RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - venerdì 13 marzo 2020

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – venerdì 13 marzo 2020

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Quasi 80 nuovi contagi in un solo giorno. Altri due morti, i casi in Fvg diventano 205 (M.
Veneto)L'incidenza dei contagi in regione resta tra le più basse di tutto il Nord (Piccolo)
Accessi sfalsati fra operai, docce e spogliatoi chiusi. Le fabbriche si adeguano (Piccolo)
Fincantieri congela attività e reparti a rischio contagio (Piccolo, 3 articoli)
Monitoraggio delle aziende disponibili a chiudere (M. Veneto)
Riccardi lancia l'allarme: «Mancano protezioni per gli operatori sanitari» (M. Veneto)
Fantoni: «Combattiamo un nemico invisibile». Sospese le ditte esterne (M. Veneto)
«Anziani restate a casa, evitate ogni uscita» (M. Veneto)
L'Ance alla Regione: sospendiamo anche i cantieri edili (M. Veneto)
Gli artigiani prevedono un fatturato in calo del 50% per il 2020 (M. Veneto)
Commercio, l'allarme di Da Pozzo: siamo noi che subiamo più di tutti (M. Veneto)
Controlli della temperatura ai valichi. E torna l'allarme transfrontalieri (Piccolo)
Lavoro, stop alla crescita. Regione ultima a Nordest (Piccolo)
CRONACHE LOCALI (pag. 12)
«In metà delle aziende misure inadeguate» (M. Veneto Pordenone)
«Si tuteli chi lavora nei supermercati». Invito a chiudere nei fine settimana (M. Veneto Pordenone)
Mercati in flessione, il Distretto del mobile studia le contromisure (M. Veneto Pordenone)
«Dipendente positivo», chiuse due sedi Inps (M. Veneto Pordenone)
Consegna a domicilio di farmaci e della spesa: servizio del Comune (M. Veneto Udine)
Contagi in casa di riposo, scatta l'isolamento (M. Veneto Udine)
Il ministro Costa ha firmato la nuova Aia. Controlli più stringenti sulla centrale A2A (Piccolo Go-Monf)
Il fantasma delle Terme marine un'inutile attesa di vent'anni (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Nuovi incentivi e premi ai ricercatori più bravi (Piccolo Trieste e Gorizia-Monfalcone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)

Quasi 80 nuovi contagi in un solo giorno. Altri due morti, i casi in Fvg diventano 205 (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - L'impennata dei casi di coronavirus in Friuli Venezia Giulia, con l'aumento più significativo
dei contagi dall'inizio della crisi di fine febbraio, segna la giornata sanitaria in regione. Perché se Riccardo
Riccardi, almeno al momento, sottolinea come le percentuali di contagio siano ancora in linea con le
proporzioni degli scorsi giorni, è chiaro che la situazione va tenuta sotto controllo. Anche, se non forse
soprattutto, nelle residenze per anziani. Intanto il governatore Massimiliano Fedriga lavora con il presidente
di Confindustria Fvg, Giuseppe Bono, per verificare quali fabbriche possono rimanere chiuse e studia anche
un nuovo piano per ridurre al minimo indispensabile il servizio di Trasporto pubblico locale.IL
BILANCIOSalgono a 205 i casi positivi al coronavirus in Friuli Venezia Giulia con un aumento di 79 persone
colpite rispetto al dato di ieri che si era fermato a 126. È la crescita più significativa registrata in regione
dall'inizio della crisi e dal primo contagiato in Friuli Venezia Giulia registrato lo scorso 29 febbraio. Nel
novero dei casi, inoltre, vanno segnalati dieci ospiti e sei operatori sanitari della casa di riposo di
Mortegliano. E se cresce pure il dato dei decessi di persone con coronavirus - con i due casi di ieri il totale è
pari a otto -, al momento Riccardi evidenzia il rapporto tra numero di tamponi (ieri saliti a 2 mila 604) e
positività al test. «Siamo sempre compresi - dice - in un range tra il 7% e l'8% di contagiati. I dati di Udine?
Va anche sottolineato che l'Azienda friulana effettua più tamponi di quella, ad esempio, di
Trieste».ricoverati in ospedaleLa stragrande maggioranza dei casi è in quarantena domiciliare, ma aumenta
comunque il numero di coloro che sono ricoverati in ospedale. Se mercoledì, infatti, erano 16 le persone nei
reparti di Malattie Infettive, ieri questo dato ha toccato quota 23. Sono letteralmente raddoppiate, ma
ancora in quantità contenuta, invece, le persone ricoverate nei reparti di Terapia intensiva passando da
cinque a dieci pazienti. Numeri ancora bassi - per fortuna - senza dimenticare di evidenziare anche il fatto di
come, in ogni caso, la Regione abbia predisposto da settimane un piano in caso di ulteriori necessità. Oltre
ad aver individuato tre siti per l'eventuale quarantena dei pazienti - a Tricesimo (28 stanze con bagno),
Muggia (41) e Pasian di Prato (35) - è stato anche predisposto un programma per l'intensificazione dei posti
letto in Terapia intensiva capace di portare il totale, in caso di necessità, da 88, di cui 7 in isolamento, fino a
un massimo di 101 posti letto di cui ben 44 in isolamento.Protezione civileCon l'obiettivo di diffondere in
maniera sempre più efficace, e capillare, le prescrizioni di legge anti-coronavirus, andando oltre, la
Protezione civile sta continuando a chiedere ai sindaci di diramare un messaggio audio - come sta
effettivamente avvenendo - alla popolazione nelle zone residenziali più densamente abitate della regione
con l'impiego dei volontari e dei mezzi in dotazione ai gruppi comunali. Una scelta che si abbina, tra l'altro,
alla decisione di alzare il livello di emergenza da "preallarme" ad "allarme". Sempre in tema di Protezione
civile, infine, bisogna ricordare l'inizio della consegna, da parte dei volontari, dei farmaci alle persone più
fragili. Da un paio di giorni, inoltre, lo stesso personale, lavorando anche con le associazioni presenti nei
Comuni, assiste le persone anziane garantendo loro gli acquisti di generi alimentari e di prima necessità
senza che questi, quindi, debbano correre rischi legati al contagio da coronavirus uscendo di casa.TPl e
assunzioniFedriga, intanto, se da una parte lavora assieme agli industriali della regione per capire quali
attività si possono ulteriormente bloccare, ha chiesto alla Direzione infrastrutture di predisporre un piano,
entro pochi giorni, per la rimodulazione del Trasporto pubblico locale cercando di salvaguardare le esigenze
lavorative con la possibilità di tagliare le tratte (ad esempio quelle scolastiche) al momento poco utilizzate.
Lo stesso Fedriga, infine, ha fatto notare al premier come nel Decreto sanità che autorizza nuove assunzioni
siano state cambiate le leve consentite alle Regioni impedendo ad esempio - e il concetto è stato spiegato
anche ai sindacati - la trasformazione dei contratti da tempo determinato (24 mesi) a indeterminato e la
possibilità di lavorare sulle manovre incentivali a vantaggio del personale impegnato nella gestione
dell'emergenza coronavirus.

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L'incidenza dei contagi in regione resta tra le più basse di tutto il Nord (Piccolo)
Non è una consolazione, dato che il virus non ha confini, ma il Friuli Venezia Giulia sta dietro a tutte le
regioni del Nord tolto il Piemonte (superato solo dopo l'impennata di ieri) quanto a incidenza di contagi da
Covid-19 rispetto alla popolazione. Al contrario, risulta molto alto il numero dei tamponi, inferiore solo a
quelli di Veneto e Lombardia. È un bollettino quotidiano quello della Protezione civile. Compare nel tardo
pomeriggio contestualmente anche nel sito del ministero della Salute. Un aggiornamento dei ricoverati con
sintomi, di quanti sono costretti alla terapia intensiva e di chi invece è in isolamento domiciliare. E ancora
dei casi totali, dei guariti e degli attualmente positivi, dei tamponi e, purtroppo, anche delle vittime. La
Lombardia, la regione più popolata d'Italia, è il territorio maggiormente colpito. Gli 8.725 casi dall'inizio
dell'emergenza coronavirus nel Paese si traducono nello 0,087% rispetto agli abitanti, vale a dire uno ogni
1.153 residenti. In Fvg i 205 casi sono invece lo 0,017%, uno ogni 5.927. Dopo la Lombardia l'incidenza
maggiore è quella dell'Emilia Romagna (0,044%), poi ci sono le Marche (0,039%), il Veneto (0,028%), la Valle
d'Aosta (0,021%), il Trentino Alto Adige (0,020%), la Liguria (0,018%) e il Fvg. Le percentuali più basse sono
al Sud. La Basilicata, con soli otto contagi (uno ogni 70 mila abitanti), chiude l'amara classifica. La nostra
regione sta invece ai primi posti quanto a tamponi. Ne sono stati fatti a ieri 2.604, lo 0,21% sulla
popolazione, dato più basso del Veneto (0,48%) e della Lombardia (0,29%) ma superiore a quelli del resto
d'Italia (la media nazionale è dello 0,14%). Dietro al Fvg, l'Emilia Romagna (0,17%), le Marche (0,13%), il
Trentino Alto Adige (0,11%), il Lazio (0,10%) e la Valle d'Aosta (0,09%). Anche in questo caso le ultime
regioni sono quello del Sud: Puglia, Sicilia, Basilicata e Campania (0,03%), Calabria e Sardegna (0,02%).
Un'altra possibile statistica è quella del rapporto tra positività e tamponi. Da interpretare secondo punti di
vista diversi, pure quello dell'appropriatezza del test. Il maggior numero di riscontri positivi rispetto alle
verifiche in laboratorio viene evidenziato nelle Marche, dove sostanzialmente si ha una positività ogni tre.
Rilevazione di poco più bassa per Lombardia (29,5%) ed Emilia Romagna (25,6%). Seguono altre regioni
concentrate al Nord: la Liguria (23,3%), la Valle d'Aosta (22,9%), il Piemonte (20,1%) e il Trentino Alto Adige
(17,6%). Il Fvg è nella seconda metà della graduatoria con il 7,9%. Vale a dire che ogni 13 tamponi se ne
trova uno positivo. Rimane la più dolorosa delle fotografie, quella dei decessi (6, 7% la media del Paese). In
Lombardia emerge l'8,5% di persone morte con diagnosi anche di coronavirus sul totale dei casi. In fila sono
poi l'Emilia Romagna con il 7,5%, la Puglia con il 4,8%, Lazio e Piemonte con il 4,5%. Liguria e Fvg, le due
regioni con l'età media della popolazione più alta, fanno segnare il 4% e il 3,9%. Con nessuna vittima sono
rimaste solo in cinque: Umbria, Sardegna, Calabria, Molise e Basilicata. Dalla tabella della Protezione civile
si ricava che in Italia, sulla base di 15.151 casi totali e 86.011 tamponi, i ricoverati con sintomi sono 6.650, di
cui 1.153 in terapia intensiva e 5.036 in isolamento domiciliare. I guariti sono 1.258, a fronte di 1. 016
decessi.--M.B.

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Accessi sfalsati fra operai, docce e spogliatoi chiusi. Le fabbriche si adeguano (Piccolo)
Diego D'Amelio - Entrata a orari sfalsati per ridurre il contatto tra lavoratori. Mense con ingressi
contingentati. Spogliatoi chiusi per evitare gli assembramenti. Le industrie triestine mettono in campo
strategie d'emergenza per continuare a produrre cercando di proteggere i dipendenti dal coronavirus, ma
dopo l'ultima stretta del governo i sindacati ritengono le misure inadeguate e chiedono uno stop delle
attività fino al 22 marzo. E per la prima volta Confindustria ammette la chiusura delle fabbriche: «Dove c'è
alta concentrazione, se non chiudiamo noi, chiuderà il virus», ammette il presidente di Confindustria Alto
Adriatico Michelangelo Agrusti.Alla Wärtsilä sindacati e azienda stanno discutendo tre ipotesi sul tavolo:
andare avanti col turno unico giornaliero; ridurre al massimo le presenze già abbattute dal telelavoro degli
impiegati; arrivare alla chiusura. La scorsa settimana i sindacati avevano chiesto il ritorno alla doppia
turnazione per dimezzare le presenze degli operai, ma la società non lo ritiene percorribile.Timori
serpeggiano fra i dipendenti della Ferriera, che ha obbligato tutti all'uso della mascherina, fa misurare la
temperatura all'ingresso dalla Croce rossa, ha disabilitato le macchinette del caffè e chiesto ai lavoratori di
mangiare nei reparti, con un dipendente inviato in mensa a recuperare il pasto per 4-5 compagni. Gli
addetti di altoforno e cokeria entrano inoltre con un'ora di differenza per non ammassarsi ai cancelli.
Misure già applicate dal gruppo Arvedi nella zona di Cremona e ben accolte dalle maestranze, che
protestano invece per la decisione di chiudere spogliatoi e docce di laminatoio e centrale elettrica. Ma in
fabbrica gli operai non comprendono la scelta di continuare a produrre per una realtà destinata a chiudere
fra poche settimane. Spia della paura è l'aumento dei certificati di malattia negli ultimi giorni. In altre realtà
si registrano la chiusura della mensa della Pittway o l'isolamento di alcuni operai alla Cartubi, che avevano
lavorato negli ambienti angusti di una nave, fuori dalle condizioni di sicurezza. Alla Flex si attendono gli
effetti del ritorno alla produzione.Anche sulla base della linea nazionale assunta da Fiom Cgil, Fim Cisl e
Uilm, le federazioni provinciali chiedono «la fermata immediata delle attività produttive fino al determinarsi
delle condizioni utili al ripristino della produzione, nel caso in cui non sussistessero le condizioni di
sicurezza, che purtroppo le aziende non sono sempre in grado di far rispettare». A livello nazionale Fiom,
Fim e Uilm denunciano «la penuria di dispositivi di protezione individuale e la difficoltà a una puntuale
applicazione nei luoghi di lavoro delle misure sanitarie». La richiesta della "triplice" è la «momentanea
fermata di tutte le imprese metalmeccaniche fino a domenica 22 marzo». L'Usb dichiara intanto lo sciopero
di 48 ore di tutti i comparti produttivi.Per la prima volta il presidente di Confindustria Alto Adriatico
Michelangelo Agrusti apre all'ipotesi della chiusura: «Capisco la preoccupazione di lavoratori e sindacati,
con cui abbiamo avuto incontri per condividere una visione comune. Stiamo valutando gli scenari con i
titolari delle aziende: chi chiuderà nelle prossime ore, chi ridimensionerà la produzione, ma contempliamo
anche la possibilità concreta di veder chiudere per una quindicina di giorni le grandi aziende».

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Fincantieri congela attività e reparti a rischio contagio (Piccolo)
Tiziana Carpinelli - Se ci si mette dalla parte dei lavoratori, questo è un momento di paura. Ma anche di
piccoli atti di coraggio quotidiano nel cercare di proseguire a dispetto di tutto, mentre le certezze sulla
salute collettiva, giorno dopo giorno, si sfaldano, in via direttamente proporzionale alla crescita del numero
di contagi da Covid-19. Al sindaco della città del cantiere, segnali di timore, incertezza, scoramento arrivano
a frotte. Soprattutto dagli operai.Per questo, dopo l'ultima diretta tv del premier Giuseppe Conte, persuasa
che anche le fabbriche andassero invece chiuse, ha spedito dopo un confronto con il governatore
Massimiliano Fedriga due lettere a Confindustria e Confartigianato, chiedendo la «sospensione dei reparti
aziendali non indispensabili alla produzione, il rispetto alla lettera delle prescrizioni ministeriali impartite,
l'assunzione di protocolli di sicurezza anti-contagio», nonché «la distribuzione di strumenti di protezione
individuale, cioè mascherine, là dove non si possa per esigenze specifiche rispettare la distanza di un metro
tra i lavoratori».Già da ieri, però, i vertici Fincantieri hanno «sospeso tutte le lavorazioni per le quali non è
possibile garantire le stringenti misure preventive», proprio in un'ottica di tutela della sicurezza degli
operai. E pure «i reparti non indispensabili alla produzione». Tutto ciò dopo aver congelato le prove in mare
della Enchanted Princess, la cui consegna a fine giugno non è messa in discussione. I test, che implicano
l'impiego di 450 lavoratori, si possono fare pure all'ultimo: di qui il rinvio a tempi più opportuni, preferendo,
in una sorta di piano B, privilegiare ora gli interventi sugli allestimenti. Nello stesso frangente Fincantieri fa
sapere che è stato messo a punto nelle ultime settimane un protocollo interno finalizzato al contenimento
del rischio di contagi allo stabilimento di Panzano. Misure che potrebbero fare scuola negli altri siti
produttivi del gruppo.In via preventiva sono stati installati dispenser di gel igienizzante e messi a
disposizione di tutte le maestranze (non senza difficoltà la società è riuscita a fare abbondanti scorte); e in
simultanea si sono aumentati i turni di sanificazione e pulizia delle aree comuni, identificate a maggior
rischio trasmissioni secondo le disposizioni delle autorità cioè: portineria, infermeria, mensa, servizi igienici
e aree di ristoro. Della sospensione dei bus interni e della mensa (o refettori interni) si è già detto nei giorni
scorsi. Tra l'altro qui gli accessi vengono presidiati da personale di vigilanza per regolarizzare gli ingressi ed
evitare assembramenti. Nella medesima logica, le snack-area sono state interdette e le macchine erogatrici
di bevande spente. Invariato, invece, l'approvvigionamento d'acqua.La società ha provveduto altresì
all'«immediata sospensione delle trasferte estere non ritenute improcrastinabili e al blocco di ogni viaggio
di lavoro per le aree oggetto del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri». Congelate perfino tutte
le attività formative, tranne quelle con impatto diretto sugli obblighi di legge che, tuttavia, «sono state
riorganizzate in modo da ridurre al minimo la presenza in aula del personale coinvolto». Invece sul fronte
questionari sono ormai stati verificati oltre 9000 moduli. «Ai pochi casi con risposta affermativa - sottolinea
Fincantieri - è stato bloccato il badge e l'Azienda sanitaria ha provveduto all'immediata verifica, fornendo
rapidamente un feedback che ha comportato la riattivazione degli ingressi». La società ha agevolato infine
lo smart working, l'uso diffuso di permessi o ferie e turnazioni per ridurre i disagi personali derivati dalle
ordinanze emanate. Da registrare che si è riscontrata ieri una diminuzione sensibile di presenze in fabbrica,
dove non risulta ancora un contagio.
Assembramenti in cantiere. Fiom fa partire le segnalazioni
Il mancato rispetto della distanza interpersonale di un metro ha innescato, come una sorta di tam tam, il
passaparola, tanto che le segnalazioni sono giunte alla Fiom Cgil. E il sindacato ha inviato la relativa
comunicazione a Fincantieri e agli organi di vigilanza, tra cui la Medicina del lavoro. Ieri mattina nel cantiere
navale di Monfalcone si sono notati scenari di assembramenti di operai, nell'ambito dell'indotto, che
sembravano estranei a quanto sta accadendo. Lo "sciamare" di persone a stretto contatto tra loro non
poteva non passare inosservato.Il sindacato ha eseguito le verifiche, e a fronte delle segnalazioni apprese
da alcuni lavoratori, ha inviato la nota scritta al fine di far rispettare le norme. La Fiom Cgil, quindi, ha
comunicato le inadempienze quindi alle istituzioni preposte. Tutte le Organizzazioni sindacali avevano già
diffuso la raccomandazione in ordine all'ottemperanza delle misure di sicurezza, in fatto di dotazioni di
protezione e dei necessari comportamenti da assumere, indicando diversamente la drastica azione: fermare
il lavoro. Il richiamo alla responsabilità vale evidentemente anche per le ditte che sono tenute a far
osservare i provvedimenti governativi tra i propri dipendenti. «Se le misure non vengono applicate i
lavoratori devono sospendere nell'immediatezza la propria attività professionale - ha osservato il segretario

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della Cgil di Gorizia e Monfalcone, Thomas Casotto -. Il sindacato sta continuando a seguire la situazione e
se violazioni si presentano facciamo partire le comunicazioni agli enti preposti». Fim Fiom Uilm territoriali
con i propri delegati Rsu Rls, in campo per monitorare le azioni di prevenzione e contrasto alla diffusione
del Coronavirus, ieri, in una nota, hanno comunque chiesto, nel caso in cui non sussistessero le condizioni di
sicurezza imposte dal decreto, la fermata immediata delle attività produttive fino al determinarsi delle
condizioni utili al ripristino della normale produzione.
Comune: «Sì allo stop, ne va della salute»
A Monfalcone si concentra il maggior numero di addetti alle attività produttive del Fvg. Non solo per
l'esistenza di aziende primarie, da Fincantieri ad A2a, ma anche per una miriade di imprese industriali e
artigiane.

Monitoraggio delle aziende disponibili a chiudere (M. Veneto)
Gli industriali avviano un monitoraggio per capire come affrontare nelle imprese del Friuli Venezia Giulia
l'emergenza coronavirus. Il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti e la presidente
di Confindustria Udine Anna Mareschi Danieli, delegati per l'intero Friuli Venezia Giulia, anche a nome del
presidente regionale Giuseppe Bono che aveva scritto al presidente Massimiliano Fedriga, ne hanno
discusso in conference call ieri insieme alla Regione in attesa del decalogo del Governo, che oggi incontrerà
associazioni e sindacati.«Stiamo facendo un monitoraggio delle aziende che intendono chiudere, di chi è
disponibile a farlo, di chi può chiudere alcuni segmenti e di chi può rispettare il decalogo che abbiamo
chiesto come associazioni industriali» spiega Agrusti. Una richiesta partita non solo dal Friuli Venezia Giulia
ma anche da Veneto e Lombardia, duramente colpite dal coronavirus. Territori che costituiscono il motore
trainante dell'economia italiana.Mentre molti imprenditori del settore terziario hanno già scelto o stanno
scegliendo modalità di lavoro telematico che consentano di continuare ad operare anche senza essere
fisicamente presenti in ufficio (la stessa Confindustria, ad esempio, lo ha messo in pratica), lo scenario di
fronte alla quale si trovano le strutture produttive è complesso. I sindacati, soprattutto nel settore
metalmeccanico, fanno pressione per la chiusura delle aziende, il Governo fino a questo momento ha
imposto la serrata delle attività commerciali che non siano di prima necessità, limitandosi però solo a
raccomandazioni per quanto riguarda il settore industriale. Uno scenario che potrebbe cambiare oggi: il
presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha convocato per questa mattina una videoconferenza con le
associazioni industriali e i sindacati. Oggetto dell'incontro sono proprio i protocolli di sicurezza nelle
fabbriche per garantire la salute dei lavoratori.Si tratta di un appuntamento al quale il Friuli Venezia Giulia
vuole arrivare preparato predisponendo i vari scenari ai quali possono andare incontro anche le imprese
della regione...

Riccardi lancia l'allarme: «Mancano protezioni per gli operatori sanitari» (M. Veneto)
Mattia Pertoldi - I numeri dei contagiati che crescono preoccupano, senza dubbio, la giunta regionale, ma il
problema principale al momento, per Riccardo Riccardi, è un altro e cioè la dotazione sanitaria, o meglio di
protezione, per il personale impegnato in prima linea a combattere la diffusione della pandemia in Friuli
Venezia Giulia.«L'urgenza - ha spiegato il vicepresidente - è quella di reperire, il prima possibile, i dispositivi
di protezione per gli operatori sanitari perché non ce ne sono ed è chiaro che, in questa maniera, si rischia
una maggiore diffusione dei contagi all'interno delle strutture ospedaliere». Servono mascherine adeguate,
occhiali protettivi e guanti, in altre parole, e proprio per questo motivo Massimiliano Fedriga ha scritto
direttamente al premier Giuseppe Conte per chiedere che anche il Friuli Venezia Giulia venga inserito, con
forza, nel riparto del materiale medico in arrivo dall'estero - visto che la produzione era sta appaltata, prima
dello scoppio della crisi, per la quasi totalità a imprese cinesi - e che il Governo ha promesso, nei giorni
scorsi, alla Regioni.Un problema che riguarda gli ospedali, ma anche le farmacie - che rimarranno aperte
sempre e comunque, anche in caso di ulteriore serrata da parte di palazzo Chigi - tanto che il presidente
provinciale di Udine dell'ordine Gabriele Beltrame ha scritto direttamente al prefetto friulano Angelo Ciuni
per chiedere una modifica al modus operandi con cui le strutture distribuiscono i farmaci alle persone...

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Fantoni: «Combattiamo un nemico invisibile». Sospese le ditte esterne (M. Veneto)
Giacomina Pellizzari - Nelle mense del gruppo Fantoni i pasti si consumano da soli, uno per tavolo, una
cinquantina di impiegati lavora da casa e negli stabilimenti è stato sospeso l'utilizzo delle ditte esterne. Una
scelta quest'ultima che coinvolge un centinaio di persone. Senza contare che la chiusura dei negozi di
arredamento ha già determinato mancati ritiri della merce perché non può essere consegnata. Nel quartier
generale di Rivoli di Osoppo qualche telefonata è già arrivata.«Non ho mai visto nulla di simile» sottolinea il
presidente dell'omonimo gruppo, Giovanni Fantoni, uno dei "decani" dell'imprenditoria friulana, rinviando
ogni stima sulle ricadute possibili a quando si potrà valutare meglio la situazione che cambia di ora in ora.
«Sono tempi difficili» aggiunge con voce ferma e determinata quella che, in questi casi, serve per andare
avanti. Dall'esperienza vissuta ai tempi del terremoto del 1976 l'azienda trae sicuramente qualche
insegnamento anche se, fa notare lo stesso Fantoni, «ai tempi del terremoto era diverso». Questo clima da
coprifuoco non si era mai visto: «Era inimmaginabile soprattutto per chi come me fa parte di una
generazione che aveva dimenticato questo tipo di problema. L'ultima grande epidemia era stata la spagnola
nel 1918». Più di un secolo dopo «nessuno di noi ha riferimenti comportamentali e pure la scienza è rimasta
senza armi e contromisure per garantirci tranquillità». A questo punto gli imprenditori guardano alla Cina
«sperando - aggiunge Fantoni - che vengano trovate soluzioni farmaceutiche che ci consentano di vivere
tranquilli».La situazione è complessa: «Abbiamo un nemico invisibile da combattere - afferma Fantoni -.
Stiamo applicando scrupolosamente il Decreto del presidente del Consiglio dei ministri a iniziare dallo
smart-working che stiamo utilizzando per una cinquantina di impiegati». E poi ci sono le distanze di
sicurezza da far rispettare, quel metro abbondante che può evitarci di ricevere il virus da un nostro vicino se
si dovesse rivelare un portatore sano della "peste" cinese. «Abbiamo allungato le turnazioni in mensa per
consentire alle persone di mangiare una per tavolo. Stiamo - continua l'imprenditore - riducendo i contatti
tra le persone per cercare di preservare l'attività produttiva». In tutte le aziende del gruppo Fantoni sono
state implementate anche le misure igienico sanitarie tra cui l'installazione delle strisce di sicurezza davanti
ai distributori di bevande. «Da domani (oggi per chi legge ndr) - continua Fantoni - chiudiamo gli spogliatoi e
tutti i luoghi dove non riusciamo a controllare il rispetto delle distanze di sicurezza. L'obiettivo è evitare
tutte le possibilità di contatto tra le persone». Sono tempi difficili, ripete, «non è facile trovare la giusta
misura: da un lato le persone soffrono la situazione e si pongono tanti problemi, mentre altre non hanno
capito la gravità della situazione. Ecco perché si passa dalla carota al bastone. Da un lato bisogna dare
coraggio, dall'altro non sottovalutare niente».Dentro e fuori i luoghi di lavoro il coronavirus costringe a
modificare gli stili di vita pure negli stabilimenti anche se nelle fabbrice non ci sono particolari problemi.
«Nelle sale controllo abbiamo postazioni ampie a quattro metri di distanza una dall'altra - fa notare -, negli
altri settori il persone opera con i mezzi di movimentazione. Le uniche attività che richiedono l'uso di
mascherine sono le manutenzioni, può capitare che i manutentori debbano operare in coppia».
L'emergenza pone in primo piano la salute anche se tutti sanno che alla fine raccoglieremo i cocci. «Escluse
le zone rosse dove stiamo registrando cali tra il 20 e il 30 per cento, finora il mercato ha risposto
regolarmente, l'altro problema è quello dei negozi di mobilio chiusi. Non potendo consegnare la merce,
alcuni clienti ci hanno già segnalato che non saranno in grado di ritirarla. La prossima settimana valuteremo
le conseguenze».

«Anziani restate a casa, evitate ogni uscita» (M. Veneto)
«Invitiamo tutti i pensionati e gli anziani ad attenersi coscienziosamente alle indicazioni dei decreti
approvati dalla presidenza del Consiglio, evitando o limitando solo alle esigenze improrogabili le uscite da
casa, nell'interesse proprio, in quanto siamo la fascia più esposta al rischio contagio e alle conseguenze più
gravi del virus, e degli altri». Questo l'appello lanciato dalla segreterie regionali dei sindacati pensionati del
Friuli Venezia Giulia, che invitano comunque gli anziani e tutta la cittadinanza a guardare con fiducia
all'evolversi della situazione: «Con la collaborazione e l'impegno di tutti - dichiarano i segretari regionali
Roberto Treu (Spi-Cgil), Renato Pizzolitto (Fnp-Cisl) e Magda Gruarin (Uilp-Uil) - siamo certi che il rigore
delle misure messe in campo dal Governo e dalla Regioni, unito allo straordinario impegno di chi affronta in
prima linea questa emergenza, a partire dai lavoratori della sanità pubblica, ci consentiranno di superare
questa difficilissima fase e di ripristinare nell'arco di poche settimane normali condizioni di vita e di lavoro».

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L'Ance alla Regione: sospendiamo anche i cantieri edili (M. Veneto)
Giacomina Pellizzari - «Fermate i cantieri, per noi è molto complicato applicare la normativa senza contare
che cominciamo ad avere problemi sulle forniture visto che molte aziende sono chiuse». Il presidente dei
costruttori regionale, Roberto Contessi, ieri, ha fatto presente al vertice della Regione l'impossibilità di
applicare le misure di sicurezza nei cantieri edili, dove il rischio contagio non viene meno. Contessi chiede
alla Regione di prevedere la chiusura dei cantieri pubblici con un'ordinanza. In assenza di un obbligo, spiega,
«se il committente non accetta un accordo bonario siamo costretti a lavorare».Nei cantieri edili il lavoro è
manuale e, a differenze delle industrie, è quasi impossibile pensare di organizzare le lavorazioni
mantenendo il metro di distanza tra le maestranze. «L'industria vuole continuare a produrre, lo capisco, ma
negli stabilimenti è diverso». Contessi lo ripete - «non siamo imprese di serie B» insiste - e auspica che la
Regione, nelle more del decreto, riesca a trovare il modo per ordinare la sospensione dei cantieri pubblici e
«si faccia promotrice di chiuderli tutti, compresi quelli privati».Il presidente dei costruttori fa notare,
inoltre, che in questa situazione «la produzione non è quella di un giorno normale: già lavoriamo con poca
marginalità e se ora si contagia un dipendente dobbiamo metterli in quarantena tutti, finisce che chiudiamo
le aziende». E ancora: «Siamo in una situazione di sconforto totale, abbiamo mille dubbi, chiediamo pari
dignità delle attività chiuse per decreto. Ora che abbiamo capito che l'unica soluzione per contrastare il
contagio da coronavirus è chiudere le attività, non possiamo fare figli e figliastri». Quello di Contessi è un
appello accorato, spera che la sua richiesta venga valutata e accolta. «Per evitare che all'emergenza
sanitaria si aggiunga un'emergenza economica è necessario - come condiviso nella riunione del Consiglio
generale di Ance Fvg - che il governo nazionale e regionale, nel rispetto delle diverse responsabilità,
predispongano straordinari strumenti di sostegno per le imprese e i lavoratori: dalla previsione di adeguati
ammortizzatori sociali, al posticipo automatico delle scadenze contrattuali, al differimento dei termini degli
adempimenti tributari e contributivi e alla sospensione delle procedure di gara».

Gli artigiani prevedono un fatturato in calo del 50% per il 2020 (M. Veneto)
Maurizio Cescon - Le previsioni di appena 40 giorni fa davano un sentiment più che positivo. Addirittura il
migliore dalla fine della crisi del 2008. Le aziende artigiane friulane, infatti, ritenevano di poter aumentare,
nel 2020, il loro fatturato fino al 25%. Adesso, nel giro di qualche settimana, il mondo si è rovesciato. E oggi
gli stessi artigiani dicono che i loro ricavi, a fine anno, crolleranno del 50%. Una caduta verticale, un tonfo
fragoroso, purtroppo causato dal coronavirus che ha preso in ostaggio l'Italia e forse, se le cose andranno
avanti così, tutta Europa.È questo il dato più significativo emerso nel corso della conferenza stampa (via
web) che il presidente regionale di Confcommercio Graziano Tilatti con i colleghi di Pordenone Pascolo, di
Gorizia Medeot e Trieste Bruni, oltre ai rappresentanti di Cna e Ures ha tenuto ieri. «L'emergenza da
coronavirus si è abbattuta sul mondo dell'artigianato come uno tsunami - ha affermato Tilatti - producendo
un danno che solo nei mesi a venire potrà essere calcolato in tutta la sua gravità. Se il picco di contagi si
avrà tra il 20 e il 25 di marzo, come si presume, l'emergenza sanitaria potrà essere superata in un paio di
mesi. Solo dopo dovremo affrontare le conseguenze di una pesante crisi economica». Non è mancato
l'appello al Governo. «Chiediamo una proroga vera ai pagamenti - ha aggiunto Tilatti - . Spostare i termini al
30 aprile è un primo passo ma non è sufficiente.

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Commercio, l'allarme di Da Pozzo: siamo noi che subiamo più di tutti (M. Veneto)
Maurizio Cescon - Un secondo video messaggio su Facebook, dopo quello di sabato, per infondere un po' di
fiducia ai colleghi, in questo che è uno dei momenti più difficili della storia repubblicana. Il presidente
regionale di Confcommercio Giovanni Da Pozzo si è rivolto alle migliaia di associati, dal suo ufficio,
all'indomani della chiusura, per decreto, di gran parte di negozi ed esercizi pubblici. «Colleghi di commercio,
turismo, servizi - ha detto il presidente - siamo messi a dura prova, ma stiamo mostrando il meglio. Le
nostre aziende, seppure chiuse, sono consapevoli che questo è l'unico modo per poter tornare in tempi
rapidi alla normalità. Stiamo vedendo adesso come il nostro mondo non abbia solo valore economico, ma
sociale. Le nostre città, i nostri paesi, le nostre vie, le nostre piazze sono vuote, spente. Ma noi
rappresentiamo un grande senso di comunità, non sempre recepito dalla politica». «Come Confcommercio -
ha affermato ancora Da Pozzo - siamo sempre a disposizione degli associati per dare supporto e quant'altro,
le nostre linee telefoniche sono a vostra disposizione». Infine, da parte del leader dei commercianti, un
soffio di speranza. «Cerchiamo di guardare al futuro - ha concluso - sperando che questa emergenza, che
non è nazionale, ma internazionale, possa essere superata nel più breve tempo possibile. Noi siamo quelli
che stiamo subendo più di tutti, mi auguro che il Governo, la Regione, le amministrazioni locali tengano in
considerazione il grande sacrificio che stiamo facendo. Vogliamo riemergere e ripartire con più forza, ma è
necessario il sostegno del credito e l'aiuto pubblico ai nostri lavoratori che non devono pagare per tutti». Il
breve filmato è stato visto un migliaio di volte e naturalmente ha avuto condivisioni e commenti.Intanto da
ieri sono valide le nuove disposizioni del Decreto del presidente del consiglio dei ministri (Dpcm) sulle
chiusure delle attività commerciali. Restano regolarmente in attività con la limitazione dell'orario,
ipermercati, supermercati, discout di alimentari, minimercati e altri esercizi non specializzati di alimentari
vari. Serrande alzate pure per le edicole, lavanderie e puliture di articoli tessili e pelliccia, attività delle
lavanderie industriali, tintorie, servizi di onoranze funebri. Aperti ancora esercizi di elettronica,
elettrodomestici e attrezzature per telecomunicazioni, prodotti alimentari, bevande e tabacco in esercizi
specializzati, carburanti, ferramenta, vernici e materiale elettrico, articoli igienico-sanitari, articoli per
l'illuminazione, giornali, riviste e periodici, farmacie, saponi, detersivi, prodotti per la pulizia, distributori
automatici e diversi altri ancora...

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Controlli della temperatura ai valichi. E torna l'allarme transfrontalieri (Piccolo)
Luigi Putignano - Situazione tranquilla ieri ai valichi di confine con la Slovenia, dopo la decisione presa dalla
vicina Repubblica di implementare i posti di controllo presidiati da polizia e personale sanitario ai sei
principali valichi rimasti aperti al transito: si tratta di Ratece (Racchia), Robic (Robis), Sant'Andrea a Gorizia,
Fernetti, Rabuiese e Krvavi potok-Pese, mentre tutti gli altri sono stati chiusi con blocchi di cemento o
sbarre. Come stabilito da Lubiana, ai valichi rimasti aperti si poteva entrare in Slovenia esibendo un
certificato sanitario (non più vecchio di tre giorni) che attestasse l'assenza di contagio, o in alternativa
dimostrando ai sanitari che misuravano la temperatura di non avere oltre 37,5 gradi di temperatura
corporea né sintomi riconducibili al virus.A Rabuiese comunque il traffico non era affatto quello di qualche
giorno fa: le auto che attraversano l'ex frontiera erano principalmente guidate da sloveni e croati. C'era
anche qualche vettura con targa italiana i cui conducenti però, giunti al cospetto del personale sloveno,
indicavano con il dito il motivo della loro presenza - in barba alla disposizione rigida di restare a casa, se non
in caso di estrema necessità, decisa da Roma - ovvero il pieno: venivano rimandati indietro dal poliziotto.
Passavano solo gli italiani che certificavano il motivo del loro viaggio: lavoro, o motivi stringenti per poter
entrare. I mezzi pesanti invece circolano regolarmente senza lo "stop and go" previsto per gli automobilisti
nonostante le voci e le dichiarazioni in merito alla chiusura della Croazia ai mezzi pesanti con destinazione
Serbia, Bosnia ed Erzegovina e Montenegro, si siano rincorse per tutta la mattinata: «Una situazione ancora
molto incerta - raccontava in mattinata la console slovena a Trieste Tanja Mljac - c'è la possibilità che i
mezzi pesanti vengano fermati prima di arrivare alle dogane perché c'è il rischio che restino bloccati in
Slovenia». Intanto ieri sia a Rabuiese che a Fernetti - per quest'ultima, tenuto conto del traffico maggiore, è
stato aperto un varco diretto senza controlli - i camion in transito sono stati numerosi.Ma intanto a lanciare
un altro allarme, quello dei lavoratori transfrontalieri, è stato il presidente di Coldiretti Fvg, Michele Pavan,
che ha scritto ai prefetti di Gorizia, Trieste e Udine - si legge in una nota - del fatto che «centinaia di
lavoratori transfrontalieri sloveni non si sono presentati» ieri «sul posto di lavoro» delle aziende agricole dei
territori regionali « perché bloccati alla frontiera dalle autorità del loro Paese», riferendosi probabilmente ai
valichi secondari rimasti chiusi. Anche il prefetto di Trieste, Valerio Valenti, ha confermato che a quelli
principali «non sono previsti assolutamente controlli sloveni in entrata verso l'Italia».Ma anche il Consiglio
sindacale interregionale Nordest Fvg-Slovenia torna a sollecitare, come spiegato dal suo presidente Roberto
Treu, «un'azione della Regione e del nostro Governo per evitare, anche attraverso incontri con le
rappresentanze consolari in regione di Slovenia, Austria e Croazia, che si leda il rispetto delle norme sulla
libera circolazione dei lavoratori, anche alla luce delle rigorose norme di sicurezza a contrasto dell'epidemia
messe in campo dall'Italia e che potrebbero trovare applicazione anche presso i nostri vicini»; mentre ieri i
deputati Renzo Rondo e Maurizio Lupi hanno presentato una interrogazione al ministro degli Esteri per
sapere quali iniziative intenda adottare «per tutelare la libera circolazione transfrontaliera» fra Italia e
Slovenia.

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Lavoro, stop alla crescita. Regione ultima a Nordest (Piccolo)
Battuta d'arresto dopo un triennio di crescita, calo dell'occupazione femminile, netto aumento del lavoro a
tempo pieno e decremento del part-time. Sono alcuni dei dati più rilevanti che emergono dalla
rielaborazione in chiave regionale dei dati Istat relativi all'ultimo trimestre del 2019 e alla totalità dell'anno
stesso, curata dal ricercatore dell'Ires Fvg Alessandro Russo. Nel quarto trimestre 2019 dunque in Fvg il
numero di occupati si è attestato a 513.900, in calo sui sei mesi precedenti ma superiore di 6.700 unità in
rapporto allo stesso periodo del 2018. La media dei quattro trimestri dell'anno, con 511.500 occupati,
evidenzia nel complesso un lievissimo aumento sul 2018 (+0,1%). Dopo un triennio di espansione (+15.000
occupati tra 2015 e 2018) ecco dunque la battuta d'arresto. La regione peraltro èfanalino di coda a Nordest,
le cui altre regioni fanno registrare in totale un +1,2% (il doppio della crescita nazionale del +0,6%). A livello
territoriale solo Gorizia ha un deciso incremento (+2,6%).In regione la crescita della componente maschile
(+4.700 unità) ha compensato il calo di quella femminile (-3.900). Un aumento - rileva Russo - favorito
soprattutto da industria (+3.300 occupati) e costruzioni (+6.900), mentre le attività dei servizi vedono dopo
vari anni un netto -7.800 unità; stabile l'occupazione in commercio e attività turistiche. Il tutto mentre negli
ultimi anni l'occupazione femminile aveva avuto una netta espansione. Nel 2019, segnala ancora l'Ires Fvg,
si è interrotta la diffusione dell'occupazione part time (-7.700 unità), a fronte di un netto aumento del
tempo pieno (+8.400). Cresce ancora la componente dipendente (+8.300 occupati, quasi solo uomini),
contro il calo di quella indipendente (-7.600). Nel lavoro dipendente è poi notevole la ripresa
dell'occupazione a tempo indeterminato (+13.900 unità) contro un calo di quella a termine (-5.600).Il tasso
di occupazione in media nel 2019, calcolato come rapporto percentuale tra numero di occupati e
popolazione di età 15-64 anni, ha toccato comunque - fa notare Ires Fvg - con il 66,6% il livello più elevato
da quando sono disponibili le serie storiche (1993), «superiore anche ai valori del biennio 2007-2008»,
prima della grande crisi. La popolazione in età attiva è infatti decisamente calata nell'ultimo decennio:
dinamica che ha consentito di superare i tassi di occupazione precedenti anche con un numero di occupati
molto inferiore (nel 2008 erano 518.500, pari a 7.000 in più).Il numero di persone in cerca di occupazione in
regione nel 2019 si è attestato in media a 33.300, il valore più basso degli ultimi 8 anni. Nel 2019 il tasso di
disoccupazione complessivo è stato del 6,1%, contro il 6,7% dell'anno precedente; quello femminile resta su
valori più elevati, con il 7,9% contro il 4,7% della parte maschile. Invariato il numero degli "inattivi" (di età
15-64 anni), quelli che non lavorano né cercano un'occupazione: nel 2019 erano in media 216.200, come
nel 2018. Nello specifico però Ires Fvg segnala un calo di inattivi maschi che compensa l'incremento delle
femmine. Per le donne così il calo dell'occupazione si è tradotto in un aumento dell'inattività e non della
disoccupazione: 9000 in meno le donne che cercano impiego.

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CRONACHE LOCALI

«In metà delle aziende misure inadeguate» (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - La metà delle aziende metalmeccaniche del Pordenonese non sta mettendo in campo misure
adeguate sul fronte della sicurezza degli operai per fronteggiare l'emergenza coronavirus: lo hanno
annunciato i sindacati Fim, Fiom e Uilm, i quali hanno rilevato la necessità di fermare l'attività delle imprese
non in grado di adempiere alle disposizioni. In vista anche possibili scioperi delle maestranze. Ci sono,
comunque, esempi virtuosi, «i cui dipendenti hanno dichiarato di sentirsi più sicuri in stabilimento rispetto a
fuori». In altri siti, però, il quadro è critico. «Le aziende che non sono in grado di garantire la sicurezza dei
lavoratori vanno fermate - hanno dichiarato Gianni Piccinin (Fim), Maurizio Marcon (Fiom) e Roberto Zaami
(Uilm) -. Non ci si lamenti se le maestranze restano a casa perché non si sentono al sicuro o se proclamano
sciopero nelle aziende che dimostrano, anche in quest'occasione, di non rispettare i lavoratori e la loro
sicurezza». I sindacati hanno ricordato che «il nuovo decreto governativo inasprisce le misure di contrasto
al virus, ma non contiene nessun provvedimento per procedere al massimo rallentamento o alla completa
fermata delle attività degli impianti industriali». Intanto, in provincia, in diverse realtà non sono stati forniti
né disinfettante né mascherine, non vengono fatte pulizie adeguate e alcuni dipendenti devono operare a
distanze ravvicinate, svolgendo mansioni che prevedono di passare attrezzi e pezzi. «Questa situazione va
affrontata immediatamente: tutte le attività che non rispettano le regole per prevenire la possibilità di
contagio vanno chiuse per il bene di tutti - hanno rimarcato -. In alcune aziende le misure assunte risultano
troppo approssimative e insufficienti, se non prive di logica: bisogna obbligare le imprese a rispettare le
norme di prevenzione richieste da questa emergenza. È necessario aumentare e ampliare tali strumenti
perché registriamo in tanti siti la mancanza di dispositivi di protezione (mascherine e igienizzanti),
sanificazione periodica dei locali e non rispetto della distanza di almeno un metro tra i lavoratori».

«Si tuteli chi lavora nei supermercati». Invito a chiudere nei fine settimana (M. Veneto Pordenone)
Laura Venerus - Lavoratori di supermercati e ipermercati sono in prima linea per garantire un servizio
considerato di prima necessità in questo periodo di emergenza, ma di loro poco si parla, così come poco si
parla delle loro tutele. Sull'argomento intervengono i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uil Tucs. «I
consumatori che frequentano queste piattaforme della media e grande distribuzione sono chiamati a un
senso di grande responsabilità e a seguire le regole previste dal decreto e presenti nei punti vendita - spiega
Daniela Duz della Filcams -. Due sono i punti particolarmente sensibili: davanti ai banchi assistiti e alla
barriera delle casse, dove sono più probabili gli assembramenti. È importante che l'impresa contingenti gli
ingressi e tuteli i lavoratori fornendo loro i dispositivi di protezione individuali, anzitutto guanti, gel e
soluzioni idroalcoliche e le mascherine: queste ultime non sono più un optional, ma diventano un obbligo in
una situazione così eccezionale. Oggi questo viene garantito a macchia di leopardo, invece noi chiediamo
che sia così per tutti».Il sindacato rileva come le abitudini ormai incancrenite di una liberalizzazione sfrenata
che ha creato nelle persone l'abitudine di trascorrere il proprio tempo nei centri commerciali abbia distorto
il comportamento dei consumatori. Da qui l'appello affinché «ci siano una responsabilità nell'accesso ai
supermercati, andando uno per famiglia, e una riduzione nella loro frequenza. Il nostro timore - aggiunge
Duz - è che, viste le cattive abitudini di passare il proprio tempo nei punti vendita, essendo i supermercati
gli unici aperti, diventino un luogo di ritrovo». Dito puntato anche contro gli orari di apertura allargati. «In
questo periodo di emergenza le aperture comprendono il sabato e la domenica, sino alle 21 o alle 22 -
prosegue Duz -. Siamo a casa: che motivo c'è di aprire anche nel fine settimana per la spesa?». Il sindacato
ha fatto appello in Prefettura affinché ci siano maggiori controlli sul territorio per il rispetto e la tutela della
salute dei lavoratori e di tutti i consumatori verificando e garantendo il contingentamento degli accessi ai
supermercati. A livello più generale, considerando in maniera ampia ed estesa i lavoratori dei servizi, il
sindacato ha chiesto alla Prefettura di farsi portavoce di garanzia per gli ammortizzatori sociali al fine di
aiutare settori in ginocchio.

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Mercati in flessione, il Distretto del mobile studia le contromisure (M. Veneto Pordenone)
Chiara Benotti - Il distretto del mobile non si ferma a Brugnera e il Cluster legno-arredo casa guarda
lontano, per superare la stasi nei mercati internazionali, uno degli effetti legati all'emergenza Coronavirus.
Gli ordini di mobili hanno subito una contrazione nelle ultime settimane e il Cluster, polo di innovazione del
Sistema casa regionale, ha avviato un confronto per controbattere la crisi.«Sono giuste le regole emanate
dal governo» osserva Carlo Piemonte direttore del Cluster, specificando che si deve «passare dalla
sensazione di paura alla voglia di collaborazione, per creare un nuovo sistema: le dinamiche sono tutte da
riprogettare». L'obiettivo è rigenerare la fiducia sui mercati colpiti dall'effetto Coronavirus e ridare forza al
prodotto made in Italy.L'esempio è la Cina, dove sta tornando la voglia di fare business. «Il distretto del
mobile deve progettare la ripartenza - sottolineano Piemonte e il presidente Franco di Fonzo - . Ci
chiudiamo in casa e va bene, ma non ci chiudiamo in noi stessi: pensiamo a gestire con le aziende dell'area
friulano-veneta il futuro». La prima proposta è "Welcome area", che non ha soltanto l'obiettivo di
contrastare il virus, ma soprattutto ha lo scopo di traghettare le aziende verso un nuovo sistema di igiene a
protezione degli altri.La chiusura dei mercati rischia un contraccolpo a livello nazionale pari a una perdita di
fatturato del 20% nel 2020. «Il comparto non si ferma, anzi si prepara al futuro - Piemonte lavora con i
collaboratori collegati a distanza - . Il primo passo è una riorganizzazione logistica di merci e produzione». Il
progetto pilota è "Welcome area". Comunica agli autotrasportatori in arrivo nelle aziende le misure
adottate per la prevenzione e la sicurezza della salute: attraverso un codice all'autista appaiono sul
telefonino le istruzioni da seguire per entrare in un'area senza rischi. «Il Cluster sostiene le imprese che
hanno reparti aperti - ha confermato il direttore - . La proposta è un sistema di igiene, a protezione degli
altri, valido nel futuro». Il settore manifatturiero si rimbocca le maniche e va avanti.

«Dipendente positivo», chiuse due sedi Inps (M. Veneto Pordenone)
Due sedi dell'Inps chiuse, oggi, ovvero quelle di Pordenone e l'agenzia di Spilimbergo. A renderlo noto sono
i sindacati.Un dipendente della sede di Pordenone dell'Istituto nazionale di previdenza sociale, è risultato
positivo al coronavirus. Da qui la decisione di chiudere la sede e, in via precauzionale, anche quella di
Spilimbergo.«La sede Inps di Pordenone sarà chiusa per conferma covid-19 di un dipendente. La Uilpa Inps
aveva fatto presente - scrive il sindacato in una nota - che i dipendenti rischiavano, ma come al solito si è
deciso a caso conclamato». Uilpa esprime «solidarietà al collega e a tutti i dipendenti pubblici oggi in
campo, dato che l'ultimo decreto del consiglio dei ministri non li lascia a casa». L'agenzia di Spilimbergo
resterà chiusa «precauzionalmente».

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Consegna a domicilio di farmaci e della spesa: servizio del Comune (M. Veneto Udine)
Il progetto "No alla SolitUdine" del Comune da oltre 15 anni offre una serie di servizi di prossimità in favore
di persone anziane (over 65) che vivono sole, prive di reti familiari, con diversi gradi di fragilità, dovute a
stati di indigenza o a situazioni socio-economiche o a malattie con rilevante criticità.Con il coordinamento
della Protezione civile, il Comune ha messo in atto alcuni servizi essenziali per i quali si prevede gli udinesi
potranno avere bisogno nei prossimi giorni o settimane.Consegna farmaciVista l'emergenza coronavirus, è
stato rinforzato e potenziato il rapporto di collaborazione fra il servizio "No alla SolitUdine, Cri e Federfarma
(associazione di categoria delle farmacie), per venire incontro alle esigenze per la popolazione fragile, in
coordinamento con la Protezione civile. I cittadini che ne hanno necessità, si possono rivolgere al numero
verde 800 20 19 11 che provvederà ad organizzare il ritiro delle ricette e la consegna a domicilio dei
farmaci, per coloro che non riescono o non si sentono di uscire di casa. «A questo punto - ha spiegato
l'assessore alla sanità, Giovanni Barillari che ieri ha incontrato il presidente di Federfarma, Luca Degrassi e
della Cri, Cristina Ceruti - ci teniamo a sottolineare il valore del fatto che a effettuare questa delicata
operazione che presenta diversi aspetti sensibili e critici (dalla tutela della privacy dei cittadini in merito alle
loro malattie fino al riserbo sulle condizioni di salute) siano soggetti istituzionalmente e da anni sul campo
nella tutela della salute, quale Cri, oppure professionisti della sanità a pieno titolo, come le farmacie private
(rappresentate da Federfarma)».Spese a domicilioAnche in questo caso, al numero verde del progetto "No
alla SolitUdine" risponde personale dipendente del Comune che attiva associazioni di volontariato note e
censite da anni così come partner istituzionali, con il coordinamento e la collaborazione della Protezione
Civile, provvede a raccogliere la richiesta di spesa a domicilio o altra necessità. Sarà quindi la protezione
Civile ad inviare a domicilio dei cittadini più fragili o vulnerabili personale ben riconoscibile ed identificabile
(divisa della protezione civile), cui verranno affidate le somme necessarie per provvedere alla spesa
alimentare o ad altro».

Contagi in casa di riposo, scatta l'isolamento (M. Veneto Udine)
Viviana Zamarian - Era ospite della casa di riposo di Mortegliano Agata Della Negra, la donna di 103 anni,
affetta da coronavirus, morta in ospedale. Alla Rovere Bianchi - dove il 9 marzo era risultata positiva al
coronavirus un'operatrice - gli esiti dei tamponi hanno portato il numero dei contagiati a 16: ieri sono infatti
risultati positivi 10 ospiti e 6 dipendenti. Nella struttura comunale di via Gonars, che accoglie 90 anziani ed
è gestita da Euro&Promos, già chiusa e interdetta alle visite dei parenti così come previsto dalle normative
sanitarie nazionali, è subito scattata la sanificazione dei locali, anche di quelli del centro diurno (che resta
chiuso) e sono state attuate tutte le misure per contenere il contagio. I pazienti risultati positivi sono stati
isolati in un'area protetta dell'edificio ed è stato potenziato il personale medico con un nucleo di medici e
infermieri in supporto dal distretto sanitario. Continuano a essere costantemente monitorate e controllate
le persone ospitate nella residenza che presentano dei sintomi quali febbre e tosse. L'ingresso alla casa di
riposo è consentito solo alle persone autorizzate e, ovviamente, nel rispetto di tutte le normative igienico-
sanitarie previste per evitare qualsiasi pericolo. Da alcuni giorni la presenza di personale dell'Azienda
sanitaria è costante e sono state implementate tutte quelle misure che consentono una corretta assistenza
ai pazienti.Una «situazione di emergenza» come l'ha definita il sindaco di Mortegliano Roberto Zuliani,
anche lui in quarantena a casa, dopo aver partecipato a un convegno in cui era presente il direttore
dell'Ausir, Marcello Del Ben, poi risultato positivo. «Il contesto complessivo, purtroppo, è serio - riferisce il
primo cittadino - ma sono certo che attraverso l'impegno di tutti sarà possibile superare questa difficile
fase». Vuole rassicurare in primis i familiari degli ospiti Zuliani: «È indispensabile farvi sapere che gli ospiti
non sono abbandonati e sono assistiti e accuditi nel migliore dei modi dal personale medico e paramedico
assieme agli operatori della cooperativa. Tutti i parenti delle persone risultate positive sono stati informati
dal virologo Cattani presente nella struttura». «Come uomo il mio pensiero primario è rivolto agli ospiti e
agli operatori ammalati - conclude - che stanno lottando contro il virus; come sindaco, invece, chiedo a tutti
la massima collaborazione e a rimanere a casa. Rinunciamo a qualcosa oggi per vivere meglio il nostro
domani».

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