succedano altre crisi come quella che stiamo vivendo. Riccardo Antonelli nasce nel 1976 a Città di Castello (PG). Vive e lavora a Sansepolcro (AR). Diplomato all’istituti statale d’arte “G.Giovagnoli” di Sansepolcro, porta avanti la sua ricerca influenzato inizialmente dagli artisti impressionisti. Nel primo periodo si concentra sul ritratto e sul paesaggio. In seguito inizia una ricerca che si amplia fino alla scultura e alle installazioni, anche in relazione alle residenze artistiche, in Italia e all’estero, che ha vissuto.
Le contaminazioni e le passate esperienze lavorative hanno fortemente influenzato la sua cifra stilistica e il suo lavoro incentrato sulla costruzione di meccanismi surreali che raccontano suggestioni e tematiche varie. Particolarmente importanti nel suo percorso le presenze alla Biennale di Firenze nel 2009, Biennale di Roma nel 2014 e la collaborazione con il Ministero dei Trasporti nel 2011, quando viene chiamato a realizzare un’opera per la campagna nazionale sulla sicurezza stradale. S e n n o d i p o i . 2 0 0 9 . Ultime mostre e residenze: 2019 Innesti, Palazzo Alberti, Sansepolcro;
2°Piano Art Residence, Z.N.S. Project, Palagiano (Taranto). 2018 Mutatio, Auditorium Santa Chiara, Sansepolcro; Artcevia International Art Festival, Arcevia; Ritratti Contemporanei, Aurum, Pescara; Biennale di Frosinone e Anagni; Percorsi D’Arte 2018, Villa Magherini Graziani; Antonelli, Tuscher, Cortona; Ritratto a Mano 4.0, Caramanico Terme; Artist Residence, Velden am Wörthersee, Austria. Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Tutto andrà bene (?) - L'editoriale di Ivan Zorico
E chi se lo sarebbe aspettato?! Noi che abbiamo messo piede in ogni angolo della terra, noi che abbiamo scalato le vette più alte, noi che abbiamo raggiunto la luna e noi che abbiamo a disposizione la migliore tecnologia di sempre; noi, proprio noi, potevamo essere messi sotto scacco da un essere invisibile? Sì, evidentemente si. Partito dalla Cina, il Coronavirus si è diffuso in tutto il mondo ed è arrivato qui in Europa, in Italia, circa un mese e mezzo fa per poi propagarsi anche oltre oceano stravolgendo completamente, più che cambiando, le nostre vite. Dobbiamo farci i conti. Questa cosa qua purtroppo non andrà via dalla sera alla mattina e di certo non ci aggiornerà via email o in conference call (dato che ormai siamo tutti diventati grandi sostenitori dello smart working) sullo stato avanzamento lavori. Anzi, stando alle ultime indicazioni, dovremo abituarci a conviverci per ancora molto tempo. E quindi cosa fare? La risposta è semplice e complessa allo stesso tempo: migliorare. Non parlo di un miglioramento astratto, ma programmatico. Punto 1: Cooperazione. A livello globale non abbiamo dimostrato di cooperare nel miglior modo possibile. Abbiamo agito singolarmente e non collettivamente. Questo ha portato a ritardi nella circolazione delle informazioni e distinte politiche di contrasto all’epidemia. Ma, come abbiamo avuto modo di appurare, il Coronavirus non guarda le frontiere o i colori politici; lui prosegue la sua corsa. A livello europeo, l’Unione Europea sta dimostrando di non essere così coesa; i singoli stati membri stanno giocando ad uno sport individuale quando la situazione richiederebbe di giocare ad uno sport di squadra. Va preso a modello lo scambio di informazioni in campo medico-scientifico che sta avvenendo in questo giorni proprio per cercare di trovare una soluzione comune e definitiva.
Scopri il nuovo numero > Tutto andrà bene (?) Questo particolare momento necessita di una azione collettiva che vada oltre il semplice ottimismo che da solo non basta, anche se comunque aiuta. Solo insieme si può uscire da questa situazione. Punto 2: Digitalizzazione. La quarantena forzata ha fatto (finalmente) scoprire che il digitale non è belzebù, non è l’origine di ogni male e che non è fatto solo di gattini. È uno strumento potentissimo in grado di connettere le persone, accorciare le distanze, permetterci di lavorare da casa, studiare, far girare l’economia, e via così. Non andava demonizzato prima e non andrà sacralizzato poi. Bisogna solo conoscerlo e saperne trarre tutti i vantaggi. Domani ci sposteremo molto meno per lavoro (ovviamente questo vale per chi fa un lavoro che glielo consente) e andremo incontro a nuovi paradigmi. Faremo molti più acquisti online, probabilmente i grandi centri commerciali saranno ripensati e il piccolo commerciante di quartiere sarà premiato per una maggiore qualità (cfr. personalizzazione) del servizio. Il mondo dell’istruzione scolastica e universitaria si aprirà molto all’e-learning, con l’attivazione di molti più corsi prettamente online. La sfida sarà portare le persone ad abbracciare il digitale e a non vederlo come un nemico. Punto 3: Diminuire le disuguaglianze. Non credo sia accettabile sentire da più parti che se avessimo avuto i focolai maggiori al Sud Italia, piuttosto che al Nord, le strutture ospedaliere non avrebbero retto l’urto dell’epidemia. Così come non è accettabile avere zone che hanno delle infrastrutture che funzionano ed altre che arrancano. E non è accettabile avere scuole che dal giorno uno sono state in grado di offrire un servizio all’altezza e scuole che ancora faticano a darlo. Per non parlare poi del fatto che ci sono molte famiglie che non possono permettersi l’accesso alla tecnologia. Se non cambieremo tutto questo, le distanze aumenteranno notevolmente ed il divario sarà incolmabile. (Ci sarebbe un quarto punto relativo alla Comunicazione, ma per quello ho scritto un articolo a parte che trovi qui). Una voce univoca ed ottimistica si è alzata in questi: “Tutto andrà bene”. Onestamente lo spero. Il fatto che lo possa effettivamente andare non sarà certo casuale. Dovremo impegnarci tutti quanti a dare il meglio di noi stessi. Dovremo impegnarci a chiedere scelte coraggiose. Dovremo impegnarci, per una volta e dopo tanto tempo, a pensare come comunità e non come singoli. Solo così potrà andare bene. Proviamoci. Buona lettura, Ivan Zorico
Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei commenti. Rispondo sempre. Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Tutto andrà bene (?) – L’Editoriale Raffaello Castellano È domenica 29 marzo 2020, una domenica mattina strana; un sole pallido fa sovente capolino fra le nuvole grigie, è il colpo di coda dell’inverno, ci dicono i meteorologi, una perturbazione proveniente dal nord Europa che sta attraversando da quattro, cinque giorni anche la nostra penisola. La primavera è cominciata da più di una settimana, da oggi grazie al ripristino dell’Ora Legale le giornate si allungheranno, insomma, tutto sommato la “normale” ripresa, lenta e pigra, della bella stagione. Almeno così sembrerebbe, ma non è così, rispetto allo scorso anno tutto è cambiato. Non c’è niente di “normale” in questo inizio primavera.
Dagli inizi di gennaio per la Cina e da metà febbraio per noi Italiani ed il resto del Mondo, la normalità semplicemente non esiste più. La causa è la pandemia di Coronavirus che sta flagellando l’intero pianeta Terra. F o t o d i G e r d A l t m a n n da Pixabay Mentre finisco di scrivere questo editoriale, la pagina del Ministero della Salute dedicata al Covid19 (dati aggiornati al 29 marzo alle ore 18:00), ci dice che solo in Italia ci sono 97689 casi totali, di cui 73880 attualmente positivi, con 13030 guariti e, purtroppo, 10779 deceduti. Numeri, freddi numeri, che fotografano una situazione drammatica, che il Governo sta cercando di contrastare a forza di decreti e leggi che vengono emanate oramai quotidianamente. È una guerra! È stato detto da tutti, politici, medici, infermieri, giornalisti. Una Guerra globale, senza quartiere, sanguinaria, sistemica, contro un nemico subdolo ed implacabile, una guerra con i suoi eroi, i suoi martiri e migliaia e migliaia di morti. Guerra è la parola perfetta per definire questa emergenza, e so bene che Susan Sontag già nel 1978 nel suo celebre saggio “Malattia come metafora”, ci aveva messi in guardia dall’usare la metafora bellica per definire una malattia, perché sostanzialmente e moralmente sbagliato. Però io non riesco a non farlo, mai come ora mi sembra che stiamo combattendo una battaglia impari contro un nemico subdolo, potente e letale. Scopri il nuovo numero > Tutto andrà bene (?) Questo particolare momento necessita di una azione collettiva che vada oltre il semplice ottimismo che da solo non basta, anche se comunque aiuta. Solo insieme si può uscire da questa situazione.
L’Italia, mentre scrivo, è in prima linea in Europa in questa battaglia, seguita dalla Spagna, e via via da altri Paesi. La solita Europa sembra, per l’ennesima volta, incapace di affrontare la crisi con una politica ed un’azione globale e collettiva, e stenta a dare quegli aiuti che sarebbero “naturali” e “sacrosanti” in una situazione drammatica come questa. Ma, come spesso accade, gli aiuti arrivano da dove meno ce li si aspetterebbe, alcuni disinteressati, altri un po’ meno, come rivela in un ottimo articolo su Formiche.net Igor Pellicciari (professore di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Urbino e alla Luiss Guido Carli), ma comunque tutti estremamente necessari e graditi. Ed allora, a cominciare è stata la Cina, che ci ha offerto un pool di medici altamente specializzati provenienti da Wuhan, epicentro dell’epidemia cinese, che è andato in soccorso della Regione Lombardia, la più colpita in Italia. Inoltre, ci ha fornito una prima partita di mascherine, insieme alla promessa di intensificare la produzione, da destinare all’Italia (la Cina è fra i primi produttori al mondo di questi presìdi medici). F o t o d i p a s j a 1 0 0 0 d a P i xabay Poi è intervenuta, forse meno disinteressatamente, la Russia, che ha mandato un contingente molto numeroso di militari e tecnici esperti nella gestione e disinfezione di tutti quegli ambienti a rischio chimico/batteriologico/virale/nucleare. Secondo quanto si è appreso, Putin dovrebbe inviare circa 120 specialisti epidemiologici e virologi, ospedali da campo, 100 ventilatori polmonari e 500mila mascherine. Ad oggi, questo è l’aiuto più sostanzioso e concreto offerto da una nazione straniera. Ed ancora il governo di Cuba, che ha recepito una richiesta dall’Assessore alla Salute ed al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, inviando medici altamente specializzati nella gestione dei virus e farmaci come l’antivirale Interferone Alfa 2B, usato con successo per contrastare il
Coronavirus in Cina. In ultimo, forse l’aiuto più bello, quello della piccola e non ricchissima nazione dell’Albania, che ha inviato un contingente di 30 medici ed infermieri, per aiutare “le sorelle e fratelli italiani”, come ha dichiarato il premier albanese Edi Rama in un video diventato subito virale sul web. Gli Albanesi, ha detto Rama, non hanno dimenticato la solidarietà del popolo italiano: “l’Italia, le sorelle ed i fratelli italiani ci hanno salvati, ospitati ed adottati in casa loro quando l’Albania bruciava di dolori immensi”. https://youtu.be/Nd8p7yW4_Jw Insomma, vedendo questi casi, e soprattutto l’ultimo, potremmo affermare che la solidarietà, l’accoglienza dei migranti ed altre operazioni umanitarie sono “investimenti” importanti ed a lungo termine, che lasciano un vero e duraturo segno nei popoli che ne sono beneficiari. In parole povere la beneficenza, l’aiuto che diamo agli altri, è non solo la cosa che ci rende più compiutamente degli autentici “esseri umani”, ma è anche, e permettetemi di essere solo per un momento utilitaristico, la strategia economica di lungo periodo di più sicuro ed ampio successo. Una lezione antica che già ci aveva insegnato, tra gli altri, lo scrittore britannico Lewis Carroll, quando scrisse: “Uno dei più grandi segreti della vita è che quello che vale veramente la pena di fare è quello che facciamo per gli altri”. Una lezione che i politici sovranisti italiani come Salvini e la Meloni, ma anche europei, sembra non abbiano mai imparato. Questa massima mi dà l’occasione per una piccola digressione che riguarda il nostro magazine: come sapete il nostro è un mensile on line estremamente specifico e tecnico, occupandosi prevalentemente di comunicazione, marketing e social media. Nel tempo però sono emersi altri focus importanti, come le rubriche di cinema e musica e gli articoli culturali e di costume che i nostri lettori hanno dimostrato di apprezzare. Da ultimo, si è affiancata la rubrica video “Il sonno della Ragione”, che cerca di demistificare tutti quei fenomeni di pseudoscienza, bufale e fake news che purtroppo dilagano sul web, ancora di più in tempi di crisi e paura come questi. Da quando è scoppiata la crisi del Coronavirus abbiamo chiesto ai nostri collaboratori di incrementare i loro contributi per cercare di stare più vicino ai nostri lettori, costretti a casa dalla clausura forzata e devo dire che i nostri contributor hanno risposto alla grande. In questo mese di marzo, oltre ai soliti 10, 12 articoli dell’uscita mensile, abbiamo pubblicato altri 13 contributi fra video ed articoli di approfondimento sul Coronavirus, ma anche su cinema, musica e serie tv che sono diventati compagni, ancora più importanti, dei nostri giorni di quarantena. Tredici “pezzi” che, per un piccolo mensile on line senza contributi, senza pubblicità e senza aiuti statali, non sono stati né pochi né facili da produrre, ma che sono stati la maniera di dare il nostro apporto con un informazione puntuale, rigorosa e verificata, alla crisi che stiamo vivendo. Voglio ringraziare tutti i nostri collaboratori che hanno accolto il nostro invito producendo ottimi approfondimenti che vi invito a recuperare e leggere. Ma cosa c’entra tutto questo con la massima di Carroll e con il discorso che ho appena fatto? Avete ragione, ve lo spiego subito. Anche io, nel mio piccolo, ho voluto contribuire, ed allora ho
proposto all’amico e collega Ivan Zorico una nuova rubrica prettamente social e “sociale” che abbiamo chiamato “Il Buongiorno del Mattino”, che periodicamente, e fino a crisi finita proporrà “massime d’autore”, “citazioni celebri” e “parole di saggezza” accompagnate da un breve post esplicativo che pubblicheremo giornalmente sulle nostre pagine Facebook ed Instagram. Anche questa nuova rubrica è una maniera di stare vicino e di tirare su il morale ai nostri lettori. Ho sempre pensato che le parole ci possano ispirare, ho sempre ammirato la capacità dei grandi autori di condensare un’infinita saggezza in poche righe, ho sempre creduto che le parole abbiano il magico potere di cambiare il mondo. La massima di Lewis Carroll, che avete letto poco sopra, è quella che troverete sui nostri canali social mercoledì 1° Aprile, andate a scoprire questa rubrica ammazza pessimismo e, se vi va, condividete l’ottimismo e la speranza che tutto questo, questa crisi, questa pandemia, questa emergenza, saranno superate e che la guerra al Coronavirus sarà vinta. Cosa altro dirvi? Solo una cosa: non rattristatevi, non abbattetevi, non disperate, questa strana “primavera silenziosa”, come l’avrebbe chiamata la prima e più celebre attivista per l’ambiente della storia, Rachel Carson, tornerà a riempirsi di rumori, suoni, profumi, parole ed amori, che noi sicuramente avremo imparato ad apprezzare più intensamente.
Buona lettura e ricordate che alla fine #tuttoandràbene Raffaello Castellano Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre. Resta aggiornato sulle nostre pubblicazioni e sulle ultime novità dal mondo del marketing e della comunicazione. Nome Cognome Email * Consenso Consentici di usare i tuoi dati Qui, se vuoi, puoi consultare la nostra Privacy Policy Iscriviti alla newsletter Coronavirus: la riscoperta dello Smart Working Parlare di Smart Working ai tempi del Coronavirus significa parlare di una grande possibilità per gli italiani, costretti a restare a casa a causa dell’emergenza sanitaria. Vediamo allora in questo post i vantaggi dello smart working per lavoratori e aziende e i servizi messi gratuitamente a disposizione dai big della tecnologia per lavorare e insegnare a distanza. Possiamo dire, in poche parole, che lo smart working è la vera conquista di questo inizio 2020, anche se si è resa necessaria una situazione di emergenza come il Coronavirus per aumentarne la diffusione tra le aziende di ogni settore. Smart working: cosa significa esattamente? Parlare di smart working significa, in poche parole, parlare di lavoro da casa: una situazione possibile per la maggior parte degli italiani e agevolata dal nuovo decreto ministeriale che semplifica fino al 31 luglio prossimo questa forma di lavoro da remoto su tutto il territorio nazionale.
Aumenta, proprio grazie al Coronavirus, il numero di lavoratori pubblici e privati attratti da questa nuova forma di lavoro proprio per la sua flessibilità e per l’ottimizzazione dei tempi grazie all’assenza di spostamenti tra casa e ufficio. Il primo vantaggio è, quindi, una migliore gestione e organizzazione del tempo, che permette di coniugare esigenze lavorative e famigliari. F o t o d i K e v i n P h i l l i p s da Pixabay Sicuramente, tuttavia, lavorare da casa significa avere una forte determinazione e volontà, dato che aumentano le distrazioni rispetto al lavoro in ufficio. Per questo gli esperti consigliano di fissare degli obiettivi quotidiani da raggiungere, scrivere una check list dei compiti da fare e controllare il raggiungimento di ogni singolo obiettivo. Grazie a questa gestione del tempo saremo sicuramente più efficienti e produttivi, anche prendendoci delle pause. Vietato, quindi, quando si parla di smart working pranzare al computer, fare tardi tra documenti ed email o rinunciare alle pause. Uno svantaggio dello smart working è, invece, la mancanza di socialità. Tuttavia, proprio per l’isolamento questa è la forma di lavoro maggiormente scelta dalle aziende per proseguire le attività anche durante l’emergenza Coronavirus. Smart working e cambiamento della cultura manageriale In molti casi, questa forma di lavoro da remoto è già utilizzata da anni, a testimonianza di una nuova cultura manageriale, basata su flessibilità e autonomia per chi lavora in azienda. Possiamo, quindi, affermare che mettere in atto lo smart working non richiede solo un cambiamento tecnologico, ma anche e soprattutto culturale da parte di imprenditori e manager.
Scopri il nuovo numero > Tutto andrà bene (?) Questo particolare momento necessita di una azione collettiva che vada oltre il semplice ottimismo che da solo non basta, anche se comunque aiuta. Solo insieme si può uscire da questa situazione. Recenti studi dimostrano, inoltre, che questo nuovo modo di lavorare impatta positivamente sulla produttività, ma soprattutto permette alle aziende di risparmiare sui costi. Lo spazio che le aziende destinano ai lavoratori è più piccolo e si diffonde il cosiddetto micro management, con una crescente delega di responsabilità a ciascun dipendente dell’azienda. La solidarietà delle aziende: soluzioni gratuite per lo smart working Le agenzie che producono piattaforme di smart working hanno risposto all’appello del governo mettendo a disposizione delle aziende le loro soluzioni tecnologiche gratuitamente. Qualche esempio? Connexia permette di utilizzare gratuitamente la piattaforma di Smart Working Webex a chi ne farà richiesta, per un periodo di due settimane. Cisco, invece, mette gratuitamente a disposizione di aziende e professionisti la soluzione Cisco Webex Meetings, per agevolare il lavoro da remoto, organizzare riunioni, ma anche condividere documenti e dati. Si tratta solo di due esempi tra i tanti di aziende che hanno compreso la difficoltà, specialmente delle aziende più grandi e strutturate, di passare allo smart working e che vogliono supportarle mettendo a disposizione gratuitamente i loro servizi. E-learning: il modello di smart working nella scuola Se, in azienda, il Coronavirus ha portato lo smart working, a scuola e nelle classi si è resa necessaria la massiccia introduzione delle lezioni in modalità e-learning, anche grazie alla collaborazione di aziende come Google, che hanno risposto all’appello del MIUR. Nel dettaglio, Google ha deciso di sostenere gli italiani ai tempi del Coronavirus mettendo a disposizione la G-Suite for Education, per permettere agli insegnanti di lavorare a distanza. La suite comprende applicativi come Gmail, Drive, Calendar, Hangout e Google Doc ideali per l’attività didattica a distanza. In questo modo, neanche la scuola come le aziende si ferma, dato che per insegnare e imparare è sufficiente una connessione Internet e un PC, smartphone o tablet. Conclusioni Sicuramente il Coronavirus è un’emergenza nazionale per l’impatto sulla sanità, ma per le aziende e la scuola è anche un’occasione per rinnovarsi ed innovare, introducendo nuove e più avanzate modalità di smart working e e-learning. La prospettiva è quella, passata l’emergenza, di risvegliarsi in un’Italia più tecnologica e più smart. Staremo a vedere! Ti è piaciuto? Cosa ne pensi? Faccelo sapere nei commenti. Rispondiamo sempre.
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