MATTEO MARIA ZUPPI Arcivescovo di Bologna "Come può nascere un uomo quando è vecchio?" - Parrocchia ...

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MATTEO MARIA ZUPPI Arcivescovo di Bologna "Come può nascere un uomo quando è vecchio?" - Parrocchia ...
MATTEO MARIA ZUPPI
               Arcivescovo di Bologna

«Come può nascere un uomo quando è vecchio?»
                                                         Gv 3, 4

                  NOTA PASTORALE
 La Chiesa di Bologna nel cammino sinodale della Chiesa italiana.
      Annunciare il Vangelo in un tempo di rigenerazione.
                   Vangelo-fraternità-mondo.

                          Bologna 2021
MATTEO MARIA ZUPPI Arcivescovo di Bologna "Come può nascere un uomo quando è vecchio?" - Parrocchia ...
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                                                   I. IL CAMMINO SINODALE

     1.                                                                                Tutti i fedeli
      1. L’L’avvio del cammino
            AVVIO DEL  CAMMINOsinodale
                                  SINODALE                                             partecipano della
             Carissimi, in occasione della loro ultima assemblea generale i            comprensione e della
                                                                                       trasmissione della verità
     Vescovi italiani, nel maggio 2021, hanno deciso di avviare un                     rivelata. Hanno ricevuto
                                                                                       l'unzione dello Spirito
     “cammino sinodale” della Chiesa che è in Italia. Negli ultimi anni se             Santo (…) NON PUÒ
                                                                                       SBAGLIARSI nel credere,
     ne era parlato molto, a proposito e non, con atteggiamenti diversi:               e manifesta questa
                                                                                       proprietà mediante il
     timore, fastidio, entusiasmo per la possibile e attesa soluzione dei              senso soprannaturale
     principali problemi, paura di percorsi che complicano inutilmente il              della fede di tutto il
                                                                                       popolo quando (…)
     cammino. Hanno spinto a questa decisione alcuni interventi, a mano a              esprime l'universale suo
                                                                                       consenso in materia di
     mano sempre più chiari e decisi, di Papa Francesco, no all’ultimo,                fede e di costumi (…)
                                                                                       sotto la guida del sacro
     proprio nel corso dell’Assembla della CEI, quando ha proposto «la                 Magistero, (…) aderisce
                                                                                       indefettibilmente alla
     necessità di un cammino sinodale “dall’alto in basso” e dal “basso in alto”,      fede una volta per tutte
                                                                                       trasmessa ai santi, con
     dalle piccole comunità, dalle piccole parrocchie. Questo ci chiederà pazienza,    retto giudizio penetra in
     lavoro, far parlare la gente, che esca la saggezza del popolo di Dio». A          essa più a fondo e più
                                                                                       pienamente l'applica
     braccio ha aggiunto: «Il protagonista del Sinodo deve essere invece lo            nella vita. (CCC 91-93).

     Spirito Santo».
                                                                                       L’espressione SEGNI DEI
                                                                                       TEMPI fu usata per la
     2.
      2. LLo
          OS Spirito
              PIRITOcondizione
                      CONDIZIONE  delDEL
                                      cammino
                                         CAMMINO                                       prima volta
                                                                                       uf cialmente nella bolla
            È dalla docilità allo Spirito e quindi da un atteggiamento                 di Giovanni XXIII
                                                                                       Humanae salutis
     anzitutto di preghiera e di ascolto interiore, personale e comunitario,           (25.12.1961) con cui
                                                                                       convocava il Concilio.
     che maturiamo il motivo per cui metterci in cammino, l’intelligenza               Sono gli avvenimenti
                                                                                       storici suf cientemente
                                                                                       densi, universali e
     per orientarci, per comprendere le s de cui siamo chiamati, per                   ripetuti, colti dalla
                                                                                       coscienza degli uomini,
     cogliere le opportunità indicate dai segni dei tempi, per trasmettere la          col signi cato speciale
                                                                                       di rivelare la direzione
     fede e comunicare il Vangelo a tutti. L’inizio del cammino è                      verso cui si orienta
                                                                                       consapevolmente
     l’invocazione del Paraclito che Gesù assicura ai suoi che sono nel                l'umanità, in armonia
                                                                                       con le sue necessità ed
     mondo, sapendo che siamo sempre incapaci di portarne il peso (Gv                  aspirazioni.
                                                                                       I cristiani, per
     16,13). È lo Spirito che ci “guiderà a tutta la verità”, perché “dirà tutto ciò   partecipare come
                                                                                       credenti in una Chiesa
     che avrà udito e vi annuncerà le cose future” (Gv 16,13). Nelle tribolazioni è    che vive nella società,
                                                                                       devono saper leggere
     la nostra forza: «Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo         evangelicamente gli
                                                                                       avvenimenti (…) Solo la
     avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!» (Gv 16,33).       fede può decifrare nei
                                                                                       segni dei tempi i disegni
                                                                                       di Dio.
      3. UUn
     3.      cammino iniziato
           N CAMMINO   INIZIATOdaDA  FIRENZE
                                   Firenze
                                                                                       Il CRISTOCENTRISMO di
     In realtà Papa Francesco ne aveva iniziato a parlare proprio a Firenze,           cui vogliamo trattare
                                                                                       noi è il convincimento
     nel suo discorso da alcuni de nito “l’Evangelii Gaudium per la Chiesa             che nel Redentore
     in Italia”, nel novembre 2015. La preoccupazione principale non era               croci sso e risorto –
                                                                                       pensato e voluto per se
     affatto organizzativa o programmatica. Il mondo, aveva detto, ha                  stesso entro l’unico
                                                                                       disegno del Padre – è
     bisogno dell’umanesimo che può venire «solamente a partire dalla                  stato pensato e voluto
                                                                                       tutto il resto; sicché, sia
     centralità di Gesù, scoprendo in Lui i tratti del volto autentico dell’uomo».     per quel che attiene alla
                                                                                       dimensione creaturale
     All’inizio di ogni tratto di questo cammino abbiamo sempre bisogno                sia per quel che attiene
                                                                                       alla dimensione
     di invocare lo Spirito per farci rinnovare e condurre, perché è lo                redentiva ed elevante,
     Spirito che ci aiuta a contemplare il volto di Gesù e a comprendere la            ogni essere desume da
                                                                                       Cristo …(Giacomo Bif )
     sua volontà oggi.
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MATTEO MARIA ZUPPI Arcivescovo di Bologna "Come può nascere un uomo quando è vecchio?" - Parrocchia ...
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                                                                    Approfondimento
    Docili allo Spirito Santo
          …Ignazio sa bene che lo Spirito è acqua viva e sof o, ma nella sua esperienza
    lo Spirito sarà soprattutto luce e fuoco: una presenza luminosa che rende il suo
    amore chiaroveggente, il fuoco dei profeti e il fuoco del roveto ardente, che rende il
    suo cuore in ammato di Dio. Quando Ignazio comincia a fare attenzione a ciò che
    avviene in lui, scopre molti movimenti, idee e desideri. Il suo diario spirituale
    testimonia la sua preoccupazione di tenersi in mezzo a tutte queste ispirazioni
    buone e meno buone come l’ago di una bilancia in perfetto equilibrio, af nché lo
    Spirito possa inclinare la bilancia nella direzione che Egli vuole al servizio di una
    più grande gloria e lode di Dio nostro Signore. Questa disponibilità ad essere come
    un assegno in bianco per lo Spirito riempie la vita di Ignazio di sorprese e di eventi
    inaspettati.
          (…) Aveva molti piani e progetti, ma la sua scelta sarà quella che lo Spirito
    ispirerà. Ogni volta lo Spirito lo sorprenderà, aprirà vie nuove e inaspettate, ma
    Ignazio crede nello Spirito Santo che riempie l’universo, che è all’opera nella Chiesa
    di Cristo e nel più intimo di lui stesso, e segue l’ispirazione dello Spirito per il puro
    servizio di sua divina Maestà.

          (…) Ignazio menziona poco lo Spirito nel libretto degli Esercizi, ma lo Spirito,
    questo Dio nascosto, si cela sotto molti nomi come amore e consolazione, elezione e
    spirituale, e gli stessi Esercizi non sarebbero spirituali senza lo Spirito operante.
    Perché questi Esercizi Spirituali non hanno altra nalità che di aprire in noi uno
    spazio di libertà, di ascolto e di accoglienza, af nché lo Spirito possa intervenire e
    noi siamo in grado, mediante l’unzione dello Spirito, di fare le scelte concrete che ha
    fatto il Cristo e di farle oggi nella nostra quotidianità di cristiani, di altri Cristi,
    ciascuno secondo la vocazione alla quale lo Spirito chiama. Allora la spiritualità
    ignaziana non è una tecnica per prendere saggiamente decisioni importanti, ma una
    passione di scrutare ciò che lo Spirito desidera fare in noi. Ignazio non vuole
    ordinare la sua vita per estinguere lo Spirito, ma per dargli ogni libertà di agire in
    noi. Ignazio non osserva ciò che avviene in lui per un interesse psicologico o per
    conoscersi, ma unicamente af nché la sua vita sia mossa dallo Spirito per un puro
    servizio del Padre al seguito del Figlio.

          Maestro Ignazio non ci nasconde che è talvolta dif cile discernere ciò che lo
    Spirito attende da noi. Ogni buona idea non viene necessariamente dallo Spirito
    buono, e dietro un pensiero cattivo non si nasconde necessariamente un cattivo
    spirito. Nel suo discernimento orante Ignazio ha imparato con San Paolo che il
    Maligno si traveste volentieri sotto le apparenze di un angelo pieno di luce. È
    attraverso un campo in cui, come in una parabola di Gesù, il buon grano e l’erba
    cattiva non si distinguono granché, che non dobbiamo discernere il frutto dello
    Spirito. Ma credere nello Spirito signi ca per Ignazio che poco importa la nostra
    notte e oscurità, poco importano gli spiriti che ci ossessionano l’unzione dello
    Spirito si unisce a noi come l’Amore di Dio come la totalità della sua attenzione
    amorosa. Nulla di sorprendente allora che il cammino degli Esercizi Spirituali
    giunga con uno sguardo nuovo e un cuore nuovo all’Amore nello Spirito. Uno
    Spirito che agisce sempre amorosamente. Per questa ragione a Ignazio, di solito
    sobrio nelle sue espressioni, preme di ripetere che l’unzione dello Spirito tocca il
    nostro cuore dolcemente, delicatamente, soavemente, senza strepito e senza
    violenza, come una goccia d’acqua che entra in una spugna.
                                      (Roma, 31 luglio 1998 - Peter Hans Kolvenbach SJ)
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      4. UUmiltà,
     4.    MILTÀ, disinteresse,    , BEATITUDINE
                   DISINTERESSEbeatitudine                                               DISINTERESSE.
                                                                                         Amare, voce del verbo
     Dai sentimenti di Cristo Gesù nascono alcuni sentimenti che il Papa                 morire, signi ca
                                                                                         decentrarsi. Uscire da
     indicava come decisivi per il nostro cammino: «l’umiltà, per liberarsi              sé. Dare senza chiedere.
                                                                                         Essere discreti al limite
     dall’ossessione di preservare la propria gloria e perseguire la gloria di Dio; il   del silenzio. Soffrire per
                                                                                         far cadere le squame
     disinteresse, cioè cercare la felicità di chi ci sta accanto per non rinchiuderci   dell’egoismo (…)
     in strutture che ci danno una falsa protezione e per potere seguire l’impulso       Rispettare il suo
                                                                                         destino. E scomparire,
     dello Spirito Santo ed essere uomini che si donano secondo il Vangelo di            quando ci si accorge di
                                                                                         turbare la sua missione.
     Gesù; la beatitudine, perché il cristiano affronta il sacri cio quotidiano di un    (Tonino Bello).
     lavoro svolto per amore e lo affronta per amore».
                                                                                         È un UMANESIMO
                                                                                         PLENARIO che occorre
                                                                                         promuovere. Che vuol
                                                                                         dire ciò, se non lo
                                                                                         sviluppo di tutto
                                                                                         l’uomo e di tutti gli
                                                                                         uomini? Un umanesimo
     5.
      5. DDon Camillo:
           ON C AMILLOvicinanza
                         : VICINANZAallaALLA
                                         gente e preghiera
                                             GENTE  E PREGHIERA                          chiuso, insensibile ai
                                                                                         valori dello spirito e a
     In quell’occasione indicava tre santi come testimoni, Francesco di                  Dio che ne è la fonte,
                                                                                         potrebbe
     Assisi, Filippo Neri e don Camillo, (e questo ci riguarda                           apparentemente avere
                                                                                         maggiori possibilità di
     direttamente!) perché «di sé don Camillo diceva: “Sono un povero prete di           trionfare. Senza dubbio
                                                                                         l’uomo può organizzare
     campagna che conosce i suoi parrocchiani uno per uno, li ama, che ne sa i           la terra senza Dio, ma
                                                                                         "senza Dio egli non può
     dolori e le gioie, che soffre e sa ridere con loro”. Vicinanza alla gente e         alla ne che
                                                                                         organizzarla contro
     preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile,         l’uomo. L’umanesimo
                                                                                         esclusivo è un
     generoso, lieto. Se perdiamo questo contatto con il popolo fedele di Dio            umanesimo inumano".
                                                                                         Non v’è dunque
     perdiamo in umanità e non andiamo da nessuna parte».                                umanesimo vero se non
                                                                                         aperto verso l’Assoluto,
                                                                                         nel riconoscimento
                                                                                         d’una vocazione, che
                                                                                         offre l’idea vera della
                                                                                         vita umana. (Popolorum
                                                                                         Progressio 42)

     6. LLa
     6.     domenica
          A DOMENICA                                                                     Il 7 marzo 321
     La nostra relazione, che deve essere comunione umana ma è anzitutto                 l'imperatore Costantino
                                                                                         stabilì che il PRIMO
     spirituale, si rivela piena intorno a Gesù che cerca con pazienza di                GIORNO DELLA
                                                                                         SETTIMANA, il dies   Solis
     entrare e sedersi a tavola con noi e per questo sta alla porta e bussa.             ("giorno del Sole")
     La relazione per noi è fraternità, perché a questo siamo chiamati e la              doveva essere dedicato
                                                                                         al riposo perché la
     contempliamo particolarmente la domenica, quando siamo invitati,                    Chiesa, sin dal tempo
                                                                                         degli apostoli,
     peccatori come siamo, alla mensa della sua Parola e del suo corpo                   osservava la domenica,
     spezzato. Qui c’è tutta la responsabilità sinodale della Chiesa, popolo             mentre no ad allora
                                                                                         era giorno lavorativo
     di battezzati, che vive la sua chiamata sacerdotale nutrendosi del Pane             per tutti.
     della vita eterna («Signore, da chi andremo, tu hai parole di vita eterna» Gv       La religione del Sol
                                                                                         Invictus restò in auge
     6, 68) e del suo corpo spezzato per noi. Ecco, nella celebrazione                     no al celebre editto di
                                                                                         Tessalonica di Teodosio
     domenicale vediamo la nostra povera umanità tras gurata dallo                       I del 27 febbraio 380:
     Spirito che rivela proprio nella e per la nostra debolezza la sua                   con tale editto
                                                                                         l'imperatore stabilì che
     presenza e la grandezza della nostra chiamata. Per questo non                       l'unica religione di stato
                                                                                         era il Cristianesimo,
     dobbiamo mancare alla celebrazione e dobbiamo curarla come ciò che                  bandendo e
     abbiamo di più caro.                                                                perseguitando ogni
                                                                                         altro culto.
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                                                                                                                   Approfondimento

         IL GIORNO DEL SIGNORE

         … CONCLUSIONE
               39. Perch la domenica torni ad essere tutto ci che si detto, saranno
         necessari molto tempo e molto lavoro. Le trasformazioni culturali non sono
         facilmente reversibili.
               Non realistico ipotizzare un ritorno al passato. La nostra domenica
         molto diversa da quella dei nostri nonni, e quella del Duemila sar diversa
         ancora dalla nostra.
               Ma attraverso tutte le pur necessarie trasformazioni sociali e culturali, non
         potranno mai venire meno, nella domenica del cristiano, quei caratteri e quello
         spirito che hanno fatto di questo giorno «il signore dei giorni».

               40. Perch questo avvenga, dovremo essere capaci di restituirgli il suo
         carattere pi vero, pi proprio: il volto gioioso della vera festa.
               Probabilmente non baster curare meglio la celebrazione eucaristica; e
         nemmeno punteggiare la giornata di momenti di preghiera e nemmeno fare visite
         ai conoscenti, ai malati, al cimitero. Tutto ci necessario, ma non baster .
                  necessario tornare a «far festa». E «festa» letizia, volont di stare
         insieme, gioia di parlarsi e di prolungare l'incontro,              convivialit ,
         condivisione, riposo, anche sano divertimento. Tutto ci           autentico quando
         si radica nella gioia cristiana; nessuna festa vera, se non si esprime nella letizia
         che viene dalla comunione con Dio, che edifica e sorregge la comunit
         ecclesiale, che segno di speranza da dare al mondo.

               41. Non compito di questa Nota dire come questo pu tradursi nella
         pratica domenicale delle nostre comunit . Era nostro dovere per indicare la
         strada. Alle parrocchie, alle comunit , alle famiglie, ai gruppi e movimenti
         ecclesiali, tutti ugualmente sorretti ed animati dalla carit e dallo Spirito di
         Cristo, al loro entusiasmo, al loro coraggio e alla loro fantasia creatrice affidato
         il compito, grave ed urgente, di restituire al giorno del Signore tutta la sua
         pienezza di cristiana umanit .
                      (Nota pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, 15 luglio 1984)
    È
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                                                                                                                                                      è
                                                                                                                                                      è
                                                                                                                                                      à
Il grande                     6
               7.
                7. UUna comunità diDIamore
                     NA COMUNITÀ        AMORE                                                        COMANDAMENTO
               Molti sono stati colpiti dall’espressione: “cristianesimo affettivo”.                 DELL'AMORE del
                                                                                                     prossimo esige e
               Questa è l’eredità dei mesi di pandemia: un cristianesimo che si fa                   sollecita la
               affetto per le persone, vissuto come cura, partecipazione, rapporto                   consapevolezza di avere
                                                                                                     una responsabilità verso
               personale, senso caldo di responsabilità. È il grande dono che                        chi, come me, è creatura
               abbiamo vissuto in questi mesi di tanta solitudine e di forzata                       e glio di Dio: l’essere
                                                                                                     fratelli in umanità e, in
               distanza. La Chiesa è seme di fraternità. Cipriano di Cartagine chiama                molti casi, anche nella
               la Chiesa “Fraternità”, essa crea la “cultura dell’incontro”, ricompone               fede, deve portarci a
               il tessuto umano lacerato. «Signi ca – dice la Fratelli tutti - che come              vedere nell'altro un vero
                                                                                                     alter ego, amato in
               popolo ci appassiona il volerci incontrare, il cercare punti di contatto, gettare     modo in nito dal
               ponti, progettare qualcosa che coinvolga tutti» (n. 216).                             Signore. (Quaresima 2012
                                                                                                     - Benedetto XVI).

               8.                                                                                    Le persone battezzate e
                8. LLa lezione della
                    A LEZIONE   DELLApandemia
                                      PANDEMIA                                                       credenti NON SONO MAI
               In questi mesi abbiamo scoperto che siamo tutti fragili, tutti connessi               VERAMENTE ESTRANEE
                                                                                                     L’UNA PER L’ALTRA.
               gli uni agli altri. Questa connessione, però, deve diventare di fatto                 Possono separarci
                                                                                                     continenti, culture,
               una scelta spirituale e sociale, una fraternità “effettiva” che deve                  strutture sociali o anche
                                                                                                     distanze storiche. Ma
               diventare “affettiva”, piena di compassione, che aiuta l’io a trovare se              quando ci incontriamo,
                                                                                                     ci conosciamo in base
               stesso nell’incontro con l’altro. Fratelli tutti è la vera risposta alla              allo stesso Signore, alla
                                                                                                     stessa fede, alla stessa
               pandemia. Per questo non possiamo mai rassegnarci al dolore degli                     speranza, allo stesso
                                                                                                     amore, che ci formano.
               altri, che la tempesta della pandemia ha rivelato e generato. Il mondo                Allora sperimentiamo
                                                                                                     che il fondamento delle
               anestetizza la sofferenza, la rimuove, fugge dal senso del limite, dalla              nostre vite è lo stesso…
               vulnerabilità, dalla morte. Il benessere non sopporta questa fragilità e              I credenti non sono mai
                                                                                                     totalmente estranei
               la vuole cancellare: ci sentiamo traditi, a volte la sentiamo come fosse              l’uno all’altro. Siamo in
                                                                                                     comunione a causa
               una vergogna da nascondere, diventa ossessione e isolamento, invece                   della nostra identità più
                                                                                                     profonda: Cristo in noi.
               di moltiplicare la vicinanza e la solidarietà. La Parola che ascoltiamo,              Così la fede è una forza
                                                                                                     di pace e di
               l’Eucarestia, la preghiera, ci rendono partecipi al dolore degli altri. Ci            riconciliazione nel
                                                                                                     mondo: è superata la
               ha insegnato anche che i nostri comportamenti incidono su tutti, che                  lontananza, nel Signore
                                                                                                     siamo diventati vicini
               siamo responsabili della nostra libertà.                                              (cfr. Ef 2, 13). (Benedetto
                                                                                                     XVI Marzo 2008).

               9.
                9. UUn tempo DIFFICILE
                     N TEMPO dif cile, di
                                       , DIcrisi
                                             CRISI                                                   La “societ comoda” e
               È stato un tempo dif cile, di grandi contrasti, che ha rivelato le nostre             on-life pu dunque
                                                                                                     rappresentare un
               dif coltà personali e di comunità, ha accelerato processi                             guadagno ma
               evidentemente già presenti da tempo che non conoscevamo o non                         nasconde un inganno.
                                                                                                     Ci potr restituire pi
               volevamo valutare; ci ha tolto tante giusti cazioni o illusioni, per cui              tempo di vita, forse.
               credevamo di potere continuare come si faceva prima, i riferimenti                    Ma ci potr anche
                                                                                                     togliere relazioni e
               per cui ci sentiamo contenti o al contrario affaticati, pensiamo che le               spazi di libert ,
               cose “vanno bene” oppure ci sembrano “senza futuro”. In realtà la                     riducendo l’umano alla
                                                                                                     logica produttivista.
               pandemia ci invita a cambiare i nostri riferimenti e a saper leggere con              Proprio per questo,
               la sapienza del seminatore, del lavoratore, dell’umile, la terra che                  sar bene avere a
                                                                                                     mente che “l’obiettivo
               abbiamo davanti, altrimenti deludente. La pandemia è stato
                                                                                                     sensato per la prossima
               l’irrompere della storia, la vita così com’è, il mondo che ignoravamo e               fase della crescita non
               questo può farci ricomprendere cosa signi ca essere cristiani chiamati                pi l’aumento
                                                                                                     quantitativo della
               ad amare sempre. Gli amici di Gesù non cercano e non amano la                         produzione” bens
               sofferenza, ma amano no alla ne, non si arrendono e guardano con                      “scommettere sulla
                                                                                                     qualit delle persone e
               compassione il dolore che colpisce la vita di ogni uomo.                              dei LEGAMI SOCIALI”.
                                                                                                     (Luca Possenti)
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7
                                                                                                             Approfondimento

         Il cristiano ama no alla ne…

               Dunque, sapendo Gesù che era giunta la sua ora di passare da questo
         mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla ne.
         Sì, li amò perché anch'essi, da questo mondo dove si trovavano,
         passassero, in virtù del suo amore, al loro Capo che da qui era passato.
         Che signi ca infatti sino alla ne se non no a Cristo? Cristo - dice
         l'Apostolo - è il ne di tutta la legge, a giustizia di ognuno che crede (Rm 10,
         4). Cristo è il ne che perfeziona, non la ne che consuma; è il ne che
         dobbiamo raggiungere, non la ne che corrisponde alla morte.

                E' in questo senso che bisogna intendere l'affermazione
         dell'Apostolo: La nostra Pasqua è Cristo che è stato immolato (1 Cor 5, 7). Egli
         è il nostro ne, e in lui si compie il nostro passaggio. Mi rendo conto che
         questa frase del Vangelo può anche essere interpretata in senso umano,
         nel senso cioè che Cristo amò i suoi no alla morte, credendo che questo
         sia il signi cato dell'espressione: li amò sino alla ne. Questa è un'opinione
         umana, non divina: non si può dire infatti che ci amò solo no a questo
         punto colui che ci ama sempre e senza ne. Lungi da noi pensare che con
         la morte abbia nito di amarci colui che non è nito con la morte.

              Se per no quel ricco superbo ed empio anche dopo la morte
         continuò ad amare i suoi cinque fratelli (cf. Lc 16, 27-28), si potrà pensare
         che Cristo ci abbia amato soltanto no alla morte? No, o carissimi, non
         sarebbe, col suo amore, arrivato no alla morte, se poi con la morte fosse
          nito il suo amore per noi. Forse l'espressione li amò sino alla ne va intesa
         nel senso che li amò tanto da morire per loro, secondo la sua stessa
         dichiarazione: Non c'è amore più grande, che dare la vita per i propri amici
         (Gv 15, 13). L'espressione dunque li amò sino alla ne, può avere questo
         senso: fu proprio l'amore a condurlo alla morte.
                                                        (Sant’Agostino - Omelia 55)
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                                                                                 …INABITAZIONE dello
      10. P
     10.  Pieni
           IENI dello  SPIRITO
                DELLOSpirito                                                     Spirito Santo nei
                                                                                 credenti, che sono il suo
     Lo Spirito è amore che in questo mondo cauto e stanco genera                tempio. “Non sapete -
                                                                                 egli apostrofa i Corinzi -
     entusiasmo – che vuol dire Dio in noi - per non arrendersi al male e        che siete il tempio di
                                                                                 Dio e che lo Spirito di
     sentire la forza del suo amore nelle tte tenebre del mondo. Lo Spirito      Dio abita in voi?” (1 Cor
                                                                                 3, 16). “Abitare” si dice
     non lo misuriamo certo con le cose da fare, anche se lo Spirito             normalmente di
                                                                                 persone. Qui si tratta
     illumina le nostre menti con l’intelligenza del cuore ed ispira propositi   dell’“inabitazione” di
                                                                                 una persona divina in
     che vanno sempre oltre il limite angusto della rassegnazione e              persone umane. È un
     dell’amore per sé. Lasciamoci abitare e rinnovare dal dono di Dio per       fatto di natura
                                                                                 spirituale, un mistero di
     capire dove ci porta il vento dello Spirito! Facciamoci prendere            grazia e di amore
                                                                                 eterno, che proprio per
     dall’entusiasmo della fede, perché il male ci vuole deboli, mentre il       questo viene attribuito
                                                                                 allo Spirito Santo. Tale
     Signore innalza l’umile e ci rende capaci di grandi cose. Il beato Pino     inabitazione interiore
                                                                                 influenza l’uomo intero,
     Puglisi, martire della ma a in Sicilia, affermava con semplicità: «Se       così com’è nella
                                                                                 concretezza e nella
     ognuno fa qualcosa, si può fare molto». Mettiamoci in cammino non per       totalità del suo essere,
                                                                                 che l’apostolo più volte
     obbligo ma per questo pathos, cioè sentiamo in noi la forza del Signore     denomina “corpo”.
                                                                                 (Ottobre 1990 :Giovanni
     che rende nuovo quello che è vecchio.                                       Paolo II)

                                                                                 NEO-GNOSTICISMO:
                                                                                 una salvezza
      11. C
     11.  Camminare
            AMMINAREverso
                        VERSO  DOVE?
                              dove?                                              meramente interiore,
                                                                                 rinchiusa nel
     A volte ci sembra di essere sempre gli stessi. Altre volte pensiamo che     soggettivismo. Essa
                                                                                 consiste nell’elevarsi
     dobbiamo risolvere qualcosa prima per poi metterci in cammino.              «con l’intelletto al di
                                                                                 là della carne di Gesù
     Spesso siamo spenti dalla disillusione per le esperienze vissute,           verso i misteri della
                                                                                 divinità ignota». Si
     magari pieni di rimpianti per i tempi passati, per le occasioni perdute     pretende così di
                                                                                 liberare la persona dal
     che sconsigliano nuovi sogni e entusiasmi. Papa Benedetto parlava           corpo e dal cosmo
     della sobria ebrietas che ci permette di vivere a distanza di tempo,        materiale, nei quali
                                                                                 non si scoprono più le
     feriti dal nostro peccato, la gioia della Pentecoste. Quello che stiamo     tracce della mano
                                                                                 provvidente del
     vivendo è proprio il tempo dello Spirito. Non ignoro i problemi, le         Creatore, ma si vede
                                                                                 solo una realtà priva
     lentezze, le fatiche, le domande, a volte davvero lancinanti sul nostro     di senso, aliena
                                                                                 dall’identità ultima
     presente e il nostro futuro. Come Nicodemo spesso mi interrogo con          della persona, e
                                                                                 manipolabile secondo
     tanto dolore personale: come è possibile sperare, se siamo così?            gli interessi
     Quando per gnosticismo ci accontentiamo delle nostre idee e ci              dell’uomo.
                                                                                 NEO-PELAGIANESIMO:
     innamoriamo delle nostre formule (quelle per cui pensiamo di avere          l’individuo,
                                                                                 radicalmente
     ragione e ci sentiamo incompresi o che diventano motivi per rompere         autonomo, pretende
     la comunione perché più importanti di questa) o quando per                  di salvare sé stesso,
                                                                                 senza riconoscere che
     pelagianesimo crediamo di risolvere tutto con le nostre opere e ci          egli dipende, nel più
                                                                                 profondo del suo
     riempiamo di cose da fare, per poi sentirci schiacciati da queste e         essere, da Dio e dagli
                                                                                 altri. La salvezza si
     restare inerti o pieni di affanni senza sapere il perché come Marta,        af da allora alle forze
                                                                                 del singolo, oppure a
     capaci solo di lamentarci della cose che non vanno e dei problemi che       delle strutture
     dobbiamo risolvere.                                                         puramente umane,
                                                                                 incapaci di accogliere
                                                                                 la novità dello Spirito
                                                                                 di Dio.
                                                                                 (Placuit Deo - CDF -
                                                                                 2018)
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                                                             Approfondimento
          «Confessio» è la prima colonna - per così dire -
    dell’evangelizzazione e la seconda è «caritas». La «confessio» non è una
    cosa astratta, è «caritas», è amore. Solo così è realmente il ri esso della
    verità divina, che come verità è inseparabilmente anche amore. Il testo
    descrive, con parole molto forti, questo amore: è ardore, è amma,
    accende gli altri. C’è una passione nostra che deve crescere dalla fede, che
    deve trasformarsi in fuoco della carità. Gesù ci ha detto: Sono venuto per
    gettare fuoco alla terra e come desidererei che fosse già acceso. Origene ci
    ha trasmesso una parola del Signore: «Chi è vicino a me è vicino al
    fuoco». Il cristiano non deve essere tiepido.
          L’Apocalisse ci dice che questo è il più grande pericolo del cristiano:
    che non dica di no, ma un sì molto tiepido. Questa tiepidezza proprio
    discredita il cristianesimo. La fede deve divenire in noi amma
    dell’amore, amma che realmente accende il mio essere, diventa grande
    passione del mio essere, e così accende il prossimo. Questo è il modo
    dell’evangelizzazione: «Accéndat ardor proximos», che la verità diventi
    in me carità e la carità accenda come fuoco anche l’altro. Solo in questo
    accendere l’altro attraverso la amma della nostra carità, cresce
    realmente l’evangelizzazione, la presenza del Vangelo, che non è più solo
    parola, ma realtà vissuta.
          San Luca ci racconta che nella Pentecoste, in questa fondazione della
    Chiesa da Dio, lo Spirito Santo era fuoco che ha trasformato il mondo, ma
    fuoco in forma di lingua, cioè fuoco che è tuttavia anche ragionevole, che
    è spirito, che è anche comprensione; fuoco che è unito al pensiero, alla
    «mens». E proprio questo fuoco intelligente, questa «SOBRIA EBRIETAS», è
    caratteristico per il cristianesimo. Sappiamo che il fuoco è all’inizio della
    cultura umana; il fuoco è luce, è calore, è forza di trasformazione. La
    cultura umana comincia nel momento in cui l’uomo ha il potere di creare
    fuoco: con il fuoco può distruggere, ma con il fuoco può trasformare,
    rinnovare. Il fuoco di Dio è fuoco trasformante, fuoco di passione -
    certamente - che distrugge anche tanto in noi, che porta a Dio, ma fuoco
    soprattutto che trasforma, rinnova e crea una novità dell’uomo, che
    diventa luce in Dio.
          Così, alla ne, possiamo solo pregare il Signore che la «confessio»
    sia in noi fondata profondamente e che diventi fuoco che accende gli
    altri; così il fuoco della sua presenza, la novità del suo essere con noi,
    diventa realmente visibile e forza del presente e del futuro.
                                  (Sinodo dei Vescovi - ottobre 2012 - Benedetto XVI)
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                                                                            fi
La missione della       10
                                                                                        Chiesa è nella esatta
                                                                                        DIREZIONE di questa
     12. La
     12.  LArotonda
             ROTONDA
                                                                                        volontà del Cristo di
     A volte sembra che camminiamo come intorno ad una rotonda e ci                     andare verso ciascuno
                                                                                        per schiuderlo nella sua
     ritroviamo inesorabilmente al punto di partenza! Questo avviene,                   profondità e secondo le
                                                                                        sue ricchezze, per
     perché smarriamo la direzione, perché abbiamo paura di perderci,                   elevarlo e salvarlo,
     non ci lasciamo condurre dallo Spirito. Dobbiamo uscire dai percorsi               facendolo divenire glio
                                                                                        di Dio. Dal Cristo la
     de niti e rassicuranti e accettare di andare in tutte le direzioni, quelle         Chiesa riceve questa
     che ci portano ad incontrare l’altro dove esso si trova. Senza paura.              virtù – al di sopra delle
                                                                                        capacità di ogni società
     Bologna è un incrocio di tante strade. Vorrei che diventasse punto di              puramente umana – di
                                                                                        essere la piena risposta
     partenza per tanti possibili incontri.                                             alle vostre giovani
                                                                                        anime, perché essa è la
                                                                                        giovinezza del mondo.
                                                                                        (Sydney 1970 - Paolo VI).
      13. Siamo
     13.  SIAMOvecchi
                 VECCHI                                                                 Il mondo non diventa
                                                                                        migliore se privato della
     Certo misuriamo i nostri problemi, le risposte insuf cienti, le                    gioia, il mondo ha
     previsioni deprimenti. Ricordiamo con amarezza le occasioni perdute,               bisogno di persone che
                                                                                        scoprano il bene, che
     i problemi oggettivi che segnano le nostre persone e le nostre                     siano capaci di provare
                                                                                        gioia per esso e che in
     comunità. Lo facciamo non per deluderci e nutrire la già tta la dei                questo modo ricevono
                                                                                        anche lo stimolo e il
     rassegnati cui si contrappone quella dei cultori del passato. Vogliamo             coraggio di fare il bene..
                                                                                        Abbiamo bisogno di
     guardare i tanti doni e le nuove opportunità che si presentano, senza              quella FIDUCIA originaria
                                                                                        che, ultimamente, solo la
     ignorare i problemi e senza rinunciare a cercare le risposte che il                fede può dare… Da qui
     Signore non ci farà mancare! Soprattutto vogliamo riconoscere i doni               deriva anche il coraggio
                                                                                        della gioia, che diventa a
     che ci aiutano a guardare il nostro futuro.                                        sua volta impegno
                                                                                        perché anche gli altri
                                                                                        possano gioire e ricevere
                                                                                        il lieto annuncio.
                                                                                        (Joseph Ratzinger - Il sale
                                                                                        della terra 1997).
      14. Una
     14.  UNAChiesa
                CHIESAvicina
                         VICINAdopo
                                 DOPOtanto isolamento
                                         TANTO  ISOLAMENTO
     Vogliamo andare verso «una Chiesa lieta col volto di mamma, che                    L’esperienza mi ha
                                                                                        dimostrato che
     comprende, accompagna, accarezza (…) Sognate anche voi questa Chiesa,              necessario adattare le
     credete in essa, innovate con libertà». Proprio a Firenze Papa Francesco           creature agli ambienti e
                                                                                        gli ambienti alle
     lasciò un’indicazione chiarissima «per i prossimi anni: (…) in ogni                creature perch questo
     comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni Diocesi e circoscrizione, in   metodo garanzia di un
                                                                                        buon successo
     ogni regione, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della       educativo. Bisogna che
     Evangelii gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue         ognuna delle creature
                                                                                        abbia la sua speciale
     disposizioni, specialmente sulle tre o quattro priorità che avrete individuato
                                                                                        CAREZZA, un suo
     in questo convegno» (10 novembre 2015). Queste parole coincisero per               speciale senso di
     me con l’inizio del servizio pastorale nella chiesa di Bologna,                    protezione, di cura,
                                                                                        d’affetto, come se fosse
     avvenuto a distanza di solo un mese. Mi sembra che le assemblee di                 unica... Bisogna che lo
     zona, gli ambiti, il cammino di cambiamento che identi ca a mano a                 abbia senza sentire il
                                                                                        cruccio della privazione,
     mano le sue espressioni formali, l’assemblea cittadina, gli organismi              o della morti cazione
     di partecipazione, siano stati, con tutti i limiti, alcuni dei momenti             che af ora dalla gelosia
                                                                                        e dall’ingiustizia.
     della conversione pastorale e missionaria di questi anni, perché                   (Assunta Viscardi).
     desideriamo una Chiesa vicina a noi e perché sia così deve essere
     vicina alla gente.
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                                                                                                                                                                      Approfondimento
               MONDO E GIOA
                      “Siate sempre nella gioia, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie
               a Dio. Questa la volont di Dio su di voi.”(1Ts 5- 16-18). Tante volte ci chiediamo
               qual la volont di Dio, chi chiediamo cosa dobbiamo fare per rispondere alla
               nostra chiamata, come possiamo realizzare la nostra vocazione, come possiamo
               realizzare la nostra vita in pienezza. Ecco, sappiamo che se Dio amore, se Dio ci ha
               amato no a dare la sua vita per noi, se facciamo la Sua volont possiamo
               realizzarci prima di tutto in pienezza, perch realizziamo il disegno di Colui che ci
               ha creato, che ha sognato la massima felicit e il massimo dei massimi per ciascuno
               di noi. (…) Ges ci ha dato la via per essere sempre nella pienezza della gioia, il
               vero di Dio       venuto su questa terra per mostrarci innanzitutto la via per la
               pienezza della vita ma anche per la pienezza della gioia.
                      Ma allora come mai quando guardiamo i cristiani vediamo spesso volti spenti,
               tristi? Se vero che siamo chiamati ad essere sempre nella gioia, se vero che il
               verbo di Dio ci ha segnato la via, perch poi incontriamo spesso cristiani un po’ con
               “la spiritualit della croce”, dico io, quasi un po’ masochistica cio che bisogna
               mostrare questo viso triste, tutto preso e sofferente; perch ? Forse perch viviamo
               poco il Vangelo, forse perch ci lasciamo poco mettere in crisi dal Vangelo. Io tante
               volte girando ho fatto un po’ questa prova, questo test: chi di voi sta cercando la
               pienezza della gioia? (…)
                        pi che mai dif cile in questi tempi perch se andiamo a tradurre questa
               Parola, questo segreto cuore di Ges , nella concretezza della vita e andiamo a
               vedere un po’ qual la magna carta della gioia che Ges ci consegna subito, perch
               il Discorso della Montagna uno dei primi che fa, vediamo che il completo
               opposto della magna carta della felicit che il mondo ci propone, un mondo di cui
               noi siamo cos intrisi. Non perch siamo cristiani che automaticamente s”iamo nel
               mondo ma non del mondo”, purtroppo siamo spesso inquinati dal mondo.
               Purtroppo, spesso ci nutriamo di quelle che sono le beatitudini del mondo. Allora se
               vi ricordate il Discorso della Montagna abbiamo Ges che dice una serie di “beati” e
               appunto “beati” il segno di una gioia non di questa terra ma di una gioia del cielo,
               come quando si dice “nel Paradiso sono beati”. Quel “cos in cielo cos in terra a cui
               tutti noi siamo chiamati”. Ges quali chiavi ci d per questa beatitudine, per questa
               gioia del cielo? “Beati i poveri, beati i puri di cuore, beati i miti, beati voi quando vi
               perseguiteranno e mentendo diranno ogni male di voi per causa mia, rallegratevi,
               esultate.”.
                      Certamente vediamo subito che c’ un netto contrasto fra ci che Ges dice ci
               rende beati e ci che il mondo dice che ci rende felici. “Beati i poveri” e il mondo ci
               dice beati i ricchi; “beati i puri di cuore” e il mondo ci dice beati i playboy, le sexy
               girl, quindi beati voi quando fate sesso “usa e getta” a gogo; “beati i miti” e il
               mondo ci dice beati i forti, beati quelli che si fanno rispettare, che sono temuti;
               “beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno” e il mondo ci dice beati voi
               quando vi applaudiranno, quando avrete successo... Si tratta quindi di andare
               veramente controcorrente e anche di smascherare quelle che sono le false verit che
               noi ogni giorno beviamo e che pensiamo siano la via per la felicit a poi diventano
               vie di morte.                                   (Chiara Amirante, Milano luglio 2018)
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12
     15.
      15. Artigiani
           ARTIGIANIdi DI
                       comunità
                          COMUNITÀ                                                      …il KERYGMA una
                                                                                        persona: Ges Cristo.
     Papa Francesco era tornato a chiedere, non a caso in occasione di un               La catechesi uno
     convegno dei catechisti italiani di iniziare un cammino sinodale,                  spazio privilegiato per
                                                                                        favorire l’incontro
     invitando a leggere i segni dei tempi e ad accogliere le s de presenti e           personale con Lui.
     future. «Non dobbiamo aver paura di parlare il linguaggio delle donne e            Perci va intessuta di
     degli uomini di oggi, di elaborare strumenti nuovi, per trasmettere la             relazioni personali. Non
                                                                                        c’ vera catechesi senza
     semplicità del kerigma tutto intero, rinnovando il senso di appartenenza che       la testimonianza di
     sta alla base di una comunità e che il virus ha messo alla prova» (30 gennaio      uomini e donne in carne
                                                                                        e ossa. Chi di noi non
     2021). Ci ha messo in guardia da strategie elitarie, perché dobbiamo               ricorda almeno uno dei
     cercare e amare l’intero “popolo di Dio”. «Questo è il tempo per essere            suoi catechisti? Io lo
                                                                                        ricordo: ricordo la suora
     artigiani di comunità aperte che sanno valorizzare i talenti di ciascuno».         che mi ha preparato alla
     Ecco, sono parole che sento rivolte a ciascuno di noi. Non tiriamoci               prima Comunione e mi
                                                                                        ha fatto tanto bene. I
     indietro, non accontentiamoci di parlarci addosso, sopra gli altri o               primi protagonisti della
     degli altri, ma senza incontrarli! Diventiamo artigiani di comunità per            catechesi sono loro,
                                                                                        messaggeri del Vangelo,
     spendere il nostro dono, anzitutto con la presenza, mettendolo a                   spesso laici, che si
     servizio, vincendo le paure e l’egocentrismo. Artigiani di comunità                mettono in gioco con
                                                                                        generosit per
     signi ca ricordarci che abbiamo una casa, con tante dimore come                    condividere la bellezza
     quella del cielo. In questa casa nessuno vive da ospite, perché è la               di aver incontrato Ges .
     nostra casa. Rendiamola bella con la presenza (quando manchi tu,                   «Chi il catechista?
                                                                                        colui che custodisce e
     qualcosa manca), la preghiera, la generosità, la fraternità che inizia dal         alimenta la memoria di
     timore, non dimentichiamolo. Quanto ne abbiamo bisogno, noi e                      Dio; la custodisce in s
                                                                                        stesso – un
     quanto ne hanno bisogno tanti che cercano proprio un luogo                         “memorioso” della
     amichevole, luminoso, semplice, aperto, umano, insomma pieno dello                 storia della salvezza – e
                                                                                        la sa risvegliare negli
     Spirito di Cristo. Non pensiamo quindi al nostro ruolo, ma a servirla              altri.
     perché sia bella ed accogliente, mettendo da parte la personale                    (Papa Francesco 30
                                                                                        gennaio 2021)
     considerazione per sostenere come possiamo la Chiesa di Dio e il
     suo unico pastore che è Gesù, perché le nostre comunità “siano
     sempre più radicate nel Vangelo, comunità fraterne e inclusive”.

     16.
      16. Un
          UNpopolo
              POPOLOdiDIsacerdoti
                           SACERDOTI
                                                                                        Tutta la Chiesa è un
     Nel documento di preparazione al Sinodo Generale si ricorda che «se                POPOLO SACERDOTALE.
     anche per volontà di Cristo alcuni sono costituiti dottori, dispensatori dei       Grazie al battesimo,
     misteri e pastori a vantaggio degli altri, fra tutti però vige vera uguaglianza    tutti i fedeli partecipano
                                                                                        al sacerdozio di Cristo.
     quanto alla dignità e all’azione nell’edi care il corpo di Cristo, che è comune    Tale partecipazione si
     a tutti i fedeli» (LG, n. 32). Perciò tutti i battezzati, partecipi della          chiama “sacerdozio
     funzione sacerdotale, profetica e regale di Cristo, «nell’esercizio della          comune dei fedeli”.
                                                                                        Sulla sua base e al suo
     multiforme e ordinata ricchezza dei loro carismi, delle loro vocazioni, dei loro   servizio esiste un'altra
     ministeri» sono soggetti attivi di evangelizzazione, sia singolarmente             partecipazione alla
     sia come totalità del Popolo di Dio. Il Concilio ha sottolineato come, in          missione di Cristo:
                                                                                        quella del ministero
     virtù dell’unzione dello Spirito santo ricevuta nel battesimo, la totalità
                                                                                        conferito dal
     dei fedeli «non può sbagliarsi nel credere, e manifesta questa sua proprietà       sacramento dell'Ordine,
     peculiare mediante il senso soprannaturale della fede di tutto il Popolo,          la cui funzione è di
                                                                                        servire a nome e in
     quando dai vescovi no agli ultimi fedeli laici, esprime l’universale suo
                                                                                        persona di Cristo Capo
     consenso in materia di fede e di costumi» (LG, n. 12). È lo Spirito che guida      in mezzo alla comunità.
     i credenti «a tutta la verità» (Gv 16,13).                                         (CCC 1591).
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                                                                                       Approfondimento
           … La DIMENSIONE POPOLARE della catechesi, intesa proprio come incontro
           tra esperienza quotidiana e Vangelo, ne evidenzia secondo Papa Francesco
           un terzo aspetto: il suo carattere artigianale.
           (..) non una proposta “industriale”, potremmo dire, che privilegi
           l’organizzazione rispetto alla relazione, la perfezione rispetto alla
           compassione, l’ansia della risposta rispetto all’accoglienza della domanda. Al
           contrario: una proposta “artigianale”, preoccupata di costruire percorsi pi
           che elaborare programmi, di plasmarsi sulle situazioni faticose pi che
           andare in ricerca delle situazioni esemplari, di mettersi al passo con chi
           arranca pi che correre per i primi posti. Si tratta di recuperare una sana
           dimensione personale, che ci fa riconoscere che la trasmissione della fede
           avviene attraverso la vita stessa dei testimoni. (…)
                    dunque mediante la sua condotta, mediante la sua vita, che la Chiesa
           evangelizzer innanzitutto il mondo, vale a dire mediante la sua
           testimonianza vissuta di fedelt al Signore Ges , di povert e di distacco, di
           libert di fronte ai poteri di questo mondo, in una parola, di loro sofferenze e
           le loro risorse, o dalla vita quotidiana dei campi, dei pascoli, del lago o del
           mercato, o da esempi domestici alla portata di tutti. E l vedeva la crescita del
           Regno di Dio.
                 Ges camminava con i discepoli, con la folla e soprattutto con il Padre.
           La sua aula scolastica era la strada: questo “cammino-con”, letteralmente
           “sinodo”,      la forma richiesta oggi alla catechesi. La trasmissione delle
           nozioni e delle verit di fede deve avvenire all’interno di un cammino, se
           vuole essere incisiva e credibile. L’educatore, come Ges , non ha paura di
           inoltrarsi nel percorso della vita quotidiana, spesso fatta di smarrimento e
           sfiducia, perdita dell’orientamento e nostalgia del passato.
                 La delusione dei discepoli di Emmaus (cf Lc 24,13-35) dopo il primo
           annuncio della risurrezione – «sono passati tre giorni...» (Lc 24,21) – la
           delusione di tanti, che girano le spalle alla fede pasquale. C’ bisogno di un
           secondo annuncio, di chi si metta proprio su quei passi incerti. Ges non ha
           forzato il passo dei due discepoli, ma «si avvicin e camminava con loro» (Lc
           24,15): non li ha invitati a tornare indietro e nemmeno ha accelerato il ritmo
           del cammino. Senza unirsi alle loro lamentazioni, vi si innestato e li ha
           accompagnati. Uno stile di catechesi e di annuncio “ambulante” ormai
           richiesto oggi: uno stile molto pi difficile di quello cattedratico, statico, che
           chiede una preparazione culturale sufficiente, ma non la fatica di mettersi in
           viaggio. Se una cattedra ci deve essere, una cattedra con le ruote.
                                                            (Erio Castellucci, Quaresima CEI 2022)
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SINODO (= cammino 14
17.
 17. IlILSinodo
          SINODOGen
                  GEN
                    Chiesa
                      CHIESA
                           universale e il cammino
                              UNIVERSALE            ChiesaCitaliana
                                            E IL CAMMINO   HIESA ITALIANA         insieme), è la riunione
                                                                                  del Vescovo con i
Il cammino sinodale della Chiesa italiana si af anca a quello di tutta            sacerdoti, i consacrati
                                                                                  e i laici della Diocesi
la Chiesa in vista del Sinodo Generale dei Vescovi che è previsto per il          per prendere in esame
2023 e che sarà sul tema proprio della sinodalità. In questo primo                la pastorale locale, nel
                                                                                  suo insieme o in
anno, 2021-22, i due cammini coincideranno, ma sono previsti                      alcuni aspetti
                                                                                  rilevanti, e stabilire
opportuni adattamenti alla situazione italiana.                                   orientamenti e norme
                                                                                  comuni.

 18. IlILcalendario
18.       CALENDARIO
                                                                                    Sinodo Universale
Il Sinodo universale si aprirà solennemente il 9 ottobre 2021 a Roma e            a) Apertura 9/10/2021
il 16 ottobre in ogni Chiesa particolare. La tappa nale di quello                 b) Chiusura ottobre 2023

universale sarà la celebrazione della XVI Assemblea Generale
Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2023. Per la Chiesa                  Sinodo Italia
italiana il momento nale sarà una grande assemblea della chiesa                   a) Apertura 16/10/2021
                                                                                  b) Chiusura 2025
italiana, prevista nel 2025, anno giubilare, dove si desidera proporre
«alcune scelte coraggiose, profetiche, per un annuncio più snello, cioè libero,   … per il significato della
evangelico e umile, come chiesto ripetutamente da Papa Francesco» (Cf. CEI, 9     parola «EVANGELIUM»
                                                                                  nel NT (…) è importante
luglio 2021).                                                                     anche l’uso della parola
                                                                                  fatto dall’Impero
                                                                                  Romano, cominciando
                                                                                  dall’imperatore
19.
19. Cosa
     COSAfaremo?
            FAREMO?                                                               Augusto. Qui il termine
                                                                                  «evangelium» indica
Si prevede «una consultazione capillare del popolo di Dio nelle singole           una parola, un
diocesi, attraverso un questionario composto da una decina di domande e           messaggio che viene
                                                                                  dall’Imperatore. Il
sotto-domande» e sul tema “Annunciare il Vangelo in un tempo di                   messaggio, quindi,
                                                                                  dell’Imperatore - come
rigenerazione. Vangelo-fraternità-mondo”. Si è preferito un cammino               tale - porta bene: è
                                                                                  rinnovamento del
e non un sinodo nel senso di un evento con la necessaria                          mondo, è salvezza.
                                                                                  Messaggio imperiale e
organizzazione, scelta di tempi, argomenti già de niti. Si è pensato              come tale un messaggio
più opportuno un cammino «immaginato in alcuni grandi passaggi, che si            di potenza e di potere; è
                                                                                  un messaggio di
chiariranno lungo il sentiero» (ivi).                                             salvezza, di
                                                                                  rinnovamento e di
                                                                                  salute. (Benedetto XVI)
20. Ascolto,
20.  ASCOLTOricerca
                 , RICERCA
                        e proposte
                            E PROPOSTE                                            Ciascuno infatti,
                                                                                  percependo in parte ciò
“Ascolto, ricerca e proposte” sarà il triplice riferimento che ci                 che è congenito al
accompagnerà e che aggiorna il più noto “vedere-giudicare-agire”.                 Logos divino sparso nel
                                                                                  tutto, formulò teorie
Questo anno sarà di ascolto «del popolo di Dio nella maggiore ampiezza e          corrette; essi però,
capillarità possibili», in particolare nell’ascolto reciproco a partire dal       contraddicendosi su
                                                                                  argomenti di maggior
Vangelo «lasciando emergere anche le domande di senso sollevate dalla             importanza, dimostrano
                                                                                  di aver posseduto una
pandemia, sempre con la celebrazione dei misteri del Signore, proposte di         scienza non sicura ed
preghiera, esperienze di fraternità, carità e missione (“buone pratiche”). Sarà   una conoscenza non
                                                                                  inconfutabile. Dunque
senz’altro utile ipotizzare, con una certa libertà l’incontro con persone che     ciò che di buono è stato
                                                                                  espresso da chiunque,
non sono o non si sentono “parte attiva” della comunità cristiana, per            appartiene a noi
raccogliere “il frutto dello Spirito” e i germi di verità e bontà seminati nei    cristiani. (…) Tutti gli
                                                                                  scrittori, attraverso il
cuori di tutti. L’Assemblea straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana    SEME INNATO DEL
che si terrà del novembre 2021 approverà il regolamento e l’iter del              LOGOS, poterono
                                                                                  oscuramente vedere la
“cammino sinodale” italiano» (ivi).                                               realtà.
                                                                                  (Apologia Seconda - S. Giustino)
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                                                                Approfondimento

     ASCOLTO ATTIVO

           .. Ascoltare in profondità tutte queste voci anzitutto fa bene alla
     Chiesa stessa. Sentiamo il bisogno di imparare ad ascoltare in modo
     empatico, interpellati in prima persona ogni volta che un fratello si apre
     con noi.
           Nella Bibbia è anzitutto Dio che ascolta il grido del suo popolo
     sofferente e si muove con compassione per la sua salvezza. Ma poi
     l’ascolto è l’imperativo rivolto al credente, che risuona anche sulla bocca
     di Gesù come il primo e più grande dei comandamenti: «Ascolta, Israele!
     Il Signore nostro Dio è l’unico Signore» (Mc 12,29; cfr. Dt 6,4). A questo
     tipo di ascolto la Scrittura lega direttamente l’amore verso i fratelli (cfr.
     Mc 12,31). Leggere, meditare e pregare la Parola di Dio signi ca
     preparare il cuore ad amare senza limiti.
           L’ascolto trasforma dunque anzitutto chi ascolta, scongiurando il
     rischio della supponenza e dell’autoreferenzialità. Una Chiesa che ascolta
     è una Chiesa sensibile anche al sof o dello Spirito. In questo senso, può
     essere utile riprendere quanto il Consiglio Episcopale Permanente
     scriveva nel messaggio agli operatori pastorali, lo scorso settembre:
     «L’ascolto non è una semplice tecnica per rendere più ef cace l’annuncio;
     l’ascolto è esso stesso annuncio, perché trasmette all’altro un messaggio
     balsamico: “Tu per me sei importante, meriti il mio tempo e la mia
     attenzione, sei portatore di esperienze e idee che mi provocano e mi
     aiutano a crescere”.
           Ascolto della Parola di Dio e ascolto dei fratelli e delle sorelle vanno
     di pari passo. L’ascolto degli ultimi, poi, è nella Chiesa particolarmente
     prezioso, poiché ripropone lo stile di Gesù, che prestava ascolto ai piccoli,
     agli ammalati, alle donne, ai peccatori, ai poveri, agli esclusi».
           Questa prima conversione implica un atteggiamento di apertura nei
     confronti della voce di Dio, che ci raggiunge attraverso la Scrittura, i
     fratelli e gli eventi della vita. Quali ostacoli incontra ancora l’ascolto
     libero e sincero da parte della Chiesa? Come possiamo migliorare nella
     Chiesa il modo di ascoltare?

                                                          (CEI - Quaresima 2022)
                                    fi
                                                           fi
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 21. Non
21.   NONè ÈunaUNA moda
                     MODA
                                                                                 At. 9,2 e 19,9
Sinodo, quindi, non è una parola che va di moda, ma la
consapevolezza della Chiesa che non ha timore di confrontarsi, non               Per convenienza essi
                                                                                 la chiamano"VIA",
per innamorarsi di idee o di programmi lontani dalla vita, ma per                poiché in verità era la
scegliere le risposte più adeguate alla conversione pastorale e                  via al regno dei cieli.
                                                                                 La Scrittura sta
missionaria. Sono coinvolti tutti: le parrocchie, le comunità: io vorrei         dicendo che Cristo è
che potessimo aiutarci reciprocamente in questa ricerca che è comune.            la via, giacché egli è
                                                                                 detto la via, oppure
«Proprio il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla       sta parlando della
Chiesa del terzo millennio. I cristiani, alla sua sequela, sono in origine       vera fede, quella
                                                                                 che è proclamata per
chiamati “i discepoli della via” (Cf. At 9,2). La sinodalità in questa           bocca di Paolo,
prospettiva è ben più della celebrazione di incontri ecclesiali e assemblee di   attraverso la quale
                                                                                 ogni viandante è
Vescovi, o di una questione di semplice amministrazione interna alla Chiesa;     condotto al regno dei
essa «indica lo speci co modus vivendi et operandi della Chiesa Popolo di Dio    cieli. (S. Giovanni
                                                                                 Crisostomo - Catena
che manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare
                                                                                 sugli Atti degli
insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i     Apostoli)
suoi membri alla sua missione evangelizzatrice» (Discorso nel 50° della
istituzione del Sinodo, 17 ottobre 2015). S. Giovanni Crisostomo poteva dire:
«Chiesa e Sinodo sono sinonimi» (ivi).

 22. Sinodo
22.  SINODOnonNON è democrazia,
                    È DEMOCRAZIA  ma, comunione
                                      MA COMUNIONE
                                                                                 BENE COMUNE:
La consultazione del Popolo di Dio non comporta affatto l’assunzione             la natura di un bene
all’interno della Chiesa dei dinamismi della democrazia imperniati               comune è che il
                                                                                 vantaggio o bene cio
sul principio di maggioranza, perché alla base della partecipazione al           che ciascuno trae dal
processo sinodale vi è la passione condivisa per la comune missione              suo uso non può essere
                                                                                 separato dal vantaggio
di evangelizzazione e non la rappresentanza di interessi in con itto.            che pure altri traggono
Non dobbiamo avere mai paura della comunione, perché è dono dello                da esso. Il bene che il
                                                                                 singolo ricava viene
Spirito e se al centro c’è Lui ci porterà sempre alla verità tutta intera. A     fruito assieme a quello
Firenze Papa Francesco aveva chiesto a tutti “capacità di dialogo e di           di altri, non contro
                                                                                 (bene privato) né a
incontro”, distinguendo che dialogare non è negoziare, ma cercare il             prescindere (beni
bene comune per tutti, altrimenti, sarebbe sempre come restare sulla             pubblici)” (Zamagni e
                                                                                 Bruni, 2004).
rotonda, girando intorno a noi stessi, senza andare in tutte le direzioni
come ci chiede lo Spirito! “Discutere insieme, oserei dire arrabbiarsi
insieme, pensare alle soluzioni migliori per tutti”.
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                                                                    fl
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                                                          Approfondimento
     Il concetto di COMUNIONE sta nel cuore dell'autoconoscenza della Chiesa, in
     quanto Mistero dell'unione personale di ogni uomo con la Trinità divina e
     con gli altri uomini, iniziata dalla fede, ed orientata alla pienezza
     escatologica nella Chiesa celeste, per quanto già incoativamente una
     realtà nella Chiesa sulla terra.
     Af nché il concetto di comunione, che non è univoco, possa servire come
     chiave interpretativa dell'ecclesiologia, dev'essere inteso all'interno
     dell'insegnamento biblico e della tradizione patristica, nelle quali la
     comunione implica sempre una duplice dimensione: verticale
     (comunione con Dio) ed orizzontale (comunione tra gli uomini). E'
     essenziale alla visione cristiana della comunione riconoscerla
     innanzitutto come dono di Dio, come frutto dell'iniziativa divina
     compiuta nel mistero pasquale. La nuova relazione tra l'uomo e Dio,
     stabilita in Cristo e comunicata nei sacramenti, si estende anche ad una
     nuova relazione degli uomini tra di loro. Di conseguenza, il concetto di
     comunione dev'essere in grado di esprimere anche la natura
     sacramentale della Chiesa mentre “siamo in esilio lontano dal Signore”,
     così come la peculiare unità che fa dei fedeli le membra di un medesimo
     Corpo, il Corpo mistico di Cristo, una comunità organicamente
     strutturata, “un popolo adunato dall'unità del Padre del Figlio e dello
     Spirito Santo”, fornito anche dei mezzi adatti per l'unione visibile e
     sociale.
           La comunione ecclesiale è allo stesso tempo invisibile e visibile.
     Nella sua realtà invisibile, essa è comunione di ogni uomo con il Padre
     per Cristo nello Spirito Santo, e con gli altri uomini compartecipi nella
     natura divina, nella passione di Cristo, nella stessa fede, nello stesso
     spirito. Nella Chiesa sulla terra, tra questa comunione invisibile e la
     comunione visibile nella dottrina degli Apostoli, nei sacramenti e
     nell'ordine gerarchico, vi è un intimo rapporto. In questi divini doni,
     realtà ben visibili, Cristo in vario modo esercita nella storia la Sua
     funzione profetica, sacerdotale e regale per la salvezza degli uomini.
     Questo rapporto tra gli elementi invisibili e gli elementi visibili della
     comunione ecclesiale è costitutivo della Chiesa come Sacramento di
     salvezza.
     Da tale sacramentalità deriva che la Chiesa non è una realtà ripiegata su
     se stessa bensì permanentemente aperta alla dinamica missionaria ed
     ecumenica, perché inviata al mondo ad annunciare e testimoniare,
     attualizzare ed espandere il mistero di comunione che la costituisce: a
     raccogliere tutti e tutto in Cristo; ad essere per tutti « sacramento
     inseparabile di unit.
                                       (Congregazione Dottrina della Fede 1992.)
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