OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: FUCINA DI TRENI E DI VITE - RIVISTA

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OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: FUCINA DI TRENI E DI VITE - RIVISTA
RIVISTA

          SPECIALE OGR

          OFFICINE
          GRANDI
          RIPARAZIONI:
          FUCINA
          DI TRENI E DI VITE
OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: FUCINA DI TRENI E DI VITE - RIVISTA
gennaio 2011 |

                                                                                 «Rivista MuseoTorino» si rivolge
MuseoTorino è un progetto                                                        a tutti coloro che sono interessati
della Città di Torino per il                                                     alla conoscenza della città ed è lo
150° anniversario dell’Unità d’Italia                                            strumento con cui MuseoTorino
                                                                                 comunica i propri obiettivi, progetti,
Sindaco                                 SPECIALE       Gennaio                   attività e presenta la città e la sua
Sergio Chiamparino                                                               storia attraverso i luoghi, le persone,

                                                        2011
                                                                                 gli edifici, le idee, le memorie.
Assessore alla Cultura
e al 150° dell’Unità d’Italia
Fiorenzo Alfieri                                                                 Numero SPECIALE A CURA DI
                                        Periodico di MuseoTorino                 Alessandro Martini
Direttore Divisione cultura,            Città di Torino Divisione cultura,
comunicazione e promozione              comunicazione e promozione della Città   Direttore responsabile
della Città                                                                      Daniele Jalla
Anna Martina
                                        Via S. Francesco da Paola, 3             Progetto grafico
Dirigente coordinatore dei servizi      10122 Torino                             Paolo Sacchetti e Antonino Varsallona
museali                                 Tel: 011 443 4440
Daniele Jalla                           Fax: 011 443 4494                        Impaginazione
                                        rivista.museotorino@comune.torino.it     Paolo Sacchetti
Comitato di indirizzo
Anna Martina                                                                     Stampa
Stefano Benedetto                                                                Tipografia Ianni, Santena
Franco Carcillo
Francesco De Biase                                                               Registrazione
Daniele Jalla                                                                    Tribunale di Torino
Paolo Messina                                                                    n. 66 del 19/05/2011
Enrica Pagella
Vincenzo Simone                                                                  Tiratura
Francesca Soncini                                                                3.000 copie
                                                                                 Distribuzione gratuita
Amministrazione
Tiziana Avico
Clara Soffietti

Gruppo di progetto
Sara Abram
Paola Boccalatte
Laura Carle
Francesca B. Filippi                                                             In copertina
Alessandro Martini                                                               Fasi della “Grande riparazione” di
Maria Paola Soffiantino                                                          locomotore trifase E.43, 1992
Alessandro Vivanti                                                               (Collezione Claudio Pedrazzini)
                                                                                 Elaborazione grafica di
Comunicazione                                                                    Antonino Varsallona
Laura Danzi

                                                                                                                           Fotografia di Michele D’Ottavio
OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: FUCINA DI TRENI E DI VITE - RIVISTA
Sommario | gennaio 2011

Editoriale
03| Fiorenzo Alfieri, Assessore alla Cultura
    e al 150° dell’Unità d’Italia
    Fabio Malavasi, Presidente del Museo Ferroviario Piemontese

Le Officine Grandi Riparazioni
06| MuseoTorino per le “Officine”
    Daniele Jalla

    Non solo una cattedrale
    Carlo Olmo

09| Le Officine: la fabbrica per antonomasia del Borgo
    Stefano Musso

14| Oltre le Officine Grandi Riparazioni: ferrovie, stazioni e città
    Luigi Falco

16| Le nuove Officine nascono “al plurale”
    Gian Carlo Franceschetti

17| Una fucina dell’Unità nazionale

19| Una grande famiglia di 1.100 ferrovieri

20| Forma e funzione per l’industria
    Angelo Nascimbene

21| Quale vite?

22| Stufa di pace
    Claudio Demaria e Fabio Malavasi

La Mostra
25| «Officine Grandi Riparazioni: fucina di treni e di vite».
    Catalogo fotografico
    Presentazione
    Gianfranco Cavaglià

Appuntamento con «esperienza italia 150°»
55| «Fare gli italiani. 150 anni di storia»
    «Stazione futuro. Qui si rifà l’Italia»
    «Il Futuro nelle mani. Artieri Domani»

    E dopo il 2011?
OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: FUCINA DI TRENI E DI VITE - RIVISTA
Fotografia di Michele D’Ottavio
OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: FUCINA DI TRENI E DI VITE - RIVISTA
Editoriale | gennaio 2011

Le Officine Grandi Riparazio-      di collocarvi un grande centro    Il Museo Ferroviario                 fotografica lo strumento
ni (OGR), secondo il Piano         dedicato alla contemporaneità     Piemontese è lo strumento            adatto a un rapido aggiorna-
Regolatore del 1995, avreb-        dove arte, ricerca, produzione    della Regione istituzional-          mento visivo. Le immagini
bero dovuto essere abbattute.      innovativa convivano e si         mente deputato a conservare          esposte – e in parte riprodotte
Successivamente sopravvenne        intreccino.                       elementi importanti per la           in questo numero speciale
un ripensamento che le salvò       Nel frattempo tutti coloro        storia del trasporto su rotaia.      della «Rivista MuseoTori-
per diverse ragioni: la bellezza   che prenderanno parte alle        Per questo, il Museo                 no» – analizzano in ordine
e l’imponenza dello storico        celebrazioni per il Centocin-     da una parte raccoglie               cronologico le varie fasi in cui
edificio, la sua collocazione      quantenario dell’Unità d’Italia   e restaura rotabili significativi,   i rotabili venivano sottoposti
sul nuovo boulevard del            potranno vivere un’esperienza     dall’altra conserva la storia e      alla “Grande riparazione”,
Passante ferroviario, le straor-   che forse non si ripeterà mai     la cultura ferroviaria insieme       un intervento dopo il quale
dinarie potenzialità socio-cul-    più: le OGR, infatti, presen-     alle nozioni delle lavorazioni       il mezzo usciva rinnovato
turali che apparivano evidenti     teranno il loro attuale aspetto   correlate, altrimenti destinate      e pronto per il servizio. La
in un momento storico (la          di archeologia industriale        a perdersi.                          rimessa a nuovo di un rotabile
fine degli anni ’90) in cui si     fedelmente conservata e           Il Museo ha inteso far cono-         era legata a tipi di lavorazione
elaborava il Piano strategico      nello stesso tempo sapran-        scere anche i luoghi di queste       molto particolari e accurati,
di Torino e non era ancora         no ospitare grandi mostre,        lavorazioni, ora posti all’in-       per cui la popolazione che
ascritto alla categoria dell’u-    attività formative, luoghi per    terno della Città, dalla quale       operava nelle Officine aveva
topia e magari dello spreco        lo spettacolo e la ristorazione   sono stati a lungo separati da       acquisito competenze assai
il puntare su una città della      con le modalità più moderne       alti muri.                           elevate: nel tempo, un vero e
conoscenza e della cultura. La     ed efficienti. In futuro sarà     Anche queste barriere fisiche        proprio standard di riferimen-
Città, in accordo con le Ferro-    inevitabile una ristruttura-      hanno rappresentato uno              to. A livello locale, invece,
vie di Stato proprietarie del      zione definitiva: per il 2011,    strumento di diluizione della        hanno conferito alla gente che
complesso, mise a punto un         invece, vivremo tutti insieme     memoria, rendendo molti              vi lavorava e alle loro famiglie
progetto per collocare nelle       un miracoloso equilibrio tra      luoghi ignoti alla maggior           uno status di rispetto e stima,
OGR la sezione contempo-           passato e futuro che ben si       parte dei cittadini.                 non intaccato nemmeno dalle
ranea della Galleria civica        addice alla particolarità di un   Un esempio di tale rimozione         pesanti traversie politiche e
d’Arte moderna e gli spazi per     evento celebrativo tutto dedi-    è costituito dalle Officine          belliche del secolo scorso.
grandi mostre. Il passaggio di     cato proprio alla delicatezza e   Grandi Riparazioni. Le Offi-         Il mio augurio è che il Museo
proprietà dalle Ferrovie alla      al fascino di quel non sempre     cine sono state dismesse negli       e i suoi volontari abbiano rag-
Città si inceppò per ragioni fi-   facile ma pur inevitabile         anni ’90 e assorbite da altre        giunto l’obiettivo prefissato.
nanziarie e, in attesa di tempi    passaggio.                        istituzioni: la parte centrale
migliori, le Ferrovie conces-                                        ospiterà quest’anno gli eventi
sero in comodato gratuito                                            che marcano i festeggiamenti
alla Città il fabbricato per                                         per i 150 anni dell’Unità
trent’anni.                                                          d’Italia.
Tutti ci auguriamo l’acquisto                                        Per aggiornare i cittadini e
delle OGR da parte della                                             i visitatori sulla storia della
Fondazione CRT, la quale,          Fiorenzo Alfieri                  struttura ospitante, il Museo        Fabio Malavasi
adattando il progetto elabo-       Assessore alla Cultura            Ferroviario Piemontese ha            Presidente del
rato dalla Città, ha ipotizzato    e al 150° dell’Unità d’Italia     individuato in una mostra            Museo Ferroviario Piemontese

                                                                                                                                         5
OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: FUCINA DI TRENI E DI VITE - RIVISTA
Fotografia di Michele D’Ottavio
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OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: FUCINA DI TRENI E DI VITE - RIVISTA
gennaio 2011 | Le Officine Grandi Riparazioni

    MuseoTorino per le “Officine”                                                                                                        NON SOLO
                                                                                                                                         UNA
    di Daniele Jalla

                                                                                                                                         CATTEDRALE
La mostra fotografica «Officine Grandi                              degli interventi, intrecciandone la visione
Riparazioni: una fucina di treni e di vite»,                        con immagini storiche, voci di esperti e
curata dal Museo Ferroviario Piemontese,                            memorie di alcuni dei loro protagonisti. In
precede l’inaugurazione di MuseoTorino.                             parallelo, l’ingente materiale raccolto dal
E manifesta uno dei tanti modi attraverso                           Museo Ferroviario Piemontese in vista della
cui esso si propone di comunicare i luoghi                          pubblicazione di un libro, ha suggerito l’i-                         Le OGR sono state centro di saperi
della città, illustrarne la storia, conservarne                     dea di questa mostra, inizialmente pensata
la memoria.                                                         per essere ospitata all’interno delle stesse                         e di “saper fare”, modello industriale
Nasce nel quadro della collaborazione av-                           Officine durante i lavori. Ma si è preferito
viata con il Museo Ferroviario su come                              allestirla al loro esterno lungo la cancellata e                     e sociale, luogo di una memoria
conservare e rappresentare la storia della                          il muro delle ex Carceri Nuove, nel tratto di
rete ferroviaria torinese partendo dai luoghi                       corso Castelfidardo che va da corso Vittorio                         condivisa ancora da realizzare
stessi che ne fanno parte: le stazioni, in pri-                     Emanuele II all’ingresso dell’edificio ad H
mo luogo, quelle tuttora attive come Por-                           delle OGR, mantenendola visibile per l’in-                           di Carlo Olmo
ta Nuova, Porta Susa, Lingotto, Stazione                            tera durata delle manifestazioni del 150°.

                                                                                                                                        L
Dora, e quelle che non lo sono più come la                          Curata da Fabio Malavasi, presidente del                                e Officine Grandi Riparazioni di Tori-
stazione della Torino-Ceres di Ponte Mosca.                         Museo Ferroviario Piemontese, in colla-                                 no raccontano due storie, lontane nel
Ma anche le tratte di linea ancora visibili                         borazione con l’architetto Gianfranco Ca-                               tempo e nella trama. La prima è quella
dopo la creazione del Passante ferroviario,                         vaglià, progettista dell’allestimento, è una                        di una società alla ricerca di un modello,
il suo stesso percorso sotterraneo, i depositi,                     mostra all’aria aperta, un racconto per im-                         insieme industriale e sociale. Una società
le officine...                                                      magini su che cosa e su come erano le Of-                           cosciente di non possederlo, che invia l’in-
Si è lavorato attorno all’idea di fare della                        ficine prima della loro definitiva chiusura.                        gegner Callisto Candellero in voyage d’in-
stazione di Ponte Mosca un “Museo Stazio-                           È la storia di un luogo – invisibile ai più fin-                    struction in Europa. Il primo di una lunga
ne” creando altri Centri di interpretazione e                       ché attivo, come tanti altri luoghi di lavoro                       serie di ingegneri torinesi, come Callabioni
coinvolgendo – in collaborazione con GTT                            e di vita – le cui mura celano quanto avviene                       o Bonadé Bottino, che studieranno, negli
– i punti nodali di un’altra rete, quella tran-                     al loro interno. È la storia di un luogo im-                        Stati Uniti, i modelli insieme organizzativi
viaria: dal Deposito di Borgo San Paolo alla                        portante per le tante ragioni che indicano                          e sociali per Lingotto e Mirafiori, o come
stazione della Dentiera della Sassi-Superga.                        gli interventi di questo numero speciale del-                       Adriano Olivetti, che sempre negli Usa ini-
Idee e progetti per il futuro, dando per il                         la «Rivista MuseoTorino».                                           zierà la sua personale ricerca sulla responsa-
momento priorità alle OGR prima della                               È la storia di uno dei tanti luoghi della città                     bilità sociale dell’impresa.
loro trasformazione in sede cittadina delle                         da scoprire o riscoprire insieme alla storia                        I progettisti di quella che, nell’immagina-
manifestazioni per il 150° dell’Unità d’Ita-                        dell’edificio e alle storie di vite e di lavoro                     rio collettivo recente di Torino, sarà una
lia.                                                                che si intrecciano con esso. Storie del pas-                        cattedrale del lavoro, come gli artefici delle
È così nato un documentario, «OGR: un                               sato e del presente, come quella delle OGR,                         cattedrali gotiche, non entrano nelle storie.
futuro antico», che mostra la nuda mae-                             per cui nel 2011 inizia una nuova vita.                             È l’opera a rimanere e a raccontare di una
stà delle loro architetture prima dell’inizio                                                                                           cultura che aveva nelle misure e nelle pro-
                                                                                                                                        porzioni i suoi codici, che usava tecniche
                                                                                                                                        e materiali, il mattone come il ferro o il
 IL MUSEO FERROVIARIO PIEMONTESE                                                                                                        vetro, secondo metriche che anche il più
                                                                                                                                        accorto visitatore di oggi non coglie più.
 Il Museo Ferroviario Piemontese è un’Associazione con personalità giuridica di diritto pubblico, costituita con la Legge               Ingegneri progettisti, come, tra molte con-
 Regionale 45 del 26 Luglio 1978. Il Museo opera in due campi correlati. Il primo è il reperimento e la conservazione di                traddizioni, erano sicuri del loro progetto
 materiale ferroviario di interesse storico, in particolare per il Piemonte. In oltre 30 anni di attività, il Museo è riuscito a sal-   di città e di società quegli amministratori
 vare dalla demolizione e a conservare un significativo numero di mezzi, che oggi costituiscono una dotazione di grande                 che fecero delle aree lungo la ferrovia, tra
 valore storico e culturale, seconda solo a quella delle Ferrovie dello Stato. I rotabili e i cimeli ferroviari sono visitabili nella   largo Orbassano e piazza Rebaudengo, la
 sede espositiva del Museo a Savigliano (CN). Il secondo campo di azione è di tipo culturale. Il Museo si è proposto di non             spina di una città industriale, fatta di gran-
 disperdere il capitale di conoscenze tecniche e scientifiche del modo di lavorare nelle Ferrovie: questa missione didattica            di parcelle e di infrastrutture, di fabbriche
 è stata portata avanti principalmente attraverso volontari che operano per lo più nella sede tecnica del Museo, presso le              e di servizi.
 Officine della Stazione GTT di Torino-Ponte Mosca. In linea con entrambi gli obiettivi, il Museo ha raccolto un’importante             Una Torino che oggi è difficile persino da
 biblioteca specializzata a Savigliano, mentre a Torino-Ponte Mosca conserva un crescente archivio storico. Il Museo pro-               immaginare, se non per il permanere di
 muove inoltre eventi, mostre fotografiche e pubblicazioni di cui, recentemente, è diventato editore in proprio.                        alcune di quelle grandi parcelle e di rari,
 www.museoferroviariopiemontese.com                                                                                                     ormai, vuoti urbani. Una città del lavoro,
                                                                                                                                        i cui suoni e rumori, tempi e protagonisti

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OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: FUCINA DI TRENI E DI VITE - RIVISTA
Le Officine Grandi Riparazioni | gennaio 2011

raccontano, nel caso delle OGR, una sto-          immigrati e emarginati, ripetendo un co-
ria di carrozze e locomotive, di operai or-       pione che la città europea conosce, almeno
gogliosi del loro “saper fare” e di ingegneri     dal Settecento. Gli edifici abbandonati – il
che dentro la fabbrica misuravano i loro sa-      paradigma rimane il settecentesco cimitero
peri, non ancora interamente formalizzati,        parigino dei Santi Innocenti – sono lo spa-
di lotte e di feste, di conflitti e di regole,    zio dello scambio tra una società che emar-
sociali, non solo organizzative, le cui tracce    gina chi non rientra in regole che stanno
sono ancora leggibili sui muri e sui pilastri     mutando e i nuovi cittadini, che non parla-
che reggono la struttura architettonica.          no neanche la lingua del luogo, quella che
Non era una città né comoda né attraente,         avvia il dialogo.
la Torino che sfila per quasi tutto il Nove-      L’architettura conserva le tracce, più di
cento nelle OGR, una Torino rumorosa e            ogni altra testimonianza umana, delle sto-
inquinata, come il lavoro che dentro que-         rie e degli uomini che le abitano. Le storie
sta fabbrica si svolgeva, ma anche la Torino      di una destinazione che a più di trent’anni
dell’orgoglio produttivo e sindacale, della       dalla chiusura della fabbrica non è ancora
tecnica e dell’appartenenza, fondata sulle        definita, avendo consumato quasi tutte le
condizioni di vita condivise, sulle regole        possibili prospettive: quasi una scena fina-
imposte e poi contrattate, sull’innovazio-        le invertita de La vita è un sogno di Cal-
ne che nasceva dallo studio ma anche dal          derón de la Barca, dove Sigismondo non
conflitto.                                        si è risvegliato. Le storie degli uomini che,
Quella Torino si spegne alle OGR qualche          proprio sulla necessità di una società che fa
anno prima che nel resto della città. La sua      dell’avvenimento il suo modo di convivere
chiusura è un campanello d’allarme, non           con l’incapacità di dar corpo ai suoi proget-
recepito, di un cambiamento che con gli           ti, ricavano gli interstizi in cui sopravvivere
anni ottanta diventerà radicale. Lungo            e imparare a convivere con una società tan-
quell’asse che era l’anima anche sonora           to fragile e insieme esclusiva.
della città, in pochi anni cala un non me-        Sarebbe allora quasi un sogno che nel «Fare
taforico silenzio. In un decennio si spengo-      gli italiani», dopo la mostra, le tracce di
no, quasi fosse mancata la corrente, tutte        tutte queste storie non scomparissero, che
le fabbriche e i grandi servizi. L’ultimo a       il recupero, per una volta, significasse dav-
chiudere – anche questa quasi un’involon-         vero una rielaborazione di una memoria
taria allegoria – saranno le Carceri Nuove.       inclusiva di ogni frammento di storia, che
Una parte di città, fatta di recinti invalica-    la topografia di chi utilizzerà questi luoghi,
bili, dentro i quali vigevano regole diverse,     come accade al Reichstag di Berlino, non
ma dentro cui si formava la società urbana        solo conservi ma renda leggibile le vicende
del XX secolo, diventa insieme un’oppor-          umane, i progetti realizzati e mancati, le
tunità e un termometro della difficoltà per       conquiste e le sconfitte, gli eroi e gli uo-
la società postindustriale di costruire pro-      mini senza volto e forse senza nome, che
getti e realizzarli.                              hanno popolato quest’architettura.
Sarebbe sufficiente mettere in ordine, su         Forse per realizzare un progetto in grado di
un metaforico tavolo di anatomo patologo,         restituire davvero non solo la retorica del
le quasi infinite proposte – chiamarli pro-       lavoro e dell’Officina, ma la storia di un
getti lederebbe l’etimologia stessa del ter-      luogo, occorrerà un altro voyage d’instruc-
mine – per raccontare la seconda storia che       tion, questa volta, oltre che a Berlino, forse
le OGR nascondono. Proposte nate spon-            anche allo Yad Vashem di Gerusalemme,
taneamente o volute dall’amministrazione          perché la memoria collettiva si realizza solo
comunale, che vedono sfilare sulla scena          se si rielabora continuamente il significato
di questo edificio che il Piano Regolatore        delle parole con cui indichiamo i luoghi. E
approvato dalla città nel 1995 voleva de-         Torino, a oggi, non ha ancora trovato un
molito, musicisti e uomini di teatro, con-        nome per questo luogo.
servatori di museo e scienziati, Politecnico
e imprese, progettisti e artisti. Mentre la       Carlo Olmo, storico dell’architettura, insegna al Poli-
società industriale celebrava su questa sua       tecnico di Torino, I Facoltà di Architettura
memoria improvvisamente riscoperta qua-
si tutti i riti del consumo culturale, dell’av-
venimento più che della costruzione, l’edi-
ficio offriva rifugio a gruppi spontanei, a       Fotografia di Michele D’Ottavio

                                                                                                                                                     9
OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI: FUCINA DI TRENI E DI VITE - RIVISTA
gennaio 2011 | Le Officine Grandi Riparazioni

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Le Officine Grandi Riparazioni | gennaio 2011

                                                     le officine:
                                                     la fabbrica per
                                                     antonomasia del borgo
                                                     Nate nel 1884, fino alla dismissione degli anni novanta del Novecento
                                                     le Officine Grandi Riparazioni hanno formato professionalità di primo
                                                     piano e contribuito a trasformare Torino in centro industriale moderno
                                                     di Stefano Musso

                                                    L
                                                         e Officine Grandi Riparazioni (OGR),       Ellena, gli opifici militari costituivano
                                                         edificate in circa un decennio a partire   ancora gli impianti di maggiori dimen-
                                                         dal 1884, sono state una componen-         sioni del settore metallurgico: l’Arsenale
                                                    te fondamentale della prima trasforma-          occupava 509 operai, la Fabbrica d’Armi
                                                    zione della città in un centro industriale      in Valdocco ne contava 457, la Fonderia
                                                    moderno. Fu infatti negli anni ottanta          242, il Laboratorio di Precisione 156; la
                                                    dell’Ottocento che sorsero alcuni tra i         Direzione Territoriale d’Artiglieria aveva
                                                    più importanti stabilimenti della storia        alle proprie dipendenze 32 operai; l’Opi-
                                                    manifatturiera di Torino: tra le officine       ficio Arredi Militari occupava 720 operai
                                                    meccaniche e metallurgiche, Nebiolo, le         (di cui 569 donne), e il Laboratorio piro-
                                                    officine Savigliano, Ansaldi, Monceni-          tecnico 236 operai (di cui 121 donne e 8
                                                    sio, Ferriere Piemontesi, Emanuel, Elli e       ragazzi). La Regia manifattura privilegia-
                                                    Zerboni, i primi grossi cotonifici come         ta per la tessitura serica, in Borgo Dora,
                                                    la Mazzonis, Valdocco, Wild e Abegg,            direttamente sostenuta dalla Casa reale,
                                                    oltre ad alcune concerie di dimensioni          contava 350 operai, l’Officina carte valori
                                                    ragguardevoli.                                  ne aveva 180 (di cui 63 donne). Ancora
                                                    Nei vent’anni precedenti Torino aveva           più grande era la Regia manifattura tabac-
                                                    stentato a superare le antiche caratteri-       chi di Regio Parco, con ben 2.000 operai,
                                                    stiche di centro manifatturiero di Ancien       in maggioranza donne.
                                                    Régime: nella dominante struttura pulvi-        In questa realtà, già emergevano le Offi-
                                                    scolare dell’artigianato che caratterizzava     cine di riparazione ferroviaria, anch’esse
                                                    la città nel 1861, i grandi stabilimenti era-   legate all’iniziativa pubblica, che tra Porta
                                                    no ancora legati all’iniziativa dello Stato     Nuova e Porta Susa concentravano 950
                                                    sardo, in particolare gli opifici per le pro-   lavoratori. Gli impianti di riparazione
                                                    duzioni belliche, da tempo associati alle       delle Ferrovie Alta Italia erano stati alle-
                                                    Regie Scuole di Artiglieria, uno dei capi-      stiti nel 1848 a Porta Nuova, l’anno stesso
                                                    saldi della tradizione militare sabauda, che    dell’inaugurazione della Torino-Monca-
                                                    avevano assunto grande importanza per il        lieri, il primo tratto ferroviario piemonte-
                                                    settore manifatturiero: «la tecnologia mi-      se, pensato come avvio della linea Torino-
Immagini aeree delle Officine Grandi Riparazioni:   litare poteva essere riconvertita in macchi-    Genova, completata nel 1853. Le officine
servizio di Michele D’Ottavio                       ne pneumatiche, a vapore, per la filatura       di Porta Susa risalivano invece al 1854. Al
                                                    della seta» (Barberis, 1988). A quindici        termine del “decennio di preparazione”
                                                    anni dall’Unità, nel 1876, secondo la sta-      dell’Unità, il Regno di Sardegna dispone-
                                                    tistica sull’industria condotta da Vittorio     va già di una rete ferroviaria di 835 chilo-

                                                                                                                                               11
gennaio 2011 | Le Officine Grandi Riparazioni

metri, costruita anche con capitali privati      cisamente ampliata spinsero la società Alta    ne bianco» (Gabert, 1964).
ma con il concorso finanziario decisivo          Italia ad accentrare gli impianti con la co-
dello Stato e di province e comuni.                                                             Il primo miracolo economico italiano
                                                 struzione delle nuove officine, progettate
                                                 sin dall’inizio come un complesso gran-        Le OGR giocarono ancora, in quello che
Industria, tecnologia e abilità artigiana
                                                 dioso, esteso su una superficie di 180.000     secondo alcuni ha rappresentato il primo
Le officine di riparazioni ferroviarie an-       metri quadri, l’economia piemontese non        miracolo economico italiano, un ruolo
nesse alle due stazioni cittadine costitui-      attraversava una fase particolarmente bril-    di primissimo piano. Innanzitutto vanno
vano il secondo impianto produttivo per          lante: lo sviluppo era stato frenato in un     considerate le dimensioni dell’impianto,
numero di addetti, superato solo dalla           andamento altalenante provocato, in suc-       che a fine secolo affiancavano e supera-
Manifattura tabacchi, e soprattutto si           cessione, dalla crisi agricola, dalla guerra   vano, sul piano occupazionale, la Mani-
ponevano alla frontiera tecnologica dell’e-      commerciale con la Francia e dalla crisi       fattura tabacchi. Nel 1895 le OGR, ora
poca, quando il neonato Stato unitario           finanziaria connessa alle speculazioni sulle   collegate alla Rete Mediterranea, occupa-
dipendeva in gran parte dall’estero per le       aree fabbricabili a Roma.                      vano 2.000 lavoratori (Ragazzoni, 1895);
costruzioni ferroviarie, in particolare per      In questo quadro, le attività produtti-        nel 1889, insieme alle ridotte unità anco-
le locomotive. Il lavoro di riparazione e        ve a Torino stentavano a superare la di-       ra presenti a Porta Susa, gli addetti erano
manutenzione comportava lo smontaggio            mensione artigianale. Ancora nel 1898,         2.023. I dati disponibili sull’occupazione
e rimontaggio di veicoli e locomotive, e         su 81.000 persone addette all’industria        negli impianti variano negli anni succes-
richiedeva «operai capaci di realizzare au-      32.000 erano occupate nell’abbigliamen-        sivi: nel 1900 si parla di 1.864 operai;
tentici pezzi di bravura, fonditori, addetti     to, che rappresentava ancora di gran lun-      un’inchiesta della Camera di Commercio
ai magli, tornitori e montatori, calderai,       ga il comparto più rilevante sotto il profi-   sulle industrie del distretto camerale, nel
tecnici in grado di decodificare e riprodur-     lo occupazionale.                              1909, dà la cifra di 2.400 addetti; un’in-
re i disegni delle più avanzate costruzioni      Il settore metalmeccanico e il tessile era-    chiesta industriale del Corpo dei Vigili
straniere», che costituivano il «patrimo-        no rispettivamente al secondo e terzo          urbani del 1914, dopo la nazionalizza-
nio più prezioso» delle officine ferroviarie     posto, con 14.000 e 9.800 addetti. Ma          zione del 1905, per l’Officina riparazioni
(Amatori, Colli, 1999) e, si può a ragione       considerando solo i 750 opifici di carat-      locomotive e veicoli delle Ferrovie dello
sostenere, dell’economia cittadina tutta.        tere più propriamente industriale, che         Stato, all’indirizzo di via Pier Carlo Bog-
Non a caso, le officine ferroviarie furono       davano occupazione a 22.000 persone,           gio, numeri civici 19-21, riporta la cifra
a lungo affidate a un ingegnere del valore       il primo settore risultava il metalmecca-      di 1.750 operai, tutti maschi adulti (Jalla,
di Germano Sommeiller, l’inventore della         nico, con il 40 per cento degli addetti,       1980a; Pistoi, 1980).
perforatrice ad aria compressa utilizzata        seguito dal tessile, con il 20 per cento.      Pur con tutte queste oscillazioni, le OGR
per il traforo del Frejus, aperto al traffico    Manifattura tabacchi a parte, l’industria      rappresentavano dunque, a inizio Nove-
ferroviario nel 1871: Sommeiller le dires-       metalmeccanica e quella tessile presenta-      cento, il più grande stabilimento produt-
se insieme ai lavori di costruzione della        vano anche gli impianti di maggiori di-        tivo di Torino, una sorta di crogiolo delle
linea per Genova.                                mensioni, con un numero medio di 108           operazioni meccaniche e di carrozzatura.
Le officine ferroviarie rappresentavano          e 72 addetti per stabilimento, contro una      Anche se la frontiera tecnologica si stava
dunque la più importante concentrazio-           media generale di 29.                          velocemente spostando verso la produzio-
ne di operai dalle abilità artigiane, che si     Sul finire dell’Ottocento, quando le           ne di automobili e velivoli e l’industria del
estendevano anche oltre le specialità mec-       OGR entrarono in funzione, Torino              cinema, le Officine ferroviarie continua-
caniche, coinvolgendo la falegnameria, la        si stava finalmente avviando verso uno         vano a rappresentare un polo di assoluto
carrozzeria, la sellatura, la verniciatura. Si   sviluppo accelerato, grazie al salto di        rilievo per la formazione e il consolida-
trattava delle stesse abilità che sarebbe-       qualità reso possibile da due fattori: il      mento delle abilità professionali richieste
ro state prerequisito fondamentale dello         ciclo espansivo internazionale destina-        anche dalle produzioni più raffinate. Solo
sviluppo dell’industria automobilistica a        to a durare fino al 1907, e la soluzione       intorno al 1911 lo stabilimento Fiat di
fine secolo.                                     del problema energetico, con l’avvento         corso Dante arrivò a superare il numero
Quando le esigenze di riparazione ciclica        dell’energia elettrica. La rivoluzione in-     di addetti delle OGR.
dei materiali rotabili di una rete ormai de-     dustriale si fece a Torino grazie al «carbo-   Se l’industria dell’auto, principale prota-

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Le Officine Grandi Riparazioni | gennaio 2011

gonista del balzo in avanti nello sviluppo      operai industriali in senso moderno. Mol-
di inizio Novecento, poté avvantaggiarsi        ti di essi, con le loro famiglie, abitavano le
della presenza tradizionale dei lavoranti       barriere, che presentavano un’omogeneità
in carrozze e nelle riparazioni ferroviarie,    sociale operaia molto marcata.
gli stessi assetti urbani furono influenzati
                                                Il “Borgo” dell’aristocrazia operaia
dall’insediamento delle OGR.
Superato il periodo critico degli anni ses-     Tra i quartieri operai fuori cinta, Borgo
santa, in cui Torino perse il ruolo di capi-    San Paolo fu quello che di gran lunga regi-
tale e vide diminuire la sua popolazione,       strò il più rapido aumento di popolazione
con lo sviluppo industriale si intensificò      tra il 1901 e il 1911, passando da 4.000 a
anche la crescita demografica della città,      20.000 abitanti (la sezione di censimento
passando dai 213.000 abitanti del 1871          comprendeva anche Pozzo Strada, all’e-
ai 336.000 del 1901, fino ai 428.000 del        poca però ancora poco popolato). Una
1911. In conseguenza dello sviluppo de-         simile crescita è indubbiamente legata alla
                                                                                                 La storia
mografico, in massima parte dovuto al           presenza del maggior stabilimento cittadi-
saldo migratorio positivo, la cinta daziaria    no, secondo una netta influenza esercitata       1848-1858
del 1853, un vero e proprio muro alto due       dall’insediamento industriale sull’inse-         Nasce la rete ferroviaria del Regno Sardo, in breve
                                                                                                 la più estesa d’Italia. Nell’arco di un decennio 835
metri, fu abbattuta nel 1912 e spostata         diamento abitativo, come è ampiamente            chilometri di via ferrata collegano Torino a Genova,
quasi ai confini del territorio comunale.       dimostrato dallo sviluppo successivo delle       Novara, Susa, Pinerolo, Biella, Saluzzo, Casale,
La netta maggioranza dei 92.000 nuovi           aree abitative adiacenti ai maggiori stabi-      Alessandria, Ivrea. Iniziano i lavori per il traforo del
                                                                                                 Frejus verso la Francia, completato nel 1871.
abitanti tra il 1901 e il 1911 andò ad abi-     limenti Fiat, il Lingotto negli anni venti
tare nell’area esterna alla cinta del 1853,     e trenta, Mirafiori negli anni cinquanta e       1884-1895
che registrò, sempre tra il 1901 e il 1911,     sessanta.                                        Sulla tratta di collegamento fra Porta Nuova e
                                                                                                 Porta Susa, realizzata nel 1864, sorgono le «Nuove
un aumento di 65.000 abitanti (pari al          La presenza delle OGR influì sulla loca-         Officine», che sostituiscono quelle esistenti nelle
120%), mentre la zona entro cinta crebbe        lizzazione in Borgo San Paolo anche di           due stazioni. Occupano un’area di 190.000 metri
di sole 27.000 persone (10%). Nell’area         altri impianti produttivi. Innanzitutto          quadri e, sino al 1911, con circa 2.000 addetti, sono il
                                                                                                 più grande stabilimento di Torino.
esterna, attorno a piccoli nuclei insedia-      la Compagnia italiana dei freni Westin-
tivi preesistenti, si svilupparono una serie    ghouse, che aveva messo a punto più ef-          1901-1921
di borghi, per lo più in corrispondenza         ficienti sistemi frenanti per i treni grazie     La presenza delle Officine è all’origine della rapida
                                                                                                 crescita di Borgo San Paolo, che nel primo decennio
delle porte di accesso (le barriere dazia-      alle applicazioni dell’aria compressa di         del secolo passa da 4.000 a 20.000 abitanti. Altre
rie) all’area urbana. La crescita di questi     Sommeiller: la scelta cadde su un terre-         fabbriche si insediano nel Borgo “rosso”, il quartiere
sobborghi fu favorita anche da una ten-         no posto proprio di fronte alle OGR, al          dell’aristocrazia operaia torinese: la Westinghouse, la
                                                                                                 Dubosch, la Diatto, la futura Materferro.
denza delle famiglie operaie che vivevano       numero 20 di via Pier Carlo Boggio. Nel
nell’area centrale a trasferirsi fuori cinta,   1914 la Westinghouse dava lavoro a 230           1922-1992
per il minor costo dei generi non soggetti      uomini. Sempre in via Boggio, ai numeri          Gli edifici e le strutture originarie delle Officine
                                                                                                 accolgono via via nuove lavorazioni e al loro interno si
al dazio, per gli affitti meno cari richiesti   civici 24-26, si installò la Società anonima     succedono generazioni di operai e tecnici
oltretutto per abitazioni più recenti e, in-    officine Dubosch, che nel 1914 impiega-          specializzati nella “grande riparazione” di locomotive
fine, per la vicinanza al posto di lavoro.      va 180 uomini e 10 ragazzi in costruzioni        prima a vapore, poi elettriche, sino alla loro definitiva
                                                                                                 chiusura nel 1992.
I nuovi stabilimenti, infatti, grazie all’av-   meccaniche e produzione di proiettili, ma
vento dell’energia elettrica che affrancò       che avrebbe avuto un futuro nelle produ-         1993-2011
l’insediamento industriale dalla vicinanza      zioni elettriche. Appena oltre, in prossi-       Salvate dal Piano Regolatore del 1995, le Officine Gran-
                                                                                                 di Riparazioni sono state oggetto di molte
alla Dora Riparia e ai canali di derivazio-     mità della via Circonvallazione (fiancheg-       proposte di riuso: parte del raddoppio del Politecnico
ne delle acque, si distribuirono a sud e a      giante la linea di cinta) vi era la Società      di Torino, nel 2011 saranno sede delle manifestazioni
ovest del centro, in prossimità delle linee     anonima officine già fratelli Diatto, che        del 150° dell’Unità d’Italia. Per le gloriose Officine inizia
                                                                                                 una nuova storia.
ferroviarie, a ridosso della cinta daziaria.    produceva materiale ferroviario con 120
Al 1911, Torino contava almeno 60.000           uomini e che sarebbe stata assorbita nel

                                                                                                                                                            13
gennaio 2011 | Le Officine Grandi Riparazioni

1917 dalla Fiat, diventando negli anni         sotto molteplici rispetti: l’orgoglio profes-    del posto di lavoro e, soprattutto, si racco-
venti la sezione Materiale ferroviario della   sionale, la forza contrattuale, la capacità      glievano professionalità di primo piano,
casa automobilistica torinese. Gli intrecci    organizzativa, il ruolo di avanguardia nel       testate all’ingresso attraverso il “capolavo-
produttivi tra le OGR e questi stabili-        nascente movimento operaio, lo status e          ro”, mai destinate al lavoro dequalificato
menti sono evidenti. Legami meno diretti       il rispetto di cui godevano all’interno del      e ripetitivo della produzione di serie che
ma non meno importanti per il mercato          mondo del lavoro (Jalla, 1980b).                 caratterizzava i grandi impianti di stampo
del lavoro qualificato e lo sviluppo delle     Ma le OGR, con la grande area occupata,          fordista degli anni del secondo miracolo
competenze professionali interessavano         contribuirono anche a fare di Borgo San          economico. Il senso della partecipazione a
anche, sempre in Borgo San Paolo, la So-       Paolo una realtà separata dal resto della        una comunità di lavoro sotto molti rispet-
cietà anonima Ligure Piemontese SPA, in        città: assieme alle OGR, due caserme, le         ti privilegiata restò così vivo tra i lavora-
via Circonvallazione 616, che nel 1914         Carceri Nuove, il mattatoio in Foro Boa-         tori delle OGR fino alla dismissione degli
produceva automobili, con 580 uomini;          rio, gli altri impianti industriali a ridosso    impianti all’inizio degli anni novanta del
la Lancia, in via Monginevro 99, fabbrica-     della linea di cinta, la presenza del muro       Novecento.
va anch’essa automobili con 400 uomini,        stesso fino al 1912 e la linea ferroviaria
3 donne e 8 ragazzi, mentre la carrozzeria     fino al suo interramento nel 1930, co-           Stefano Musso, storico, insegna all’Università degli
Lancia, in via Cumiana 15-17, occupava         stituirono altrettanti ostacoli agli sposta-     Studi di Torino, Facoltà di Scienze Politiche
56 uomini, una donna e un ragazzo. L’e-        menti tra la città e il quartiere, cosicché
lenco può proseguire con la Società ano-       la netta caratterizzazione sociale del borgo
nima Ruotificio Italiano, in via Vochieri      si cementò con l’isolamento fisico dal-
8, per la lavorazione meccanica del legno,     la città e dalle altre barriere operaie, tra      Per saperne di più
con 40 uomini; le Officine meccaniche          loro separate da ampie aree rurali. E la          V. Ellena, La statistica di alcune industrie italiane, in
piemontesi già Ing. Otto Lügg in via           separatezza accentuò l’identità e il senso        “Annali di statistica”, serie II, vol. 13, 1880
Monginevro 121, erano impegnate nelle          di appartenenza territoriale, che in molti        A. Ragazzoni, Le Nuove Officine delle Strade Ferrate
produzioni meccaniche e di accumulatori        casi si colorava di tinte sociali e politiche.    (Rete Mediterranea), Camilla & Bertolero, Torino 1895
elettrici con 60 uomini e 3 ragazzi; vi era-   Quando gli abitanti di Borgo San Pa-              P. Gabert, Turin Ville industrielle, Presses Universitaires
no poi carrozzerie di dimensioni minori        olo si recavano in centro, dicevano di            de France, Paris 1964
in via Moretta 55 e via Frejus 11, mentre      andare “a Torino”: un’altra città, della          Torino tra le due guerre, Musei civici, Torino 1978
non mancavano due ragguardevoli fonde-         quale non facevano parte (Torino tra le           D. Jalla (a), Le officine e il Borgo San Paolo: storia di
rie, la Società anonima Fonderie Frejus, in    due guerre, 1978).                                un rapporto esemplare tra fabbrica e territorio e M.
via Frejus 21, dove lavoravano 210 uomi-       Sarebbero dovuti passare molti decen-             Pistoi, Le Officine delle Strade Ferrate: perché sono
ni, e la Società anonima Industrie Metal-      ni perché lo sviluppo della monocoltura           sorte e come sono state strutturate, in Le officine
lurgiche, in via F.lli Bandiera 1, con 180     dell’auto da un lato e l’inglobamento del-        delle Strade Ferrate in Torino. Un’idea di riuso per il
uomini e 10 ragazzi.                           le barriere operaie nell’indistinto edificato     fabbricato delle locomotive a vapore, Associazione
Le OGR, insomma, non furono solo alle          semiperiferico dall’altro lato mettessero         Museo Ferroviario Piemontese, Torino 1980
origini di Borgo San Paolo ma influen-         in crisi la rilevanza occupazionale delle         D. Jalla (b), “perché mio papà era un ferroviere...”.
zarono fortemente la composizione pro-         OGR e la dimensione del borgo. A lun-             Una famiglia operaia torinese dei primi del Novecen-
duttiva e sociale dell’area, che divenne       go, tuttavia, in Borgo San Paolo le OGR           to, in “Rivista di storia contemporanea”, n. 1, 1980
un concentrato di quella che può a buon        continuarono a essere chiamate semplice-          W. Barberis, Le armi del principe. La tradizione milita-
diritto essere considerata un’aristocrazia     mente “le officine”: la fabbrica, dunque,         re sabauda, Einaudi, Torino 1988
operaia, di cui i lavoratori delle OGR,        per antonomasia, del borgo. Né sarebbe            F. Amatori, A. Colli, Impresa e industria in Italia dall’U-
specialisti in mansioni tipiche dell’ope-      mai venuta meno, negli ambienti operai,           nità a oggi, Marsilio, Venezia 1999
raio di mestiere e al contempo ferrovieri,     la considerazione delle OGR come un
rappresentavano la componente di punta,        luogo nel quale si raggiungeva la sicurezza

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Le Officine Grandi Riparazioni | gennaio 2011

«Pianta di Torino» del 1896 circa con al margine sinistro il complesso delle Officine Grandi Riparazioni incuneato tra la
linea ferroviaria e la cinta daziaria del 1912; (Archivio Storico della Città di Torino, Collezione Simeom, D 126)

                                                                                                                                                        15
gennaio 2011 | Le Officine Grandi Riparazioni

 Oltre le Officine Grandi Riparazioni:
 ferrovie, stazioni e città
 Nel corso del secondo Ottocento si realizza il sistema delle infrastrutture ferroviarie cittadine
 che ancora oggi condiziona la localizzazione dei servizi e le strategie di crescita e sviluppo di Torino
 di Luigi Falco

L
    ’Ottocento è un secolo cruciale per         dalle due stazioni cittadine, nonché dalle     stazione definitiva, lungo l’attuale corso
    la trasformazione della città europea       attrezzature di servizio connesse.             Vittorio Emanuele II. Nella linea Torino-
    antica in città moderna. Sviluppo           Nel 1844-45 ha inizio la costruzione della     Genova si inseriranno le linee secondarie
delle scienze e delle tecnologie, nascita       prima linea ferroviaria del Regno di Sar-      per Cuneo, Chieri e Pinerolo.
e consolidamento del sistema produtti-          degna, la Torino-Genova, i cui lavori sono     Dopo circa quindici anni la stazione non
vo capitalistico e, in Italia in particolare,   diretti dall’ingegner Pietro Spurgazzi e       appare più dignitosa per la città, divenu-
il raggiungimento dell’unità nazionale          che si attesta all’esterno della Porta Nuova   ta capitale del regno italiano; nel 1861
contribuiscono prepotentemente a que-           della città murata seicentesca, a chiusura     il Parlamento approva la legge per la co-
sta trasformazione. In tale quadro, che ha      dell’asse di via Roma. Lo stesso Spurgazzi     struzione di una più grandiosa stazione
importanti riflessi sulla trasformazione e      è anche il progettista della primitiva sta-    su progetto di Alessandro Mazzucchetti,
sulla crescita di Torino, un ruolo fonda-       zione di Porta Nuova, un modesto fabbri-       ingegnere del Genio civile dove si occu-
mentale è giocato dalle linee ferroviarie e     cato provvisorio lungo via Nizza, e della      pa proprio di linee e stazioni ferroviarie

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Le Officine Grandi Riparazioni | gennaio 2011

                                                         A sinistra, Porta Nuova, la stazione ferroviaria “di testa” della linea per Genova, realizzata da
                                                         Alessandro Mazzucchetti con Carlo Ceppi nel 1861-68 (fotografia di Patrizia di Rovasenda
                                                         per MuseoTorino, 2010);
                                                         in alto, Porta Susa, la stazione delle linee per Milano e per Aosta, realizzata nel 1856 (fotogra-
                                                         fia di Patrizia di Rovasenda per MuseoTorino, 2010)

(Alessandria, Genova Principe e altre mi-     (1886-87), le Carceri Nuove (1862-70),                sapevolezza che si trattava di idee vecchie,
nori). A fine anno iniziano i lavori, che     le Officine della Società Alta Italia (dal            anche molto vecchie, e già lungamente di-
terminano nel 1868, quando ormai la ca-       1884) su progetto di Callisto Candellero              scusse in un periodo in cui i mezzi tecnici
pitale è stata trasferita a Firenze.          (note oggi come OGR), il Foro Boario                  non erano certamente efficienti come lo
La stazione di Porta Susa, alla quale fan-    (1870-71) e le caserme Pugnani e Sani.                sono ora. Anche le giustificazioni per so-
no inizialmente capo le linee per Susa e      Anche le stazioni e le linee che le colle-            stenere un’idea piuttosto che un’altra sono
per Milano, viene edificata nel 1856 con      gano sono chiuse entro la cinta daziaria e            proprio quelle di oggi: i costi, gli interessi
carattere definitivo, e appare a tutt’oggi    il loro attraversamento costituisce un pro-           di chi gravita attorno alle stazioni (spedi-
sostanzialmente invariata. Su Porta Susa      blema per l’estensione delle vie del tessuto          zionieri, albergatori ecc.), le ragioni della
confluiranno successivamente la linea per     urbano e, soprattutto, frena lo sviluppo              rendita fondiaria, l’“attesa” del turismo
Aosta e altre minori.                         della città verso ovest.                              per la città.
Le due stazioni − inizialmente separate       È nel 1887 che − a partire da un’iniziativa           Negli anni venti del Novecento si realizza,
perché “di testa” e gestite da differenti     della Società degli Ingegneri e Architetti            infine, l’interramento delle linee ferrovia-
società, ciascuna con la propria linea fer-   in Torino − si sviluppa il dibattito sul-             rie interne alla città, risolvendo − alme-
roviaria − negli anni ’80 dell’Ottocento      le nuove stazioni della città e sulle linee           no in parte − il problema dello sviluppo
sono ormai unite da binari lungo i qua-       ferroviarie. È un dibattito ricco di sug-             urbano svincolato dalla presenza dell’in-
li hanno incominciato a collocarsi scali      gestioni progettuali, anche radicalmente              frastruttura ferroviaria. Si arriva così alla
merci, smistamenti e attrezzature connes-     innovative, che prosegue fino al 1914 e               situazione di un paio di decenni fa quan-
se all’esercizio ferroviario.                 che prevede, tra le tante ipotesi, l’elimina-         do il nuovo Piano Regolatore generale,
Un vero alto muro, la cinta daziaria del      zione di Porta Nuova, il suo arretramento             approvato dal Consiglio comunale nel
1853, racchiude entro la città molte aree     al quadrivio Zappata, una linea passante              1995, ha rimesso in discussione l’intero
ancora non edificate; in particolare la       con una sola stazione principale all’altez-           assetto delle linee e delle stazioni.
Piazza d’armi, allora a cavallo del corso     za di corso Vittorio Emanuele II, l’inter-
Vittorio Emanuele II, impedisce la pro-       ramento della linea tra stazione Dora e               Luigi Falco, urbanista, insegna al Politecnico di To-
secuzione verso ovest del corso e della       quadrivio Zappata, il collegamento tra le             rino, I Facoltà di Architettura
città tutta; soltanto la decisione del suo    stazioni con una linea di metropolitana.
trasferimento più a sud, rende possibile il   Tante di queste ipotesi sono state riprese
prolungamento del viale lungo il quale, in    in anni anche molto recenti e − la cosa ap-
pochi anni, vengono edificati il Mattatoio    pare perlomeno singolare − senza la con-

                                                                                                                                                        17
gennaio 2011 | Le Officine Grandi Riparazioni

 Le nuove Officine nascono “al plurale”
 Storia e architettura del complesso delle Officine
 di Gian Carlo Franceschetti

L
     ’amministrazione delle Strade Ferrate       Ferrate» è un trapezio di circa 190.000 metri        nord verranno riparate le locomotive, men-
     dell’Alta Italia, in una relazione del      quadrati delimitato dalla linea ferroviaria per      tre la zona verso sud è destinata alla ripara-
     1880 per il Ministero dei Lavori Pub-       Novara, da parte della cinta daziaria, dall’al-      zione dei carri e delle carrozze. La scelta di
blici, proponeva di riunire, in un solo          lora viale principi D’Acaja (poi via Pier Carlo      accorpare in una stessa area le due Officine
gruppo di edifici più vasti e più adatti,        Boggio e ora via Falcone e Borsellino) e dal         per la riparazione dei mezzi di trazione e dei
le due Officine Ferroviarie esistenti allora     carcere Le Nuove. La posizione è baricentrica        veicoli si è rivelata oculata in quanto un’am-
in Torino, situate nei pressi delle stazioni     rispetto alle stazioni ferroviarie e si colloca in   pia zona tra le due officine è in grado di ospi-
di Porta Nuova e di Porta Susa e risalenti       una zona adiacente alla cinta daziaria e de-         tare i servizi comuni − magazzini e centrale
rispettivamente al 1848 e 1855.                  stinata a infrastrutture di servizio alla città:     termica − oltre a dare una sistemazione razio-
A dicembre del 1881 veniva presentato un         oltre alle carceri, il mattatoio e le caserme.       nale alle lavorazioni comuni − la Torneria, le
primo progetto di massima e già nei primi        L’ampiezza e la configurazione dell’area han-        Fonderie e le Fucine.
mesi del 1882, stipulate le necessarie con-      no permesso ai progettisti di realizzare un          I lavori iniziano nel 1884 con lo spianamen-
venzioni con il Comune di Torino, fu in-         complesso industriale in cui le dimensioni           to del terreno; nel 1885 la gestione della rete
viata all’estero un’apposita commissione per     e la disposizione degli edifici hanno saputo         ferroviaria piemontese viene assunta dalla
raccogliere dati e informazioni necessarie per   reggere l’impatto di diverse tipologie produt-       Rete Mediterranea; nel 1887, completata la
definire puntualmente fabbisogni e risor-        tive senza dover ricorrere a significativi am-       costruzione della sezione locomotive, viene
se necessarie per il progetto, che venne poi     pliamenti o a sostanziali modifiche per più          realizzato l’impianto di illuminazione elettri-
approvato nel 1884. L’area scelta per la rea-    di un secolo.                                        ca (un’assoluta novità per l’epoca); dal 1889
lizzazione delle «Nuove Officine delle Strade    Le Officine nascono al plurale. Nella parte a        vengono edificati i reparti Torneria ruote e il

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Le Officine Grandi Riparazioni | gennaio 2011

                                                                                                                           grande capannone per il Montaggio veicoli.
                                                                                                                           Nel 1895 vengono assegnati i lavori per il
                                                                                                                           completamento dell’impianto, ma le mutate
                                                                                                                           esigenze di lavorazione costringono a realiz-
                                                                                                                           zare alcune varianti al progetto iniziale. Sono
                                                                                                                           però modifiche di modesta entità e, nel com-
                                                                                                                           plesso, la fisionomia dell’insieme è rispettata
                                                                                                                           e il fatto che, nonostante il mutare delle la-
                                                                                                                           vorazioni, sia rimasta praticamente inalterata
                                                                                                                           per più di un secolo è rivelatore della qualità
                                                                                                                           del progetto.

                                                                                                                           Fabbricati Caldareria, Dipendenze e
                                                                                                                           Montaggio Locomotive
                                                                                                                           Edificato fra il 1885 e il 1887, esistente, destinato all’am-
                                                                                                                           pliamento della Gam
                                                                                                                           È il complesso di fabbricati più antico, ha
                                                                                                                           una superficie coperta di circa 20.000 metri
                                                                                                                           quadrati con una pianta ad H ed è composto
                                                                                                                           da due corpi di fabbrica rettangolari e paral-
                                                                                                                           leli lunghi 183 metri e larghi 48 (la Caldare-
                                                                                                                           ria a nord e il Montaggio a sud), uniti da un
                                                                                                                           corpo centrale (il cosiddetto fabbricato Di-
                                                                                                                           pendenze) lungo 40 metri e largo 39. I due
                                                                                                                           corpi paralleli sono suddivisi in tre navate: le
                                                                                                                           due laterali, alte circa 11 metri (all’intradosso
                                                                                                                           della capriata), sono scandite in 33 campate,
                                                                                                                           a passo di 5,50 metri, da colonne in ghisa, di
                                                                                                                           sezione a doppio T, destinate al sostegno del-
                                                                                                                           le incavallature del tetto e delle vie di corsa
                                                                                                                           delle gru a ponte (in nove di queste campate
                                                                                                                           si apre un portone metallico di 3,30 metri di
                                                                                                                           luce, attraversato da binari di servizio).
                                                                                                                           La navata centrale, più bassa (circa 7 metri),
                                                                                                                           è destinata al carrello trasbordatore per la
                                                                                                                           movimentazione delle locomotive e presenta
                                                                                                                           alle due estremità un avancorpo sporgente
Torneria generale, 1992                                                                                                    che, tramite una coppia di portoni metalli-
(fotografia Pier Paolo Viola)                                                                                              ci, consente l’ingresso delle locomotive nel
                                                                                                                           fabbricato.

 Una Fucina dell’unità nazionale
                                                             OMR dal gennaio 1973 al dicembre 1974: a fronte di un         di aiuti verso i più giovani e che le differenze di
 Era la fine dell’estate del 1971 quando, presentandomi      organico medio di poco superiore alle mille persone,          provenienza e cultura, anche se potevano gene-
 alla dirigenza locale dell’Officina Materiale Rotabile      si sono dovuti esaminare circa 4.500 nomi. Se si              rare canzonature, non venissero mai esasperate e
 (OMR) di via Pier Carlo Boggio 19, per prendere visione     escludono le circa 300 persone che rappresentavano lo         cedessero volentieri il passo a uno spirito di squadra
 del mio nuovo luogo di lavoro venivo accolto dap-           “zoccolo duro” dell’Officina, cioè quelli che risultavano     capace di creare rapporti umani spesso duraturi. La
 prima con stupore, poi con incredulità e, infine, con       in servizio per tutto il periodo, gli altri 700 posti erano   squadra era il nuovo mondo dell’immigrato e – anche
 sollievo: «Lei è di Torino? Non se ne vorrà andare? Dav-    stati occupati per periodi variabili da 4.200 persone         se molti, fuori dall’Officina, avevano i loro riferimenti
 vero resterà con noi?» Lusingato da tanto interesse         diverse. In due anni, ogni quattro mesi c’era stato un        regionali (sono molte le reti su base territoriale che
 non sapevo lì per lì darmene una ragione. Bastarono         ricambio di personale che aveva coinvolto circa i due         si sono costituite a Torino negli anni successivi alle
 però pochi mesi in Officina perché la spiegazione           terzi dell’Officina.                                          grandi immigrazioni) – quando si varcava il cancello
 divenisse lampante.                                         Seppur disastrosa dal punto di vista del lavoro (non          dell’impianto sparivano persino i dialetti, le comuni-
 Già dai primi giorni di lavoro ebbi modo di sapere          appena un nuovo operaio o un nuovo tecnico diventa-           cazioni erano rigorosamente in uno strano linguaggio
 che, prendendo a prestito il linguaggio militare,           va padrone del mestiere, si doveva iniziare a formarne        in cui le espressioni tipiche del vecchio gergo operaio
 l’OMR veniva amichevolmente chiamata CAF, Centro            un altro), la situazione mostrava anche aspetti               piemontese venivano adattate alle diverse pronunce
 Addestramento Ferrovieri: ampiamente disertati i con-       positivi: erano, infatti, rari in un impianto industriale     (ma a tutti veniva però fatto, prima o poi, il classico
 corsi dalle maestranze locali, più attirate dalla grande    di quelle dimensioni fenomeni di convivenza e di              test dei «doi povrom pucià ’nt l’oli» ).
 industria automobilistica, i posti via via disponibili      solidarietà come quelli che caratterizzavano il nostro        Quest’aggregazione di persone dalla provenienza di-
 erano occupati dalle code dei concorsi (allora tutti        essere “Quelli delle Officine”. Si lavorava “a cottimo”       versa intorno a un unico obiettivo e le caratteristiche
 nazionali) e l’officina era fatta funzionare da personale   – che in ferrovia si chiamava PmP (Premio di maggior          delle lavorazioni effettuate – che, seppur industria-
 proveniente da ogni regione italiana, maestranze che        produzione) –, il che significava che una quota               lizzate, erano ben lontane dal lavoro individuale e
 un giorno entravano e l’indomani presentavano la pro-       importante della retribuzione mensile dipendeva dalla         alienante della catena di montaggio – hanno perciò
 pria domanda di trasferimento per il paese d’origine.       quantità (e dalla qualità) del lavoro prodotto. Il lavoro     favorito fenomeni di integrazione delle diverse culture
 Il ricambio era una cosa inimmaginabile. Per fare un        organizzato in squadre non consentiva di scaricare            e di partecipazione alla vita collettiva che si inserisce
 esempio, durante un’indagine tesa a quantificare il         sui meno esperti eventuali mancanze di prestazione:           appieno all’interno di quel ruolo che le ferrovie hanno
 fenomeno dell’assenteismo, si sono prese in considera-      era inevitabile, quindi, che le maestranze più esperte        svolto nel processo, ancor non del tutto concluso, di
 zione tutte le persone che avevano lavorato alle            fossero prodighe di consigli e                                costruzione dell’unità nazionale. G.C.F.

                                                                                                                                                                                    19
gennaio 2011 | Le Officine Grandi Riparazioni

L’illuminazione interna è assicurata da due               forma pressoché quadrata con il lato di                    est-ovest e in 13 nel senso nord-sud. All’e-
ordini di finestre di differenti dimensioni e             circa 37 metri, destinata alle operazioni di               sterno le caratteristiche del fabbricato sono
raggruppamento (grandi e binate per il pri-               ricerchiatura.                                             del tutto simili a quelle della Torneria, con
mo ordine e più piccole e raggruppate tre a               All’interno il fabbricato è percorso da bina-              muri intonacati e analoghe lesene, frontoni
tre per il secondo), oltre a una finestratura             ri longitudinali e trasversali che, mediante               e falde dei tetti. Peculiare è invece la teo-
metallica continua che si sviluppa per tutta              piattaforme girevoli, consentono la movi-                  ria di 26 portoni lungo la facciata sud per
la lunghezza del fabbricato sfruttando la dif-            mentazione interna delle ruote e le comu-                  consentire l’ingresso dei veicoli dal grande
ferenza di livello delle coperture.                       nicazioni con gli altri reparti delle Officine.            carrello trasbordatore esterno.
Nel reparto Caldareria a tre quarti della na-             All’esterno, abbandonato l’uso della pie-
vata centrale si eleva una costruzione di circa           tra, i muri sono semplicemente intonacati                  Fabbricato Verniciatori e Tappezzieri
15 metri di altezza, destinata a ospitare la              alla francese con elementi di decoro come                  Edificato dal 1895, abbattuto dopo il 1992 per consenti-
chiodatrice idraulica per le caldaie. Questo              lesene e marcapiani in cotto, e frontoni                   re l’ampliamento del Politecnico
locale, definito il “duomo” per la sua maesto-            che mascherano tetti a doppia falda (solo                  Simile del tutto al fabbricato Montaggio
sità, ha un terzo ordine di finestre più piccole          a partire dalle prime capriate assumono la                 veicoli si distingue per le dimensioni (79
e raggruppate a tre o a quattro.                          configurazione a shed).                                    x 86 metri) la superficie di 6.800 metri
Le facciate a est e a ovest sono caratterizzate           Nel 1976, per incrementare la produzione,                  quadrati è suddivisa in 8 campate nei sensi
da frontoni a cinque gradoni che maschera-                viene realizzato un capannone metallico in                 nord-sud ed est-ovest da 42 colonne. Lun-
no le falde del tetto con al centro una oculo             adiacenza ai locali della ricerchiatura (verrà             go il lato sud si segnala un fabbricato a due
circolare, mentre tutta la costruzione è carat-           poi demolito, insieme all’appendice ovest,                 piani fuori terra destinato a Mesticheria (al
terizzata da un decoro esterno costituito da              dopo la dismissione delle attività produtti-               piano terra) e a spogliatoio per i verniciatori
fasce orizzontali in pietra tagliata in modo              ve).                                                       (al primo piano).
irregolare alternate a sottili strisce in cotto,
materiale usato anche per le lesene, i marca-             Fabbricato Fonderie e Fucine                               Altri fabbricati ancora esistenti
piano e i modiglioni posti a coronamento                  Edificato dal 1895, parzialmente ricostruito, parzial-     Lungo l’allora via Principi d’Acaja, in adia-
della cimasa.                                             mente esistente                                            cenza al muro di cinta, c’erano diverse co-
                                                          Questo edificio aveva una pianta a U e                     struzioni: la palazzina degli uffici di dire-
Fabbricato Torneria                                       una superficie di 4.900 metri quadrati                     zione a due piani, affiancata da due corpi
Edificato dal 1889, esistente, oggi ospita la mensa del   ma, dopo i bombardamenti della secon-                      minori classicheggianti e sormontata da
Politecnico                                               da guerra mondiale, i rimaneggiamenti e                    una torretta con un orologio; un fabbricato
È un fabbricato di circa 10.000 metri qua-                le ricostruzioni ne hanno alterato l’aspetto               con tetto a shed, originariamente destinato
drati con pianta a croce composto da tre                  originario. Dopo la cessione del terreno al                alla lavorazione dei tubi delle caldaie, poi
parti comunicanti. La parte più grande (cir-              Politecnico è stato quasi completamente                    a mensa (fino agli anni ’70) e spogliatoio
ca 150 x 49 metri) è costituita da un capan-              demolito (si è salvata soltanto la parte a                 generale; e, infine, una costruzione civile
none con copertura a shed retta da colon-                 nord che ospitava le Fonderie).                            che negli anni ha ospitato rispettivamente
ne di ghisa di sezione a doppio T, disposte                                                                          la scuola per saldatori, lo spaccio dell’As-
secondo una maglia pressoché quadrata di                  Fabbricato Montaggio veicoli                               sociazione di mutuo soccorso fra ferrovieri
circa 12 metri di lato, che lo dividono in 13             Edificato dal 1889, abbattuto dopo il 1992 per consenti-   “La Provvida” e un magazzino di mobili
campate nel senso della lunghezza e in 4 in               re l’ampliamento del Politecnico                           usati. Sempre in adiacenza al muro di cinta, era
quello della larghezza.                                   È un grande capannone rettangolare (141                    situato il Magazzino legnami che in seguito ai
Il corpo di fabbrica centrale presenta due                x 132 metri) di circa 18.000 metri quadrati                bombardamenti della seconda guerra mondiale
appendici. Una a ovest di circa 61 x 14                   con tetto a shed retto da 96 colonne a sezio-              è stato ricostruito in cemento armato, con tetto
metri, in origine destinata a ospitare i                  ne circolare in ghisa, disposte con una ma-                a volta, e alla fine degli anni ’70 è stato riconver-
grandi motori a vapore per l’azionamen-                   glia rettangolare di circa 14 x 11 metri, che              tito in nuova mensa aziendale.
to delle macchine utensili; l’altra a est, di             dividono il reparto in 9 campate nel senso                 All’angolo fra la via Principi d’Acaja e corso

                                                                                                                          Panorama dell’Officina vista da corso Ferrucci
                                                                                                                          angolo corso Peschiera (montaggio),
                                                                                                                          1990 (Archivio Francesco Apicella)

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