MATTEO MARIA ZUPPI Arcivescovo di Bologna "Come può nascere un uomo quando è vecchio?" - Parrocchia ...
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MATTEO MARIA ZUPPI Arcivescovo di Bologna «Come può nascere un uomo quando è vecchio?» Gv 3, 4 NOTA PASTORALE La Chiesa di Bologna nel cammino sinodale della Chiesa italiana. Annunciare il Vangelo in un tempo di rigenerazione. Vangelo-fraternità-mondo. Bologna 2021
2 I. IL CAMMINO SINODALE 1. Tutti i fedeli 1. L’L’avvio del cammino AVVIO DEL CAMMINOsinodale SINODALE partecipano della Carissimi, in occasione della loro ultima assemblea generale i comprensione e della trasmissione della verità Vescovi italiani, nel maggio 2021, hanno deciso di avviare un rivelata. Hanno ricevuto l'unzione dello Spirito “cammino sinodale” della Chiesa che è in Italia. Negli ultimi anni se Santo (…) NON PUÒ SBAGLIARSI nel credere, ne era parlato molto, a proposito e non, con atteggiamenti diversi: e manifesta questa proprietà mediante il timore, fastidio, entusiasmo per la possibile e attesa soluzione dei senso soprannaturale principali problemi, paura di percorsi che complicano inutilmente il della fede di tutto il popolo quando (…) cammino. Hanno spinto a questa decisione alcuni interventi, a mano a esprime l'universale suo consenso in materia di mano sempre più chiari e decisi, di Papa Francesco, no all’ultimo, fede e di costumi (…) sotto la guida del sacro proprio nel corso dell’Assembla della CEI, quando ha proposto «la Magistero, (…) aderisce indefettibilmente alla necessità di un cammino sinodale “dall’alto in basso” e dal “basso in alto”, fede una volta per tutte trasmessa ai santi, con dalle piccole comunità, dalle piccole parrocchie. Questo ci chiederà pazienza, retto giudizio penetra in lavoro, far parlare la gente, che esca la saggezza del popolo di Dio». A essa più a fondo e più pienamente l'applica braccio ha aggiunto: «Il protagonista del Sinodo deve essere invece lo nella vita. (CCC 91-93). Spirito Santo». L’espressione SEGNI DEI TEMPI fu usata per la 2. 2. LLo OS Spirito PIRITOcondizione CONDIZIONE delDEL cammino CAMMINO prima volta uf cialmente nella bolla È dalla docilità allo Spirito e quindi da un atteggiamento di Giovanni XXIII Humanae salutis anzitutto di preghiera e di ascolto interiore, personale e comunitario, (25.12.1961) con cui convocava il Concilio. che maturiamo il motivo per cui metterci in cammino, l’intelligenza Sono gli avvenimenti storici suf cientemente densi, universali e per orientarci, per comprendere le s de cui siamo chiamati, per ripetuti, colti dalla coscienza degli uomini, cogliere le opportunità indicate dai segni dei tempi, per trasmettere la col signi cato speciale di rivelare la direzione fede e comunicare il Vangelo a tutti. L’inizio del cammino è verso cui si orienta consapevolmente l’invocazione del Paraclito che Gesù assicura ai suoi che sono nel l'umanità, in armonia con le sue necessità ed mondo, sapendo che siamo sempre incapaci di portarne il peso (Gv aspirazioni. I cristiani, per 16,13). È lo Spirito che ci “guiderà a tutta la verità”, perché “dirà tutto ciò partecipare come credenti in una Chiesa che avrà udito e vi annuncerà le cose future” (Gv 16,13). Nelle tribolazioni è che vive nella società, devono saper leggere la nostra forza: «Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo evangelicamente gli avvenimenti (…) Solo la avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33). fede può decifrare nei segni dei tempi i disegni di Dio. 3. UUn 3. cammino iniziato N CAMMINO INIZIATOdaDA FIRENZE Firenze Il CRISTOCENTRISMO di In realtà Papa Francesco ne aveva iniziato a parlare proprio a Firenze, cui vogliamo trattare noi è il convincimento nel suo discorso da alcuni de nito “l’Evangelii Gaudium per la Chiesa che nel Redentore in Italia”, nel novembre 2015. La preoccupazione principale non era croci sso e risorto – pensato e voluto per se affatto organizzativa o programmatica. Il mondo, aveva detto, ha stesso entro l’unico disegno del Padre – è bisogno dell’umanesimo che può venire «solamente a partire dalla stato pensato e voluto tutto il resto; sicché, sia centralità di Gesù, scoprendo in Lui i tratti del volto autentico dell’uomo». per quel che attiene alla dimensione creaturale All’inizio di ogni tratto di questo cammino abbiamo sempre bisogno sia per quel che attiene alla dimensione di invocare lo Spirito per farci rinnovare e condurre, perché è lo redentiva ed elevante, Spirito che ci aiuta a contemplare il volto di Gesù e a comprendere la ogni essere desume da Cristo …(Giacomo Bif ) sua volontà oggi. fi fi fi fi fi fi fi fi
3 Approfondimento Docili allo Spirito Santo …Ignazio sa bene che lo Spirito è acqua viva e sof o, ma nella sua esperienza lo Spirito sarà soprattutto luce e fuoco: una presenza luminosa che rende il suo amore chiaroveggente, il fuoco dei profeti e il fuoco del roveto ardente, che rende il suo cuore in ammato di Dio. Quando Ignazio comincia a fare attenzione a ciò che avviene in lui, scopre molti movimenti, idee e desideri. Il suo diario spirituale testimonia la sua preoccupazione di tenersi in mezzo a tutte queste ispirazioni buone e meno buone come l’ago di una bilancia in perfetto equilibrio, af nché lo Spirito possa inclinare la bilancia nella direzione che Egli vuole al servizio di una più grande gloria e lode di Dio nostro Signore. Questa disponibilità ad essere come un assegno in bianco per lo Spirito riempie la vita di Ignazio di sorprese e di eventi inaspettati. (…) Aveva molti piani e progetti, ma la sua scelta sarà quella che lo Spirito ispirerà. Ogni volta lo Spirito lo sorprenderà, aprirà vie nuove e inaspettate, ma Ignazio crede nello Spirito Santo che riempie l’universo, che è all’opera nella Chiesa di Cristo e nel più intimo di lui stesso, e segue l’ispirazione dello Spirito per il puro servizio di sua divina Maestà. (…) Ignazio menziona poco lo Spirito nel libretto degli Esercizi, ma lo Spirito, questo Dio nascosto, si cela sotto molti nomi come amore e consolazione, elezione e spirituale, e gli stessi Esercizi non sarebbero spirituali senza lo Spirito operante. Perché questi Esercizi Spirituali non hanno altra nalità che di aprire in noi uno spazio di libertà, di ascolto e di accoglienza, af nché lo Spirito possa intervenire e noi siamo in grado, mediante l’unzione dello Spirito, di fare le scelte concrete che ha fatto il Cristo e di farle oggi nella nostra quotidianità di cristiani, di altri Cristi, ciascuno secondo la vocazione alla quale lo Spirito chiama. Allora la spiritualità ignaziana non è una tecnica per prendere saggiamente decisioni importanti, ma una passione di scrutare ciò che lo Spirito desidera fare in noi. Ignazio non vuole ordinare la sua vita per estinguere lo Spirito, ma per dargli ogni libertà di agire in noi. Ignazio non osserva ciò che avviene in lui per un interesse psicologico o per conoscersi, ma unicamente af nché la sua vita sia mossa dallo Spirito per un puro servizio del Padre al seguito del Figlio. Maestro Ignazio non ci nasconde che è talvolta dif cile discernere ciò che lo Spirito attende da noi. Ogni buona idea non viene necessariamente dallo Spirito buono, e dietro un pensiero cattivo non si nasconde necessariamente un cattivo spirito. Nel suo discernimento orante Ignazio ha imparato con San Paolo che il Maligno si traveste volentieri sotto le apparenze di un angelo pieno di luce. È attraverso un campo in cui, come in una parabola di Gesù, il buon grano e l’erba cattiva non si distinguono granché, che non dobbiamo discernere il frutto dello Spirito. Ma credere nello Spirito signi ca per Ignazio che poco importa la nostra notte e oscurità, poco importano gli spiriti che ci ossessionano l’unzione dello Spirito si unisce a noi come l’Amore di Dio come la totalità della sua attenzione amorosa. Nulla di sorprendente allora che il cammino degli Esercizi Spirituali giunga con uno sguardo nuovo e un cuore nuovo all’Amore nello Spirito. Uno Spirito che agisce sempre amorosamente. Per questa ragione a Ignazio, di solito sobrio nelle sue espressioni, preme di ripetere che l’unzione dello Spirito tocca il nostro cuore dolcemente, delicatamente, soavemente, senza strepito e senza violenza, come una goccia d’acqua che entra in una spugna. (Roma, 31 luglio 1998 - Peter Hans Kolvenbach SJ) fi fi fi fi fi fi fi fi
4 4. UUmiltà, 4. MILTÀ, disinteresse, , BEATITUDINE DISINTERESSEbeatitudine DISINTERESSE. Amare, voce del verbo Dai sentimenti di Cristo Gesù nascono alcuni sentimenti che il Papa morire, signi ca decentrarsi. Uscire da indicava come decisivi per il nostro cammino: «l’umiltà, per liberarsi sé. Dare senza chiedere. Essere discreti al limite dall’ossessione di preservare la propria gloria e perseguire la gloria di Dio; il del silenzio. Soffrire per far cadere le squame disinteresse, cioè cercare la felicità di chi ci sta accanto per non rinchiuderci dell’egoismo (…) in strutture che ci danno una falsa protezione e per potere seguire l’impulso Rispettare il suo destino. E scomparire, dello Spirito Santo ed essere uomini che si donano secondo il Vangelo di quando ci si accorge di turbare la sua missione. Gesù; la beatitudine, perché il cristiano affronta il sacri cio quotidiano di un (Tonino Bello). lavoro svolto per amore e lo affronta per amore». È un UMANESIMO PLENARIO che occorre promuovere. Che vuol dire ciò, se non lo sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini? Un umanesimo 5. 5. DDon Camillo: ON C AMILLOvicinanza : VICINANZAallaALLA gente e preghiera GENTE E PREGHIERA chiuso, insensibile ai valori dello spirito e a In quell’occasione indicava tre santi come testimoni, Francesco di Dio che ne è la fonte, potrebbe Assisi, Filippo Neri e don Camillo, (e questo ci riguarda apparentemente avere maggiori possibilità di direttamente!) perché «di sé don Camillo diceva: “Sono un povero prete di trionfare. Senza dubbio l’uomo può organizzare campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i la terra senza Dio, ma "senza Dio egli non può dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro”. Vicinanza alla gente e alla ne che organizzarla contro preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, l’uomo. L’umanesimo esclusivo è un generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio umanesimo inumano". Non v’è dunque perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte». umanesimo vero se non aperto verso l’Assoluto, nel riconoscimento d’una vocazione, che offre l’idea vera della vita umana. (Popolorum Progressio 42) 6. LLa 6. domenica A DOMENICA Il 7 marzo 321 La nostra relazione, che deve essere comunione umana ma è anzitutto l'imperatore Costantino stabilì che il PRIMO spirituale, si rivela piena intorno a Gesù che cerca con pazienza di GIORNO DELLA SETTIMANA, il dies Solis entrare e sedersi a tavola con noi e per questo sta alla porta e bussa. ("giorno del Sole") La relazione per noi è fraternità, perché a questo siamo chiamati e la doveva essere dedicato al riposo perché la contempliamo particolarmente la domenica, quando siamo invitati, Chiesa, sin dal tempo degli apostoli, peccatori come siamo, alla mensa della sua Parola e del suo corpo osservava la domenica, spezzato. Qui c’è tutta la responsabilità sinodale della Chiesa, popolo mentre no ad allora era giorno lavorativo di battezzati, che vive la sua chiamata sacerdotale nutrendosi del Pane per tutti. della vita eterna («Signore, da chi andremo, tu hai parole di vita eterna» Gv La religione del Sol Invictus restò in auge 6, 68) e del suo corpo spezzato per noi. Ecco, nella celebrazione no al celebre editto di Tessalonica di Teodosio domenicale vediamo la nostra povera umanità tras gurata dallo I del 27 febbraio 380: Spirito che rivela proprio nella e per la nostra debolezza la sua con tale editto l'imperatore stabilì che presenza e la grandezza della nostra chiamata. Per questo non l'unica religione di stato era il Cristianesimo, dobbiamo mancare alla celebrazione e dobbiamo curarla come ciò che bandendo e abbiamo di più caro. perseguitando ogni altro culto. fi fi fi fi fi fi
5 Approfondimento IL GIORNO DEL SIGNORE … CONCLUSIONE 39. Perch la domenica torni ad essere tutto ci che si detto, saranno necessari molto tempo e molto lavoro. Le trasformazioni culturali non sono facilmente reversibili. Non realistico ipotizzare un ritorno al passato. La nostra domenica molto diversa da quella dei nostri nonni, e quella del Duemila sar diversa ancora dalla nostra. Ma attraverso tutte le pur necessarie trasformazioni sociali e culturali, non potranno mai venire meno, nella domenica del cristiano, quei caratteri e quello spirito che hanno fatto di questo giorno «il signore dei giorni». 40. Perch questo avvenga, dovremo essere capaci di restituirgli il suo carattere pi vero, pi proprio: il volto gioioso della vera festa. Probabilmente non baster curare meglio la celebrazione eucaristica; e nemmeno punteggiare la giornata di momenti di preghiera e nemmeno fare visite ai conoscenti, ai malati, al cimitero. Tutto ci necessario, ma non baster . necessario tornare a «far festa». E «festa» letizia, volont di stare insieme, gioia di parlarsi e di prolungare l'incontro, convivialit , condivisione, riposo, anche sano divertimento. Tutto ci autentico quando si radica nella gioia cristiana; nessuna festa vera, se non si esprime nella letizia che viene dalla comunione con Dio, che edifica e sorregge la comunit ecclesiale, che segno di speranza da dare al mondo. 41. Non compito di questa Nota dire come questo pu tradursi nella pratica domenicale delle nostre comunit . Era nostro dovere per indicare la strada. Alle parrocchie, alle comunit , alle famiglie, ai gruppi e movimenti ecclesiali, tutti ugualmente sorretti ed animati dalla carit e dallo Spirito di Cristo, al loro entusiasmo, al loro coraggio e alla loro fantasia creatrice affidato il compito, grave ed urgente, di restituire al giorno del Signore tutta la sua pienezza di cristiana umanit . (Nota pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, 15 luglio 1984) È è ù è è è é é ù è à à à à ò è è è ò ò à è è è ò ò à à è à à è è à
Il grande 6 7. 7. UUna comunità diDIamore NA COMUNITÀ AMORE COMANDAMENTO Molti sono stati colpiti dall’espressione: “cristianesimo affettivo”. DELL'AMORE del prossimo esige e Questa è l’eredità dei mesi di pandemia: un cristianesimo che si fa sollecita la affetto per le persone, vissuto come cura, partecipazione, rapporto consapevolezza di avere una responsabilità verso personale, senso caldo di responsabilità. È il grande dono che chi, come me, è creatura abbiamo vissuto in questi mesi di tanta solitudine e di forzata e glio di Dio: l’essere fratelli in umanità e, in distanza. La Chiesa è seme di fraternità. Cipriano di Cartagine chiama molti casi, anche nella la Chiesa “Fraternità”, essa crea la “cultura dell’incontro”, ricompone fede, deve portarci a il tessuto umano lacerato. «Signi ca – dice la Fratelli tutti - che come vedere nell'altro un vero alter ego, amato in popolo ci appassiona il volerci incontrare, il cercare punti di contatto, gettare modo in nito dal ponti, progettare qualcosa che coinvolga tutti» (n. 216). Signore. (Quaresima 2012 - Benedetto XVI). 8. Le persone battezzate e 8. LLa lezione della A LEZIONE DELLApandemia PANDEMIA credenti NON SONO MAI In questi mesi abbiamo scoperto che siamo tutti fragili, tutti connessi VERAMENTE ESTRANEE L’UNA PER L’ALTRA. gli uni agli altri. Questa connessione, però, deve diventare di fatto Possono separarci continenti, culture, una scelta spirituale e sociale, una fraternità “effettiva” che deve strutture sociali o anche distanze storiche. Ma diventare “affettiva”, piena di compassione, che aiuta l’io a trovare se quando ci incontriamo, ci conosciamo in base stesso nell’incontro con l’altro. Fratelli tutti è la vera risposta alla allo stesso Signore, alla stessa fede, alla stessa pandemia. Per questo non possiamo mai rassegnarci al dolore degli speranza, allo stesso amore, che ci formano. altri, che la tempesta della pandemia ha rivelato e generato. Il mondo Allora sperimentiamo che il fondamento delle anestetizza la sofferenza, la rimuove, fugge dal senso del limite, dalla nostre vite è lo stesso… vulnerabilità, dalla morte. Il benessere non sopporta questa fragilità e I credenti non sono mai totalmente estranei la vuole cancellare: ci sentiamo traditi, a volte la sentiamo come fosse l’uno all’altro. Siamo in comunione a causa una vergogna da nascondere, diventa ossessione e isolamento, invece della nostra identità più profonda: Cristo in noi. di moltiplicare la vicinanza e la solidarietà. La Parola che ascoltiamo, Così la fede è una forza di pace e di l’Eucarestia, la preghiera, ci rendono partecipi al dolore degli altri. Ci riconciliazione nel mondo: è superata la ha insegnato anche che i nostri comportamenti incidono su tutti, che lontananza, nel Signore siamo diventati vicini siamo responsabili della nostra libertà. (cfr. Ef 2, 13). (Benedetto XVI Marzo 2008). 9. 9. UUn tempo DIFFICILE N TEMPO dif cile, di , DIcrisi CRISI La “societ comoda” e È stato un tempo dif cile, di grandi contrasti, che ha rivelato le nostre on-life pu dunque rappresentare un dif coltà personali e di comunità, ha accelerato processi guadagno ma evidentemente già presenti da tempo che non conoscevamo o non nasconde un inganno. Ci potr restituire pi volevamo valutare; ci ha tolto tante giusti cazioni o illusioni, per cui tempo di vita, forse. credevamo di potere continuare come si faceva prima, i riferimenti Ma ci potr anche togliere relazioni e per cui ci sentiamo contenti o al contrario affaticati, pensiamo che le spazi di libert , cose “vanno bene” oppure ci sembrano “senza futuro”. In realtà la riducendo l’umano alla logica produttivista. pandemia ci invita a cambiare i nostri riferimenti e a saper leggere con Proprio per questo, la sapienza del seminatore, del lavoratore, dell’umile, la terra che sar bene avere a mente che “l’obiettivo abbiamo davanti, altrimenti deludente. La pandemia è stato sensato per la prossima l’irrompere della storia, la vita così com’è, il mondo che ignoravamo e fase della crescita non questo può farci ricomprendere cosa signi ca essere cristiani chiamati pi l’aumento quantitativo della ad amare sempre. Gli amici di Gesù non cercano e non amano la produzione” bens sofferenza, ma amano no alla ne, non si arrendono e guardano con “scommettere sulla qualit delle persone e compassione il dolore che colpisce la vita di ogni uomo. dei LEGAMI SOCIALI”. (Luca Possenti) fi ù à fi à à fi ò à à à ì fi ù è fi fi fi fi fi fi
7 Approfondimento Il cristiano ama no alla ne… Dunque, sapendo Gesù che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla ne. Sì, li amò perché anch'essi, da questo mondo dove si trovavano, passassero, in virtù del suo amore, al loro Capo che da qui era passato. Che signi ca infatti sino alla ne se non no a Cristo? Cristo - dice l'Apostolo - è il ne di tutta la legge, a giustizia di ognuno che crede (Rm 10, 4). Cristo è il ne che perfeziona, non la ne che consuma; è il ne che dobbiamo raggiungere, non la ne che corrisponde alla morte. E' in questo senso che bisogna intendere l'affermazione dell'Apostolo: La nostra Pasqua è Cristo che è stato immolato (1 Cor 5, 7). Egli è il nostro ne, e in lui si compie il nostro passaggio. Mi rendo conto che questa frase del Vangelo può anche essere interpretata in senso umano, nel senso cioè che Cristo amò i suoi no alla morte, credendo che questo sia il signi cato dell'espressione: li amò sino alla ne. Questa è un'opinione umana, non divina: non si può dire infatti che ci amò solo no a questo punto colui che ci ama sempre e senza ne. Lungi da noi pensare che con la morte abbia nito di amarci colui che non è nito con la morte. Se per no quel ricco superbo ed empio anche dopo la morte continuò ad amare i suoi cinque fratelli (cf. Lc 16, 27-28), si potrà pensare che Cristo ci abbia amato soltanto no alla morte? No, o carissimi, non sarebbe, col suo amore, arrivato no alla morte, se poi con la morte fosse nito il suo amore per noi. Forse l'espressione li amò sino alla ne va intesa nel senso che li amò tanto da morire per loro, secondo la sua stessa dichiarazione: Non c'è amore più grande, che dare la vita per i propri amici (Gv 15, 13). L'espressione dunque li amò sino alla ne, può avere questo senso: fu proprio l'amore a condurlo alla morte. (Sant’Agostino - Omelia 55) fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi fi
8 …INABITAZIONE dello 10. P 10. Pieni IENI dello SPIRITO DELLOSpirito Spirito Santo nei credenti, che sono il suo Lo Spirito è amore che in questo mondo cauto e stanco genera tempio. “Non sapete - egli apostrofa i Corinzi - entusiasmo – che vuol dire Dio in noi - per non arrendersi al male e che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di sentire la forza del suo amore nelle tte tenebre del mondo. Lo Spirito Dio abita in voi?” (1 Cor 3, 16). “Abitare” si dice non lo misuriamo certo con le cose da fare, anche se lo Spirito normalmente di persone. Qui si tratta illumina le nostre menti con l’intelligenza del cuore ed ispira propositi dell’“inabitazione” di una persona divina in che vanno sempre oltre il limite angusto della rassegnazione e persone umane. È un dell’amore per sé. Lasciamoci abitare e rinnovare dal dono di Dio per fatto di natura spirituale, un mistero di capire dove ci porta il vento dello Spirito! Facciamoci prendere grazia e di amore eterno, che proprio per dall’entusiasmo della fede, perché il male ci vuole deboli, mentre il questo viene attribuito allo Spirito Santo. Tale Signore innalza l’umile e ci rende capaci di grandi cose. Il beato Pino inabitazione interiore influenza l’uomo intero, Puglisi, martire della ma a in Sicilia, affermava con semplicità: «Se così com’è nella concretezza e nella ognuno fa qualcosa, si può fare molto». Mettiamoci in cammino non per totalità del suo essere, che l’apostolo più volte obbligo ma per questo pathos, cioè sentiamo in noi la forza del Signore denomina “corpo”. (Ottobre 1990 :Giovanni che rende nuovo quello che è vecchio. Paolo II) NEO-GNOSTICISMO: una salvezza 11. C 11. Camminare AMMINAREverso VERSO DOVE? dove? meramente interiore, rinchiusa nel A volte ci sembra di essere sempre gli stessi. Altre volte pensiamo che soggettivismo. Essa consiste nell’elevarsi dobbiamo risolvere qualcosa prima per poi metterci in cammino. «con l’intelletto al di là della carne di Gesù Spesso siamo spenti dalla disillusione per le esperienze vissute, verso i misteri della divinità ignota». Si magari pieni di rimpianti per i tempi passati, per le occasioni perdute pretende così di liberare la persona dal che sconsigliano nuovi sogni e entusiasmi. Papa Benedetto parlava corpo e dal cosmo della sobria ebrietas che ci permette di vivere a distanza di tempo, materiale, nei quali non si scoprono più le feriti dal nostro peccato, la gioia della Pentecoste. Quello che stiamo tracce della mano provvidente del vivendo è proprio il tempo dello Spirito. Non ignoro i problemi, le Creatore, ma si vede solo una realtà priva lentezze, le fatiche, le domande, a volte davvero lancinanti sul nostro di senso, aliena dall’identità ultima presente e il nostro futuro. Come Nicodemo spesso mi interrogo con della persona, e manipolabile secondo tanto dolore personale: come è possibile sperare, se siamo così? gli interessi Quando per gnosticismo ci accontentiamo delle nostre idee e ci dell’uomo. NEO-PELAGIANESIMO: innamoriamo delle nostre formule (quelle per cui pensiamo di avere l’individuo, radicalmente ragione e ci sentiamo incompresi o che diventano motivi per rompere autonomo, pretende la comunione perché più importanti di questa) o quando per di salvare sé stesso, senza riconoscere che pelagianesimo crediamo di risolvere tutto con le nostre opere e ci egli dipende, nel più profondo del suo riempiamo di cose da fare, per poi sentirci schiacciati da queste e essere, da Dio e dagli altri. La salvezza si restare inerti o pieni di affanni senza sapere il perché come Marta, af da allora alle forze del singolo, oppure a capaci solo di lamentarci della cose che non vanno e dei problemi che delle strutture dobbiamo risolvere. puramente umane, incapaci di accogliere la novità dello Spirito di Dio. (Placuit Deo - CDF - 2018) fi fi fi
9 Approfondimento «Confessio» è la prima colonna - per così dire - dell’evangelizzazione e la seconda è «caritas». La «confessio» non è una cosa astratta, è «caritas», è amore. Solo così è realmente il ri esso della verità divina, che come verità è inseparabilmente anche amore. Il testo descrive, con parole molto forti, questo amore: è ardore, è amma, accende gli altri. C’è una passione nostra che deve crescere dalla fede, che deve trasformarsi in fuoco della carità. Gesù ci ha detto: Sono venuto per gettare fuoco alla terra e come desidererei che fosse già acceso. Origene ci ha trasmesso una parola del Signore: «Chi è vicino a me è vicino al fuoco». Il cristiano non deve essere tiepido. L’Apocalisse ci dice che questo è il più grande pericolo del cristiano: che non dica di no, ma un sì molto tiepido. Questa tiepidezza proprio discredita il cristianesimo. La fede deve divenire in noi amma dell’amore, amma che realmente accende il mio essere, diventa grande passione del mio essere, e così accende il prossimo. Questo è il modo dell’evangelizzazione: «Accéndat ardor proximos», che la verità diventi in me carità e la carità accenda come fuoco anche l’altro. Solo in questo accendere l’altro attraverso la amma della nostra carità, cresce realmente l’evangelizzazione, la presenza del Vangelo, che non è più solo parola, ma realtà vissuta. San Luca ci racconta che nella Pentecoste, in questa fondazione della Chiesa da Dio, lo Spirito Santo era fuoco che ha trasformato il mondo, ma fuoco in forma di lingua, cioè fuoco che è tuttavia anche ragionevole, che è spirito, che è anche comprensione; fuoco che è unito al pensiero, alla «mens». E proprio questo fuoco intelligente, questa «SOBRIA EBRIETAS», è caratteristico per il cristianesimo. Sappiamo che il fuoco è all’inizio della cultura umana; il fuoco è luce, è calore, è forza di trasformazione. La cultura umana comincia nel momento in cui l’uomo ha il potere di creare fuoco: con il fuoco può distruggere, ma con il fuoco può trasformare, rinnovare. Il fuoco di Dio è fuoco trasformante, fuoco di passione - certamente - che distrugge anche tanto in noi, che porta a Dio, ma fuoco soprattutto che trasforma, rinnova e crea una novità dell’uomo, che diventa luce in Dio. Così, alla ne, possiamo solo pregare il Signore che la «confessio» sia in noi fondata profondamente e che diventi fuoco che accende gli altri; così il fuoco della sua presenza, la novità del suo essere con noi, diventa realmente visibile e forza del presente e del futuro. (Sinodo dei Vescovi - ottobre 2012 - Benedetto XVI) fi fi fi fl fi fi
La missione della 10 Chiesa è nella esatta DIREZIONE di questa 12. La 12. LArotonda ROTONDA volontà del Cristo di A volte sembra che camminiamo come intorno ad una rotonda e ci andare verso ciascuno per schiuderlo nella sua ritroviamo inesorabilmente al punto di partenza! Questo avviene, profondità e secondo le sue ricchezze, per perché smarriamo la direzione, perché abbiamo paura di perderci, elevarlo e salvarlo, non ci lasciamo condurre dallo Spirito. Dobbiamo uscire dai percorsi facendolo divenire glio di Dio. Dal Cristo la de niti e rassicuranti e accettare di andare in tutte le direzioni, quelle Chiesa riceve questa che ci portano ad incontrare l’altro dove esso si trova. Senza paura. virtù – al di sopra delle capacità di ogni società Bologna è un incrocio di tante strade. Vorrei che diventasse punto di puramente umana – di essere la piena risposta partenza per tanti possibili incontri. alle vostre giovani anime, perché essa è la giovinezza del mondo. (Sydney 1970 - Paolo VI). 13. Siamo 13. SIAMOvecchi VECCHI Il mondo non diventa migliore se privato della Certo misuriamo i nostri problemi, le risposte insuf cienti, le gioia, il mondo ha previsioni deprimenti. Ricordiamo con amarezza le occasioni perdute, bisogno di persone che scoprano il bene, che i problemi oggettivi che segnano le nostre persone e le nostre siano capaci di provare gioia per esso e che in comunità. Lo facciamo non per deluderci e nutrire la già tta la dei questo modo ricevono anche lo stimolo e il rassegnati cui si contrappone quella dei cultori del passato. Vogliamo coraggio di fare il bene.. Abbiamo bisogno di guardare i tanti doni e le nuove opportunità che si presentano, senza quella FIDUCIA originaria che, ultimamente, solo la ignorare i problemi e senza rinunciare a cercare le risposte che il fede può dare… Da qui Signore non ci farà mancare! Soprattutto vogliamo riconoscere i doni deriva anche il coraggio della gioia, che diventa a che ci aiutano a guardare il nostro futuro. sua volta impegno perché anche gli altri possano gioire e ricevere il lieto annuncio. (Joseph Ratzinger - Il sale della terra 1997). 14. Una 14. UNAChiesa CHIESAvicina VICINAdopo DOPOtanto isolamento TANTO ISOLAMENTO Vogliamo andare verso «una Chiesa lieta col volto di mamma, che L’esperienza mi ha dimostrato che comprende, accompagna, accarezza (…) Sognate anche voi questa Chiesa, necessario adattare le credete in essa, innovate con libertà». Proprio a Firenze Papa Francesco creature agli ambienti e gli ambienti alle lasciò un’indicazione chiarissima «per i prossimi anni: (…) in ogni creature perch questo comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in metodo garanzia di un buon successo ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della educativo. Bisogna che Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue ognuna delle creature abbia la sua speciale disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato CAREZZA, un suo in questo convegno» (10 novembre 2015). Queste parole coincisero per speciale senso di me con l’inizio del servizio pastorale nella chiesa di Bologna, protezione, di cura, d’affetto, come se fosse avvenuto a distanza di solo un mese. Mi sembra che le assemblee di unica... Bisogna che lo zona, gli ambiti, il cammino di cambiamento che identi ca a mano a abbia senza sentire il cruccio della privazione, mano le sue espressioni formali, l’assemblea cittadina, gli organismi o della morti cazione di partecipazione, siano stati, con tutti i limiti, alcuni dei momenti che af ora dalla gelosia e dall’ingiustizia. della conversione pastorale e missionaria di questi anni, perché (Assunta Viscardi). desideriamo una Chiesa vicina a noi e perché sia così deve essere vicina alla gente. fi fi è fi é è fi fi fi fi fi
11 Approfondimento MONDO E GIOA “Siate sempre nella gioia, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie a Dio. Questa la volont di Dio su di voi.”(1Ts 5- 16-18). Tante volte ci chiediamo qual la volont di Dio, chi chiediamo cosa dobbiamo fare per rispondere alla nostra chiamata, come possiamo realizzare la nostra vocazione, come possiamo realizzare la nostra vita in pienezza. Ecco, sappiamo che se Dio amore, se Dio ci ha amato no a dare la sua vita per noi, se facciamo la Sua volont possiamo realizzarci prima di tutto in pienezza, perch realizziamo il disegno di Colui che ci ha creato, che ha sognato la massima felicit e il massimo dei massimi per ciascuno di noi. (…) Ges ci ha dato la via per essere sempre nella pienezza della gioia, il vero di Dio venuto su questa terra per mostrarci innanzitutto la via per la pienezza della vita ma anche per la pienezza della gioia. Ma allora come mai quando guardiamo i cristiani vediamo spesso volti spenti, tristi? Se vero che siamo chiamati ad essere sempre nella gioia, se vero che il verbo di Dio ci ha segnato la via, perch poi incontriamo spesso cristiani un po’ con “la spiritualit della croce”, dico io, quasi un po’ masochistica cio che bisogna mostrare questo viso triste, tutto preso e sofferente; perch ? Forse perch viviamo poco il Vangelo, forse perch ci lasciamo poco mettere in crisi dal Vangelo. Io tante volte girando ho fatto un po’ questa prova, questo test: chi di voi sta cercando la pienezza della gioia? (…) pi che mai dif cile in questi tempi perch se andiamo a tradurre questa Parola, questo segreto cuore di Ges , nella concretezza della vita e andiamo a vedere un po’ qual la magna carta della gioia che Ges ci consegna subito, perch il Discorso della Montagna uno dei primi che fa, vediamo che il completo opposto della magna carta della felicit che il mondo ci propone, un mondo di cui noi siamo cos intrisi. Non perch siamo cristiani che automaticamente s”iamo nel mondo ma non del mondo”, purtroppo siamo spesso inquinati dal mondo. Purtroppo, spesso ci nutriamo di quelle che sono le beatitudini del mondo. Allora se vi ricordate il Discorso della Montagna abbiamo Ges che dice una serie di “beati” e appunto “beati” il segno di una gioia non di questa terra ma di una gioia del cielo, come quando si dice “nel Paradiso sono beati”. Quel “cos in cielo cos in terra a cui tutti noi siamo chiamati”. Ges quali chiavi ci d per questa beatitudine, per questa gioia del cielo? “Beati i poveri, beati i puri di cuore, beati i miti, beati voi quando vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni male di voi per causa mia, rallegratevi, esultate.”. Certamente vediamo subito che c’ un netto contrasto fra ci che Ges dice ci rende beati e ci che il mondo dice che ci rende felici. “Beati i poveri” e il mondo ci dice beati i ricchi; “beati i puri di cuore” e il mondo ci dice beati i playboy, le sexy girl, quindi beati voi quando fate sesso “usa e getta” a gogo; “beati i miti” e il mondo ci dice beati i forti, beati quelli che si fanno rispettare, che sono temuti; “beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno” e il mondo ci dice beati voi quando vi applaudiranno, quando avrete successo... Si tratta quindi di andare veramente controcorrente e anche di smascherare quelle che sono le false verit che noi ogni giorno beviamo e che pensiamo siano la via per la felicit a poi diventano vie di morte. (Chiara Amirante, Milano luglio 2018) è È fi è ù ì à è è ò ù è à è fi à è é è ù é ù à é è à é à é ù ù ì é è ò à è ì è è à é ù à é
12 15. 15. Artigiani ARTIGIANIdi DI comunità COMUNITÀ …il KERYGMA una persona: Ges Cristo. Papa Francesco era tornato a chiedere, non a caso in occasione di un La catechesi uno convegno dei catechisti italiani di iniziare un cammino sinodale, spazio privilegiato per favorire l’incontro invitando a leggere i segni dei tempi e ad accogliere le s de presenti e personale con Lui. future. «Non dobbiamo aver paura di parlare il linguaggio delle donne e Perci va intessuta di degli uomini di oggi, di elaborare strumenti nuovi, per trasmettere la relazioni personali. Non c’ vera catechesi senza semplicità del kerigma tutto intero, rinnovando il senso di appartenenza che la testimonianza di sta alla base di una comunità e che il virus ha messo alla prova» (30 gennaio uomini e donne in carne e ossa. Chi di noi non 2021). Ci ha messo in guardia da strategie elitarie, perché dobbiamo ricorda almeno uno dei cercare e amare l’intero “popolo di Dio”. «Questo è il tempo per essere suoi catechisti? Io lo ricordo: ricordo la suora artigiani di comunità aperte che sanno valorizzare i talenti di ciascuno». che mi ha preparato alla Ecco, sono parole che sento rivolte a ciascuno di noi. Non tiriamoci prima Comunione e mi ha fatto tanto bene. I indietro, non accontentiamoci di parlarci addosso, sopra gli altri o primi protagonisti della degli altri, ma senza incontrarli! Diventiamo artigiani di comunità per catechesi sono loro, messaggeri del Vangelo, spendere il nostro dono, anzitutto con la presenza, mettendolo a spesso laici, che si servizio, vincendo le paure e l’egocentrismo. Artigiani di comunità mettono in gioco con generosit per signi ca ricordarci che abbiamo una casa, con tante dimore come condividere la bellezza quella del cielo. In questa casa nessuno vive da ospite, perché è la di aver incontrato Ges . nostra casa. Rendiamola bella con la presenza (quando manchi tu, «Chi il catechista? colui che custodisce e qualcosa manca), la preghiera, la generosità, la fraternità che inizia dal alimenta la memoria di timore, non dimentichiamolo. Quanto ne abbiamo bisogno, noi e Dio; la custodisce in s stesso – un quanto ne hanno bisogno tanti che cercano proprio un luogo “memorioso” della amichevole, luminoso, semplice, aperto, umano, insomma pieno dello storia della salvezza – e la sa risvegliare negli Spirito di Cristo. Non pensiamo quindi al nostro ruolo, ma a servirla altri. perché sia bella ed accogliente, mettendo da parte la personale (Papa Francesco 30 gennaio 2021) considerazione per sostenere come possiamo la Chiesa di Dio e il suo unico pastore che è Gesù, perché le nostre comunità “siano sempre più radicate nel Vangelo, comunità fraterne e inclusive”. 16. 16. Un UNpopolo POPOLOdiDIsacerdoti SACERDOTI Tutta la Chiesa è un Nel documento di preparazione al Sinodo Generale si ricorda che «se POPOLO SACERDOTALE. anche per volontà di Cristo alcuni sono costituiti dottori, dispensatori dei Grazie al battesimo, misteri e pastori a vantaggio degli altri, fra tutti però vige vera uguaglianza tutti i fedeli partecipano al sacerdozio di Cristo. quanto alla dignità e all’azione nell’edi care il corpo di Cristo, che è comune Tale partecipazione si a tutti i fedeli» (LG, n. 32). Perciò tutti i battezzati, partecipi della chiama “sacerdozio funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, «nell’esercizio della comune dei fedeli”. Sulla sua base e al suo multiforme e ordinata ricchezza dei loro carismi, delle loro vocazioni, dei loro servizio esiste un'altra ministeri» sono soggetti attivi di evangelizzazione, sia singolarmente partecipazione alla sia come totalità del Popolo di Dio. Il Concilio ha sottolineato come, in missione di Cristo: quella del ministero virtù dell’unzione dello Spirito santo ricevuta nel battesimo, la totalità conferito dal dei fedeli «non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà sacramento dell'Ordine, peculiare mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il Popolo, la cui funzione è di servire a nome e in quando dai vescovi no agli ultimi fedeli laici, esprime l’universale suo persona di Cristo Capo consenso in materia di fede e di costumi» (LG, n. 12). È lo Spirito che guida in mezzo alla comunità. i credenti «a tutta la verità» (Gv 16,13). (CCC 1591). è ò è fi è à è ù è È é ù fi fi fi
13 Approfondimento … La DIMENSIONE POPOLARE della catechesi, intesa proprio come incontro tra esperienza quotidiana e Vangelo, ne evidenzia secondo Papa Francesco un terzo aspetto: il suo carattere artigianale. (..) non una proposta “industriale”, potremmo dire, che privilegi l’organizzazione rispetto alla relazione, la perfezione rispetto alla compassione, l’ansia della risposta rispetto all’accoglienza della domanda. Al contrario: una proposta “artigianale”, preoccupata di costruire percorsi pi che elaborare programmi, di plasmarsi sulle situazioni faticose pi che andare in ricerca delle situazioni esemplari, di mettersi al passo con chi arranca pi che correre per i primi posti. Si tratta di recuperare una sana dimensione personale, che ci fa riconoscere che la trasmissione della fede avviene attraverso la vita stessa dei testimoni. (…) dunque mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa evangelizzer innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua testimonianza vissuta di fedelt al Signore Ges , di povert e di distacco, di libert di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di loro sofferenze e le loro risorse, o dalla vita quotidiana dei campi, dei pascoli, del lago o del mercato, o da esempi domestici alla portata di tutti. E l vedeva la crescita del Regno di Dio. Ges camminava con i discepoli, con la folla e soprattutto con il Padre. La sua aula scolastica era la strada: questo “cammino-con”, letteralmente “sinodo”, la forma richiesta oggi alla catechesi. La trasmissione delle nozioni e delle verit di fede deve avvenire all’interno di un cammino, se vuole essere incisiva e credibile. L’educatore, come Ges , non ha paura di inoltrarsi nel percorso della vita quotidiana, spesso fatta di smarrimento e sfiducia, perdita dell’orientamento e nostalgia del passato. La delusione dei discepoli di Emmaus (cf Lc 24,13-35) dopo il primo annuncio della risurrezione – «sono passati tre giorni...» (Lc 24,21) – la delusione di tanti, che girano le spalle alla fede pasquale. C’ bisogno di un secondo annuncio, di chi si metta proprio su quei passi incerti. Ges non ha forzato il passo dei due discepoli, ma «si avvicin e camminava con loro» (Lc 24,15): non li ha invitati a tornare indietro e nemmeno ha accelerato il ritmo del cammino. Senza unirsi alle loro lamentazioni, vi si innestato e li ha accompagnati. Uno stile di catechesi e di annuncio “ambulante” ormai richiesto oggi: uno stile molto pi difficile di quello cattedratico, statico, che chiede una preparazione culturale sufficiente, ma non la fatica di mettersi in viaggio. Se una cattedra ci deve essere, una cattedra con le ruote. (Erio Castellucci, Quaresima CEI 2022) à È ù ù è à à à ù è ù ò ì ù è à è ù è ù è ù
SINODO (= cammino 14 17. 17. IlILSinodo SINODOGen GEN Chiesa CHIESA universale e il cammino UNIVERSALE ChiesaCitaliana E IL CAMMINO HIESA ITALIANA insieme), è la riunione del Vescovo con i Il cammino sinodale della Chiesa italiana si af anca a quello di tutta sacerdoti, i consacrati e i laici della Diocesi la Chiesa in vista del Sinodo Generale dei Vescovi che è previsto per il per prendere in esame 2023 e che sarà sul tema proprio della sinodalità. In questo primo la pastorale locale, nel suo insieme o in anno, 2021-22, i due cammini coincideranno, ma sono previsti alcuni aspetti rilevanti, e stabilire opportuni adattamenti alla situazione italiana. orientamenti e norme comuni. 18. IlILcalendario 18. CALENDARIO Sinodo Universale Il Sinodo universale si aprirà solennemente il 9 ottobre 2021 a Roma e a) Apertura 9/10/2021 il 16 ottobre in ogni Chiesa particolare. La tappa nale di quello b) Chiusura ottobre 2023 universale sarà la celebrazione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2023. Per la Chiesa Sinodo Italia italiana il momento nale sarà una grande assemblea della chiesa a) Apertura 16/10/2021 b) Chiusura 2025 italiana, prevista nel 2025, anno giubilare, dove si desidera proporre «alcune scelte coraggiose, profetiche, per un annuncio più snello, cioè libero, … per il significato della evangelico e umile, come chiesto ripetutamente da Papa Francesco» (Cf. CEI, 9 parola «EVANGELIUM» nel NT (…) è importante luglio 2021). anche l’uso della parola fatto dall’Impero Romano, cominciando dall’imperatore 19. 19. Cosa COSAfaremo? FAREMO? Augusto. Qui il termine «evangelium» indica Si prevede «una consultazione capillare del popolo di Dio nelle singole una parola, un diocesi, attraverso un questionario composto da una decina di domande e messaggio che viene dall’Imperatore. Il sotto-domande» e sul tema “Annunciare il Vangelo in un tempo di messaggio, quindi, dell’Imperatore - come rigenerazione. Vangelo-fraternità-mondo”. Si è preferito un cammino tale - porta bene: è rinnovamento del e non un sinodo nel senso di un evento con la necessaria mondo, è salvezza. Messaggio imperiale e organizzazione, scelta di tempi, argomenti già de niti. Si è pensato come tale un messaggio più opportuno un cammino «immaginato in alcuni grandi passaggi, che si di potenza e di potere; è un messaggio di chiariranno lungo il sentiero» (ivi). salvezza, di rinnovamento e di salute. (Benedetto XVI) 20. Ascolto, 20. ASCOLTOricerca , RICERCA e proposte E PROPOSTE Ciascuno infatti, percependo in parte ciò “Ascolto, ricerca e proposte” sarà il triplice riferimento che ci che è congenito al accompagnerà e che aggiorna il più noto “vedere-giudicare-agire”. Logos divino sparso nel tutto, formulò teorie Questo anno sarà di ascolto «del popolo di Dio nella maggiore ampiezza e corrette; essi però, capillarità possibili», in particolare nell’ascolto reciproco a partire dal contraddicendosi su argomenti di maggior Vangelo «lasciando emergere anche le domande di senso sollevate dalla importanza, dimostrano di aver posseduto una pandemia, sempre con la celebrazione dei misteri del Signore, proposte di scienza non sicura ed preghiera, esperienze di fraternità, carità e missione (“buone pratiche”). Sarà una conoscenza non inconfutabile. Dunque senz’altro utile ipotizzare, con una certa libertà l’incontro con persone che ciò che di buono è stato espresso da chiunque, non sono o non si sentono “parte attiva” della comunità cristiana, per appartiene a noi raccogliere “il frutto dello Spirito” e i germi di verità e bontà seminati nei cristiani. (…) Tutti gli scrittori, attraverso il cuori di tutti. L’Assemblea straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana SEME INNATO DEL che si terrà del novembre 2021 approverà il regolamento e l’iter del LOGOS, poterono oscuramente vedere la “cammino sinodale” italiano» (ivi). realtà. (Apologia Seconda - S. Giustino) fi fi fi fi
15 Approfondimento ASCOLTO ATTIVO .. Ascoltare in profondità tutte queste voci anzitutto fa bene alla Chiesa stessa. Sentiamo il bisogno di imparare ad ascoltare in modo empatico, interpellati in prima persona ogni volta che un fratello si apre con noi. Nella Bibbia è anzitutto Dio che ascolta il grido del suo popolo sofferente e si muove con compassione per la sua salvezza. Ma poi l’ascolto è l’imperativo rivolto al credente, che risuona anche sulla bocca di Gesù come il primo e più grande dei comandamenti: «Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore» (Mc 12,29; cfr. Dt 6,4). A questo tipo di ascolto la Scrittura lega direttamente l’amore verso i fratelli (cfr. Mc 12,31). Leggere, meditare e pregare la Parola di Dio signi ca preparare il cuore ad amare senza limiti. L’ascolto trasforma dunque anzitutto chi ascolta, scongiurando il rischio della supponenza e dell’autoreferenzialità. Una Chiesa che ascolta è una Chiesa sensibile anche al sof o dello Spirito. In questo senso, può essere utile riprendere quanto il Consiglio Episcopale Permanente scriveva nel messaggio agli operatori pastorali, lo scorso settembre: «L’ascolto non è una semplice tecnica per rendere più ef cace l’annuncio; l’ascolto è esso stesso annuncio, perché trasmette all’altro un messaggio balsamico: “Tu per me sei importante, meriti il mio tempo e la mia attenzione, sei portatore di esperienze e idee che mi provocano e mi aiutano a crescere”. Ascolto della Parola di Dio e ascolto dei fratelli e delle sorelle vanno di pari passo. L’ascolto degli ultimi, poi, è nella Chiesa particolarmente prezioso, poiché ripropone lo stile di Gesù, che prestava ascolto ai piccoli, agli ammalati, alle donne, ai peccatori, ai poveri, agli esclusi». Questa prima conversione implica un atteggiamento di apertura nei confronti della voce di Dio, che ci raggiunge attraverso la Scrittura, i fratelli e gli eventi della vita. Quali ostacoli incontra ancora l’ascolto libero e sincero da parte della Chiesa? Come possiamo migliorare nella Chiesa il modo di ascoltare? (CEI - Quaresima 2022) fi fi fi
16 21. Non 21. NONè ÈunaUNA moda MODA At. 9,2 e 19,9 Sinodo, quindi, non è una parola che va di moda, ma la consapevolezza della Chiesa che non ha timore di confrontarsi, non Per convenienza essi la chiamano"VIA", per innamorarsi di idee o di programmi lontani dalla vita, ma per poiché in verità era la scegliere le risposte più adeguate alla conversione pastorale e via al regno dei cieli. La Scrittura sta missionaria. Sono coinvolti tutti: le parrocchie, le comunità: io vorrei dicendo che Cristo è che potessimo aiutarci reciprocamente in questa ricerca che è comune. la via, giacché egli è detto la via, oppure «Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla sta parlando della Chiesa del terzo millennio. I cristiani, alla sua sequela, sono in origine vera fede, quella che è proclamata per chiamati “i discepoli della via” (Cf. At 9,2). La sinodalità in questa bocca di Paolo, prospettiva è ben più della celebrazione di incontri ecclesiali e assemblee di attraverso la quale ogni viandante è Vescovi, o di una questione di semplice amministrazione interna alla Chiesa; condotto al regno dei essa «indica lo speci co modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio cieli. (S. Giovanni Crisostomo - Catena che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare sugli Atti degli insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i Apostoli) suoi membri alla sua missione evangelizzatrice» (Discorso nel 50° della istituzione del Sinodo, 17 ottobre 2015). S. Giovanni Crisostomo poteva dire: «Chiesa e Sinodo sono sinonimi» (ivi). 22. Sinodo 22. SINODOnonNON è democrazia, È DEMOCRAZIA ma, comunione MA COMUNIONE BENE COMUNE: La consultazione del Popolo di Dio non comporta affatto l’assunzione la natura di un bene all’interno della Chiesa dei dinamismi della democrazia imperniati comune è che il vantaggio o bene cio sul principio di maggioranza, perché alla base della partecipazione al che ciascuno trae dal processo sinodale vi è la passione condivisa per la comune missione suo uso non può essere separato dal vantaggio di evangelizzazione e non la rappresentanza di interessi in con itto. che pure altri traggono Non dobbiamo avere mai paura della comunione, perché è dono dello da esso. Il bene che il singolo ricava viene Spirito e se al centro c’è Lui ci porterà sempre alla verità tutta intera. A fruito assieme a quello Firenze Papa Francesco aveva chiesto a tutti “capacità di dialogo e di di altri, non contro (bene privato) né a incontro”, distinguendo che dialogare non è negoziare, ma cercare il prescindere (beni bene comune per tutti, altrimenti, sarebbe sempre come restare sulla pubblici)” (Zamagni e Bruni, 2004). rotonda, girando intorno a noi stessi, senza andare in tutte le direzioni come ci chiede lo Spirito! “Discutere insieme, oserei dire arrabbiarsi insieme, pensare alle soluzioni migliori per tutti”. fi fi fl
17 Approfondimento Il concetto di COMUNIONE sta nel cuore dell'autoconoscenza della Chiesa, in quanto Mistero dell'unione personale di ogni uomo con la Trinità divina e con gli altri uomini, iniziata dalla fede, ed orientata alla pienezza escatologica nella Chiesa celeste, per quanto già incoativamente una realtà nella Chiesa sulla terra. Af nché il concetto di comunione, che non è univoco, possa servire come chiave interpretativa dell'ecclesiologia, dev'essere inteso all'interno dell'insegnamento biblico e della tradizione patristica, nelle quali la comunione implica sempre una duplice dimensione: verticale (comunione con Dio) ed orizzontale (comunione tra gli uomini). E' essenziale alla visione cristiana della comunione riconoscerla innanzitutto come dono di Dio, come frutto dell'iniziativa divina compiuta nel mistero pasquale. La nuova relazione tra l'uomo e Dio, stabilita in Cristo e comunicata nei sacramenti, si estende anche ad una nuova relazione degli uomini tra di loro. Di conseguenza, il concetto di comunione dev'essere in grado di esprimere anche la natura sacramentale della Chiesa mentre “siamo in esilio lontano dal Signore”, così come la peculiare unità che fa dei fedeli le membra di un medesimo Corpo, il Corpo mistico di Cristo, una comunità organicamente strutturata, “un popolo adunato dall'unità del Padre del Figlio e dello Spirito Santo”, fornito anche dei mezzi adatti per l'unione visibile e sociale. La comunione ecclesiale è allo stesso tempo invisibile e visibile. Nella sua realtà invisibile, essa è comunione di ogni uomo con il Padre per Cristo nello Spirito Santo, e con gli altri uomini compartecipi nella natura divina, nella passione di Cristo, nella stessa fede, nello stesso spirito. Nella Chiesa sulla terra, tra questa comunione invisibile e la comunione visibile nella dottrina degli Apostoli, nei sacramenti e nell'ordine gerarchico, vi è un intimo rapporto. In questi divini doni, realtà ben visibili, Cristo in vario modo esercita nella storia la Sua funzione profetica, sacerdotale e regale per la salvezza degli uomini. Questo rapporto tra gli elementi invisibili e gli elementi visibili della comunione ecclesiale è costitutivo della Chiesa come Sacramento di salvezza. Da tale sacramentalità deriva che la Chiesa non è una realtà ripiegata su se stessa bensì permanentemente aperta alla dinamica missionaria ed ecumenica, perché inviata al mondo ad annunciare e testimoniare, attualizzare ed espandere il mistero di comunione che la costituisce: a raccogliere tutti e tutto in Cristo; ad essere per tutti « sacramento inseparabile di unit. (Congregazione Dottrina della Fede 1992.) fi
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