ACQUA, RIFIUTI E BIAS COGNITIVI: L'INFORMAZIONE AL TEMPO DELLE FAKE-NEWS E DEL COVID19 - REF RICERCHE

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ACQUA, RIFIUTI E BIAS COGNITIVI: L'INFORMAZIONE AL TEMPO DELLE FAKE-NEWS E DEL COVID19 - REF RICERCHE
aprile 2020

                    Acqua, rifiuti e bias cognitivi:
                    l’informazione al tempo
ISTITUZIONI N°149

                    delle fake-news e del COVID19

                    Laboratorio SPL Collana Ambiente

                    Abstract
                    I bias cognitivi nel servizio idrico e nella gestione dei rifiuti. Qual è il ruolo delle Istituzioni? Alcune semplici istruzioni per
                    una comunicazione efficace e puntuale. L’informazione come dovere necessario per accompagnare i cittadini nelle decisioni.

                    Cognitive biases do exist in water service and waste management. Which is the role institutions shall interpret? Here we
                    present some simple guidelines for an efficient and effective communication. Information is a duty institutions shall pursue,
                    in order to help citizens in decision making.

                    Gruppo di lavoro: Donato Berardi, Michele Tettamanzi e Samir Traini

                    REF Ricerche srl, Via Aurelio Saffi, 12, 20123 - Milano (www.refricerche.it)

                    Il Laboratorio è un'iniziativa sostenuta da (in ordine di adesione): ACEA, Utilitalia-Utilitatis, SMAT, IREN, Siram, Acquedotto Pugliese, HERA,
                    MM, Cassa Depositi e Prestiti, Viveracqua, Romagna Acque, Water Alliance, CIIP, Abbanoa, CAFC, GAIA, FCC Aqualia Italia, Veritas, A2A
                    Ambiente, Confservizi Lombardia, FISE Assoambiente, A2A Ciclo Idrico, AIMAG, CSEA, DECO, Acque Bresciane
ACQUA, RIFIUTI E BIAS COGNITIVI: L'INFORMAZIONE AL TEMPO DELLE FAKE-NEWS E DEL COVID19 - REF RICERCHE
aprile 2020

                                          Gli ultimi contributi
ISTITUZIONI N°149

                                          n. 148 - Acqua - Sostegno agli investimenti: il fondo di garanzia alla prova dei fatti, marzo 2020
                                          n. 147 - Rifiuti - I distretti e la gestione dei rifiuti: la simbiosi industriale per chiudere il ciclo, marzo 2020
                                          n. 146 - Acqua - L'Unione Europea all'alba del nuovo decennio: il Green Deal per il Servizio Idrico Integrato,
                                          marzo 2020
                                          n. 145 - Istituzioni - Costruire Prossimità: il ruolo delle istituzioni locali nella prevenzione dei NIMBY, marzo
                                          2020
                                          n. 144 - Acqua - Sviluppo del Sud: partiamo dall'acqua, febbraio 2020
                                          n. 143 - Rifiuti - Gestione dei rifiuti: per le imprese costi in aumento, febbraio 2020
                                          n. 142 - Rifiuti - Rifiuti e responsabilità estesa del produttore: imparando dall'Europa, febbraio 2020
                                          n. 141 - Clima - Green deal: cose da fare nell’acqua e nei rifiuti, gennaio 2020
                                          n. 140 - Rifiuti - La responsabilità delle scelte: i fabbisogni impiantistici e il ruolo delle regioni, gennaio 2020
                                          n. 139 - Acqua - Concorrenza per il mercato nel servizio idrico: a Rimini la prima vera gara dall’avvento di
                                          ARERA, gennaio 2020

                                          Tutti i contenuti sono liberamente scaricabili previa registrazione dal sito REF Ricerche

                                          La missione
                                          Il Laboratorio Servizi Pubblici Locali è una iniziativa di analisi e discussione che intende riunire selezionati
                                          rappresentanti del mondo dell´impresa, delle istituzioni e della finanza al fine di rilanciare il dibattito sul
                                          futuro dei Servizi Pubblici Locali.
                                          Molteplici tensioni sono presenti nel panorama economico italiano, quali la crisi delle finanze pubbliche
                                          nazionali e locali, la spinta comunitaria verso la concorrenza, la riduzione del potere d’acquisto delle
                                          famiglie, il rapporto tra amministratori e cittadini, la tutela dell’ambiente.
                                          Per esperienza, indipendenza e qualità nella ricerca economica REF Ricerche è il “luogo ideale” sia per
                                          condurre il dibattito sui Servizi Pubblici Locali su binari di “razionalità economica”, sia per porlo in relazione
                                          con il più ampio quadro delle compatibilità e delle tendenze macroeconomiche del Paese.

                    ISSN 2531-3215                                Editore:
                                                                  REF Ricerche srl                                     laboratorio@refricerche.it
                    Donato Berardi                                Via Saffi 12 - 20123 Milano                           @LaboratorioSPL
                    Direttore                                     tel. 0287078150
                       dberardi@refricerche.it                    www.refricerche.it                                    Laboratorio REF Ricerche
ACQUA, RIFIUTI E BIAS COGNITIVI: L'INFORMAZIONE AL TEMPO DELLE FAKE-NEWS E DEL COVID19 - REF RICERCHE
istituzioni N°149 aprile 2020
                                                                                                            Acqua, rifiuti e bias cognitivi:
                                                                                  l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

                       PREMESSA
                       Il tempo eccezionale che stiamo vivendo sta mettendo a dura prova la società che abbiamo costruito
                       e nella quale abbiamo imparato a vivere nell’ultimo secolo: è un tempo che espone la nostra libertà
                       e le nostre condizioni più profonde. È proprio in occasioni come queste che si possono osservare
                       alcuni fenomeni che generano bias nei processi decisionali dei cittadini, come il panico o un’incom-
                       pleta lettura della realtà. In opposizione a questi si possono osservare gli sforzi delle Istituzioni nel
                       costruire processi comunicativi chiari che possano aiutare i cittadini a intraprendere azioni necessa-
                       rie per il benessere collettivo. Cruciale allora sarà la credibilità di queste ultime presso i cittadini e
                       la capacità che esse hanno di informare i cittadini stessi.
     Nimby, Bias e     La ragione per cui trattiamo argomenti tradizionalmente così distanti da quelli abitualmente appro-
   informazione: il    fonditi in questa collana è il desiderio di comprendere qualcosa di più degli ostacoli che si frap-
        senso di un
       percorso da
                       pongono alla realizzazione degli impianti e delle infrastrutture necessarie ad assicurare il benessere
          esplorare    collettivo, o la volontà di un generale miglioramento del servizio. È infatti in questi contesti che
                       una efficace comunicazione delle Istituzioni può aiutare i cittadini a rileggere la realtà con maggio-
                       re razionalità e consapevolezza. In questo contributo vogliamo affrontare in maniera più ampia le
                       distorsioni nei processi decisionali: la cattiva o distorta informazione infatti è assai di sovente alla
                       radice di errate percezioni da parte dei cittadini-utenti anche nell’ambito dei servizi pubblici locali e
                       nello specifico del servizio idrico e della gestione dei rifiuti.
                       Riferendo di alcune esperienze di successo e insuccesso nella relazione fra cittadini e Istituzioni locali
                       si proporrà una chiave di lettura delle determinanti della credibilità. Infine, si proporranno alcune
                       indicazioni alla base di un processo comunicativo coerente con il desiderio di costruire e mantenere
                       la fiducia. È bene ricordare che, in questa contingenza straordinaria, il servizio idrico e la gestione
                       dei rifiuti sono e appaiono oggi più di ieri servizi essenziali, la cui continuità garantisce a tutti l’iso-
                       lamento necessario a superare l’emergenza.

                       L’INFORMAZIONE NEL TEMPO DEL COVID-19 E DELLE
                       FAKE-NEWS
Tra pericoli oggetti   Mai prima d’ora l’umanità si era trovata ad affrontare una sfida così impegnativa come quella posta
       e percezioni    dal SARS-CoV-2: non solo per la pericolosità della pandemia, quanto per la capacità di cata-
         soggettive
                       lizzare le emozioni dei cittadini verso la paura, riducendo così la capacità di giudizio, ovvero
                       impedendo una lettura oggettiva della realtà e con questo anche una risposta adeguata. Sembra
                       che una tale isteria abbia colpito anche i governi, i quali, in varie parti del globo, e pur a distanza
                       di tempo gli uni dagli altri, si sono ritrovati dapprima a minimizzare la portata del fenomeno per
                       rincorrere successivamente gli eventi nel tentativo di arginarne la diffusione, muovendosi in modo
                       scomposto, con comportamenti dettati più dall’emotività che dalla razionalità1 . Vi erano stati in
                       passato diversi episodi epidemici nel mondo, ciò nonostante, in larga parte del mondo, ci si è tro-
                       vati a fronteggiare un nemico inatteso: è come se sino ad oggi sia mancata la consapevolezza dei
                       possibili rischi a cui la specie umana è esposta.
                       È anche vero che nel recente passato annunci ripetuti di pandemie imminenti erano stati poi smentiti
                       dai fatti.

                           La stesura di questo contributo è cominciata il 28 febbraio 2020. L’evoluzione dei dati e dei decreti a seguito dell’emergenza
                           Covid-19 è parzialmente inserita all’interno del contributo.
                       1   https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/02/diaro-virale-1/

                                                                                                                                             Pagina 3
ACQUA, RIFIUTI E BIAS COGNITIVI: L'INFORMAZIONE AL TEMPO DELLE FAKE-NEWS E DEL COVID19 - REF RICERCHE
istituzioni N°149 aprile 2020
                                                                                                             Acqua, rifiuti e bias cognitivi:
                                                                                   l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

   L’informazione        L’esperienza che stiamo vivendo, con il suo conto di paura e vite umane, ci lascerà molti insegna-
 deve essere libera      menti. Uno è certamente il ruolo del sapere e delle conoscenze, come motore imprescindibile
   … ma libera da
              cosa?
                         dell’agire. Un altro è la necessità di selezionare l’informazione al tempo dei social: l’informazione
                         è libera, recita la Costituzione italiana, ma la cattiva informazione può fare molto male, seminando
                         ansie, rancore, pregiudizi, insinuazioni.
                         L’esperienza vissuta della paura, quella vera, ci aiuterà anche a riconoscere e rigettare le occasioni
                         nelle quali questo sentimento viene strumentalizzato e ci aiuterà anche a guardare con occhi più
                         critici al nostro modo di vivere la vita e gli stili di consumo, rivedendo la gerarchia delle priorità.
Istituzioni, cittadini   La congiuntura di eventi ai quali stiamo assistendo suggerisce alcune considerazioni circa il pro-
        e fake-news      cesso comunicativo tra cittadini e Istituzioni. Un processo tipicamente top-down ove il ruolo delle
                         Istituzioni va oltre il mero dovere d’informazione e si deve spingere sino al presidio dei canali
                         di comunicazione, inclusi i social media, vigilando su di essi, non limitandosi al loro utilizzo.
                         L’emergenza corrente può essere dunque l’occasione per analizzare la relazione fra “urgenza” e
                         cattiva informazione, le cosiddette fake-news che spesso nascono come risposta immediata per
                         catalizzare i malumori e le angosce dei cittadini nel tentativo di costruire un oggetto o un soggetto
                         verso il quale indirizzare la paura2 oppure come occasione su cui alimentare nuove speranze3 .
                         La relazione tra angoscia e fake-news, così come la bontà delle misure adottate e la risposta dei
                         cittadini, nello specifico caso dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, potranno essere studiate
                         solo quando avremo sufficiente distanza dagli eventi per poterli valutare con oggettività.

                         INFORMAZIONE E RAZIONALITÀ LIMITATA:
                         IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI
            La teoria    Una prima osservazione riguarda innanzitutto i cittadini, i quali, diversamente da quanto spesso
  dell’informazione      assunto dalla dottrina economica4 , non agiscono in modo freddo e razionale, processando ade-
      nell’economia
                         guatamente tutta l’informazione disponibile, per impossibilità di accedervi, o per incapacità di com-
                         prenderne la portata, ancora per eccesso o carenza di informazione, per la difficoltà a distinguere
                         fonti credibili e reputate da quelle distorte, infine per imperizia o per dolo.

                         2   Prendendo spunto dall’intervento del filoso Umberto Galimberti: “La paura è un ottimo meccanismo d’azione che ci
                             permette di difenderci dai pericoli che ci circondano. Per esempio, se vedo un incendio, è la paura che mi induce a scappare
                             e dunque a mettermi in salvo. Ma, nel caso del coronavirus, non possiamo parlare di paura, perché manca l’oggetto
                             determinato di cui avere paura: infatti, non sappiamo da dove viene, né chi ce lo può attaccare, ne sappiamo come
                             contrastarlo. Quando abbiamo a che fare con questa indeterminatezza, non esiste più la paura, ma esiste un’angoscia.
                             Un’angoscia caratterizzata dal fatto che non c’è un oggetto di cui avere paura”
                         3   Come ad esempio la volontà di testare nuovi farmaci contro il Covid-19, partendo da affermazioni fatte da persone non
                             esperte di medicina rinvenibili nella piattaforma YouTube
                         4   Richard Thaler, premio Nobel per l’economia nel 2017, usa due personaggi del mondo della televisione per provare a
                             sottolineare la differenza fra l’homo economicus – modellizzato nella dottrina economica, e il vero soggetto. Il primo viene
                             paragonato a Spock: vulcaniano, freddo e in-emotivo, in grado di calcolare con precisione gli effetti di ogni decisione.
                             Il soggetto invece che popola il nostro mondo, invece, è accostato a Homer Simpson: fan del divano e della dieta poco
                             sana, “miope” agli effetti della decisione, e mosso dalle emozioni in cui ciascuno di noi si rispecchia.

                                                                                                                                             Pagina 4
istituzioni N°149 aprile 2020
                                                                                                       Acqua, rifiuti e bias cognitivi:
                                                                             l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

Siamo umani …      I cittadini , essendo umani, sono talvolta preda di illusioni, errori e travisamenti: i loro processi
      after all!   decisionali sono potenzialmente esposti a bias cognitivi, distorsioni5 della percezione o della realtà
                   che minano alla base la razionalità del processo stesso, rendendo giustificabili scelte illogiche o
                   irrazionali6 .
                   Spesso il motore dell’agire umano sono le emozioni. Si può facilmente intendere come le decisioni,
                   intraprese quando influenzate da uno stato emotivo, possono essere distorte (biased), lontane da
                   ciò che sarebbe preferibile, poiché figlie di un processo decisionale viziato da una minore o vice-
                   versa amplificata capacità di elaborare le informazioni, in funzione della visuale dalla quale le stesse
                   vengono filtrate o percepite: la visuale delle emozioni. Questo è solo uno dei bias in cui si può
                   incorrere nel corso di un processo decisionale.

                        I cittadini e i bias nei processi decisionali

                        Il processo decisionale può essere distinto in tre differenti fasi: una prima in cui si osserva
                        lo stato del mondo, una seconda in cui tale stato viene elaborato individualmente, ed una
                        ultima in cui tali elaborazioni prendono vita sotto forma di azione.

                        Una prima serie di bias può emergere nell’osservazione dello stato del mondo. Da una parte
                        possiamo immaginarci situazioni in cui l’osservazione del mondo risulta incompleta o
                        errata o, addirittura, le informazioni che ricaviamo dall’osservazione sono troppe o troppo
                        complesse, e quindi non siamo in grado di processarle. Un’altra fonte di distorsione in questa
                        fase, può essere ricondotta alle esperienze passate, le quali spingono ciascuno a (ri)valu-
                        tare lo stato del mondo, conformandoci a quanto visto in passato, secondo valutazioni che
                        possono essersi formate in modo distorto o errato. È dunque immediato che un punto di
                        partenza “distorto” non potrà che portare - a cascata – a una decisione “errata”. Il premio
                        Nobel Robert Shiller (2011), porta esempi di distorsioni anche nel mondo della finanza, il

                   5   Nel seguito del contributo, ogniqualvolta si utilizzerà il termine “distorsione” non lo si farà mai con un accezione negativa
                       da un punto di vista morale, ma come una scelta che non è ottimale dato il processo decisionale.
                   6   Il termine “irrazionale” – e il suo opposto “razionale”, non ha nessun tipo di connotazione positiva o negativa, ma indica
                       l’incapacità di processare con obiettività tutte le informazioni disponibili, cedendo ad esempio a “extra-reazioni” dovuta
                       a stimoli emotivi, o a “sotto-reazioni” dovute alla volontà di non cambiare e/o non agire.

                                                                                                                                        Pagina 5
istituzioni N°149 aprile 2020
                                                                                                          Acqua, rifiuti e bias cognitivi:
                                                                                l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

                         quale pur guidato da rigorose analisi matematiche ed economiche, cede talvolta a eccessi di
                         euforia o pessimismo, frutto soprattutto di una incompleta ed incoerente lettura del mondo.
                         Per quello che riguarda invece eventuali distorsioni provocate nella fase di “elaborazione
                         delle informazioni”, si può sicuramente far riferimento allo stato emozionale in cui il sog-
                         getto si trova; lo stato emozionale può influenzare il processo decisionale scatenando sia
                         extra-reazioni sia, al contrario, una eccessiva immobilitàa . L’elaborazione delle informazioni
                         può essere anche fortemente influenzata dal contesto e dal giudizio altrui: è ciò che
                         avviene quando tentiamo di adeguare il nostro giudizio omologandoci ai valori o ai tabù
                         diffusi.
                         Concentrandoci invece sull’azione, possiamo identificare nella paura di prendere la deci-
                         sione sbagliata una fonte di distorsione: per quanto si possa aver osservato correttamente
                         lo stato del mondo, e per quanto si possa avere processato con coerenza, la paura di sbaglia-
                         re ci frena e ci allontana dalla “giusta decisione”. L’utilizzo di schemi mentali non adeguati
                         conduce a distorsioni delle scelte in fase di azione.
                         In sintesi quindi, sono numerose le cause che possono portare all’allontanamento dalla de-
                         cisione ottimale. Per quanto si possa tentare di ridurre al minimo le fonti di tali distorsio-
                         ni, alcune non dipendono direttamente dalla volontà delle persone e non possono
                         quindi essere azzerate.
                         a   Una lucida analisi degli effetti delle emozioni sulle decisioni, tracciante una linea che collega i recenti avvenimenti
                             sino alle allerte del terrorismo dei primi anni duemila, si trova a questo link

                      Senza scendere nel dettaglio dei bias cognitivi (Wikipedia ne censisce quasi 200!), è rilevante ai
                      fini della discussione, ricordare alcuni concetti fondamentali riguardo il processo decisionale e le
                      distorsioni che possono emergere:
                         • in quanto esseri umani, siamo per natura soggetti a bias cognitivi;
                         • le decisioni che prendiamo, sono viziate o filtrate in ragione dello stato emotivo e/o del
                           contesto in cui ci troviamo;
                         • avere poche o troppe informazioni, favorisce l’emergere di bias cognitivi;
                         • problemi troppo difficili possono causare errori decisionali, proprio perché richiedono opera-
                           zioni complesse …
                         • …al contempo problemi troppo facili possono indurci in errore perché non richiedono un
                           adeguato impegno;
                      È nella responsabilità che compete alle Istituzioni rendersi conto di un tale fenomeno e agire di
                      conseguenza.
I nudging: un uso     Da una parte è possibile utilizzare tali bias “a proprio favore”, generando quindi processi virtuo-
  virtuoso dei bias   si che si basano sull’errore e sulla pigrizia. Questo processo prende il nome di nudging: il
                      decisore pubblico costruisce un contesto che favorisce naturalmente l’emergere di un comporta-

                                                                                                                                            Pagina 6
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                                                                                l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

                        mento desiderato, il quale deve essere coerente con il benessere della collettività, e quindi diretto
                        a tutelarlo7 .
  Le istituzioni e il   Dall’altra invece, è affidato alle Istituzioni accompagnare i cittadini durante il processo decisionale,
dovere di limitare i    favorendo le decisioni ottimali per ciascuno, prevenendo o arginando il più possibile le fonti dei
               bias
                        bias. Le Istituzioni devono favorire l’emergere di decisioni libere e corrette: libere e quindi
                        espressione della volontà di ciascuno, corrette e quindi coerenti con lo stato del mondo e le proprie
                        esigenze. Ciò può essere fatto ad esempio tramite un processo comunicativo che aiuti i cittadini a
                        non incorrere in bias durante il loro processo decisionale.
                        Le Istituzioni, infatti, dovrebbero sempre agire nel pieno ed unico interesse della collettività
                        che rappresentano. Una tale affermazione, di per sè tautologica, è di sovente messa in dubbio:
                        assai frequentemente, infatti, la mala informazione è animata proprio dal desiderio di affermare
                        interessi differenti o secondi fini rispetto a quelli della tutela del benessere della collettività.
    Informazione e      È evidente che qualora una tale percezione, giusta o sbagliata, inizia a diffondersi fra i cittadini, si
 credibilità devono     creano le premesse per una rottura fra le Istituzioni e i cittadini stessi. Una corretta e imparziale
  essere inscindibili
                        informazione, diviene l’ingrediente imprescindibile di ogni risposta adeguata8 che lo Stato è chia-
                        mato a garantire, in un contesto in cui il confine fra verità e post-verità è spesso sfumato. Il ruolo
                        dell’informazione e di come essa viene “gestita” risulta dunque centrale.
         Veridicità,    Diventa allora cruciale che le Istituzioni riescano a preservare la relazione di fiducia che neces-
       accessibilità,   sariamente le lega ai cittadini. Una relazione che non può prescindere da un attento processo
    autorevolezza e
       adeguatezza
                        comunicativo, il quale deve coniugare veridicità, accessibilità, autorevolezza e adeguatezza.
                        La verità deve essere il cardine attorno al quale costruire il messaggio che si vuole comunicare.
                        L’accessibilità garantisce che il messaggio sia ricevuto da tutti, e da tutti pienamente compreso.
                        L’autorevolezza è il ruolo di leadership riconosciuto dai destinatari del messaggio, il connubio di
                        competenza, indipendenza e reputazione. L’adeguatezza, infine, è necessaria per commisurare i
                        toni e i contenuti del messaggio alle evidenze disponibili.

                        ACQUA, RIFIUTI E BIAS COGNITIVI
                        Esistono bias cognitivi che possono essere riscontrati anche nel mondo dei servizi pubblici locali,
                        con particolare riferimento all’acqua e ai rifiuti? Possiamo tentare di individuare alcuni tratti comuni
                        alla maggior parte di cittadini che inficiano un processo decisionale logico, razionale e coerente?

                        Contiguità, disponibilità e gratuità come cause di bias nel servizio idrico
                        Per quello che riguarda il servizio idrico, crediamo siano essenzialmente tre le fonti di bias che
                        riconosciamo: contiguità, disponibilità e gratuità.
“Ciò che entra e ciò    Una prima dimensione rientra nella percezione che i cittadini hanno del servizio idrico: per quanto
che esce”: un’errata    esso sia integrato verticalmente dall’emungimento dell’acqua in natura, sino alla reimmissione dei
     percezione del
   perimetro del SI
                        reflui depurati nell’ambiente, la percezione che ne hanno i cittadini si limita alla dimensione
                        domestica, cioè ai canali di immissione e di emissione di acqua dalla propria casa. Si può quindi

                        7   Contributo 128 “Economia comportamentale e servizi pubblici locali: la spinta gentile degli ”architetti delle scelte” del
                            Laboratorio REF Ricerche, Settembre 2019.
                        8   E cioè, di nuovo, nel pieno interesse della cittadinanza.

                                                                                                                                         Pagina 7
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                                                                       l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

                       desumere che venga attribuito un valore maggiore a quelle componenti di servizio più prossime
                       ai cittadini stessi, al punto da quasi ignorare le ricadute ambientali del servizio idrico. I cittadini, in
                       altri termini, non percepiscono la dimensione verticale del servizio: si crea così un bias rispetto ai
                       compiti del gestore, e quindi la corretta perimetrazione del servizio che sottende alla tariffa.

  L’illusione di una   Un’altra fonte di bias che può emergere ha a che fare con la disponibilità della risorsa idrica. Non
     risorsa sempre    solo l’Italia è un paese sviluppato, e quindi in grado di offrire alla totalità della popolazione accesso
         disponibile
                       all’acqua. Siamo quindi portati a percepire l’acqua come un bene “sempre disponibile”: è
                       piuttosto la mancanza della stessa ad essere vissuta come un’eccezione. Ciò può essere inteso come
                       fonte di bias, proprio perché l’impossibilità di immaginarsi e di concepire un contesto “senza acqua
                       disponibile” non permette un processo decisionale nel quale un tale stato del mondo venga valutato
                       correttamente. Ad esempio, sono numerose le storie di individui che, provenendo da aree aride e
                       desertiche del nostro pianeta, si stupiscono dello spreco di acqua cui noi siamo abituati anche nel
                       compimento di semplici azioni quotidiane quali il lavarsi i denti: sperimentare abbondanza o scarsità
                       costruiscono pattern di osservazione del mondo diametralmente opposti, che risultano in processi
                       decisionali altrettanto diversi.
Un prezzo talmente     Infine è rilevante osservare come il prezzo dell’acqua erogata dall’acquedotto, sia così basso ri-
   basso, da essere    spetto al valore che tale risorsa ha per la vita umana e per lo svolgimento delle attività
        irrilevante
                       quotidiane, al punto da poter definire tale risorsa come pressoché gratuita. Non riuscendo a far
                       coincidere il valore del bene, con il suo prezzo (spesso ignorato dai cittadini!), diventa poco proba-
                       bile che si ingeneri un processo decisionale nel quale gli stessi cittadini non sono in grado di valutare
                       con precisione tutti gli elementi che concorrono ad una corretta decisione: reputando il bene quasi
                       gratuito da un lato, e dall’altro riconoscendo in esso un valore infinito, si crea evidentemente un
                       cortocircuito che impatta il processo decisionale.

                                                                                                                        Pagina 8
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                                                                       l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

                        Tra “repulsione” e pericolo: come le percezioni creano bias nel mondo dei
                        rifiuti
                        Che ci sia una certa avversione verso il mondo dei rifiuti è un dato di fatto di cui ciascuno è quo-
                        tidiano testimone: tale avversione trova allora naturalmente sbocco in una dinamica assimilabile
                        a quella dei NIMBY, e cioè la volontà di affrancarsi da un tale argomento, relegandolo ai margini
                        della nostra quotidianità. Ciò crea un bias “primitivo”, che ci porta ad essere naturalmente inclini a
                        preferire qualsiasi decisione che allontani da noi il tema dei rifiuti. Perché un tale atteggiamento?
                        Reputiamo siano due le fonti di un tale comportamento: la percezione del rifiuto come qualco-
                        sa di “inequivocabilmente schifoso” e la percezione del rifiuto, ed in particolar modo del suo
                        trattamento e del suo smaltimento, come qualcosa di pericoloso.
La mancata visione      Rispetto alla prima dimensione, rileviamo che ciò è un costume nella nostra civiltà, la quale non solo
   del rifiuto come     vede il rifiuto come uno scarto, e quindi come qualcosa di cui liberarsi immediatamente, ma anche il
    un’opportunità
                        disagio che i rifiuti possono produrre, in termini di olezzo e di gestione degli stessi anche in ambito
                        domestico. Una tale avversione inibisce anche solo la possibilità di intravedere una seconda vita e
                        una possibilità di recupero dei rifiuti.

Il mondo dei rifiuti,   Per quello che invece riguarda il tema della pericolosità, si osserva senza dubbio una narrativa na-
     tra criminalità    zionale che spesso intreccia il tema dello smaltimento dei rifiuti con il mondo della criminalità
 organizzata e terra
          dei fuochi
                        organizzata e della minaccia della salute. Siamo così soliti, e ormai inconsciamente, associare
                        al termine “rifiuto” anche il termine “minaccia”: “terra dei fuochi” e “roghi di rifiuti” sono espressioni
                        che più ci colpiscono rispetto a “riciclo”, “riuso”, “valorizzazione”. Ciò può essere quindi letto co-
                        me un confirmation bias, e cioè quel processo mentale tale per cui siamo portati a memorizzare e
                        valorizzare solo le informazioni che corroborano le nostre ipotesi; un tale processo allora rafforza

                                                                                                                        Pagina 9
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                                                                                  l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

                         ancora di più la nostra avversione verso il mondo dei rifiuti, impedendo così un’oggettiva lettura
                         dello stato del mondo.
  … la nascita di un     Inoltre , “pericolosità” e “paura” sono due temi nuovamente molto vicini: oseremmo dire, quasi, che il
      “pregiudizio”      secondo è la riposta ormonale e biologica alla prima. Ciò genera quindi un meccanismo di rinforzo,
   apparentemente
          razionale
                         che ci porta a dare una risposta spinta soprattutto dalle emozioni, evitando così una trattazione
                         logica della situazione. Ad esempio, siamo portati a storcere il naso anche solo nel leggere del
                         recente inceneritore Copenhill realizzato nel centro di Copenaghen (Danimarca): non riusciamo a
                         concepire la possibilità che i rifiuti possano essere valorizzati tramite l’incenerimento, con un grado
                         di efficienza tale da non costituire alcun pericolo per la salute umana. Possiamo, in sintesi, osservare
                         una sorta di pregiudizio che lega immediatamente l’idea di rifiuto all’inquinamento, più che ad una
                         possibile fonte di recupero.
                         Una tale avversione non può che risultare in un bias cognitivo, che impedisce un qualsiasi tipo di
                         razionale deduzione e quindi ragionamento.

                         ISTITUZIONI E CREDIBILITÀ: CAUSA O RISPOSTA DEI BIAS?
                         Per poter aiutare i cittadini a effettuare scelte non-distorte, è necessario che le informazioni diffuse
                         dalle Istituzioni vengano accolte: cioè ascoltate, capite e recepite. Ciò necessita innanzitutto di
                         credibilità. Le Istituzioni devono potersi accreditare presso i cittadini come “meritevoli di fiducia”9 .
                         Un valido esempio può essere riscontrato in alcuni eventi connessi all’emergenza sanitaria che sta
                         colpendo l’Italia e, più in generale, il mondo intero. Ad un primo contagio “interno” di COVID-
                         19 in Italia, è seguito rapidamente l’emergere di uno stato di contagi ben più elevato di quanto si
                         reputasse. Come si è diffuso il panico? Quale relazione con la fiducia nelle Istituzioni? E quale con
                         il “vero” stato dei fatti?
    L’incoerenza fra     Si può osservare innanzitutto come la diffusione dei casi positivi sia strettamente concentrato nelle
     “oggettività” e     regioni settentrionali, e vada a diminuire progressivamente approcciando il meridione; al contrario,
   “soggettività”, è
responsabilità della
                         una ricerca Nielsen evidenzia come le persone maggiormente preoccupate dall’epidemia si trovino
        fiducia nelle    soprattutto nelle regioni del Sud (23%), a fronte del 14% localizzato in quelle settentrionali. Una tale
          istituzioni?   distribuzione è inversamente proporzionale alla fiducia riposta nelle Istituzioni: utilizzando l’Indice
                         di Fiducia nelle Istituzioni Locali10 osserviamo come esso sia positivo nelle regioni settentrionali,
                         prossimo allo zero nel Centro Italia, e lievemente negativo nel Mezzogiorno, ad evidenziare un pro-
                         gressivo deteriorarsi della fiducia nelle Istituzioni più prossime al cittadino. Si può dunque affermare
                         che la fiducia nelle Istituzioni locali, le prime coinvolte in una tale emergenza, aiuta a con-
                         tenere il panico: le regioni del Centro e del Sud manifestano maggiore apprensione nonostante
                         le evidenze documentino un impatto minore.

                         9    Riteniamo infatti che fiducia e credibilità siano due facce di una stessa medaglia.
                         10   Sviluppato da REF Ricerche e presentato nel Contributo 145 “Costruire Prossimità: il ruolo delle istituzioni locali nella
                              prevenzione dei NIMBY” del Laboratorio REF Ricerche, marzo 2019

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                                                                        l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

                       Se da una parte quindi si può osservare come la fiducia nelle Istituzioni aiuti a prevenire il panico,
                       dall’altra è possibile identificare situazioni in cui è stata proprio la credibilità endogena delle Istitu-
                       zioni a favorire l’emergere di situazioni di panico collettivo, risultanti in seguito in un’alterata capacità
                       di lettura del mondo e quindi in bias.
      La credibilità   Nel 1998 la prestigiosa rivista di medicina The Lancet pubblicò uno studio, la cui prima firma era
istituzionale come     quella di Andrew Wakefield, riguardante un possibile collegamento fra il cancro all’intestino, l’auti-
       fonte di bias
                       smo e il vaccino trivalente. Tale legame era corroborato soprattutto dalle affermazioni dei genitori,
                       i quali riportavano l’emergere di comportamenti propri dello spettro dell’autismo a seguito della
                       somministrazione del vaccino in questione. Nel 2004 il giornalista Brian Deer scoprì che Wakefield
                       fu pagato per dichiarare l’esistenza della correlazione fra vaccini e autismo. Il The Lancet
                       ritrattò parzialmente l’articolo nel 2004 e lo ritirò completamente nel 2010, scoprendo non solo il
                       conflitto di interessi ma anche una forte manipolazione dei dati da parte di Wakefield, il quale nel
                       2010 venne anche radiato dall’albo medico inglese. Non è nostra intenzione affermare che il movi-
                       mento No-Vax nasca esclusivamente dall’articolo sopra citato, ma certamente la credibilità e il peso
                       di una rivista reputata come il The Lancet hanno sicuramente contribuito a diffondere fra il grande
                       pubblico (e non solo) la percezione - erronea - che i vaccini siano responsabili di causare disturbi
                       dello spettro autistico, e quindi un sentimento di panico che ancora oggi trattiene numerose perso-
                       ne dal vaccinarsi, nonostante studi scientifici più recenti smentiscano completamente la correlazione
                       tra vaccinazione e autismo.

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                                                                                 l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

      Il mandato di      È quindi cruciale che le Istituzioni (in questo ricomprendendo anche il ruolo degli organi di informa-
           credibilità   zione della scienza) si rendano conto della responsabilità di cui sono investite presso i cittadini,
        istituzionale
                         talvolta anche solo per mandato, e sappiano soppesare il peso delle loro azioni e dichiarazioni, con
                         la consapevolezza che potrebbero esse stesse, direttamente, contribuire a cagionare o correggere
                         eventuali bias cognitivi.

                         (RI)COSTRUIRE LA CREDIBILITÀ
                         Quali sono dunque i percorsi che le Istituzioni locali e gli operatori del SPL possono percorrere per
                         costruire credibilità?
     La credibilità:     Reputiamo la credibilità come una dote necessaria che deve essere nelle Istituzioni. Essa
un’imprescindibile       permette di essere ascoltati: aiutando a spostare i processi decisionali dall’emotività ad un maggiore
   delle istituzioni
                         grado di razionalità. Ciò aiuterebbe a disinnescare molte sindromi NIMBY, che generano immobilità,
                         aiutando i cittadini a rileggere il contesto in una luce diversa, e rivalutando costi e benefici derivanti
                         dall’azione o dall’inazione. Il ruolo delle Istituzioni locali è necessario: da una parte sono terze
                         rispetto agli operatori, i quali necessariamente debbono tutelare anche i loro interessi, dall’altra,
                         essendo emanazione diretta dei cittadini, esse devono rispondere primariamente ai bisogni di questi
                         ultimi. È evidente che le Istituzioni locali soffrano di una generale mancanza di fiducia da parte dei
                         cittadini (si veda, ad esempio, L’indagine sugli aspetti della vita quotidiana (ISTAT – 2016)), seppur
                         con un certo grado di eterogeneità territoriale. Come fare allora per costruire una tale credibilità?
                         Performance passate ed eredità reputazionale
                         Senza dubbio un record di successi porta ad avere una “eredità reputazionale” considerevole, per-
                         mettendo così alle Istituzioni di presentarsi presso i cittadini come soggetti capaci e quindi credibili.
                         Il 26 luglio 2012, durante una conferenza a Londra, l’allora Mario Draghi pronunciò una frase che
                         determinò, probabilmente, la salvezza del progetto “euro”:
                              Within our mandate, the ECB is ready to do whatever it takes to preserve the euro. And believe
                                                                 me, it will be enough.
La credibilità: unire    Traspare infatti una granitica volontà nel sostenere il progetto “euro” (i.e. “whatever it takes”, a
 volontà a capacità      qualunque costo) ed anche la dichiarazione di poter dare concretezza a tali parole. Sicuramente
                         però, Mario Draghi e BCE furono premiati anche dalla reputazione che la banca stessa si era costruita
                         rendendo un progetto tanto ambizioso e tanto folle11 come quello dell’euro, un successo chiaro e
                         condiviso. La storia della BCE, quindi, rese credibili le parole di Draghi.
                         Un tale processo tuttavia, può anche essere invertito, e cioè ad un passato costellato di fallimenti
                         e di mancanze, viene associata la mancanza di credibilità in virtù dell’impossibilità di assolvere ai
                         propri compiti.
      La situazione      Emerge in modo evidente, dall’“Indagine Aspetti della vita quotidiana” (ISTAT 2016) che le Istituzioni
        italiana: un     italiane, a tutti i livelli, debbono ricostruire la fiducia. Una fiducia che appare quasi totalmente man-
       processo da
          rinnovare
                         cante, a causa di una classe politica che spesso si concentra e si richiude su sé stessa, disattendendo
                         i bisogni dei cittadini, e di un processo politico che sconta ancora la nomea di corruzione dai maxi
                         processi degli anni ’90 e ’00.

                         11   Di nuovo nelle parole di Draghi “The euro is like a bumblebee— it shouldn’t fly but instead it does.” (L’euro è come un
                              calabrone, non dovrebbe volare, ma invece lo fa)

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                                                 l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

Ascolto delle esigenze
Un altro strumento nella disponibilità delle Istituzioni è il porsi come soggetto attento alle esigenze
dei territori, e cioè ascoltare i desiderata dei cittadini, ed in seguito applicarsi affinché tali desiderata
diventino vere e proprie azioni.

    L’Emilia Romagna e le sue Istituzioni nel post terremoto 2012

    A più riprese, fra il 20 maggio ed il 3 giugno 2012, l’Emilia-Romagna, fu colpita da uno sciame
    sismico che causò ingentissimi danni e disseminò il territorio di macerie. È evidente che nel
    locale tessuto sociale, fortemente vocato all’imprenditoria, fosse forte e chiara la richiesta di
    poter ripartire in breve tempo. La risposta della Regione e dei Comuni, consapevoli di poter
    contare sul supporto degli operatori industriali del territorio, fu rapida ed efficace: a un anno

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                                           l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

dal sisma il 70% delle macerie era stato rimosso, a un anno e mezzo, oltre il 90%!
Fra i fattori di successo dell’esperienza è sicuramente da annoverare il lavoro di squadra che
ha visto coinvolti enti locali e gestori competenti con la cabina di regia della Regione. In
quel frangente l’intuizione di “riclassificare” le macerie come “rifiuti urbani” ha permesso di
intervenire direttamente per smaltire rifiuti che altrimenti sarebbero rimasti nelle disponibi-
lità dei singoli cittadini: il trasporto delle macerie è stato quindi affidato agli operatori del
territorio e le macerie utilizzate come ammendante per la copertura delle discariche. Un’ac-
curata attività di rendicontazione è stata necessaria per garantire la tracciabilità delle macerie
smaltite, oltre che per permettere l’allocazione dei fondi pubblici. Per facilitare le attività di
rendicontazione e velocizzare la rimozione delle macerie, le operazioni di differenziazione
delle macerie sono state effettuate direttamente all’interno degli impianti di destinazione,
così come le operazioni di pesatura.
Menzione a parte meritano la gestione delle macerie contenti amianto (o sospette di conte-
nere amianto) e quella dei reperti di valore storico e culturale. Nel secondo caso sono state
attivate procedure di collaborazione con le Sovraintendenze, le quali sono state chiamate
ad autorizzarne la rimozione. Per quanto concerne il primo caso, invece, sono stati adottati
protocolli coerenti con le normative vigenti, ma con tempistiche e procedure agevolate.

Quest’esempio ben racconta come le Istituzioni locali, facendosi forti della capacità di rela-
zionarsi con le imprese sul territorio e raccogliendo le esigenze dei cittadini, possono misu-
rarsi anche con compiti difficili, sulla carta impossibili in molti altri contesti (come purtroppo
insegna il diverso esito del terremoto in Abruzzo), uscendone vincitori, e quindi con una
credibilità e una reputazione rinforzate.

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  Ascolto e azione,     Un tale approccio permette di costruire prossimità tra le Istituzioni e i cittadini. Essi percepiscono le
      costruiscono      Istituzioni vicine ai loro bisogni e attente alle loro necessità, sentendo così una rappresentanza vera
         credibilità
                        nei contesti decisionali, e non la presenza di una classe politica che trascura il benessere dei propri
                        territori. È tuttavia nella responsabilità delle Istituzioni sapere anche indicare ai cittadini gli orizzonti
                        a cui tendere per poter percorrere sentieri che mirano alla sostenibilità e alla salubrità12 .
                        È infatti anche grazie alla credibilità che le Istituzioni possono suscitare cambiamenti di prospettiva
                        nei cittadini: una tensione al benessere collettivo viene premiata dai cittadini riconoscendo in ciò
                        una direzione auspicabile, se questi riconoscono l’autorevolezza e la credibilità istituzionale. Un
                        tale cambiamento di prospettiva, sposta gli orizzonti individuali verso un orizzonte maggiormente
                        orientato al futuro e al benessere collettivo, aiuta a far accettare leggi e misure le quali possono
                        impattare in modo significativo sulla vita quotidiana, superando così sindromi NIMBY diffuse.
      L’economia        Fra le tecniche a disposizione delle Istituzioni per raccogliere le istanze “dal basso”, si segnalano
 comportamentale        alcuni strumenti tipici dell’economia comportamentale, quali gli esperimenti di scelta e la valuta-
come motore della
       credibilità
                        zione contingente. Il primo permette di gerarchizzare fra i partecipanti una serie di scenari fra quelli
                        proposti; il secondo invece misura l’importo monetario che un partecipante è disposto a pagare/ac-
                        cettare per osservare un miglioramento/peggioramento del bene e del servizio in questione. Tali
                        tecniche, diverse da quelle di analisi della soddisfazione, permettono di studiare la struttura delle
                        preferenze dei cittadini, restituendo alle Istituzioni delle indicazioni chiare e puntuali circa le direzioni
                        da intraprendere.
                        La ricerca e l’adozione di strumenti per costruire un dialogo con i cittadini sono necessarie
                        per riavvicinarsi e innestare un processo che sembra ormai rotto e immobile: non si tratta di
                        farsi portavoce delle paure e dei timori delle cittadinanza, ma piuttosto costruire insieme percorsi di
                        sviluppo e di crescita sostenibile. È quindi necessario che le Istituzioni ascoltino i cittadini, cogliendo
                        esigenze e necessità. Ma è altrettanto necessario che i cittadini ascoltino i tecnici del settore e le
                        Istituzioni, per avere una “fotografia” completa e oggettiva della realtà, prima di esprimere indica-
                        zioni e direzioni. Una tale prospettiva costruisce sostenibilità sociale, e cioè la possibilità di costruire
                        relazioni stabili e durature nel tempo.
    REF Ricerche: il    Lo studio e l’applicazione di questi strumenti sono parte di un recente percorso di ricerca intrapreso
 percorso di ricerca    da REF Ricerche: non solo sono stati studiati con dettaglio i razionali teorici e le implicazioni pratiche,
sulle percezioni del
      servizio idrico
                        ma sono stati utilizzati anche in un’indagine nazionale in riferimento al servizio idrico13 . Tramite tali
                        strumenti, è stato possibile coinvolgere la cittadinanza nella costruzione di una tariffa idrica volta
                        ad una maggiore sostenibilità, fornendo elementi e chiavi di lettura per interpretare e dimensionare
                        correttamente lo stato di salute del servizio idrico, evitando così l’insorgere di sindrome NIMBY, nella
                        forma di utenti fortemente avversi all’aumento della tariffa.

                        12   Per un approfondimento si veda il Contributo n.145 “Costruire Prossimità: il ruolo delle istituzioni locali nella prevenzione
                             dei NIMBY”, Laboratorio REF Ricerche, marzo 2019.
                        13   Indagine sulle percezioni e le valutazioni del cittadino-utente, luglio 2020. Per un approfondimento si rimanda al Contri-
                             buto n.124 “Consapevolezza, ascolto e partecipazione: gli ingredienti di una strategia resiliente”, Laboratorio REF Ricerche,
                             luglio 2019; al Contributo n.132 “Aziende idriche e cittadini: un’alleanza da (ri)costruire e coltivare”, Laboratorio REF Ricer-
                             che, novembre 2019; al Contributo n.136 “Dialogo e informazione: gli ingredienti della partecipazione”, Laboratorio REF
                             Ricerche, dicembre 2019; e al Quaderno REF n.76 “Sustainable tariff: a bridge between citizens, utilities and regulators”,
                             D. Berardi, M. Tettamanzi, S. Traini, dicembre 2019.

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istituzioni N°149 aprile 2020
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                                                                                   l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

                        Le Istituzioni devono essere quindi i soggetti che promuovono un dialogo con i cittadini,
                        assicurandosi che questi ultimi siano ascoltati. Inoltre è nei compiti delle Istituzioni, portare
                        elementi a supporto della discussione che siano validati scientificamente, chiari e comprensibili a
                        tutti.

                        COMUNICARE LA CREDIBILITÀ
                          Comunicare bene è un dovere delle Istituzioni: migliorare le conoscenze e le professionalità in
                         questo campo ha un valore strategico, perché una efficace comunicazione pubblica può ridurre i
                          costi sociali, attivare la partecipazione dei cittadini, accorciare le distanze che creano disparità
                                                               nella fruizione dei servizi14
 Gli obiettivi di una   Già nel 2015 il Presidente Sergio Mattarella identificava la “buona comunicazione” come uno dei
               buona    doveri cui le Istituzioni devono assolvere, così da perseguire tre diversi obiettivi. Sono ridotti i
     comunicazione
                        costi sociali, cioè i costi che gravano sulla società derivanti da una scarsa capacità di comunicare. Ad
                        esempio, la necessità di comunicare singolarmente ai cittadini non raggiunti dalla comunicazione,
                        oppure assicurarsi la comprensione di tutti; sono anche da intendersi i costi dovuti a comportamenti
                        erronei che si verificano a seguito di messaggi non interpretati correttamente. Facendo ancora una
                        volta riferimento agli eventi correnti si può ad esempio ricordare il diffuso assalto ai supermercati
                        in Italia e in Europa, pur essendo totalmente ingiustificato. Permette di attivare una maggior
                        partecipazione dei cittadini, poiché comunicare non è solo emettere un messaggio, ma anche
                        essere attenti e pronti a recepire i messaggi emessi dalla cittadinanza, la quale, sentendosi ascoltata,
                        sarà più disponibile a partecipare alla vita del Paese. Infine, una comunicazione efficace permette di
                        favorire coloro i quali hanno una minore capacità di informarsi (vuoi per inclinazioni personali
                        o situazioni socio-economiche sfavorevoli), promuovendo così l’equità tra i cittadini.
                        Razionale ultimo della comunicazione, è la facilitazione dei processi decisionali dei cittadini: essa
                        deve, infatti, aiutare a comprendere al meglio lo stato del mondo, a facilitarne la lettura e quindi
                        l’elaborazione, ed infine la traduzione in azioni. Cioè ridurre al minimo il rischio di incorrere in bias
                        decisionali.
      Alcune buone      Reputiamo interessante provare a mutuare alcune riflessioni derivanti da un mondo lontano da quel-
prassi applicate con    lo dei Servizi Pubblici Locali, come lo è quello dei vaccini. Il diffondersi di messaggi che invitano
        successo nel
    mondo medico
                        alla non-vaccinazione sono correlati all’emergere di epidemie localizzate di malattie pericolose e
                        particolarmente contagiose, seppur ritenute quasi debellate nel mondo industrializzato. Sono stati
                        quindi particolarmente studiati i processi comunicativi che mirano alla facilitazione della diffusione
                        di messaggi che invitano la popolazione ad un cambio di comportamento, e cioè l’accettare
                        nuovamente le vaccinazioni. In un campo così dibattuto, sono state fatte numerose riflessioni circa
                        la comunicazione. Riflessioni che possono essere una ricchezza anche nel campo delle Istituzioni
                        locali15 , soprattutto nel caso in cui queste ultime vogliano generare dei cambiamenti nei compor-
                        tamenti dei cittadini, riconducendoli ad una lettura non falsata della realtà e quindi ad un processo
                        decisionale non distorto.

                        14   Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella riportato dal Sole 24 Ore
                        15   Le riflessioni qui presentate, nascono da una lettura critica di Arede et al. (2019), la cui rielaborazione è però unicamente
                             responsabilità degli autori del presente contributo.

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                                               l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

1. Chi è il destinatario del messaggio?
Una considerazione senza dubbio centrale: chi si intende raggiungere con il messaggio? So-
no vari i criteri cui si può far riferimento per identificare un target: variabili anagrafiche, socio-
economiche, spaziali, interessi personali, …. Un’attenta disamina del cambiamento che il messaggio
vuole ingenerare è necessaria per identificare correttamente i destinatari a cui è intenzione arrivare.
Una tale decisione è alla base di una serie di altre importanti considerazioni, che seguono.
2. Scegliere i mezzi di comunicazione adeguati e il linguaggio più consono
Avendo identificato il destinatario, è necessario riuscire a raggiungerlo. Ciascun target si informa e
usa alcuni degli innumerevoli mezzi di comunicazione di cui la società odierna dispone.

Riuscire dunque ad identificare i canali preferiti ed utilizzarli, è cruciale per poter avere la certezza
di “ingaggiare” un processo comunicativo con il destinatario.
Una dimensione particolarmente promettente, anche nel campo dei SPL, è il canale informativo
mediato da figure dotate di un grado endogeno di credibilità: è, ad esempio, fatto noto che i genitori
siano propensi ad ascoltare gli insegnamenti dei propri bambini, i quali a loro volta sono soliti
veicolare i messaggi così come appresi in classe. Non è quindi da trascurare il canale informativo
che lega la scuola agli operatori dei SPL, cosicché siano maestri ed insegnanti a farsi tramite di tali
messaggi.
È inoltre importante anche calibrare attentamente il linguaggio, così che sia adeguato al de-
stinatario non solo la scelta delle parole, ma anche linguaggi alternativi quali immagini, canzoni o
video, valutando le capacità cognitive del ricevente.

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                                                l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

Nello specifico dei SPL, crediamo sia da comunicare soprattutto non il dato tecnico, quanto gli
effetti e la ricaduta di un indicatore sulla vita quotidiana dei cittadini. Nell’Indagine sulle
percezioni e valutazioni del cittadino-utente (REF Ricerche), i partecipanti sono stati esposti ad un
trattamento informativo, il quale mirava a “tradurre” l’indicatore di qualità tecnica in un’esperienza
vicino al vissuto de cittadini stessi. Quasi il 40% dei rispondenti ha mostrato un cambiamento nei
comportamenti, mostrando la validità del presentare informazioni chiare ed accessibili.
3. Per essere ascoltati è necessario essere creduti
Intendiamo, in questo frangente, l’ascolto non come atto passivo del “percepire un suono”, ma
quanto l’essere sentiti con attenzione e giudizio critico. Per poter meritare una tale azione da
parte del ricevente il messaggio è necessario essere credibili: il rischio altrimenti è essere ignorati,
per quanto si sia fatto una scelta adeguata in termini di mezzi di comunicazione.
Rilevante è rendersi conto del contesto di misinformazione e disiformazione in cui ci troviamo og-
gigiorno: l’accreditarsi come credibili, in un mondo in cui ciascuno può esprimere verità soggettiva-
mente oggettive, pur senza supportarle da validi dati scientifici, e diffonderle rapidamente via social,
diventa ogni giorno più difficoltoso e faticoso.
Diventa fondamentale allora che gli operatori dei SPL si adoperino per accreditarsi come soggetti
credibili presso i cittadini. Ciò può essere fatto tramite un “buon operato” ed un maggior dialogo.
Per “buon operato” si intende un servizio il cui costo sia congruo rispetto alla qualità, coerente con
gli standard fissati dalla Legge e dalle Autorità di regolazione; per maggior dialogo si intende non
solo un operatore capace di farsi trovare pronto nel momento del contatto (e.g. call center, mail,
sportelli), ma anche in grado di raccogliere le istanze dei territori e prodigarsi affinché esse siano
evase.
4. Contenuto del messaggio
Seppur banale, è che esista un messaggio da trasmettere e che in esso sia ben chiaro il
contenuto.
Il contenuto deve essere chiaro e non fraintendibile. Deve comunicare in modo univoco lo stato
del mondo in cui ci si trova, il senso delle azioni da intraprendere/intraprese, narrando con preci-
sione gli effetti di tali azioni su ciascuno, ma anche su tutti gli altri. Ciò facilita il processo decisio-
nale del rispondente, aiutandolo a inquadrare al meglio la conseguenza dei suoi comportamenti,
semplificando così il processo decisionale e riducendo quindi il rischio di bias.
Ad esempio, nei SPL devono essere comunicate le performance del servizio, evidenziando le
variazioni rispetto al passato, soprattutto ove accompagnate da variazioni della tariffa: ciò
permetterebbe ai cittadini non solo di mettere in relazione la propria esperienza di servizio, viziata
dalla propria individualità, con valutazioni oggettive e comparabili (i.e. indicatori di qualità tecnica),
ma anche di avere contezza di cosa si ottiene a fronte del pagamento della bolletta.
Oppure, nel caso di opere contestate, e quindi in caso di NIMBY, deve essere cura e premura degli
operatori comunicare dati scientifici validati circa i costi e benefici del progetto, così da accom-
pagnare i cittadini in un processo decisionale maggiormente oggettivo e poter prendere posizione
sulla base della realtà dei fatti.

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                                                         l’informazione al tempo delle fake-news e del COVID19

5. Le emozioni prevalgono sui fatti
Come già scritto, i processi decisionali sono fortemente influenzati dalle emozioni che ciascuno di
noi prova. Diventa allora probabile che il ricevente del messaggio si faccia coinvolgere dal suo stato
emotivo, piuttosto che da un solido ragionamento corroborato dell’evidenza dei fatti.
È allora importante che le Istituzioni e gli operatori dei SPL, nel diffondere il loro messaggio, sia-
no il più neutrale possibile, così da limitare bias dovuti a ragionamenti di pancia più che di
testa. Inoltre, deve essere premura delle Istituzioni “prendersi cura” dello stato emotivo della citta-
dinanza, così da poter riuscire a instaurare comunicazioni che siano nuovamente basate sullo stato
“oggettivo” del mondo.
Inoltre, non deve essere sottovalutato che spesso i SPL erogano servizi indispensabili alla vita.
Una loro mancanza, o una loro erogazione al di sotto degli standard ritenuti minimi, può scatenare
una serie di risposte e di comportamenti fortemente influenzati dall’aspetto emotivo.
6. Il cambiamento ha bisogno di tempo
Si ricorda anche come il recepimento di un messaggio, e cioè la sua comprensione e il conse-
guente cambiamento, possa essere un processo lento e faticoso: ciò infatti può richiedere un
importante lavoro di ridefinizione del costrutto valoriale e del processo decisionale di ciascuno. Non
è novità che spesso le persone più anziane sono le più “restie” ad accogliere messaggi che invitano
a un cambiamento dei comportamenti, in virtù di una lunga storia passata e radicata, nella quale
non è mai stata vissuta l’esigenza di un cambiamento. Diversamente, è più facilmente osservabile
nei giovani, la capacità di recepire messaggi in grado di influenzare fortemente il proprio stile di
vita, e di adeguarsi di conseguenza16 .
La possibilità di sfruttare i giovani come motore del cambiamento, non deve essere allora trascurato
dalle Istituzioni, così come particolare attenzione deve essere rivolta alle figure in grado di comuni-
care con i giovani: può essere che proprio identificando esse come destinatari, il messaggio venga
diffuso realmente e sia in grado di suscitare il cambiamento auspicato.

CONCLUSIONI
I cittadini hanno bisogno, oggi più che mai, di percepire prossime le Istituzioni, le quali, appesantite
da un passato talvolta ingombrante e poco cristallino, sono purtroppo viste come lontane e non
meritevoli di fiducia.
Le emozioni possono condizionare le scelte e l’agire delle persone. È quindi obbligo delle Istituzioni
saper interpretare lo stato emotivo dei cittadini, e rispondere in armonia ad esso: sapendo confor-
tare oppure spronare, invitando alla calma oppure alla fretta, avendo in mente il benessere di
tutta la società.
Estendendo gli orizzonti, è necessario che le Istituzioni si applichino al fine di ridurre i bias nella
lettura del mondo. Un passaggio cruciale per affrontare le sfide che lo sviluppo sostenibile ci pone.
Un’avversione nei confronti di infrastrutture e impianti, la cui realizzazione è necessaria, può essere
letta alla stregua di bias cognitivo: espressione di una incapacità di leggere correttamente
lo stato del mondo, di accettare e sostenere quella che da tanti punti di vista è la risposta
preferibile. Così, ad esempio, un territorio che produce rifiuti, necessita di un sistema di trattamento
16   Ad esempio, il recente movimento del Fridays for Future, vede una vasta presenza di giovani (e giovanissimi), i quali non
     hanno paura di chiedere a gran voce un rinnovamento del paradigma di produzione e di consumo attuale.

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