RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 31 maggio 2019

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 31 maggio 2019

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Approvata la piattaforma per il contratto dell'industria alimentare (M. Veneto)
Confermata la stretta sui fondi agli stranieri per l'edilizia agevolata (M. Veneto)
Intesa Sanpaolo firma l'accordo per altre 1.600 uscite volontarie (M. Veneto)
Migliaia di persone attese al Pride Fvg dell'8 giugno. Festa fra Trieste e Muggia (Piccolo)
Sostenibilità, il manifesto dei rettori. «Atenei motore di trasformazione» (M. Veneto)
Export verso l'Ue in crescita, per la regione vale 9 miliardi (Piccolo)
Monassi in Acegas e il post Castagna di Autovie Venete diventa un rebus (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 8)
Lavoratori delle pulizie oggi in sciopero. Duz: no al massimo ribasso negli appalti (M. Veneto Pn)
Il commissario dell'Aas 5 arriva dal Cro (M. Veneto Pordenone)
Migranti in fuga, le coop licenziano (Gazzettino Pordenone)
I dipendenti Mercatone Uno: «Sindaco, noi non molliamo» (M. Veneto Pordenone)
Interporto, c'è il primo treno. Ma la bretella rischia lo stop (Gazzettino Pordenone)
La Regione rassicura: lo sportello badanti diventerà più efficiente (Gazzettino Pordenone)
«Mia figlia era terrorizzata dalle maestre. Hanno picchiato un bimbo davanti a lei» (Piccolo Trieste)
La giunta "snobba" il dibattito sulla super società comunale (Piccolo Trieste)
Appalto logistica Flex, lavoratori in sciopero (Piccolo Trieste)
Hera fa il pieno nel cda Acegas. E Trieste perde la presidenza (Piccolo Trieste, 2 articoli)
Piano di assunzioni in sanità per fare fronte alle quote 100 (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Chiusura del Mercatone Uno, già in 34 alla Federconsumatori (Piccolo Gorizia-Monfalcone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)

Approvata la piattaforma per il contratto dell'industria alimentare (M. Veneto)
Maura Delle Case - Il rinnovo del contratto nazionale è un appuntamento che i lavoratori del settore
alimentare, siano a libro paga dell'industria o della cooperazione, sentono quanto mai urgente, unico vero
freno al dilagare dei contratti pirata. Forti di questa convinzione, 60 delegati - Rsu ed Rsa di Fai Cisl, Flai Cgil
e Uila Uil - hanno recentemente approvato, nel corso di un attivo unitario ospitato a Palmanova, le ipotesi
di piattaforma che in questi giorni saranno inviate alla controparte. La richiesta economica è di 149 euro in
più per il sesto livello, 164 per il quinto, 179 euro per il quarto (nei quali si colloca la gran parte della forza
lavoro) e di 194 per il terzo.«L'obiettivo - spiega la segretaria regionale di Fai, Claudia Sacilotto - è da un lato
quello di tutelare il potere di acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori, ma anche di redistribuire la ricchezza
prodotta nel settore con l'auspicata conseguenza di incrementare la capacità di spesa delle famiglie e
rilanciare i consumi interni».Oltre a salario e welfare, le piattaforme affrontano temi importanti quali le
relazioni industriali, gli appalti, l'organizzazione del lavoro e lo sviluppo professionale, il mercato del lavoro
e la formazione professionale, l'orario, la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro, la conciliazione e non
ultimo la staffetta generazionale. «Il 25% degli occupati nel settore ha un'età anagrafica superiore ai 54
anni - ricorda Sacilotto insieme segretari regionali di Flai, Fabrizio Morocutti, e di Uila, Pier Paolo Guerra -.
L'industria alimentare si conferma primo settore manifatturiero del Paese per fatturato globale, 140
miliardi di euro, secondo per numero di imprese e con quasi 57 mila e circa 450 mila addetti si afferma
come la prima filiera del made in Italy». «Quanto al Fvg - ricorda ancora la sindacalista - le imprese sono
circa 1.100 per un totale di 8.200 addetti». Approvate all'unanimità le piattaforme, l'attivo si è concluso con
l'intervento del segretario nazionale di Flai, Ivano Gualerzi, che si è soffermato in particolare
sull'importanza del Ccnl. «Specie in un periodo in cui si riparla di salario minimo - ha dichiarato - Gualerzi -
c'è urgenza di rafforzare i Ccnl confederali a discapito di centinaia di contratti pirata che di fatto tolgono
diritti e salario a migliaia di persone».

Confermata la stretta sui fondi agli stranieri per l'edilizia agevolata (M. Veneto)
La giunta regionale ha approvato due delibere che modificano, rispettivamente, il regolamento sugli
incentivi di edilizia agevolata e quello in materia di edilizia convenzionata. Il regolamento sugli incentivi per
l'edilizia agevolata a favore dei privati recepisce tre nuovi requisiti di accesso fissati dalla legge regionale 24
del 2018: la residenza nel territorio regionale da almeno cinque anni anche non continuativi negli otto anni
precedenti; non essere stati condannati per invasione di terreni o di edifici; l'attestazione da parte dei
cittadini non comunitari di non possedere altri alloggi nei Paesi di origine e provenienza.Le modifiche al
regolamento aggiornano anche il valore dell'indicatore Isee - che passa a 30 mila euro dai 29 mila attuali - e
semplifica la procedura di subentro nel contributo in caso di separazione personale dei beneficiari. Tra gli
interventi di risparmio energetico si aggiunge anche la "sostituzione dei serramenti esterni", mentre viene
diminuito l'importo contributivo per le manutenzioni straordinarie, che passa da 10 mila a 8 mila euro, da
12 mila 500 a 10 mila 500 se in comune montano. A proposito di comuni montani, vi vengono estese le
maggiorazioni di contributo a favore dei soggetti deboli. Tra le principali modifiche al regolamento,
spiccano il procedimento di ammissione a contributo solo in base all'ordine cronologico di presentazione
delle domande e l'aumento da due a tre anni del termine entro il quale i cittadini devono concludere le
iniziative che prevedono lavori edilizi.I nuovi requisiti soggettivi di accesso vengono introdotti anche nel
regolamento sulle iniziative di costruzione, acquisto e recupero di immobili finalizzate alla realizzazione di
alloggi da destinare a vendita, assegnazione e locazione in regime di edilizia convenzionata e sugli incentivi
destinati ad Ater, acquirenti e assegnatari. Sono, come nel caso dell'edilizia agevolata, requisiti temporali,
penali e di proprietà. Tra le altre novità, l'elevazione del limite Isee per l'accesso ai contributi (da 32 mila a
33 mila euro), la semplificazione e velocizzazione della prenotazione delle risorse e la più chiara definizione
del caso di soggetti che escono dal nucleo familiare, analogamente a quanto previsto per l'edilizia
agevolata.

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Intesa Sanpaolo firma l'accordo per altre 1.600 uscite volontarie (M. Veneto)
Intesa Sanpaolo "dimagrisce". Siglato infatti l'accordo con i sindacati per altre 1.600 uscite di dipendenti, di
cui 600 accederanno al Fondo di solidarietà e mille per pensionamento, cogliendo tutte le opportunità che
le modifiche alla normativa previdenziale consentono, da "Quota 100" a "Opzione donna". Non ci sono
"numeri" sul riparto territoriale di queste uscite (ricordiamo che Intesa Sanpaolo ha incorporato anche
CariFvg). «L'accordo - spiega Roberto De Marchi, segretario regionale della First Cisl del Friuli Venezia Giulia
- prevede la volontarietà, e quindi la libera adesione dei lavoratori a questa proposta. Solo alla fine della
raccolta delle dichiarazioni di interesse, sapremo da quali sedi provengono le richieste dei colleghi». Questa
è la seconda tranche di maxi-esodo da Intesa Sanpaolo dopo l'incorporazione delle ex Popolari venete, BpVi
e Veneto Banca, operazione che aveva già generato 9 mila eccedenze dichiarate nel 2017. «L'intesa - spiega
una nota unitaria dei sindacati - integra gli accordi del 12 ottobre 2017 e del 21 dicembre 2017 recependo
le novità della disciplina normativa in materia pensionistica e risponde, sempre su base esclusivamente
volontaria, alle richieste dei colleghi che erano rimasti esclusi dal precedente accordo ma che, ai sensi delle
nuove normative, ora maturano i requisiti entro il 31 dicembre 2023». «Pur trattandosi di un accordo a
integrazione dei precedenti - rivendicano i rappresentanti dei lavoratori - abbiamo ottenuto ulteriori 150
assunzioni a tempo indeterminato, che abbiamo richiesto siano destinate prioritariamente alle strutture
commerciali della rete già fortemente in sofferenza per via delle costanti riorganizzazioni alle quali sono
sottoposte le colleghe ed i colleghi». Da luglio «sono previsti momenti di verifica sulle uscite e assunzioni,
razionalizzazione della rete, nuovi mestieri e progetti, organizzazione del lavoro, nell'ambito dell'attuazione
del piano d'impresa 2018-2021». «Non smetteremo di insistere con l'azienda sulla necessità di sopperire
alla carenza di risorse nelle filiali rispetto alle criticità reali sul territorio», concludono i sindacati Fabi, First
Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin. Il pensionamento volontario sarà incentivato con una somma equivalente
all'indennità di mancato preavviso previsto dal contratto nazionale (2 mesi per le aree professionali e 4
mesi per i quadri direttivi) con in aggiunta un premio di tempestività di 2 mensilità se la domanda perverrà
entro il 14 giugno. Chi aderirà alla cosiddetta "Quota 100", entro il 21 giugno 2019, avrà riconosciuta
l'indennità di mancato preavviso, una maggiorazione dell'1,5% della Ral (retribuzione annua lorda) a partire
dal 7° fino al 18° mese di differenza tra il mese di cessazione ed il primo requisito tra la pensione anticipata
e la pensione di vecchiaia e del 2% della Ral a partire dal 19° mese e un premio di tempestività di 2
mensilità. Per le donne che opteranno per accedere alla pensione anticipata secondo le regole di calcolo
del sistema contributivo, entro il 21 giugno 2019, sarà riconosciuto o un incentivo pari al 75% della Ral o un
premio di tempestività di 2 mensilità per le domande pervenute entro il 14 giugno 2019. E.D.G.

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Migliaia di persone attese al Pride Fvg dell'8 giugno. Festa fra Trieste e Muggia (Piccolo)
Lilli Goriup - Dopo tante polemiche, attacchi da una parte ed espressioni di solidarietà dall'altra, ieri sono
stati finalmente resi noti i dettagli dello svolgimento del Fvg Pride dell'8 giugno. La giornata sarà scandita in
tre tempi, dislocata tra Trieste e Muggia. E terminerà con una grande festa: «Alle provocazioni noi
rispondiamo con gli arcobaleni», fanno sapere gli organizzatori. Sono attese migliaia di persone, per
l'occasione. La Prefettura in ogni caso si aspetta che tutto proceda serenamente. Da Modena a Vicenza,
intanto, manifestazioni analoghe stanno facendo discutere anche nel resto d'Italia.
Il ritrovo è alle 14.30 in piazza Libertà, davanti alla stazione ferroviaria. Lo hanno reso noto ieri in
conferenza stampa Antonella Nicosia, presidente Arcigay Arcobaleno Trieste e Gorizia, Nacho Quintana
Vergara, presidente Arcigay Friuli, Angela Cattaneo, presidente Lune-Alfi, e Yuuki Gaudiuso, presidente
dell'Associazione universitaria Iris. Dalla stazione il corteo si snoderà attraverso via Ghega, via Filzi, piazza
Oberdan e piazza Unità. «Sono soste della memoria», hanno spiegato i promotori: «Non bisogna
dimenticare di che cosa l'umanità è capace. Oggi siamo liberi anche perché delle persone sono morte
affinché lo fossimo». Tutti i luoghi appena citati, è stato ricordato, furono teatro di crimini nazifascisti. Dopo
la tappa in piazza Unità (dove, si faccia riferimento più avanti, il Comune non ha concesso l'occupazione del
suolo pubblico) il corteo approderà in riva del Mandracchio. Il prefetto di Trieste Valerio Valenti ha fatto
sapere che non sono previste misure di sicurezza particolari. Forse anche perché è venuta meno la
contromanifestazione di Forza Nuova, che ha anticipato il presidio in piazza Unità alla sera prima.
Il Pride ad ogni modo non terminerà sulle Rive ma si trasferirà dapprima a Muggia, dove ha ottenuto di
poter utilizzare un palco: nel piazzale di fronte ai Cantieri San Marco, a partire dalle 20, è in programma il
festival musicale "Fvg Pride Live". Per lo spostamento dal centro di Trieste sarà predisposta un'apposita
navetta. I concerti gratuiti, è stato annunciato, avranno per protagonisti artisti della scena nazionale e
internazionale. Qui si esibiranno il collettivo zagabrese di sole donne Zen, il cantante hip-hop Tafel Santana,
l'artista queer- pop Splendore e Planningtorock, ovvero il progetto di Jam Ronson. A mezzanotte si tornerà
poi a Trieste per la festa conclusiva del Pride, ospitata alla discoteca Mandracchio. Il ricavato servirà a
coprire le spese di organizzazione della giornata: «Abbiamo fatto una scelta etica - hanno continuato i
promotori - che è quella di essere finanziati dal basso e non da grandi marchi o gruppi industriali, che
avrebbero potuto strumentalizzarci».
Passando agli aspetti politici legati all'evento, come accennato, risale al 26 marzo la notizia della mancata
concessione dell'occupazione del suolo di piazza Unità al Pride da parte dell'amministrazione comunale di
centrodestra presieduta da Roberto Dipiazza. La motivazione? «Quanto proposto non è coerente con gli
indirizzi di mandato del sindaco e della giunta». Tale decisione era stata preceduta, a gennaio, dai patrocini
negati sia dal Comune di Trieste che dalla Regione. Gli organizzatori hanno avuto ulteriori contatti con
l'amministrazione comunale, nel frattempo? «Noi abbiamo domandato, loro hanno risposto. Non renderò
pubblico quel che è accaduto nel mezzo - ha dichiarato ieri Nicosia, rispondendo alle domande dei
giornalisti -. Abbiamo deciso di non parlare dei divieti espliciti e impliciti, né delle pressioni e delle azioni
mirate a farci desistere o comunque a renderci faticosa la realizzazione del Pride. Alle provocazioni
risponderemo con gli arcobaleni». In compenso la manifestazione gode dei patrocini della capitale slovena
Lubiana, delle Università di Trieste e di Udine nonché di numerosi Comuni del Friuli Venezia Giulia: Aiello,
Andreis, Cervignano, Gradisca d'Isonzo, Grado, Marano Lagunare, Muggia, Resiutta, San Dorligo della Valle,
Sgonico, Terzo di Aquileia e Turriaco.
Quello dell'8 giugno sarà il secondo Pride del Fvg. La scelta di Trieste come cornice dell'evento è dovuta
anche ai tanti casi politici per cui la città è salita alla ribalta dei media nazionali: dalla polemica sul Gioco del
rispetto all'iniziale rifiuto di concedere l'allora Sala matrimoni del Municipio per la celebrazione delle unioni
civili. A gennaio gli organizzatori del Pride avevano inoltre parlato di un «allineamento a destra dei governi
nazionale, regionale e dei Comuni capoluoghi» che comporta un «totale appiattimento su posizioni
reazionarie radicali». Il primo Fvg Pride si era invece svolto a Udine nel 2017. E il cambio di "governance"
avvenuto nel frattempo è in effetti testimoniato dall'immagine dell'allora presidente della Regione Debora
Serracchiani con l'assessore regionale Loredana Panariti e con il sindaco del capoluogo friulano Furio
Honsell assieme alla testa del corteo di due anni fa....

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Sostenibilità, il manifesto dei rettori. «Atenei motore di trasformazione» (M. Veneto)
Maurizio Cescon - Valorizzare l'educazione universitaria per la sostenibilità, con un approccio di sistema e
interdisciplinare, mettere a frutto le competenze interne degli atenei, per supportare il decisore pubblico
nelle scelte di investimento sul territorio, operare per la rigenerazione dei luoghi, l'inclusione sociale, la
riduzione dei divari sociali e territoriali. Questi alcuni dei punti salienti del Manifesto "Le Università per la
sostenibilità. La sostenibilità è nell'Università", una sorta di «patto tra i rettori delle università italiane»,
siglato ieri al termine della due giorni dei Magnifici incontri Crui 2019 conclusasi a Udine nell'ambito di
"Conoscenza in festa", organizzata dall'Università del Friuli, in collaborazione con la stessa Conferenza dei
rettori. La volontà della Crui è quella di «proporre percorsi di potenziamento della sostenibilità e azioni nei
contesti locali e nazionali sulla base degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile Onu 2030». «Le università
sono grandi agenti di trasformazione sociale ed economica, per questo motivo è indispensabile che la
sostenibilità sia nelle università - ha spiegato Gaetano Manfredi, rettore dell'Università di Napoli Federico II
e presidente Crui -, e noi presentiamo questo documento al Miur con l'obiettivo di rafforzare la funzione
didattica dell'università in questa direzione e di essere riferimento di buone pratiche di sostenibilità». Il
docente Uniud Francesco Marangon ha sintetizzato come l'ateneo friulano intende mettere in atto le linee
guida esplicitate nel Manifesto. «Con una organizzazione interna centrata sul tema della sostenibilità nelle
varie dimensioni in cui siamo chiamati a lavorare attorno a questa sfida - ha spiegato -, a partire dalla
formazione personale di docenti e dell'altro personale dell'ateneo, e degli studenti».Le conclusioni della
due giorni di lavori sono state affidate a Giuseppe Valditara, capo dipartimento per la formazione superiore
e per la ricerca del Ministero. «La settima commissione della Camera - ha detto Valditara nel suo intervento
- ha dato il via libera al piano nazionale delle infrastrutture, 120 milioni di euro a favore del sistema
universitario, una sorta di piccolo piano Marshall per gli atenei. È un atto decisivo per lo sviluppo delle
nostre università. Perchè è dimostrato che per ogni miliardo di euro investito in ricerca, si crea uno 0,2% di
ricchezza in più. L'innovazione accanto alla formazione sono strategiche per la crescita economica del
Paese. Noi oggi dobbiamo avere le idee chiare su come sarà l'Italia tra 10 anni. E per questo serve un piano
nazionale della ricerca, partendo da alcune tematiche prioritarie. È opportuno quindi far partire un
percorso di semplificazione, perchè il nostro è il Paese delle troppe leggi e delle troppe regole burocratiche.
Inoltre serve un'autonomia responsabile delle università, tentando di diminuire le differenze che esistono
tra i vari atenei. Credo infine che sia necessario fare il tagliando, dopo una decina di anni, un "tagliando"
alla legge 240, modifiche da realizzare dopo un dialogo con il mondo accademico. Bisogna poi aumentare
gli organici ben oltre il turnover e avere un ruolo maggiore in Europa.

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Export verso l'Ue in crescita, per la regione vale 9 miliardi (Piccolo)
Luigi Putignano - I Paesi dell'Unione Europea valgono per l'Italia oltre 500 miliardi di euro di scambi
commerciali all'anno (250 miliardi di import e 260,6 di export), il 57,6% del totale con il mondo (887
miliardi), con una crescita nel 2018 pari al 4%. E in questo contesto, sebbene i numeri assoluti non siano
grandi, galoppa anche l'interscambio Ue a 28 - Friuli Venezia Giulia, con quasi 14,2 miliardi di euro nel 2018,
pari a una crescita dell'8,4%: un incremento maggiore della media nazionale del 3,9%. Il Friuli Venezia Giulia
ha esportato lo scorso anno per 9 miliardi di euro, con un incremento del 9,6% rispetto all'anno
precedente, pressoché doppio rispetto a quello nazionale. In crescita anche l'import regionale, con 5
miliardi euro e con una crescita del 6% (contro il 3,6% nazionale). Sono questi i dati che emergono da una
una elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi e di Promos Italia, agenzia per
l'internazionalizzazione del sistema camerale italiano.Quanto all'export, scorporando il dato regionale a
livello provinciale a prevalere è Udine con 4 miliardi, in crescita del 10,4%, seguita da Pordenone con 2,8
miliardi(+ 5,8%), Trieste con 1,6 miliardi (con l'incremento più marcato pari al 17,6%) e infine da Gorizia con
650 milioni, (+4,6%). Principali settori di scambio tra il Fvg e i Paesi dell'Ue sono, nell'export, sono metalli e
prodotti in metallo, con 2,6 miliardi, macchinari, con 1,3 miliardi, altri settori come gioielleria, strumenti
musicali, articoli sportivi, giocattoli, strumenti e forniture mediche e dentistiche per 1,2 miliardi, articoli in
gomma con circa 600 milioni. I settori non sono omogenei: nel manifatturiero, sempre secondo
l'elaborazione, prodotti per esempio come legno e carta balzano del 7%, così come i prodotti in metallo (
)+12,9) mentre altri settori - come l'elettronica - calano.«Dai dati - commenta Giovanni Da Pozzo,
presidente di Promos Italita (oltre che della Camera di commercio di Pordenone e Udine) - emerge un
livello di scambi di primaria importanza tra Friuli Venezia Giulia e i paesi dell'Unione Europea. Oltre la metà
delle nostre relazioni di business con i Paesi esteri, infatti, riguarda proprio i Paesi Ue. La Brexit è un grosso
punto di domanda, anche per i britannici. E credo che anche in Regno Unito, almeno a Londra che ne è poi il
motore economico, sia in atto una riflessione. Oggi comunque fa meno paura di tre anni fa. Parliamo pur
sempre di un mercato importante per la nostra Regione, soprattutto per il settore vinicolo». «Abbiamo
settori di eccellenza, anche di nicchia - gli fa eco Antonio Paoletti, presidente della Camera di Commercio
della Venezia Giulia - che lavorano per oltre il 70% sull'export. Questa regione ha investito prima di altri in
innovazione tecnologica, e chi semina bene prima o poi raccogli i frutti».Intanto l'export italiano, secondo il
rapporto annuale Sace-Simest presentato ieri, vede una stima per il 2019 in crescita al 3,4%, che salirà al
4,3% nel triennio 2020-2022. «L'export - così Massimo Tononi, presidente di Cdp - continua a stupirci con la
sua crescita: è uno dei pochissimi ambiti dell'economia italiana che da sorprese positive e quindi ci conforta
anche per il futuro. Tutto questo nonostante la Brexit».

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Monassi in Acegas e il post Castagna di Autovie Venete diventa un rebus (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - La nomina dei nuovi componenti del Cda di AcegasApsAmga, deciso nel corso
dell'Assemblea di ieri, si incrocia con il destino - per quanto non immediato - di Autovie Venete e dei
rapporti di forza all'interno della maggioranza regionale.All'interno del nuovo board dell'azienda del gruppo
Hera, infatti, sono finiti il commercialista udinese Giorgio Cudicio, nominato da palazzo D'Aronco in quota
Loris Michelini e quindi Progetto Fvg, e soprattutto, come annunciato da tempo, Marina Monassi. Un nome
quello della già presidente dell'Autorità portuale di Trieste che fa rima, praticamente da sempre, con Giulio
Camber e quindi con Forza Italia della Venezia Giulia. Ora, se è vero che la scelta di Monassi da parte del
sindaco Roberto Dipiazza come espressione del Comune ha alzato un polverone lungo le rive, a livello
regionale questa nomina esclude, nei fatti, la professionista vicina ai berlusconiani dalla futura corsa per la
poltrona più importante di Autovie Venete.All'interno del pacchetto complessivo di nomine all'interno delle
Partecipate, nel dettaglio, la concessionaria autostradale era stata assegnata, almeno in linea teorica, a
Forza Italia che, per esigenze di equilibrio territoriale interno, aveva deciso che quello scranno andasse a un
esponente triestino del partito. Così, negli scorsi mesi il nome di Monassi era cominciato a circolare nelle
riunioni di maggioranza - pare, a essere onesti, senza trovare particolare entusiasmo in Massimiliano
Fedriga - fino al momento in cui il centrodestra, e in particolare la Lega, ha preso la decisione di non toccare
l'attuale vertice di Autovie Venete nominato quattro anni or da Debora Serracchiani. A inizio mese, infatti,
Fedriga ha scelto di confermare per un anno alla presidenza Maurizio Castagna perché il passaggio, ancora
da completare, è quello che porterà alla società Alto Adriatico, la newco a capitale completamente pubblico
che prenderà il posto dell'attuale Autovie Venete. Un passaggio che si completerà, forse, a fine anno con il
governatore, dunque, che ha scelto di affidare l'iter nelle mani di chi finora l'ha portato avanti, Castagna
appunto, cui è stato anche confermato il compenso di 150 mila euro lordi annui.Fra meno di dodici mesi,
però, bisognerà decidere chi mettere alla guida della società e la nomina di Monassi in AcegasApsAmga
indebolisce lo schieramento forzista al pari del risultato elettorale maturato alle Europee. Fedriga,
d'altronde, ha detto e ripetuto che la giunta non si tocca, ma certamente, per quanto riguarda le
Partecipate, il discorso può essere diverso. Autovie Venete, in fondo, era stata assegnata agli azzurri
quando i rapporti di forza nella coalizione erano 35% (Lega) a 12% (Forza Italia), ma ora che il dato dice
42,6% a 6,7% le cose paiono destinate a cambiare e di parecchio. La Lega, cioè, potrebbe non soltanto
alzare la posta, come sta già facendo, in Comune a Trieste, ma anche chiedere, e politicamente ne avrebbe
pieno titolo, di portarsi a casa anche la seconda più importante Partecipata dopo Friulia già finita, non per
niente, nelle mani di un'esponente del Carroccio come Federica Seganti.

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CRONACHE LOCALI

Lavoratori delle pulizie oggi in sciopero. Duz: no al massimo ribasso negli appalti (M. Veneto Pn)
Laura Venerus - Sciopero nazionale e presidio a Pordenone oggi, nel piazzale antistante l'ospedale, dalle 9.
30 da parte di lavoratrici e lavoratori impiegati negli appalti di pulizie e nei servizi integrati. In città la
manifestazione è organizzata da Cgil Filcams, Cisl Fisascat, Uiltrasporti e UilTucs e riguarda da un lato la
richiesta di avere un contratto nazionale, che manca da sei anni, dall'altro il timore per la ventilata riforma
del Codice degli appalti, a cui il Governo vuole mettere mano. «Questi lavoratori - spiega Daniela Duz della
Filcams - sono considerati invisibili ma svolgono un ruolo fondamentale per la cittadinanza perché si
occupano prevalentemente di siti sensibili quali ospedali, scuole, case di riposo, oppure di luoghi di utilizzo
collettivo come uffici, banche, tribunali. In queste realtà, grazie al ruolo svolto da tali lavoratori, si
garantiscono gli standard igienico-sanitari indispensabili». L'identikit di questi lavoratori è prevalentemente
femminile, con contratti di poche ore settimanali e salari bassi «andando a creare una criticità economica e
sociale - aggiunge Duz -. Sono lavoratori che tremano a ogni cambio appalto perché immancabilmente
vedono ridotte le loro ore e si gioca sul massimo risparmio, il che significa compressione del costo del
lavoro». Secondo quanto spiega Duz, a impedire il rinnovo sono due elementi sostanziali: il fatto che si
voglia modificare il riconoscimento economico delle malattie e il mancato accordo sull'aumento salariale.
Per quanto riguarda l'ipotesi formulata dal Governo di mettere mano al Codice degli appalti, si prospetta
una modifica della tenuta delle clausole sociali «minando la garanzia della tenuta lavorativa - sottolinea Duz
- e c'è il rischio dell'introduzione del criterio privilegiato del massimo ribasso, mentre ora si considera
l'offerta economicamente più vantaggiosa». In conclusione, Duz ribadisce l'importanza dello sciopero
odierno, che viene organizzato dinnanzi a un sito sensibile per l'argomento quale l'ospedale civile, per
chiedere politiche sugli appalti trasparenti e garanti della qualità del lavoro e della buona occupazione per
un servizio prestato a beneficio di tutti.

Il commissario dell'Aas 5 arriva dal Cro (M. Veneto Pordenone)
Donatella Schettini - È Eugenio Possamai il commissario straordinario dell'Aas 5 di Pordenone. Lo ha
nominato ieri la giunta regionale e prenderà il posto di Giorgio Simon, dimissionario e con contratto in
scadenza oggi.Si è chiusa, così, nel giro di qualche ora la partuita della sostituzione di Giorgio Simon alla
guida dell'Aas 5, dopo la decisione dell'assessore regionale alla Sanità Riccardo Riccardi di non prorogare
fino a dicembre il contratto dell'ormai ex direttore generale. Alla fine l'esecutivo ha scelto per una figura
esterna, un commissario straordinario che dovrà guidare l'azienda sanitaria fino a fine anno.Eugenio
Possamai, classe 1959, è di Conegliano. Laureato in giurisprudenza, ha una specializzazione post laurea in
disciplina del lavoro conseguita all'Università di Parma. Ha cominciato la sua carriera nel 1985 alla Ulss 11
dell'Opitergino Mottense e nella sua carriera ha ricoperto diversi incarichi: tra questi allo Iov (istituto
oncologico veneto) di Padova come direttore amministrativo e responsabile degli affari generali e legali
dell'Ics Burlo Garofolo di Trieste. Attualmente è direttore del servizio approvvigionamenti, economato e
logistica del Cro.Prenderà servizio il 10 giugno e rimarrà in carica sino a fine anno. Entro quella data sarà
approvato l'elenco da cui la Regione potrà attingere per la nomina dei direttori generali delle aziende
sanitarie regionali, tutte commissariate.A Possamai si presentano una serie di dossier da affrontare: in
primis la carenza dei medici in alcuni settori, come emergenza e anestesia. Poi il cantiere del nuovo
ospedale e della cittadella della salute e l'avvio dell'acquisto delle attrezzature per la struttura per cui la
Regione ha stanziato 7,9 milioni di euro.S'è così conclusa una vicenda che si è trascinata per diverse
settimane e che ha visto la contrapposizione tra alcune forze politiche, di centrosinistra e centrodestra, che
con numerosi sindaci avrebbero voluto una proroga di Simon fino a fine anno, e l'assessore Riccardi, che ha
chiuso la porta a ogni tipo di pressione.Una sconfitta, secondo Sergio Bolzonello e Nicola Conficoni (Pd):
«Nell'augurare buon lavoro al dottor Possamai e nel ringraziare Giorgio Simon non possiamo non
evidenziare che il commissariamento è una sconfitta del buon senso e della coerenza. L'avviata gestione
transitoria non favorisce il miglioramento dei servizi atteso dai cittadini».

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Migranti in fuga, le coop licenziano (Gazzettino Pordenone)
Per chi ha fatto della gestione dell'accoglienza sul territorio dei richiedenti asilo un lavoro vero e proprio, le
conseguenze erano immaginabili. Oggi sono diventate tangibili. Le cooperative pordenonesi che gestiscono
la vita quotidiana dei migranti in attesa della protezione internazionale sono in crisi, e ora procederanno -
chi più, chi meno - a una serie di licenziamenti che riguarderanno soprattutto ragazzi giovani, educatori
laureati assunti sia con contratti a termine che con impegni a tempo indeterminato. Il tutto a causa di una
tendenza, diventata ancora più marcata nel raffronto tra il 28 febbraio e il 28 maggio, periodo nel quale
dalla provincia di Pordenone se ne sono andati quasi 200 migranti. Una fuga che di fatto sta facendo
mancare alle cooperative i presupposti per mantenere in piedi la costosa macchina dell'accoglienza
ramificata sul territorio.
Ivana Latrofa è a capo della coop Nuovi Vicini, una delle realtà più attive nella macchina dell'accoglienza dei
richiedenti asilo. In seno alla realtà che dirige, ci sono professionalità e competenze, nonché anni di lavoro
e soprattutto dipendenti, molti dei quali assunti negli ultimi anni proprio per far fronte alla mole di lavoro
generata dall'arrivo nel Pordenonese di molti richiedenti asilo. Dipendenti che ora rischiano il posto di
lavoro, e che a meno di clamorose sorprese lo dovranno perdere sull'altare del mercato, perché pur non
trattandosi di prodotti ma di persone, i richiedenti asilo rappresentano in ogni caso uno dei business delle
cooperative. «Al momento - spiega Latrofa - operiamo ancora entro il vecchio bando, che garantisce circa
35 euro per la gestione di ogni migrante. In futuro, con la nuova fisionomia dei bandi, arriveranno circa 10
euro in meno per ogni persona gestita. La conseguenza è logica: dovremo tagliare, sia i servizi offerti che i
dipendenti che si occupano concretamente dell'accoglienza sul territorio». La cooperativa Nuovi Vicini ad
oggi conta su 42 dipendenti, molti dei quali stabilizzati, «perché la filosofia delle cooperative è quella di
regolarizzare sul lungo periodo la forza lavoro». Saranno loro, i ragazzi formatisi all'università che hanno
studiato per educare persone meno fortunate di loro, a passare dalla padella alla brace. «Licenzieremo
personale, è una logica conseguenza», dice amaramente la numero uno della cooperativa Nuovi Vicini.
«Salteranno anche dei contratti a tempo indeterminato e a rimanere a casa saranno dei giovani che hanno
studiato per poter fare questo lavoro. È indubbio che la contrazione del numero dei migranti presenti in
città e in provincia ci stia mettendo nettamente in difficoltà». Non salteranno solamente i posti di lavoro
degli educatori e degli assistenti che accompagnano giornalmente la vita dei richiedenti asilo. La riduzione
dei migranti e la decurtazione della quota in denaro giornaliera da elargire alle coop causeranno anche il
taglio di alcuni servizi, come ad esempio i corsi di italiano. «Non saranno più sostenibili», spiega sempre
Ivana Latrofa. «Cercheremo - aggiunge - di trovare altre soluzioni, ma per ora si tratta di servizi ad alto
rischio taglio».
La situazione che sta vivendo la coop Nuovi Vicini è solamente un esempio. Le altre realtà che gestiscono
l'accoglienza dei migranti in provincia stanno vivendo lo stesso periodo difficile: dopo l'espansione andata
avanti per diversi anni, ora il settore è in secca. La politica delle porte chiuse, messa in pratica dal triangolo
composto da Comune di Pordenone, Prefettura e Questura, ha disincentivato l'arrivo in città e in provincia
dei richiedenti asilo. Il passaparola fa il resto, e la quota di stranieri diminuisce ogni mese. E in atto una vera
e propria fuga da Pordenone, testimoniata dagli ultimi dati che la Regione ha diffuso dopo aver ricevuto il
report dalla Prefettura pordenonese. Il 28 febbraio, data nella quale era stato divulgato l'ultimo rapporto
sull'immigrazione in Friuli Venezia Giulia, i richiedenti asilo di Pordenone e provincia erano 793. Il 28
maggio, quindi pochi giorni fa, il report giornaliero parlava di 615 persone ospitate. Quasi 200 profughi
hanno lasciato la macchina dell'accoglienza. La maggior parte di chi è rimasto è di nazionalità pakistana.
(Marco Agrusti)

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I dipendenti Mercatone Uno: «Sindaco, noi non molliamo» (M. Veneto Pordenone)
Chiara Benotti - Faccia a faccia sul futuro di 28 dipendenti del Mercatone Uno fallito: il sindaco Carlo
Spagnol, ieri mattina in municipio, ha messo la solidarietà al centro con impegni concreti. «È doveroso
ascoltare chi vive il dramma della perdita del lavoro con il fallimento della società Shernon Holding del
Gruppo Mercatone - ha detto il primo cittadino -. Ho impegnato l'amministrazione a intraprendere tutte le
azioni che stanno nelle nostre possibilità per essere vicini ai dipendenti». Strette di mano e l'agenda è
decisa. «Restiamo in attesa degli decisioni del tribunale di Bologna sulla possibilità di ammortizzatori sociali
per oltre 1.800 dipendenti di cui 28 a Sacile - ha aggiunto Spagnol -. Mi impegno anche a valutare le
opportunità occupazionali con il centro per l'impiego». Ieri al ministero dello Sviluppo economico il tavolo
con i fornitori che reclamano i crediti ha chiarito un punto: i commissari straordinari sono in scadenza e
saranno sostituiti, prima di inquadrare un piano industriale. Il dossier è sul tavolo ministeriale e il Pd
attacca. «Mancata vigilanza da parte del Governo», ha denunciato Debora Serracchiani. La risposta
pentastellata non si è fatta attendere. «È stato proprio l'ex ministro Calenda ad autorizzare la cessione a
una holding maltese, ora fallita - ha replicato la deputata Sabrina De Carlo -. Ora l'obiettivo è autorizzare
l'amministrazione straordinaria e sbloccare gli ammortizzatori sociali per i lavoratori. Poi partirà la fase di
reindustrializzazione». I lavoratori a Sacile non mollano: hanno appeso striscioni al cancello del Mercatone
chiuso da una settimana. «Rivogliamo il lavoro». Il sindacalista Massimiliano Burelli con Filcams-Cgil
attende la decisione del tribunale di Bologna sugli ammortizzatori sociali. «Cassa integrazione straordinaria
per 1.800 dipendenti del Gruppo - ha ribadito Burelli -. Poi un piano industriale per inquadrare il rilancio,
anche a Sacile». Il fallimento dell'"Ikea italiana" ha travolto anche 500 fornitori del Mercatone: rifornivano i
punti vendita di mobili, utensili e merce che non è stata pagata. A Sacile si contano i danni ai clienti. Una
trentina di clienti danneggiati si sono rivolti a Federconsumatori. «Il fallimento del Mercatone ha colpito i
clienti che hanno acquistato cucine, salotti e camere da letto, magari ricorrendo a un finanziamento e poi
non hanno ricevuto i mobili», fanno sapere dall'associazione che difende i consumatori. La dichiarazione di
fallimento ha chiuso il negozio a Sacile e aperto dell'odissea dei clienti che non hanno la possibilità di
verificare lo stato delle commesse pagate. Con l'apertura del rito fallimentare il quadro non è roseo: i
consumatori saranno soddisfatti se ci saranno risorse, soltanto dopo il pagamento dei lavoratori, Stato e
banche. «Il termine per l'ammissione al passivo è fissato il 20 settembre - ha indicato l'avvocato Roberto
Cescutti, presidente di Federconsumatori -, il 22 ottobre l'esame dello stato passivo».

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Interporto, c'è il primo treno. Ma la bretella rischia lo stop (Gazzettino Pordenone)
Mancavano pochi minuti alle 20 di ieri quando nel nuovo terminal dell'Interporto di Pordenone è arrivato il
primo treno. Un merci di una quindicina di vagoni, con la motrice vestita a festa e imbandierata, che
arrivava da Verona con direzione il nel Nord Europa: Rotterdam e Duisburg le tratte principale del polo
logistico di Pordenone. Un'infrastruttura che - con le opere di cui è stata dotata con i maxi-lavori degli
ultimi cinque anni - è destinata a cambiare il volto dell'economia locale. All'evento-inaugurazione - una
mega-festa con circa quattrocento persone, moltissime le autorità e i politici di ieri e di oggi, assente però il
presidente della Regione Massimiliano Fedriga - ad attendere il treno per benedirlo c'era il vescovo
Giuseppe Pellegrini. «Proprio da questa terra - ha ricordato - era partito il nostro beato Odorico agli inizi del
1300, a lui questa nuova opera è intitolata».
Prima del momento storico della giornata con l'arrivo del primo treno sui nuovi binari direttamente
collegati alla tratta ferroviaria Venezia-Udine si era svolta la parte più politica dell'inaugurazione. A fare gli
onori di casa - in una tensostruttura allestita per l'occasione nella quale, prime dei discorsi, sono risuonati
gli inni italiano e svizzero, quest'ultimo in onore alla società che gestirà il terminal - l'amministratore
delegato Giuseppe Bortolussi, la vera anima della svolta che negli ultimi cinque anni ha gettato le basi di
quella che punta essere «una vera e propria industria della logistica, non solo per il nostro territorio per
l'intero Nordest: le imprese potranno esportare le loro merci in modo pi Una infrastruttura che migliorerà
la nostra efficienza e migliorerà la qualità della vita rispettando l'ambiente, poiché toglierà fino a duemila
camion dalle strade, e creando circa 400 nuovi posti di lavoro oltre agli attuali 900». E proprio Roberto
Paciaroni della società Hupac (il principale operatore intermodale europeo) ha spiegato: «Pordenone ci è
sembrata strategica per il futuro della logistica europea. E per questo abbiamo deciso di credere nelle
potenzialità di questo territorio. I primi treni-navetta per Novara e poi per l'Europa saranno operativi già a
luglio, poi da settembre via ai traffici internazionali verso l'Europa». «Un sistema - ha sottolineato Giovanni
Da Pozzo, presidente della Camera di commercio Pordenone-Udine, azionista di maggioranza con l'80% di
Interporto - che agevolerà lo sviluppo dei nostri territori». E sull'importanza regionale del nuovo polo
hanno insistito gli assessori Sergio Bini e Graziano Pizzimenti. «Questa è un'eccellenza che appartiene
all'intero Friuli Venezia Giulia e che dovrà essere messa in rete con e altre», ha detto Bini. Ma subito il
presidente di Unindustria Michelangelo Agrusti, in difesa della rete di eccellenze del Friuli occidentale, ha
precisato: «Certo che sarà messa a disposizione dell'intera regione. È bene fare sinergia, ma è bene anche
competere e ciascuno compete con il meglio che ha». Ma il clima di festa ha visto anche una forte richiesta
da parte del sindaco Alessandro Ciriani: «Questa è una struttura fondamentale, si passa dal virtuale al reale.
Ma servono anche le altre. Come la bretella sud: vogliamo capire perché il cantiere maledetto sia quasi
fermo». L'assessore Pizzimenti ha risposto: «Ci sono dei ritardi burocratici legati al programma di
percorrenza dei treni e agli stop necessari per i lavori. Avremo un vertice con Rfi per chiarire». Pare, però,
che manchi ancora una precisa programmazione delle interruzioni dei treni sul sottopasso del cantiere. E i
tempi si allungano oltre il 2021. (Davide Lisetto)

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La Regione rassicura: lo sportello badanti diventerà più efficiente (Gazzettino Pordenone)
Regione pronta a riprendere le redini del programma Si.Con.Te.: l'impegno assunto in consiglio regionale
dall'assessore alla Famiglia, Alessia Rosolen, sembra allontanare la necessità che sia il Comune di
Pordenone a rilanciare uno sportello badanti gestito dall'Ambito, almeno in attesa della ricostituzione di un
ente di area vasta che se ne faccia carico, come un paio di mesi fa aveva ipotizzato il sindaco Alessandro
Ciriani in risposta a una mozione.
Il primo cittadino aveva infatti annunciato l'intenzione di chiedere un confronto con la stessa Rosolen
proprio per verificare la praticabilità di questa soluzione. Ma l'amministrazione regionale si dice
intenzionata a rafforzare e rendere strutturale il programma Si.Con.Te., finanziato attraverso il Fondo
sociale europeo, di fatto assumendo su di sé la gestione: «Si.Con.Te. - ha annunciato Rosolen -, data la sua
bontà e qualità, sarà inserito all'interno della legge di coordinamento delle politiche per la famiglia su cui
stiamo lavorando». L'assessore ha anche ricordato in aula che sono in via di superamento alcune criticità
che avevano messo in difficoltà il programma, con l'aggiudicazione definitiva dell'appalto all'agenzia
Randstad che cura il servizio attraverso lavoratori somministrati, il completamento delle graduatorie per le
prossime assunzioni a tempo determinato a seguito delle prove concorsuali già previste e i processi di
stabilizzazione del personale assunto. E si tratta di criticità che avevano comportato un funzionamento a
intermittenza dello sportello di Pordenone, come denunciato dal consigliere Nicola Conficoni
nell'interrogazione rivolta all'assessore: «L'operatività dello sportello conciliazione casa-lavoro di
Pordenone negli ultimi mesi è peggiorata. Non solo l'apertura è avvenuta a singhiozzo ma anche il numero
delle operatrici è diminuito compromettendo la qualità di un servizio apprezzato dalle famiglie. La volontà
di rivalutare il programma espressa in aula dall'assessore Rosolen - è il suo commento - è indubbiamente
positiva. Per farlo, però, non basta garantire una apertura continuativa degli sportelli ma è anche
fondamentale non disperdere la professionalità delle lavoratrici precarie che li hanno gestiti per anni
maturando una preziosa esperienza. In attesa di offrire loro meritate opportunità di stabilizzazione, bisogna
evitarne la fuga verso altri impieghi proponendo alle operatici contratti con una scadenza non troppo
ravvicinata nel tempo». Nel 2018 sono stati 1.239 gli accessi al servizio a Pordenone, su un totale di 4.421 a
livello regionale: vanno dalle offerte di lavoro domestico ai percorsi di consulenza e sostegno dedicati alle
persone e alle famiglie (caregiver). Questo nonostante un'attività iniziata in ritardo, a causa dello stop agli
operatori somministrati di un mese dovuto appunto ai tetti di appalto con l'agenzia incaricata del servizio.
Le attività dirette al pubblico sono dunque rimaste sospese per tutto il mese di gennaio e la riapertura è
avvenuta con febbraio. (Lara Zani)

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«Mia figlia era terrorizzata dalle maestre. Hanno picchiato un bimbo davanti a lei» (Piccolo Trieste)
Gianpaolo Sarti - «Mia figlia si svegliava con gli incubi. Talvolta urlava alla sorellina... lo faceva per imitare il
comportamento delle maestre con gli altri bambini. Le maestre gridavano sempre. Poi mia figlia mi ha
raccontato di aver visto gli schiaffi in classe... un giorno si è aggrappata a un passamano perché non voleva
entrare in asilo. Era terrorizzata, piangeva. Ho dovuto riportarla a casa». A parlare è la mamma da cui è
partita l'intera indagine della Procura sui maltrattamenti nella scuola comunale dell'infanzia "Pollitzer" di
via dell'Istria 170. È dai comportamenti della figlia che la madre si è insospettita. Sono tre le insegnanti
indagate. La donna, una quarantenne triestina, si era rivolta ai Carabinieri non appena aveva cominciato a
preoccuparsi per gli atteggiamenti nervosi e inquieti della bimba. L'inchiesta è stata poi affidata alla Polizia
locale, che ha installato le telecamere nelle aule della struttura. I filmati hanno ripreso le scene dei
pestaggi: alunni di tre, quattro e cinque anni che venivano malmenati e puniti quando erano irrequieti e
agitati o quando litigavano tra loro. Bambini trascinati e sbattuti per terra o sulle sedie. «Mia figlia - precisa
la quarantenne - non è stata maltrattata. Ma ha visto cosa subivano gli altri compagni. A un certo punto ha
cominciato a essere cupa e nervosa e mi sono allarmata. Per questo ho voluto andare a fondo in questa
storia. Sono contenta che sia emersa la verità».La madre accetta l'intervista, in forma totalmente anonima
a tutela degli otto minori coinvolti. Signora, può descrivere con precisione quello che sa e come è
cominciato tutto? Ricordo che era qualche settimana prima del novembre 2017: è in quel periodo che mia
figlia ha cominciato ad avere incubi. Poi ha raccontato di aver visto una maestra che dava uno schiaffo a un
altro bambino. Parlava spesso di una maestra, dicendo che era cattiva e che urlava sempre. E parlava di una
stanza buia (dove si presume che i bambini venissero messi in castigo, ndr). Confermo anche quanto ha
scritto Il Piccolo sul discorso delle punizioni: ai bambini agitati venivano tolte le scarpe e le calze e buttate
nel cestino. Mia figlia a casa gridava. Talvolta lo faceva imitando le maestre: guardava la sorella e le diceva
«tu adesso stai seduta lì, mettiti contro il muro...ti butto via i pennarelli». Imitava quello che vedeva e
sentiva in asilo. Quindi sono andata dai Carabinieri. Le indagini sono poi passate alla Polizia locale che ha
installato le telecamere registrando le violenze su otto bambini: nessuno, tra i genitori, aveva mai
sospettato di nulla?Non a questo livello, credo. Comunque preciso che io e mio marito inizialmente ci siamo
rivolti anche agli psicologi di un distretto sanitario. Non appena abbiamo riferito le nostre preoccupazioni,
loro hanno fatto denuncia. Poi la Polizia locale ci ha chiamato per interrogarci e farci descrivere l'asilo.
Quindi hanno installato le telecamere. Da quel giorno io e mio marito non abbiamo più saputo nulla
dell'inchiesta fino a quando non ho aperto il giornale e ho letto. Sua figlia, intanto? Ricordo che la mia
bambina un giorno si è appesa a un corrimano delle scale perché non voleva entrare in asilo: non era da lei.
Cos'altro aveva scoperto? La classe in cui avvenivano le violenze era sempre chiusa, mentre abitualmente le
porte delle sezioni erano tenute aperte.Ha parlato con altre mamme e papà di questa storia? Sì, nessuno
immaginava una cosa del genere. Anche perché pare che nessuno dei bimbi abbia raccontato ai genitori
cosa vedeva e subiva in asilo. Oltre ai maltrattamenti, il problema in quel posto erano le urla. Quelle
maestre gridavano sempre.

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La giunta "snobba" il dibattito sulla super società comunale (Piccolo Trieste)
Laura Tonero - Resta al centro della discussione politica l'ipotesi della Trieste Servizi, la srl partecipata al
100% dal Comune ipotizzata dai consiglieri della Lista Dipiazza Roberto Cason e Francesco Panteca, come
nuova realtà in cui trasferire la gestione dei servizi oggi dati in appalto. A riaccendere i riflettori sulla
proposta è stata ieri una seduta della Terza Commissione, accompagnata da un presidio sindacale davanti
al Municipio di una sessantina di persone. In apertura è stato ascoltato il discorso del portavoce dei 750
firmatari a sostegno di quel progetto che, ad oggi, si è tradotto unicamente in una delibera, poi addirittura
ritirata, ma che è bastata ad accendere gli animi di sindacati e dipendenti comunali. I quali, malgrado le
rassicurazioni arrivate ieri trasversalmente dai componenti della commissione, e pure dai due proponenti,
sul fatto che nessuno approverà mai il trasferimento di attuali dipendenti del Comune nell'ipotetica srl,
temono qualcuno stia tramando intanto alla costruzione di un "contenitore" dove, tra qualche anno, poter
far confluire anche servizi oggi non appaltati. Forti perplessità sono state espresse tanto dai consiglieri di
opposizione quanto da quelli di maggioranza per l'assenza ieri in commissione di un componente della
giunta (presente invece il dirigente Vincenzo Di Maggio), vista l'importanza dell'argomento trattato.
L'assessore Francesca De Santis, inviata a partecipare, mercoledì sera ha comunicato a Panteca, presidente
della commissione, la sua impossibilità a partecipare. Per Sabrina Morena di Sel avrebbe dovuto esserci
anche il direttore generale. «Non abbiamo nessun elemento oggi per esprimerci nel merito», ha indicato la
consigliera Maria Teresa Bassa Poropat di Insieme per Trieste. «Ritengo sia prima opportuno - ha
sottolineato il forzista Bruno Marini - conoscere la posizione della giunta, e stigmatizzo il fatto che se, De
Santis non poteva essere presente, non ci sia stato un altro della giunta che abbia presenziato alla
commissione». È stata evidenziata poi trasversalmente la necessità di un approfondimento giuridico ed
economico, come pure il fatto che, come indicato anche dalla segretaria provinciale del Pd Laura Famulari,
«vadano ascoltate in commissione le pozioni delle organizzazioni sindacali. «Prima di fare mille
ragionamenti è utile definire i servizi che si ipotizza di far confluire nella srl», ha precisato il leghista Everest
Bertoli: «Definiamo il recinto, e poi venga fatta un'analisi economica puntuale che ci consenta di capire se
per il Comune è più conveniente la srl, l'assunzione diretta di determinati lavoratori o mantenere il sistema
attuale ma con più vigilanza da parte delle commissioni, che dovrebbero avere gli occhi puntati su quegli
appalti». I pentastellati Cristina Bertoni e Domenico Basso, hanno evidenziato un altro rischio, cioè quello
che «i dipendenti di una partecipata del Comune devono per legge essere assunti per concorso e quindi la
Trieste Servizi non potrà assorbire i lavoratori precari attualmente in difficoltà». La commissione verrà
riconvocata appena saranno elaborati dagli uffici gli approfondimenti richiesti.«Ho trovato sconfortante che
ci sia stata un'impreparazione della commissione come anche una scarsa partecipazione della giunta
difronte ad argomenti che coinvolgono così pesantemente i lavoratori», sostiene Walter Giani della Cisl
Funzione pubblica, contrario all'iniziativa, diversamente da Andrea Blau di Fisascat Cisl, che lascia una porta
aperta all'ipotesi valutandola come «possibile soluzione per la degenerazione del sistema appalti oggi. Dire
di no a Trieste Servizi significa non guardare anche ai lavoratori coinvolti negli appalti». Due posizioni
diverse per «una pluralità di visioni all'interno di un fronte sindacale che sono un valore aggiunto per
giungere ad una soluzione corretta», valuta Giani. «Non c'è nessuna specifica su come questa società verrà
organizzata», sostiene Maria Giovanna D'Este dell'Ugl: «Aldilà di generiche parole e promesse non è
emerso nulla di cui discutere in quanto nulla è stato presentato».

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Appalto logistica Flex, lavoratori in sciopero (Piccolo Trieste)
Oggi i lavoratori impiegati nell'appalto della logistica alla Flex - una decina della Ceva e una cinquantina
della Workservice in subappalto - incroceranno le braccia per denunciare lo stallo dell'iter di rinnovo del
contratto e la mancanza di un confronto anche dopo il «commissariamento di Ceva per caporalato deciso
dal Tribunale di Milano che l'azienda tende a minimizzare». Lo annuncia l'Usb Lavoro privato, a firma del
responsabile locale Sasha Colautti, che rileva come la protesta riguarderà gli stabilimenti di Vimercate e
Trieste. «I problemi in Ceva li abbiamo denunciati più volte: incapacità organizzativa, incapacità nelle
relazioni umane fatta di aggressioni verbali ed umiliazioni ai colleghie, carenze di organico, salari fermi da
anni», spiega Massimiliano Generutti, referente dell'Usb Lavoro privato e dipendente Ceva
Trieste.ComuneEmeroteca Tomizzachiusa per due oreIl Comune informa che, per interventi di
manutenzione che prevedono pure la chiusura dell'elettricità, l'emeroteca Tomizza di piazza Hortis oggi
rimarrà temporaneamente chiusa dalle 9 alle 11.

Hera fa il pieno nel cda Acegas. E Trieste perde la presidenza (Piccolo Trieste)
Massimo Greco - Per la prima volta nella storia una e trina di Acegas, di AcegasAps, di AcegasApsAmga il
presidente non sarà indicato da Trieste. Negli ultimi sedici anni Massimo Paniccia, Giovanni Borgna e oggi ...
Tomaso Tommasi di Vignano. In verità si tratta di un film dalla trama abbondantemente annunciata dai
trailer inanellatisi da perlomeno il novembre 2018 a oggi. Ieri mattina a palazzo Modello, dal pregevole
affaccio su piazza Unità, Tommasi di Vignano, presidente di Hera controllante al 100% di AcegasApsAmga,
ha portato in assemblea, in qualità di mono-azionista dell'utility triestino-padovano-udinese, il nuovo
governo della società nordorientale. Egli stesso, Tomaso Tommasi di Vignano, sarà per il prossimo triennio
presidente anche di AcegasApsAmga, mentre la guida operativa dell'azienda è affidata a Roberto
Gasparetto, direttore generale plenipotenziario dal 2013 a oggi, per il quale è stata ripristinata la carica di
amministratore delegato.Tanto tuonò che piovve: come era lecito attendersi, dopo le cospicue vendite di
titoli Hera effettuate dai Comuni di Trieste e Padova (non da Udine), il peso dei municipi tergestino e
patavino è sceso, così la holding domiciliata nella bolognese via Berti Pichat ha assunto anche il comando
formale delle operazioni. Nel 2013 Trieste aveva il 5,1% del capitale sociale Hera, al 21 gennaio 2019 ne
deteneva il 3,8%. Padova aveva il 5%, al 21 gennaio il 3,09%. Udine ha eroso assai meno il malloppo
azionario, scendendo dal 3,25 al 2,9%. Significativo il passo che apre le informazioni essenziali chieste da
Consob, datate - appunto - Bologna 21 gennaio: «il socio Comune di Trieste, per effetto di operazioni di
vendita sul mercato effettuate autonomamente da parte dell'azionista, ha ridotto il numero di azioni da
59.974.983 a 56.969.983 ...».Per Tommasi quasi un ritorno, visto che al termine dell'epoca Illy fu
amministratore delegato di Acegas, quando Giovanni Cervesi era presidente. Altri tempi. Oggi su 7
componenti del consiglio di amministrazione, Hera ne ha 4 e sono gli stessi del precedente triennio:
Tommasi, Gasparetto, Stefano Venier (amministratore delegato di Hera), Luca Moroni (direttore finanziario
Hera). Una presenza di alto profilo per la controllata più importante, che garantisce un settimo dei ricavi e
del margine operativo del gruppo (secondo in Italia su elettricità, gas, acqua, ambiente dopo la milanese-
bresciana A2a).Gli altri tre consiglieri sono espressioni territoriali, che per due terzi erano già note. Trieste
(centrodestra) ha indicato Marina Monassi, già presidente dell'Autorità portuale e direttore generale di
AcegasAps, adesso presidente del collegio sindacale di Trieste Trasporti e dei revisori dei conti Ater Fvg.
Padova (centrosinistra) ha portato Devis Casetta, presentato come biologo libero professionista in campo
ambientale. Udine (centrodestra) ha segnalato il commercialista revisore legale Giorgio Cudicio. Nel
mandato precedente sedevano nel board rispettivamente Giovanni Borgna (presidente), Igor Rodeghiero
(consigliere delegato), Marco Craighero.Trieste ha perso nel triennio entrante anche il presidente del
collegio sindacale, che nei vecchi patti era giuliano: invece esce Pompeo Boscolo e arriva il commercialista
padovano Matteo Rava. Al prossimo giro lo scranno toccherà nuovamente al Comune alabardato.
Dipiazza non si agita: Conta il confronto con i vertici della società»
testo non disponibile

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