FORUM PER IL DIALOGO TRA L'ITALIA E LA SVIZZERA - Milano, 29-30 ottobre 2015 Sintesi dei lavori - Limes

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FORUM PER IL DIALOGO TRA L'ITALIA E LA SVIZZERA - Milano, 29-30 ottobre 2015 Sintesi dei lavori - Limes
FORUM PER IL DIALOGO
TRA L’ITALIA E LA SVIZZERA

     Milano, 29-30 ottobre 2015

          Sintesi dei lavori
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Indice

Cluster 1: “Libera circolazione delle persone”.………..………………….............. pag. 04
Coordinatore: Franz VON DÄNIKEN

Cluster 2: “Il nuovo traforo del Gottardo”.......……………………………………… pag. 06
Coordinatore: Lanfranco SENN

Cluster 3: "Servizi finanziari: sfide comuni "………………………………………. pag. 10
Coordinatore: Marco MAZZUCCHELLI

Cluster 4: " Ricerca e opportunità per le imprese "……………………………..… pag. 12
Coordinatore: Roberto CINGOLANI

Keynote Speech…………………………………………………………………………. pag. 20
Carlo OSSOLA

Keynote Speech………………………………………………………………………..... pag. 21
Marco SOLARI

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Cluster 1

                           “Libera circolazione delle persone”

                            Coordinatore: Franz VON DÄNIKEN

                                           Sintesi dei lavori

Le discussioni del gruppo di lavoro sulla libera circolazione delle persone hanno permesso di
contestualizzare alcuni aspetti centrali dei rapporti bilaterali tra Svizzera e Italia. Il concetto “people
on the move” presentato dal Coordinatore del gruppo è stato ben accolto dai partecipanti e ha
permesso uno scambio d’opinioni costruttivo in merito alle seguenti tre tematiche: libera
circolazione delle persone, cooperazione transfrontaliera e migranti/richiedenti l’asilo/rifugiati.

1. Libera circolazione delle persone

Nell’ambito dell’attuazione del nuovo articolo costituzionale dell’iniziativa contro l’immigrazione di
massa, i partecipanti hanno rilevato l’importanza, a livello bilaterale ed europeo, del principio della
libera circolazione. Gli accordi bilaterali tra Svizzera e Unione europea non sono messi in dubbio
ed è fondamentale fornire maggiori informazioni in merito alla loro importanza ed impatto.

La Svizzera e l’Italia hanno un interesse comune nel gestire in modo efficace e costruttivo le
questioni legate ai lavoratori transfrontalieri. Soluzioni condivise in merito alle problematiche dei
frontalieri vanno trovate in modo innovativo. Un esempio concreto potrebbe essere costituito
dall’introduzione di una governance del mercato del lavoro in un contesto regionale e
transfrontaliero, rispettando il quadro giuridico imposto dall’accordo sulla libera circolazione delle
persone. Tale governance va sviluppata assieme agli attori economici della regione in modo tale
da tenere in considerazione i loro interessi specifici legati alla disponibilità di manodopera ed ai
bisogni del mercato.

Nell’ambito della messa in atto dell’articolo 121°, il Canton Ticino auspica un riconoscimento delle
sue problematiche specifiche legate ai lavoratori frontalieri. Durante le discussioni è stata avanzata
l’idea di una clausola di salvaguardia compatibile con l’accordo sulla libera circolazione delle
persone. Alcuni partecipanti hanno espresso dubbi in merito all’utilità e alla possibilità che una tale
misura possa essere accettata dall’Unione europea.

La realtà economica in numerose regioni di frontiera con un’elevata integrazione transfrontaliera
(Basilea, Ginevra e Ticino) evidenzia come i frontalieri siano indispensabili per l’economia.
Sebbene i dati economici indichino che finora il transfrontalierato e la presenza di cittadini italiani
residenti non ha prodotto un impatto negativo sul tasso di occupazione del Cantone Ticino,
l’inquietudine suscitata in una parte della popolazione ticinese dalla concorrenza della manodopera
d’oltreconfine è una circostanza da prendere in considerazione.

La ricerca di una soluzione al risultato del voto del 9 febbraio 2014 richiede un dialogo costante
con le autorità italiane, cosi come con gli altri paesi limitrofi.

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2. Cooperazione Transfrontaliera

Nelle zone di confine in cui i fenomeni transfrontalieri sono maggiormente marcati – in particolare
nell’ambito del mercato del lavoro, della mobilità, della sanità, del turismo, dell’ambiente e della
formazione – una cooperazione diretta tra attori locali al fine di sviluppare soluzioni comuni e
condivise è fondamentale e complementare a un approccio istituzionale.

I partecipanti alla discussione salutano positivamente l’esistenza di dialoghi politici a livello
regionale e locale, come ad esempio, tra le Regioni Lombardia e Piemonte e il Cantone Ticino. Un
rafforzamento del quadro istituzionale per migliorare la collaborazione transfrontaliera è
auspicabile. Attualmente alcuni strumenti quali INTERREG permettono la messa in atto di progetti
transfrontalieri d’interesse delle due parti. In futuro, le risorse provenienti dalla tassazione sui
frontalieri potrebbero essere utilizzate per sviluppare dei progetti di natura regionale.

3. Migranti/rifugiati

Il gruppo di lavoro concorda che delle risposte integrali alla crisi migratoria devono essere trovate a
livello europeo. In una fase storica caratterizzata da intensi flussi migratori verso l’Europa, la buona
collaborazione tra Svizzera e Italia, a livello politico e operativo, è essenziale. La gestione degli
aspetti critici dovrebbe vedere una collaborazione tra attori politici e della società civile (operatori
umanitari, ONG, istituti di ricerca). È inoltre fondamentale sviluppare una cooperazione efficace
con i paesi d’origine e di transito dei flussi migratori.

I partecipanti riconoscono l’impegno dell’Italia nell’accoglienza di migliaia di migranti e il fatto che
l’Italia abbia contribuito a far divenire questo dossier prioritario a livello europeo. Sono necessari
ulteriori sforzi per l’integrazione e l’inclusione dei migranti nelle nostre società al fine di evitarne
l’esclusione sociale ed economica.

La cooperazione tra Svizzera e Italia in ambito migratorio è significativa, ma potrebbe essere
rafforzata su più livelli: bilateralmente per quanto riguarda la sicurezza, il traffico d’esseri umani,
l’aiuto umanitario, e il dialogo con paesi terzi; a livello europeo nell’ambito della messa in opera di
progetti comunitari come FRONTEX e la ricollocazione dei richiedenti asilo. Infine è auspicabile la
creazione di un dialogo governativo permanente tra le autorità competenti dei due paesi che
includa, se necessario, anche stati terzi.

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Cluster 2

                              “Il nuovo traforo del Gottardo”

                               Coordinatore: Lanfranco SENN

                                          Sintesi dei lavori

Come noto, il 1 giugno del 2016, si inaugurerà il traforo del Gottardo con una nuova linea
ferroviaria che avvicinerà la Svizzera all’Italia, in particolare Zurigo e Milano, favorendo la mobilità
delle persone e delle merci su un asse “europeo” a cui, per lungo tempo, si è fatto riferimento
come al Corridoio Genova Rotterdam. Oggi, nel nuovo disegno europeo delle TEN-T, esso è
denominato – per la sua più ampia articolazione – “Corridoio Reno-Alpino”.

Il Corridoio Reno-Alpino, così come definito dal Regolamento CE 1316/2013, rappresenta una
delle principali infrastrutture della rete Europea dedicata al trasporto delle merci. Esso connette i
porti del Nord Europa, in particolare Rotterdam e Anversa, con quelli del Mar Ligure (Genova e
Savona), attraversando la Svizzera e alcune delle regioni europee a più alta densità demografica e
industriale, come la Ruhr, il Baden-Württemberg e la Lombardia. In Italia esso si snoda a partire
dai valichi con la Svizzera, il Sempione via Domodossola e il Gottardo via Luino e Chiasso, per poi
raggiungere i centri logistici dell’area di Milano e Novara. Da qui segue la tratta ferroviaria che
collega la Lombardia con la Liguria attraverso il Piemonte dove sono in corso i lavori per il
completamento del Terzo Valico di attraversamento dell’Appennino fra Novi Ligure e Genova.

Più che sugli aspetti legati all’Alta Velocità passeggeri vale la pena concentrarsi su quelli legati alla
mobilità delle merci per le implicazioni che essi hanno sul network di trasporto e sui territori
coinvolti.
Infatti gli ambiziosi programmi della Confederazione Svizzera di sviluppo della Nuova Ferrovia
Transalpina (NFTA) fanno sì che si aprirà ai servizi ferroviari il nuovo collegamento tra Basilea e
Bellinzona, caratterizzato dal tunnel di base di 57 km a doppia canna sotto il Massiccio del
Gottardo, modificando radicalmente lo scenario economico, ambientale e sociale delle Alpi.
Questa nuova infrastruttura permetterà un salto di qualità decisivo nell’ambito dei servizi di
trasporto merci in Europa. Infatti, le imprese ferroviarie di tutta Europa potranno utilizzare una linea
di 30 km più corta rispetto alla storica del 1882, ma soprattutto con caratteristiche di pianura cioè
con pendenze non superiori al 12 per mille (rispetto all’attuale 26 per mille). Questo permetterà di
eliminare le attuali difficoltà prodotte dal passaggio in alta quota (1151 m.s.l.m.), che comporta il
ricorso a due e a tre locomotive, maggiori costi e tempi di trasporto.

Agli interventi lungo la linea del Gottardo vanno sommati quelli effettuati lungo l’asse del
Sempione, dove nei primi anni 2000 sono state realizzate varie opere di riqualificazione, con
l’adeguamento della sagoma a PC 80 e l’apertura del nuovo tunnel di base del Lötschberg (34,6
km in parte a doppia canna) nel 2007, con un significativo miglioramento nei servizi ferroviari merci
tra Novara, il Sempione e Berna e con un incremento dei traffici di circa 7 milioni di tonnellate
annue rispetto alla situazione ex ante (+190% tra il 2013 e il 2000). Questi sono soprattutto servizi
di trasporto combinato, cioè i principali sistemi per il trasferimento delle merci dalla strada alla
ferrovia.

In aggiunta a queste opere maggiori, che costituiscono il nucleo della NFTA, è stata recentemente
approvata e finanziata dal Parlamento svizzero la realizzazione del c.d. “Corridoio 4 Metri” (C4M),
che consiste in una serie di interventi tecnologici e sulle sagome dei tunnel a Nord e a Sud della
galleria di base, in modo da permettere il transito di tutte le unità di carico attualmente in
circolazione sulle strade europee e soprattutto di semirimorchi con altezza agli angoli di 4 metri.

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Ed è proprio in attuazione di questo programma che Italia e Svizzera hanno siglato nel Gennaio
2014 un accordo per lo sviluppo delle infrastrutture della rete ferroviaria di collegamento tra la
Svizzera e l’Italia, che punta a potenziare le linee di accesso ai valichi ferroviari con la Svizzera,
con una serie di interventi che verranno completati entro il 2020 e saranno concentrati:

           Sulla linea per Domodossola e il valico del Sempione, alla quale si accede sia dal
            Piemonte (Novara, Vignale, Oleggio, Arona, Domo II), sia dalla Lombardia (Mortara,
            Rho, Gallarate, Sesto Calende, Arona, Domo II);
           Sulle linee di Luino e di Chiasso, che convergono entrambe nel tunnel del San Gottardo
            e che comprendono l’attraversamento dei maggiori terminal intermodali dell’area, cioè
            Busto Arsizio, Gallarate, Milano Smistamento, Melzo.

Per le linee di accesso ai tunnel è previsto un programma di interventi articolato in 2 fasi, la prima
delle quali si dovrebbe concludere entro il 2020:

       Potenziamento delle linee esistenti all’interno del piano per la costruzione del Corridoio 4
        Metri (adeguamento di sagoma P/C80, distanziamento treni e aumento di capacità, modulo
        da 750 m, aumento del peso assiale consentito per incrementare la portata dei treni da
        570-600 a 650-700 ton/treno);
       Realizzazione di nuovi binari e incremento complessivo della capacità delle reti ferroviarie
        presenti nel territorio, in particolare il quadruplicamento della linea Milano-Chiasso-Gottardo
        e la linea di Gronda Seregno-Bergamo.

Nella parte più meridionale del progetto Connecting Europe Facility (CEF) Reno Alpino si prevede
un completo ridisegno della tratta di attraversamento dell’Appennino e di connessione alle aree
portuali di Genova e di Savona, con l’obiettivo di ridurre i costi e accrescere la capacità di trasporto
del traffico merci nella modalità ferroviaria. Gli adeguamenti sono alla base del ridisegno del
sistema logistico del Nord Ovest d’Italia, in particolare in risposta allo sviluppo dei traffici
containerizzati, che nell’arco ligure hanno visto uno sviluppo da circa 2,75 milioni di TEU del 2004
ai 3,47 milioni di TEU del 2014.

Gli investimenti di seguito descritti hanno come obiettivo la riduzione drastica del costo delle
trazioni lungo la linea e delle manovre ferroviarie in ambito portuale, la separazione dei flussi
passeggeri e merci in modo da ridurre le interferenze nell’organizzazione ferroviaria che sono la
principale causa di ritardi ed estensione dei tempi di viaggio per il traffico merci, in quanto la
precedenza in ambito ferroviario è sempre accordata a tutte le tipologie di servizi passeggeri. Sul
nodo di Genova convergono anche i flussi provenienti o destinati alla portualità di Ponente
(Savona e Vado Ligure) e di Levante (in particolare La Spezia).

Il progetto della nuova linea transappenninica fra Novi Ligure e Genova, oltre a contribuire ad un
miglioramento dei collegamenti a livello internazionale, mira a sviluppare il sistema di trasporto
nazionale fra Genova e i mercati del Piemonte, della Lombardia e dell’Emilia Romagna
determinando vantaggi per i traffici merci e passeggeri in termini di costi, tempi, affidabilità e
sicurezza.

Questo disegno infrastrutturale solleva una serie di implicazioni economiche assai rilevanti e
“critiche” per il miglioramento della produttività e della competitività delle imprese a monte e a valle
del traforo del Gottardo.

Un tema di particolare criticità, specificamente nei contesti metropolitani e suburbani, riguarda le
interferenze del traffico ferroviario merci con quello passeggeri di breve, media e lunga
percorrenza su alcune linee transfrontaliere principali, comportando fenomeni di concorrenza per
le tracce di utilizzo delle infrastrutture, oltreché di creazione di potenziali colli di bottiglia all’interno
del corridoio. I servizi passeggeri possono essere o a mercato (alta velocità o servizi di pregio) o
derivanti da oneri di servizio pubblico contrattualizzati dalle regioni.

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L’esperienza del nuovo tunnel del Lötchberg ha evidenziato come la drastica riduzione dei tempi di
viaggio permetta nuove forme di pendolarismo che hanno richiesto più servizi di tipo regionale e
interregionale, riducendo la capacità per i servizi merci. Sarà necessario trovare forme di
conciliazione che tengano conto degli orari, delle manutenzioni delle linee e omogeneizzazione
delle velocità dei diversi treni.

Un’altra criticità è rappresentata dalla necessità dell’Italia di “reagire tempestivamente” al nuovo
traforo del Gottardo.

La risposta italiana a questo scenario è particolarmente complessa in quanto si è privilegiata una
risposta di rete, basata sull’ipotesi di poter disporre di più linee e nodi ammodernati, rispetto ad
una risposta di asse, che avrebbe potuto portare a fenomeni di concentrazione dei flussi. Il quadro
di sintesi di questi interventi di politica infrastrutturale ha un valore di 11 miliardi di Euro di cui 3,75
miliardi effettivamente disponibili, pari a circa un quinto (il 21%) del complesso degli stanziamenti
svizzeri.

Gli interventi infrastrutturali italiani devono essere inquadrati all’interno di una politica industriale
supportata da consistenti finanziamenti pubblici, che si pone l’obiettivo di favorire
l’ammodernamento del sistema logistico del Nord Ovest. In questo ambito geografico, che si
estende per circa il 26,5% del territorio italiano ed è composto dalla regioni Piemonte, Lombardia e
Liguria, infatti, si concentra il 33% del Prodotto Interno Lordo, il 37,4% del Valore Aggiunto
industriale, il 40% dell’export e il 41,2% dell’import ed è pertanto il contesto di maggior rilevanza
per la logistica internazionale a supporto del sistema manifatturiero nel Sud Europa. In particolare,
l’interscambio complessivo tra l’Italia ed i Paesi interessati dai valichi alpini svizzeri (Olanda,
Belgio, Germania e Svizzera) è stato nel 2014 di circa 200 miliardi di Euro all’anno, di cui 186
miliardi in prodotti di manifattura.

Inoltre, i tre porti del sistema ligure movimentano il 50% dei traffici container in import-export a
livello italiano equivalente a 3,55 milioni di TEU, e sono oggetto di interventi di particolare
rilevanza, evidenziando in modo concreto una strategia di medio periodo tesa a favorire un forte
sviluppo del comparto. L’obiettivo è di passare dall’attuale capacità di movimentazione da parte dei
terminalisti in Liguria di 4,3 milioni di TEU ad una prospettiva in cui al 2020 saranno in grado di
gestire flussi pari ad oltre 6,6 milioni di TEU ed essere, quindi, di supporto allo sviluppo di un
bacino di mercato più ampio di quello servito attualmente (sostanzialmente solo una parte
dell’interscambio del Nord Ovest d’Italia), includendo anche la Svizzera e la Germania meridionale.

L’obiettivo del completamento della tratta meridionale del corridoio Reno-Alpi è quello di avviare un
processo di riequilibrio modale, in particolare sulle tratte italiane caratterizzate da contesti ad
elevato grado di congestione e di commistione fra traffici merci tipici delle aree metropolitane;
creare le economie di scala e di rete nei servizi ferroviari necessarie per poter competere con le
regioni logistiche europee, anche in termini di localizzazione di imprese logistiche ad alto valore
aggiunto (ad esempio centri di distribuzione su vasta scala oppure headquarters per il Sud Europa
di spedizionieri internazionali).

La sommatoria di diversi fattori, fra cui l’assenza di una visone strategica a supporto di una politica
pubblica di lungo periodo, la frammentazione dei processi decisionali e l’incertezza dei
finanziamenti, porteranno ad un posticipo dello sviluppo dei benefici economici per la collettività
italiana ed europea derivanti dal completamento a Sud del corridoio Reno Alpi.

La ricostruzione sistemica del quadro di interventi in ambito portuale, retroportuale lungo le linee
ferroviarie ha messo chiaramente in evidenza una serie di ritardi rispetto ai principali progetti in
corso in grado di offrire le opportunità per generare nuovo traffico sulla tratta meridionale del
corridoio Reno-Alpi. In particolare, lo sviluppo della portualità ligure e il completamento dei tunnel
svizzeri, previsti entro il 2019, non sono accompagnati in modo adeguato dallo sviluppo delle reti
ferroviarie di accesso e pertanto l’ipotesi di poter ribaltare le condizioni di competitività della

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portualità del Mediterraneo rispetto a quella del Nord Europa saranno disattese per un periodo
transitorio.

In particolare:

       L’Italia non potrà gestire convogli con le caratteristiche tecniche di 750 m di modulo e
        sagoma PC80 lungo le tratte ferroviarie comprese tra i porti della Liguria e i valichi con la
        Svizzera prima del 2021. Questo limiterà in modo significativo i potenziali benefici derivanti
        dall’apertura del tunnel di base del Gottardo prevista per il 2016 per il riequilibrio dei flussi
        fra portualità del Nord e del Sud Europa.

       Le limitazioni legate alla sagoma nelle tratte a Sud dell’asse Milano-Novara impediscono il
        passaggio solamente di alcune tipologia di carico (container high cube e semirimorchi con
        altezza d’angolo pari a 4 m), consentendo comunque il transito di container marittimi,
        sebbene con costi maggiori rispetto a quanto potenzialmente raggiungibile a causa
        dell’utilizzo di carri ribassati. Il persistere di queste limitazioni non permette di perseguire
        l’ipotesi di integrare nel sistema intermodale ferroviario i semirimorchi imbarcati e sbarcati
        nei terminal portuali di Genova e Savona sulle direttrici verso il Sudi Italia, la sponda Sud
        del Mediterraneo e la Spagna, che costituiscono un potenziale di mercato particolarmente
        rilevante (oltre 10 milioni di tonnellate nel 2014).

       Le restrizioni alle potenzialità di sviluppo dei traffici lungo la parte meridionale del corridoio
        Reno Alpi non sono solo di tipo infrastrutturale, ma anche di tipo normativo e organizzativo
        in quanto la normativa sulla circolazione attualmente non consente il passaggio di treni a
        2000 ton. e la gestione autorizzativa delle manovre ferroviarie da e per i porti, ha privato i
        traffici portuali di un soggetto capace di gestire questa fase della catena di trasporto.

Al fine di poter gestire al meglio le prossime fasi è necessario perseguire una stretta cooperazione
fra i diversi gestori di rete (BLS, FFS, RFI e FNM e reti portuali) e dei nodi (portuali, retroportuali e
terminalistici) in modo da poter offrire un servizio il più possibile integrato, sebbene sino al 2025
per forza di cose parzialmente limitato, e con una condivisa gerarchizzazione degli interventi
necessari dal punto di vista infrastrutturale e organizzativo.

Gli interventi devono essere tesi all’efficientamento del sistema di produzione del servizio
ferroviario (moduli, sagome, eliminazione delle restrizioni organizzative, etc) in modo da favorire la
competizione rispetto al trasporto stradale e a sostenere lo sviluppo di traffici aggiuntivi. Fra questi
le potenzialità maggiori provengono da un nuovo equilibrio fra porti dell’arco del Nord Tirreno
rispetto ai porti del Nord Europa nei traffici containerizzati e nei nuovi target di semirimorchi sulle
direttrici Ro/Ro del Mediterraneo.

La gestione delle fasi intermedie andranno valorizzate con nuove forme organizzative nelle
relazioni da e per i porti liguri, maggiormente penalizzate sino al completamento del Terzo Valico
previsto nella seconda metà del 2021, attraverso forme di navettamento verso terminal lombardi e
piemontesi attraverso i quali predisporre treni di rilancio verso il Centro e nord Europa.

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Cluster 3

                            “Servizi finanziari: sfide comuni”

                          Coordinatore: Marco MAZZUCCHELLI

                                          Sintesi dei lavori

L’accordo fiscale siglato ad inizio anno e l’adesione al protocollo d’intesa per lo scambio
automatico d’ informazioni ha aperto una nuova era nei rapporti bilaterali tra i nostri due paesi. Per
la prima volta si presenta l’occasione di ampliare la portata del Forum di Dialogo affrontando temi
“più alti” rispetto al contenzioso in materia di normativa tributaria. In questo quadro il nostro Cluster
ha affrontato tre categorie di temi: la finanza a lungo termine, banche ed innovazione finanziaria, la
nuova frontiera nei rapporti di collaborazione.

1. Finanza a Lungo Termine

L’esigenza dell’economia reale e le dinamiche demografiche impongono di spostare la
logica finanziaria su orizzonti a lungo termine. Con quali strumenti e con quale modalità?

   A. Valorizzare gli strumenti e le competenze già esistenti, e.g. dare maggiore conoscenza e
      visibilità alle capacità del settore private equity in entrambi i paesi.

   B. Favorire l’ adozione di soluzioni finanziarie già collaudate in altri mercati, e.g. riscoperta
      delle cartolarizzazioni ed introduzione dei fondi di credito.

   C. Correggere gli effetti collaterali indesiderati del quadro regolamentare, e.g. alcuni vincoli
      prudenziali di investimento degli investitori istituzionali e la piena reversibilità delle scelte da
      parte dei singoli partecipanti ai fondi pensione.

2. Banche ed Innovazioni Finanziarie

L’obiettivo della stabilità finanziaria del sistema bancario ha ridotto la flessibilità operativa
degli intermediari creditizi a fronte di esigenze sempre più dinamiche dell’economia reale.
Come attenuare questo gap?

   A. Le banche sono chiamate ad adempiere alla loro funzione sociale di bridge informativo tra
      imprenditori e risparmiatori. É auspicabile che l’utilizzo di modelli standardizzati di
      valutazione dei rischi si abbini ad una capacità di giudizio discrezionale supportato da
      conoscenze specifiche.

   B. Un ruolo importante crescente va attribuito agli intermediari finanziari alternativi, idealmente
      posizionati per cogliere le opportunità offerte dall’innovazione finanziaria e dalle tecnologie
      digitali. Occasioni specifiche di confronto e condivisione delle esperienze permetterebbero
      di avvicinare i laboratori d’innovazione alle forme di investimento finanziario più evolute (ad
      esempio con una “Expo bilaterale dell’Innovazione”).

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3. La nuova frontiera della cooperazione

Anche nel nuovo mondo post-febbraio 2015, persiste un clima di diffidenza reciproca nei
rapporti finanziari italo-svizzeri. Come superarla?

       A. L’auspicata rimozione definitiva della Svizzera dalla black list permetterà il superamento
          di una pregiudiziale psicologica negativa che altera la percezione reciproca della reale
          natura dei rapporti economici e commerciali tra i due paesi.

       B. La definitiva concessione di un pieno accesso paritetico ai rispettivi mercati finanziari
          consentirà l’apertura di un’arteria di comunicazione il cui volume di traffico sarà senza
          dubbio crescente nel tempo. I benefici del nuovo scenario non si misureranno infatti
          nella semplice libertà di manovra degli intermediari bancari, bensì in un atteggiamento
          più aperto di molteplici soggetti finanziari istituzionali a cogliere opportunità
          d’investimento transfrontaliere.

Il forum di quest’anno ha registrato un importante miglioramento nel clima di dialogo finalmente
caratterizzato da meno polemica e maggiore rispetto reciproco. Si presenta oggi un’ occasione
unica per superare il paradigma del negoziato a somma zero a favore di un nuovo contesto win-
win, ovvero di un equilibrio strategicamente superiore. Anche in virtù di una serie di elementi
geopolitici di contorno esiste oggi la possibilità di creare un’alleanza strategica fra Italia e Svizzera
a beneficio di entrambi, soprattutto nei consessi multilaterali in cui uno dei due Paesi non è
rappresentato.

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Cluster 4

                        “Ricerca e opportunità per le imprese”

                            Coordinatore: Roberto CINGOLANI

                                          Sintesi dei lavori

La Svizzera e la ricerca: cifre e organizzazione (fonti 2014: Ufficio Federale di Statistica e SEFRI)

La Svizzera svolge un ruolo internazionale di primo piano nella ricerca ed è uno dei Paesi
tecnologicamente più competitivi al mondo. Il processo d’innovazione della Svizzera è sostenuto
da un impegno costante di risorse che ammontano a quasi il 3% del Prodotto Interno Lordo. Nel
confronto internazionale è uno dei Paesi che investe nel settore R&D il maggior numero di risorse
in rapporto al PIL (è al nono posto tra i Paesi dell’OCSE).

La Svizzera destina 16,3 miliardi di franchi al settore della ricerca e dello sviluppo. La parte più
consistente è finanziata (68,2%) e svolta (73,5%) dalla aziende private. In termini di volume di
pubblicazioni la Svizzera è al 17° posto nel mondo con una quota dell’1,2 per cento delle
pubblicazioni mondiali. In rapporto alla sua popolazione, la Svizzera è il Paese più produttivo, con
3,6 pubblicazioni ogni 1000 abitanti. Si tratta di pubblicazioni che godono di un grande
riconoscimento internazionale: il loro impatto è superiore alla media mondiale del 17 per cento (al
secondo posto dopo gli Stati Uniti). Nel 2012 gli scienziati svizzeri hanno pubblicato 36.042 articoli
scientifici. Nel 2012 in Svizzera sono state depositate 23.269 domande di brevetto: dopo il
Giappone è il secondo Paese al mondo per numero di brevetti depositati per abitante.

Nel Rapporto sulla competitività mondiale del World Economic Forum 2013 la Svizzera è
risultata al primo posto della classifica per il quinto anno consecutivo. L’indice mondiale
dell’innovazione 2013, pubblicato dalla Cornell University, dall’Insead e dall’Organizzazione
mondiale della proprietà intellettuale (OMPI), pone la Svizzera al primo posto tra i Paesi più
innovativi del pianeta.

I due Politecnici federali di Zurigo (ETH) e Losanna (EPFL) hanno acquisito fama mondiale. Nel
2015 l’ETH si posizione al 9°posto nel QS - World University Rankings, Quacquarelli Symonds.
In questo ranking ETH eccelle particolarmente nell’ingegneria (5°) e nelle scienze naturali (6°).
EPFL si posiziona al 14 posto.

L’impegno di ricercatori e docenti stranieri vanta una lunga tradizione nei due istituti in entrambi il
corpo docenti è formato per oltre il 50% da persone provenienti dall’estero. Gli studenti italiani
che frequentano i due istituti ammontano a circa 500 (3,6%) all’EPFL e a circa 400 (6,3%)
all’ETHZ.

In Svizzera ha sede il CERN, Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare, il più grande
laboratorio al mondo dedicato allo studio della fisica nucleare. I membri fondatori sono Italia, UK,
Germania e Francia mentre tutti i Paesi Europei contribuisco con percentuali diverse al
finanziamento del centro.

Nel 2015 l’Italia ha partecipato con una somma del 11.06% dell’intero budget, rappresentando il
quarto paese con maggiore contributo dopo Germania, Francia e Regno Unito.

Il numero di italiani impiegati al CERN è di 290 persone di staff (su un totale di 2524) e di 2172 se
si considerano tutte le persone che vi fanno riferimento per studio, ricerca, lavoro e formazione, un
numero che rappresenta il 16.5% dell’intera organizzazione. I dati sono aggiornati al 2014.

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L’organizzazione della scienza e della ricerca in Svizzera (fonti 2014: Ufficio Federale di Statistica e SEFRI)

In materia di ricerca la Svizzera presenta tradizionalmente una suddivisione dei ruoli tra settore
privato e potere pubblico. La ricerca di base si svolge principalmente nelle università e nei
Politecnici federali. La ricerca applicata e la trasformazione del sapere in innovazioni da lanciare
sul mercato invece è di competenza dell’economia privata e delle scuole universitarie
professionali.

In materia di ricerca e innovazione la Svizzera è estremamente competitiva a livello internazionale
ed è uno dei Paesi che investe maggiormente nella ricerca e nello sviluppo (R&S) rispetto al suo
prodotto interno lordo. Attualmente le spese per R&S in Svizzera ammontano a quasi il 3 per
cento del PIL, ossia più di 16 miliardi di franchi, di cui oltre due terzi sostenuti
dell’economia privata (oltre 69%). La promozione pubblica della ricerca punta principalmente
sull’iniziativa dei ricercatori, sul principio della concorrenza e sulla collaborazione internazionale.

La Confederazione finanzia i due Politecnici federali di Zurigo e Losanna. I Politecnici federali
comprendono anche quattro istituti di ricerca, tra cui l’Istituto Paul Scherrer (PSI), uno dei più
importanti in Europa. Il PSI attira scienziati da tutto il mondo che possono accedere alle sue
apparecchiature quali la «Swiss Light Source» e la «Spallation Neutron Source».

Il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) promuove la ricerca di base in tutte
le discipline scientifiche, dalla storia alla medicina passando per le scienze ingegneristiche. Ogni
anno sostiene oltre 3400 progetti a cui partecipano 14.000 ricercatori. Dalla sua fondazione
nel 1952, l’FNS ha esaminato oltre 70.000 richieste di promozione per progetti di ricerca e ha
permesso a oltre 20.000 giovani scienziati di trascorrere un periodo di ricerca all’estero.

La Commissione per la tecnologia e l’innovazione (CTI) sostiene la ricerca applicata e promuove la
creazione e lo sviluppo di startup, come pure il trasferimento del sapere e delle tecnologie. Nel
2013 ha sostenuto 331 progetti con fondi federali pari a 109,3 milioni di franchi.

La Confederazione finanzia inoltre l’Associazione delle Accademie svizzere delle scienze e
sostiene una trentina di centri di ricerca al di fuori delle scuole universitarie.

Per la Svizzera la cooperazione internazionale nel settore della ricerca riveste una grandissima
importanza. La Svizzera partecipa a innumerevoli programmi e organizzazioni di ricerca
internazionali, come il CERN. Inoltre, cura la cooperazione bilaterale nella ricerca con determinati
Paesi prioritari. In materia di formazione, ricerca e innovazione la Svizzera è ufficialmente
rappresentata all’estero da consiglieri per la scienza come pure da swissnex, una rete di
rappresentanze attive nel settore della diplomazia della scienza.

I compiti pubblici in materia sono assunti principalmente dalla Segreteria di Stato per la
formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI), responsabile della gestione e del finanziamento dei
Politecnici federali, della regolamentazione e del co-finanziamento delle scuole universitarie
professionali e del sostegno alle università cantonali. Inoltre la SEFRI sviluppa strategie di ricerca
a livello internazionale.

I Cantoni, in quanto responsabili delle università e delle scuole universitarie professionali, si
impegnano a favore della ricerca e ricevono il sostegno finanziario dalla Confederazione.

La Svizzera e la ricerca europea (fonti 2014: Ufficio Federale di Statistica e SEFRI)

Il 5 dicembre 2014 la Svizzera e l’Unione Europea hanno firmato un accordo di associazione
parziale in vigore già dal 15 settembre 2014 che durerà, in una prima fase, fino alla fine del 2016.
In virtù di quest’associazione parziale, dal 15 settembre 2014 i ricercatori svizzeri possono
nuovamente partecipare come partner associati e paritari a tutte le attività del cosiddetto primo
pilastro di Horizon 2020 (Excellent science), che comprende le ERC-Grants, le azioni Marie-
Skłodowska-Curie, le Future and Emerging Technologies (FET) e le infrastrutture di ricerca. Essi
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possono anche partecipare a Euratom e alla parte di programma Spreading Excellence and
Widening Participation. In qualità di partner associati, i ricercatori svizzeri sono nuovamente
finanziati con contributi versati direttamente dall’UE.

Per quanto riguarda tutti gli altri bandi di concorso di Horizon 2020 (secondo e terzo pilastro,
Industrial leadership e Societal Challenges), la Svizzera mantiene il suo status di Paese terzo. La
Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione della Confederazione finanzierà
direttamente i ricercatori svizzeri che partecipano a progetti di partenariato nel quadro di Horizon
2020.

Essere “Paese terzo” (Third Country) significa che la Svizzera può prendere parte a progetti di
partenariato europei, ma senza ricevere fondi/finanziamenti per la ricerca da parte dell’UE. I
progetti dei ricercatori svizzeri vengono finanziati con fondi provenienti da Istituzioni svizzere. A
partire dal 2017 la Svizzera potrà essere associata a H2020 a pieno titolo o partecipare all’intero
programma solo come Paese terzo a seconda degli esiti delle questioni relative al proseguimento
della libera circolazione della persone in Svizzera e alla sua estensione in Croazia.

H2020 prevede oltre 2/3 dei fondi complessivi per attività di ricerca applicata: Industrial Leadership
(17 Bn EUR) e Societal Challenges (29.7 Bn EUR). Già da questa informazione si intuisce come
l’innovazione tecnologia rappresenti il cuore della ricerca EU. I pilastri su cui si fonda sono da una
parte le KEY enabling technologies (ICT, nanotechnologies, materials, biotechnology,
manifacturing, space) e dall’altra gli strumenti finanziari (access to risk finance and Innovation in
SEMs) in grado di agevolale l’ingresso nel mercato di queste nuove tecnologie.

Il grosso sforzo è destinato alle tecnologie Hardware, quelle tecnologie cioè che hanno un impatto
diretto nel settore manifatturiero e da cui derivano poi i diversi servizi.

Nell’ambito ICT il focus è sulla nuova generazione di componenti e sistemi, sulla robotica e sulle
tecniche avanzate di computing. Le nanotecnologie stanno sviluppando la nuova generazione di
nanomateriali, dispositivi e sistemi, con grande attenzione ai metodi di sintesi e sistemi di analisi e
controllo, al fine di garantire massimi standard di sicurezza e salute per l’uomo. Quest’aspetto è
particolarmente presente nelle biotecnologie, che hanno il compito di rinnovare gli attuali sistemi
produttivi. La sfida sui nuovi materiali e della manifattura in generale è rivolta principalmente ad
una sempre maggiore sostenibilità ed efficienza energetica. La ricerca spaziale è rivolta a
sviluppare soluzioni tecnologiche affidabili sempre più economiche.

La Svizzera e la sua industria (fonti 2014: Ufficio Federale di Statistica e SEFRI)

Oggi l'industria chimica e farmaceutica svizzera è leader nel mondo. Sono presenti sia grandi
gruppi, come Novartis, Roche, Du Pont sia numerose imprese medio-piccole, la maggior parte
delle quali situate nei cantoni di Basilea città, Basilea campagna, Argovia e Vallese. Per quanto
riguarda la meccanica, essa comprende essenzialmente la fabbricazione di macchine per ufficio, di
attrezzature per il trattamento dei dati e computer, di apparecchi elettrici per la produzione e
distribuzione di energia elettrica, di impianti per radio, televisione e, in generale, telecomunicazioni,
di strumentazione medica, di precisione e ottica. Particolarmente famoso nel mondo è il settore
dell'orologeria, presente con marchi prestigiosi come Breitling, Chopard, Rolex, Swatch e
Vacheron Constantin.
Anche il settore primario gioca un ruolo importante nell’economia del Paese. Circa il 40% del
territorio è utilizzato per scopi agricoli o di allevamento e la superficie coltivata in permanenza è il
10,6% della superficie totale (contro il 13,4% della media europea ed il 11,3% della media
mondiale). Ciò corrisponde a 61 ettari di terreno agricolo ogni 1.000 persone (contro i 442 in
Europa ed i 251 nel mondo)[2]. In Svizzera, a Vevey, ha sede la Nestlè, azienda leader mondiale
nel settore alimentare. Un referendum tenutosi il 27 novembre 2005 ha approvato, con il 55,7% dei
consensi, una moratoria di cinque anni sull'uso di OGM, contrariamente alle intenzioni del
Governo.

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Istituto Italiano di Tecnologia

L’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) è una Fondazione di diritto privato con l'obiettivo di
promuovere l'eccellenza nella ricerca di base e in quella applicata e di incentivare il trasferimento
delle tecnologie sviluppate per migliorare il tenore di vita generale e ridurre il divario sociale,
creando tecnologia ispirata alla natura e disegnata intorno alle esigenze dell’uomo.
A partire da questa visione d’insieme, il modello IIT, si propone di generare e promuovere nel
lungo periodo una cultura diffusa dell’innovazione, volano per la società e per il tessuto produttivo.
A tal fine l’Istituto garantisce strutture di ricerca con laboratori e strumentazioni di alto livello che
possano permettere ai ricercatori di perseguire con successo le proprie ricerche e adotta
meccanismi di reclutamento e valutazione analoghi a quelli usati nei paesi ad alto sviluppo
tecnologico.

Il personale, infatti, viene reclutato secondo lo standard internazionale conosciuto come
Tenure Track. Tale modello di selezione prevede che il reclutamento dei ricercatori avvenga
mediante una valutazione condotta esclusivamente da panel di esperti esterni. Il ricercatore che
inizia il percorso di Tenure Track è soggetto a valutazioni periodiche ed è responsabile della sua
attività sia scientificamente che economicamente.

I temi scientifici affrontati in IIT sono numerosi: dalla robotica alle nanotecnologie, dalle scienze
della vita allo studio dei nuovi materiali. All’interno dell’Istituto tutte le aree disciplinari si
intrecciano e convergono verso la realizzazione di un hardware volto alla risoluzione di
problemi reali della società a livello globale.

Lo staff complessivo dell’Istituto Italiano di Tecnologia conta circa 1440 persone di cui l’85% è
rappresentato da personale scientifico. Il 45% dei ricercatori proviene dall’estero: di questi,
il 29% è costituito da stranieri provenienti da oltre 50 Paesi e il 16% da italiani rientrati.

Questi elementi hanno permesso in questi anni di attività la produzione di oltre 5500
pubblicazioni, circa 300 domande di brevetto attive, 10 start up costituite e 13 in fase di
lancio. Inoltre l’Istituto ha acquisito solo nel 2014 contratti per: 17 progetti europei, 32 con enti
nazionali ed internazionali e circa 60 con partner industriali. Fra i progetti più rilevanti, la
flagship europea Grafene (finanziamento di 1 miliardo, durata di 10 anni), dal quale nascerà una
startup volta alla produzione su larga scala di grafene, e il progetto con INAIL, mirato alla
creazione, industrializzazione e diffusione di nuovi dispositivi innovativi nel campo della
riabilitazione e della protesica.

Considerando le ridotte dimensione dell’Istituto, se comparato con altri enti di ricerca nazionali ed
internazionali, IIT ha guadagnato un ottimo posizionamento sia a livello scientifico che fra gli
investitori e il mondo dell’industria a livello internazionale.

Il trasferimento tecnologico

L’Istituto Italiano di Tecnologia, a partire dalle tecnologie sviluppate nelle diverse linee di ricerca
intende trasferire i prodotti della ricerca scientifica di punta verso la società, con una forte
attenzione a realizzare tecnologia per l’uomo e intorno all’uomo, che sia compatibile con l’ambiente
e che aiuti a ridurre le distanze fra la qualità della vita dei paesi avanzati e quelli più poveri.

Dalle competenze e dall’intraprendenza dei ricercatori IIT sono già nate diverse start up in diversi
ambiti tecnologici: Tecnologie per la salute (3brain, Biki technologies), Nuovi Materiali (HiQ-
Nano), Energia (Advanced Micro-Turbines) e Robotica (SEM+, Circle Garage); inoltre altre start-
up sono attualmente in fase di lancio (CompAct, DualCam, ViBe, Ribes technologies, Piezoskin,
SmarTissue, Artificial Retina, iCub House, Rehab Technologies, Graphene, Nanochrome,
Microendoscopy, Force/Torque Sensors).

Grazie al Decreto Legge n.3 del 24 gennaio 2015, concernente le Misure urgenti per il sistema
bancario e gli investimenti (Investment Compact), l’Istituto è in grado di partecipare alle proprie
                                                   15
start up innescando un circolo virtuoso della conoscenza, in cui i fondi ottenuti dalle tecnologie
sviluppate, e immesse sul mercato dalle neonate aziende, vengono reinvestiti nella ricerca di base
e applicata.

Tecnologie e brevetti pronti per il mercato

MICROELETTRONICA CELLE SOLARI STAMPATE SU PLASTICHE FLESSIBILI
Una nuova generazione di celle solari di spessore infinitesimale, realizzate con materiale plastico
trasparente e flessibile. Il processo produttivo è semplice e si basa su un sistema innovativo di
stampa su scala industriale. Possono essere applicate ovunque, anche su grandi aree o superfici
curve (ad es. sulle facciate degli edifici, all’interno delle finestre, sui vestiti) e permettono di energia
a basso costo, circa 20-30 centesimi a watt.
Campi di applicazione: Energia verde, celle solari portabili, funzionalizzazione di grandi
coperture/tensostrutture, domotica e smart cities, abbigliamento e soluzioni per l’outdoor,
protezione civile.

BIO-TECH/ SMART MATERIALS NANOPARTICELLE COME STRUMENTI DI DIAGNOSI E CURA
Nano-proiettili intelligenti che riconoscono la cellula malata, ad es. tumorale, e rilasciano il
materiale per curarla. Questi nano-proiettili possono essere progettati sia per rilasciare una scia
fluorescente che un effetto magnetico. Grazie all'effetto magnetico, possono interagire con il target
e, grazie alle proprietà di fluorescenza, possono essere utilizzati come indicatori nel processo di
indagine.
Campi di applicazione: Ricerca, test clinici, applicazioni biomediche, terapie non invasive mirate,
qualità della vita del malato

BIO TECH RETINA ARTIFICIALE
L'idea nasce dalla cella solare di plastica biocompatibile, capace di vedere la luce. Su questo
elemento fotosensibile sono stati fatti nascere dei neuroni vivi, che proliferano e vivono. Quando la
luce colpisce un punto della retina, il detector produce una carica e il neurone si attiva,
rispondendo all’impulso luminoso. Il sistema è già stato testato in vivo con successo, e si sta
lavorando per lo sviluppo di retine artificiali e di altre interfacce basate su fotorivelatori organici.
Campi di applicazione: Biomedica, bio-elettronica, test clinici, ricerca.

ROBOTICS/SMART MATERIALS/ BIO TECH PELLE ARTIFICIALE
Un sensore tattile flessibile, ad alta risoluzione spaziale, utilizzabile come pelle di rivestimento per
robot o, in generale, per superfici ampie e/o curve. Il sistema consente di “animare” gli oggetti di
uso più comune, aggiungendo una interfaccia intuitiva e naturale tramite cui scambiare
informazioni.
Campi di applicazione: industria automobilistica e meccanica in genere, intrattenimento,
l’abbigliamento sportivo, ricerca, bio-elettronica.

SMART MATERIALS/AMBIENTE
Una spugna tecnologica oleofila e idrorepellente capace di assorbire gli oli, separandoli dall'acqua,
e manovrabile con campi magnetici, per fornire una nuova soluzione al problema dell'inquinamento
idrico. La spugna è realizzata con materiali economici e processi nanotecnologici facilmente
riproducibili su scala industriale.
Campi di applicazione: Cicli industriali che impiegano sostanze oleose, tutela dell’ambiente.

SMART MATERIALS CARTA E TESSUTI INTELLIGENTI
Una tecnica universale che può fornire funzionalità desiderate a materiali cellulosici come carta e
tessuti in cotone mediante un semplice ed economico processo. La soluzione adottata prevede la
funzionalizzazione di un network di fibre di cellulosa utilizzando la combinazione di un materiale
polimerico e di nanofiller, applicati direttamente sul materiale nella fase successiva alla sua
produzione. Tale trattamento rende la cellulosa impermeabile all’acqua, grazie alla presenza del
polimero idrofobico, e allo stesso tempo funzionalizzata per mezzo dei filler. Per esempio, se i filler
inglobati sono particelle di teflon o cera, i fogli o i tessuti divengono rispettivamente self cleaning o

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altamente idrofobici. L’uso di nanoparticelle magnetiche, di argento o di quantum dot fornisce ai
network di cellulosa le proprietà magnetiche, antibatteriche o di emissione di radiazioni luminose.
Campi di applicazione: Industria tessile, Industria cartiera, Packaging

ROBOTICA/MICROELETTORNICA/ENERGY MICROTURBINA
Sistema per la generazione di energia verde in ambienti critici, a partire da flussi di gas o liquido in
pressione. Della dimensione di una moneta, la microturbina è un sistema per il recupero di energia
corredato da sensori di flusso e elettronica di controllo e trasmissione, capace di lavorare
autonomamente e di essere integrata nelle piattaforme esistenti, ad es. come fonte per ricaricare
le batterie sul campo.
Campi di applicazione: Gasdotti, Oleodotti, Acquedotti, Difesa, Raffinerie

ROBOTICS ROBOTICA RIABILITATIVA
Sistemi robotici per la riabilitazione fisioterapica di pazienti infortunati. I sistemi mirano ad allargare
la base clienti trattabile da ogni fisioterapista, introducendo misure oggettive e storicizzate,
protocolli ottimali di recupero funzionale e mantenimento nel lungo periodo. Queste tecnologie
sono in fase di test clinico presso i laboratori dell’ INAIL e costituiscono un elemento chiave di
ammodernamento del sistema medico e del rapporto con il paziente.
Campi di applicazione: sistema sanitaria, strumenti riabilitativi, Ricerca

MICROELETTRONICA INCHIOSTRI NANOSTRUTTURATI
Utilizzando inchiostri nanostrutturati (anche a base di grafene) è possibile integrare nel packaging
sistemi invisibili (stampabili) per la tracciabilità dei prodotti alimentari e sistemi di antisofisticazione.
Tutto ciò che può contenere questi nuovi mattoncini fondamentali dell’elettronica, organici, come
un’etichetta o una confezione, per esempio una bottiglia di vino, fornirà dati sulla loro origine,
consentendo un controllo lungo tutta la filiera, non solo a livello di lotto ma anche di prodotto,
sapendo se questo è contraffatto o meno. Stessa cosa vale per oggetti d’arredo o capi
d’abbigliamento.
Campi di applicazione: Packaging, Arredamento, Domotica, Abbigliamento tecnico, Salute e
Benessere, Elettronica di largo consumo

MICROELETTRONICA TRANSISTOR ORGANICO STAMPABILE
Con questa tipologia di transistor (chip) si può implementare una vastissima gamma di prodotti,
tecnologici come telefonini e tablet e non, con funzioni prima impensabili. Grazie alla flessibilità dei
nuovi componenti si potranno realizzare capi da indossare in grado di assistere un paziente che
necessita di essere seguito nell'osservazione delle funzioni vitali, monitorandole anche in remoto,
semplicemente inserendo un chip nel suo abbigliamento. Applicazioni analoghe possono essere
utilizzate per gli sportivi o per capi di abbigliamento o accessori smart
Campi di applicazione: Packaging, Arredamento, Domotica, Abbigliamento tecnico, Salute e
Benessere, Elettronica di largo consumo, Accessoristica

ELETTRONICA MODULI TOUCH SCREEN FLESSIBILI
La tecnologia consiste in moduli touch screen che rilevano la posizione di contatti multipli e
l’intensità di ogni contatto. I prodotti sono robusti e flessibili, in grado di essere utilizzati in
applicazioni anche lontane dall’elettronica di consumo, come indumenti tecnologici e pc industriali.
Campi di applicazione: Packaging, Arredamento, Domotica, Abbigliamento tecnico, Salute e
Benessere, Elettronica di largo consumo, Pc industriali (es. logistica)

BIO TECH SOFTWARE PER IDENTIFICAZIONE COMPOSTI CHIMICI
Software per lo studio e l’identificazione rapida di composti chimici per applicazioni farmaceutiche.
La tecnologia è adatta per aziende farmaceutiche e biotecnologiche di medie e grandi dimensioni.
Migliora i metodi di scelta dei candidati farmaci, nella prima fase, limitando tempi e costi della
sperimentazione. Usando una analogia si tratta di una tecnologia analoga a quella introdotta nel
settore automobilistico con i crash test, con l’abbattimento dei costi e tempi di sviluppo.
Campi di applicazione: Farmaceutica

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COMPUTAZIONE PER RICERCA FARMACOLOGICA
Il sistema di analisi sviluppato, consente di ottenere una quantità di informazioni sul farmaco
analizzato molto maggiore, di migliore qualità e in tempi più rapidi rispetto alle tecniche tradizionali,
permettendo di abbattere costi e tempi della ricerca e di ridurre l’impiego della sperimentazione
farmacologica su animali. Si parla di una applicazione di carattere B2B ad alto contenuto
tecnologico dove la manifattura italiana non si confronta sul prezzo
Campi di applicazione: Farmaceutica

MATERIALI GRAFENE E CRISTALLI BI-DIMENSIONALI
Il grafene e gli altri materiali bidimensionali si stanno dimostrando una grande opportunità per
migliorare la competitività della manifattura tradizionale, attraverso l’introduzione di innovazioni
dall’alto contenuto tecnologico, a costi competitivi ma difficilmente imitabili. Questo soprattutto
grazie alla sua strutturazione come inchiostro. Le applicazioni più immediate nella moda e design
(ad. Esempio equipaggiamento sportivi, componenti di macchine) dove i cristalli bidimensionali – di
cui il grafene è l’esponente più noto – saranno sempre più strategici in quanto consentono di
sfruttare nuove proprietà e funzionalità quali resistenza leggerezza e flessibilità, elevata
conduzione elettrica e di calore, proprietà antigraffio e antibatteriche.
Graphene Labs IIT è senza dubbio la più massiccia iniziativa italiana in questa area e insieme a
Cambridge e Manchester la più grande in Europea. Fra le prime 5-6 a livello globale (2 in corea, 1
Singapore). Ma la competizione è globale e lo sguardo deve puntare anche ai mercati
internazionali. Con il Graphene center dell’università nazionale di Singapore è stato appena siglato
un accordo strategico per la creazione di una scuola di dottorato congiunto sui temi grafene per
energia e per applicazioni in microscopia. Primo passo per la creazione di una piattaforma di
trasferimento tecnologico ad aziende del sud-est asiatico

BATTERIE AL GRAFENE
Il prototipo della batteria al grafene esordisce con prestazioni superiori del 25% rispetto ai
dispositivi di accumulo di elettricità attualmente in uso. L’uso di una soluzione (o inchiostro) di
grafene spalmato su un supporto di rame a formare l’anodo si è rivelato particolarmente utile per
ottenere prestazioni molto elevate, almeno il 25% superiore a quelle attualmente ottenibili con i
dispositivi convenzionali (commerciali). Ulteriori caratteristiche tecniche del prototipo sono il peso –
sensibilmente ridotto con ulteriori potenzialità dovute all’uso del grafene, il materiale oggi più
leggero: 1 grammo può coprire fino a 2.600 mq di superficie) – e la flessibilità (il grafene pur
corrugato mantiene le sue caratteristiche fisico-chimiche). Queste due caratteristiche, associate
alle elevate prestazioni di accumulo di ioni litio, sono fondamentali per lo sviluppo di dispositivi di
nuova concezione, dove flessibilità e leggerezza hanno un ruolo determinante. Questo prototipo si
adatta facilmente ad applicazioni in vari ambiti dal settore automobilistico fino all’elettronica di
consumo (smartphone, tablet, etc.). Inoltre la sua produzione ha costi contenuti, con un vantaggio
competitivo rispetto alle batterie oggi in commercio.
Campi di applicazione: Automotive, Biciclette, Energy

MATERIALI PLASTICHE 100% BIO (DA SCARTI VEGETALI)
L’innovazione è già pronta per la fase di pre-industrializzazione Il procedimento è semplice: gli
scarti di caffè, prezzemolo e cannella – se ne potrebbero usare anche altri – vengono trattati con
solventi che evaporano durante il processo e possono essere recuperati, o vengono processati
con altri polimeri biocompatibili. I risultato è che questa materia si rende malleabile, pronta per
diversi usi, esattamente come i polimeri derivati oggi dal petrolio (con le medesime prestazioni o
migliorative). Gli utilizzi potenziali sono molteplici, perché tutto dipende dai vegetali usati e dalle
nanoparticelle con cui questi vengono arricchiti. In questo modo si possono ottenere plastiche con
proprietà antiossidanti e antimicrobiche oppure sterili. E non mancano quelle con la capacità di
assorbire i metalli pesanti dispersi nell'acqua o essere adatte per inserire chip, sfruttando le
caratteristiche magnetiche. Le bioplastiche hanno impieghi potenziali ad alto valore aggiunto: dai
tappetini per il mouse fino ai fili per la sutura chirurgica in grado di rilasciare un farmaco, dalle
tettarelle dei biberon ai giocattoli, dalle tovagliette ai contenitori per i liquidi alimentari. Ora tocca
all'industria compiere il passo successivo per la produzione.
Campi di applicazione: Manifattura

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