RASSEGNA STAMPA CGIL FVG - giovedì 19 marzo 2020

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RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – giovedì 19 marzo 2020

(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)

ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)
Scatta la stretta sulle visite in ospedale. In osservazione 100 sanitari a rischio (Piccolo)
Cgil, Cisl e Uil chiedono negozi chiusi di domenica e tetto di 10 ore al giorno (M. Veneto)
Ater Trieste congela gli affitti per un mese. Più tempo anche a chi deve lasciare la casa (Piccolo)
«Così abbiamo isolato il Covid-19 del Fvg» (Piccolo)
L'ospedale di Monfalcone preso d'assalto. a vigilantes e Medicina di base chiusa (Piccolo Go-Monf)
Alla Safilo dal primo luglio scatta la cassa integrazione (M. Veneto)
CRONACHE LOCALI (pag. 7)
Claber, chiusura sino a fine mese. Cassa integrazione per 240 persone (M. Veneto Pordenone)
Lega e Fratelli d'Italia vogliono l'esercito. Fontanini dice no: «Per ora non serve» (M. Veneto Udine)
I medici di base: niente certificati in ambulatorio (M. Veneto Udine)
Altri due morti all'ospizio di Mortegliano (M. Veneto Udine)
Arrivano gli esperti esterni per la lotta alla povertà e l'inserimento lavorativo (Piccolo Trieste)
Gorizia: in Comune 5 nuove assunzioni, dal funzionario ai vigili urbani (Piccolo Gorizia-Monfalcone)

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ATTUALITÀ, REGIONE, ECONOMIA (pag. 2)

Scatta la stretta sulle visite in ospedale. In osservazione 100 sanitari a rischio (Piccolo)
Diego D'Amelio - La dotazione dei posti di Terapia intensiva per pazienti affetti da coronavirus è stata
saturata. I morti in Friuli Venezia Giulia sono saliti a 31, i casi positivi a 462 e i più gravi fra i 128 ricoverati
hanno riempito ieri tutti i 29 letti dotati di sistemi per l'isolamento degli infettivi, facendo scattare il piano
della Regione per portarli a quota 94. L'Azienda sanitaria giuliano isontina ha deciso intanto la stretta sulle
visite dei parenti negli ospedali e deve contemporaneamente fronteggiare il problema di oltre cento
professionisti in osservazione dopo essere stati a contatto con persone positive: medici, infermieri, tecnici e
oss che continuano a lavorare se asintomatici, col rischio di diventare veicoli dell'infezione. Terapia
intensivaIl rafforzamento della Terapia intensiva è stato annunciato lunedì dal presidente Massimiliano
Fedriga e dal vicepresidente Riccardo Riccardi. Facendo ricorso a tecnologia in possesso delle Aziende
sanitarie regionali, i posti passeranno a 94: 15 a Trieste, 16 a Gorizia, 30 a Udine, 21 a Palmanova e 12 a
Pordenone. L'ampliamento sarà graduale, sulla base delle necessità, ma l'Asugi ha già portato a 15 i letti
Covid-19 di Cattinara e altre postazioni sono state attivate in Friuli e Destra Tagliamento. Un coordinamento
regionale disporrà il ricovero in Terapia intensiva nella struttura di volta in volta disponibile. Qualora il
governo assicurasse le attrezzature necessarie, un secondo step del piano permetterebbe di allestire altri
61 posti: 45 a Cattinara e 16 al Maggiore. Che non si tratti di teoria, lo dice la quarantina di operai al lavoro
per rimettere in funzione il dodicesimo piano della torre medica di Cattinara: uno dei cinque sventrati nella
fase preparatoria della ristrutturazione. Stop alle visiteÈ una circolare interna del direttore generale di Asugi
Antonio Poggiana ad annunciare che a Trieste e Gorizia «è vietato l'accesso per visite ai ricoverati nelle
strutture ospedaliere, tranne casi eccezionali, nel quale il permesso viene accordato dal responsabile del
servizio». La decisione è stata assunta per limitare gli accessi agli ospedali, proteggere i pazienti ed evitare
che qualche parente possa venire a contatto col coronavirus e diffonderlo all'esterno. Poggiana rassicura le
famiglie: «Si ragionerà con buon senso. La visita sarà autorizzata dietro giusta motivazione, ma in questa
fase non si potrà andare a trovare i propri cari ogni giorno: serve un po' di parsimonia». Le altre restrizioni
stabiliscono che l'accesso debba essere solo individuale e per sostenere o prenotare visite mediche non
differibili o richiedere presidi sanitari urgenti. La misura potrebbe presto diventare regionale: «Lo stop alle
visite è una raccomandazione che sta dentro il dpcm. Bisogna ridurre la mobilità», dice Riccardi. La
giornataDal bollettino della Protezione civile si apprende che ieri i morti sono saliti di un'unità: 21 a Trieste,
9 (+1) a Udine e 1 a Pordenone. I positivi hanno toccato quota 462: 180 a Trieste, 25 a Gorizia, 181 a Udine
e 76 a Pordenone. L'aumento rispetto al giorno precedente è di 68 unità: dopo le speranze dei giorni scorsi,
non è dunque in atto un calo della curva ma l'apparente diminuzione del tasso dei contagi è dovuta
probabilmente solo al ritardo nell'analisi dei tamponi. L'epidemia ha costretto al ricovero in ospedale 128
pazienti (+24), di cui 29 in terapia intensiva (+1).Le 8 morti verificatesi a Trieste due giorni fa riguardano
senza eccezioni gli ospiti delle case di riposo comunali. Nei giorni scorsi il municipio aveva riscontrato 22
persone positive a Casa Serena e alcune alla Bartoli, oltre a rilevare il contagio di 14 operatori: per ora non
ci sono altri aggiornamenti. Destituita di fondamento, invece, la voce diffusa dalla Uil rispetto a dipendenti
infetti della residenza Fratelli Stuparich di Sistiana: è il sindacato stesso a smentire la notizia. Nel resto della
regione, continua a spiccare il focolaio della residenza per anziani Rovere Bianchi a Mortegliano, da cui
arrivano quasi tutti i morti friulani e che ieri contava 42 ospiti e 23 dipendenti positivi. A Zoppola
(Pordenone) una bambina di 5 mesi è stata contagiata da uno dei genitori: per ora è in isolamento col resto
della famiglia e non desta preoccupazioni. Resta poi aperto il fronte della base di Aviano, dove un cittadino
statunitense è risultato positivo e si riscontrano una quarantina di persone con sintomi. La Regione non
riporta il dato sui tamponi: l'ultimo disponibile parla di 5.220 test effettuati alla giornata di martedì. Resta il
problema del ritardo delle risposte, ma fra oggi e domani dovrebbero entrare in funzione due nuove
apparecchiature a Cattinara e Monfalcone, con l'impegno di quadruplicare il ritmo. Nel nosocomio triestino
si sperimenta nel frattempo il farmaco per la cura dell'artrite reumatoide e la struttura è pronta a testare il
medicinale anti ebola, non appena arriveranno le prime dosi.Sanitari colpitiFonti sindacali aggiornano infine
a 25 il numero di sanitari triestini positivi a Covid-19, ma una cinquantina di tamponi deve ancora dare il
responso. Decimati i reparti di Geriatria e Clinica medica del Maggiore: allo studio l'accorpamento dei

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reparti di Chirurgia e Urologia a Cattinara, in modo da liberare personale e far affluire forze fresche.
Poggiana ha chiesto a tutti i direttori di mettere a disposizione gli operatori non necessari dopo la riduzione
delle attività non urgenti e ulteriori innesti potranno arrivare con le prime assunzioni straordinarie. Cgil, Cisl
e Fials chiedono però all'Azienda sanitaria di creare condizioni di sicurezza per scongiurare altri contagi.
Sono d'altronde più di cento gli operatori dell'Asugi sotto osservazione dopo contatti con pazienti positivi:
chi manifesta sintomi è tenuto a casa in attesa di tampone, mentre gli asintomatici lavorano in
"sorveglianza attiva", informando l'Asugi due volte al giorno sulle proprie condizioni. Chi continuerà a non
mostrare segni di infezione, sarà sottoposto a tampone solo nel tredicesimo giorno dal contatto con la
persona positiva. Questo dicono le direttive del governo per mantenere in prima linea il maggior numero di
medici e infermieri, che potrebbero tuttavia diventare veicoli inconsapevoli del virus se si rivelassero
positivi non sintomatici.

Cgil, Cisl e Uil chiedono negozi chiusi di domenica e tetto di 10 ore al giorno (M. Veneto)
«Imporre la chiusura domenicale di tutte le attività commerciali e contenere l'apertura dal lunedì al sabato
all'interno di un tetto di dieci ore giornaliere». È quanto chiedono ai Comuni le segreterie regionali dei
sindacati del commercio di Cgil, Cisl e Uil in una lettera inviata all'Anci, ai sindaci dei quattro capoluoghi di
provincia e alla giunta regionale. «Crediamo che tale contenimento, che riteniamo utile adottare anche per
i servizi di ristorazione della rete stradale e autostradale, sia indispensabile per garantire una migliore
gestione di turni e carichi di lavoro».

Ater Trieste congela gli affitti per un mese. Più tempo anche a chi deve lasciare la casa (Piccolo)
Benedetta Moro - Slitta di un mese il pagamento del bollettino di marzo per gli inquilini Ater. Non solo:
l'ente non addebiterà alcun canone di affitto agli utenti che nei prossimi due mesi restituiranno le chiavi
dell'alloggio oltre il termine stabilito dalle disdette. Ecco i punti chiave delle misure anticrisi legate
all'emergenza coronavirus deliberate negli scorsi giorni dal Cda dell'Ater di Trieste presieduto da Riccardo
Novacco. La prima soluzione permette di rimandare ad aprile il saldo del bollettino contenente le spese di
locazione, quelle condominiali e di luce, acqua e gas, che lo stesso ente provvederà momentaneamente a
saldare. Gli utenti verranno così esonerati dall'applicazione della mora nel caso di pagamenti effettuati in
ritardo. Secondo l'Ater - che invita comunque coloro che hanno le possibilità economiche di effettuare i
pagamenti nei tempi ordinari - il potenziale bacino di utenti che potrebbero beneficiare della proroga
corrisponde a due terzi degli inquilini, vale a dire 7.500 famiglie sui circa 11 mila totali. In termini economici,
dal punto di vista dell'ente, si parla di entrata sospese per circa 700 mila euro. «È una soluzione che crea
per forza un buco nel bilancio - commenta Daniele Mosetti, indicato nel Cda da Fratelli d'Italia - a cui sarà
rimediato in sede di assestamento una volta rientrata l'emergenza. Dovremo valutare comunque anche
altre misure da prendere visto che il periodo di emergenza potrebbe essere prorogato. Per il momento sarà
l'Ater che assolverà alle spese. Abbiamo cercato di escogitare le soluzioni migliori con un lavoro
impegnativo e straordinario, facendo fronte contemporaneamente a necessità di smart working e altre
limitazioni». Anche chi aveva dato la disdetta negli scorsi mesi per lasciare in questo periodo gli
appartamenti - si tratta di una trentina di casi - potrà beneficiare di un altro provvedimento deciso dal Cda.
Gli inquilini potranno infatti lasciare gli immobili anche dopo il termine della disdetta nel corso dei mesi di
marzo e aprile senza incorrere in un ulteriore addebito di canoni. Da piazza Foraggi infine arriva un'ulteriore
azione - dopo che sono state messe in campo anche altre misure organizzative in sede negli scorsi giorni - in
chiave anticontagio nelle parti comuni chiuse degli stabili. Per un mese infatti, a partire dalla prossima
settimana, verranno incrementati alcuni servizi di sanificazione: passerà da quindicennale a settimanale
cadenza della pulizia e della lavatura interna delle pareti degli ascensori, da mensile a quindicinale quella
della lavatura di pavimenti, rampe delle scale, pianerottoli e corridoi interni nonché della pulizia e della
spolveratura delle pulsantiere e delle cassette delle lettere, da trimestrale a due volte a settimana quella
della pulizia e della lavatura di ambedue i lati dei serramenti vetrati (se accessibili), dei davanzali esterni ed
interni e dei punti luce di vani scale, ringhiere e corrimani. Si tratta di un servizio aggiuntivo di igienizzazione
che coinvolgerà 900 stabili Ater per un importo extra di 55 mila euro. «Questa è un'attività che già svolgono
gli operatori - conclude Mosetti - ma in questo caso sarà più specifica. Non è una pulizia ordinaria».

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«Così abbiamo isolato il Covid-19 del Fvg» (Piccolo)
Lorenza Masè - 15 marzo è stato isolato e sequenziato il virus del Covid-19 che circola in Friuli Venezia
Giulia. Il risultato importante che aiuta a capire le caratteristiche del coronavirus e permette di testare
farmaci e vaccini per contrastarlo è stato raggiunto da una task force triestina costituita dal professor
Pierlanfranco D'Agaro, professore di Igiene generale e applicata presso l'Università degli Studi di Trieste e
direttore dell'Uco Igiene e sanità pubblica di Asugi, laboratorio di riferimento regionale per la diagnosi di
Sars-Cov-2, dal virologo Alessandro Marcello dell'Icgeb - Centro internazionale di Ingegneria genetica e
biotecnologia di Trieste e dal dottor Danilo Licastro responsabile della piattaforma di genomica ed
epigenomica Open-Lab Argo in Area Science Park.Gli scienziati triestini prevedevano che il coronavirus
sarebbe arrivato per contiguità anche in Friuli Venezia Giulia quando oramai era chiaramente presente in
Lombardia e Veneto. Per questo avevano già stretto una collaborazione su questo tema e appena sono stati
raccolti i primi tamponi positivi, ottenuti nel laboratorio di riferimento per la diagnostica della regione,
parte del materiale è stato inviato all'equipe internazionale guidata da Alessandro Marcello dove i
ricercatori sono riusciti a trovare il modo di "coltivare" il virus, cioè di indurlo a replicarsi in un laboratorio di
sicurezza di livello 3 predisposto per il contenimento di virus patogeni, tra cui anche il coronavirus. Gli
scienziati sono riusciti a isolarne quattro dai primi dieci tamponi e lo strumento usato per il sequenziamento
si trova a Padriciano, in Area Science Park, si tratta del modello Novaseq 6000 di Illumina, il migliore sul
mercato. «Esistono altre sequenze complete del coronavirus, a partire da quelle cinesi, messe subito a
disposizione della comunità internazionale e via via quelle di altri Paesi man mano che il virus espandeva
l'area di contagio - spiega Alessandro Marcello -. Tutte le sequenze sono raccolte su database internazionali
dove i ricercatori possono accedere liberamente e mediante l'analisi delle differenze tracciare il percorso
evolutivo del virus nella popolazione».Due traguardi importanti sono stati raggiunti: il primo è la sequenza
completa dei genomi, che permette di studiare l'evoluzione del coronavirus nel corso della pandemia e di
tracciare l'origine dei virus che sono stati introdotti in Fvg. Il secondo è la disponibilità di isolati virali per la
diagnosi e la ricerca di molecole antivirali e di un vaccino. Il virus responsabile di Covid-19 è nuovo per
l'uomo e stiamo incominciando a conoscerlo solo da pochi mesi. Una domanda importante è capire se il
ceppo che abbiamo qui è diverso da quello presente in Lombardia e Veneto.«Non sappiamo ancora dare
una risposta perché stiamo analizzando le sequenze - commenta - sulle sequenze italiane non c'è molto a
disposizione per questo il nostro contributo diventa ancora più importante». Lo Spallanzani ha sequenze
importanti depositate, ma che si riferiscono al ceppo cinese perché i primi pazienti erano una coppia di
turisti infettati in Cina e poi giunti in Italia e pertanto non rappresentativi del cluster italiano. I ricercatori
dell'Icgeb sono in questi giorni in contatto con gruppi di ricerca in Lombardia e Veneto per mettere a
disposizione i risultati ottenuti, un passo importante perché probabilmente quello presente in Fvg proviene
dal cluster lombardo-veneto.

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L'ospedale di Monfalcone preso d'assalto. a vigilantes e Medicina di base chiusa (Piccolo Go-Monf)
Tiziana Carpinelli - La tensione da giorno del giudizio che si avverte sui social da quando è scoppiata
l'emergenza coronavirus si è riverberata perfino nelle astanterie dei reparti ospedalieri, agli sportelli del
distretto sanitario. Per questo motivo si è reso necessario assumere una decisione che non ha precedenti,
non negli ultimi anni sicuramente. Inserire un agente di polizia privata all'ingresso del San Polo, ospedale di
Monfalcone, e chiudere al pubblico sia gli uffici della Medicina di base, che da ieri riceve solo su
appuntamento, e pure gli ingressi ai visitatori nell'edificio sul retro, che ospita le degenze, in verità già
ultimamente contingentati e disposti solo su autorizzazione, sempre per via del pericolo contagi. Ma cosa
ha portato la direzione ad assumere questi indirizzi e, ieri mattina, il sindaco Anna Cisint a effettuare in
fretta e furia un sopralluogo con l'assessore alle Politiche sociali Michele Luise, per poi avere un confronto
con il comandante dell'Arma Daniele Panighello e il direttore generale Asugi Antonio Poggiana? L'antefatto
di martedì, quando, nell'arco di sei ore, nonostante le linee imposte e gli spostamenti contingentati delle
persone, l'azienda sanitaria ha contato qualcosa come 500 accessi, di cui buona parte non strettamente
necessari. «Diciamo pure accessi impropri - corregge la prima cittadina -: molte delle persone stavano lì per
ricevere una tessera sanitaria o rinnovarla. Poi, oltre a quelli diretti alla Medicina di base, c'erano coloro che
hanno fatto una capatina all'ospedale per bere il caffè. Attività legittimamente tenute aperte, per carità, ma
non ci si può esulare dalla considerazione che in generale gli ospedali sono luoghi di frequentazione e lavoro
in cui si rischia, più che da altre parti, la trasmissione di virus». «Ma la cosa che mi ha fatto veramente
arrabbiare - prosegue - è la maleducazione, l'aggressività, l'arroganza con la quale le persone si sono poste
verso gli operatori, che sono lì per lavorare e si fanno un mazzo così, costretti a non staccare mai, a svolgere
doppi turni massacranti. Io stessa, con i miei occhi, ho visto un uomo alzare la stampella e agitarla contro un
dipendente, a mo' di minaccia. E mi è stato riferito anche di intimidazioni, oltre che di parolacce e
bestemmie nel "confronto", diciamo così, con i lavoratori dell'Asugi che fanno da filtro. È ora di dire basta,
io pretendo il rispetto verso la categoria, al servizio della collettività». Insomma, si è passato il limite. Poi c'è
stato l'episodio dell'edificio degenze, dove lo stesso giorno «tre magrebini, e poi alcuni rumeni - stando
sempre al racconto di Cisint -, si sono accodati all'ingresso di un visitatore, sempre nella fantomatica ricerca
di tessere sanitarie e vaccini che per il coronavirus non esistono, costringendo il personale a intervenire per
respingere gli ingressi». Già da qualche tempo si accede lì solo su autorizzazione, suonando il citofono. Ma
ora anche questo varco è precluso, si entra solo dall'ingresso principale, qualsiasi sia la destinazione. E dopo
il vaglio di un vigilantes.

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Alla Safilo dal primo luglio scatta la cassa integrazione (M. Veneto)
Maura Delle Case - Via libera alla cassa integrazione dal primo luglio per i 220 dipendenti della Safilo di
Martignacco. Il preaccordo raggiunto tra sindacati e azienda è stato ratificato ieri di fronte al Governo nel
corso dell'incontro in videoconferenza tra i vertici del Ministero dello sviluppo economico e le segreterie
nazionali di categoria cui hanno partecipato anche gli assessori regionali alle Attività produttive e al Lavoro,
Sergio Emidio Bini e Alessia Rosolen. Illustrate le intese territoriali ora andrà stilato e approvato l'accordo
quadro che dovrebbe essere però poco più che una formalità. Con la chiusura dello stabilimento prorogata
di sei mesi, al prossimo 1 luglio, e l'ammortizzatore sociale garantito, il fronte si sposta. La priorità? Trovare
un imprenditore disposto a scommettere sulla fabbrica di friulana e sulle sue maestranze. Nell'attesa che si
metta al lavoro l'advisor incaricato dal gruppo Safilo, l'amministrazione regionale si è già mossa in
autonomia. «Ho incontrato due diversi imprenditori, entrambi italiani, uno locale e uno di fuori regione.
Siamo appena all'inizio, diciamo che stanno osservando la situazione, ma è un primo segnale positivo» fa
sapere l'assessore Bini che in questa partita conta sull'aiuto di Confindustria Udine «con cui abbiamo ottimi
rapporti». Tornando all'incontro di ieri, sono stati ribaditi i termini dell'intesa, che prevede l'applicazione
degli ammortizzatori sociali a partire da luglio e una serie di incentivi all'esodo per le uscite volontarie. In
parallelo, il gruppo Safilo si è impegnato ad incaricare un advisor affinché proceda a valutare la
reindustrializzazione del sito e cerchi un possibile acquirente nonché un datore di lavoro per la fabbrica e le
relative maestranze. Oltre a questo, Safilo si è impegnata anche a gestire l'outplacement dei dipendenti,
con il supporto degli uffici del lavoro della Regione o di società specializzate del settore. A questo proposito,
l'assessore Rosolen ha garantito la disponibilità dell'amministrazione Fvg ad accompagnare il percorso di
Cigs, già condiviso fra le parti, con interventi di politica attiva del lavoro finalizzati a favorire la ricollocazione
delle lavoratrici e dei lavoratori del sito friulano. Quanto al futuro prossimo, Bini ha ribadito l'intenzione di
incontrare l'advisor non appena sarà individuato per compiere un lavoro congiunto. «Da un lato - ha fatto
sapere l'assessore - vogliamo fargli conoscere quali siano gli strumenti che possiamo mettere a disposizione
anche facendo ricorso alla Finanziaria regionale. Dall'altro, vorremo fornirgli il nostro supporto finalizzato
all'individuazione di un possibile investitore interessato a rilevare l'azienda udinese. A tal proposito - ha
concluso ieri Bini - sono già stati avviati come detto alcuni contatti, che teniamo costantemente monitorati
per capire se ci può essere l'interesse a subentrare nell'attività. Per la Regione, infatti, resta prioritaria la
salvaguardia industriale del sito produttivo per Martignacco».

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CRONACHE LOCALI

Claber, chiusura sino a fine mese. Cassa integrazione per 240 persone (M. Veneto Pordenone)
Giulia Sacchi - Cresce il numero di aziende che sceglie di chiudere durante la guerra al Coronavirus. Una
scelta di prudenza, una scelta sofferta come quella di Gianluigi Spadotto, titolare della Claber, azienda di
eccellenza nella produzione di sistemi per l'irrigazione. Da oggi i circa 240 dipendenti saranno in cassa
integrazione (almeno sino a fine mese). Misure restrittive sono state assunte anche da altre aziende della
provincia, tra cui per esempio la C*Blade di Maniago, che si fermerà per ora sino a domani. Il conto di chi
chiude coraggiosamente, come conferma il presidente di Unindustria Michelangelo Agrusti, sale ogni giorno
e ha già superato la metà delle imprese pordenonesi. Nel frattempo si apre un caso alla Sarinox, impresa del
Gruppo Sassoli che dopo avere lasciato Aviano ora trova spazio nello stabilimento della "sorella" Lavinox di
Villotta di Chions. È di ieri l'annuncio checede un ramo d'azienda alla Stainless steel center, una società di
nuova costituzione priva di dipendenti in forza: sono interessati dall'operazione 13 dei 22 addetti. Quale il
futuro per gli altri 9? È l'interrogativo delle organizzazioni sindacali che ieri hanno ricevuto, assieme ai
lavoratori, questa notizia che li ha spiazzati. Da quanto si è appreso, è coinvolto dalla cessione anche lo
stabilimento Sarinox di Basiano, in provincia di Milano: non si conoscono, però, i numeri dei dipendenti
interessati dalla procedura (l'organico è composto da 84 unità). Nella fabbrica lombarda, è stato dichiarato
lo sciopero, «considerato pure che non è stato pagato lo stipendio di febbraio e interpretando l'operazione
in essere come la conferma del fallimento», si legge nella nota a firma delle Rsu Fiom di Milano.Al di là della
situazione milanese, c'è forte fermento nel sito di Villotta di Chions. «Oggi abbiamo ricevuto la
comunicazione che ci ha lasciati senza parole - ha commentato il sindacalista di Fim Cisl Gianni Piccinin -. La
proprietà si conferma quella che in questi anni si è dimostrata: la procedura avviata è in perfetto stile
Sassoli». Maestranze e sindacato sono piene di interrogativi: è emerso che verrà convocato un incontro con
le forze sociali e Unindustria per illustrare la decisione e le conseguenze. «Vorremmo capire a chi fa
riferimento questa nuova società: gravita attorno ai Sassoli? - è il primo interrogativo di Piccinin -. Quindi la
partita più delicata, quella che riguarda i dipendenti: perché soltanto 13? E con quali criteri verranno scelti?
Per gli altri cosa è previsto? ». Il timore è che Sarinox si stia avvicinando alla chiusura. «Che fine farà
Sarinox? Chiusura o fallimento oppure cos'altro? - prosegue Piccinin -. Auspichiamo che tutti gli interrogativi
possano trovare presto le dovute risposte. Il modus operandi dei Sassoli, anche in questo caso, è difficile da
commentare».

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Lega e Fratelli d'Italia vogliono l'esercito. Fontanini dice no: «Per ora non serve» (M. Veneto Udine)
Elisa Michellut, Cristian Rigo - Il sindaco Pietro Fontanini dice no all'esercito. «Al momento non mi pare ci
sia la necessità di chiedere l'intervento dei militari e quindi non intendo farlo - spiega -, ma in ogni caso la
decisione spetta al Governo e quindi alla Prefettura». A sollecitare il ricorso all'esercito erano stati, ancora
una volta, la capogruppo della Lega, Lorenza Ioan e il consigliere di Fdi, Antonio Pittioni i quali avevano
preso a esempio i casi di Trieste e Verona. Secondo Fontanini però a Udine i controlli messi in atto dalle
forze dell'ordine sono al momento sufficienti: «Molti - sostiene - stanno rispondendo in modo responsabile,
accogliendo l'invito a restare a casa». Diversa la posizione di Ioan e Pittioni per i quali «sarebbe opportuno
che a Udine arrivi l'esercito come accaduto a Verona e a Trieste dove 100 militari supportano l'azione anti
Covid-19». Da qui l'appello al sindaco e al prefetto, Angelo Ciuni. «Il confronto con il prefetto è quotidiano -
assicura Fontanini - e l'attenzione è massima. Se la situazione sovesse richiederlo valuteremo ogni
possibilità. Anche la Regione ha predisposto un piano in diversi step l'ultimo dei quali prevede anche di
allestire una struttura per accogliere i malati all'interno dei padiglioni della fiera come avevo suggerito.
Dopo aver chiuso anche i parchi per evitare assembramenti, il primo cittadino sottolinea la presa di
coscienza dei pericoli da parte della maggioranza degli udinesi che - dice - hanno capito e stanno
collaborando rimanendo a casa». Allo stesso tempo continuano i controlli che vedono impegnata, insieme
con polizia, carabinieri e guardia di finanza, anche la polizia locale. Nell'ultima settimana, dal 9 al 16 marzo,
gli agenti della municipale hanno controllato 914 persone. «L'impegno messo in campo dagli agenti della
polizia locale è di fondamentale importanza, in queste giornate, per il contenimento della diffusione del
coronavirus - il commento dell'assessore alla sicurezza Alessandro Ciani -. Seguire attentamente le direttive
del Governo è non solo un modo per superare al più presto questa situazione, ma anche una forma di
rispetto per chi, pattugliando le strade e i luoghi pubblici, si espone in prima persona al rischio di contagio
da parte di chi crede di poter fare il furbo uscendo di casa senza un valido motivo. Tra le persone che non
rispettano i divieti va detto che ci sono molti stranieri, che evidentemente non capiscono la gravità della
situazione. Basta girare in città per rendersene conto». L'assessore aggiunge: «Alcuni stranieri, purtroppo,
non si interessano minimamente della salute altrui. La loro mancanza di rispetto è una mancanza di rispetto
nei confronti di tutta la nostra città. La polizia locale continuerà a fare la sua parte. Il problema è che una
denuncia penale per qualcuno pesa, mentre altri non hanno nulla da perdere. Servono interventi normativi
più stringenti, come richiesto anche dall'assessore regionale Pierpaolo Roberti».

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I medici di base: niente certificati in ambulatorio (M. Veneto Udine)
Non spetta ai medici di base, in assenza di appositi dispositivi di sicurezza, rilasciare i certificati di malattia
per i lavoratori risultati positivi al test sul Covid-19 e a quelli posti in quarantena. A precisarlo è l'Ordine dei
medici di Udine, presieduto da Maurizio Rocco, attraverso una lunga nota che, nell'escludere
inadempimenti in tal senso, ricorda come a farlo debba essere il Dipartimento di prevenzione.«Non
corrisponde al vero che i pazienti contagiati o quelli in stato quarantena precauzionale sono costretti a fare
la spola da un ambulatorio all'altro per ottenere il certificato di malattia», scrive l'Ordine, sottolineando
essersi «attivato già da tempo» con il Dipartimento di prevenzione dell'Azienda sanitaria di Udine.
Documenti alla mano, la nota spiega come la richiesta sia chiara. «Deve essere il Dipartimento a rilasciare in
forma telematica (e non solo cartacea), inviandolo all'Inps e al datore di lavoro, l'eventuale certificato di
malattia, se richiesto, per l'assenza dal lavoro per esigenza di profilassi di sanità pubblica per quanti
risultano positivi al tampone o, in caso di contatto con soggetti positivi, siano destinatari dell'isolamento
domiciliare».Anche perché «il rilascio del documento solo cartaceo da parte del dipartimento di
prevenzione, infatti - continua la nota -, determinerebbe la necessità che il paziente si debba recare, con
tutti i rischi e violando gli stessi articoli di legge, fra cui il 650 del codice penale che prevede, oltre
all'ammenda, anche l'arresto, negli ambulatori dei medici di base. Ambulatori che, però, per queste
circostanze, sono interdetti. In alternativa - spiega ancora l'Ordine -, dovrebbe essere il medico di medicina
generale a doversi muovere per andare al domicilio del paziente in isolamento, visto che ancora non è stata
concessa la deroga alla legge Brunetta che impone ai medici di base di rilasciare il certificato di malattia
soltanto davanti al paziente per accertare lo stato di malattia o contagio, pena l'incorrere nel reato di falso
in atti d'ufficio».A monte, poi, c'è il problema che i medici di medicina generale «sprovvisti di tutti i
dispositivi di sicurezza (dalle mascherine, agli occhiali e le tute) - rileva l'Ordine - non possono permettersi
di esporsi al contagio e di esporre contestualmente al rischio anche tutti gli altri loro pazienti. E ci sono già
casi di medici di base positivi. Lo scenario è complesso, anche perché Inps e Inail hanno chiuso e quindi è
tutto più complicato».Da qui, la decisione dell'Ordine dei medici di attivare, ormai da tempo, un canale di
trattativa con il Dipartimento di prevenzione per il rilascio del certificato telematico, e non solo cartaceo.
«Lo stesso decreto del presidente del Consiglio dei ministri dell'8 marzo - scrive - indica le misure per la
segnalazione dei contagiati o per le persone da mettere in quarantena (articolo 8 comma 3, punti c e d) in
cui si dice che il Dipartimento compila un modulo con il nome della persona e questo modulo viene
inoltrato anche al medico di medicina generale per "eventuale certificato di malattia" che può essere
redatto da qualsiasi medico. Quindi - conclude la nota - anche dai medici del Dipartimento».Dai medici di
base non arriva alcun paziente, ma solo un pezzo di carta. Il problema, allora, è come scrivere un certificato
telematico senza vedere il paziente, che, pero, non può andare in ambulatorio, né essere visto a domicilio,
per ovvi motivi di potenziale contagiosità. Ma questa è un'altra storia.

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Altri due morti all'ospizio di Mortegliano (M. Veneto Udine)
Paola Beltrame - Ieri sono morti altri due anziani (di Mortegliano) alla casa di riposo e sono saliti così a 9 i
decessi alla Rovere Bianchi. Numeri drammatici: 42 sono gli ospiti finora contagiati dal coronavirus, circa
metà del totale dei presenti, e 23 gli operatori. È il risultato dell'indagine effettuata con recenti tamponi,
somministrati ai rimanenti degenti e al personale dopo che i primi test avevano evidenziato come positivi
10 anziani e 6 operatori. Nei giorni scorsi erano morti 7 ospiti, di cui 6 finora documentati come contagiati
da coronavirus, ma con plurime patologie pregresse e ultraottantenni.I dati potrebbero subire variazioni, in
quanto l'indagine prosegue con ulteriore monitoraggio a cura dei sanitari del distretto di Codroipo, fra cui
un virologo che è sempre presente nella struttura. Il sindaco Roberto Zuliani spiega che l'ospizio sarà diviso
in tre reparti: nella zona rossa troveranno posto gli ospiti contagiati, un'area intermedia di sicurezza per casi
dubbi e bianca la restante parte per i negativi al tampone.«Gli anziani sintomatici - precisa Zuliani - avranno
lo stesso trattamento farmacologico riservato ai ricoverati negli ospedali». Infatti, uno staff medico e
infermieristico dei distretti di Codroipo e San Daniele si è aggiunto già da alcuni giorni per affrontare la
grave criticità. La cooperativa che gestisce la struttura si sta attrezzando per sostituire gli operatori positivi,
che sono stati da subito isolati nelle proprie abitazioni e lì curati qualora sintomatici.Il sindaco aggiunge che
sul territorio comunale si registrano 2 positività e che 2 persone sono in quarantena obbligatoria
precauzionale. Potrebbe trattarsi degli stessi lavoratori della casa di riposo, per cui emerge un dato
confortante: il virus, che ha colpito così massicciamente il centro assistenziale, non è dilagato oltre le mura
della Rovere Bianchi. Motivo in più - come raccomanda Zuliani ai concittadini - per continuare a osservare
scrupolosamente le disposizioni ministeriali restando a casa il più possibile.La casa di riposo di Mortegliano
serve una serie di Comuni, in particolare quelli vicini. «Ho proposto e ottenuto - sottolinea Fabrizio Pitton,
primo cittadino di Talmassons - di aprire un tavolo sinergico con i colleghi di Mortegliano, Lestizza e
Castions di Strada, anche alla luce della grave crisi che investe la casa di riposo. Faremo sinergia per
coordinare i servizi e gli interventi sul territorio, in collaborazione con i nostri gruppi di Protezione civile e la
Polizia locale, sotto l'egida della Pc regionale.Per poter essere efficaci nelle azioni da attuare e trasparenti
con la popolazione, favorendone così la consapevolezza e responsabilità, è necessario che, come richiesto
dall'Anci regionale, del cui direttivo faccio parte, ai sindaci continuino a essere comunicati i dati
sull'espansione del contagio nel territorio di competenza, in modo completo e in tempo reale».

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Arrivano gli esperti esterni per la lotta alla povertà e l'inserimento lavorativo (Piccolo Trieste)
Il Comune triestino partecipa alle iniziative intraprese dal ministero del Lavoro, che utilizza risorse del
Fondo sociale europeo, in tema di "inclusione attiva e di contrasto alla povertà".Il compito di agire sul
territorio è demandato al dipartimento del "welfare", il cui referente istituzionale è l'assessore Carlo Grilli e
il dirigente di servizio coinvolto è Ambra de Candido. In una delle ultime sedute giuntali, Grilli ha illustrato
una delibera proprio in merito a questo capitolo di intervento sociale, rispetto al quale il Municipio può
contare su un'assegnazione di circa 450.000 euro nel triennio 2020-22. L'obiettivo, assai succintamente
spiegato in una delle schede allegate alla delibera, si articola in due direzioni. La prima, intitolata
"prestazione del servizio sociale professionale", implica il rafforzamento della struttura amministrativa
finalizzato alla presa in carico del singolo cittadino o del nucleo familiare, per dare respiro alle assistenti
sociali impegnate su più fronti. La seconda direzione concerne "l'accompagnamento socio-educativo per
adulti", ovvero l'attivazione di personale dedicato al sostegno dei progetti personalizzati pensati a
contenere o superare le condizioni di povertà, nonché a favorire il reinserimento lavorativo. Tali figure
professionali - precisa la proposta - accompagnano l'utenza, alleggerendo il carico di lavoro degli assistenti
sociali e al tempo stesso qualificando l'offerta del Servizio sociale professionale nell'area adulti. Infatti,
l'affiancamento con figure specialiste nel campo dell'educazione degli adulti - riprende il progetto comunale
- appare funzionale sotto diversi punti di vista: tra questi particolarmente rilevante è la cura della rete di
sostegno territoriale e familiare dell'utente, nonchè l'accompagnamento dello stesso nell'attivare/riattivare
risorse personali utili non solo alla ricerca di lavoro, ma a migliorare i diversi aspetti della quotidianità,
facilitando l'inclusione sociale anche delle persone più fragili.La modalità riguarda l'acquisizione di servizi e
non l'assunzione diretta di personale. La proposta comunale ricorda che nel servizio comunale operano 65
assistenti sociali e 12 educatori.

Gorizia: in Comune 5 nuove assunzioni, dal funzionario ai vigili urbani (Piccolo Gorizia-Monfalcone)
Francesco Fain - «Nonostante l'emergenza, il Comune non si ferma. Oltre a cercare di fare del nostro meglio
per gestire la situazione, procediamo fra le tante cose con quelle che saranno le future assunzioni. Abbiamo
pubblicato due bandi di concorso per funzionari amministrativo-contabili (3 posti) e per ufficiali della Polizia
locale (2 posti), sempre nell'ottica di un miglioramento dei servizi erogati ai cittadini».È la premessa
dell'assessore comunale al Personale Marilena Bernobich che ricorda, anche e soprattutto, che il termine
per presentare le domande è il 2 aprile. «L'obiettivo - aggiunge - è anche quello di dare una più ottimale
gestione interna della macchina comunale». Entriamo nel dettaglio. I bandi riguardano, nello specifico, 2
posti per ufficiale tenente di Polizia locale (categoria Plb) e 3 posti di funzionario amministrativo contabile
(categoria D).I partecipanti ai concorsi del Comune di Gorizia devono possedere i requisiti generici di
seguito riassunti: cittadinanza italiana o cittadinanza di uno degli Stati dell'Ue o altra cittadinanza tra quelle
indicate nei bandi; età non inferiore ad anni 18; godimento dei diritti civili e politici anche negli Stati di
appartenenza o di provenienza; idoneità fisica all'impiego alle mansioni proprie del profilo cui si riferisce la
selezione; posizione regolare nei confronti dell'obbligo di leva unicamente per i candidati di sesso maschile
nati entro l'anno 1985; non aver a proprio carico sentenze definitive di condanna o provvedimenti definitivi
di misure di prevenzione o procedimenti penali in corso o assenza di condanne penali o provvedimenti
definitivi di misure di prevenzione o procedimenti penali in corso; non essere stati destituiti o dispensati
dall'impiego in una pubblica amministrazione per persistente insufficiente rendimento o non essere stati
dichiarati decaduti da un impiego statale o licenziati in esito a procedimento disciplinare; non essere stati
collocati in quiescenza.Inoltre, si richiedono i seguenti requisiti specifici e titoli di studio. Per ufficiale
tenente della Polizia locale serve la laurea triennale o diploma universitario; laurea magistrale o laurea
specialistica o diploma di laurea del vecchio ordinamento. Stessa richiesta per la figura di funzionario
amministrativo contabile. Seguono altri requisiti che vengono elencati, con precisione, sul sito web del
Comune di Gorizia.Gli altri concorsi, per diverse figure professionali, saranno attivati entro l'anno. Prosegue,
dunque, l'azione di potenziamento dei servizi comunali da parte dell'amministrazione, volto a migliorare le
risposte nei confronti dei cittadini.

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