Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump

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Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump
OSCAR 2017: gaffe ed emozioni, vittorie e
sconfitte dei primi Academy Awards sotto
il segno di Trump

Simona De Bartolomeo (20)

E’ nella
notte tra
domenica
26 e lunedì
27 febbraio
che      al
Dolby
Theatre di
Los
Angeles
sono stati
assegnati
gli
Academy
Awards,
meglio
conosciuti come Oscar, il premio cinematografico più antico e famoso del mondo.

Questa edizione, presentata dal conduttore Jimmy Kimmel, non verrà ricordata per i film e gli attori,
bensì per l’incredibile gaffe proprio nel momento della proclamazione più attesa, quella del Miglior
film del 2016: Warren Beatty e Faye Dunaway annunciano come vincitore “La La Land”, sbagliando
clamorosamente, per colpa di uno scambio di buste; il vincitore del premio più ambito, infatti, è
“Moonlight”.

Cercando di andare oltre questo memorabile istante, i film protagonisti dello scivolone, sono stati
anche i protagonisti della serata, tra suspense e pronostici: “La La Land” del regista Damien
Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump
Chazelle e “Moonlight” del regista Barry Jenkins.

Il primo narra l’intensa e burrascosa storia d’amore tra un’attrice e un musicista, appena trasferiti a
Los Angeles in cerca di fortuna, dove le minacce più grandi saranno proprio i sogni e le ambizioni
che condividono. Il secondo racconta l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta, le gioie e i dolori di un
ragazzo omosessuale di colore, cresciuto nei sobborghi difficili di Miami, dove cerca di vivere in
libertà la sua sessualità.

Tra battute rivolte al neo presidente Trump, momenti di riflessione, caramelle volate dal cielo per
sfamare il pubblico e video dedicati a film cult del cinema mondiale, la lunga serata ha proclamato i
seguenti vincitori:

Miglior film: “Moonlight” di Barry Jenkins

Miglior regista: Damien Chazelle per “La La Land”

Migliore attrice: Emma Stone in “La La Land”

Miglior attore: Casey Affleck in “Manchester by the Sea”

Migliore attrice non protagonista: Viola Davis in “Barriere”

Miglior attore non protagonista: Mahershala Ali in “Moonlight”

Miglior film straniero: “Il cliente” di Asghar Farhadi

Miglior film d’animazione: “Zootropolis”

Migliore sceneggiatura originale: “Manchester by the Sea”

Migliore sceneggiatura non originale: “Moonlight”

Miglior canzone originale: “City Of Stars” dal film “La La Land”

Migliore colonna sonora: “La La Land”
Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump
Miglior montaggio: “La battaglia di Hacksaw Ridge”

Miglior sonoro: “La battaglia di Hacksaw Ridge”

Miglior montaggio sonoro: “Arrival”

Migliori effetti speciali: “Il libro della giungla”

Miglior cortometraggio: “Sing”

Miglior corto documentario: “The White Helmets”

Miglior cortometraggio d’animazione: “Piper”

Miglior documentario: “O.J.: Made in America”

Miglior fotografia: “La La Land”

Migliore scenografia: “La La Land”

Miglior costumi: “Animali fantastici e dove trovarli”

Miglior trucco: “Suicide Squad”

Oscar alla carriera: Jackie Chan

Tra i momenti degni di nota della serata c’è la reazione di Asghar Farhadi, regista de “Il cliente”,
vincitore nella categoria Miglior film straniero, che non si è presentato alla notte degli Oscar per
protestare contro il Muslim Ban di Trump; così si è espresso il regista iraniano: “La mia assenza è un
atto di rispetto verso i miei concittadini e quelli di altri sei paesi, che hanno subìto una mancanza di
rispetto per una legge disumana”.

Per l’Italia, delusione per la mancata vittoria di “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, candidato
come Miglior documentario, ma felicità e soddisfazione per l’Oscar come Miglior trucco ai
truccatori italiani Alessandro Bertolazzi e Giorgio Gregorini per “Suicide Squad”.

“La La Land”, il film con più candidature, ben 14, alla fine porta a casa 6 statuette; gran successo
per gli artisti afroamericani, che in totale vincono 5 statuette, tra cui anche il Miglior
documentario “O.J.: Made in America”, il film più lungo della storia con i suoi 467 minuti.

Kevin O’Connell, progettista del suono, è stato finalmente premiato con l’Oscar come Miglior
sonoro, per “La battaglia di Hacksaw Ridge”, dopo ben 21 nomination.

Anche quest’anno, quindi, si sono spenti i riflettori sul red carpet di una delle notti più attese a
livello mondiale e, sperando che il prossimo anno l’Italia possa avere un ruolo da attrice
protagonista, ci auguriamo che di questa edizione non restino solo le sviste, ma soprattutto gli
importanti messaggi che i film di quest’anno hanno voluto trasmettere.
Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump
The Rearview Mirror: March 2017

Christian Zorico (87)

February will be remembered as the month of
daily fresh new highs. In fact, the US equity
indexes set up their records highs despite the
uncertainty about the fiscal plan, despite a mounting
political risk in Europe and considering China
inability to contain capital flight.

Overall, we can observe a clear sentiment of optimism, that is also confirmed by the evidence of
strong economic data released so far, both in US and in Europe.

Regardless of a potential instability due to the European election season, equity inflows are still
confirming that institutional investors are bracing the latest equity rally. According to EPFR,
investors added $1.1bn to the funds in the week to the 22nd of February; hence the European equity
funds have received inflows that almost matched the preceding four weeks combined. Still we need
to highlight a divergence between institutional and retails investors. Apparently, the latter are
assuming a more caution behaviour mainly because they are worried about political risk.

On top of it we have in front of us another big variable that could be a source of volatility.
The FED decision to hike interest rate faster than expected could trigger down bond valuations and
also equity ones. This is the worst scenario we can figure out because such a decision from the
Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump
FOMC can imprint higher yields but also offset the marginal beneficial of a fiscal policy plan.

Of course there are several possible developments and there is no magic formula to face with this
environment. Certainly, I continue to highlight the importance to protect ourselves from a growing
uncertainty. A smart insurance could be the solution. I am confident to pay a premium that is
hedging our portfolio against a correction of risky assets. At the same time we should find a way to
finance it, by limiting the cost of our insurance. The new US administration fiscal plan is expected to
be announced by the 28th of February. We don’t know any details about it. We can figure out some
interventions that allow internal US players to benefit from the new plan. In fact, we always said
that in case Mr. Trump won US election, America would have been the place to be.

Hence a clever strategy is to use the carry coming from US credit companies to finance an
equity short position. If the hiking process will be subdued, then the risk premium incorporated
into the bond market is sufficient enough to provide an extra return in the medium term.

                                                                   Christian Zorico: LinkedIn Profile

Lo Specchietto Retrovisore: il Fondo
Sovrano Norvegese.

Christian Zorico (87)
Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump
Oslo: il Fondo Sovrano Norvegese si sta per
muovere per investire il 70% dei suoi asset
rispetto al 60% attuale, in titoli azionari. Si
tratta di un importante incremento perché le risorse
ammontano a 900 billion di dollari derivanti dai
proventi del settore OIL e GAS. Un’importante
decisione che richiede l’approvazione del
parlamento.

Per comprendere l’eventuale effetto sui mercati, basti pensare che attualmente il fondo già detiene
circa l’1.3% di ogni singola azione listata. La scelta di investimento in equity si affianca alla volontà
di ridurre la capacità di spesa di Oslo prevista nel suo budget annuale: dal 4% stabilito nel 2001 si
vuole giungere al 3%, secondo le nuove regole. Ne deriva la necessità di monitorare i costi per un
Paese la cui economia deriva essenzialmente dall’oro nero. Se infatti si togliessero i giustificativi di
spesa coperti dal petrolio, il deficit della Norvegia esploderebbe all’8% del prodotto interno lordo.
Un livello davvero non sostenibile soprattutto se lo scenario dell’industria non dovesse mutare in
maniera sostanziale. Da qui l’esigenza per il fondo sovrano di spostare gli investimenti verso
un’asset class, quella azionaria, in grado di sostenere nel lungo termine la spesa del governo e
ottenere una remunerazione tale da considerarsi interessante.

Cosa altro aggiungere? Certo, l’orizzonte temporale che il fondo si prefissa è di 100 anni o anche
di più. Pertanto se è vero che emerge una certa apprensione nel lungo termine per un’economia
legata solo all’OIL, occorre anche considerare che continuare ad investire in titoli azionari agli
attuali livelli, dormendo sonni tranquilli, è possibile proprio perché si ha davanti a sè un orizzonte di
lungo, lunghissimo termine.
E allora torniamo sempre al punto cruciale che la scelta di investimento deve sempre fare i
conti con l’orizzonte temporale dell’individuo, o in questo caso dell’ente (un fondo sovrano che
dovrà far fronte alle spese di individui che ancora non sono nati). Ma è anche vero che se per un
attimo ci riportassimo all’inizio dell’anno e ci soffermassimo sui target delle maggiori case di
investimento per l’indice S&P, troveremmo un risultato incredibile. Su 16 strategist, ben 11 tra i
principali player mondiali hanno predetto un livello che è praticamente in linea se non superiore alle
attuali quotazioni per il 2017.

E così da un lato abbiamo l’investitore di lungo (quasi infinito) periodo e dall’altro gli investitori che
devono necessariamente confrontarsi con periodi più brevi.

                                                                    Christian Zorico: LinkedIn Profile
Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump
Lo Specchietto Retrovisore: La questione
fiscale!

Christian Zorico (87)

Ormai abbiamo appreso che dovremo convivere con i
Tweet di Donald Trump e calibrare le aspettative
sull’aggettivazione usata dal Presidente degli Stati
Uniti. Un programma tasse “phenomenal” è in arrivo
tra poche settimane. Così è stato annunciato, il 9
febbraio, l’intento della nuova amministrazione di
agire subito sul piano fiscale. E allora l’equity
americano che segna nuovi massimi, e soprattutto lo spread di inflazione che recupera tono,
recupera quel terreno perso nei confronti dei rendimenti nominali proprio perché l’idea del reflation
trade iniziava a perdere incisività.

Però per quanto importante sia l’attività su Twitter del neo eletto Presidente, cerchiamo di guardare
assieme alcuni fatti oggettivi. Per quanto ovviamente sia rimasto positivo il legame tra il prezzo
dell’OIL e l’andamento dei bond legati all’inflazione, la correlazione è tanto più forte rispetto ai
movimenti giornalieri del greggio (sulla parte spot della curva) proprio nei break-even a due anni.
Sembra invece aver perso vigore la connessione sul tratto a 5 anni e a 10 anni della curva inflazione.
Questo sia perché il prezzo del petrolio spot non tiene in considerazione dell’aumento della
produzione dello shale-oil, la cui narrativa trovo riscontro solo nella parte più lunga della curva, sia
perché probabilmente le dinamiche inflazionistiche non possono essere guidate solo da un Tweet.

Depurando pertanto l’andamento dei prezzi dall’effetto base delle materie prime, restano
preponderanti le dinamiche salariali.
Essendo anche i salari un perfetto incontro tra
domanda e offerta, i fondamentali del lavoro
sembrano raccontare una storia diversa da quella
analizzata qualche mese fa. La partecipazione al
lavoro in aumento, il numero di abbandoni in
diminuzione fanno del mercato del lavoro un driver meno incisivo.Forse su tutti gli indicatori, andrà
seguito l’andamento sulle aspettative di inflazione per comprendere la bontà del trade relativo a
Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump
Trump. Anche misure fiscali espansive potrebbero non bastare per rivitalizzare
ulteriormente il reflation trade come hanno iniziato ad evidenziare anche in Goldman Sachs,
benché fosse fortemente positiva non meno di un mese fa.

Festival di Sanremo - La Finale

Maddalena D'Amicis (10)

Con “Occidentali’s Karma”, Francesco Gabbani è il vincitore della 67esima edizione del
Festival della Canzone italiana, che si è appena concluso sotto la direzione artistica di Carlo
Conti.

Visibilmente sorpreso e commosso, come se non si aspettasse il primo posto, Gabbani ci regala una
canzone sopra le righe rispetto a quelle che, di solito, il Festival di Sanremo propone; originale,
Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump
ironica, densa di significato e per niente scontata.

Vittoria meritata anche se resta un po’ di amaro in bocca per il secondo posto di Fiorella Mannoia,
con la sua delicata ma energica interpretazione della canzone “Che sia benedetta”.

Presentata dalla stampa come la favorita del Festival, ancor prima che si aprisse
ufficialmente la kermesse canora, la Mannoia, ha rappresentato il valore aggiunto di una
gara con canzoni troppo banali ed a volte mal interpretate, probabilmente la vittoria avrebbe
rappresentato per lei l’incoronamento di una carriera di successi ed il giusto riconoscimento per
tutti i capolavori che ha regalato, in questi anni, alla musica italiana.

Meritato il terzo posto di Ermal Meta con l’intensa canzone “Vietato morire” e forse Paola
Turci e Marco Masini (rispettivamente quinto e tredicesimo posto), avrebbero potuto aspirare a
classificarsi meglio, con due belle canzoni, ben interpretate.

Ultimo posto per il rapper Clementino con “Ragazzi fuori”, una canzone di contenuto, ma
totalmente inadatta al pubblico sanremese.

Grandi ospiti anche in questa serata conclusiva, come Zucchero che ricorda Luciano Pavarotti e
l’opera benefica del progetto “Pavarotti and Friends”, esibendosi in un duetto virtuale con il
cantante lirico, da tempo scomparso.
Sconfitte dei primi Academy Awards sotto il segno di Trump
Alvaro Soler, scuote dalle sedie anche il più impettito spettatore del parterre sanremese, così come
fa la comicità senza peli sulla lingua, di Geppi Cucciari quando accusa alcune testate giornalistiche
di sessismo.

Montesano ci regala la comicità pulita di una volta e finalmente si rivela sul palco dell’Ariston anche
Maurizio Crozza.

Si chiude il sipario, sulla 67esima edizione del Festival di Sanremo che sarà ricordato, anche
quest’anno, come tutti gli anni, per ascolti record, polemiche ed outfit poco azzeccati, ma sempre
fenomeno di costume di quell’Italia a cui piace mettersi in gioco.

Osannato, criticato, bistrattato, parodiato, inutile per alcuni, irraggiungibile per altri, resta
comunque la manifestazione canora più importante d’Italia, dalla quale, non si può prescindere per
comprendere il panorama musicale nazionale.

Festival di Sanremo - Quarta Serata
Maddalena D'Amicis (10)
La
quarta
e
penulti
ma
serata
del
Festival
di
Sanrem
o, si è
consuma
ta
davanti
a        9
milioni
di
telespett
atori,
che
hanno
conferm
ato l’alto
gradimento della kermesse canora, che ha decretato il vincitore della sezione Giovani proposte.

Vince con la canzone “Ora mai”, Lele, che ringrazia la sua famiglia ed il conduttori del Festival
per la grande possibilità ricevuta, mentre Maldestro conquista il secondo posto, insieme al premio
della critica “Mia Martini”, seguito da Francesco Guasti; va invece a Tommaso Pini, il Premio “Lucio
Dalla” concesso dalla sala stampa.

A premiare il vincitore, insieme alle autorità liguri, la modella e compagna di Eros Ramazzotti,
Marica Pellegrinelli, che le polemiche dei giorni scorsi hanno reso evidentemente, più bella,
raggiante e spontanea nel suo ruolo.
La gara dei 20 big si fa sempre più intensa, tanto da far scappareuna lacrima a Bianca Atzei durante
la sua esibizione, ma vede l’eliminazione definitiva di Giusy Ferreri, Ron, Al Bano e Gigi
D’Alessio.

Eliminazione che nessuno si aspettava perché vede tirati fuori dalla gara quattro capisaldi della
musica italiana, per questo suscita la ribellione del pubblico in sala e della sala stampa, quando
viene pronunciato il nome di Al Bano tra gli esclusi.

Senza
entrare nel
giudizio di
merito
delle
canzoni
portate in
gara,
probabilme
nte      ad
influire sul
verdetto è
stato     il
televoto,
premiando
chi in questi giorni, sia riuscito ad essere più social, non a caso, anche il premio riservato alle
giovani proposte, è stato vinto da chi è abituato a promuoversi con il meccanismo del televoto.

A proposito di promozione, la quarta serata della 67esima edizione del Festival di Sanremo,
diventa vetrina per la Rai e per promuovere la sua offerta d’eccellenza, quando dalla
scalinata dell’Ariston scende Antonella Clerici, per presentare il suo programma musicale “Standing
ovation” e ricorda i tempi della sua conduzione a Sanremo; a suo agio in quell’ambiente a lei
familiare, si scatta persino un selfie con Carlo Conti e Maria De Filippi.

All’Ariston arriva anche un affascinante Luca Zingaretti per presentare le nuove puntate del suo
Commissario Montalbano.

Torna sul palco di Sanremo con un’esilarante imitazione di Sandra Milo, Virginia Raffaele, tirando in
ballo anche il maestro Beppe Vessicchio seduto in prima fila; diverte Crozza con le sue indagini
statistiche e non risparmia stoccate sarcastiche sul governo italiano.

Tra colpi di scena e polemiche, occhi puntati sulla finalissima di stasera, attesi anche gli
interventi di Alvaro Soler e Zucchero…e viene da pensare che il bello deve ancora venire.

Festival di Sanremo - Terza Serata
Maddalena D'Amicis (10)

Oltre 12 milioni di telespettatori incollati alla tv per seguire la terza serata della 67esima edizione
del Festival della canzone italiana.

La coppia Conti – De Filippi, comincia a rodarsi ed ormai è diventata di fatto familiare agli occhi
degli italiani, che non li tradiscono ed assicurano il 49% di share.

Di solito, chi ama seguire il Festival, è pronto a giurare che la terza serata, quella delle Cover, sia la
più bella, se non fosse altro perché tocca il lato emozionale dei ricordi e vengono rispolverati quei
brani che sono legati indissolubilmente alla storia della musica italiana.

Quando poi, canzoni famose, si legano ai ricordi d’infanzia e sul palco dell’Ariston, salgono i bimbi
dello Zecchino d’oro, riproponendo i migliori successi della celeberrima rassegna canora per
bambini, che quest’anno è giunta alla 60esima edizione, il successo è assicurato ed ormai il pubblico
è stato conquistato.

Conquista il pubblico anche la trascinante Orquesta de Reciclados de Cateura, che si esibisce
suonando strumenti ricavati dalla spazzatura, recuperata nella discarica di Cateura, in Paraguay.

I ragazzi dell’orchestra, bravi e coinvolgenti, grazie ad un progetto dell’Unicef, girano il mondo
lanciando il messaggio che la musica e la buona volontà possono salvare da un’esistenza di stenti ed
emarginazione. Davvero un esempio importante dell’attività dell’Unicef nel mondo.

L’andamento della puntata, in questa serata, assume un ritmo più movimentato e ben diverso da
quello a cui ci eravamo abituati nel corso dei primi due appuntamenti, vuoi per le buone
interpretazioni delle cover, che in alcuni casi sono risultate troppo pretenziose, vuoi per la gara sul
filo del rasoio dei big a rischio eliminazione, vuoi per gli altri 4 cantanti in gara per le nuove
proposte.

Per quest’ultime si esibiscono Maldestro con “Canzone per Federica”, Lele con “Ora mai”, Tommaso
Pini con “Cose che danno ansia” e Valeria Farinacci con “Insieme”.

Passano il turno Maldestro e Lele che insieme a Francesco Guasti e Leonardo Lamacchia, vanno
a comporre la rosa dei finalisti della sezione giovani.

Meritatissimo il primo premio ad Ermal Meta, che commuove con la cover di “Amara terra
mia” di Modugno, mentre il secondo posto va a Paolo Turci che con “Un’emozione da
poco”, non ci fa rimpiangere l’interpretazione di Anna Oxa del Sanremo del 1978.

Meritato anche il terzo posto conquistato da Marco Masini che regala una profonda
interpretazione del brano “Signor tenente”, che fu di Giorgio Faletti nel Sanremo del 1994.

Eliminazione definitiva e prevedibile, nel torneo di spareggio, per le coppie Nesli – Alice
Paba e Raige – Giulia Luzi.

Scoppiettanti come sempre, Luca e Paolo, ospiti attesissimi; piace la coppia Alessandro Gassman –
Marco Giallini; molto a suo agio sul palco dell’Ariston, Mika; ironica e coinvolgente LP che fischietta
insieme a Carlo Conti e riesce a scuotere dalle sedie il pubblico sanremese; meno caustico del solito,
sua santità Crozza, che si supera citando Platone.

Mentre Carlo Conti dichiara di non voler ripetere l’esperienza sanremese anche per il prossimo
anno, stasera occhi puntati sulla gara che decreterà il vincitore della sezione giovani e sulle
performance dei 20 big rimasti in gara, con l’eliminazione degli ultimi quattro classificati.
Festival di Sanremo 2017 – Seconda Serata

Maddalena D'Amicis (10)

Si è conclusa anche la seconda serata del Festival di Sanremo con lo share in lieve flessione, con
l’altra parte di big in gara, con le prime 4 nuove proposte, con tanti ospiti e con l’immancabile
striscia satirica di Crozza.

La kermesse canora si è aperta con l’esibizione dei primi 4 giovani in gara, visibilmente emozionati,
Marianne Mirage con “Le canzoni fanno male”, Francesco Guasti con “Universo”, Braschi con “Nel
mare ci sono i coccodrilli” e Leonardo Lamacchia con “Ciò che resta”.

Canzoni orecchiabili e buon livello qualitativo per quasi tutte le performance, anche se passano il
turno, come da regolamento, solo Francesco Guasti e Leonardo Lamacchia, che accedono
direttamente alla serata di venerdì.

La gara dei big ha visto invece esibirsi nell’ordine Bianca Atzei, Marco Masini, Nesli e Alice
Paba, Sergio Sylvestre, Gigi D’Alessio, Michele Bravi, Paolo Turci, Francesco Gabbani,
Michele Zarrillo, Chiara, Raige e Giulia Luzi.

La sala stampa, insieme all’esito del televoto, ha decretato la retrocessione nella “zona rossa”,
per utilizzare un termine calcistico, di Bianca Atzei, Nesli e Alice Paba, Raige e Giulia Luzi.

Penalizzati quindi, i duetti, probabilmente non troppo coinvolgenti; senza tempo e sempre
brava Paolo Turci, spumeggiante Francesco Gabbani, senza sorprese per gli amanti del
genere, Zarrillo e Gigi D’Alessio.

Tanti gli ospiti, stranieri o più nazionalpopolari, anche nel corso di questa serata, dallo
spettacolo illusionista di Hiroki Hara, al bacio rubato a Maria De Filippi da Robbie
Williams, fino a scoprire le doti musicali di Keanu Reeves, provetto bassista.

Non sono mancati siparietti da avanspettacolo di terz’ordine, come ad esempio, quello
della De Filippi che distribuisce gadget di Carlo Conti; divertente ma non troppo originale,
la performance del trio Brignano – Insinna – Cirilli, riunito per l’occasione.

Standing ovation per l’esibizione di Giorgia, bellissima, emozionante e senza sbavature,
che sicuramente eleva la qualità di una serata un po’ noiosa, fatta eccezione per la verve
del grande Francesco Totti, spontaneo, autoironico e naturalmente divertente; è lui la vera
star di questa seconda serata.

Aspettando di ascoltare la seconda tranche delle giovani proposte e le cover dei 16
campioni in gara, la terza serata si profila interessante sicuramente per l’annunciata
presenza di Luca e Paolo, ma soprattutto perché stasera andrà in scena la canzone italiana
con i pezzi che l’hanno resa celebre.

Festival di Sanremo 2017 - Prima Serata
Maddalena D'Amicis (10)
Inizia con i grandi successi di Sanremo, la 67esima edizione del Festival della Canzone Italiana, un
omaggio alle canzoni che hanno fatto la storia della competizione canora pur non vincendo, a volte
neanche riuscendo a sfiorare il podio.

È il caso di Vasco Rossi, classificato ben due volte all’ultimo posto con canzoni del calibro di “Vita
Spericolata” e “Vado al Massimo”, ma anche di Luigi Tenco, al quale Tiziano Ferro, ospite atteso, ha
dedicato un bel omaggio.

Oltre sessant’anni di autentici capolavori che, però, per un motivo o per l’altro, non piacquero alla
giuria del Festival, una sorta di mea cupa collettivo, che il Festival regala a chi comunque negli anni
lo ha reso grande.

Mattatore indiscusso della serata, un raggiante Carlo Conti insieme ad un’ironica, a volte impacciata
e poco espressiva, Maria De Filippi.

Ad aprire la gara canora, Giusy Ferreri, prima tra gli 11 artisti in gara nella prima serata, seguita da
Fabrizio Moro, Elodie, LodovicaComello, Fiorella Mannoia, Alessio Bernabei, Al Bano, Samuel, Ron,
Clementino, Ermal Meta.

Meravigliosa l’interpretazione di Fiorella Mannoia, troppo scontata la canzone di Ron, troppo poco
sanremese, la canzone di Clementino, interessante e coraggiosa quella di Ermal Meta.

Regina indiscussa della serata, Paola Cortellesi, accompagnata da un misurato Antonio Albanese,
che duettando, scimmiottano la musica italiana in un esilarante mix di canzoni sanremesi; scontata
la coppia Bova – Muñoz, in gran forma Ricky Martin, emozionante l’omaggio agli eroi quotidiani
della tragedia dell’Hotel Rigopiano.

Crozza, in collegamento da Milano, regala come sempre sorrisi velati da amare verità e la sua satira
risulta sempre graffiante; in fondo anche Carlo e Maria, “promessi sponsor”, fautori di un Sanremo
dalle larghe intese tra Rai e Mediaset, regalano ascolti record e qualcosa di cui parlare per le
prossime quattro serate.

SANREMO 2017: IL FESTIVAL

Maddalena D'Amicis (10)
Tra passerelle, conferenze stampa, rincorsa ai possibili ospiti d’onore e polemiche per cachet
milionari, mancano pochissime ore all’apertura della sessantasettesima edizione del Festival della
Canzone italiana, il festival canoro più seguito, più chiacchierato, ma sicuramente più popolare del
Bel Paese.

La conduzione e la direzione artistica, come da tre anni a questa parte, è affidata a Carlo Conti, che
quest’anno sarà affiancato da Maria De Filippi e dai collegamenti col comico Maurizio Crozza.

Mentre allo Stadio Olimpico si consumerà la lotta tra Roma e Fiorentina, così come ironizza Carlo
Conti in conferenza stampa, e Vasco Rossi festeggerà i suoi 65 anni di vita spericolata, i
telespettatori saranno sintonizzati su Raiuno e su Radio 2 per seguire il Festival di Sanremo, che
sicuramente non deluderà chi lo segue, con grande ammirazione, per inerzia o semplicemente per il
gusto di criticare.

Siamo certi che questa sera, esattamente alle 20.35, quando si aprirà il palco dell’Ariston, il popolo
italiano si spaccherà tra detrattori e sostenitori, tra chi cerca il difetto in tutte le cose e chi invece
accetta tutto lasciandosi sedurre, a torto od a ragione, dal mondo patinato, fatto di fiori ed ospiti
internazionali, paillettes su vestiti mozzafiato ed il sogno di poter percorrere un giorno la famosa
scalinata davanti a milioni di telespettatori.

Sogno che coroneranno non solo i 22 big in gara e gli ospiti tanto attesi per la serata, primi fra tutti
Tiziano Ferro e Carmen Consoli che si prevede ci regaleranno un emozionante omaggio a Luigi
Tenco a cinquant’anni dalla sua morte, ma anche persone della porta accanto, gente comune, che
racconterà tante piccole storie di vita quotidiana, alle quali, Carlo Conti ci ha abituato in questi tre
anni di conduzione e che tanto piacciono alla casalinga di Voghera.
Stasera sarà anche la volta di Raul Bova e Rocio Muñoz Morales, di Paola Cortellesi ed Antonio
Albanese, dell’attesissimo Ricky Martin e dei Clean Bandit, nota band inglese, che con il suo
elettropop sicuramente assicurerà l’audience del pubblico più giovane.

Non solo canzonette, stasera va in scena l’Italia stessa, con vizi, virtù, paradossi, sentimenti comuni;
che ci piaccia o no, il Festival della città dei fiori è stato e resterà sempre, un grandissimo fenomeno
di costume, una macchina da guerra e da soldi, che una volta avviata diventa motrice del Made in
Italy nel mondo, e che riflette le velleità di un popolo che davanti alla partita della nazionale, come
alla grande orchestra di Sanremo, si sente finalmente unito, senza distinzione di età o status sociale.

Lo Specchietto Retrovisore: E' guerra
valutaria!

Christian Zorico (87)
Il meeting del 31 gennaio/1 febbraio della FED non
sarebbe dovuto essere un evento in grado di
influenzare i mercati. Anche attendersi una Janet
Yellen in grande spolvero, in stile aggressivo era
evidentemente impensabile. Non fosse altro perché
della politica fiscale di Trump non si conosce ancora
nulla.

A Washington sono perfettamente consci dell’ottimismo sia del livello di confidenza dei consumatori
che delle aziende, e osservano una crescita e un tasso di inflazione leggermente più sostenuto di
quanto previsto. Tutto questo, insieme con l’esigenza di dover “governare” le spese pazze
della nuova amministrazione Trump, spinge tuttavia la FED ad essere cautelarmente sull’attesa.
Infatti benché la maggior parte dei votanti preveda 3 rialzi nel 2017, sembra essere diventato molto
più importante valutare le misure e gli effetti della nuova politica fiscale prima di potersi sbilanciare
sulla velocità dei rialzi.

Si è avuta l’impressione che siamo giunti in un momento storico in cui alcuni “Tweet”
contino di più delle autorità monetarie. Ed ecco infatti che in Europa, il ministro delle finanze
tedesco W. Schäuble si senta in dovere di ribadire il suo diniego verso politiche monetarie troppo
espansive. Un euro troppo debole aiuta la Germania nelle sue esportazioni era stato l’attacco di
Trump. Anche la BOJ, accusata di manipolare la sua valuta, ha reagito mostrando i muscoli andando
a comprare “carta” a 10 anni, in modo da portare il rendimento allo 0.11% rispetto allo 0.15%.

Siamo in piena guerra valutaria. Ne avevamo parlato proprio nello scorso numero: fare
attenzione alla volatilità che proviene dai cambi e dai tassi. Quest’ultima è in grado di spaventare
ancora di più rispetto alla volatilità dell’azionario. L’investitore medio non è pronto ad accettare
incertezza sui bond e i modelli di Risk Parity non la concepiscono neanche perché abituati a
modellare e prendere in considerazione livelli di volatilità ben inferiori.
La lettura che si può dare a questo atteggiamento
attendista della Fed ricade evidentemente nella
propensione di Trump a far discutere di
protezionismo, di divieti, attacchi ad istituzioni
indipendenti ed esterne agli Stati Uniti. Una chiara
volontà di spostare l’attenzione fuori dai propri
confini, evidenziando marcatamente possibili
detrattori di ricchezza, eventuali capri espiatori.
Restiamo pertanto tutti in attesa di valutare quanto
promesso in materia fiscale e intanto osserviamo un
altro indicatore dello stato di salute degli Stati Uniti. Il tasso di disoccupazione, come
evidenziato dal report sul lavoro di venerdì scorso, si attesta al 4.8% rispetto al 4.7% del
dato precedente. Un rialzo giustificabile dall’aumento registrato nel numero di persone entrate
nella forza lavoro.

Buona settimana finanziaria a tutti.

                                                                    Christian Zorico: LinkedIn Profile

Donald Trump VS Terminator: il giorno del
Giudizio!

Raffaello Castellano (104)

NEW YORK – Sono giorni molto agitati per il neo Presidente americano Donald Trump. In pratica sta
litigando con tutti, è dell’altro giorno la notizia della brusca interruzione durante la telefonata con il
premier australiano Malcolm Turnbull sulla questione dei migranti. Nella stessa giornata il rissoso
Presidente si scontra anche con l’attore ed ex governatore della California Arnold Schwarzenegger.
Il litigio era
nato         a
causa dei
pessimi
ascolti
della nota
trasmission
e       “The
Apprentice
”, rimasta
orfana del
suo
mattatore
dal 2015,
ossia da
quando
Donald
Trump
aveva
deciso di correre prima per le primarie e poi per le presidenziali USA. Al suo posto, come si sa,
Trump ed il produttore del reality show Mark Burnett, avevano chiamato appunto Arnold
Schwarzenegger. Ma gli ascolti sono andati da subito male e negli ultimi mesi sono colati a picco.

Durante il suo intervento al National Prayer Breakfast il Presidente Trump si è lasciato andare con
una delle sue dichiarazioni al vetriolo, dicendo: “Quando mi sono candidato ho dovuto lasciare lo
show, così ho assunto una grande star del cinema, Schwarzenegger, perché prendesse il mio posto.
Ma sappiamo come è andata a finire, gli ascolti sono un disastro”; rincarando la dose con la richiesta
di “una preghiera” per gli ascolti e per Arnold.

Immediata e sarcastica la risposta del Terminator austriaco. L’ex governatore della
California, infatti, ha risposto con un video su Twitter nel quale dichiarava: “Hey Trump ho una
grande idea. Perché non ci scambiamo il lavoro? Tu torni in tv perché sei un grande esperto di
ascolti e io prendo il tuo lavoro e finalmente la gente potrà dormire sonni tranquilli”.

Ennesima prova muscolare per il neo Presidente Trump, che però questa volta si è scontrato con un
caparbio Arnold Schwarzenegger, uno che dopo i successi sportivi e cinematografici, è
stato anche un buon governatore di un importante stato americano come la California, ed anche se
non fosse per tutte queste ragioni, chi si sognerebbe mai di fare una prova muscolare con Arnold
Schwarzenegger?!?!

Facebook punta ad impossessarsi della
Televisione!

Ivan Zorico (108)
Che i video siano la forma di comunicazione
maggiormente in crescita nell’ultimo anno e
mezzo non è più una suggestione, ma un dato di
fatto. Ne abbiamo già parlato per la componente
legata all’advertising, con una crescita del +38% e
+141 milioni di euro di fatturato rispetto al 2016. E
ne abbiamo parlato anche citando un recente studio
promosso da We are social e Hootsuite – Digital in
2017 – che vede Youtube e Facebook quali social
più utilizzati. Sempre questo studio afferma che il 31% degli italiani guarda video online almeno una
volta al giorno.

      Insomma, come detto, i video sono una modalità di comunicazione largamente utilizzata.

Ma quali sono i motivi di questo “successo improvviso”?

#1 Facilità di fruizione: guardare 3-5 minuti di video è sicuramente molto più semplice che
leggere un report di 2-3 pagine et similia

#2 Chiaro: condensare un contenuto in 3-5 minuti di video “obbliga” l’editor a dare l’informazione
senza troppi fronzoli.

#3 Impatto: poter utilizzare ed alternare immagini, audio e testo, dona forza al contenuto.

Queste sono, a mio parere, le principali caratteristiche che hanno determinato il successo dei video.
Ma evidentemente non sono tutte e, evidentemente, non sono abbastanza per dare una spiegazione.
Quello che ha dato la spinta maggiore ai video in questo anno e mezzo, è il grande
investimento che Facebook ha portato avanti per supportare la fruizione dei video sulla sua
piattaforma. Grazie ad un algoritmo, sulle bacheche di ognuno di noi, Facebook ha dato maggiore
evidenza ai video rispetto ai post testuali e/o con immagini. E le dirette live sono diventate di uso
comune.

Lo scopo?
Sempre puramente commerciale. Facebook ha intenzione di inserire pubblicità all’interno dei video
più lunghi. Ma non basta. Secondo indiscrezioni, Facebook vuole la Televisione. L’intento è quello
di trasmettere in streaming i video sulla Tv per mezzo di una applicazione che si interfacci con Apple
Tv ed altri analoghi apparecchi per fruire dei contenuti online sulla tv.

Facebook, insomma, non vuole essere più (o solo) un social media, ma ambisce ad essere il
Media.

15 giugno 2017: Addio Roaming!

Raffaello Castellano (104)

  Dopo cinque ore di trattative e negoziati, i rappresentanti dell’Europarlamento e dei governi
  dell’Ue hanno trovato, la scorsa notte, un accordo che consentirà l’abolizione delle tariffe extra
  per il “roaming”, a partire dal 15 giugno 2017.

L’ultimo ostacolo da superare, prima di cancellare l’odiata imposta telefonica per chi viaggia
all’estero, erano i tetti dei prezzi all’ingrosso per i dati che gli operatori applicano tra loro.

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firmato prevede una progressiva riduzione del prezzo sui dati: il 15 giugno il prezzo massimo per
gigabyte passerà dai 50 euro attuali, a 7,7 euro, per poi scendere a 2,5 euro nel 2022.
La strategia del calo dei prezzi progressivo (6 euro a Gb nel 2018; 4,5 nel 2019; 3,5 nel 2020 e 3 nel
2021), era necessaria per consentire all’industria delle telecomunicazioni di continuare ad investire
nelle infrastrutture di rete.

Anche i prezzi all’ingrosso di voce e sms subiranno un taglio, questa volta definitivo, dal 15 luglio: da
0.05 a 0.032 euro al minuto per la voce e da 0.02 a 0.01 euro per ciascun messaggio.

Le tariffe all’ingrosso saranno il 90% più basse delle attuali, spiega il Consiglio, consentendo agli
operatori di offrire il roaming ai loro clienti senza aumentare i costi delle telefonate nazionali. Allo
stesso tempo però devono essere abbastanza elevate in modo che gli operatori dei Paesi visitati
possano recuperare i loro costi senza aumentare i prezzi al dettaglio.

Alcuni analisti avvertono, però, che il mercato potrebbe reagire male; i prezzi delle tariffe mobili
potrebbero ricominciare a salire, ed alcuni operatori mobili, soprattutto quelli più piccoli e
competitivi, chiuderanno e lasceranno il mercato.

Questa evenienza non è lontana, perché come ha rilevato Innocenzo Genna, giurista esperto di
regolamentazione europea: “L’accordo riguarda in verità il prezzo massimo che può essere applicato
tra operatori mobili per consentire il transito su di una rete estera da parte di un utente in roaming.
Hanno fissato un prezzo all’ingrosso di 7,7 euro per Gb, un valore destinato a pesare come un
macigno sugli operatori più piccoli e competitivi ma che potrebbe rivelarsi un problema diretto
anche per gli stessi consumatori. In pratica la scomparsa del sovrapprezzo roaming avverrà solo per
una parte del traffico all’estero”.
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