COMUNE DI RUSSI Martedì, 02 agosto 2016
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COMUNE DI RUSSI Martedì, 02 agosto 2016 Prime Pagine 02/08/2016 Prima Pagina Corriere di Romagna (ed. Ravenna) 1 02/08/2016 Prima Pagina Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) 2 02/08/2016 Prima Pagina La Voce di Romagna 3 Cultura e Turismo 02/08/2016 La Voce di Romagna Pagina 24 Camionista di Russi in onda su Real Time 4 Infrastrutture, viabilità, trasporti 02/08/2016 Corriere di Romagna (ed. RavennaImola) Pagina 9 CHIARA BISSI «Darsena da rifare e più vigili urbani Lidi da valorizzare... 5 Pubblica Amministrazione 02/08/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 6 Enti locali, oggi la fiducia al Senato 7 02/08/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 17 GIANNI TROVATI A Roma i rifiuti più «cari» d' Italia 8 02/08/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 32 Solo il concorso di colpa può «tagliare» la sanzione 10 02/08/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 33 MARISA MARRAFFINO Dal giudice o dal prefetto: pro e contro dei due ricorsi 12 02/08/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 35 Nelle Regioni meno dirigenti ma più cari 14 02/08/2016 Il Sole 24 Ore Pagina 36 MARINA CASTELLANETA Diritti dell' uomo, boom di indennizzi 15 02/08/2016 Italia Oggi Pagina 26 SERGIO TROVATO Immobili rurali, annotazioni catastali... 17 02/08/2016 Italia Oggi Pagina 27 DEBORA ALBERICI Videoriprese antifannulloni 19 02/08/2016 Italia Oggi Pagina 31 MATTEO BARBERO Oggi al voto il ddl sul bilancio degli... 21 02/08/2016 Italia Oggi Pagina 31 FRANCESCO CERISANO Personale, gli enti risparmiano 22 02/08/2016 Italia Oggi Pagina 34 LUIGI OLIVERI Pochi sconti agli ordini su anticorruzione e trasparenza 24 02/08/2016 Italia Oggi Pagina 36 FRANCO BASTIANINI Licenziamenti disciplinari, i giudici stoppano la Madia 26
2 agosto 2016 Corriere di Romagna (ed. Ravenna) Prima Pagina Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 1
2 agosto 2016 Il Resto del Carlino (ed. Ravenna) Prima Pagina Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 2
2 agosto 2016 La Voce di Romagna Prima Pagina Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 3
2 agosto 2016 Pagina 24 La Voce di Romagna Cultura e Turismo ASPIRANTE PASTICCERE MARIO HA 43 ANNI ED È TRA I CONCORRENTI DI BAKE OFF. CINQUE ANNI FA È NATA LA PASSIONE PER LE TORTE. TIFANO PER LUI LA MOGLIE E I TRE FIGLI Camionista di Russi in onda su Real Time C' è anche un camionista di Russi t r a i concorrenti di Bake Off Italia, il programma tv di aspiranti pasticceri in onda su Real Time. Si chiama Mario, ha 43 anni, e il suo cavallo di battaglia, da quanto si legge nel sito, lè la Colomba Pasquale. "Parto il lunedì mattina e torno il venerdì pomeriggio. Il camion diventa la mia casa nella quale cucino". Sposato con una moglie che dice "mi ha salvato la vita" ha tre figli. Da cinque anni è nata la passione della pasticceria con la torta mimosa. "Porterò in valigia l' affetto della mia famiglia, mi impegnerò al massimo per arrivare il più avanti possibile". Va ricordato che ultimamente i programmi di cucina portano bene ai ravennati: Erika Liverani ha vinto Masterchef, Sebastiano Caridi è Il più grande pasticcere, Graziella Frassineti ha vinto la finale della Prova del Cuoco. Uscendo dalle cucine, è importante ricordare anche il successo della faentina d' adozione Federica Lepanto al Grande Fratello. Alla conduzione di Bake Off, come sempre, la padrona di casa Benedetta Parodi è affiancata dai due giudici, il 're del cioccolato' Ernst Knam e la lady di ferro Clelia D' Onofrio. Dopo aver assaggiato tutti i dolci, i giudici hanno scelto i venti migliori per affrontare l' ultima sfida che avverrà nella splendida cornice di Villa Annoni a Cuggiono (Mi), dove i concorrenti cercheranno di guadagnare l' ambita postazione, ma questa volta non saranno solo Ernst e Clelia ad attenderli e a giudicarli: ci sarà infatti anche un terzo giudice, novità assoluta della nuova stagione. Tra i partecipanti anche un' altra corregionale: si chiama Valentina e ha solo 16 anni. Proviene da Parma, spesso la sera cucina invece di uscire con i suoi coetanei. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 4
2 agosto 2016 Pagina 9 Corriere di Romagna (ed. RavennaImola) Infrastrutture, viabilità, trasporti «Darsena da rifare e più vigili urbani Lidi da valorizzare per il turismo» RAVENNA. Parla per un' ora il sindaco Michele De Pascale, traccia le linee programmatiche del suo mandato davanti al consiglio comunale riunito ieri, non ha un documento strutturato, parla quasi a braccio e i temi e i tempi sembrano quelli della campagna elettorale, quando in ogni occasione elencava e spiegava il programma della coalizione. Così prende forma la visione strategica di De Pascale fra priorità, obiettivi e parole chiave. Dall' opposizione i consiglieri Alberghini e Ancisi (LpRa) annunciano la volontà dell' opposizione di non partecipare al dibattito perché il testo in questione non è stato fornito in precedenza per una valutazione. Una battuta d' arresto superata dalla presidente del consiglio Molducci che propone di spostare il dibattito nella seduta di giovedì 4. Dalle parole del sindaco appaiono quindi i tanti punti del programma. Sull' urbanistica l' impegno è quello di rivedere gli strumenti e le scelte del passato seguendo la logica di una riduzione delle previsioni, privilegiando la rigenerazione e riqualificazione anche in Darsena, dove il nuovo piano non ha dato i frutti sperati. Dal 2017 viene superata l' Asp nella forma attuale e i servizi sociali rientrano in capo all' amministrazione comunale, mentre cresceranno forme di collaborazione con Cervia e Russi. In tema di ordine pubblico il sindaco promette altre 10 assunzioni di vigili urbani stagionali nel 2017 e misure sul tema della vi deosorveglianza, con un progetto che permetta interventi in tempo reale in stretto rapporto con le forze dell' ordine. Sulla sanità le vocazioni del territorio sono la cardiologia, l' ematologia, la neurologia e l' ortopedia. In tema di salute pubblica, nel 2018 verrà chiuso l' in ceneritore e il sindaco promette vigilanza sulle attività di Hera. De Pascale poi dedica particolare attenzione all' economia, dal porto, agli investimenti per le infrastrutture, fino alla chimica e al turismo. «Il turismo è una grande leva per un' occupazione di qualità per le prossime generazioni, rilanceremo il ricettivo, faremo un piano di investimento sui lidi, valorizzeremo le vocazioni specifiche dallo sport al divertimento. Non dare spazio al divertimento sulla costa romagnola è tentato suicidio. Rispettando le regole ci sarà spazio anche per il naturismo». A seguire c' è spazio per il bypass e lo spostamento delle merci dalla stazione ferroviaria, la rete viaria Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 5
2 agosto 2016 Pagina 6 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione numero legale grazie a ala Enti locali, oggi la fiducia al Senato Il governo ha posto la fiducia sul Dl enti locali che sarà votata oggi. Ieri in Senato sono state respinte tutte le questioni pregiudiziali dopo che il gruppo Ala ha garantito, con la sua presenza il numero legale non raggiunto in un' altra occasione nel corso della giornata. Il testo, che non ha subito modifiche rispetto a quello licenziato dalla Camera, sarà dunque approvato definitivamente. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 7
2 agosto 2016 Pagina 17 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Inchiesta. A spingere la spesa sono anche le caratteristiche del territorio e la struttura del personale Allarme riscossione sulla Tari A Roma i rifiuti più «cari» d' Italia Nell' ultimo anno costi in riduzione, ma rimane una differenza del 32% su Milano e del 42% su Torino Di fronte alla condizione delle strade nella Capitale e al rischio costante di emergenza sanitaria che circonda i rifiuti abbandonati lungo i marciapiedi, i numeri dei bilanci possono sembrare secondari. Sono proprio queste cifre, invece, a raccontare molti dei problemi strutturali dell' igiene urbana a Roma, e anche i tentativi faticosi di rimettere in sesto una macchina troppo spesso schiacciata da pressioni che con la qualità del servizio hanno poco a che fare. I numeri, si sa, non fanno sconti, e raccontano prima di tutto che i cittadini romani per i rifiuti spendono molto più di chi abita a Milano o Torino. Nel preventivo di quest' anno, approvato dalla gestione commissariale guidata dal prefetto Tronca, il Campidoglio ha messo a bilancio per la gestione dei rifiuti poco meno di 830 milioni di euro: per ogni abitante della Capitale fanno 288,9 euro all' anno, cioè il 32,6% in più dei costi a carico di ogni residente a Milano, mentre la differenza sale al 42,2% se il confronto viene effettuato con Torino. Nel 2015 la spesa ha iniziato a invertire la rotta, riflettendosi anche in un taglio dell' 1,5% medio inedito per la tariffa dei romani, ma la Capitale rimane da record. A spingere i costi c' è anche una struttura del personale più pesante rispetto alle "concorrenti" (nel caso di Amsa, poi, bisogna tener conto del fatto che l' azienda oltre a Milano serve altri 12 Comuni dell' hinterland), oltre ovviamente alla complessità del territorio: Roma, ricorda l' Ama nell' ultimo rendiconto, ha un' estensione di 1287 chilometri quadrati, e la somma di Milano (182kmq), Bologna (141) e Torino (130) «costituisce solo il 30% della superficie comunale» della Capitale. Oltre alle difficoltà geografiche ci sono poi quelle di contesto: è vero, come ha ricordato ieri la sindaca Raggi, che Ama «ha oltre 600 milioni di debiti», ma nel bilancio ci sono anche parecchi crediti fra i quali 408 milioni attesi dal «controllante»: il Comune. I tanti cassonetti che in queste settimane sembrano abbandonati al loro destino, ma anche la più generale situazione media dei quartieri romani, non giustificano comunque la differenza con le altre grandi città, e infatti i romani non la pagano volentieri. Il finanziamento del servizio è garantito dalla Tari, ultima metamorfosi di una tassa sui rifiuti che negli ultimi anni ha cambiato parecchie volte nome e forma, ma nella Capitale le riscossioni effettive vanno a rilento. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 8
2 agosto 2016 Pagina 17 Il Sole 24 Ore
2 agosto 2016 Pagina 32 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione L' ACCERTAMENTO DELLE RESPONSABILITÀ Solo il concorso di colpa può «tagliare» la sanzione A fronte di pene estremamente severe, e del divieto di concessione delle circostanze attenuanti diverse dalla minore età del reo (articolo 98 cp) e dal minimo contributo al verificarsi dell' incidente (articolo 114 cp) assume particolare rilevanza l' attenuante prevista dal penultimo comma degli articoli 589 bis e 590 bis, dato che comporta una diminuzione di pena fino alla metà se l' evento non è «esclusiva conseguenza dell' azione o dell' omissione del reo». I massimari della giurisprudenza sono colmi di casi in cui, accanto alla responsabilità del conducente di un veicolo per un incidente con morti o feriti, vi è stata anche quella di altri soggetti: il proprietario di una strada per l' omesso collocamento di segnali, l' amministrazione d i u n ente locale p e r l a manutenzione della strada, oppure il direttore e/o il gestore di una tratta autostradale per le condizioni pericolose della stessa, il datore di lavoro per la fornitura al dipendente d i u n veicolo aziendale potenzialmente pericoloso, il genitore per l' omesso agganciamento del figlio piccolo all' apposito seggiolino, il conducente di un altro veicolo coinvolto nell' incidente per il mancato rispetto della distanza di sicurezza o comunque per la sua condotta di guida non adeguata alle condizioni contingenti il personale di soccorso e/o sanitario che commetta un errore nelle cure ad un ferito, dopo un incidente stradale, aggravandone le condizioni o addirittura cagionandone la morte. Di qui la rilevante esigenza che, appena entrate in campo, le forze dell' ordine agiscano con estrema accuratezza per garantire alla magistratura di poter ricostruire i fatti nel modo più esaustivo possibile, evitando che sfumi la possibilità di conoscere l' esistenza di concause rilevanti nella determinazione dell' evento morte e/o lesioni: errori od omissioni commessi nella prima fase di un' indagine possono infatti notoriamente inficiare il suo esito, e/o pregiudicare irrimediabilmente la possibilità per l' imputato di approntare un' adeguata difesa sin dalla fase cautelare. L' auspicio è che le forze dell' ordine, sin dal primo accesso ai luoghi dell' incidente, si tengano in stretto contatto con il pubblico ministero, condividendo con lui l' eventuale decisione di procedere all' arresto in flagranza e trasmettendogli tutte le informazioni rilevanti sulle persone, le cose e i luoghi per decidere come cristallizzare esaustivamente la scena del delitto, mediante l' istituto del sequestro probatorio. Si tratta di attività preziosa per il successivo compimento dei rilievi tecnici che possono riguardare le testimonianze di chi ha assistito a un drammatico incidente, in cui magari ha perso la vita una persona cara sulle Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 10
2 agosto 2016 Pagina 32 Il Sole 24 Ore
2 agosto 2016 Pagina 33 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione IL PROBLEMA MULTE Dal giudice o dal prefetto: pro e contro dei due ricorsi Le modalità per contestare un verbale di infrazione al Codice della strada sono due: il ricorso al giudice di pace e al Prefetto. In entrambi i casi non è obbligatoria l' assistenza del difensore, ma le regole sono diverse. Davanti al giudice di pace il termine per impugnare la multa è di trenta giorni dalla data di notifica o dalla consegna del verbale in caso di contestazione immediata; davanti al Prefetto i giorni salgono a sessanta ma non scatta la sospensione estiva. Soltanto per il ricorso giurisdizionale, infatti, non si contano i giorni dal primo al 31 agosto. Nel caso in cui il verbale preveda anche la decurtazione dei punti della patente, può presentare ricorso non solo il proprietario del veicolo, ma anche il conducente nel caso in cui a b b i a comunicato i p r o p r i d a t i a l l ' amministrazione procedente, anche se il verbale non gli è ancora stato notificato (Tribunale di Perugia, sentenza n. 1946 del 30/06/2014). Per i giudici, il proprietario del mezzo è sempre obbligato ad annotare il nominativo delle persone alle quali presta il veicolo. In caso contrario, scatterà la sanzione prevista dall' articolo 126 bis del Codice della strada per non aver comunicato i dati del conducente. A nulla vale sostenere di avere molti collaboratori e di non ricordarsi a chi si è prestato il veicolo. L' obbligo di collaborazione che si richiede al proprietario, reale custode del bene mobile attraverso cui è stata commessa la violazione al Codice della strada, è talmente incisivo da imporgli di vigilare costantemente sull' affidamento del mezzo in modo tale da essere sempre in grado di adempiere al dovere di comunicare l' identità del conducente e, in caso contrario, di non consentirne affatto la circolazione. (Tribunale di Monza, sentenza 2206 del 22/09/2015). Se si vuole impugnare il verbale, in ogni caso non si dovrà pagare la multa, nemmeno entro i 5 giorni dalla notifica beneficiando dello sconto del 30%. Il pagamento, anche in forma ridotta, preclude infatti entrambi i ricorsi. Il ricorso al giudice di pace non è gratuito: è necessario infatti anticipare un contributo unificato di 43 euro da versare contestualmente al deposito del ricorso per i verbali che non superano il valore di 1.033 euro, occorrerà aggiungere la marca da bollo da euro 27 per i verbali di importo compreso tra 1033 a Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 12
2 agosto 2016 Pagina 33 Il Sole 24 Ore
2 agosto 2016 Pagina 35 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Pubblico impiego. I numeri della Corte dei conti sul personale degli enti territoriali Nelle Regioni meno dirigenti ma più cari Negli anni delle spending review e dei blocchi alle assunzioni le Regioni hanno ridotto il numero dei loro dirigenti, ma chi è rimasto in pista costa un po' più di prima perché si divide una fetta dei fondi accessori di chi è uscito. Nella mole di numeri messi in fila dalla Corte dei conti nella nuova relazione sul personale d e g l i enti territoriali diffusa ieri (delibera 25/2016 della sezione delle Autonomie), è questo fenomeno a mostrare con maggiore chiarezza i limiti dei freni al pubblico impiego che sull' onda dell' emergenza finanziaria hanno colpito in modo più o meno lineare la P u b b l i c a amministrazione s e n z a t r o p p o interessarsi delle conseguenze nelle singole strutture. I limiti crescenti alle facoltà assunzionali e alla dinamica dei costi del personale hanno fatto d i m a g r i r e o v u n q u e l e amministrazioni territoriali. I Comuni, che sono ovviamente i titolari degli organici più numerosi, fra 2012 e 2014 hanno visto scendere il proprio personale del 3,63%, mentre la spesa è diminuita ancora più velocemente (4,48%) perché il peso dei dirigenti, titolari delle buste paga più pesanti, è diminuito in rapporto al totale: la spesa per i vertici amministrativi, infatti, ha fatto segnare nel triennio messo sotto esame dai magistrati contabili un taglio dell' 11,94 per cento. Il personale dei Comuni, con una spesa media di 27.621 euro per ogni dipendente (contro i 34.772 euro pro capite delle Regioni) e di 84.935 euro per ogni dirigente (nelle Regioni si sfiorano i 93mila euro), si conferma quello caratterizzato dalle retribuzioni più leggere del comparto: nelle Province, invece, svetta il dato dei dirigenti, che arrivano a costare 97.806 euro a testa, ma in questo caso per conoscere il quadro definitivo occorrerà attendere i calcoli sugli effetti della riforma Delrio, che si sono dispiegati fra 2015 e 2016. Pur nella stretta generale, le regole sempre più rigide di finanza pubblica non hanno modificato le sperequazioni nella distribuzione di personale, e le distanze che rimangono enormi fra gli enti dei territori a Statuto ordinario e quelli caratterizzati dall' Autonomia speciale. © RIPRODUZIONE RISERVATA. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 14
2 agosto 2016 Pagina 36 Il Sole 24 Ore Pubblica Amministrazione Corte europea. Il consuntivo 2015 di quanto l' Italia ha dovuto pagare per chiudere i procedimenti Diritti dell' uomo, boom di indennizzi Nel 2015 sono stati versati oltre 77 milioni, contro i 5 del 2014 Oltre 77 milioni di euro. È la cifra che l' Italia ha dovuto versare nel 2015 per gli indennizzi dovuti a violazioni della Convenzione europea dei diritti dell' uomo. L' importo più alto in assoluto liquidato dal Governo per risarcire le vittime di violazioni accertate o attraverso una sentenza di condanna della Corte europea o a seguito di regolamenti amichevoli e dichiarazioni unilaterali. Segno evidente che, anche se diminuiscono le sentenze di condanna a Strasburgo, non diminuiscono le violazioni dei diritti dell' uomo, che pesano per di più come un macigno sulle casse dello Stato. La cifra monstre è messa nero su bianco nella relazione annuale sull' esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti dell' uomo nei confronti dell' Italia. presentata dal dipartimento per gli Affari giuridici e legislativi della Presidenza del Consiglio ( u f f i c i o d e l c o n t e n z i o s o ) c o n riferimento al 2015. Il costo degli indennizzi segna un balzo in avanti imponente rispetto al 2014, anno nel quale l' Italia aveva dovuto versare poco più di 5 milioni di euro. Un aggravio enorme che si legge nella relazione che viene presentata ogni anno in base alla legge 12/2006 «è il risultato dell' attuazione delle politiche di riduzione del contenzioso seriale poste in essere attraverso i piani d ' azione". In questo modo, da un lato il Governo è arrivato alla chiusura del contenzioso in via transattiva, ma dall' altro lato ha dovuto riconoscere il versamento di indennizzi. Va detto che sull' importo liquidato ha inciso anche l' esecuzione di due sentenze "pesanti": quella del 2012 (Immobiliare Podere Trieste) con la quale la Corte europea ha condannato l' Italia a versare 47 milioni di euro e quella del 2014 (Società Pratolungo Immobiliare) chiusa con un regolamento amichevole in cui l' Italia si è impegnata a corrispondere 20 milioni. In ogni caso, anche al netto di queste pronunce, la cifra, rispetto all' anno passato, resta molto alta. Per le sentenze emesse nel 2015 sono state contabilizzate 12 pronunce per un totale di 1.269.493 euro e otto decisioni pari a 2.195.910 euro. Per quanto riguarda la legge Pinto, l' Italia ha versato 131.319 euro per chiudere 14 decisioni e ottenere la cancellazione dei ricorsi dal ruolo. Come dato positivo, invece, è da segnalare l' uscita dell' Italia nel 2015 dal gruppo di testa dei dieci Stati che hanno accumulato il maggior numero di condanne nell' anno, arrivando a 24 sentenze. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 15
2 agosto 2016 Pagina 36 Il Sole 24 Ore
2 agosto 2016 Pagina 26 Italia Oggi Pubblica Amministrazione la ctr brescia sulle esenzioni fiscali Immobili rurali, annotazioni catastali decisive P e r i fabbricati rurali conta l' annotazione catastale sia per l' ici sia per l' Imu. Se è stata presentata in catasto l' autocertificazione che attesta la sussistenza dei requisiti di legge entro il 30 settembre 2012, al titolare dell' immobile rurale spetta l' esenzione Ici anche per i 5 anni precedenti. Alla stessa agevolazione hanno diritto i possessori di fabbricati strumentali censiti nella categoria D/10, perché l' inquadramento in questa categoria certifica la loro ruralità. È quanto ha stabilito la commissione tributaria regionale di Milano, sezione staccata di Brescia (67), con la sentenza n. 1014/2016. Per i giudici d' appello, l' inserimento dell' annotazione di ruralità n e g l i a t t i catastali attesta i requisiti «a decorrere dal quinto anno antecedente a quello di presentazione della domanda», se prodotta entro il 30 settembre 2012. Secondo la commissione regionale «per i fabbricati aventi funzioni produttive connesse alle attività agricole è acclarato il requisito della ruralità se censiti nella categoria D/10». Per gli immobili strumentali non accatastati nella suddetta categoria, invece, la ruralità va riconosciuta in presenza della «specifica annotazione ottenibile mediante domanda all' Agenzia del territorio». Va sottolineato che la normativa sui fabbricati rurali è piuttosto confusa. Nel corso di questi ultimi anni ci sono stati vari interventi normativi e giurisprudenziali che hanno contribuito a creare dubbi e incertezze. Da ultimo l' articolo 2, comma 5ter del dl 102/2013, in sede di conversione in legge (124/2013), ha stabilito che le domande di variazione catastale, presentate dagli interessati per ottenere l' annotazione d i ruralità degli immobili, hanno effetto retroattivo per i 5 anni antecedenti. L' efficacia di questa disposizione di interpretazione autentica può arrivare fino all' anno d' imposta 2006, considerato che i contribuenti avrebbero potuto inoltrare le prime istanze di variazione entro il 30 settembre 2011. Il decreto del ministero dell' economia e delle finanze del 26 luglio 2012 ha chiarito quali adempimenti devono porre in essere i titolari dei fabbricati interessati a ottenere l' annotazione negli atti catastali della ruralità, al fine di fruire anche per l' Imu delle agevolazioni. Per quest' ultimo tributo sono escluse dai benefici le unità immobiliari utilizzate come abitazione. © Riproduzione riservata. Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 17
2 agosto 2016 Pagina 26 Italia Oggi
2 agosto 2016 Pagina 27 Italia Oggi Pubblica Amministrazione CASSAZIONE/ Il principio è valido anche quando non c' è l' obbligo di timbrare Videoriprese antifannulloni L' utilizzo è consentito se serve a verificare una truffa La Cassazione dice stop ai fannulloni. È lecito l' uso di videoriprese per controllare l' eventuale falsificazione degli orari di entrata e di uscita dei lavoratori. Infatti, le garanzie dello Statuto dei lavoratori non si applicano quando il datore, mediante le apparecchiature, verifica un reato, in questo caso una truffa. Ma non basta: il principio è valido anche quando non sussiste l' obbligo di timbrare il cartellino o il badge ma solo il foglio presenze. È quanto sancito dalla Corte di cassazione che, con la sentenza n. 33567 del primo agosto 2016, ha respinto il ricorso di due dipendenti comunali, accusati di truffa per aver falsificato gli orari di entrata e uscita nell' ente locale. In particolare i due avevano contestato la regolarità delle telecamere apposte all' ingresso, rivendicando la violazione delle garanzie dello Statuto del contribuente. La seconda sezione penale ha però confermato l' intero impianto accusatorio spiegando che in tema di apparecchiature di controllo dalle quali derivi la possibilità di verificare a distanza l' attività dei lavoratori, le garanzie procedurali previste dall' art. 4, secondo comma, dello Statuto dei lavoratori non trovano applicazione quando si procede all' accertamento di fatti che costituiscono reato. Tali garanzie riguardano solo l' utilizzabilità delle risultanze delle apparecchiature di controllo nei rapporti interni, di diritto privato, fra datore di lavoro e lavoratore; la loro eventuale inosservanza non assume pertanto alcun rilievo nell' attività di repressione di fatti costituenti reato, al cui accertamento corrisponde sempre l' interesse pubblico alla tutela del bene penalmente protetto, anche qualora sia possibile identificare la persona offesa nel datore di lavoro. Ma non è ancora tutto. Con queste interessanti motivazioni gli Ermellini hanno inoltre precisato che in tema di allontanamento fraudolento dal luogo di lavoro, l' eventuale insussistenza per i lavoratori di un vero e proprio obbligo di vidimare il cartellino o la tessera magnetica delle presenze giornaliere non esclude che, qualora tale vidimazione sia comunque effettivamente compiuta, ma con modalità fraudolente tali da indurre in inganno il datore di lavoro, ricorrano gli estremi degli artifizi e raggiri che integrano il delitto di truffa. Infatti, non è la doverosità della vidimazione a rendere quest' ultima, se falsificata, idonea a trarre in Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 19
2 agosto 2016 Pagina 27 Italia Oggi
2 agosto 2016 Pagina 31 Italia Oggi Pubblica Amministrazione Oggi al voto il ddl sul bilancio degli enti Un unico obiettivo costituito dall' equilibrio fra entrate e s p e s e f i n a l i i n t e r m i n i d i s o l a competenza, senza vincoli sulla cassa. Inclusione del fondo pluriennale vincolato nel saldo, a regime dal 2020, ma con copertura garantita anche per il prossimo triennio. Sul piatto ci sono 600 milioni l' anno per un totale di circa 2 miliardi. Possibilità di compensazioni sul debito anche a livello nazionale, oltre che regionale. Sono le novità del disegno di legge per l' alleggerimento del pareggio di bilancio che la camera voterà oggi senza modifiche rispetto al testo già approvato dal senato il 13 luglio scorso. Uno dei nodi principali del testo riguarda il Fondo pluriennale vincolato, ossia la copertura degli investimenti già finanziati che richiedono più anni per essere portati a compimento. Attualmente, il Fpv vale ai fini del pareggio solo per il 2016. Il ddl licenziato dal governo lo inglobava nel saldo anche per gli anni 2017 e seguenti, ma nei soli limiti da definire con legge dello stato, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica. Un emendamento di Magda Zanoni (Pd), relatrice al senato, ha invece previsto che il Fpv sarà rilevante, anche se fino al 2019, entro limiti che saranno definiti in base all' andamento dei conti pubblici. Tuttavia, un accordo fra governo ed enti territoriali garantisce anche per i prossimi tre anni una copertura annuale al Fpv pari a 660 milioni all' anno. MATTEO BARBERO Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 21
2 agosto 2016 Pagina 31 Italia Oggi Pubblica Amministrazione La Corte conti passa in rassegna i dati del triennio 20122014. Dirigenti in calo Personale, gli enti risparmiano Meno dipendenti e costi, ma nei comuni molte irregolarità Regioni e d enti locali stanno facendo la loro parte nel contenimento della spesa per il personale. Dal 2012 al 2014 le regioni hanno ridotto del 4,4% (da 2,88 a 2,75 miliardi) i costi per gli stipendi del personale dirigenziale e non. E la stessa cosa hanno fatto i comuni che hanno dimezzato i direttori generali (passati d a 7 5 a 3 7 ) , r i d o t t o i segretari e l e a l t r e funzioni apicali portando la spesa complessiva a 10,54 miliardi (3,75%). Permangono tuttavia diverse criticità in materia di personale, segno di una certo disagio da parte dei municipi a muoversi nelle strettoie normative disegnate dalla legislazione degli ultimi anni. Un disagio che non conosce differenziazioni geografiche, essendo «generalizzato e diffuso su tutto il territorio nazionale» e che spazia su vari fronti: dal mancato rispetto dei limiti di spesa del personale, all' inosservanza delle regole sul contenimento del lavoro flessibile, dalla mancata ricognizione degli organici all' aggiramento delle norme sulle pari opportunità. Quando poi si passa alla contrattazione integrativa, le irregolarità non si contano più e riguardano sia la costituzione dei fondi sia l' erogazione delle risorse variabili. A certificarlo è la sezione autonomie della Corte dei conti che nella delibera n. 25 del 26 luglio ha analizzato l' andamento della consistenza numerica e dei costi del personale nelle regioni e negli enti locali, sulla base dei dati risultanti dal Sistema conoscitivo del personale (Sico), il sistema utilizzato dall' Ispettorato generale del Mef per gli ordinamenti del personale e l' analisi dei costi del lavoro pubblico, per rilevare i dati statistici del pubblico impiego. Le irregolarità dei comuni Secondo la Corte, le irregolarità contabili dei comuni hanno riguardato, in particolare, la mancata attestazione, da parte del nucleo di valutazione, della verifica della sussistenza di effettive disponibilità di bilancio create a seguito di processi di riorganizzazione. Scarsa chiarezza anche sul raggiungimento degli obiettivi di produttività e qualità che costituiscono il presupposto per l' erogazione delle risorse del fondo ai dipendenti. Come detto, le criticità si sono verificate in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Dalla Liguria alle Marche, dalla Lombardia alla Puglia, gli enti hanno reiteratamente conferito posizioni Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 22
2 agosto 2016 Pagina 31 Italia Oggi
2 agosto 2016 Pagina 34 Italia Oggi Pubblica Amministrazione gli oneri legati allo schema di piano nazionale predisposto dall' anac Pochi sconti agli ordini su anticorruzione e trasparenza Anticorruzione e trasparenza senza sconti per gli ordini professionali, chiamati ad adottare praticamente in pieno la normativa derivante dalla legge 190/2012, con pochi adattamenti legati specialmente alla dimensione ed ai rischi specifici. Lo schema di Piano nazionale anticorruzione predisposto dall' Anac, e ancora in fase di consultazione, dà atto che gli ordini sono soggetti giuridici particolari (persone giuridiche dalla doppia natura di enti pubblici non economici e di enti pubblici associativi ad appartenenza obbligatoria), ma gli «adattamenti» per rendere compatibile la disciplina anticorruzione alla loro particolare struttura di fatto li coinvolge pienamente negli adempimenti. Trasparenza. Per quanto attiene gli adempimenti sulla trasparenza, l' Anac ribadisce che essa è la misura di prevenzione della corruzione tipica e più rilevante, tale da non poter essere in alcun modo limitata. Pertanto, gli obblighi di pubblicazione previsti per legge e le ulteriori misure connesse all' esercizio delle funzioni si applicano anche agli ordini e collegi professionali. I quali, dunque, sono chiamati ad elaborare il Piano triennale per la prevenzione della corruzione, inserendo la specifica sezione finalizzata a disciplinare i flussi informativi utili per assicurare il rispetto della trasparenza e, in particolare, del dlgs 33/2013, come di recente novellato dal dlgs 97/2016. Stando così le cose è più semplice individuare gli adempimenti di trasparenza che possono essere esclusi dal raggio di interesse degli ordini. In particolare, gli ordini non sfuggono alla nuova disciplina dell' accesso civico e alle regole di pubblicità di redditi e patrimonio di organi di governo e dirigenti. Mentre, difficilmente saranno tenuti alle pubblicazioni concernenti società ed enti partecipati, contributi a terzi, appalti, pianificazione territoriale, ordinanze contingibili e urgenti, rilevazioni statistiche ed economiche, salvo limitati casi nei quali si attivino specifici procedimenti concernenti le materie elencate prima (appalti o contributi in particolare). Dunque, per gli ordini si prospetta la necessità di considerare a 360° la disciplina della trasparenza, da regolare col Piano triennale. Anticorruzione. Secondo lo schema di Piano nazionale anticorruzione elaborato dall' Anac, «gli ordini sono tenuti all' adozione di un Ptpc, Ptti, di un codice di comportamento, alla nomina di un Rpc, al Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 Continua > 24
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2 agosto 2016 Pagina 36 Italia Oggi Pubblica Amministrazione Licenziamenti disciplinari, i giudici stoppano la Madia Una sentenza della Cassazione civ. Sez. lavoro, la n. 14103 dell' 11 luglio 2016, pubblicata appena due giorni prima della entrata in vigore del decreto legislativo 20 giugno 2016, n. 116(il 13 luglio 2016) contenente modifiche all' art. 55quater del decreto legislativo n. 165/2001, in materia di licenziamento disciplinare dei dipendenti pubblici, se sarà recepita alla lettera da altri giudici o anche dai dirigenti di uffici pubblici cui compete l' onere di dare inizio ad un procedimento disciplinare, rischia di vanificare in parte gli obiettivi voluti dal legislatore che, come è noto, sono quelli di sanzionare, nei tempi più velocemente possibile, i comportamenti truffaldini da parte d e i pubblici dipendenti, i v i c o m p r e s o i l personale della scuola. Una sanzione che, nei casi elencati nell' articolo 55quater, nel testo in vigore dopo le modifiche apportate dal decreto legislativo 116/2016, inizia con la sospensione cautelare e può terminare con il licenziamento disciplinare. Il rischio che possano essere, anche se in parte, vanificati gli obiettivi del legislatore nasce dalle motivazioni con le quali i giudici della Cassazione hanno respinto un ricorso p r e s e n t a t o d a u n dipendente p u b b l i c o avverso, appunto, il licenziamento disciplinare. Ad avviso dei giudici l' irrogazione della massima sanzione disciplinare ad un dipendente pubblico può essere giustificata in presenza di un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali o dalla violazione di una disposizione di legge ma anche a condizione che tanto l' inadempimento quanto la violazione siano di tali gravità da non consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro dovendosi considerare irrimediabilmente incrinato il rapporto di fiducia. Una tesi certamente in linea con la disciplina vigente in tema di licenziamento per giusta causa o per giustificato motivo. Ma è una tesi in linea anche in presenza di alcuni dei casi( falsa attestazione della presenza in servizio o assenza dal servizio senza valida giustificazione) ai quali, per effetto di quanto dispone il decreto legislativo 116/2016, trova comunque applicazione la sanzione disciplinare del licenziamento? © Riproduzione riservata. FRANCO BASTIANINI Riproduzione autorizzata licenza Ars Promopress 20132016 26
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