Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri

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Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri
opera
Stagione teatrale 2014-2015
 TEATRO DANTE ALIGHIERI

Gaetano Donizetti

L’elisir d’amore
Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri
Fondazione Ravenna Manifestazioni
                         Comune di Ravenna
       Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
                      Regione Emilia Romagna

            Teatro di Tradizione Dante Alighieri

          Stagione d’Opera e Danza
                              2014-2015

       L’elisir d’amore
                        melodramma in due atti
                       musica di Gaetano Donizetti

                          Teatro Alighieri
                        28 febbraio, 1 marzo

con il contributo di         partner
Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri
Sommario
                                                La locandina................................................................. pag.           5

                                                Il libretto ........................................................................ pag.    6

                                                Il soggetto . ................................................................... pag.      27

                                                Che c’è da ridere nell’“Elisir d’amore”
                                                di Francesco Izzo . .................................................... pag.               29

                                                Antidoto ai veleni delle regine:
                                                il bordeaux di Dulcamara
                                                di Fulvio Stefano Lo Presti . ............................... pag.                          35

                                                La vocalità dell’Elisir d’amore
                                                di Rodolfo Celletti .................................................... pag.               41

                                                L’Elisir d’amore ritrovato:
                                                conversazione con Leo Nucci, regista
                                                di Giancarlo Landini ............................................... pag.                   45
Coordinamento editoriale
Cristina Ghirardini                             Il profumo dell’erba tagliata.
Grafica Ufficio Edizioni                        Conversazione con Stefano Ranzani
Fondazione Ravenna Manifestazioni               di Sara Dieci ................................................................. pag.        49
Si ringrazia il Teatro Municipale di Piacenza
per aver concesso il materiale editoriale.      I protagonisti .............................................................. pag.          52
Foto © Prospero Cravedi

L’editore si rende disponibile
per gli eventuali aventi diritto
sul materiale utilizzato.

Stampa Edizioni Moderna, Ravenna
Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri
L’elisir d’amore
melodramma in due atti
musica di Gaetano Donizetti
libretto di Felice Romani
Edizioni Casa Ricordi, Milano

personaggi e interpreti

Adina Maria Mudryak
Nemorino Marco Ciaponi
Belcore Andrea Vincenzo Bonsignore
Il dottor Dulcamara Daniel Giulianini
Giannetta Ludovica Gasparri
Cantanti selezionati nell’ambito del Progetto “Opera Laboratorio 2014”

direttore Stefano Ranzani
regia Leo Nucci

regista collaboratore Salvo Piro
scene Carlo Centolavigna
costumi Artemio Cabassi
disegno luci Claudio Schmid

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
maestro del coro Corrado Casati

assistente alla direzione d’orchestra Nicola Valentini
direttore musicale di palcoscenico Fabrizio Cassi
maestro al pianoforte Kayoko Ikeda
direttore di scena Luigi Barilone
maestro collaboratore di sala Kayoko Ikeda
maestro collaboratore di palcoscenico Alberto Vannucci
maestro alle luci Patrizia Bernelich
responsabile allestimenti scenici Emanuele Grilli
responsabile settore tecnico Teatro Municipale di Piacenza Michele Cremona
scene realizzate da Keiko Shiraishi, Modena presso Teatro Comunale di Modena
tele dipinte da Rinaldo Rinaldi
attrezzi contadini Museo civiltà contadina Piacenza
attrezzeria Fondazione Teatri di Piacenza, E. Rancati s.r.l. Cornaredo (MI)
costumi, calzature e parrucche Artescenica, Reggio Emilia
materiale elettrico Fondazione Teatri di Piacenza; Gemmiluci, Milano
animali in scena addestrati da Vito Salvia, Verona
Si ringrazia il Maestro Leo Nucci per l’utilizzo del Mosquito (telaio Bianchi, 1945)

nuovo allestimento
coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza e Teatro Alighieri di Ravenna

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Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri
L’elisir d’amore
                                                                           ATTO PRIMO                                             Nemorino
                                                                                                                                  			             (A lei pian piano
                                                                           Scena prima                                            vo’ accostarmi, entrar fra lor.)
       libretto di Felice Romani (da Le Philtre di Eugène Scribe)          Il teatro rappresenta l’ingresso d’una fattoria.       (Tutti attenti intorno di Adina.)
                       musica di Gaetano Donizetti                         Campagna in fondo ove scorre un ruscello,
                                                                           sulla cui riva alcune lavandaie preparano il           Adina
                                                                           bucato. In mezzo un grande albero, sotto il            (legge)
                              PERSONAGGI                                   quale riposano Giannetta, i mietitori e le                “Della crudele Isotta
                                                                           mietitrici. Adina siede in disparte leggendo.          il bel Tristano ardea,
                                                                           Nemorino l’osserva da lontano.                         né fil di speme avea
Adina, ricca e capricciosa fittaiuola                            soprano
                                                                                                                                  di possederla un dì.
Nemorino, coltivatore, giovane semplice,                                   Giannetta e Coro                                          Quando si trasse al piede
innamorato d’Adina                                               tenore      Bel conforto al mietitore,                           di saggio incantatore,
Belcore, sargente di guarnigione nel Villaggio                 baritono    quando il sol più ferve e bolle,                       che in un vasel gli diede
Il Dottor Dulcamara, medico ambulante                     basso comico     sotto un faggio, appiè d’un colle                      certo elisir d’amore,
                                                                           riposarsi e respirar!                                  per cui la bella Isotta
Giannetta, villanella                                          soprano
                                                                             Del meriggio il vivo ardor                           da lui più non fuggì.”
                                                                           tempran l’ombre e il rio corrente;
                                                                           ma d’amor la vampa ardente                             Tutti
Cori e Comparse                                                            ombra, o rio non può temprar.                            Elisir di sì perfetta,
Villani e villanelle, soldati e suonatori del reggimento, un notaro, due     Fortunato il mietitore                               di sì rara qualità,
servitori, un moro.                                                        che da lui si può guardar!                               ne sapessi la ricetta,
                                                                                                                                  conoscessi chi ti fa!
             L’azione è in un villaggio nel paese de’ Baschi.              Nemorino
                Il soggetto è imitato dal Filtro di Scribe.                (guardando Adina che legge)                            Adina
                                                                              Quanto è bella, quanto è cara!                        “Appena ei bebbe un sorso
     Gli è uno scherzo; e come tale è presentato ai cortesi Lettori.
                                                                           Più la vedo, e più mi piace...                         del magico vasello,
                              Felice Romani                                ma in quel cor non son capace                          che tosto il cor rubello
                                                                           lieve affetto d’ispirar.                               d’Isotta intenerì.
                                                                              Essa legge, studia, impara...                         Cambiata in un istante,
                                                                           non vi ha cosa ad essa ignota...                       quella beltà crudele
                                                                           io son sempre un idiota,                               fu di Tristano amante,
                                                                           io non so che sospirar...                              visse a Tristan fedele;
                                                                              Chi la mente mi rischiara?                          e quel primiero sorso
                                                                           chi m’insegna a farmi amar?                            per sempre ei benedì.”

                                                                           Adina                                                  Tutti
                                                                           (ridendo)                                                Elisir di sì perfetta,
                                                                              Benedette queste carte!                             di sì rara qualità,
                                                                           È bizzarra l’avventura.                                  ne sapessi la ricetta,
                                                                                                                                  conoscessi chi ti fa!
                                                                           Giannetta e Mietitori
                                                                           Di che ridi? fanne a parte
                                                                           di tua lepida lettura.                                 Scena seconda
                                                                                                                                  (Suona il tamburo: tutti si alzano. Giunge
                                                                           Adina                                                  Belcore guidando un drappello di soldati che
                                                                           È la storia di Tristano,                               rimangono schierati nel fondo. Si appressa ad
                                                                           è una cronaca d’amor.                                  Adina, la saluta e le presenta un mazzetto)

                                                                           Coro                                                   Belcore
                                                                           Leggi, leggi...                                          Come Paride vezzoso
                                                                                                                                  porse il pomo alla più bella,

                                    6                                                                                         7
Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri
mia diletta villanella,                Tutti                                     Tutti                                                  or sul prato, or sul ruscel:
io ti porgo questi fior.               Belcore                                   Andiam, andiam.                                           ti dirà che è in lei natura
  Ma di lui più glorïoso,                Più tempo invan non perdere:            (Partono Belcore, Giannetta e il coro)                 l’esser mobile e infedel.
più di lui felice io sono,             volano i giorni e l’ore;
poiché in premio del mio dono          in guerra ed in amore                                                                            Nemorino
ne riporto il tuo bel cor.             è fallo l’indugiar.                       Scena terza                                             Dunque io deggio?...
                                         Al vincitore arrenditi;                 (Nemorino e Adina)
Adina                                  da me non puoi scappar.                                                                          Adina
(alle donne)                                                                     Nemorino                                               				                    All’amor mio
  (È modesto il signorino!)            Adina                                     			               Una parola, o Adina.                 rinunziar, fuggir da me.
                                         Vedete di quest’uomini,
Giannetta e Coro                       vedete un po’ la boria!                   Adina                                                  Nemorino
(Sì davvero.)                          Già cantano vittoria                      L’usata seccatura!                                      Cara Adina!... non poss’io.
                                       innanzi di pugnar.                        I soliti sospir! Faresti meglio
Nemorino                                 Non è, non è sì facile                  a recarti in città presso tuo zio                      Adina
			          (Oh! mio dispetto!)       Adina a conquistar.                       che si dice malato, e gravemente.                      Tu nol puoi? perché?

Belcore                                Nemorino                                  Nemorino                                               Nemorino
Veggo chiaro in quel visino              (Un po’ del suo coraggio                Il suo mal non è niente – appresso al mio.             				                   Perché!
ch’io fo breccia nel tuo petto.        Amor mi desse almeno!                     Partirmi non poss’io...
                                                                                                                                          Chiedi al rio perché gemente
Non è cosa sorprendente;               Direi siccome io peno,                    Mille volte il tentai...
                                                                                                                                        dalla balza ov’ebbe vita,
son galante, son sergente;             pietà potrei trovar.
                                                                                                                                        corre al mar che a sé l’invita,
non v’ha bella che resista               Ma sono troppo timido,                  Adina
                                                                                                                                        e nel mar sen va a morir:
alla vista d’un cimiero;               ma non poss’io parlar.)                   				                 Ma s’egli more,
                                                                                                                                          ti dirà che lo trascina
cede a Marte, Iddio guerriero,                                                   e lascia erede un altro?...
                                                                                                                                        un poter che non sa dir.
fin la madre dell’Amor.                Giannetta e Coro
                                         (Davver, saria da ridere                Nemorino
                                                                                                                                        Adina
Adina                                  se Adina ci cascasse,                     				                      E che m’importa?...
                                                                                                                                         Dunque vuoi?...
(È modesto!)                           se tutti vendicasse
                                       codesto militar!                          Adina
                                                                                                                                        Nemorino
Giannetta e Coro                         Sì, sì; ma è volpe vecchia;             Morrai di fame, e senza appoggio alcuno...
                                                                                                                                        				            Morir com’esso,
			         (Sì davvero.)              e a lei non si può far.)
                                                                                                                                        ma morir seguendo te.
                                                                                 Nemorino
Nemorino                               Belcore                                   O di fame o d’amor... per me è tutt’uno.
                                                                                                                                        Adina
(Essa ride... oh! mio dolor!)          Intanto, o mia ragazza,
                                                                                                                                         Ama altrove: è a te concesso.
                                       occuperò la piazza. Alcuni istanti        Adina
Belcore                                concedi a’ miei guerrieri                 Odimi. Tu sei buono,
                                                                                                                                        Nemorino
  Or se m’ami, com’io t’amo,           al coperto posar.                         modesto sei, né al par di quel sergente
                                                                                                                                        Ah! possibile non è.
che più tardi a render l’armi?                                                   ti credi certo d’ispirarmi affetto;
Idol mio, capitoliamo:                 Adina                                     così ti parlo schietto,
                                                                                                                                        A due
in qual dì vuoi tu sposarmi?           			                Ben volentieri.        e ti dico che invano amor tu speri,
                                                                                                                                        Adina
                                       Mi chiamo fortunata                       che capricciosa io sono, e non v’ha brama
                                                                                                                                          Per guarir da tal pazzia,
Adina                                  di potervi offerir una bottiglia.         che in me tosto non muoia appena è desta.
                                                                                                                                        ché è pazzia l’amor costante,
Signorino, io non ho fretta:
                                                                                                                                        dèi seguir l’usanza mia,
un tantin pensar ci vo’.               Belcore                                   Nemorino
                                                                                                                                        ogni dì cambiar d’amante.
                                       Obbligato. (Io son già della famiglia.)   Oh! Adina!... e perché mai?...
                                                                                                                                        Come chiodo scaccia chiodo,
Nemorino
                                                                                                                                        così amor discaccia amor.
  (Me infelice! s’ella accetta,        Adina                                     Adina
                                                                                                                                          In tal guisa io rido e godo,
disperato io morirò.)                  Voi ripigliar potete                      				                            Bella richiesta!
                                                                                                                                        in tal guisa ho sciolto il cor.
                                       gl’interrotti lavori. Il sol declina.
                                                                                   Chiedi all’aura lusinghiera
                                                                                 perché vola senza posa                                 Nemorino
                                                                                 or sul giglio, or sulla rosa,                           Ah! te sola io vedo, io sento,

                                   8                                                                                                9
Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri
giorno e notte, in ogni oggetto:                         che al par di me sappiate                        per poco io ve lo do.                    Dulcamara
d’obbliarti invano io tento,                             ch’io sono quel gran medico,                       L’ho portato per la posta              				                 Sorprendenti.
il tuo viso ho sculto in petto...                        dottore enciclopedico                            da lontano mille miglia.                 La mia saccoccia è di Pandora il vaso.
Col cambiarsi qual tu fai,                               chiamato Dulcamara,                              Mi direte: quanto costa?
può cambiarsi ogn’altro amor.                            la cui virtù preclara                            Quanto vale la bottiglia?                Nemorino
    Ma non può, non può giammai                          e i portenti infiniti                            Cento scudi?... trenta?... venti?        Avreste voi... per caso...
il primiero uscir dal cor.                               son noti in tutto il mondo... e in altri siti.   No... nessuno si sgomenti.               la bevanda amorosa
(Partono)                                                   Benefattor degli uomini,                      Per provarvi il mio contento             della regina Isotta?
                                                         riparator de’ mali,                              di sì amico accoglimento,
                                                         in pochi giorni io sgombero,                     io vi voglio, o buona gente,             Dulcamara
Scena quarta                                             io spazzo gli spedali,                           uno scudo regalar.                       				                 Ah!... che?... che cosa?
Piazza nel villaggio. Osteria della Pernice da un        e la salute a vendere
lato.                                                    per tutto il mondo io vo.                        Coro                                     Nemorino
(Paesani che vanno e che vengono occupati in                Compratela, compratela,                         Uno scudo! veramente?                     Voglio dire... lo stupendo
varie faccende. Odesi un suono di tromba:                per poco io ve la do.                            Più brav’uom non si può dar.             elisir che desta amore...
escono dalle case le donne con curiosità:                   È questo l’odontalgico
vengono quindi gli uomini, ecc., ecc.)                   mirabile liquore,                                Dulcamara                                Dulcamara
                                                         dei topi e delle cimici                             Ecco qua: così stupendo,              Ah! sì, sì, capisco, intendo.
Donne                                                    possente distruttore,                            sì balsamico elisire                     Io ne son distillatore.
 Che vuol dire cotesta sonata?                           i cui certificati                                tutta Europa sa ch’io vendo
                                                         autentici, bollati                               niente men di nove lire:                 Nemorino
Uomini                                                   toccar, vedere e leggere                         ma siccome è pur palese                  E fia vero?
La gran nuova! venite a vedere.                          a ciaschedun farò.                               ch’io son nato nel paese,
                                                            Per questo mio specifico,                     per tre lire a voi lo cedo,              Dulcamara
Donne                                                    simpatico, prolifico,                            sol tre lire a voi richiedo;             			      Se ne fa
Cos’è stato?                                             un uom, settuagenario                            così chiaro è come il sole,              gran consumo in questa età.
                                                         e valetudinario,                                 che a ciascuno che lo vuole
Uomini                                                   nonno di dieci bamboli                           uno scudo bello e netto                  Nemorino
			          In carrozza dorata                          ancora diventò.                                  in saccoccia io faccio entrar.            Oh! fortuna!... e ne vendete?
è arrivato un signor forestiere.                            Per questo Tocca e sana                          Ah! di patria il caldo affetto
Se vedeste che nobil sembiante!                          in breve settimana                               gran miracoli può far.                   Dulcamara
Che vestito! che treno brillante!                        più d’un afflitta vedova                                                                  Ogni giorno, a tutto il mondo.
                                                         di piangere cessò.                               Coro
Tutti                                                       O voi, matrone rigide,                          È verissimo: porgete.                  Nemorino
Certo, certo egli è un gran personaggio...               ringiovanir bramate?                             Oh! il brav’uom, dottor, che siete!      E qual prezzo ne volete?
un barone, un marchese in vïaggio...                     Le vostre rughe incomode                         Noi ci abbiam del vostro arrivo
qualche grande che corre la posta...                     con esso cancellate.                             lungamente a ricordar.                   Dulcamara
forse un duca... fors’anche di più.                      Volete voi donzelle                                                                       Poco... assai... cioè... secondo...
  Osservate... si avanza... si accosta:                  ben liscia aver la pelle?
giù i berretti, i cappelli giù, giù.                     Voi giovani galanti                              Scena sesta                              Nemorino
                                                         per sempre avere amanti?                         (Nemorino e detti)                       Un zecchin... null’altro ho qua...
                                                         Comprate il mio specifico,
Scena quinta                                             per poco io ve lo do.                            Nemorino                                 Dulcamara
(Il dottore Dulcamara sopra un carro dorato, in             Ei move i paralitici,                         (Ardir. Ha forse il cielo                È la somma che ci va.
piedi, avendo in mano delle carte e delle                spedisce gli apopletici,                         mandato espressamente per mio bene
bottiglie. Dietro ad esso un servitore che suona         gli asmatici, gli asfitici,                      quest’uom miracoloso nel villaggio.      Nemorino
la tromba. Tutti i paesani lo circondano)                gl’isterici, i diabetici,                        Della scïenza sua voglio far saggio.)     Ah! prendetelo, dottore.
                                                         guarisce timpanitidi,                            Dottore... perdonate...
Dulcamara                                                e scrofole e rachitidi,                          È ver che possediate                     Dulcamara
Udite, udite, o rustici;                                 e fino il mal di fegato,                         segreti portentosi?...                   Ecco il magico liquore.
attenti, non fiatate.                                    che in moda diventò.
Io già suppongo e immagino                                  Comprate il mio specifico,

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Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri
Nemorino                                    non ve n’è, non se ne dà.)                           Me l’annunzia la gioia e l’appetito                     pesar le sentirà.)
Obbligato, ah sì, obbligato!                  Giovinotto! ehi! ehi!                              che in me si risvegliò tutto in un tratto.
Son felice, son rinato.                                                                          (Siede sulla panca dell’osteria: si cava di             Nemorino
Elisir di tal bontà,                        Nemorino                                             saccoccia pane e frutti, e mangia cantando a             La rà, la rà...
benedetto chi ti fa!                        				                     Signore!                    gola piena)
                                                                                                 La rà, la rà, la rà.                                    Adina
Dulcamara                                   Dulcamara                                                                                                    (avvicinandosi a lui)
  (Nel paese che ho girato                  Sovra ciò... silenzio... sai?                                                                                			             Bravissimo!
più d’un gonzo ho ritrovato,                Oggidì spacciar l’amore                              Scena ottava                                            La lezïon ti giova.
ma un eguale in verità                      è un affar geloso assai:                             (Adina e detto)
non ve n’è, non se ne dà.)                  impacciar se ne potria                                                                                       Nemorino
                                            un tantin l’Autorità.                                Adina                                                   È ver: la metto in opera
Nemorino                                                                                         			              Chi è quel matto?                      così, per una prova.
  Ehi!... dottore... un momentino...        Nemorino                                             Traveggo, o è Nemorino?
in qual modo usar si puote?                   Ve ne do la fede mia:                              Così allegro! e perché?                                 Adina
                                            neanche un’anima il saprà.                                                                                   Dunque il soffrir primiero?...
Dulcamara                                                                                        Nemorino
Con riguardo, pian pianino                  A due                                                				                     (Diamine! è dessa...           Nemorino
la bottiglia un po’ si scote...             Dulcamara                                            (Si alza per correre a lei, ma si arresta e siede di    Dimenticarlo io spero.
Poi si stura... ma si bada...                 Va’, mortale avventurato;                          nuovo)
che il vapor non se ne vada.                un tesoro io t’ho donato:                            Ma no... non ci appressiam. De’ miei sospiri            Adina
Quindi al labbro lo avvicini,               tutto il sesso femminino                             non si stanchi per or. Tant’è... domani                 Dunque l’antico foco?...
e lo bevi a centellini,                     te doman sospirerà.                                  adorar mi dovrà quel cor spietato.)
e l’effetto sorprendente                      (Ma doman di buon mattino                                                                                  Nemorino
non ne tardi a conseguir.                   ben lontan sarò di qua.)                             Adina                                                   Si estinguerà fra poco.
                                                                                                 (Non mi guarda neppur! com’è cambiato!)                 Ancora un giorno solo,
Nemorino                                    Nemorino                                                                                                     e il core guarirà.
 Sul momento?                                 Ah! dottor, vi do parola                           Nemorino
                                            ch’io berrò per una sola:                              La rà, la rà, la lera!                                Adina
Dulcamara                                   né per altra, e sia pur bella,                       La rà, la rà, la rà...                                   Davver? me ne consolo...
			              A dire il vero,            né una stilla avanzerà.                                                                                      ma pure... si vedrà.
necessario è un giorno intero.                (Veramente amica stella                            Adina
(Tanto tempo è sufficiente                  ha costui condotto qua.)                                (Non so se è finta o vera                            A due
per cavarmela e fuggir.)                    (Dulcamara entra nell’osteria)                       la sua giocondità.)                                     Nemorino
                                                                                                                                                           (Esulti pur la barbara
Nemorino                                                                                         Nemorino                                                per poco alle mie pene!
 E il sapore?...                            Scena settima                                         (Finora amor non sente.)                               domani avranno termine,
                                                                                                                                                         domani mi amerà.)
Dulcamara                                   Nemorino                                             Adina
			             Egli è eccellente...        (solo)                                               (Vuol far l’indifferente.)                              Adina
(È Bordò, non elisir.)                      Caro elisir! sei mio!                                                                                          Spezzar vorria lo stolido,
                                            Sì, tutto mio... Com’esser dee possente              A due                                                   gettar le sue catene;
Nemorino                                    la tua virtù se, non bevuto ancora,                  Nemorino                                                ma gravi più del solito
  Obbligato, ah sì, obbligato!              di tanta gioia già mi colmi il petto!                (Esulti pur la barbara                                  pesar le sentirà.)
Son felice, son rinato.                     Ma perché mai l’effetto                              per poco alle mie pene!
Elisir di tal bontà,                        non ne poss’io vedere                                Domani avranno termine,
benedetto chi ti fa!                        prima che un giorno inter non sia trascorso?         domani mi amerà.)                                       Scena nona
                                            Bevasi. – Oh! buono! – Oh! caro! – un altro sorso.                                                           (Belcore di dentro, indi in iscena, e detti)
Dulcamara                                   Oh, qual di vena in vena                             Adina
  (Nel paese che ho girato                  dolce calor mi scorre!... ah! forse anch’essa...       (Spezzar vorria lo stolido,                           Belcore
più d’un gonzo ho ritrovato,                forse la fiamma istessa                              gettar le sue catene;                                   (cantando)
ma un eguale in verità                      incomincia a sentir... Certo la sente...             ma gravi più del solito                                   Tran tran, tran tran, tran tran.

                                       12                                                                                                               13
Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri
In guerra ed in amore              Adina                                             Cori                                             Adina
l’assedio annoia e stanca.         (guardando Nemorino)                              Partire!.. e quando?                             				                  E perché no?..
                                   			        Fra sei dì.
Adina                                                                                Belcore                                          Nemorino
(A tempo vien Belcore.)            Belcore                                           				                    Doman mattina.            Aspetta almeno fin domattina.
                                    Oh! gioia! son contento.
Nemorino                                                                             Cori                                             Belcore
(È qua quel seccator.)             Nemorino                                          O ciel, sì presto!                               E tu che c’entri? Vediamo un po’.
                                   (ridendo)
Belcore                            Ah! ah! va ben così.                              Nemorino                                         Tutti
(uscendo)                                                                            			                  (Afflitta è Adina.)         Nemorino
  Io vado all’arma bianca          A tre                                                                                                Adina, credimi, te ne scongiuro
in guerra ed in amor.              Belcore                                           Belcore                                          Non puoi sposarlo... te ne assicuro...
                                     (Che cosa trova a ridere                        Espresso è l’ordine – che dir non so.            aspetta ancora... un giorno appena...
Adina                              cotesto scimunito?                                                                                 un breve giorno... io so perché.
   Ebben, gentil sergente,         Or or lo piglio a scoppole                        Cori                                               Domani, o cara, ne avresti pena,
la piazza vi è piaciuta?           se non va via di qua.)                             Maledettissima combinazione!                    te ne dorresti al par di me.
                                                                                     Cambiar sì spesso di guarnigione!
Belcore                            Adina                                             Dover le/gli amanti abbandonar!                  Belcore
Difesa è bravamente                   (E può si lieto ed ilare                                                                          Il ciel ringrazia, o babbuino,
e invano ell’è battuta.            sentir che mi marito!                             Belcore                                          che matto, o preso tu sei dal vino!
                                   Non posso più nascondere                          Espresso è l’ordine – non so che far.            Ti avrei strozzato, ridotto in brani,
Adina                              la rabbia che mi fa.)                             (Ad Adina)                                       se in questo istante tu fossi in te.
E non vi dice il core                                                                  Carina, udisti? domani addio!                    In fin ch’io tengo a fren le mani,
che presto cederà?                 Nemorino                                          Almen ricordati dell’amor mio.                   va’ via, buffone, ti ascondi a me.
                                     (Gradasso! ei già s’immagina
Belcore                            toccar il ciel col dito:                          Nemorino                                         Adina
 Ah! lo volesse amore!             ma tesa è già la trappola,                        (Sì, sì, domani ne udrai la nova.)                  Lo compatite, egli è un ragazzo:
                                   doman se ne avvedrà.)                                                                              un malaccorto, un mezzo pazzo:
Adina                                                                                Adina                                            si è fitto in capo ch’io debba amarlo,
Vedrete che vorrà.                                                                   Di mia costanza ti darò prova:                   perch’ei delira d’amor per me.
                                   Scena decima                                      la mia promessa rammenterò.                         (Vo’ vendicarmi, vo’ tormentarlo,
Belcore                            (Suono di tamburo: esce Giannetta con le                                                           vo’ che pentito mi cada al piè.)
Quando? saria possibile!           contadine, indi accorrono i soldati di Belcore)   Nemorino
                                                                                     (Sì, sì, domani te lo dirò.)                     Giannetta
Nemorino                           Giannetta                                                                                          Vedete un poco quel semplicione!
(A mio dispetto io tremo.)           Signor sergente, signor sergente,               Belcore
                                   di voi richiede la vostra gente.                    Se a mantenerla tu sei disposta,               Cori
Belcore                                                                              ché non anticipi? che mai ti costa?              Ha pur la strana presunzïone:
Favella, o mio bell’angelo;        Belcore                                           Fin da quest’oggi non puoi sposarmi?             ei pensa farla ad un sergente,
quando ci sposeremo?               Son qua: che è stato? perché tal fretta?                                                           a un uom di mondo, cui par non è.
                                                                                     Nemorino                                            Oh sì, perbacco, è veramente
Adina                              Soldati                                           (Fin da quest’oggi!)                             la bella Adina boccon per te!
Prestissimo.                       Son due minuti che una staffetta
                                   non so qual ordine per voi recò.                  Adina                                            Adina
Nemorino                                                                             (osservando Nemorino)                            (con risoluzione)
		       (Che sento!)              Belcore                                           				                (Si turba, parmi.)              Andiamo, Belcore,
                                   (leggendo)                                        Ebben, quest’oggi...                             si avverta il notaro.
Belcore                               Il capitano... ah! ah! va bene.
Ma quando?                         Su, camerati: partir conviene.                    Nemorino                                         Nemorino
                                                                                     				                     Quest’oggi! o Adina!    (smanioso)
                                                                                                                                      Dottore! dottore...
                                                                                     Quest’oggi, dici?...

                              14                                                                                                     15
Opera - L'elisir d'amore Gaetano Donizetti - Teatro Alighieri
soccorso! riparo!                                       ATTO SECONDO                                         La Nina gondoliera,
                                                                                                             e il senator Tredenti.
Giannetta e Cori                                        Scena prima                                          Barcaruola a due voci. – Attenti.
È matto davvero.                                        Interno della fattoria d’Adina.
                                                        (Da un lato tavola apparecchiata a cui sono          Tutti
Adina                                                   seduti Adina, Belcore, Dulcamara e                   					                               Attenti.
(Me l’hai da pagar.)                                    Giannetta. Gli abitanti del villaggio in piedi
  A lieto convito,                                      bevendo e cantando. Di contro i suonatori            Strofa I
amici, v’invito.                                        del reggimento, montati sopra una specie
                                                        d’orchestra, suonando le trombe)                     Dulcamara
Belcore                                                                                                        “Io son ricco, e tu sei bella,
Giannetta, ragazze,                                     Coro                                                 io ducati, e vezzi hai tu:
vi aspetto a ballar.                                       Cantiamo, facciam brindisi                          perché a me sarai rubella?
                                                        a sposi così amabili.                                Nina mia, che vuoi di più?”
Giannetta e Cori                                        Per lor sian lunghi e stabili
  Un ballo! un banchetto!                               i giorni del piacer.                                 Adina
Chi può ricusar?                                                                                               “Quale onore! – Un senatore
                                                        Belcore                                              me d’amore – supplicar!
Tutti                                                      Per me l’amore e il vino                          Ma, modesta gondoliera,
Adina, Belcore, Giannetta e Cori                        due numi ognor saranno.                              un par mio mi vuo’ sposar.»
  Fra lieti concenti – gioconda brigata,                Compensan d’ogni affanno
vogliamo contenti – passar la giornata:                 la donna ed il bicchier.                             A due
presente alla festa – amore verrà.                                                                           Dulcamara
  (Ei perde la testa:                                   Adina                                                  “Idol mio, non più rigor.
da rider mi fa.)                                         (Ci fosse Nemorino!                                 Fa’ felice un senator.”
                                                        Me lo vorrei goder.)
Nemorino                                                                                                     Adina
  Mi sprezza il sergente – mi burla l’ingrata,          Coro                                                   “Eccellenza! troppo onor.
zimbello alla gente – mi fa la spietata.                   Cantiamo, facciam brindisi                        Io non merto un senator.”
L’oppresso mio core – più speme non ha.                 a sposi così amabili.
  Dottore! dottore!                                     Per lor sian lunghi e stabili                        Strofa II
soccorso! pietà.                                        i giorni del piacer.
                                                                                                             Dulcamara
(Adina dà la mano a Belcore e si avvia con esso.
                                                        Dulcamara                                              “Adorata barcaruola,
Raddoppiano le smanie di Nemorino; gli
                                                          Poiché cantar vi alletta,                          prendi l’oro e lascia amor.
astanti lo dileggiano)
                                                        uditemi, signori.                                      Lieve è questo, – e lieve vola;
                                                        Ho qua una canzonetta,                               pesa quello, e resta ognor.”
                                                        di fresco data fuori,
                                                        vivace, grazïosa,                                    Adina
                                                        che gusto vi può dar;                                   “Quale onore! – Un senatore
                                                          purché la bella sposa                              me d’amore – supplicar!
                                                        mi voglia secondar.                                     Ma Zanetto – è giovinetto;
                                                                                                             ei mi piace, e il vo’ sposar.”
                                                        Tutti
                                                          Sì, sì, l’avremo cara:                             A due
                                                        dev’esser cosa rara,                                 Dulcamara
                                                        se il grande Dulcamara                               “Idol mio, non più rigor.
                                                        è giunta a contentar.                                Fa’ felice un senator.”

                                                        Dulcamara                                            Adina
                                                        (cava di saccoccia alcuni librettini, e ne dà uno    “Eccellenza! troppo onor.
                                                        ad Adina)                                            Io non merto un senator.”

                                                   16                                                       17
Tutti                                                  Scena seconda                                   Dulcamara                                          Belcore
   Bravo, bravo Dulcamara!                             (Dulcamara, indi Nemorino)                      Ben volentier. Mi piace                            			             E ben sonanti.
La canzone è cosa rara.                                                                                giovare a’ bisognosi. – Hai tu danaro?
Sceglier meglio non può certo                          Dulcamara                                                                                          Nemorino
il più esperto – cantator.                             Le feste nuzïali,                               Nemorino                                           Quando? adesso?
                                                       son piacevoli assai; ma quel che in esse        Ah! non ne ho più.
Dulcamara                                              mi dà maggior diletto                                                                              Belcore
  Il dottore Dulcamara                                 è l’amabile vista del banchetto.                Dulcamara                                          				                Sul momento.
in ogni arte è professor.                                                                              				               Mio caro,
(Si presenta un notaro)                                Nemorino                                        la cosa cambia aspetto. A me verrai                Nemorino
                                                       (sopra pensiero)                                subito che ne avrai. – Vieni a trovarmi            (Che far deggio?)
Belcore                                                Ho veduto il notaro:                            qui presso, alla Pernice.
Silenzio!                                              sì, l’ho veduto... non v’ha più speranza,       Ci hai tempo un quarto d’ora.                      Belcore
(Tutti si fermano)                                     Nemorino, per te; spezzato ho il core.          (Parte)                                            				               E coi contanti,
			        È qua il notaro,                                                                                                                               gloria e onore al reggimento.
che viene a compier l’atto                             Dulcamara
di mia felicità.                                       (cantando fra i denti)                          Scena terza                                        Nemorino
                                                         “Idol mio, non più rigor;                     (Nemorino, indi Belcore)                           Ah! non è l’ambizïone,
Tutti                                                  fa’ felice un senator.”                                                                            che seduce questo cor.
			           Sia il ben venuto!                                                                       Nemorino
                                                       Nemorino                                        (si getta sopra una panca)                         Belcore
Dulcamara                                              				                   Voi qui, dottore!        					                          Oh! me infelice!      Se è l’amore, in guarnigione
T’abbraccio e ti saluto,                                                                                                                                  non ti può mancar l’amor.
o medico d’amor, spezial d’Imene!                      Dulcamara                                       Belcore
                                                       Sì, m’han voluto a pranzo                       La donna è un’animale                              A due
Adina                                                  questi amabili sposi, e mi diverto              stravagante davvero. Adina m’ama,                  Nemorino
(Giunto è il notaro, e Nemorin non viene!)             con questi avanzi.                              di sposarmi è contenta, e differire                   (Ai perigli della guerra
                                                                                                       pur vuol fino a stasera!                           io so ben che esposto sono,
Belcore                                                Nemorino                                                                                           che doman la patria terra,
Andiam, mia bella Venere...                            				               Ed io son disperato,         Nemorino                                           zio, congiunti, ahimè, abbandono...
Ma in quelle luci tenere                               fuori di me son io. Dottore, ho d’uopo          				                    (Ecco il rivale!           Ma so pur che, fuor di questa,
qual veggo nuvoletto?                                  d’essere amato... prima di domani...            Mi spezzerei la testa di mia mano.)                altra strada a me non resta
                                                       adesso... su due piè.                           (Si straccia i capelli)                            per poter del cor d’Adina
Adina                                                                                                                                                     un sol giorno trïonfar.
				                   Non è niente.                   Dulcamara                                       Belcore                                               Ah! chi un giorno ottiene Adina...
(S’egli non è presente                                 (s’alza)                                        (Ebbene – che cos’ha questo baggiano?)             fin la vita può lasciar.)
compita non mi par la mia vendetta.)                   				                     (Cospetto, è matto!)   Ehi, ehi, quel giovinotto!
                                                       Recipe l’elisir, e il colpo è fatto.            Cos’hai che ti disperi?                            Belcore
Belcore                                                                                                                                                     Del tamburo al suon vivace,
Andiamo a segnar l’atto: il tempo affretta.            Nemorino                                        Nemorino                                           tra le file e le bandiere,
                                                       E veramente amato                               				                  Io mi dispero...             aggirarsi amor si piace
Tutti                                                  sarò da lei?...                                 perché non ho denaro... e non so come,             con le vispe vivandiere:
   Cantiamo ancora un brindisi                                                                         non so dove trovarne.                              sempre lieto, sempre gaio
a sposi così amabili:                                  Dulcamara                                                                                          ha di belle un centinaio,
per lor sian lunghi e stabili                          			             Da tutte: io tel prometto.      Belcore                                            di costanza non s’annoia,
i giorni del piacer.                                   Se anticipar l’effetto                          				                      Eh! scimunito!           non si perde a sospirar.
                                                       dell’elisir tu vuoi, bevine tosto               Se danari non hai,                                   Credi a me: la vera gioia
(Partono tutti: Dulcamara ritorna indietro e si
                                                       un’altra dose. (Io parto fra mezz’ora.)         fatti soldato... e venti scudi avrai.              accompagna il militar.
rimette a tavola)
                                                       Nemorino                                        Nemorino                                           Nemorino
                                                       Caro dottor, una bottiglia ancora.               Venti scudi!                                       Venti scudi!

                                                  18                                                                                                     19
Belcore                                      Giannetta                                          Coro                                               Dulcamara
			           Su due piedi.                  			              Probabilissimo.                      (È ognor negletto ed umile:                     			          E il deggio credere!
                                                                                                la cosa ancor non sa.)                             (Alle paesane)
Nemorino                                     Coro                                                                                                  Vi piace?
Ebben, vada. Li prepara.                     Ma come mai? – ma d’onde il sai?                   Nemorino
                                             Chi te lo disse? chi è? dov’è?                     Andiam.                                            Giannetta e Coro
Belcore                                                                                         (Per uscire)                                       			       Oh sì, davvero.
Ma la carta che tu vedi                      Giannetta                                                                                             È un giovane che merita
pria di tutto dèi segnar.                      Non fate strepito: parlate piano:                Giannetta e Coro                                   da noi riguardo e onor!
  Qua una croce.                             non anco spargere si può l’arcano:                 (arrestandolo e inchinandolo)
                                             è noto solo – al merciaiuolo,                      		      Serva umilissima.                          Tutti
Nemorino                                     che in confidenza l’ha detto a me.                                                                    Dulcamara
(segna rapidamente e prende la borsa)                                                           Nemorino                                              (Io cado dalle nuvole,
			                (Dulcamara                Coro                                               Giannetta!                                         il caso è strano e novo;
volo tosto a ricercar.)                        Il merciaiuolo! l’ha detto a te!                                                                    sarei d’un filtro magico
                                             Sarà verissimo... oh! bella affé!                  Coro                                               davvero possessor!)
A due                                                                                           (l’una dopo l’altra)
Belcore                                      Giannetta                                          			        A voi m’inchino.                        Nemorino
  Qua la mano, giovinotto,                     Sappiate dunque che l’altro dì                                                                         (Non ho parole a esprimere
dell’acquisto mi consolo:                    di Nemorino lo zio morì,                           Nemorino                                           il giubilo ch’io provo;
in complesso, sopra e sotto                  che al giovinotto lasciato egli ha                 (fra sé, meravigliato)                             se tutte, tutte m’amano,
tu mi sembri un buon figliuolo,              cospicua, immensa eredità...                       (Cos’han coteste giovani?)                         dev’ella amarmi ancor.)
sarai presto caporale,                       Ma zitte... piano... per carità.
se me prendi ad esemplar.                    Non deve dirsi.                                    Giannetta e Coro                                   Adina
  (Ho ingaggiato il mio rivale:                                                                 Caro quel Nemorino!                                   (Credea trovarlo a piangere,
anche questa è da contar.)                   Coro                                               Davvero ch’egli è amabile;                         e in gioco e in feste il trovo;
                                             			             Non si dirà.                       ha l’aria da signor.                               ah! non saria possibile,
Nemorino                                                                                                                                           se a me pensasse ancor!)
  Ah! non sai chi m’ha ridotto               Tutte                                              Nemorino
a tal passo, a tal partito:                     Or Nemorino è milionario...                       (Capisco: è questa l’opera                       Giannetta e Coro
tu non sai qual cor sta sotto                è l’Epulone del circondario...                     del magico liquor.)                                  (Oh! il vago, il caro giovane!
a quest’umile vestito;                       un uom di vaglia, un buon partito...                                                                  Da lui più non mi movo:
quel che a me tal somma vale                 Felice quella cui fia marito!                                                                         vo’ fare l’impossibile
non potresti immaginar.                      Ma zitte... piano... per carità                    Scena sesta                                        per inspirargli amor.)
  (Ah! non v’ha tesoro eguale,               non deve dirsi, non si dirà.                       (Adina e Dulcamara escono da varie parti e si
se riesce a farmi amar.)                                                                        fermano in disparte meravigliati a veder           Giannetta
                                             (Veggono Nemorino che si avvicina, e si ritirano
(Partono)                                                                                       Nemorino corteggiato dalle villanelle; e detti)    (a Nemorino)
                                             in disparte curiosamente osservandolo)
                                                                                                                                                     Qui presso all’ombra aperto è il ballo.
                                                                                                Adina e Dulcamara                                  Voi pur verrete?
Scena quarta                                                                                     Che vedo?
                                             Scena quinta
Rustico cortile aperto nel fondo.                                                                                                                  Nemorino
                                             (Nemorino e dette)
(Giannetta e paesane)                                                                           Nemorino                                           			              Oh! senza fallo.
                                                                                                (vedendo Dulcamara)
                                             Nemorino
Coro                                                                                            			           Ah! ah! è bellissima!                Giannetta e Coro
                                                Dell’elisir mirabile
 Saria possibile?                                                                               Dottor, diceste il vero.                           E ballerete?
                                             bevuto ho in abbondanza,
                                                                                                Già per virtù simpatica
                                             e mi promette il medico
Giannetta                                                                                       toccato ho a tutte il cor.                         Giannetta
                                             cortese ogni beltà.
				               Possibilissimo.                                                                                                                 			       Con me.
                                                In me maggior del solito
                                                                                                Adina
                                             rinata è la speranza,
Coro                                                                                             Che sento?                                        Coro
                                             l’effetto di quel farmaco
Non è probabile.                                                                                                                                   				                 Con me.
                                             già, già sentir si fa.

                                        20                                                                                                        21
Giannetta                                         Adina                                              Dulcamara                                        Dulcamara
  Io son la prima.                                				                  Tu fai gran fallo.           La lode è mia.                                   (Essa pure è innamorata:
                                                  Su tale oggetto parlar ti vo’.                                                                      ha bisogno del liquor.)
Coro                                                                                                 Adina
				                 Son io, son io.              Nemorino                                           			            Vostra, o dottor?                 Adina
                                                     Parlate, io v’odo.                                                                                 Dunque... adesso... è Nemorino
Giannetta                                         (Mentre vuol por mente ad Adina, odesi la          Dulcamara                                        in amor sì fortunato!...
Io l’ho impegnato.                                musica del ballo; accorrono i paesani. Giannetta   					                              Sì, tutta.
                                                  e le donne strascinano Nemorino)                   La gioia è al mio comando,                       Dulcamara
Coro                                                                                                 io distillo il piacer, l’amor lambicco           Tutto il sesso femminino
				                 Anch’io, anch’io.            Giannetta e Coro                                   come l’acqua di rose; e ciò che adesso           è pel giovine impazzato.
                                                  				             Il ballo, il ballo!...            vi fa meravigliar nel giovinotto,
Giannetta e Coro                                                                                     tutto portento egli è del mio decotto.           Adina
Venite.                                           Nemorino                                                                                            E qual donna è a lui gradita?
(Strappandoselo l’una dall’altra)                 (al coro)                                          Adina                                            Qual fra tante è preferita?
                                                  È vero, è vero.                                    Pazzie!
Nemorino                                          (Ad Adina)                                                                                          Dulcamara
		   Piano.                                       			             Or or verrò.                       Dulcamara                                        Egli è il gallo della Checca,
                                                                                                     		       Pazzie, voi dite?                       tutte segue; tutte becca.
Coro                                              Tutti                                              Incredula! pazzie! Sapete voi
			          Scegliete.                           Nemorino                                           dell’alchimia il poter, il gran valore           Adina
                                                    (Io già m’immagino che cosa brami.               dell’elisir d’amore                              (Ed io sola, sconsigliata,
Nemorino                                          Già senti il farmaco, di cor già m’ami.            della regina Isotta?                             possedea quel nobil cor!)
				                     Adesso.                  Le smanie e i palpiti di core amante
(A Giannetta)                                     un solo istante – hai da provar.)                  Adina                                            Dulcamara
Te per la prima;                                                                                     				                 Isotta!                       (Essa pure è innamorata:
(Alle altre)                                      Adina                                                                                               ha bisogno del liquor.)
			             poi te, poi te.                     (Oh! come rapido fu il cambiamento!              Dulcamara
                                                                                                                                                        Bella Adina! qua un momento...
                                                  Dispetto insolito in cor ne sento.                 				                       Isotta.
                                                                                                                                                      più dappresso... su la testa.
Dulcamara                                         O amor, ti vendichi di mia freddezza;              Io n’ho d’ogni misura e d’ogni cotta.
                                                                                                                                                      Tu sei cotta... io l’argomento
 Misericordia! con tutto il sesso!                chi mi disprezza – mi è forza amar.)
                                                                                                                                                      a quell’aria afflitta e mesta.
Un danzatore – egual non v’è.                                                                        Adina
                                                                                                                                                      Se tu vuoi?...
                                                  Dulcamara                                          (Che ascolto?) E a Nemorino
Adina                                               (Sì, tutte l’amano, oh! meraviglia!              voi deste l’elisir?
                                                                                                                                                      Adina
(avanzandosi)                                     Cara, mirabile la mia bottiglia!
                                                                                                                                                      			           S’io vo’? che cosa?
  Ehi, Nemorino.                                  Già mille piovono zecchin di peso:                 Dulcamara
                                                  comincio un Creso – a diventar.)                   			               Ei me lo chiese
                                                                                                                                                      Dulcamara
Nemorino                                                                                             per ottener l’affetto
                                                                                                                                                      Su la testa, o schizzinosa!
			                (Oh! cielo! anch’essa!)        Giannetta e Coro                                   di non so qual crudele...
                                                                                                                                                      Se tu vuoi, ci ho la ricetta
                                                    (Di tutti gli uomini del suo villaggio
                                                                                                                                                      che il tuo mal guarir potrà.
Dulcamara                                         costei s’immagina aver l’omaggio:                  Adina
(Ma tutte, tutte!)                                ma questo giovane sarà, lo giuro,                  				                       Ei dunque amava?
                                                                                                                                                      Adina
                                                  un osso duro – da rosicchiar.)
                                                                                                                                                       Ah! dottor, sarà perfetta,
Adina                                             (Nemorino parte con Giannetta e col coro)          Dulcamara
                                                                                                                                                      ma per me virtù non ha.
			               A me t’appressa.                                                                   Languiva, sospirava
Belcor m’ha detto che, lusingato                                                                     senz’ombra di speranza; e, per avere
                                                                                                                                                      Dulcamara
da pochi scudi, ti fai soldato.                   Scena settima                                      una goccia di farmaco incantato,
                                                                                                                                                        Vuoi vederti mille amanti
                                                  (Adina e Dulcamara)                                vendé la libertà, si fe’ soldato.
                                                                                                                                                      spasimar, languire al piede?
Coro
Soldato! oh! diamine!                             Adina                                              Adina
                                                                                                                                                      Adina
                                                  Come sen va contento!                                (Quanto amore! ed io, spietata!
                                                                                                                                                         Non saprei che far di tanti:
                                                                                                     tormentai sì nobil cor!)
                                                                                                                                                      il mio core un sol ne chiede.

                                             22                                                                                                      23
Dulcamara                                   La ricetta è il mio visino,                Nemorino                                         Nemorino
Render vuoi gelose, pazze                 in quest’occhi è l’elisir.                        A verun partito                              Null’altro a dirmi avete?
donne, vedove, ragazze?                                                                appigliarmi non posso: attendo ancora...
                                          Dulcamara                                    la mia felicità... (che è pur vicina.)           Adina
Adina                                        Sì, lo vedo, o bricconcella,                                                               Null’altro.
Non mi alletta, non mi piace,             ne sai più dell’arte mia:                    Adina
di turbar altrui la pace.                 questa bocca così bella                      Odimi.                                           Nemorino
                                          è d’amor la spezieria:                                                                        			       Ebben, tenete.
Dulcamara                                 hai lambicco ed hai fornello                 Nemorino                                         (Le rende il contratto)
Conquistar vorresti un ricco?             caldo più d’un Mongibello                    (allegro)                                        Poiché non sono amato,
                                          per filtrar l’amor che vuoi,                        (Ah! ah! ci siamo.) Io v’odo, Adina.      voglio morir soldato:
Adina                                     per bruciare e incenerir.                                                                     non v’ha per me più pace
Di ricchezze io non mi picco.                Ah! vorrei cambiar coi tuoi               Adina                                            se m’ingannò il dottor.
                                          i miei vasi d’elisir.                        Dimmi: perché partire,
Dulcamara                                 (Partono)                                    perché farti soldato hai risoluto?               Adina
Un contino? Un marchesino?                                                                                                                 Ah! fu con te verace,
                                                                                       Nemorino                                         se presti fede al cor.
Adina                                     Scena ottava                                 Perché?... perché ho voluto                         Sappilo alfine, ah! sappilo,
Io non vo’ che Nemorino.                                                               tentar se con tal mezzo il mio destino           tu mi sei caro, e t’amo;
                                          Nemorino                                     io potea migliorar.                              quanto ti fei già misero,
Dulcamara                                 solo                                                                                          farti felice or bramo:
Prendi su la mia ricetta,                   Una furtiva lagrima                        Adina                                            il mio rigor dimentica;
che l’effetto ti farà.                    negli occhi suoi spuntò...                   				                 La tua persona...           ti giuro eterno amor.
                                          quelle festose giovani                       la tua vita ci è cara... Io ricomprai
Adina                                     invidïar sembrò...                           il fatale contratto da Belcore.                  Nemorino
 Ah! dottor, sarà perfetta,               Che più cercando io vo?                                                                         Oh! gioia inesprimibile!
ma per me virtù non ha.                   M’ama, lo vedo.                              Nemorino                                         Non m’ingannò il dottor.
                                            Un solo istante i palpiti                  Voi stessa!!... (È naturale: opra è d’amore.)    (Nemorino si getta ai piedi di Adina)
Dulcamara                                 del suo bel cor sentir!...
  Sconsigliata! e avresti ardire          Co’ suoi sospir confondere                   Adina
di negare il suo valore?                  per poco i miei sospir!..                      Prendi: per me sei libero:                     Scena ultima
                                          Cielo, si può morir;                         resta nel suol natio,                            (Belcore con soldati, e detti; indi Dulcamara con
Adina                                     di più non chiedo.                           non v’ha destin sì rio                           tutto il villaggio)
Io rispetto l’elisire,                                                                 che non si cangi un dì.
                                          Eccola... Oh! qual le accresce
ma per me ve n’ha un maggiore:                                                         (Gli porge il contratto)                         Belcore
                                          beltà l’amor nascente!
Nemorin, lasciata ogni altra,                                                            Qui, dove tutti t’amano,                       Alto!... fronte!... – Che vedo? al mio rivale
                                          A far l’indifferente
tutto mio, sol mio sarà.                                                               saggio, amoroso, onesto,                         l’armi presento!
                                          si seguiti così, finché non viene
                                                                                       sempre scontento e mesto
                                          ella a spiegarsi.
Dulcamara                                                                              no, non sarai così.                              Adina
  (Ahi! dottore! è troppo scaltra:                                                                                                      			             Ella è così, Belcore;
più di te costei ne sa.)                                                               Nemorino                                         e convien darsi pace ad ogni patto.
                                          Scena nona
                                                                                       (Or, or si spiega.)                              Egli è mio sposo: quel che è fatto...
                                          (Adina e Nemorino)
A due
Adina                                                                                  Adina                                            Belcore
                                          Adina
  Una tenera occhiatina,                                                               			               Addio.                         						                              È fatto.
                                          			             Nemorino!... ebbene?
un sorriso, una carezza,                                                                                                                Tientelo pur, briccona.
vincer può chi più si ostina,                                                          Nemorino                                         Peggio per te. Pieno di donne è il mondo;
                                          Nemorino
ammollir chi più ci sprezza.                                                           Che! mi lasciate?                                e mille e mille ne otterrà Belcore.
                                          Non so più dove io sia: giovani e vecchie,
Ne ho veduti tanti e tanti,
                                          belle e brutte mi voglion per marito.
presi, cotti, spasimanti,                                                              Adina                                            Dulcamara
che nemmanco Nemorino                                                                  			               Io... sì.                      Ve le darà questo elisir d’amore.
                                          Adina
non potrà da me fuggir.
                                          E tu?

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Il soggetto
Nemorino                                                svegliarino è per l’amore
Caro dottor, felice                                     più potente del caffè.
io son per voi.
                                                        Coro
Tutti                                                     Qua, dottore, a me, dottore...
			           Per lui!!                                 Un vasetto... due... tre.
                                                        (In questo mentre è giunta in iscena la carrozza
Dulcamara                                               di Dulcamara. Egli vi sale: tutti lo
				                   Per me. – Sappiate               circondano)
che Nemorino è divenuto a un tratto
il più ricco castaldo del villaggio...                  Dulcamara
poiché morto è lo zio...                                   Prediletti dalle stelle,
                                                        io vi lascio un gran tesoro:
Adina e Nemorino                                        tutto è in lui; salute e belle,
				                      Morto lo zio!                 allegria, fortuna ed oro.
                                                        Rinverdite, rifiorite,
Giannetta e Donne                                       impinguate ed arricchite:
Io lo sapeva.                                           dell’amico Dulcamara
                                                                                                           Atto primo
                                                        ei vi faccia ricordar.
Dulcamara                                                                                                  In una fattoria, mentre un gruppo di mietitori e mietitrici si concede un po’ di riposo,
			          Lo sapeva anch’io.                         Coro                                               Adina, ricca fittavola, è impegnata nella lettura della storia di Tristano e Isotta. In
Ma quel che non sapete,                                   Viva il grande Dulcamara,                        disparte, il povero contadino Nemorino la osserva invaghito, dolendosi della propria
né potreste saper, egli è che questo                    dei dottori la fenice!                             incapacità di conquistarla (“Quanto è bella, quanto è cara”). I contadini esortano Adina
sovrumano elisir può in un momento,                                                                        a leggere ad alta voce e lei riferisce la storia di Tristano che, innamorato della regina
non solo rimediare al mal d’amore,                      Nemorino                                           Isotta, ricorre a un filtro magico per attirare il suo affetto (“Della crudele Isotta”).
ma arricchir gli spiantati.                             Io gli debbo la mia cara.                          Nemorino capisce di trovarsi in una situazione simile e vorrebbe procurarsi un filtro
                                                                                                           tanto portentoso. L’attenzione dei contadini è quindi richiamata dall’arrivo in paese
Coro                                                    Adina                                              del sergente Belcore, uomo di bell’aspetto, che tenta di sedurre Adina domandandole di
				                        Oh! il gran liquore!        Per lui solo io son felice!
                                                                                                           sposarlo (“Come Paride vezzoso”); ma la bella risponde di volerci pensare un po’.
Dulcamara                                               Adina e Nemorino
                                                                                                           Intanto fa il suo ingresso in piazza, al suono di una tromba su un carro dorato, il dottor
   Ei corregge ogni difetto,                            Del suo farmaco l’effetto                          Dulcamara, un ciarlatano che si fa passare per taumaturgo. Con parole tronfie che fanno
ogni vizio di natura.                                   non potrò giammai scordar.                         subito presa sugli abitanti del villaggio, Dulcamara vanta i suoi grandiosi successi come
Ei fornisce di belletto                                                                                    guaritore e convince i paesani di saper sconfiggere non solo i malanni fisici ma anche
la più brutta creatura:                                 Belcore                                            quelli dell’anima (“Udite, udite, o rustici”). Nemorino pensa che questo mago faccia
camminar ei fa le rozze,                                   Ciarlatano maledetto,                           proprio al caso suo e vuole approfittare dell’occasione. Chiede quindi al dottor Dulcamara
schiaccia gobbe, appiana bozze,                         che tu possa ribaltar!                             se possiede anche “la bevanda amorosa della regina Isotta”. L’astuto medicastro vende
ogni incomodo tumore                                    (Il servo di Dulcamara suona la tromba. La         così al candido semplicione una bottiglia di bordeaux in cambio di uno zecchino, il suo
copre sì, che più non è...                              carrozza si move. Tutti scuotono i loro cappelli   intero patrimonio. In tutta serietà, il medico spiega che l’effetto si farà sentire dopo un
                                                        e lo salutano)                                     giorno (ossia, quando egli sarà già lontano dal villaggio).
Coro
                                                                                                           Nemorino, convinto di possedere finalmente l’onnipotente elisir, comincia a berne bei
 Qua, dottore, a me, dottore...                         Coro
Un vasetto... due... tre.                                  Viva il grande Dulcamara,
                                                                                                           sorsi e si ubriaca: quel tanto che basta per sentirsi disinibito e mostrarsi indifferente nei
                                                        la fenice dei dottori!                             confronti di Adina, che subito ne rimane infastidita. La ragazza per vendicarsi si lascia
Dulcamara                                               Con salute, con tesori                             convincere da Belcore a concedere la sua mano (“In guerra ed in amor”). Belcore riceve
  Egli è un’offa seducente                              possa presto a noi tornar.                         un dispaccio con l’ordine di mettersi in marcia con il suo drappello la mattina seguente
pei guardiani scrupolosi;                                                                                  e dunque propone che le nozze siano celebrate in giornata. Nemorino, ricordando che
è un sonnifero eccellente                                                                                  l’elisir farà effetto solo dopo 24 ore, prega invano Adina di attendere ancora un giorno
per le vecchie e pei gelosi;                                                                               prima di sposare il sergente.
dà coraggio alle figliuole
che han paura a dormir sole;

                                                   26                                                                                                   27
Atto secondo
Nella fattoria di Adina si preparano le nozze. Quando giunge il notaio, Adina dice di
voler rimandare la firma del contratto di matrimonio alla sera perché vuole sposarsi in
presenza di Nemorino.
Giunge Nemorino disperato e Dulcamara gli consiglia di prendere una seconda bottiglia
di elisir per anticiparne l’effetto. Ovviamente richiede un compenso in contanti, ma
l’innamorato è a corto di soldi e lo confida proprio al suo rivale. Belcore ha subito una
soluzione pronta: Nemorino dovrà arruolarsi nel suo esercito così potrà guadagnare
prontamente venti scudi. Con questa mossa Belcore pensa di togliere di mezzo lo
scomodo concorrente mentre Nemorino può comprarsi un’altra bottiglia di elisir per
conquistare il cuore di Adina prima di partir soldato.
Intanto la contadina Giannetta sparge in paese la notizia che Nemorino ha ottenuto
una grande eredità da uno zio deceduto da poco (“Saria possibile”), notizia che però non
arriva alle orecchie né di Nemorino, né di Adina, né di Dulcamara. La novità fa sì che le
belle del paese circondino di attenzioni il giovane, che rimane sbalordito, e cerchino di
ottenerne il favore. Sembra proprio che l’elisir cominci a mostrare gli attesi effetti. Adina

                                                                                                Che c’è da ridere nell’“Elisir
osserva le premure delle ragazze verso Nemorino (“Dell’elisir mirabile”) prendendo
coscienza dei suoi veri sentimenti verso il giovane. Dulcamara, che intanto comincia a
credere anch’egli alla forza prodigiosa del suo prodotto, le racconta che Nemorino ha
comprato da lui una pozione magica e che per procurarsi il denaro si è fatto arruolare da
Belcore.
                                                                                                d’amore”
Nemorino gioisce quando si accorge di una lacrima spuntata negli occhi di Adina                 di Francesco Izzo
mentre le ragazze lo corteggiavano: ha ormai la certezza di essere corrisposto (“Una
furtiva lagrima”). Adina ha intanto riacquistato da Belcore il contratto di arruolamento        Nel Finale ii di Don Pasquale (1843), ultimo capolavoro buffo di Gaetano Donizetti,
di Nemorino, restituendogli così la libertà; finalmente vince la sua ritrosia e confessa a      il protagonista si rivolge stizzito al nipote, Ernesto, e gli chiede: “Che c’è da ridere,
Nemorino, al colmo della felicità, tutto il suo amore.                                          impertinente?”. La domanda, di per sé, è insensata, e pertanto comica, così come comica
                                                                                                è la situazione: la bella Sofronia (in realtà Norina in incognito), che Don Pasquale crede
                                                                                                di avere appena sposato, si sta rivelando una bisbetica scostante e aggressiva, e ha appena
                                                                                                negato un bacio al goffo vecchietto. Al di là del contesto specifico, tuttavia, è curioso che
                                                                                                un personaggio di un’opera buffa di metà Ottocento chieda: “Che c’è da ridere?”. Nel
                                                                                                melodramma dell’Ottocento il genere comico cede terreno all’avanzata del melodramma
                                                                                                tragico. Spesso si fa riferimento proprio ai capolavori comici di Donizetti – Don Pasquale,
                                                                                                e prima di esso, naturalmente, L’elisir d’amore – come alle ultime espressioni importanti
                                                                                                della tradizione buffa, ormai in declino inesorabile. In realtà, le cose non stanno proprio
                                                                                                così: gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento sono pieni di opera buffa; mentre il
                                                                                                “canone” rossiniano si va progressivamente consolidando, altri compositori (i fratelli
                                                                                                Luigi e Federico Ricci, per esempio) coltivano la commedia con passione e successo, con
                                                                                                la collaborazione di librettisti importanti (Felice Romani, Jacopo Ferretti), cantanti,
                                                                                                impresari e naturalmente del pubblico. Sulle scene italiane dell’epoca, dunque, si
                                                                                                continua a ridere.
                                                                                                Si tratta però di un riso diverso. È generalmente accettato che commedie come quelle
                                                                                                di Gaetano Donizetti siano – rispetto, per esempio, ai capolavori rossiniani che le
                                                                                                precedono – venate di pathos e sentimentalismo, e forse, alla domanda “che c’è da
                                                                                                ridere?” si può essere tentati di rispondere “ben poco”. Ciò è evidente nell’Elisir d’amore,
                                                                                                in cui molti episodi, in particolare quelli in cui i sentimenti e la sofferenza di Nemorino
                                                                                                vengono alla ribalta, hanno ben poco a spartire con la comicità. Una cosa che colpisce già
                                                                                                nelle prime scene dell’opera è come Nemorino sia non solo profondamente innamorato
                                                                                                di Adina, ma pronto a morire per lei. L’idea della morte emerge di frequente e, anche

                                             28                                                                                              29
se espressioni idiomatiche che coinvolgono la morte sono spesso presenti in libretti
     buffi precedenti (“È innamorato morto”, dice Figaro del Conte d’Almaviva nel Barbiere
     rossiniano), la loro presenza nell’Elisir è particolarmente insistente. La celebre Romanza
     di Nemorino si chiude con le parole “Si può morir d’amor!” , messe in evidenza da
     Donizetti con varie ripetizioni nella cadenza conclusiva. Ma vi sono altri esempi, come
     quando Nemorino, reagendo all’arrivo inaspettato di Belcore e alla sua baldanzosa
     proposta di matrimonio, esclama:
       (Me infelice, s’ella accetta!
     Disperato io morirò.)

     Sono parole che Donizetti mette in rilievo con improvvisi accordi orchestrali e armonie
     che si fanno improvvisamente tormentate, spostando l’attenzione dalla generale gaiezza
     della situazione alla tragedia interiore di Nemorino. Nel successivo Duetto con Adina,
     l’idea che Nemorino possa morire per amore si esprime ancora più intensamente:
     Nemorino
        Chiedi al rio perché gemente
     dalla balza ov’ebbe vita,
     corre al mar, che a sé l’invita,
     e nel mar sen va a morir:
        ti dirà che lo strascina
     un poter che non sa dir.

     Adina
     Dunque vuoi?...

     Nemorino
     			           Morir com’esso,
     ma morir seguendo te.

     Anche qui Donizetti pone un’enfasi su queste parole, ripetendo “morir” più volte. Subito
     prima della ripetizione della Cabaletta, poi, egli fa cantare ad Adina le parole “Morir per
     me?”, che non appaiono nel libretto ma che esprimono lo stupore della fanciulla davanti
     a un sentimento così profondo. Qui e altrove, l’idea della morte nell’Elisir d’amore è ben
     più di una semplice iperbole. Nemorino, in realtà, soppesa le sue parole attentamente;
     che egli sia pronto a dare la vita per Adina non è solo un aspetto fondamentale della
     sua personalità, ma anche un’indicazione di come l’idea dell’amore romantico si stava
     infiltrando nella rappresentazione spesso scettica e distaccata dei sentimenti umani
     tipica di molte commedie precedenti.
     Al di là dei riferimenti alla morte, vi sono altri momenti in cui Nemorino assume
     connotazioni non solo sentimentali, ma addirittura tragiche. Nel concertato alla
     fine del primo atto, il suo accorato appello al buon senso di Adina (“Adina credimi,
     te ne scongiuro”) è talmente potente che la stessa fanciulla, inconsapevolmente, ne è
     conquistata, tanto da adottare la stessa melodia, con la quale contrasta l’accesso d’ira di
     Belcore. In quel momento, la furia di quest’ultimo verso Nemorino si spiega forse perché
     egli comprende che Adina, nel momento stesso in cui la conduce a nozze, è in realtà
     già lontana e perduta. E infine c’è il Duetto Nemorino-Belcore nel secondo atto, in cui,
     alle rossiniane terzine del baritono, compiaciuto per avere ingaggiato il proprio rivale,
     Nemorino risponde con un’esplosione di sofferenza in modo minore alle parole “Ah
     non sai chi m’ha ridotto”. La melodia di Nemorino verrà ripresa da Donizetti e affidata
     a Edgardo (“Maledetto sia l’istante”) nel Finale ii di Lucia di Lammermoor (1835): è in quel

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qui l’ebbrezza, come ogni cosa in Nemorino, è del tutto autentica, e Donizetti, con
                                                                                               un delizioso motivetto e altri semplici gesti musicali, lascia spazio all’azione scenica,
                                                                                               descritta minuziosamente da Romani nel libretto. Quanto a Belcore, anch’egli, come
                                                                                               Dulcamara, deriva da tradizioni comiche di antica memoria (il Miles gloriosus). La melodia
                                                                                               con cui pomposamente entra in scena, preannunciato da una marcia militare, appare
                                                                                               indebitata alla sortita di un altro personaggio buffo, Dandini nella Cenerentola di Rossini,
                                                                                               anch’egli comicamente compiaciuto e apparentemente alla ricerca di una sposa.
                                                                                               Vi sono, in aggiunta, momenti brillanti a non finire, dalla curiosa Barcarola all’inizio
                                                                                               del ii Atto allo splendido Duetto tra Adina e Dulcamara. In quest’ultimo, finalmente,
                                                                                               sentimentalismo e comicità sono non solo giustapposti, ma addirittura si fondono come
                                                                                               in nessun altro passaggio della partitura: la giovane donna, conquistata dall’ennesima
                                                                                               prova d’amore di Nemorino, canta una delle melodie più accorate di tutta l’opera
                                                                                               (“Quanto amor! Ed io, spietata”), mentre Dulcamara, fedele alla propria vocazione di
                                                                                               intrattenitore, fa da contrappunto alla sua effusione lirica comunicandole che “tutto
                                                                                               il sesso femminino è pel giovine impazzato”. Secondo le soluzioni musicali e sceniche
                                                                                               adottate nell’interpretare questo Duetto, lo spettatore può sentirsi in sintonia con le
                                                                                               burle di Dulcamara, e ridere di cuore, o con l’amore nascente di Adina, e commuoversi,
                                                                                               magari chiedendo al vicino di posto: “Che c’è da ridere?”. Entrambi gli spettatori, mi
                                                                                               sento di dire, hanno le loro ragioni e, se posso permettermi una nota personale, io stesso
                                                                                               sono stato l’uno e l’altro in diverse occasioni. È questa, infine, una commedia in cui
                                                                                               c’è sicuramente assai da ridere, ma c’è anche da interrogarsi sulla natura stessa della
                                                                                               comicità, e su come essa scaturisca da un contrasto acceso e da una convivenza forse
                                                                                               improbabile, ma tuttavia riuscitissima, con il sentimento.

momento straordinariamente drammatico, forse, che la statura di Nemorino viene
definitivamente sancita.
Che c’è da ridere, dunque, nell’Elisir d’amore? La cosa forse più mirabile di questa opera è
come Donizetti (con l’aiuto di Romani, s’intende) riesca a conciliare i tratti sentimentali
descritti sopra con una vena comica copiosa e genuina, che rende omaggio in giusta
misura alla lunga tradizione dell’opera buffa. Non serve guardare oltre l’entrata di
Dulcamara, il ciarlatano logorroico, per comprendere che le opportunità per ridere non
mancano: la sua Aria, “Udite, udite, o rustici”, giustamente celebrata, è un capolavoro
di verbosità comica, in cui la tecnica del parlante (frasi declamate rapidamente sulla
base di un motivo orchestrale) diviene esilarante grazie alle allitterazioni e assonanze
predisposte dal testo di Romani. Tirate di questo tipo s’incontrano anche in precedenza
nell’opera buffa, dal “catalogo” di Leporello nel Don Giovanni di Mozart (1787) all’Aria
di Don Profondo nel Viaggio a Reims rossiniano (1825). Ma per ricchezza di vocabolario,
scioltezza, e carisma, nessun esempio supera quello di Dulcamara. La seconda parte
dell’Aria, poi, è una sorta di valzer, una danza che nell’opera buffa di quel periodo
si associa spesso alla falsità, e che qui sembra segnalare che l’uomo in questione è
indubbiamente un ciarlatano.
Un altro tradizionale espediente comico è l’ubriachezza di Nemorino sotto l’effetto del
presunto elisir (nient’altro che un generoso vino francese). Diversamente dall’episodio
celeberrimo del Barbiere di Siviglia di Rossini in cui il conte d’Almaviva si finge ubriaco,

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